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Autore: Lilith_and_Adam    31/01/2017    1 recensioni
Naruto è un ragazzo normale ossessionato dalla morte dei genitori e Sasuke è normale ragazzo invischiato nella Yakuza per colpa della sua famiglia. In una città che risucchia l'anima da ogni suo abitante si intrecceranno le storie di questi due ragazzi alle prese con una vita che non lascia spazio alla felicità.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Karin, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Hinata/Naruto, Karin/Suigetsu, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 8: A volte “andare a casa” non vuol dire “tornare a casa”!


 
La luce della sala interrogatori della prigione ronzava fastidiosamente e le manette iniziavano a far prudere i polsi.
La porta di ferro si aprì e Nagato lanciò sul tavolo un fascicolo con una foto in un angolo della copertina.
«Non so dov’è.» dichiarò velocemente il detenuto abbandonandosi sullo schienale della sedia, si poteva vedere il ghigno della sua bocca anche con la testa abbassata.
Nagato girò la sedia e si sedette a gambe aperte appoggiando le mani sullo schienale, lo fissò per qualche minuto. «Io dico che menti.»
Kabuto alzò la testa inclinandola leggermente da un lato. «Diciamo che potrei saperlo...» si sistemò gli occhiali rotondi «... io che ci guadagno?»
Nagato si alzò e fece il giro del tavolo sorridendo leggermente e annuendo sarcastico a quelle parole. Abbassò la testa fino al suo orecchio e tese il braccio con un piccolo telecomando in mano verso il muro. «Diciamo... che me lo dirai lo stesso.»
La lucina rossa della telecamera si spense.
 
Sasuke stava riprendendo fiato appena di fianco a lui quando girandosi notò qualcosa sotto la gamba del letto. Sembrava un pezzo di carta, pensò di aver fatto cadere qualcosa così lo tirò via. Si mise seduto con il volto segnato dalla rabbia quando girandolo vide un inconfondibile piccolo Sasuke tenere la mano di quell’uomo.
Girandosi Sasuke iniziò a fissare le spalle larghe, con una mano risaliva quella schiena fino ad accarezzare il collo.
Bruciava ogni singolo centimetro che lui toccava e maledì il suo corpo quando con un brivido decise che voleva ancora quella mano. Naruto, mentre si rivestiva, lanciò la fotografia sul letto, girato com’era non riusciva a guardare lo sguardo sconvolto di Sasuke.
«Dove l’hai trovata?!»
Non lo guardava ancora. «Per terra. Dovresti almeno togliere di torno certe cose se vuoi mentire a qualcuno.» Quel tono calmo ma pieno di disprezzo era quasi inquietante.
Sasuke si alzò e andò a girarlo verso di sé. Non voleva guardarlo negli occhi, non ci riusciva, ma voleva che lui vedesse i suoi. Le pupille del biondo erano dilatate e l’intero viso emanava rabbia. Come previsto non riuscì a stare fisso su di lui per molto, abbassò lo sguardo quasi subito. Naruto gli prese il viso con una mano in modo brusco. «Almeno abbi il coraggio di guardarmi!» Lo lasciò e strinse i pugni, ma non poteva fargli del male, maledisse tutto se stesso. Alla fine lo scansò e uscì dalla stanza.
Sasuke si sbloccò quando lui non fu più nel suo campo visivo. Si rivestì in fretta scendendo le scale, lo fermò appena in tempo prima che girasse la maniglia.
«Aspetta!»
Si girò urlando a sua volta. «Aspettare cosa?» iniziò ad avvicinarsi «Tu lo sapevi! Sapevi tutto dall’inizio e hai pure provato a fermarmi! Che diavolo dovrei aspettare ancora? Che  arrivi l’ennesima ...»
«Ha ucciso mia madre!» Ora era Sasuke ad avere i pugni chiusi, ma non verso Naruto. Aveva gli occhi stretti e una lacrima trattenuta in un angolo. «Non volevo che lo incontrassi! Non voglio che metta in mezzo anche te!» si lasciò cadere sul gradino portando le mani ai capelli.
Naruto tirò un forte respiro e andò a sedersi di fianco al moro, appena gli fu vicino, Sasuke lasciò cadere la testa sulla spalla. «Scusa...»
«Scemo, non sei tu a doverti scusare.»
 
Quando Nagato tornò a casa la trovò vuota.
Il livido sulla nocca destra gli impedì di aprire il frigorifero ma in quel momento voleva solo bere. Puntò allo sportello più alto, a quello spazio dietro agli utensili inutili e a quei detersivi che non si usano mai, ne tirò fuori una bottiglia di whisky piena a metà e ne versò nel bicchiere pieno di ghiaccio. Non ne beveva mai, non gli piaceva quel sapore nella gola, eppure per assurdo gli piaceva l’odore.
Si lasciò cadere sul divano portando il bicchiere a rinfrescare la fronte.
La porta si aprì piano ma lui non si mosse.
«Sono a casa.»
«È tardi...» disse lui senza togliere il braccio da sopra agli occhi.
«Ho dovuto studiare.» Nemmeno lui ci avrebbe creduto.
Nagato tirò fuori qualcosa da sotto al cuscino lanciandolo sul tavolino facendo vibrare il liquido nel bicchiere. Calmo, non è un interrogatorio. Sghignazzò fra sé e sé.
Eppure a Naruto sembrò il contrario. Non aveva voglia di arrabbiarsi ancora quella sera, o di urlare, o di avere risposte che non voleva.
Entrambi non dissero nulla e a entrambi stava bene così.
Scaraventò il bicchiere contro il muro in uno scatto di rabbia non appena il nipote chiuse la porta della sua stanza. La sentiva di nuovo, quell’orribile sensazione che tutto stesse sfuggendo al suo controllo.
Il rumore lo fece spaventare e rimanere impietrito. Il cuore che batteva a mille gli implorava di smettere di intromettersi in tutto.
 
La luce accecante del sole dava fastidio agli occhi e entrambi sbadigliarono chiudendo le porte. Quando si girarono sembrò assurdo che fossero usciti nello stesso momento.
Sasuke gli sbatté la cartella sul petto non appena gli fu di fronte e senza guardarlo continuò a camminare, non voleva che lo vedesse sorridere. «Non lasciare la tua roba a casa mia!»
Si sentì picchettare sulla spalla. «Tu!» nel girarsi vide il biondo incredibilmente vicino alla sua faccia con gli occhi seri, «Per colpa tua non ho studiato...»
«Ora sarebbe mia la colpa?»
«Si!» Naruto gli infilò un dito nel nodo perfetto della cravatta avvicinandolo ancora di più per baciarlo. Sghignazzava a denti e occhi stretti. «Mi aiuterai?»
«No!»
Alla risposta schietta il dito sciolse velocemente il nodo e Naruto iniziò ad allontanarsi all’indietro mentre vedeva uno strano tic impossessarsi dell’occhio di Sasuke. Arrivarono alla stazione correndo.
 
Quando erano entrati nella stretta via Naruto aveva iniziato a camminare lentamente e una volta di fronte a casa gli aveva semplicemente chiesto di aiutarlo a studiare, sarebbe parso tutto normale se mentre lo diceva non continuasse a fissare casa sua. Ci aveva pensato un po’ tutto il giorno e ora mentre cucinava quei pensieri si erano ripresentati, gli dava fastidio vederlo incupito, insomma lui doveva essere quello allegro tra i due, pensò se non lo stesse contagiando.
«Ti sei davvero messo a cucinare?» Naruto lo schernì dal divano. «C’è almeno qualcosa che il grande Sasuke-sama non sa fare?» lo sentì ridere un po’, sussultò facendo cadere un po’ di salsa quando il biondo andò ad abbracciarlo da dietro. Appoggiò la testa sulla sua spalla fissando per un po’ la fiamma dei fornelli.
Sasuke lo scansò in modo quasi brusco. «Smettila. Se hai qualcosa da dire dilla e basta, mi da fastidio.»
«Scusi tanto sua maestà! Se do fastidio tolgo il disturbo.»
Essere così brusco era il suo più grande difetto. Andò a bloccare la porta con la mano appena prima che lui la aprisse, sospirò leggermente. «Volevo dire che puoi parlarmene se qualcosa non va.»
Naruto, ancora di spalle, gli prese le braccia e se le portò intorno al collo. «Non voglio parlare. Rimani solo così... solo per un po’...»
 
Il lampione sopra la panchina lampeggiava e ronzava un po’, Nagato si sedette con disinvoltura di fianco a un Fugaku un po’ nervoso.
Il rosso si accese una sigaretta e inspirò forte. «Ho visto Sasuke un po’ di tempo fa, sta iniziando a somigliarti molto.»
«No, sia lui che Itachi sono le copie di Mikoto.» rivolse un leggero sorriso al cielo «Allora? Hai avuto fortuna?»
Annuì. «Non si è spostato poi di molto ma non ti piacerà sentire dov’è.»
«Se stai per dirmi che ha sempre lavorato per il vecchio è una cosa che so già.»
«Dirlo prima magari...» Entrambi risero.
Fugaku si alzò di scatto. «Appena lo trovi, ti prego, portalo da me!» quello sguardo truce avrebbe gelato chiunque, ma Nagato non era chiunque.
Prese un’altra boccata. «Sai che non posso farlo. Anche se è lui che ha eseguito gli ordini non puoi ucciderlo, ci serve.»
«Dovrò accontentarmi dei pesci più grossi allora.»
 
«Ehi! Chi non muore si rivede! Che fine avevi fatto?» Deidara colpì forte la spalla di Sasuke non appena varcò la porta.
«Ho avuto da fare.» sia lui che Naruto si sedettero al bancone.
Yahiko da dietro il suo solito giornale stranamente sghignazzava. «Non state un po’ troppo insieme voi due ultimamente? Qualcuno non ne sarà felice!»
A Naruto un brivido attraversò l’anima.
Da un angolo Karin stava ascoltando, si precipitò a fissare Naruto dalla testa ai piedi. «Allora sei tu il motivo per cui il mio Sasuke non si faceva più vedere!»
«Non dovresti essere gelosa di me ora?» Suigetsu era dietro di lei a braccia conserte.
«Non puoi competere!»
Naruto iniziò inaspettatamente a ridere mentre la vena sulla fronte di Sasuke iniziava a gonfiarsi. Quel posto era come una seconda casa, o forse l’unica casa che ognuno di loro potesse avere, se non riuscivi a ridere e essere sereno sotto quel tetto non c’era posto al mondo in cui potevi riuscirci, su questo Sasuke poteva mettere le mani sul fuoco.
Da dietro il giornale la voce di Yahiko si sentì leggera anche sotto gli schiamazzi di Karin. «Comunque di sopra c’è qualcuno che ti aspetta, Sasuke.»
Il piccolo ufficio al secondo piano stracolmo di scaffali, cartacce e fumo, aveva sempre un’aria inquietante, quasi come se fosse la scena del crimine in un vecchio film poliziesco di serie B.
«Ah, Sasuke, siediti.» Obito gli fece segno mentre frugava fra le carte sulla scrivania e spegneva la sigaretta in un posacenere traboccante. «Sai perché ti ho chiamato?»
Sasuke scosse la testa ancora in silenzio, non capitava spesso che il capo uscisse da quella stanzetta e di certo che non capitava mai che chiamasse qualcuno di diverso da Yahiko.
«Già, come potresti saperlo.» fece uno strano sorriso, probabilmente nella sua mente voleva servire a rassicurarlo. «Sarò schietto. Tuo padre è riapparso nei paraggi di recente.»
Sasuke si alzò appoggiandosi alla scrivania e voltandosi verso la porta. «Non è affar mio.»
«Dovrebbe invece. Ricordi quello che ti ho detto su lui, vero?»
«Come potrei dimenticarlo...» tornò indietro e si lasciò andare sulla poltrona, voleva negarlo, ma sentiva che quella era una conversazione a cui non poteva sottrarsi.
«Bhè, sono più che sicuro che sia tornato per te.»
«Me?»
«Si, te, tuo fratello, sai per “rimettere a posto le cose”, in fondo è pur sempre vostro padre.» nel dirlo ignorò completamente lo sguardo del ragazzo.
«Ha smesso di essere mio padre molto tempo fa!»
«Già, ma tu fagli credere il contrario, avvicinati a li» si sporse verso di lui «Fagli credere che il passato è solo passato o una di quelle cavolate, spingilo a riconciliarsi e poi... » sbatté forte il pugno sul tavolo « ... portalo da me!»
Sussultò, «Perché dovrei?»
«Fugaku ha ancora un conto in sospeso con me, questo dovresti saperlo.»
«Non farò nulla di tutto questo! Come potrei anche solo fare finta...»
Obito fece il giro della scrivania e si appoggiò ai braccioli della poltrona di legno di Sasuke avvicinando il viso al suo fissandolo dritto negli occhi. «Stupido ragazzino. Tu lo farai... non perché vuoi ma perché te lo dico io.» si avvicinò al suo orecchio «Chi ti ha raccattato te e Itachi dopo che lui se ne è andato?»
Sasuke rimase in silenzio con la bocca semi-spalancata cercando con tutte le sue forze di non tremare per quella rabbia mista a puro terrore che i suoi occhi incutevano.
«Rispondi!»
«Voi.» disse istintivamente distogliendo lo sguardo.
 
Su quelle scale c’era sempre stato un preciso gradino in cui si iniziavano a sentire in modo distinto i rumori provenienti dal bar, Sasuke rimase lì in piedi per un po’ a sentire gli ignari burattini di sotto ridere come se esistesse solo quel momento. Si sedette senza pensarci troppo.
Naruto lo vide dal basso e iniziò a salire per raggiungerlo. «Che faccia! Tutto bene?»
Sasuke alzò lo sguardo al soffitto e sospirò leggermente. «Devo tornare a casa, ma non ne ho voglia...»
Naruto si accigliò leggermente e gli tese la mano. «Alzati! Il Sasuke depresso “mi da fastidio”!»
Lui lo ignorò guardando altrove così Naruto iniziò a tirargli le guance ridendo e facendogli il verso finché anche lui non iniziò a ridere. «Smettila di stare sempre a pensare.»
«È facile solo per il tuo cervello!» Iniziò a scendere lasciandolo con il dubbio che fosse più un complimento che un insulto.
«Sasuke?» L’altro si fermò poco più in basso e si voltò con le solite mani in tasca. «Noi... voglio dire... stiamo tipo insieme o...»
In effetti nemmeno lui ci aveva pensato più di tanto. Scoppiò a ridere: «E questa da dove esce?»
Sasuke poteva anche continuare a sghignazzare ma la faccia di Naruto divenne estremamente seria, quando lui la vide iniziò a risalire quei quattro gradini che li separavano e, ancora con le mani in tasca e un ghigno divertito, gli sussurrò nell’orecchio: «Non farei questo se non volessi stare con te.» Prese a baciargli il collo in un punto in cui al biondo sembrava piacere fin troppo. «Tu sei pazzo...» gli disse tra un respiro trattenuto e l’altro mentre anche lui cominciava a ridacchiare.
Quando alle loro spalle qualcuno si schiarì la voce, Sasuke, ridacchiando ancora un po’ e arrossendo leggermente, quasi lanciò via il povero Naruto. Dalle scale stava scendendo l’unica persona con cui Naruto avrebbe dovuto dividere il suo affetto.
 
Il fumo si mischiava all’alone delle luci delle sirene nel buio del molo. Nagato si appoggiò al finestrino aperto per guardare l’uomo alto di colore all’interno; «Meno uno...» sussurrò.
«Appena lui verrà a saperlo vi cercherà entrambi.» Il ghigno di disprezzo di Zetsu non era niente rispetto a quello di Fugaku che inerme da lontano aveva assistito all’arresto del carnefice che tanto aveva cercato.
Il viso di Nagato, invece, era calmo e sorridente. «è quello che aspetto.» Bussò un paio di volte sul tettuccio della volante che ripartì subito dopo.
 
 
   
 
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