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Autore: Wings_of_Mercurio    31/01/2017    1 recensioni
La loro storia era passata così, tra gesti confusi, pomeriggi con altri amici e le occasionali scenate di gelosia di Tweek, quando Craig decideva di uscire un giorno solo con Clyde, o con Kyle.
Craig iniziava ad essere stanco, di questa cosa a metà tra l'amicizia e l'amore. Loro due volevano mantenere le distanze, ma non volevano lasciarsi, perché erano cresciuti insieme, perché avevano bisogno l'uno dell'altro, ma non erano pronti agli approcci fisici.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Craig, Tweek
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ghetto dell'autrice: Eccoci! Questo è il penultimo capitolo, che in realtà non doveva esserci. Spiego. Ogni capitolo di questa storia rappresenta una fase della rottura di una storia d'amore, che il nostro Tweek ha attraversato tutte: la paura (che ha mandato in malora la loro storia), la rottura, l'ottimismo (di poter ricominciare), la speranza (accompagnato da quel senso di invincibilità), la rabbia (scaturita dall'irrealizzabilità delle proprie mistificazioni), la depressione (quel sentimento di abbandono che si prova quando nessuno degli altri approcci emotivi sembra funzionare). In teoria, dopo ciò, doveva esserci il capitolo risolutivo, ma sarebbe stato un passaggio troppo breve. Quindi, al contrario degli altri che si sono scritti da sé, questo capitolo è stato scritto e riscritto, per cercare un modo che rendesse Craig meno, -ehm, perdonatemi- stronzo. Perché non era così che l'avevo pensato. Il personaggio è confuso e incapace di esprimere i suoi sentimenti, ma non certo la parola con la s. Buona lettura, e lasciate un commento se vi va, mi farebbe davvero piacere!

Perché niente mai potrà cambiare davvero ciò che è stato.

Le sensazioni che aveva provato quel pomeriggio continuavano ad investirlo.

Era confuso. Si era sentito così bene, che il pensiero di Lola era scivolato via dalla sua mente. Ed ora si sentiva in colpa.

La colpa sembrava essere diventata una costante nella sua vita, e lo detestava.

E detestava ancora di più che quello non fosse il pensiero preminente, perché quella posizione era occupata dalle labbra di Tweek sulle sue, dalla sua lingua, dal suo tocco. Dai suoi baci sul collo.

Si toccò la parte incriminata mentre si rigirava nel letto. Doveva prendere in mano la sua vita. E smetterla di nascondersi dietro la concezione che aveva di sé. Perché ormai non era più un bambino che si era trovato invischiato in qualcosa più grande di lui, ne doveva prendere atto.

Adesso era una persona cosciente che era stata messa davanti ad una semplice verità: lui era attratto da un ragazzo.

Sospirò, poi prese in mano il cellulare.

Domani voglio vederti a scuola, gli scrisse.

Craig aveva sempre avuto questa propensione ad impartire comandi.

Se Tweek non fosse rimasto a deprimersi a casa tutto il giorno, sarebbe stato già un ottimo goal.

Forse dopodomani... , rispose l'altro.

Craig capì immediatamente cosa volesse dirgli con quelle poche parole. Voleva che lasciasse Lola, prima che lui tornasse.

Domani. , ordinò perentorio.

Era rimasto per un po' ad attendere una risposta che non era arrivata, poi si era addormentato.

 

La mattina successiva, quando Tweek era entrato in classe, per un attimo si erano guardati.

A Craig gli si torsero le budella. Non sapeva se l'altro si sarebbe presentato o meno, però l'aveva sperato.Un sentimento a metà tra la felicità e il timore si fece largo in lui.

Tweek era scivolato di lato al suo banco, sfiorandogli la gamba con la sua, per sedersi al solito posto, quello che prima apparteneva a Kenny.

Doveva averlo fatto apposta, come forma di tortura psicologica; altrimenti non si spiegava lo strano zig zag che aveva percorso invece che fare una strada diritta dalla porta.

Gli avrebbe fatto lasciare Lola mettendogli pressione?

Tweek doveva essersi fatto forte del fatto che avesse innegabilmente un ascendente su di lui, il che era stato lampante il giorno precedente, perché Craig aveva risposto alle sue avances, e neanche tanto leggermente.

Intorno al banco dell'altro si era creato un po' di clamore; sia la gang di Kyle che la sua volevano dargli il benvenuto, e avevano iniziato a raccontargli quello che si era perso durante la sua assenza.

Craig, invece, restò a fissarlo da lontano.

Era venuto.

Quella realizzazione lo agitò. Tweek si era completamente fidato di lui; gli aveva ubbidito ciecamente, nonostante lui non facesse altro che deluderlo, facendolo soffrire.

Adesso si trovava tra due fuochi.

La sera precedente, aveva snobbato tutte le chiamate di Lola, perché il peso di ciò che aveva fatto era troppo grande. Inoltre, aveva la testa in una bolla, come succede alle ragazzine dopo il loro primo bacio.

Craig ci stava già pensando, a lasciarla, ma aveva bisogno dell'occasione giusta.

Quella mattina, le aveva risposto rifilandole una scusa, perché non si sarebbe sentito una persona corretta ad ignorarla finché non gli fosse passata la confusione.

Durante la lezione, Tweek si era voltato per sistemare dei libri nello zaino, e lo aveva perforato col suo sguardo. Dopo tanto tempo a fingere che non esistesse, adesso lo puntava di proposito, come se volesse ricordargli della sua presenza.

In quel momento, lo schermo del suo cellulare, sul banco, si era illuminato per un messaggio.

Craig lo aveva ignorato, preferendo sostenere lo sguardo intenso di Tweek, ma l'altro aveva fatto una faccia amara, prima di rivoltarsi.

Uno strano formicolio allo stomaco lo accompagnò per tutta quell'ora.

 

Si erano ritrovati tutti in cortile durante l'intervallo. Craig era seduto su una delle panchine fuori la mensa. Lui e Clyde avevano scelto la più remota così da poter fumare senza essere visti dai professori. Li aiutava il fatto che, gli altri del gruppo, di fronte a loro, li coprivano alla vista di chiunque.

<< Ehi, amico, fammi fare un tiro >> gli aveva chiesto Stan. Non era uno che fumasse sempre; scroccava, per meglio dire.

Craig gli passò la sigaretta senza ribattere. Era troppo preso a sentire sulla spalla la gamba di Tweek che, senza remore alcuna, dondolava a destra e a sinistra.

Il genio aveva avuto la brillante idea di sedersi affianco a lui, sullo schienale della panchina, con la scusa di parlare a Jimmy che era seduto di sotto.

Era una cosa che normalmente poteva dare fastidio; ma non a lui, e non in quel momento. Tweek voleva sentire il contatto tra loro, e Craig lo voleva altrettanto. Si sentiva come un clandestino in quel momento, nella terra di nessuno; un attimo rubato alla realtà.

Entrambi lo sapevano, che si stavano cercando in quel flebile contatto. Entrambi fingendo di prestare attenzione al mondo circostante, anche se completamente concentrati su quell'incontro e scontro ritmico fra di loro.

Poi a Craig suonò il cellulare.

Maledisse tutti gli dei che conosceva, prima di riuscire a recuperarlo dalla tasca.

La gamba di Tweek si era fermata. E la bolla magica in cui stavano galleggiando, esplosa.

<< Pronto? >> << Sì, sono fuori >> << Va bene, a dopo >> rispose lapidario alla sua ragazza.

Adesso rivoleva quella sigaretta indietro.

<< Dai qua >> disse scortese a Stan, allungando una mano verso di lui. Il ragazzo gliela restituì mortificato.

Finì di fumarla quasi come un tossico, a grandi boccate.

Quando suonò la fine dell'intervallo, e tutti si alzarono per rientrare, fece per alzarsi pure lui, ma Tweek lo trattenne per la maglia, delicatamente, senza che gli altri se ne accorgessero.

Clyde si voltò indietro per capire perché non lo stesse seguendo. Ormai su quella panchina erano rimasti solo lui e Tweek.

Craig gli rispose con un gesto della testa, come a dirgli di avviarsi; lui li guardò in modo strano entrambi, ma non disse niente.

Restati completamente da soli, Tweek balzò giù dalla panchina con un salto e si posizionò davanti a Craig, che teneva ostinatamente lo sguardo basso.

<< Ehi >> lo richiamò l'altro.

Craig alzò lo sguardo su di lui.

<< Che intenzioni hai? >> gli chiese.

<< Eh? >>

<< Devo saperlo, Craig. Se stai con Lola, allora preferirei che tu mi lasciassi in pace >> disse stanco, prima che un tic si impossessasse di lui.

Craig si prese per un attimo la testa tra le mani, sospirò.

<< TU mi baci, TU mi salti addosso e sempre TU ti vieni a mettere vicino a me! E io dovrei lasciarti in pace? Lo vedi il paradosso? >> disse guardandolo esasperato.

<< Se ti dispiace, puoi sempre dirmelo chiaro e tondo! >> si alterò Tweek << Anche se ieri non mi sembrava affatto! >>

Craig cercò nervosamente il suo pacchetto di sigarette.

<< Vogliamo parlarne?! >> chiese quasi isterico, vedendo che Craig non rispondeva.

<< Che ti devo dire? >>

<< Non so! >> squittì con una vocina acuta << Forse che ti ha fatto schifo, o, magari, che ne so, che ti è piaciuto! >>

Era in una di quelle posizioni in cui tutto ciò che avesse detto, sarebbe stato sicuramente usato contro di lui. Riuscì finalmente ad accendersi la sigaretta, cercando di calmarsi con la prima boccata di fumo.

<< Sai qual è il problema? È che non hai le palle di dirlo! >> gli rivelò.

Craig a quel punto si alzò in piedi, fronteggiandolo. Espirò del fumo << Mi è piaciuto >> gli disse, guardandolo negli occhi << Non era difficile da indovinare. Quindi? Adesso che facciamo? Corriamo in giro a mettere i manifesti? Siamo stati insieme cinque anni. Cinque. E questo cambia le cose? >>

<< Dimmelo tu, se cambia le cose >> gli rispose fermo Tweek, sostenendo il suo sguardo.

Craig fece vagare le iridi su quel viso determinato, su quegli occhi cristallini che lottavano per non cedere.

In un attimo azzerò le distanze.

Aveva stretto un pugno intorno alla sua camicia, tirandolo verso di sé, e l’aveva baciato forte, sperando di poter esprimere più di quanto non riuscisse a fare a parole.

Tweek gli aveva risposto con impeto, catturandogli il viso fra le mani.

Solo adesso era chiaro quanto si fossero cercati; quanto avessero anelato a quel contatto.

Si sentiva così bene, ora che tutti i muri erano crollati; ma il suo idillio durò poco.

Tweek l’aveva respinto con una mano sul petto, la faccia contratta come se cercasse di non piangere.

<< È questo, quello di cui parlavo >> disse.

Craig cercò di riavvicinarsi, perché rivoleva quel contatto. In quel momento non gli importava di niente, il resto erano solo parole.

Tweek però si scansò.

<< Lascia Lola >> gli ordinò.

<< Lo farò >> gli rispose Craig. Non gli importava.

Si sporse di nuovo, e di nuovo Tweek lo fermò con una mano sul petto.

<< Non te ne approfittare. Non voglio più baciarti, se stai con qualcun altro >>

Craig annuì, sconfitto. Prese un ultimo tiro dalla sigaretta che ancora teneva tra le dita; ora si era ridotta ad un mozzicone piccolissimo, infatti la gettò via.

Tweek era rimasto per un po’ a guardarla mentre si spegneva sull’asfalto, poi si era voltato facendogli segno di andare.

Si era già avviato, quando Craig lo sorprese abbracciandolo da dietro, forte. Gli teneva le braccia avvolte intorno al corpo, e la testa piegata sulle sue spalle.

Tweek si cullò di quel tepore, contro il petto di lui, a dispetto della posizione che aveva preso.

  
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