Fanfic su artisti musicali > Super Junior
Segui la storia  |       
Autore: FunnyYoungMe    01/02/2017    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ignorato? Nessuno ignora Cho Kyuhyun!

 

Casa di Kyuhyun

 

L’eco dei passi era l’unico suono che si sentiva nel silenzio del corridoio, almeno fino a quando il biondo aprì la porta e vide Kyuhyun seduto su una sedia, con le cuffie che pendevano dal collo; il ritmo della musica poteva essere sentito dall’ospite inatteso.

“Bel ritmo”, disse Eunhyuk prendendo posto vicino all’amico.

“Sì, lo so. Comunque, passami il mio cellulare; ho delle canzoni da finire.”

“Non ho il tuo cellulare. L’hai perso?”

“Se tu non ce l’hai e io nemmeno, allora dov’è?” Domandò Kyuhyun, più a se stesso che al suo amico.

“Non ti preoccupare; lo rintraccerò col mio e lo troveremo.”

Kyuhyun annuì e prese la giacca; sarebbe andato a prendere il suo cellulare immediatamente.

 

Davanti alla casa di Yesung

 

L’auto si fermò davanti ad una villa.

“A casa di quale ragazza ricca hai dimenticato il telefono?” Domandò sbigottito Eunhyuk, guardando verso la facciata dell’abitazione.

“Non ricordo nemmeno essere mai stato qui”, rispose Kyuhyun mentre scendeva dal veicolo e si avvicinava alla porta d’ingresso.

C’era un ragazzo seduto sugli scalini davanti alla porta; teneva in braccio un coniglio e gli accarezzava il pelo. Ad ogni carezza la sua mente si perdeva sempre di più, fino a che non si svuotò completamente e il movimento della sua mano divenne monotono. In testa, tra i capelli scompigliati neri, si intravedeva una piccola benda, e Kyuhyun non poté fare a meno di provare una sensazione di familiarità.

“Ciao”, disse Kyuhyun ad alta voce per attirare l’attenzione del ragazzo, ma questi non si mosse.

“Ehi!” Il castano questa volta urlò. “Ehi! Ehiiiii!” Continuò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Kyuhyun non era così paziente come il suo amico ed espresse la sua irritazione dando un calcio alla porta, scuotendola come se ci fosse un terremoto. Perfino il biondo si sorprese.

“Yah! Tu...”, ringhiò incollerito.

Allo stesso tempo il corvino alzò lo sguardo e vide due figure ferme davanti alla porta, che stava tremando violentemente. Ecco perché il coniglio tra le sue mani era sobbalzato. Lentamente, ignorando l’impazienza del duo, che poteva sentire nell’aria, si avvicinò all’uscio.

“Come posso...”, Yesung guardò i ragazzi e capì come mai uno dei due gli sembrasse conosciuto, “… aiutarvi?”

“Tu...”, sibilò incredulo Kyuhyun, indicando il moro, “… all’ospedale.”

“E il parcheggio”, lo interruppe l’altro, guadagnandosi uno sguardo torvo dal ragazzo già irritato.

“Come se io ricordassi cose senza importanza come quelle”, Kyuhyun sganciò le sue preziose parole micidiali.

“Ciononostante ricordi che ci siamo incontrati in ospedale”, intervenne il più basso nuovamente.

“Smettila di troncare le mie parole, ladro. E voglio indietro il mio telefono”, sentenziò il bruno.

“Il tuo telefono?” Domandò Yesung, anche se in realtà lo aveva pensato ad alta voce, prima di annuire dopo aver capito a cosa si riferisse il ragazzo. Gli altri due ragazzi lo guardavano sconcertati.

“Non ho tempo da perdere con uno strano come te, quindi sbrigati e dammelo; potrei anche considerare di non farti causa.”

“Dovrei considerarlo io quello, visto che tu mi hai assalito”, ribatté Yesung con tono calmo.

“Che scemenza stai dicendo? Sei un ladro, eppure accusi me”, Kyuhyun sogghignò. “Non funzionerà.”

“Non sono un ladro, e non sto nemmeno cercando di scappare dalla situazione dandoti la colpa. Tuttavia, sei tu quello da incolpare; non ho rubato il tuo cellulare, ma suppongo sia ciò con cui mi hai picchiato in testa”, disse il moro, enfatizzando le ultime parole indicando le bende sul suo capo. Infine, sfoderò un sorrisetto finto.

Il biondo, che fino a quel momento li aveva osservati discutere, ridacchiò, ma si zittì quando l’amico gli lanciò uno sguardo spaventoso.

“Avresti dovuto rispondermi quando ho cercato di parlare con te.” La pazienza di Kyuhyun era da lungo andata e aveva solo il desiderio di strangolare lo strambo davanti a lui.

“Non ne avevo nessun motivo. Comunque, non ho io il tuo cellulare; l’ho dato a mio padre quando l’ho trovato nella mia tasca. Vuole incontrarti nel suo caffè H&G per consegnartelo. Non avrai difficoltà a trovare il negozio, visto che è abbastanza rinomato”, dichiarò Yesung prima di voltare le spalle al duo.

“Yah! Torna qui! Credi che mi fiderò della tua parola? Pff! Torna qui e dammi il mio telefono.”

Il ragazzo non si disturbò nemmeno a girare la testa e quello irritò maggiormente Kyuhyun.

“Maledetto nano strambo, torna qui!” Il castano colpì la porta talmente forte che sembrò stesse per cadere. Perfino Yesung sentì il tremolio provenire dalla porta d’ingresso.

“Cosa?!” Sibilò rabbioso Yesung mentre si voltava verso i ragazzi con uno sguardo annoiato.

“Ha ragione. Il tuo telefono non è più qui, quindi perché non andiamo via e facciamo come ha detto il ragazzo?” Eunhyuk cercò di far ragionare il suo amico.

“Vedi?!” Disse Yesung vittorioso con le mani appoggiate alle sbarre. Quello fu il suo errore fatale perché Kyuhyun lo afferrò per il polso, un ghigno trionfante sulle labbra.

“Lasciami andare”, ordinò il moro tagliente.

“No. Tu verrai con noi. Non mi fido ancora di te, e ti lascerò libero una volta rientrato in possesso del mio cellulare.”

“Neanche morto! Non lo faccio; ne ho avuto abbastanza di te”, disse Yesung cercando di liberarsi dalla presa ferrea del ragazzo alto, ma senza riuscirci.

“Ahia!” Strillò quando Kyuhyun strinse più forte, minacciandolo con lo sguardo per cercare di intimidire il ragazzo basso.

“Non ci penso nemmeno a ve… ahhhh”, prima che Yesung potesse terminare la frase, Kyuhyun gli torse la mano, causandogli un’ondata di dolore lancinante che gli attraversò il suo fragile corpo.

“Basta”, piagnucolò infine. “Verrò con te.”

“Apri la portiera”, ordinò Kyuhyun e lui lo fece, dato che stava ancora patendo l’insopportabile dolore.

Come se Yesung fosse una bambola di pezza, il castano lo afferrò dalla maglietta e lo spinse lontano dal giardino, verso l’auto. Il moro incespicò a causa della forza del ragazzo enorme, almeno in confronto a lui, e tuttavia riuscì a trovare subito l’equilibrio.

Non appena allungò la mano per aprire la portiera all’altro ragazzo, il biondo venne in suo soccorso, mostrandogli il suo sorriso a trentadue denti, calmandolo. Yesung entrò nell’abitacolo, nei sedili posteriori, e chiuse gli occhi, facendo capire agli altri due che non aveva nessuna intenzione di parlare con loro.

 

In macchina

 

“Si è addormentato?” Domandò Eunhyuk, guardando con curiosità il ragazzo seduto nei sedili posteriori.

“Conosco il modo perfetto per svegliarlo”, disse Kyuhyun con un ghigno malefico.

Il corpo di Yesung colpì il sedile davanti a sé, sbattendo la testa con violenza, quando l’auto frenò improvvisamente. Sapeva che era tutto opera del mascalzone, per cui massaggiò la testa mentre si raddrizzava.

“Cosa vuoi adesso?” Sibilò irritato al ragazzo che gli sorrideva guardandolo dallo specchietto retrovisore.

“Vai e...”, cominciò a dire Kyuhyun ma venne interrotto dal ragazzo, che uscì dall’auto sbattendo la portiera.

“Quel… Quello strambo nanerottolo!” Esclamò a denti stretti il castano.

Eunhyuk rise guardando il suo amico irritato.

“Che c’è di divertente?” Chiese Kyuhyun contrariato.

“È solo la mia impressione, o a lui non importa niente dei tuoi ordini? Sembra che quel ragazzo ti ignori e basta...”

“Non dire stupidaggini. Non c’è persona in questa città che mi ignori; sono perfino disperati di essere guardati da...”

“Te”, terminò per lui Eunhyuk, ridendo piano.

“Esattamente.”

“Forse lui non ha ancora intravisto il tuo fascino… O magari, non è dell’altra sponda”, lo prese in giro il biondo, ridendo davanti allo sguardo dell’amico.

“Sta’ zitto”, sibilò Kyuhyun tra i denti. “Nessuno mi ignora”, pensò, cercando di rassicurare se stesso.

Dopo aver aspettato qualche minuto, il duo udì tre colpetti al finestrino del guidatore. Kyuhyun sobbalzò sul sedile, sorpreso dal moro inquietante che in quel momento sembrava realmente seccato.

“Tieni”, disse Yesung dandogli il cellulare non appena il vetro venne abbassato.

“Addio”, replicò Kyuhyun con un ghigno malefico, alzando lentamente il finestrino.

Il castano fece partire l’auto, lasciando dietro di sé solo del gas di scarico e un ragazzo abbastanza spaventato.

“Mi ha lasciato qui. Lo sapevo; è un moccioso egoista. Come faccio a tornare a casa, da solo? Non posso farlo!” Pensò Yesung spaventato, mentre il suo respiro accelerava, diventando irregolare, e gli occhi gli si inumidivano.

 

A casa di Yesung

 

L’eco della porta che si chiudeva venne percepito anche in cucina, allarmando il fratello minore, Sungmin, che affacciato alla porta della cucina, prese un sospiro di sollievo. “Yesung è a casa”, strillò, venendo raggiunto dalla madre.

“Dove eri finito? Come puoi uscire di casa senza avvisare nessuno? Dove ti sei perso?” Gli urlò lei, scuotendo arrabbiata il mestolo in mano.

“Ero con papà”, rispose tranquillamente Yesung. “Non ho fame”, aggiunse prima di salire le scale, diretto alla sua stanza.

“Non hai fame… ancora… Tu...”, cominciò a dire sua madre, ma venne interrotta da Sungmin che le faceva segno di lasciare stare, visto che lui era già al piano superiore.

 

Le paure si manifestano in modi diversi. A volte, le nascondiamo dentro di noi e le mostriamo solo quando siamo veramente spaventati; altre, le mascheriamo con l’arroganza e con un’illusione, che siamo stati noi stessi a rendere così reale, arrivando a crederci, perché quello è l’unico modo per assicurare gli altri, ma soprattutto noi stessi, che è reale...

 

 

In un bar

 

Il bar era pieno; era una giornata piovosa, per cui non c’era modo migliore di passarla che dentro un confortevole caffè.

“Ehi”, disse un ragazzo carino dai capelli castani, prendendo posto vicino a quello biondo che stava facendo il melenso con il suo migliore amico Donghae.

“Finalmente sei arrivato Ryeowook! Perché ci hai messo così tanto?” Domandò Eunhyuk.

“La mia auto ha avuto qualche problema… Dov’è Kyuhyun?”

“Sta arrivando.”

“Si è ripreso il cellulare?”

“Storia lunga, ma la parte migliore è...”, disse il ragazzo prima di raccontargli l’accaduto pieno di entusiasmo, mentre Donghae annuiva soltanto; aveva già sentito la storia del cellulare.

“Perché stai ancora raccontando quella cosa?” Domandò Kyuhyun leggermente irritato, guardando il telefono per cancellare uno stupido messaggio inviatogli da una delle solite troiette sceme.

“Quindi esiste un ragazzo che non è caduto vittima del tuo fascino… Incredibile”, disse in modo scherzoso Ryeowook al suo amico. “Da quanto ci ha detto Eunhyuk, sembra quasi che tu neanche esistessi per il ragazzo, come se fossi invisibile.”

“Sì, essere ignorato da lui, tre volte, come se fosse un fantasma”, quella volta fu Donghae che parlò nonostante non fosse stato presente, lasciandosi andare all’euforia del momento. Guardò al suo amico contrariato. “Ti sei perfino dimenticato come provarci con qualcuno”, strillò.

Eunhyuk si girò a parlare con Ryeowook. “Lo ha letteralmente picchiato con il suo cellulare, sulla testa”. Le risate continue vennero interrotte dalla presenza di qualcuno.

“Ho capito bene? Il capacissimo rubacuori è stato ignorato?” Fermo davanti al loro tavolo c’era Kibum, con il quale Kyuhyun non aveva buoni rapporti.

“Non scambiarmi con te. E non esiste chi possa ignorarmi, e tu lo sai meglio di chiunque altro, non è così?” Chiese Kyuhyun sorridendo meschino mentre in realtà ribolliva di rabbia dentro. Doveva ammettere che la parola “ignorare” lo faceva impazzire, perché sembrava come se quel piccolo strano puffo lo avesse davvero fatto.

“Mi hai rubato una ragazza, ma che io sappia, di solito i tuoi amanti non vengono da me, insoddisfatti dopo essere stati con te?” Disse Kibum prima di baciare la ragazza al suo fianco.

“Dopo che avrò finito con lui, potrai averlo… come hai sempre fatto con i miei avanzi”, disse Kyuhyun indicando la ragazza che lo teneva a braccetto, la quale gli mostrò il medio. “Un consiglio”, urlò al ragazzo che se ne stava andando. “Lei è la migliore inginocchiata.”

Nonostante gli stessero dando le spalle, al gruppo furono abbastanza chiare l’imbarazzo e la rabbia del duo.

“Devi sempre averla vinta in ogni discussione, eh”, disse il più tranquillo del gruppo, Ryeowook, scuotendo la testa con disapprovazione al linguaggio e comportamento del suo amico.

“Io vinco sempre, lo vedrà anche lui.”

Cho Kyuhyun non avrebbe mai permesso a nessuno di mettere in discussione il suo “status” solo perché un piccoletto moro lo aveva sfidato. Era sicuro che si sarebbe sparsa la voce nel suo circolo sociale, almeno ora che Kibum avrebbe dato probabilmente la sua versione dei fatti. Perciò doveva essere un passo avanti rispetto al suo nemico, mostrando a tutti che lui non aveva perso il suo fascino. Era ancora quello più desiderato, sia da ragazze che ragazzi.

 

La gente farebbe di tutto per non perdere quello che ha, perdendo però se stessa, accecata, senza poter vedere quali conseguenze potrebbe avere sul proprio essere o anche su quello di quegli attorno, anche su persone che potrebbero diventare più importanti della vita stessa...

 

 

Qualche giorno dopo, a casa di Yesung

 

Le luci della casa vicina a quella di Yesung erano accese; dopo qualche tempo rimasta vuota, qualcuno era finalmente andato ad abitarci. Suo fratello maggiore, Heechul, che sapeva quasi tutto quello che succedeva nel loro vicinato, aveva detto che ci vivevano dei ragazzi molto attraenti, ma Yesung, non aveva notato niente.

Almeno fino a quando non cominciò il caos, con decine di auto che avevano parcheggiato lungo la strada e le luci della casa che sembravano impazzite, accendendosi e spegnendosi tutto il tempo; il movimento delle persone dentro e fuori la abitazione si poteva sentire fino alla sua. Il moro aveva anche dovuto rassegnarsi all’idea di stare nel balcone della sua stanza a causa delle scene +19 che potevano essere viste alla festa. Perfino la sua famiglia era irritata per il casino infernale e per il loro giardino, preso di mira dai festaioli.

“Quei coglioni hanno ancora buttato bottiglie di birra nel nostro giardino, perché non pulisci?” Disse Sungmin mentre si infilava le scarpe.

“Non vedo il perché dobbiamo farlo; mamma l’ha sistemato ieri e oggi sembra una discarica. Quei ragazzi non la smetteranno finché qualcuno non va a parlarci”, fu la risposta di Heechul, scuotendo la testa come a voler esprimere la sua disapprovazione per l’idea del fratello. Yesung, però, riusciva ad andare oltre quelle semplici azioni, lo conosceva abbastanza bene. “Vado io”, si offrì, guardando il moro dritto negli occhi con un sorrisino malizioso stampato in volto. Yesung alzò gli occhi al cielo.

“Abbassa la mano”, ringhiò Sungmin. “Pulisci e basta.”

“Non sono un servo. Come puoi anche solo chiedere all’onnipotente Heechul di fare qualcosa di sua spontanea volontà? Sono gli altri che fanno le cose per me”, urlò il maggiore al maknae. “Infatti, fratellino, siccome sei il più giovane, pulirai tu. Io andrò a parlare con i fighi, cioè, con i delinquenti.”

“Perché state bisticciando?” La madre uscì da casa con la scopa, irritata con i suoi figli, specialmente con il più grande e il minore; litigavano sempre anche per delle scemenze.

“Il nostro fratellone, anche se non sono sicuro di poterlo definire tale, visto che sembra più un transgender, raccoglierà le bottiglie e non andrà a parlare con i nuovi vicini”, disse Sungmin guardando male Heechul, che continuava a sogghignare, prima di andare via.

“Me ne occupo io e Heechul… sii più gentile con Sungmin”, ribatté lei al figlio prima di rientrare.

“Non cambierà mai Heechul”, finalmente parlò Yesung, lanciandogli uno sguardo glaciale.

“Almeno io non lo farò”, disse Heechul inarcando le sopracciglia, poi aggiunse, sentendosi un po’ in colpa: “Quando si tratta di ragazzi fighi, chi non vorrebbe parlare con loro?” Il ghigno era tornato sul suo viso; Heechul non si arrendeva quando voleva qualcosa.

“Starò fuori ancora per un po’; anche Bunny vuole stare fuori.”

Heechul annuì, ma prima di andarsene si girò verso il fratello. “Perché ti prendi cura del coniglio di Sungmin? Tsk, quel coniglio merita di essere grigliato.”

“Certo, ma prima perché non grigliamo Heebum”, disse Yesung, divertendosi guardando l’occhiata confusa di Heechul.

Facendo il finto offeso, fece per replicare, ma Yesung lo interruppe. “Non stavi andando?”

Heechul annuì ed entrò in casa; non lo aveva espresso, ma era veramente preoccupato per suo fratello. Era solito essere una persona vivace, e ora voleva solamente essere lasciato da solo.

 

Ci sono momenti in cui vogliamo stare da soli, ma ciò che di solito accade è che dimentichiamo di voler stare con qualcuno. Stare da soli non significa che faccia meno male, ma che ferisce meno persone…

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Super Junior / Vai alla pagina dell'autore: FunnyYoungMe