Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    01/02/2017    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harlock e Raflesia tornarono in plancia. Il capitano appariva piuttosto incupito, mentre la Mazoniana sembrava stravolta e pensierosa. Kei lanciò loro un'occhiata ansiosa e colma di interrogativi, a cui lui cercò di rispondere con uno sguardo rassicurante. La cosa non sfuggì a Raflesia e Harlock se ne accorse. Ecco, tutti i miei tentativi di non farle capire come stanno le cose tra me e Kei andati in fumo in un attimo! Ma sapeva anche che la regina aveva ben altri problemi in quel momento.
Le due Mazoniane si appartarono in un angolo e confabularono a lungo. Il capitano nell'attesa si era sistemato sul suo scranno e ogni tanto le osservava. Raflesia si accalorava e gesticolava, fatto insolito per una fredda e compassata come lei, mentre Lavinia scuoteva continuamente la testa. Yattaran fingeva di occuparsi dei fatti propri, ma era chiaramente nervoso, oltre che torturato dalla curiosità. Soprattutto non capiva perché Harlock non dicesse qualcosa o non desse nuovi ordini... Insomma, che diamine si erano detti quei due?
Finalmente Lavinia si avvicinò al capitano.
“Sua Maestà ha deciso di accettare la sua proposta di accompagnarci dalla nostra gente, capitano. Le fornirò le coordinate per raggiungere velocemente la nave ammiraglia, in modalità in-skip.”
“Saggia scelta” commentò Harlock, che subito dopo si rivolse ai suoi due ufficiali.
“Yattaran, Kei, ci dirigiamo alla Dorcas con la navigazione in-skip, perché le nostre ospiti possano ricongiungersi al loro popolo senza pericoli. Comunicatelo al resto dell'equipaggio, che tutti siano ai propri posti. Lavinia vi darà le istruzioni necessarie e al momento opportuno comunicherà con l'astronave per annunciare il nostro arrivo.”
I due trasalirono, stupefatti, ma eseguirono senza fiatare.
Harlock si avvicinò di nuovo a Raflesia, che se ne stava piuttosto mogia in un angolo.
“Ti ricordavi il nome della mia nave...” sussurrò meravigliata.
“Ho buona memoria.” E la tua maledetta nave mi ha ossessionato per mesi! Ma questo non lo disse.
“Intanto possiamo tornare nella mia cabina a occuparci del Voynich, se vuoi. Tu saresti in grado di leggere le pagine in mazoniano?”
“Leggerle sì, capirle e interpretarle non lo so. Saranno scritte in mazoniano antico, che io non credo di poter comprendere. I caratteri sono rimasti gli stessi, ma la nostra lingua si è evoluta nel tempo, come tutte.”
“E quindi, come possiamo capire quello che c'è scritto?”
“Tra i nostri ricercatori ci sono esperti capaci di tradurlo.”
“Bene...”
“Harlock... Vorrei che non riferissi il nostro colloquio alla dottoressa Jones, per il momento, e nemmeno agli altri tuoi compagni. Non è che non mi fidi di voi, ma... meno gente sa di questa storia e meglio è... Quei tipi sono pronti a tutto, lo hai visto anche tu...”
“Capisco. Hai la mia parola.”
Harlock stava per aprire la porta della sua cabina, quando sentì la voce squillante di Mayu e raggelò. Si era completamente dimenticato di averla mandata lì e ora era troppo tardi per evitare l'incontro con Raflesia. Pregò mentalmente Tochiro di tenere a bada in qualche modo la sua vivace figlioletta ed entrò con passo deciso. La ragazza era ben accomodata sulla sua poltrona e discuteva con Clarice, china sulla scrivania, mentre Meeme suonava l'arpa seduta sul suo letto. Doveva essere un ben strano spettacolo per la Mazoniana! Al loro ingresso, le tre si volsero verso di loro e il sorriso di Mayu svanì all'istante, mentre il suo sguardo esprimeva aperta ostilità.
“Tutto a posto, Harlock?” chiese subito Clarice.
“Sì, per ora sì. Ora faremo un salto nell'iperspazio per accompagnare la regina alla sua astronave senza pericolo...”
Mayu si alzò di scatto.
“Me ne posso tornare in camera mia allora?” chiese gelida.
“Sì, certo. Grazie per aver tenuto compagnia a Clarice...”
La ragazzina uscì senza degnare di uno sguardo Raflesia, che rimase un po' spiazzata.
“Chi è quella ragazza?”
“È Mayu, la mia figlioccia” rispose Harlock asciutto. Non intendeva rivangare il ricordo del suo rapimento, ma la Mazoniana comprese al volo le ragioni di tanta freddezza.
“Ah! Non l'avrei mai riconosciuta. Capisco che ce l'abbia con me...” aggiunse con amarezza.
Ed è andata ancora bene! pensò con sollievo il capitano, che aveva temuto seriamente una scenata di quelle epiche.
Si sedettero di nuovo alla scrivania. Harlock porse il codice a Raflesia.
“Clarice, Raflesia ha detto che tra gli studiosi mazoniani ci sono alcuni in grado di tradurre le ultime pagine, che sono in mazoniano antico.”
“Ecco - esclamò Raflesia - È come pensavo: posso leggere le singole parole, ma non ne capisco il significato. Dottoressa Jones, ho bisogno che lei mi lasci il codice, almeno per un po' di tempo, in modo che i miei scienziati possano studiare l'ultima parte.”
“Sì, certo... io capisco benissimo le vostre necessità...”
In realtà, non le era chiaro il motivo per cui fosse così importate tradurre subito il codice... Harlock le aveva detto che le Mazoniane lo rivolevano soltanto per questioni di sicurezza. Ma non osò contraddire la regina.
Harlock non credeva che Raflesia avrebbe lasciato il volume a Clarice, anche dopo averlo fatto esaminare e copiare. A quanto aveva capito, Mazone voleva riappropriarsi di tutte le copie, in modo che non cadessero in mani sbagliate. E probabilmente aveva ragione.
Clarice intanto proseguiva con le sue domande, ormai rapita dalla nuova direzione che avrebbero potuto prendere le sue ricerche.
“Voynich è il nome che è stato dato a questo testo all'inizio del XX secolo, dal nome del suo scopritore. Ma immagino che il suo nome fosse un altro...”
“Sì, infatti. Noi lo chiamiamo in un altro modo... nella vostra lingua suonerebbe come Libro della Vita.”
“Libro della Vita.... Affascinante! Ma anche altri edifici terrestri misteriosi, come le piramidi egiziane o quelle mesoamericane o gli ziggurat mesopotamici... sono sempre opera vostra? Osservatori astronomici, generatori di energia e... cos'altro?”
“Non tutti... ma sì, i terrestri hanno potuto costruirli grazie alla nozioni che noi avevamo loro trasmesso. Conoscere i movimenti astrali è stato di grande aiuto nello sviluppo delle civiltà...”
Mentre le due donne parlavano, Harlock rifletteva sulle prossime mosse da fare.
In realtà, si chiedeva se stesse agendo per il meglio. Una volta che Raflesia fosse definitivamente entrata in possesso del Voynich, sarebbe potuto accadere di tutto. Avrebbe potuto far costruire un nuovo edificio simile a Castel del Monte e trovare l'aleph... e poi, che cosa ne avrebbe fatto? Era saggio dare un potere simile a qualcuno? No, in base alla sua personale esperienza non lo era affatto! La cosa più sensata sarebbe stata portare Raflesia sulla Dorcas, andarsene il più velocemente possibile e distruggere per sempre quel maledetto codice. Così anche gli altri Mazoniani avrebbero smesso di darvi la caccia e li avrebbero lasciati in pace...
Sì, avrebbe fatto così... Prima di sapere di che cosa si trattasse realmente, per lui il Voynich non era che un reperto di un'antica civiltà, che avrebbe ceduto a Raflesia senza problemi... ma ora era diverso, quello era una vera e propria arma, che lui non avrebbe messo nelle mani di un terrestre, figuriamoci di un'aliena, che per giunta aveva inutilmente tentato di conquistare la Terra! Gli accordi con Raflesia non avevano più senso, ormai. Bisognava solo studiare il modo di sbarcarla sulla sua astronave senza sospetti e soprattutto senza il volume...
Ma tutti i suoi propositi erano destinati a essere spazzati via dalla visione che si presentò al suo sguardo, attraverso la grande vetrata della sua cabina, appena l'Arcadia fu uscita dall'iperspazio.
Il tragitto era stato molto breve, evidentemente la Dorcas aveva l'ordine di non essere visibile, ma anche di non allontanarsi troppo da dove si trovava la regina.
Ma nessuno era preparato a quello spettacolo.
Davanti a loro apparve non soltanto l'imponente ammiraglia di Raflesia... ma anche una immensa carovana di navi, militari e civili, di varie forme e dimensioni, quasi a perdita d'occhio...
Fu come fare un salto indietro nel tempo. Harlock era incredulo, non riusciva a capacitarsi. Solo allora gli fu tutto chiaro.
Si volse verso Raflesia, che a sua volta osservava quella scena con un'espressione di profonda tristezza dipinta sul volto.
“Tu... voi non avete mai trovato un altro pianeta su cui stabilirvi!”
La Mazoniana scosse la testa.
“Avete... avete continuato a viaggiare nel cosmo... per tutto questo tempo, senza una meta!”
“È così, Harlock.”
Ora capiva perché lei non aveva voluto rivelare nulla sulla loro attuale situazione. E capiva anche quanto dovesse essere disperata, per essersi ora risolta, di fatto, a manifestarlo a tutti loro. A rendere palese il suo fallimento. Un'umiliazione terribile, per una come lei, molto più della sconfitta nel loro duello finale.
“Ma... com'è possibile? L'universo è grande!”
“Ma non abbastanza, evidentemente, Harlock. Non è stato possibile trovare un pianeta o un sistema in grado di ospitarci tutti, uno che fosse disabitato o quasi, intendo. Non eravamo più nelle condizioni di sostenere un'altra guerra, sia militarmente sia soprattutto psicologicamente. Ora ti sembriamo ancora tanti, ma molti gruppi se ne sono andati, nel corso degli anni, e io questa volta non li ho fermati. Con che coraggio avrei potuto? Avevo fallito nel mio progetto, non ero riuscita a dar loro una nuova patria... Avrei voluto abdicare, ma il Consiglio Supremo me lo ha impedito... Capisci ora perché ci serve quel codice, Harlock?”
No, quell'ultimo collegamento in realtà gli sfuggiva. Forse era troppo sconvolto per ragionare con lucidità. E si sentiva anche vagamente in colpa...
Raflesia abbassò la voce, in modo che soltanto lui potesse udirla.
“Perché abbiamo disperatamente bisogno di un aleph. È la nostra unica speranza. Forse è solo una leggenda, forse non ci porterà a nulla, ma a questo punto non posso lasciare niente di intentato. Nessuno se ne ricordava più, ma quando abbiamo saputo delle ricerche di Daiba e della dottoressa Jones, ho pensato che fosse la nostra ultima occasione. Stiamo finendo i viveri, le medicine, le astronavi sono ormai vecchie e malandate... Ho dato fondo a quasi tutti i miei beni personali... E mandare in giro delle squadre per recuperare i vari codici ha richiesto ulteriori risorse. Non credo che potremo andare avanti così ancora per molto. Se c'è un posto per noi nell'universo, dopo tutti questi anni, ce lo può rivelare soltanto lui.”
Ad Harlock sembrava un piano assurdo e visionario.
“Però... Castel del Monte è solo un cumulo di rovine... Dovreste costruirne un altro... e dove lo farete, se non avete un luogo in cui vivere?”
“Sì, dovremo costruirne uno, non so come né dove, in qualche modo faremo... Forse non è nemmeno necessario che sia così grande, forse basta un modello in scala... non lo so, ci penseranno i nostri scienziati. Ma tu devi aiutarci, Harlock! Devi lasciarci il codice!”
Seguì un lungo silenzio. Si sentivano soltanto le voci appena sussurrate di Clarice e Meeme: la jurana stava evidentemente spiegando all'archeologa il significato di quella scena.
Nell'animo del capitano si combattevano sentimenti contrastanti: poco prima aveva deciso di non collaborare con Raflesia e di tornarsene alla sua solita vita, ma ora sentiva di non poter ignorare la sua accorata richiesta di aiuto. Era tutto vero, era lì davanti ai loro occhi: in quella immensa carovana c'erano anche vecchi, donne, bambini... stremati da anni di vagabondaggio nello spazio, con la speranza che si affievoliva sempre di più...
“Va bene, Raflesia - disse piano, continuando a guardare fuori dalla vetrata - Vi aiuteremo.”
“Ci darai il codice?”
“Vi aiuteremo a trovare la vostra nuova patria.”
Forse Raflesia intuì che, dietro questa offerta, poteva nascondersi anche la volontà di controllare che lei non li stesse ingannando, ma non lo lasciò trasparire. In fondo, capiva benissimo che Harlock e i suoi non si fidassero del tutto di lei.
“Grazie” disse semplicemente.
Alzò verso di lui uno sguardo indecifrabile, ma in cui Harlock credette di vedere l'accenno di un sorriso. Poi gli posò delicatamente una mano sul braccio, facendolo sussultare per quel gesto del tutto inaspettato.
In quel momento Kei spalancò la porta.

  
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