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Autore: ClosingEyes_    02/02/2017    3 recensioni
Arrivi ad un punto che il tuo cuore ormai è stanco, ti abitui a vivere nell'umiltà e non ti interessa più essere una persona migliore, butti alle spalle anni e anni di sacrifici perché sai che ci sarà sempre qualcosa a bloccarti.
Ma una magia bastò per cambiare la mia vita, in un ristorante, con un Ferrari di troppo e un freddo pungente.
Quest'aria di Natale in anticipo fa miracoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Odio questo tempo, odio questi aerei, odio questi sediolini e odio queste maledette parrucche!-.

-Kagome ti prego smettila di lamentarti, non abbiamo altra scelta, hai comprato una delle migliori parrucche in commercio, come fa a darti fastidio?-.
-Mi da tremendamente fastidio!-.
-Quando atterreremo dobbiamo metterci le lentine, non dimenticarlo-.
Iniziavo ad avere dei ripensamenti, forse era troppo avventato, il piano era precario e stupidamente irrazionale.
-Dobbiamo scegliere dei nomi, non trovi Rin?-.
-Già ci ho pensato, io mi chiamerò Haname e tu Sakura, sono i primi nomi che mi sono venuti in mente-.
-Stranamente mi piacciono-.
Nonostante fossimo sempre state in disaccordo quasi su tutto, quella giornata ci cambiò, facendoci capire che ora più che mai dovevamo restare unite, mantenere le forze, non arrendersi e soprattutto sostenerci.
Da piccole avevamo l'abitudine di dormire unite da una stretta di mano, incrociando le nostre dita in una presa non molto forte , svegliandoci quasi sempre a pancia all'aria , con le mani ancora congiunte.
Ora, in quel aereo, durante il volo, avremmo di nuovo intrecciato le nostre dita, prese da un sonno fievole, spaventate e intimorite da ciò che ancora doveva avvenire.
Sarebbe stato facile guardarlo negli occhi senza aver la voglia di stringerlo e abbracciarlo? Sarebbe stato semplice dirgli che in realtà lui doveva tornare a casa? Sarebbe stato facile intervistarlo mentre con quei occhi fa sciogliere anche il più forte degli sguardi?.
In verità, forse , non sarebbe stato per nulla semplice evitare ciò che ti fa stare bene.
Nelle ore interminabili di questo volo, fra i miei più profondi sogni e il silenzioso sospiro dei miei affanni timorosi, penso che tu già sia li, per lavoro,per uccidere e restare vivo per noi.
Sesshomaru, non essere avventato, c'è chi ti aspetta a casa.
Scendemmo da quell'altro così distrutte da riuscire a stendo a prendere le valigie, mettendo gli occhiali da sole nonostante la pioggia e, cercando di essere più discrete possibili, arrivammo in albergo guardandoci intorno.
-Salve, abbiamo fatto una prenotazione a cognome Futokami-.
-Si prego, la stanza è pronta, ecco le chiavi-.
Che strano accento che avevano gli scozzesi, a stento riuscivano a parlare inglese.
Il numero della stanza era 303, al quarto piano, per fortuna c'era l'ascensore.
Devo dire che la camera era bellissima, spaziosa e luminosa, con un enorme letto al centro, un minibar con il vino, bagno con vasca idromassaggio, con tanto di ciabattine e accappatoio, un televisore enorme di fronte al letto e un armadio gigante.
-Mi sento a casa finalmente-.
-Kagome non esagerare-.
-Sul serio, dopo quello schifo di aereo tutto pieno di germi, devo farmi un bagno-.
Ma cosa poteva mai farci saltare per aria in quel momento? Cosa poteva mai farci mancare un battito tanto da volerci quasi nascondere sotto al letto?.
-Io credo che sarà una bella vacanza infondo..-.
-Non dire sciocchezze , siamo qui per altro lo sai benissimo-.
-Sesshomaru come sei palloso, siamo comunque liberi-.
-Inuyasha non rilassarti troppo-.
Il destino, maledetto, ci ha fatto capitare con le stanze vicine, proprio di fronte, si vedeva benissimo dallo spioncino dalla porta.
Cercai di tappare in tutti i modi la bocca a Kagome, già pronta per urlare contro Inuyasha, ma in realtà sentì sulle mie mani delle lacrime, dei singhiozzi che si stavano facendo strada nel petto di lei e forse anche nel mio.
-Non posso abbracciarlo, non posso dirgli che gli sono vicino, che lo amo-.
Kagome cadde a terra, coprendosi il volto con le mani e cercando comunque di fare meno rumore possibile, io tentai di far rientrare le lacrime negli occhi , non potevo crollare anche io, ma qualcuna uscì solitaria.
-Pensa come resisto io, non dobbiamo cadere proprio ora, Kagome fatti forza-.
Davanti a quello specchio, sul comodino vicino alla finestra, vedevo una donna che non ha mai combattuto così tanto in vita sua se non per chi ama alla follia, mentre fra le mani tremavano quelle lentine verde, che dovevano mascherare la mia vera espressione,diventare ciò che non sono per stare vicino a chi amo.
-Siamo solo una piccola parte di una lunga ruota che gira all'infinito-.
Eravamo solo un piccolo pezzo del puzzle che dovevamo montare, per tutto quello che dovevamo fare, trovare il coraggio di guardare negli occhi chi conosci da sempre, facendo domande assurde e un po' inventate per un giornale famosissimo.
La mia più grande vittoria sarebbe stata quella di costruire quel puzzle con il tassello mancante, messo da chi è davvero quel piccolo pezzo di cartone che in realtà ha un grosso valore.
Ora mi guardo ancora e non mi riconosco più, so chi sono ma non mi ci vedo dentro, ho vestito me stessa di un abito che non mi apparterrà mai.
-Sakura io esco un secondo-.
Era il momento di iniziare ad entrare nel personaggio, meglio abituarsi subito.
-Va Bene Haname-.
Mi chiusi la porta alle spalle, facendo attenzione a non essere troppo tesa, cosa impossibile per me.
Camminavo a testa bassa, ovviamente cosa più sbagliata non potevo fare, poiché andai a sbattere contro qualcuno, anzi contro la schiena di qualcuno.
Subito pensai di imitare un accento francese, anche se non aveva molto senso d'altronde.
-Oh mo scusi , come sono sbadata-.
-Non si preoccupi signorina-.
No, quella voce no..
Alzai lo sguardo e vidi il volto di quel demone che era il motivo per cui ero lì, maledizione ma proprio a me doveva capitare!.
Mi porse la mano e l'accettai, contenendo la voglia di abbracciarlo e baciarlo.
-Mi scusi non guardavo davanti a me- era impossibile mantenere lo sguardo con lui.
-Prego si figuri, piuttosto lei si è fatta male?-.
-Nono la ringrazio signor..?- lo sapevo benissimo il nome ma non potevo svelarlo.
-Sesshomaru No Taisho, lei?- mi strinse la mano.
-Ri.. ehm Haname Mine-.
-Signorina Mine, se vuole l'accompagno in camera-.
-Nono la ringrazio, sto alla stanza 303, lei?-.
-Che coincidenza, io sto alla stanza 302, di fronte- ma dai, non me ne ero accorta.
-Ah bene-.
-Vuole prendersi qualcosa con me?-.
Avrei tanto voluto rispondere di no, ma tu guarda che marpione quando io non ci sono, però effettivamente non era una cattiva idea, dovevo intervistarlo dopotutto.
-Oh si la ringrazio-.
Scendemmo insieme fino al bar, cercando di mantenere più calma possibile senza andare in iper ventilazione.
Ci accomodammo ad un bellissimo bar, un salottino prestigioso di Edimburgo, mi ha ricordato molto il nostro ultimo aperitivo a New York.
-Allora signorina Mine cosa prende? Non si condizioni-.
-Se mi dice così, allora per me un calice di bianco, lo adoro-.
Sorrise in quel modo da far sciogliere qualunque donna, toccandosi il labbro con un dito e chiamando il cameriere.
-Lei che lavoro fa?-.
-Sono una giornalista-.
-Vuole farmi qualche domanda?-.
-Se non le dispiace Signor  Taisho-.
-Sa, lei ha una voce simile a quella della mia ragazza, se non fosse per questo accento francese-.
Sussultai leggermene, temendo che mi scoprisse, nonostante il mio accento fosse pessimo, funzionava alla perfezione.
-Innanzitutto cosa ci fa lei in Scozia? Ha un accento palesemente americano -.
-Ha un buon orecchio, comunque sono qui per affari-.
-Di che tipo?-.
-Affari di famiglia-.
-Bene, parliamo un po' della sua vita, ha detto che è fidanzato, mi parli un po' di lei-.
-Si, sono fidanzato con una bellissima donna, si chiama Rin Futokami, stiamo insieme da poco ma ho intenzione di farle una proposta presto-.
Mi stava venendo un infarto, maledizione, queste notizie proprio ad un giornalista doveva dirlo!.
-Vuole sposarla?-.
-Può essere-.
Lo vidi guardarsi intorno, imbarazzato, io invece stavo per svenire.
-Allora dicevamo, lei è qui per affari, quanto pensa di restare?-.
-Credo un mese, spero non di più, se no chi la sente la mia ragazza-.
-Si infatti-.
-Come prego?-.
Maledizione a me e alla mia linguaccia!.
-No dicevo mi sembra giusto, pensi a quella donna ad aspettarlo a casa, magari sulla soglia della porta, vedendolo tornare con quella valigetta, raggiungerla e baciarla-.
-Parla come se lei sapesse cosa sta provando- lo so benissimo idiota.
-Sono donna anche io-.
Ciò che smussò l'aria di quella conversazione fu il cameriere che ci portò vino per entrambi e un bigliettino per lui.
Sesshomaru lo lesse di sfuggita, ma la sua faccia si incupì subito, tanto da alzare gli occhi verso di me e guardandomi negli occhi profondamente.
-Signorina porta le lentine?- ma perché non gli sfugge mai nulla!.
-Oh beh non ci vedo bene, perché?-.
-Lei ha gli occhi castani non è così?-.
-No, sono sempre stati verdi-.
-Va bene, se lo dice lei, comunque mi perdoni, devo andare, dovrà bere questo calice da sola, rimedierò a breve-.
Mi baciò la mano e lo vidi scappare via, senza soffermarsi neanche sul fatto che potesse riconoscere il mio odore, pagando il conto e uscendo dal bar.
Finalmente poté arrossire, maledizione mi metteva così a disagio che non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi.
Lessi un messaggio di Kagome sul cellulare e ,bevendo d'un sorso quel poco che era rimasto del calice, scappai un albergo, aprendo al porta della stanza sperando che non passasse Sesshomaru subito.
Mi precipitati dentro e spiegai tutto a Kagome, la quale era così incredula che stentava a crederci.
-Ha detto che vuole sposarti?!?!-.
-Non urlare, che poi ci sentono-.
Mi tolsi parrucca e lentine, rilassandomi finalmente anche io sul letto, insieme a Kagome, e dormimmo almeno per un bel po di tempo, almeno 5 ore per riprendersi del tutto, sei ore di viaggio sono tante.
Ci svegliammo alle nove, la voglia di uscire dalla stanza era poca e quella di mangiare tanta, così Kagome ordinò il servizio in camera, mentre mi calai nella vasca idromassaggio, chiudendo gli occhi e sognando il mio principe, insieme, nel letto, senza lasciarsi mai.
Un'altra ora mi addormentai nella vasca, svegliata da Kagome che mi portò la cena in bagno, mangiando vicino a me , accendendo qualche candela, che situazione assurda.
-Non ho mai mangiato nella vasca da bagno, cosa si prova?-.
-Cose da ricchi che possono capire solo i ricchi, per me è una cosa strana-.
-Credi che domani andrà meglio?-.
-Kagome domani sarà un altro giorno e ancora ci faremo forza-.
Per la seconda volta in tutto il giorno, io e Kagome sentimmo delle urla provenire dal corridoio, urla non strazianti ma preoccupate e agitate, come se fosse accaduto qualcosa di orribile.
Kagome corse vicino alla porta, vedendo dallo spioncino la scena più raccapricciante della sua vita: Inuyasha si manteneva a Sesshomaru, completamente ferito e la camicia bianca sporca di sangue, come i suoi artigli affilati.
Riuscì a scorgere le sue vere sembianze demoniache, con segni violacei sul volto a forma di fulmine, gli occhi rossi come il sangue e i canini affilati che gli pungevano le labbra.
Kagome non lo aveva mai visto così, sapeva di questa sua natura ma mai si sarebbe aspettata di vederlo nelle sue vere sembianze.
Si portò una mano alla bocca, quasi come se stesse per vomitare, e corse verso me, implorandomi di uscire fuori a controllare se tutto andasse per il verso giusto.
-Ti prego Rin, ti scongiuro, io non posso andare, per favore-.
-Ma ti rendi conto che è un rischio per entrambe?!-.
-Per favore-.
Era in lacrime ai bordi della vasca, implorandomi a mani congiunte di andare da lui, anche solo per poter fare qualcosa, anche solo per dare un senso a quel folle gesto d'amore.
-E va bene, farò il più in fretta che posso-.
-Sapevo che quel corso di pronto soccorso sarebbe servito a  qualcosa, più a te che a me-.
In realtà doveva andarci lei, ma se fosse entrata in quella stanza, sarebbe crollata subito, non appena vedeva il sangue cosparso sul corpo del suo ragazzo in preda ad una crisi demoniaca.
Mi misi lentine e parrucca, chiudendola in un turbante, i miei capelli sotto erano bagnatissimi.
Mi vestì con il pigiama e uscì dalla stanza, non curandomi delle pietose condizioni in cui ero.
La mia mano si fermò a mezz'aria dalla porta di fronte a me, sentì altre urla, stavolta più forti.
-Inuyasha calmati, sei ferito-.
-Sesshomaru spostati, anche tu sei ferito-.
-Non mi prendere come uno sprovveduto, padre-.
Anche Sesshomaru era ferito, bene, questo complicava ancora di più la situazione.
-Serve qualcuno che gli curi queste ferite, tu sedalo-.
La porta si aprì davanti ai miei occhi in meno di un secondo, vedendo Sesshomaru davanti a me, sporco di sangue, stanco e provato.
-Ecco io ho fatto il corso di pronto soccorso, posso farlo-.
Non gli diedi il tempo di chiedermi cosa e perché, entrai nella stanza che odorava di sangue e vidi le lenzuola bianche man man perdere il candido colore.
-Cosa è successo?-.
-Signorina lei chi è?-.
-Sono Haname Mine, posso aiutarla a curare le ferite-.
Inuyasha era molto più pacato e non fu difficile disinfettare quelle ferite e dargli una sistemata, piuttosto anche Sesshomaru era ridotto male, ma rifiutava ogni tipo di aiuto.
-Non si preoccupi, io sto bene-.
-Non se ne parla, mi faccia vedere-.
La sua schiena era martoriata nel vero senso della parola da lunghi tagli, era già un miracolo che fosse vivo.
-Sa, lei mi ricorda molto la mia ragazza: ha un tocco molto leggero, è premurosa e non si ferma davanti ad un no-.
Sussultai a quelle parole inaspettate, ma il mio più grande sollievo era che lui fosse ancora vivo.
-Non dica sciocchezze, comunque ho finito, per qualunque cosa non esiti a chiamarmi-.
Mi alzai dal letto, ma Sesshomaru mi fermò , mantenendomi il polso.
-Non sono bravo con le parole, ma grazie signorina Mine-.
Mi sorpresi di così tanta comprensione per una sconosciuta, mi limitai a sorridere e tornai in camera mia, avvisando Kagome che era tutto sotto controllo e non doveva temere nulla, non c'era pericolo che potesse peggiorare.
-Grazie Rin-.
Non merito tanti ringraziamenti, ma, per una volta, è bello sentirsi qualcuno.




I giorni passavano, le notti ancora peggio, sentendo sempre qualche urlo straziante di quella guerra senza fine; ero quasi sempre costretta ad andare in quella stanza a curare i feriti, Kagome non voleva per nulla aiutarmi, toccava a me avere lo stomaco di ferro.
Perchè mai doveva soffrire così tanto, perché tenermi fuori da questa situazione, quando poi in realtà c'ero dentro con tutti i piedi.
-Non è facile fare quello che sto facendo, lo sai Kagome?-.
-Lo stai facendo da ben tre giorni, ti capisco, non hai pianto neanche una volta-.
-Sai? Durante la notte mi sembra di sentire Sesshomaru dormire sereno, perché è come se le mie cure lo facessero stare bene, questo è il mio più grande appagamento-.
-Tu sei un angelo, Rin-.
-Vado a comprare delle garze, hanno bisogno di aiuto ancora quei due, stanotte sicuramente-.
Mi alzai dalla poltroncina vicino alla finestra, posando il libro che stavo leggendo sul comodino.
Nell'istante in cui aprì la porta, Sesshomaru aprì la sua, guardandomi ancora con sguardo provato e stanco, ma sicuramente in via di ripresa.
-Signorina Haname, posso fare qualcosa per lei?-.
Non devi fare nulla per me, permettimi solo di starti accanto e fare del mio meglio per curarti.
-Nono, stavo scendendo sa, a comprare nuove garze non si sa mai e..-.
-Rin non è che mi compreresti anche un cornetto? Stamattina ho fame e..-.
Come rovinare i piani in meno di tre giorni perché tua sorella è così sbadata da dimenticarsi che la porta è aperta e che la probabilità di incontrare uno dei due era più del novanta percento.
Rimasi immobile, sul ciglio della porta, mantenendo la maniglia stretta e salda, nel caso dovessi scappare da qualche parte prima che Sesshomaru mi potesse uccidere.
Kagome uscì fuori, rendendosi conto del guaio enorme che aveva appena combinato inconsapevolmente. 
Io e Sesshomaru ci guardavamo negli occhi, inespressivi, fermi, senza far trapelare nessun tremolio.
-Rin, non è così?-.
-È il mio secondo nome-.
-Rin non dire sciocchezze, piuttosto prima che mi scoppi il mal di testa più forte dei secoli, spiegami cosa diamine ci fate qui-.
Ero messa con le spalle al muro, non sapevo più come reagire, preferì piuttosto arrendermi, togliendo parrucca e lentine, ormai sconfitta.
-Ti ho detto che non ti avrei lasciato da solo-.
-È pericoloso, sei la solita incosciente-.
-Apprezza che ti ho curato le ferite, maledizione Sesshomaru ma perché vuoi sempre cacciarti nei guai!-.
-Non sono affari tuoi, torna a casa-.
-Neanche per sogno Sesshomaru, scordatelo!-.
Intanto Kagome era entrata nella stanza di Sesshomaru e Inuyasha, andando a controllare come stava il suo ragazzo che tanto l'ha fatta penare.
Io e Sesshomaru eravamo in quel corridoio, a guardarci con rabbia,pugni stretti e sguardo fisso.
-Devi tornare-.
-Non voglio!!-.
Sesshomaru mi spinse in camera mia, chiudendosi la porta alle spalle e bloccandomici dentro: aveva gli occhi di fuoco e mi avrebbe mangiato viva se avesse voluto.
-Tu mi hai curato, mi sei stata più vicina di quanto pensassi, ma ti prego, torna a casa-.
Gli presi il volto fra le mani e lo baciai, dimenticando per un secondo quanto fossi arrabbiata con lui.
Fu un bacio veloce e casto, solo per zittirlo e fargli capire che sarei restata nonostante le sue opposizioni.
-Voglio curarti ancora, voglio starti vicino-.
-Non posso permettermi di perderti-.
Mi abbracciò dolcemente, quasi tremando, come se l'idea di perdermi lo uccidesse a dal punto da distruggerlo.
-So usare le armi, posso proteggermi-la mia ironia circondata da semplice verità sembrò rilassarlo leggermente, ma non abbastanza.
-Sai che adesso sarai una pedina ancora più facile?-.
-Non ho paura-.
-Se non fossi così mal ridotto, ti farei qualcosa di più.. adatto alla situazione-.
-Non ci provare, sei ferito-.
No, non era il momento di fare l'amore, avevamo troppo da pensare, e poco tempo per farlo.
Kagome era sul letto vicino ad Inuyasha, gli manteneva la testa fra le sue braccia, piangendo disperata per come lo avevano ridotto.
-Cosa ti hanno fatto amore mio-.
-Kagome che ci fai qui?-.
La voce di Inuyasha uscì impastata e stanca, quasi gli mancasse la forza di parlare.
-Non parlare, riposati-.
C'era ben poco da dire, la scena era straziante, non ho mai visto Kagome così triste e provata per la persona che ama.
-Andrà tutto bene adesso-.
Eppure, anche stavolta, ci credevo poco.
Il corridoio era troppo silezioso, così tanto che anche un passo felpato poteva essere udito senza problemi.
C'era qualcuno sulla soglia della porta, non era necessario girarsi per capirlo: figura acuta sicuro, colpire nel momento giusto alle persone giuste.
-Troppo facile dire che andrà bene, non trova, Signorina Futokami ?-.
Prima cosa necessaria da fare è guardarsi intorno alla ricerca di qualunque aggeggio o strumento che possa essere usato per la difesa personale, poi iniziare a capire quanto tempo ci metterà a reagire e quanto invece ne hai tu per ucciderlo.
-Astuto da parte sua approfittare dello scompiglio, non mi meraviglio-.
-Naraku siamo noi i tuoi bersagli-.
Sesshomaru si mise davanti a me, nonostante io fossi di spalle, trovando finalmente qualcosa che faceva al caso mio: un taglia carte, abbastanza appuntito, non troppo grande da utilizzare ma letale se lanciato nel punto giusto.
Avevo la frazione di un secondo per fare tutte le mosse necessarie, ma Sesshomaru avrebbe rovinato i miei piani con il suo solito essere impulsivo.
-Usciamone a parlare da demoni qui fuori, Sesshomaru, non vorrai spargere altro sangue-.
Se accetta dovrò capire come difendere lui e noi nello stesso momento, oppure prevedibile che questo Naraku avrebbe messo i suoi scagnozzi per evitare altri problemi.
Sesshomaru uscì con lui, andando forse sul tetto, pessimo campo di battaglia e, come previsto, quel bastardo ci lasciò in compagnia di due armadi che in realtà non facevano paura.
-Chi vuole morire per primo?-.
Avevo fra le mani il tagliacarte, preso attentamente prima che Naraku o Sesshomaru se ne accorgessero: era sotto alla maglietta, vicino al polso, nella manica destra, sarebbe bastato un colpo solo per metterlo nella giugulare di quei due mostri.
Ero ancora di spalle, Kagome era terrorizzata e stringeva la testa di Inuyasha fra le sue braccia.
Entrambi erano indifesi, Inuyasha privo di forze e Kagome non aveva mai usato un'arma, toccava a me quindi.
Non appena percepì lo spostamento d'aria creato da quel energumeno, mi voltai, facendo conficcare perfettamente il tagliacarte nel punto giusto e sfilandogli una pistola dalla vita per colpire l'altro.
-Troppo facile-.
-Dove hai imparato queste cose?-.
-Da sola, sai per difendermi ho imparato a sviluppare i sensi-.
Aiutai Kagome a far alzare Inuyasha e portarlo nella nostra stanza, accuratamente controllata e priva di pericolo.
-Vado da Sesshomaru-.
-Rin sta attenta per favore-.
Inuyasha tentò quasi di fermarmi, ma non lo ascoltai, era questione di vita o di morte.
Corsi per quelle infinite scale, caricando ancora la pistola in caso ci fosse qualche essere sospetto, ma fino alla porta di uscita era tutto tranquillo.

 

Il mondo mi si fermò improvvisamente, vedendo Sesshomaru che era stretto in una morsa di dolore, quasi distrutto, con il sangue che gli macchiava la pelle candida.

Non sapevo cosa dovevo fare, se dover usare la pistola o quanto meno cercare di smussare la situazione per dare un po di aria a Sesshomaru.

Naraku lo teneva ben stretto, ridendo malignamente, ma si accorse di me, dal mio odore, dalla mia presenza e non fu facile per me nascondermi, ormai era evidente che il mio odore era percepibile a tutti, sopratutto perchè avevo addosso quello di Sesshomaru.

-Vedo che la tua ragazza non si fa problemi a voler morire-.

Lasciò cadere il corpo di Sesshomaru al suolo, con un rumore sordo, quasi strafottente.

Non poteva trattarlo così, mancargli di rispetto in tal modo.

-Quello che morirà sarai tu-.

Sfilai la pistola e tentai di mandare in canna qualche colpo, ma ero così arruginita che a stento riusciuvo a prendere la mira: Naraku invece d'altro canto era molto più veloce di me, schivando benissimo le pallottole e arrivando ad un soffio dal mio naso.

Avevo ancora con me quel taglia carte, necessario per guadagnare almeno un po di distanza fra me e lui: lo sfilai tagliandogli la pelle del braccio, ma fu poco utile, un taglietto del genere non fa mai male a nessuno.

Mi nascosi dietro ad una canna fumaria, guadagnando quanto più tempo possibile per capire come dovevo avvicinarmi a Sesshomaru.

Avevo poco a disposizione, davvero pochissimo tempo per sperare in una riuscita, ma improvvisamente , dentro di me, sentì come se ci fosse qualcosa che mi stesse smuovendo, come se fosse tutto in subbuglio.

Vidi sangue uscire dalla mia bocca, si riversava sulla mia mano tremante, ma non era il momento di farsi prendere dal panico.

-Che succede Rin, hai qualcosa che non va?-.

Maledizione, sente l'odore del sangue.

Quando pensai di essere al limite delle mie risorse, la porta delle scale si spalancò, Inuyasha era già pronto per combattere nonostante le sue condizioni, stupido.

-Rin, ti copro io-.

I suoi artigli man mano diventavano sempre più lunghi e affilati, come i suoi denti; mi ha ricordato quella volta che l'ho visto così, nel corridoio, pieno di ferite e di sangue.

Di cosa sono capaci i demoni quando prendono il loro aspetto naturale, è possibile mai che sono così feroci al punto di uccidere?.

Scossi la testa, approfittando del momento di caos che si era creato per correre da Sesshomaru.

Era messo a pancia in giù, con i suoi bellissimi capelli argentei che diventavano man mano scarlatti, il suo viso era pieno di sangue e il polso sin troppo debole.

-Non lo salverai mai, gli ho iniettato un veleno così potente da ucciderlo-.

Sgranai gli occhi, incosciente di star giaà piangendo: lo guardavo ma lui non guardava me, lui era assente come quasi il suo battito.

Stavo morendo anche io con lui, stavo perdendo di nuovo una persona cara, non doveva succedere, non a me, non adesso!.

-Rin, spostati!-.

Mi voltai, scorgendo Kagome correre verso di me, con garze e altre cose per il pronto soccorso: mi travolse, prendendo la testa di Sesshomaru e poggiandola sulle sue gambe.

Mi parlava, mi diceva cose strane, ma io non c'era, era come se la vera Rin fosse incatenata in una gabbia, con muri isolanti, incapace di comprendere e di volere.

Guardavo assente lo scontro fra Inuyasha e Naraku: era solo un cospargimento di sangue, solo una guerra senza fine, che sarebbe durata in eterno se Naraku non fosse morto definitivamente.

Era tutto ovattato, le mie orecchie non sentivano e i miei occhi piangevano.

Cosa potevo mai sperare, cosa potevo fare io, semplice umana, a confronto con demoni del genere.

Ripresi ancora a sanguinare, ma Kagome mi guardò sconvolta: non capì, ma balbettava, diceva cose senza senso, mi puntava il dito contro.

Inclinai leggermente la testa di lato, non capendo quello che mi stesse dicendo, guardandomi di nuovo le mani sanguinanti.

Ecco, ora avevo capito: le mie mani non erano più bianche, ma portavano dei segni violacei sul dorso, lunghi e profondi, quasi come quelli di Sesshomaru.

Ritornai nella realtà, sentendo Kagome e finalmente quello che diceva.

-Rin, tu..tu..-.

-Io cosa?-.

-Tu sei una demone!Sei uguale a Sesshomaru-.

Sgranai ancora una volta gli occhi, sorpresa, quasi non volevo crederci: presi il taglia carte e guardai il mio riflesso nel metallo.

Avevo gli occhi fra l'ambra e il cioccolato, una ciocca bianca lungo il viso e altri segni violacei sulle gote, ma cosa mi è successo.

Le mie unghie diventarono artigli e i miei canini delle fauci, mi stavo trasformando ma come è possibile!.

Ma l'unico pensiero che mi passò in quel momento fra i neuroni, era quello di poter uccidere Naraku con queste stesse mani, con questa nuova Rin.

Avrei vendicato Sesshomaru se fosse morto, nel caso contrario lo avrei fatto lo stesso per il suo onore disonorato.

Scorsi dettagli di me che non pensavo di possedere mai: la mia velocità mi ha permesso di agganciare Naraku alla gola, iniettandogli lo stesso veleno che probabilmente aveva iniettato a Sesshomaru.

-Come vuoi morire, dimmelo tu-.

-Rin, quanto sei ingenua-.

Sentì i suoi artigli perforarmi la carne, non c'è un termine per spiegare il dolore che ho provato in quel momento: mi ha ricordato molto quando ero in quel vicolo, agonizzante a terra, in bilico fra la vita e la morte.

Ma non mollai la presa: continuai a stringergli il collo come aveva fatto lui, portandolo man mano verso il cornicione del palazzo, quasi al punto di cadere.

-Se dobbiamo morire, sarà per una giusta causa-.

Nonostante le urla di Kagome, piene di pianto e di agonia, e nonostante Inuyasha provò a fermarmi prendendomi il braccio, presi il volo verso quella caduta libera, chiudendo gli occhi, sperando che Sesshomaru finalmente vivesse.

-Cosa rimpiangi della tua vita, Rin?-.

-Nulla-.

 






-Cosa le è successo -.
-Sesshomaru l'ho presa in tempo prima che cadesse del tutto-.
-Andiamo Rin, svegliati-.
-Kagome non la scuotere-.
Sentivo delle voci, distinte e chiare, intorno a me, come se fossi in un letto per riprendermi.
Strinsi le mani e mi accorsi che effettivamente c'erano delle coperte e lenzuola, soffici e calde.
Aprì piano gli occhi, vedendo il viso stanco e provato di Kagome, quello cupo di Sesshomaru e quello speranzoso del padre.
-Rin!!-.
Kagome mi strinse non appena presi contatto con la realtà, facendo attenzione a non farmi male, ma io non sapevo dove ero.
-Dove sono?-.
-Sei in camera nostra Rin, è andato tutto bene-.
-Cosa è successo?Dov'è Sesshomaru?!-.
-Ti ho salvato non appena ti ho visto cadere, Naraku è morto, grazie a te, Sesshomaru sta bene-.
Il padre di Sesshomaru è sempre stato un uomo gentile e premuroso, erano in molti a dirlo, soprattutto aveva un modo di fare tipico di un gentiluomo.
-Grazie..-.
Sentì il materasso piegarsi leggermente alla mia sinistra e scorsi il viso di Sesshomaru.
-Porti ancora i segni della mutazione-.
Ero così felice di vedere Sesshomaru vivo, che quasi mi dimenticai di aver cambiato aspetto: mi alzai a fatica ma il giusto per abbracciarlo a me forte, piangendo come una bambina, temendo di perderlo per sempre.

Di rimando mi accarezzò la testa, calmando le mie lacrime, non sopportava di vedermi così.

-Cosa è successo al mio corpo?- tentai di dire nei singhiozzi.
Sesshomaru mi fissò, scrutando ogni angolo dei miei occhi, alzandomi il mento e cercando forse un qualcosa a me sconosciuto, mai come allora mi imbarazzai, riusciva a farmi diventare un pomodoro anche in queste situazioni.
-È probabile che l'ultima volta che abbiamo fatto sesso nella doccia, ti abbia trasmesso qualche gene demoniaco-.
Senza scrupoli e senza neanche chiedermi il consenso, parlò della nostra ultima avventura amorosa come se fosse leggere un giornale, mi stupisce di tanta leggerezza senza un briciolo di vergogna.
-Ma dovresti essere incinta, o come minimo Sesshomaru doveva percepire il tuo odore dall'inizio-.

-Non è detto, c'è la possibilità che lei, inconsciamente, abbia nascosto il suo vero odore, può succedere-.

-Ma allora perchè neanche Inuyasha ha percepito l'odore di Kagome?-.

-Perchè standole vicino hai nascosto il suo odore, senza accorgertene-.
Era possibile che io abbia nascosto me e Kagome con un odore demoniaco?.
-Comunque sia, ci sono altre cose da risolvere prima che andiamo via da qui, però voi due tornate a casa-.
Inuyasha da che sembrava un morto dentro al letto, improvvisamente le sue ferite erano chiuse e ben curate, il suo viso riprese il suo solito colore candido, il pallore era scomparso e anche i suoi capelli erano molto più " vivi" rispetto a come l'avevo trovato, evidentemente, per tutto il sangue perso, era riuscito a riprendersi meglio di me.

-Inuyasha come ti senti?-.

-Sto meglio Rin , mentre tu dormivi io mi sono ripreso alla grande-.
-Ma quanto ho dormito?-.
-Due giorni-.
-Cosa?!Due giorni?!-.
-Ti abbiamo data per morta- Kagome era sempre gratificante.
-Ci credo, due giorni-.
Tentai di alzarmi ma fu una pessima idea, non solo mi venne subito un capogiro, ma avevo così poca energia che se non avessi mangiato a breve qualcosa sarei svenuta di nuovo.
-Ti ho preso la colazione in camera-.
Sesshomaru mi porse un cappuccino caldo con un cornetto all'amarena caldo appena sfornato, finalmente si ragionava.
-Non hai idea di quanto io abbia voluto questa cosa-.
-Devi riprenderti-.
Inuyasha e Kagome uscirono dalla stanza, mentre il padre di Sesshomaru era uscito a fare delle commissioni, insomma qualunque pretesto era buono per lasciarci soli.
-Mi dispiace se non di ho dato ascolto-.
-Come al solito -.
-Ma tu sei ferito-.
-Non ti preoccupare-.
Il cuore mi batteva a mille, finalmente eravamo di nuovo soli, io e lui, anche se era poco che non facevamo sesso, precisamente una settimana, mi mancava come se fosse un anno.
-Ma se tipo ci divertiamo un po'?-.
-Sei troppo debole -.
-Invece no-.
Mi alzai sui gomiti, tirandolo a me per la camicia e facendo combaciare i nostri corpi, guardandoci negli occhi con la voglia di fare l'amore. 
Avevo il mio stupido pigiama con le paperelle sopra, nel momento sbagliato ovviamente.
-Non devo più contenermi allora-.
-Perché prima non davi il massimo?-.
-Debole come eri, non avresti mantenuto il mio ritmo-.
Per quanto volessi non dargli ragione, dovetti ammettere la sconfitta: dopo tutte le nostre avventure a letto e non,  ero sempre stanca, ma da non riuscire neanche ad alzarmi per andare in bagno.
Ma ora eravamo lì, in quel leggo, dopo quattro giorni che ho dovuto tenerlo lontano ma in realtà era molto  più  vicino di quanto pensassi.
Lo volevo, lo desideravo, era mio, solo mio e di nessun'altra donna.
Nonostante i vari dolori provocati da una probabile permanenza nel letto, mi misi  a cavalcioni sulle sue gambe, mentre sbottonavo quella perfetta camicia che lo rendeva dannatamente sexy e sicuro di se.
Ma era diverso, nel suo sguardo, nel suo tono di voce più rigido, lui stava cambiando e presto l'avrei constatato sulla mia pelle.
Avevamo entrambi un voglia assurda di fare l'amore ma, per quanto mi sforzassi, in realtà ero davvero stanca, a tal punto da arrendermi sul suo petto, in cerca di coccole.
-Te l'ho detto che eri stanca-.
-Fammi le coccole-.
Le sue dita affusolate pettinavano dolcemente i miei capelli, erano tanti piccoli brividi che mi scossero un po'.
-Rin vorrei che ti occupassi tu dell'azienda in mia assenza-.
Saltai sull'attenti, guardandolo sconvolta, davvero aveva tutta questa fiducia nei miei confronti.
-Ma io non so neanche come si fa-.
-Sono fiducioso che non la raderai al suolo-.
Era una bella responsabilità per me, ma dopotutto se non sono stata capace di incendiare casa in sua assenza, non sarà difficile mantenere intatto un altro posto.
-E va bene, quando torno-.
-Domani hai l'aereo, te l'ho preso io-.
Colpita e affondata, questo significava che non potevo ribellarmi a quella sua scelta, bensì dovevo preparare le valigie e andarmene.
Mi alzai dal letto, sentendo la sua mano bloccarmi il polso, ma la scostai bruscamente, sbattendo la porta della sua stanza senza neanche guardarlo.
Era troppo, aveva esagerato, capisco che si preoccupi, ma almeno la smettesse di trattarmi come se fossi una bambina a cui devi fare tutto tu perché non è capace.
Bussai prima alla porta della mia camera, evitando viste sgradevoli, ma Kagome mi aprì che era vestita, anche lei con uno sguardo cupo.
-Domani partiamo, fai la valigie-.
-Si Rin lo so, io già l'ho fatta-.
Inuyasha dormiva ancora, era stanco e ferito, presto forse avrebbero intrapreso una nuova guerra, anche se la parte più grossa era già stata fatta.
Buttavo con rabbia i vestiti in quella maledetta borsa, in realtà non avevo nessuna intenzione di andarmene, ma le scelte di Sesshomaru non si potevano mai discutere.
-Rin lo fa per noi, lo so che sei arrabbiata-.
Non mi entravano altre parole nel cervello se non quelle già dette da quel bastardo: almeno mi avesse chiesto se ero d'accordo, ma a quanto pare la mia opinione non conta.
-A che ora c'è il volo?-.
-Alle sei del mattino-.
-Bene allora in aeroporto andiamo alle quattro, non c'è bisogno che vi accompagnano-.
-Ma Rin..-.
-Fa come ti pare, se vuoi farti accompagnare va bene, io prendo un taxi-.
-Stai un po' esagerando, sei troppo nervosa-.
-Non ho bisogno di Sesshomaru-.
In realtà, avevo bisogno di lui più di quanto credessi, ma ero ferita, stanca e probabilmente la mia necessità di stare con lui sarebbe diventata una semplice comodità per le mie condizioni.
Inuyasha si svegliò, nonostante evitai di urlare, guardandoci sorpreso e un po' stordito.
-Che succede?-.
-Inuyasha niente-.
-Kagome non te la prendere con lui, prenditela con il fratello-.
Inuyasha capì immediatamente, contorcendo le mani nel lenzuolo, nervoso.
-Lo fa per voi, avete già corso abbastanza rischi, meglio che state a casa-.
-Non cercare di difendere tuo fratello, non se lo merita-.
Inuyasha scosse la testa, alzandosi a fatica dal letto per tornare in camera sua, senza proferir parola, in realtà però avrebbe voluto dire tanto.
Avevo svuotato tutto, era tutto vuoto, fuori c'erano solo i vestiti  per il giorno dopo.
-Quando torneranno ?-.
Voltai leggermente il capo verso Kagome che era triste come mai l'avevo vista.
-Tre settimane-.
Ora la capisco.
Sono quei tipi di saluti che si odiano quando sei all'aeroporto, perché sai quando vai ma non quando torni, ti resta sempre l'amaro in bocca in realtà, perché di mille cose che vorresti, nessuna so avvera.
Chiedevo solo di restare con lui, ancora un po', per proteggerlo ad avesse avuto bisogno di me, ma lui forse non necessitava di tenermi qui.
Era più facile prima, quando non sapevo nulla, quando non mi sono messa in testa di venire qui.
Un momento, ora che ci penso io e lui avevamo un conto in sospeso.
-Kagome vengo subito-.
-Dove vai? Rin perchè corri?-.
Aveva detto che doveva farmi una proposta, allora me la faccia sua eccellenza!.
Bussai nervosamente alla sua porta, doveva aprirmi a tutti i costi prima che sfondassi io quella porta maledetta.
-C'è bisogno di bussare in questo modo?-.
Mi aprì la porta senza la camicia addosso, mettendosi in bella mostra in mezzo al corridoio, avrei voluto ucciderlo.
-Entra muoviti!-.
Lo spinsi dentro chiudendo la serratura e guardandolo con sguardo di chi aspettava qualcosa.
-C'è Inuyasha, Rin-.
-Non voglio fare nulla, piuttosto tu-.
Mi guardò incuriosito, come se in realtà non sapesse di cosa stavo parlando.
-Cosa vuoi sapere?-.
-Quello che mi hai detto al bar?-.
Non mosse un muscolo, era fermo, rigido, con il suo solito sguardo di sufficienza.
-Inuyasha potresti uscire per favore?-.
-Mi state cacciando sempre-.
-Prima che ti uccido-.
Sesshomaru era stato chiaro e Inuyasha non se lo fece ripetere due volte, uscì dalla stanza senza proferir parola.
Non ebbi neanche il tempo di materializzare che ero in braccio a Sesshomaru, subito mi mise contro la parete, guardandomi negli occhi.
-Fa silenzio-.
Avevo detto che era cambiato, che non era più lo stesso, c'era qualcosa di diverso in lui.
Mi tolse i vestiti da dosso con una velocità impressionante, non mi rendevo conto di niente più ormai, se non dei suoi baci sul mio collo, delle sue mani che mi mantenevano ad altezza del suo inguine e una netta pressione sugli slip.
Stavolta la forza l'avevo, potevo fare tutto, ma io volevo sapere di quella frase detta, cosa aveva intenzione di fare con me.
-Sesshomaru io..-.
-Silenzio-.
Due erano le cose, o stava eccitato oppure era nervoso come una iena perché me ne sono andata senza dire nulla.
Avidamente mi baciò, prendendosi tutto di me, quello che è sempre stato suo dall'inizio.
Non mi chiese nulla, non disse nulla, non mi guardò neanche, mi penetrò con quella forza da farti piegare in avanti, facendomi chiudere gli occhi e cercare di non fare nessun rumore.
-Brava Rin..-.
Ma ero un cane?! Brava cosa, ma cosa gli stava prendendo, non era lui.
Aprì gli occhi e lo guardai, soddisfatto e compiaciuto, mentre notavo sulla mia pelle di nuovo quelle chiazze viola.
Se avessi perso il controllo non sarebbe male, ma lui forse voleva questo, mi stava provocando.
Io non sono la preda di nessuno.
Conficcai le mie unghie nella sua pelle e, fregandomene altamente delle sue richieste, incominciai a emettere suoni di piacere, di pura nostalgia, di quell'amore consumato ancora fra le sue braccia.
-Avevo detto silenzio-.
-Decido io cosa fare, Sesshomaru-.
Le sue spinte aumentarono compiaciute, ecco cosa cambiò: era molto più forte, violento, selvaggio, demoniaco e altro non saprei dire.
Lui aspettava questo, vedermi diversa per reggere il suo ritmo.
Questa cosa non mi scosse granché, anzi mi piaceva tremendamente quel suo modo di fare, ma io non mi sarei fatta comandare da nessuno.
Gli passai le mani fra i capelli, notando il suo disappunto in viso, ma poco mi importava, stavolta doveva starsi lui a me.
-Smettila-.
-Fa silenzio, Sesshomaru-.
Mi buttò, nel vero senso della parola, sul letto, penetrandomi ancora con forza, ma stavolta non sentivo più dolore, anzi era un piacere afrodisiaco, avrei voluto che non smettesse, perché se fino ad ora abbiamo fatto l'amore in quel modo " delicato", ora quello che volevo era solo questo.
Non ho mai avuto  così tanta voglia di urlare , urlare per lui, ancora, fra quelle spinte violente.
Volevo condurre io il gioco, voglio capire come ci si sente ad essere un demone, con tutta questa forza.
Gli presi le spalle e lo costrinsi a stendersi sotto di me, continuando quella bellissima danza che avrei atteso con ansia ancora una volta.
Gli bloccai i polsi con le mani, costringendolo a non toccarmi, vedendo il suo viso in preda alla goduria, questo era la mia eccitazione, i miei gemiti, la mia ragione ormai persa.
Mi sorprese come riuscì a liberare la presa sui polsi, nonostante il tenessi premuto con la mia nuova forza: mi prese i fianchi, girandomi e spingendo ancora dentro me, bloccandomi i polsi dietro alla schiena.
Gli affondi diventarono lente e decise, mi mise una mano davanti alla bocca, silenziandomi del tutto.
-Devi obbedirmi-.
Come se io fossi la sua schiava.
-Faccio quello che voglio-.
Un'altra spinta, più forte stavolta, quasi da farmi perdere il contatto con la realtà.
-Non dovevi venire qui, te lo avevo detto-.
-Cosa vorresti fare, punirmi, Sesshomaru?-.
Ancora, sentivo che presto sarei svenuta per l'orgasmo che mi stava venendo, stavo in bilico fra la mia sanità mentale e la probabile follia.
-La mia punizione per te è quella che hai subito-.
L'ultimo affondo, il più forte, il più deciso, quello che mi ha fatto arrivare all'orgasmo in poco tempo, facendomi stendere sul lenzuolo esausta, senza il coraggio di aprire gli occhi, ero piena di dolori ma infondo era così che lo desideravo.
Sentì che mi postò le lenzuola, mettendomi sotto le coperte dolcemente.
Mi venne da piangere, il mio principe era capace di essere cattivo e dolce nello stesso momento, vedendomi ormai indifesa, con il mio aspetto normale.
Per la prima volta mi abbracciò, nel letto, stringendomi gelosamente fra le sue braccia, senza volermi lasciare andare.
-Sei mia-.
Ma altro non sentì, la stanchezza prese il sopravvento.
Lo amavo e anche se avessi dovuto aspettare settimane per rivederlo, lui era sempre con me.
Ancora io e lui, in una stanza.
Mi voltai dal suo lato, accoccolandomi al suo petto, un po' per nostalgia e un po' per il freddo, non volevo partire.
-Ti amo anch'io, Sesshomaru-.
Non c'era altro d'aggiungere.

 

   
 
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