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Autore: rocchi68    02/02/2017    3 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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I due si accomodarono quindi sopra il letto del ragazzo, non prima che Scott mettesse un po’ ordine nel suo appartamento.
In quei pochi istanti di silenzio, Dawn non aveva trovato nessun punto di partenza.
Prima d’entrare, quando erano ancora al bar, si era preparata un certo discorsetto, ma questo era subito naufragato.
Tra l’ambiente protettivo in cui si trovava e il suo sguardo magnetico, lei aveva dimenticato ogni cosa.
E pensare che l’aveva ripetuto diverse volte e sembrava sempre filare alla perfezione.
Credeva fosse facile ammettere la verità e liberarsi di un peso opprimente, ma in verità le risultava quasi impossibile.
Scott non aveva ancora calcato la mano solo per timore di ferirla e anche perché non si era mai trovato nella condizione di dover consolare qualcuno.
Tuttavia non potevano passare il pomeriggio in quel modo e con molto sforzo, lui trovò il coraggio di cominciare.
“Cosa ti è successo, Dawn?”
“Non vorrei che pensassi male di me.”
“Se non vuoi dirmelo, non importa.” La rassicurò, mentendo a sé stesso.
In verità il rosso voleva sapere tutto, ma non se questo la faceva soffrire.
Scott la considerava troppo fragile per portare da sola un peso di quelle portate.
Lei però non si diede per vinta.
Si sgranchì la voce e poi abbassò lo sguardo, fissando il letto su cui era seduta.
“Tutto è iniziato il primo giorno dell’Università, quando mi si è aperto un mondo davanti agli occhi.
Il mio più grande problema è sempre stato quello di riporre la fiducia nelle persone sbagliate e tu lo sai, Scott.
Trent non sembrava così stronzo.
Era così sicuro, intelligente: un tipo brillante.
Non credevo che per me iniziasse un incubo.
Ho cercato di tenere le distanze e di fargli capire che non ero interessata alle sue avances con i risultati che hai visto.
Non so perché, ma dopo un po’ ha iniziato a prendermi di mira e ha aizzato contro di me alcune sue amiche.
Per quanto abbia tentato d’evitarlo, la paura mi convinse ad andarmene dalla mia vecchia scuola.
Avevo subito di tutto, ma quando ha cercato, durante una festa, di approfittarsi di me, non sono più riuscita a rimanere lì.
Ho avuto paura e non sono riuscita a scappare.
Trent mi aveva bloccato e sapevo a cosa andavo incontro.
Solo l’arrivo imprevisto di un professore ha interrotto quello che stava diventando un incubo.
Da quel giorno non sono più andata a scuola e dopo poco mi sono iscritta alla tua Università.
Il resto della storia lo conosci.”
Il rosso aveva ascoltato con attenzione tutta la storia e quando lei si fermava per asciugarsi le lacrime o per riprendere fiato, lui continuava a sorriderle.
Non la giudicava in nessun modo.
Lei era la vittima di una serie di circostanze poco piacevoli cui nemmeno lui poteva trovare rimedio.
Di per sé si era ficcata in un bel guaio che ora Scott cercava di risolvere a suo modo.
“Ha provato a violentarti.” Mormorò Scott per timore di ferirla ulteriormente.
“Sì e non ha mai smesso d’infastidirmi. Per colpa sua ho dovuto saltare molte lezioni, ma adesso sono felice e credo che quello non mi darà più fastidio.” Tentò, cercando il lato positivo anche di quella brutta abitudine.
“Perché non ero presente per proteggerti?”
“Non è colpa tua, Scott.”
“Non riesco a farmene una ragione.”
“Io…”
“Se noi 2 fossimo rimasti in contatto, allora avrei potuto far qualcosa e difenderti.”
“Ma non è successo.” Borbottò Dawn.
“Se dovesse rompere ancora, ti difenderò io.” La rassicurò il rosso, facendola annuire.
“Perché dovrebbe darmi ancora fastidio?” Chiese la giovane, mentre il rosso cercava una risposta valida.
“Un ragazzo respinto non metabolizza la sconfitta e continua a credere di meritare una seconda possibilità.”
“Io non voglio stare con uno così.”
“Potrei sbagliare, ma credo sia meglio che tu segua un mio consiglio.”
“Quale? Farei qualsiasi cosa pur d’evitarlo.”
“Qualsiasi?” Domandò il rosso, fissandola intensamente negli occhi e facendola arrossire.
“Forse.”
“Devi imparare a difenderti.”
“Ma io odio la violenza.”
Il rosso sapeva bene che era così.
Non l’aveva mai vista offendere qualcuno, né tantomeno alzare le mani.
Lei cercava sempre la via del dialogo, anche se questo spesso portava a non risolvere i problemi.
Tuttavia quello che l’unico consiglio valido che lei poteva adottare per difendersi da quello stalker insistente.
“Allora dovrai stare sempre al mio fianco, ma un giorno dovrai cavartela da sola.”
“Non sarai sempre con me?”
“Un teppista può sempre incontrare qualcuno che lo piega per sempre.”
“Ma tu sei fortissimo.” Riprese lei senza smettere di guardarlo negli occhi.
Quella tonalità di grigio così rassicurante, la faceva sentire in pace e lui si ritrovò ad accarezzarle con dolcezza una guancia, quasi a farle capire che stava sbagliando.
“A questo mondo esiste sempre qualcuno più forte di te e questo vale anche per me.”
“Ho capito.”
“Tutto qui?” Chiese il giovane.
“Non è abbastanza, secondo te?”
“Dawn…” Brontolò, sollevando lo sguardo al soffitto.
“Io…”
“Ti conosco fin troppo bene e so quando stai mentendo.”
“Però…”
“Ci dev’essere ancora qualcosa, anche se non posso obbligarti in alcun modo di continuare.”
“Non c’è altro.” Ribatté, intestardendosi.
“Se lo temi vuol dire che è riuscito a farti male, vero?”
“Sì.” Borbottò, riabbassando lo sguardo.
Non era nelle sue intenzioni farla soffrire e, infatti, Scott le rialzò il viso, facendole capire che mai se la sarebbe presa con una persona che aveva già sofferto abbastanza.
“Non temere.”
“Te lo dico solo perché sei tu a chiedermelo.”
“Lo so.”
“Ha cercato di violentarmi diverse volte, ma sono sempre riuscita a evitarlo, ad eccezione della festa.
Lì se non fosse stato per il prof sarei finita male.
Prima aveva provato a picchiarmi e ha reso la mia vita un inferno.
Fallivo le prove d’esame a causa sua e ordinava alla prof di Psicologia di mettermi un pessimo voto.
Quella stronza e Trent avevano una relazione e questa era una cosa risaputa.
Mi ha ordinato di concedermi a lui, altrimenti addio promozione.
Non ho mai accettato le loro minacce e allora ha iniziato ad alzare il tiro.
Trent aveva tutta la scuola tra le sue mani: uno era sottomesso perché aveva una relazione con una collega, un’altra se la faceva con gli alunni.
Insomma se vai nella mia vecchia Università, ti diranno che è Trent a comandare.
Perfino un professore ci ha provato con me, solo perché quello glielo aveva ordinato.
Immagino che quel bastardo avrebbe raccolto qualche prova e poi Trent mi avrebbe ricattato.”
“Sapevo che dovevo ucciderlo.” Borbottò il rosso, mentre la ragazza iniziava a piangere.
Era un pianto liberatorio e non le importava nulla se Scott l’avesse considerata una frignona.
Lui non aveva patito ciò cui era stata costretta, ma l’amico non aveva mai abbandonato il suo sorriso rassicurante.
“Non piangere.” Le disse, abbracciandola.
“Sei al sicuro adesso.”
Liberandosi di quel peso, si era resa conto che il ragazzo aveva perfettamente ragione.
Trent sarebbe stato un lontano ricordo e nella nuova Università era Scott a dettare legge.
Tuttavia un qualcosa la colpì e interruppe quel breve momento di pace.
Un dubbio la portò a staccarsi da lui, cercando una risposta sincera dal suo salvatore.
“Scott, ma tu sei il capo della scuola?”
“Perché vuoi saperlo?”
“Perché dopo quello che ti ho raccontato, ho paura che tu possa comportarti come Trent.”
“Credi davvero che potrei mai deluderti in questo modo?”
“No.”
“Vedi Dawn, anche se sono un teppista, questo non significa che sia come Trent. Posso sembrare poco raccomandabile, ma non farei mai una cosa simile.”
“Grazie Scott.”
“Ho aiutato alcuni miei amici a fidanzarsi e se fossi senza scrupoli avrei distrutto questi legami.
Tu però sei speciale e non devi rendere conto a nessuno, nemmeno a quello.
Coltiva ciò che sei e non nasconderti mai.”
Non gli piaceva essere così saggio e non gli piaceva far piangere le persone.
Dawn, però, era da troppo tempo che tratteneva la frustrazione dentro di sé ed era finita con lo scoppiare.
Aveva avuto spesso il desiderio di piangere, ma per non dare soddisfazione a Trent aveva sempre finito con il chiudere tutto.
Scott invece sapeva far leva su tutto ciò e apriva poco per volta le valvole dei suoi sentimenti.
Intanto pensava a consolarla, asciugandole gli occhi e sorridendole.
Era più felice in quelle poche ore che negli ultimi anni di scuola.
“Scusa Scott, ma perché abiti qui?” Chiese Dawn, sperando di scoprire qualcosa sul suo conto.
Non voleva impicciarsi dei suoi affari, ma le sembrava strano che lui ricercasse la solitudine.
Aveva sempre detto che restando da solo sarebbe diventato matto e le sembrava assurdo che fosse cambiato così.
Inoltre era da un po’ che stavano in silenzio e lei non voleva iniziare subito a studiare.
Lei voleva tutt’altro.
Voleva parlare con lui e se fosse avanzato un po’ di tempo, si sarebbero messi a studiare.
Di certo il rosso non si aspettava una simile domanda.
Quella semplice richiesta aveva risvegliato il suo ricordo sopito e sentì un peso allo stomaco.
Si era dimenticato di quella faccenda per poche ore, ma ora si sentiva preda dei rimorsi.
Il magone che lei aveva spazzato via, era stato recuperato e se possibile era ancora più pesante di prima.
“Per la vicinanza all’Università.”
“E non senti la mancanza della tua famiglia?”
“Un po’.”
“Da quanto tempo è che non li vedi?”
“Troppo.”
Lei era sempre stata sincera nel raccontare la sua storia e lui non voleva mentirle.
Per la prima volta aveva trovato qualcuno con cui confidarsi senza che questi lo considerasse un mostro.
“Cosa vi è successo?”
“Non lo so, ma non importa.”
Sentiva che presto tutta la verità sarebbe uscita e il rosso non la considerava in grado di sopportare tutto il suo passato.
Era appena uscita da una brutta faccenda e lui non voleva rigettarla nello sconforto.
“Sì che importa.”
“Quando impari a comprendere ciò che ti circonda, ti sentirai subito meglio.”
“E questo cosa significa?”
“Che, forse, dovrei darti io qualche lezione di autodifesa.”
“Ma non mi…ehi non cambiare discorso.” S’imbronciò lei, facendolo ridacchiare appena.
“Sei così spontanea che basta un complimento per coglierti impreparata.”
“Stai forse dicendo che sono una stupida?” Chiese, mentre lui negava con il capo.
“Non sei una stupida, ma non posso raccontarti il mio passato. Non sei ancora pronta.”
“Mi nascondi qualcosa?”
“Non sei tu il problema, ma sono io l’errore.”
“Perché non ti esprimi chiaramente? Non ti capisco.”
“Dubito che qualcuno possa riuscire a capire che cosa mi passa per la testa, perché... perché non lo capisco neanche io.”
“Me lo racconterai quando ti sentirai pronto.” Borbottò lei.
Per Dawn, giunti a quel punto, era inutile continuare.
Di certo non si sarebbe sciolto in quel pomeriggio, ma aveva ancora molti mesi per capirlo.
Voleva avere la sua fiducia, ma non poteva costringerlo.
Poteva solo attendere con calma che quel segreto non lo rovinasse troppo.
La Psicologia era chiara a proposito.
Quando si cerca di chiudersi al mondo esterno si giunge alla soglia dell’autodistruzione e la ragazza non voleva raccogliere i pezzi del rosso.
Voleva aiutarlo, così come lui l’aveva sostenuta.
“Iniziamo con Pitch.” Riprese lui, tirando fuori dalla cartella, il libro della prima materia che gli era capitato sottomano.
“Matematica?” Chiese lei, osservando la sfilza di numeri che Scott aveva ricopiato.
“Equazioni, cosa che abbiamo fatto alle superiori.” Borbottò, passandole il quaderno che dopo aver ricopiato alcune formule e nozioni, aveva già appreso abbastanza.
Si trattava di argomenti che conosceva bene e infatti si accontentò di prendere nota di alcuni esercizi che poi avrebbe concluso una volta giunta a casa
Il rosso tirò fuori quindi un librone che riguardava la Psicologia nell’età giovanile.
“L’interpretazione degli incubi.” Disse sfogliando le ultime pagine, mentre la ragazza prendeva nota degli argomenti e li confrontava con quelli della sua Università.
I due corsi non erano così differenti e aveva ben poche cose di cui aggiornarsi.
“Argomento magnifico.”
I due passarono almeno un’ora a confrontarsi sulle varie teorie e in ultima trovarono anche il tempo per discutere delle loro idee.
Quelle poche ore erano volate, donando ai 2 dei momenti di sollievo e divertimento.
In tutto ciò, fissando l’orologio, fermo alle 18, Scott si era ripromesso di accompagnarla a casa.
Quell’ora non era consigliabile per una ragazza così fragile e scossa.
Sapeva che la loro città non era simbolo di sicurezza e voleva evitarle ulteriori brutte avventure.
Qualche idiota, vedendola sola e indifesa, avrebbe potuto importunarla, ma la sua presenza era sufficiente per tenere tutti alla larga.








Angolo autore:


Finalmente rieccomi con l'aggiornamento.


Ryuk: Sorpresa...Trent è il cattivo.


Scelta bizzarra, ma necessaria.
Trent mi sembrava, e non scherzo, l'unico che potesse coprire il ruolo di cattivo così egregiamente.


Ryuk: Non dilungarti troppo.


Hai ragione.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia fino a questo punto e vi confermo l'appuntamento dell'aggiornamento per lunedì.
Alla prossima.
 
   
 
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