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Autore: Tori    01/06/2009    2 recensioni
«Di che colore è la tua pelle?». Lui rimane un secondo in silenzio. «Scura, abbronzata» Di sicuro vede l’espressione ironica sul mio viso, perché subito aggiunge: «Come… Come il caffellatte». Gli ho sempre detto che associo i colori alle cose, non potendo distinguerli. «E i capelli? Come sono?». «Castani, cioè… Color castagna». Mentre seguo le rughe che congiungono il naso agli angoli della bocca, gli chiedo ancora: «I tuoi occhi?». «Verdi, come le foglie delle querce».
Genere: Malinconico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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5. Hubris
«BASTA!» il mio urlo sembra più un ruggito.
Siamo in cielo. Siamo a metà fra il volo e la stasi perenne nell’atmosfera. Così in alto che le nuvole ci passano tutte sotto.
Sto combattendo da questa notte. Da quando Theoria mi ha rivelato il suo nome.
Ho avuto cura di non sapere mai la sua via, il numero civico…
Tutto perché quello stronzo bastardo di Chase può leggere i pensieri.
Il suo è uno fra i poteri più utili della terra, da un certo punto di vista, sebbene non sappia fare altro.
In realtà lui non può solo leggere i pensieri: è capace di dividerli per categoria.
È questa la cosa che mi manda più in bestia. Se pensa a qualcosa, sa esattamente chi la sta pensando e dove si trova quella persona in quel momento.
Maledizione. L’unico modo per evitare che riesca a trovarti, è non fornirgli indicazioni precise, magari confonderlo.
Ma nel mio caso non ci sono riuscito.
«Cosa ti succede, Anecomai?» Chase mi sta dritto davanti «Paura di non farcela?».
È un essere meschino quanto brutto. In vita non deve essere stato di particolare compagnia. È molto più anziano di me: è scomparso nel 1983.
I capelli biondicci gli sono attaccati alla testa. Sono così radi, nonostante dimostri a malapena trent’anni, da farlo sembrare un cinquantenne. Ha rughe profonde sulla pelle chiara. Gli occhi sono verdastri.
Ha una figura molto magra, malsana a vedersi. È anche piuttosto basso.
Quanto lo odio…
«Paura di ucciderti, al massimo!».
«Oh!» fa, sorpreso «Forse i miei amici, qui, non sono un buon deterrente per le tue sciocche battute?».
In effetti, Risha e Mako, di fianco a lui, non sembrano esattamente degli amichevoli compagni di ventura.
Sono grandi come armadi a due ante. Anche da vivi, probabilmente, avrebbero potuto tener fermo un toro per le corna.
Non gli rispondo, preferisco riprendere fiato.
«Vedo con gioia che le mie… Come dire… Amiche» sottolinea untuosamente questa parolina leziosa «non ti hanno reso le cose molto semplici».
Eh già, in fondo nemmeno Tare, la bella mora con le labbra carnose, Ligo, la bella rossa con gli occhi chiari, e Maresha, la bella bionda con un neo sotto l’occhio, scherzano.
Mi stanno tenendo impegnato da quando mi sono fiondato fuori dalla stanza di Theoria.
C’era già Chase, sul tetto, che ghignava, tutto gongolante di aver finalmente trovato una Luce.
«E’ inutile, sai che non ti lascerò mai fare del male a Theoria!».
L’aria, attorno a me, è così elettrica che se non riuscissi a mantenere la mia piccola dose di calma, potrei far esplodere un temporale.
«Suvvia, Anecomai!» Chase mi si avvicina lentamente, viscido in tutto e per tutto «Vogliamo la stessa cosa…».
Si azzarda a darmi una pacca sulle spalle. Io non riesco a trattenere l’impulso di spezzargli un braccio, se non che…
«Fermo, Anecomai».
Hermes mi appare alle spalle.
«Mi trattieni troppe volte, maestro» butto il bastardo che ho fra le mani più in là, sul nostro pavimento d’aria.
Hermes mi sta squadrando.
«Cos’hai fatto, Anecomai?» mi chiede.
«Maestro…» che domande ovvie! «Sono qui solo perché ho fatto l’unica cosa che a quelli come noi non va a genio: ho trovato una Luce e non ne ho… Approfittato».
Lo sguardo del mio maestro, del mio conoscente più intimo e saggio ormai da troppi anni, si sgretola sotto il mio. Ma lui non cerca scuse. Aveva intuito ogni cosa: gli avevo fatto tante di quelle domande in questa nostra misera vita di non morti riguardo alle Luci.
«Dovevi metterla al sicuro…».
Perché mi guarda con quegli occhi? Come se non ci fosse in lui disprezzo nei miei confronti. Come se per lui stessi facendo la cosa giusta.
«Ha scelto lei di rivelarsi… Non ho potuto evitarlo…».
«D’accordo…» Si para davanti a me «Ti lascio Chase, se lo desideri…».
«Perché mi stai aiutando?».
«Hermes è il dio protettore dei mercanti e dei ladri. Hermes è un messaggero. La tua storia è un messaggio, è il mio messaggio. Lascia che arrivi a destinazione, Anecomai».
Non so cosa voglia dire con questo. So cos’è una luce. So cos’è Theoria. La mia Theoria.
Mi tolgo la felpa, perché so che durante la lotta si distruggerà, e la maglia mi serve perché Theoria andrebbe in panico se mi toccasse e capisse che c’è stata una piccola guerra.
«Allora penso io a Chase…».
Questa sera, esplode la tempesta.

Busso alla finestra.
Appaio nella stanza e la cerco.
A prima vista non la trovo.
Poi la sento piangere.
È sotto il letto.
Mi accovaccio e le prendo la mano gelata. Sta tremando come una foglia.
Come tremava Chase poco prima che staccassi la testa a Mako.
Ansima. È terrificante.
La trascino fuori e lei non oppone alcuna resistenza.
L’abbraccio e la scaldo con il mio calore.
«Theoria?».
Non mi risponde.
Ogni Luce è sensibilissima allo spirito cui si lega. Non volevo che mi sentisse combattere per lei, non volevo che soffrisse ogni colpo, che percepisse ogni grido di rabbia o dolore.
«Mi dispiace tantissimo… Mi dispiace» La cullo fra le mie braccia, le asciugo le lacrime di paura.
Lei balbetta che è tutta colpa sua, colpa sua, tutta colpa sua. E io, purtroppo, non voglio illuderla.
«Sì, Theoria… E’ colpa tua».
Mi mette una mano sul viso per capire la mia espressione, che ovviamente è di pietra.
«La battaglia che ho dovuto combattere per te stasera è solo la prima di un’infinita serie, Theoria. Chiunque sia come me, vuole una Luce come te».
I suoi singhiozzi sulla mia spalla s’interrompono e quasi non la sento più respirare.
La sollevo e la adagio sul letto con delicatezza, le rimbocco le coperte e mi siedo per terra, tenendole la mano. Come quella prima notte. In cui non ero convinto fosse una Luce. La mia Luce.
Le spiego ogni cosa.
Le dico che la mia vita non è più vita. È una tiepida esistenza. Divento immateriale ogni mattina, con la luce del sole, dall’alba al tramonto non esisto. Quando il sole sparisce dietro l’orizzonte, ritorno al mio corpo e alla mia forma e devo andare a caccia.
Le spiego che fra noi ognuno ha un proprio criterio.
C’è chi preferisce togliere la vita ai criminali, come me; c’è chi preferisce la linfa di persone invisibili, cui il mondo farebbe poco caso, come Hermes; c’è chi preferisce strappare dalle loro ambizioni vitali uomini d’affari o belle donne in carriera, come Kirao, che staccò la testa al migliore amico del mio maestro; c’è chi ha gusti ancora differenti.
Le rivelo che ognuno di noi, in questo mondo senza giorno, acquisisce, in cambio della vita mortale che non potrà mai più recuperare, dei poteri, delle abilità. Ognuno di noi può apprenderle, perfezionarle, anche averne qualcuna innata che nessuno potrebbe insegnargli.
Hermes mi ha insegnato a manipolare le emozioni delle persone e a materializzarmi in ogni luogo. Sempre da lui ho imparato a combattere come combatto adesso, ad essere spietato e a sussistere. Ma quando mi ha trasformato, il mio maestro ha notato subito che sapevo far fare al cielo quello che volessi: luce, pioggia, nebbia, neve, vento…
Le spiego che tutti noi all’inizio apprezziamo almeno un po’ questa fine, che dopo i primi dieci anni cominciano a venirci dei dubbi, dopo i primi venti molti impazziscono, cercano un modo per disfarsi di questo fardello che ti pesa dentro e ti trascina sempre più a fondo.
Le faccio capire quello che io ho perso, quello che lei perderebbe.
Le dico che per i non-morti come me, per quelli che esistono in questo limbo infinito di delitti e battaglie silenziose, ci sono solo due modi per sparire dalla faccia di questa terra e dedicarsi a quello che viene dopo, premio o punizione che sia.
Il primo, è disintegrarsi o farsi uccidere da un altro simile.
Il secondo, è trovare una Luce.
Se si trova una Luce, si trova la chiave per la quiete, per la redenzione in tutto quello che c’è dopo questa squallida e pazza sussistenza.
Le dico, finalmente, che lei è la mia Luce.
«Io non voglio che tu te ne vada» mi molla una sberla sul collo e si rigira sotto le coperte.
«E io non voglio che tu sia in pericolo».
«Non sarò in pericolo se con me ci sei tu».
La rigiro a forza e la guardo negli occhi.
«Ma io non ci sarò per sempre. Arriverà il momento, più in fretta di quanto tu possa lontanamente immaginare, in cui io sarò solo, contro troppi nemici, stremato. E ti lascerò indifesa e nessuno potrà più difenderti in tempo».
«Ci sarà Hermes!».
«Hermes ha difeso me perché mi ha fatto da padre ed è legato a me. Mi ha assicurato, che pur di salvarti da una fine molto crudele, lui stesso sarebbe disposto a trasformarti, ma…».
«Allora ben venga. Questo mondo di merda non mi ha mai voluto…».
«Lasciami finire, Theoria» ammutolisce «Se la Luce che tu custodisci non sarà liberata dal tuo corpo, passerà alla persona a te più vicina, come un testimone. Funziona così. E a questo punto Leslie diventerebbe la loro vittima, non credi? Lei che vuole vivere, lei che ha dei desideri e che ha delle passioni, delle aspettative da questa vita troppo breve. È questo che vuoi?».
«Pur di non vivere in questo modo, pur di stare con te, sì».
Hermes mi ha consigliato di fare un’altra cosa, se la mia Luce non si fosse staccata da me. Dovevo fingerne la morte, nella mia testa, creare un ricordo così forte e indistruttibile da rendere impossibile l’identificazione della ragazza. Per evitare che altri come Chase possano trovarla, per evitare che questo spietato testimone passi a Leslie.
Devo imprimerla nella testa come scolpita sul cranio. E sia.
Le scosto le coperte e la prendo in braccio.
Lei si dimena ma non urla.
«Cosa stai facendo?».
Apro la bocca e accosto i denti al suo polso. Mentre la tocco, la faccio sentire allarmata, terrorizzata, le faccio girare la testa e rimbombare nelle orecchie che il pericolo è imminente, che però ci sono tante altre cose da fare, che non ha finito, che non è questo quello che vuole. Quasi la faccio impazzire, devo tenerla ferma per non lasciarmela scappare. E’ così spaventata che nemmeno fiata.
«Ti faccio sentire com’è la morte».
Ansima. La mordo a metà avambraccio, sento il suo sangue che mi scorre in gola quasi gelato. E solo io, nella mia testa, sento il suo urlo…

Niagara Falls. Ore 1.17.

Lo imploro di non lasciarmi cadere, so che non c’è più la terra sotto i suoi piedi. Sento un rumore fortissimo, indistinguibile. Di qualcosa che cade inesorabile. Fa molto freddo, sto tremando senza controllo e cerco qualsiasi appiglio al corpo di Anecomai.
Gli sfioro il viso e non riconosco il suo profilo.
O mio Dio! Non è Anecomai!
Mi metto a gridare, voglio vivere, voglio vivere, voglio Anecomai!
«Anecomai non è la tua vita! Anecomai è solo la tua morte! Come lo sono io adesso, come io sono il tuo terrore più grande!».
Questa non è la voce di Anecomai.
«Voglio vivere! Ti prego, riportami a casa! Ti scongiuro!».
Mi tappa la bocca mentre mi tiene con un solo braccio.
«E’ troppo tardi, Elissa».
Abbandona di colpo le braccia lungo i fianchi.
Un forte vento prende a schiaffi il mio viso e si porta via le mie lacrime e il nome di Anecomai, di mia madre, di mio padre, di Leslie, dei Kess, di Maria.
Piango e rimpiango il mio comportamento e ogni mio pensiero sul mondo.
Al prezzo della mia vita di ragazza, forse è Dio che mi dona la risposta più grande e più agognata: non volevo morire. Sono solo una vigliacca, una debole, stupida ragazzina cieca che è stata più cieca di quanto pensasse mai, che si era riempita la testa con le sue convinzioni sull’esistenza, che si tagliava le mani con i cristalli di quelle scelte in frantumi.
Il vuoto non è attorno a me: è sempre stato dentro di me.
Non merito una seconda possibilità in questa terra.
Ho fatto l’ennesima scelta sbagliata, altri pagheranno per me.
Che questo mondo si prenda me e la sua rivincita.
Sento l’acqua ghiacciata da far male sul piede sinistro.
Ma poi non sono le onde a prendermi con prontezza…

Chiunque lui sia, perché lui non può essere Anecomai, mi butta sul mio letto con violenza, non mi copre, butta qualcosa di leggero sul mio materasso e sparisce. Mi addormento, ma nel mio sogno ci sono solo poche frasi.
«Sei un vigliacco».
«Forse lo sono».
«Devi dimostrarlo a te stesso prima di averne la certezza».
«E tu, Elissa, hai la prova dei tuoi errori?».
Piango nel sonno.

Mi sveglia Leslie. È preoccupata a morte. È venuta a svegliarmi perché ha sognato che precipitavo da una cascata e vuole vedere come sto.
Continua a scuotermi e ad accarezzarmi la faccia, rassicurata, fino a che…
«Cos’è quello, Ely?».
Lo raccoglie. È un foglio di carta arrotolato.
«E’ per me… L’hai scritto…? No, non è la tua scrittura, la tua è molto peggio…».
Comincia a leggere. Non l’ho scritto io: l’ha lasciato chi mi ha salvato questa notte. E forse, era proprio Dio.
Leslie legge ad alta voce:
«Cara Leslie, buon mattino. Tu non mi conosci, e nemmeno io conosco te. Conosco la tua amica, però. Ti prego di farti raccontare di me, di farti dire ogni cosa ma che ogni cosa rimanga segreta per sempre. Voi uomini avete un cuore troppo debole per un segreto come il mio, ma sopportate più facilmente i vostri fardelli, se li condividete come noi non possiamo fare. Così potete vedere meglio la strada che percorrete e non smarrire la vostra via.
Ti chiedo di mostrarle il bello del mondo e il brutto della vita. Ti chiedo di avere pazienza e di crederle sempre, di sostenerla e di confortarla, di arrabbiarti con lei per i suoi comportamenti sbagliati e di apprezzarla per le sue virtù. Dille che la pazienza e il tempo leniranno ogni dolore.
Dille che voglio che cresca come avrei voluto farlo io, che si realizzi.
Dille che se vuole liberarmi, mi trova dove i miei occhi le sono più vicini e più soli nel suo mondo. Fra tre anni esatti. Dove i miei occhi le sono più vicini e più soli nel suo mondo. A mezzogiorno.
Addio».


Comincio a sospettare di avere problemi. Sul serio.
Mi stavo dimenticando di postare, rendetevi conto -.-
Povera me! ç_ç
Forse scappo dalle mie creazioni…

Cos'hai detto?! ndMeto (sarebbe la mia seconda personalità, è una luuunga storia ndMe) che mi rincorre per la casa brandendo un randello.
Niente!!! Non ho detto nieeenteeeh! ndMe che quasi si butta dal balcone

Povera me *sigh*

I ringraziamenti vanno:
· Alla Diella. Ho il sospetto che le piaccia soffrire, visto che sta ancora assiduamente dietro alle boiate che trascrivo XD Baci, draghessa!
· Alla Tonna, che odio ancora un po' per quando si firmò Fazzolettino93 -.-
· Alla Caelicola_in_terris, che torturerò per sempre declinandole il SUO verbo *hehehe*
· A Meiss, la cui voce mi rallegra. Grazie per i complimenti sulle non-descrizioni (ehm XD) e per avermi messo fra i preferiti! Mi commuove *_*

Ah, sì, dimenticavo. È già quasi finita ^^ Alla prossima :*
  
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