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Autore: __roje    03/02/2017    2 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 4

“Buongiorno...”
La mamma sussultò nel vedermi quella mattina, manco si fosse trovata davanti uno zombie. “Oh cielo caro, cosa sono quelle orribili borse sotto agli occhi?” Mi chiedeva cosa fossero, o a cosa fossero dovute principalmente.
“Ho dormito male questa notte.”
La forte rabbia non mi aveva fatto chiudere occhio, e la voglia di andare a scuola non c’era proprio. Avrei preferito restare a casa ma la mia situazione scolastica era già a punto critico.
La mamma mi piazzò la sua mano sulla fronte, “Non hai la febbre. Ti fa male qualcosa?”
“Mamma! Ho dormito male non ho l’influenza.”
Certe volte mia madre sapeva essere davvero sciocca, e si preoccupava più del dovuto. Beh, forse la mia faccia parlava da sola e diceva appunto: ‘è successo qualcosa’. Una cosa gravissima.

Come reazione al suo gesto mi partì spontaneo uno schiaffo che assestai contro di lui, sulla sua guancia, e non aspettandoselo fu colpito in pieno. Il colpo fu tale che girò il viso dall’altra parte, e mostrò un aria stupita che mai gli avevo visto ma non disse nulla.
“Sei impazzito!?” gli gridai contro “Ho sempre pensato che fossi deficiente ma ora ne ho la prova!”

Hayato mi fissò in silenzio con occhi indecifrabili, si toccò la guancia colpita con la punta delle dita e fece una smorfia di dolore. “Sei abbastanza forte per uno che non ha mai fatto uno straccio di sport.”
“Non cambiare discorso!”
“Cosa vuoi che ti dica? Ho fatto quello che mi sentivo di fare. Ultimamente uscire con le ragazze o averle intorno è diventato molto noioso, sono petulanti e si lamentano sempre, e la maggior parte di loro fa tutto quello che dico. Che stupide” sorrise pensandoci su “Ho voluto provare una cosa nuova.”
Non poteva essere serio. Non poteva fare sul serio e darmi quella spiegazione del cavolo, aveva definito il suo gesto provare una cosa nuova. “Ma che diavolo dici? Sei diventato improvvisamente gay?”
“Boh, chissà. Che differenza fa se maschio o femmina.”
“Oh fa una grossa differenza idiota!”
Hayato sospirò seccato. “Omofobo.”
“Frocio.”
Ci fissammo per minuti interminabili, ognuno dicendo una parola davvero orribile. Io non odiavo affatto i gay, ognuno per me poteva fare ciò che voleva ma non credevo affatto che Hayato lo fosse, era solo il suo ennesimo e idiota capriccio da principe. Forse era vera quella storia delle ragazze, e che ne era stufo ma ciò non significava andare in giro e baciare ragazzi a caso.
“Beh io me ne vado a casa addio.” Mi fece un cenno di mano andandosene verso casa.
“Aspetta!” e si fermò, “Non andrai sul serio in giro a baciare ragazzi così random, vero?”
Hayato si voltò e sorrise divertito per la domanda, “Oh tranquillo tu sei il primo.”
A tale dichiarazione divenni rosso come un pomodoro, sentii le guance prendere fuoco ma non parve accorgersene perché era troppo buio. Non aggiunse altro e andò via, lasciandomi lì come un idiota ripesando al fatto che mi avesse strappato un bacio.
Ero stato baciato da un ragazzo!


“Wow hai un faccia orribile oggi, cos’è la festa di ieri ti ha stravolto?” ridacchiò quell’idiota di Yoshida.
Gli lanciai un occhiataccia e quest'ultimo trasalì “Lasciami in pace” e mi gettai sul banco esausto per quella lunga mattinata di lezioni interminabili. A stancarmi maggiormente però era il fatto stesso che Hayato fosse in classe, circondato come sempre da un branco di oche, come avrei voluto urlare a tutte ‘Ehi il vostro dannato principe si è dato al sesso anale!’
Un altra mano mi fu piazzata in fronte, questa volta dallo stesso Yoshida. “No, non hai la febbre.”
“Dannazione non sono malato!” Ritrasse la mano spaventato a morte per le mie grida, ma era la seconda volta che qualcuno pensava che avessi l’influenza. Fisicamente stavo bene, era il mio orgoglio da ragazzo ad essere stato ferito. “Ascolta Yoshida, tu hai mai baciato qualcuno?”
“Eh? Perché questa improvvisa domanda!” Lo fissai dritto negli occhi desideroso di una riposta e quest’ultimo si sentì a disagio. “Smettila di guardarmi così, ti prego.”
Sospirai, “Lascia stare, non sono affari miei.”
“Figurati! Mi hai solo spiazzato, non mi hai mai fatto domande personali per questo” era vero, non mi ero mai particolarmente interessato alla sua vita privata, “comunque sì, ho dato il mio primo bacio ed è stato con una mia bellissima compagna delle medie”, ne parlò con particolare nostalgia facendo un espressione da ebete.
Se andavo a chiederlo in giro chiunque aveva già dato il suo primo bacio, diversamente da me, e ora mi trovavo con quel bizzarro ricordo che mi dava il tormento. “E tu Aki? Chi è la tua prima ragazza?”
Sussultai per quella domanda. “E-ecco io... vedi...”
Yoshida mi osservò, notò il mio balbettare, la mia esitazione, il mio non riuscire a dire una parola “Non c’è nulla di male se non l’hai dato ancora. Tranquillo!” e mi diede una pacca sulla spalla sentendosi improvvisamente più grande di me. Cos’era quella pacca da padre?
Preso dalla rabbia lo afferrai per il colletto della camicia portandolo più vicino “Non trattarmi come un imbecille, idiota!” lo minacciai furioso.
“Ti prego non uccidermi...”
Lo lasciai andare tornando ai miei problemi, ai pensieri che mi assillavano. Ripensavo a cosa era successo, alla confessione di Hayato e non riuscivo a capacitarmi che improvvisamente volesse provare ad uscire con i ragazzi. Lo conoscevo troppo bene e da tanto tempo, stava solo scherzando lo sapevo. Io dovevo solo dimenticare quella storia e tutto sarebbe sicuramente tornato normale.


Due settimane dopo però, per la scuola cominciò a girare voce che il principe fosse stato visto in centro e più precisamente nel quartiere gay della cittadina. Era sicuramente incredibile che certe voci girassero rapide, e mi sarebbe tanto piaciuto sapere chi ne fosse artefice.
Quando mi capitò di ascoltare quei pettegolezzi ne rimasi scioccato, più di quanto immaginassi. I commenti che ne seguirono furono cattivi da parte dei ragazzi, del tipo: “Beh in fondo sembrava un pò una ragazza”, disse qualcuno, “Ora capisco perché lo chiamassero Principe.”
Commenti che non mi piacquero affatto, e stranamente mi ferirono molto. Era vero che non ci parlavo più, e che non eravamo amici ma nessuno aveva il diritto di giudicare il prossimo sulla base di pettegolezzi.
Tuttavia il diretto interessato, Hayato, sembrava ignorare completamente quelle voci. Il suo corteo di ragazze perseverava a seguirlo sebbene sapessero di quella storia, nulla le abbatteva, erano da ammirare.
Le cose però non andavano affatto bene. Hayato in classe era sempre più solo, nessuno dei ragazzi si avvicinava più a lui per paura o per leccargli un pò i piedi. Mi fece pena, nessuno meritava quel trattamento e i miei compagni erano degli stupidi. Eppure Hayato non ne soffriva, sembrava sereno come sempre e quella situazioni non gli impediva di essere bravo a scuola e nello sport, così come seppe tenere alta quella maschera da principe sorridente.
Fu dopo un mese che lo trovai di nuovo nella biblioteca abbandonata all’ultimo piano, intento come sempre a leggere dei libri a caso. Nel vedermi non batté ciglio e tornò a leggere, da quel bacio non ci eravamo più rivolti la parola, nemmeno per insulti e i pettegolezzi su di lui erano aumentati nel frattempo.
“Quindi è tutto vero...” cominciai a dire improvvisamente. La mia bocca partì da sola.
Hayato sollevò gli occhi per guardarmi “Che cosa?”
“Sei davvero diventato gay.”
Strinsi i pugni contro le cosce ansioso di quella risposta, e anche impaurito perché forse la conoscevo già.
“Oh quello. Beh può darsi.”
Mi morsi il labbro inferiore, ero stufo di quelle risposte di cavolo e del suo atteggiamento da me-ne-infischio-che-tutti-mi-chiamino-finocchio, era irritante così camminai verso di lui tirandogli di mano il libro e costringendolo a guardami in faccia una volta per tutte. “Smettila. Smettila di fare così! Hai una vaga idea delle voci che girano? Dove te ne vai la sera eh?”
“Mi ridai il libro? Non ho voglia di starti a sentire.”
“E invece sì! Cos’è, hai sbattuto la testa, hai avuto una brutta delusione amoroso o cosa? Cos’è tutta questa storia eh? A te non piacciono i ragazzi.”
Hayato poggiò il viso su una mano sempre più scocciato “Che cosa importa se mi piacciono o meno, nessuno mi ha mai fatto storie se uscivo con una ragazza quindi perché ora dovrebbe importare.”
“Beh.. ecco...” non sapevo che dire, in fondo la vita era la sua, “Almeno smettila di andare in quei posti!”
Inarcò un sopracciglio “Che posti?”
“Le persone dicono di averti visto nel quartiere dei gay, smettila di andarci.”
“Sei preoccupato per me? Eh?” ghignò divertito.
“Ti sbagli!” Non era preoccupazione la mia, che me ne fregava di lui. Un tempo magari si, me ne sarebbe anche importato perché eravamo amici, ma adesso..
“Non sono andato davvero in quel posto sta’ tranquillo. Non sono mai stato in quei posti e non comincerò adesso, sono solo uscito con qualche ragazzo nulla di più.”
Sbiancai “Q-qualche ragazzo?”
“Beh mi sembra ovvio, mi piacciono i ragazzi quindi è normale che ne cerchi qualcuno per-“
“SI! Ho capito non proseguire” gli portai le mani sulla bocca per zittirlo, non volevo ascoltare altro. Non credevo che una cosa del genere potesse sconvolgermi tanto eppure eccomi li, sudato e agitato solo perché stava parlando dei suoi appuntamenti.
Hayato si liberò dalle mie mani afferrandole “Non ci ho fatto nulla, baka. Non saprei nemmeno da dove cominciare francamente e non c’è nessuno che mi piaccia particolarmente per farci sesso” sospirò molto scontento della cosa. Cos’era tutta quella voglia di parlarne. Eh?
“Sesso?! Eh?!”
Hayato scoppiò a ridere nel vedere la mia faccia “Sai quello che fanno due persone insieme.”
“Lo so cos’è imbecille!”
“Non sembrava però” mi fissò con aria compiaciuta come se tutta quella conversazione lo divertisse particolarmente, quel sorriso era spaventoso e non prometteva nulla di buono, “quel giorno avevi delle belle occhiaie sotto agli occhi, sai.”
L’aveva notato, “Come?”
“Si qui” e indicò il contorno degli occhi “non sei riuscito a dormire granché quella notte perché ci hai pensato continuamente vero?”, divenni di fuoco e non volevo, “Ho indovinato.”
“Ti sbagli. E’ stato stesso lo shock per una cosa così disgustosa!”
Hayato si alzò dal suo posto, le gambe iniziarono a tremare ricordando il nostro precedente e temendo un secondo round ma non parve avere quella intenzione. Tirò fuori dalla tasca il suo cellulare, non mi ero reso conto che gli stesse vibrando. Mi gettò un altra occhiata e rispose davanti a me, fregandosene che stesse avendo una conversazione. “Dimmi” cominciò a dire senza alcun saluto, chi era il suo interlocutore? “Oggi pomeriggio? Vedi sono un pò stanco, e vorrei farmi una doccia prima, se possiamo fare stasera sarebbe meglio. Ok a dopo.” Riattaccò riponendo via l’oggetto. “Ci vediamo mio caro omofobo”.
“Aspetta! Chi era al telefono?”
Hayato non capì quella mia improvvisa domanda “E a te che importa chi era?” mi fissò molto confuso.
Non aveva senso che mi stessi comportando in quel modo, non stavo più pensando razionalmente, ero troppo agitato per qualcosa che non riuscivo a spiegarmi e fu in quel momento che feci il più grande sbaglio della mia vita, per la seconda volta.
“Era un ragazzo vero? L'ennesimo e causerai ancora più pettegolezzi!”
“Sì era un amico, quindi?”
Deglutii a fatica, “Smettila di andartene a spasso con cani e porci come una puttana, se vuoi sperimentare questa cosa fallo con un tuo amico, esci con qualcuno di più vicino così potrai toglierti sto sfizio.”
“Un amico?” Annuii, almeno così non sarebbero più girate voci. Nessuno lo avrebbe più visto in quel modo se avesse frequentato un amico, non sarebbe più andato vicino a quel quartiere anche se diceva di non esserci mai andato, e facendo così almeno sapevo che non sarebbe andato con persone poco raccomandabili. “Hai ragione, perchè sprecare tempo con estranei e corteggiarli se posso chiedere ad un amico di aiutarmi.”
“Già!”
Hayato poggiò la sua mano sulla mia spalla, si avvicinò a me e mi fissò divertito “Grazie di esserti offerto, caro amico mio.”
....
....
“Io?” Hayato annuì sorridente.
“Ma io sono un maschio.” Annuì di nuovo.
“E sono tuo amico?” annuì di nuovo, “CHE DIAVOLO VAI DICENDO IMBECILLE!?”
Feci per dargli un pugno ma Hayato lo parò rapido bloccandomi il braccio, lo fece delicatamente e con l’altra mano mi cinse il fianco stringendomi a lui. “C’è chi pagherebbe per uscire con me” sfoderò un sorriso da vero principe poi però si fece buio, diventando terrificante “o mi sbaglio?”
“Non voglio frequentarti!”
Mi lasciò andare spingendomi via “Oh nemmeno io, sei l’ultimo che guarderei francamente.” Mostrò delusione mista a repulsione nel guardarmi. Non poteva fare sul serio.
“Va al diavolo!” e stavolta feci davvero per andarmene, mi ero stancato di star a sentire le sue stupidaggini. Faceva così solo perché aveva così tante ragazze che gli andavano dietro che non sapeva più dove mettere le mani, era nauseato da quell’abbondanza, era palese ma non doveva permettersi di prendersi gioco delle altre persone, o di chi realmente aveva questi gusti.
Cosa fosse successo in biblioteca era ancora un mistero per me, e aveva tutta la testa in confusione cercando di riassumere la cosa e di trovargli una spiegazione logica, ma non c’era. Tuttavia, e mi fermai notando la cosa, non era semplicemente la mia testa a essere sottosopra quanto piuttosto il mio cuore che non smetteva di battere sempre di più forte. Portai una mano contro il petto per ascoltarlo meglio, cercando una spiegazione razionale anche a quello. Hayato non mi aveva spaventato, allora perché il mio corpo aveva una simile reazione.
  
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