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Autore: ChiaraBJ    03/02/2017    3 recensioni
Semir e Ben sono tornati ad essere colleghi, dopo l’ultima disavventura che li ha visti ‘uno contro l’altro’. Ben sembra aver anche trovato il vero amore, ma qualcosa di drammatico ed inaspettato sconvolgerà nuovamente le vite dei nostri due protagonisti. E ancora una volta Semir sarà chiamato a salvare il suo giovane socio da un pericoloso individuo che tenterà in ogni modo di eliminarlo.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile, la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Addio…arrivederci…

Il giorno dopo Semir si recò all’obitorio.
Odiava quel posto, odiava il pungente odore di disinfettante di cui erano impregnate le stanze e che si diffondeva per i corridoi, odiava i tristi ricordi legati a quelle fredde e lugubri pareti.
In quel posto aveva dovuto identificare amici e colleghi.
Si ritrovò davanti a una porta aperta, e inevitabilmente il suo sguardo fu catturato dal tavolo metallico presente al centro della stanza.
Il tavolo era sgombro, ma lui vi immaginò sopra il corpo senza vita di Tom.
In quella stessa stanza  aveva dovuto identificare il cadavere del suo socio.
Sospirando profondamente si addentrò lungo il corridoio, fino a che non giunse nei pressi di un’altra stanza, sulla soglia del laboratorio dove si svolgevano le autopsie trovò la dottoressa Brenner.
“Ciao Milly” esordì triste il piccolo ispettore.
La donna lo salutò con un leggero cenno del capo, aveva gli occhi lucidi.
“Non ho avuto il coraggio di mandarlo via, l’ha vegliata tutta la notte, dovresti vedere il suo volto…è sfigurato, sicuramente ha pianto tutta la notte” la dottoressa si riferiva a Ben, che incurante dei consigli di tutti aveva voluto stare con la moglie fino a quando avesse avuto la possibilità di farlo. Non aveva voluto la compagnia di nessuno, né di suo padre, né della sorella, né di Semir, nemmeno quella di Livyana che aveva passato la notte a casa Gerkhan.
La piccola aveva pianto tutta la notte fino a che stremata si era addormentata tra le braccia di Andrea.
I coniugi Kladden invece erano stati ospitati a villa Jager, Konrad aveva anche chiamato il medico di famiglia, la madre di Elise dopo aver appreso della morte della figlia aveva avuto un malore.

Ben se ne stava immobile davanti al corpo di Elise.
Le mani in tasca, la cravatta con il nodo allentato, la giacca per terra.
Non aveva mai staccato un attimo gli occhi dal volto di colei che per una manciata di ore era stata sua moglie.
Sembrava che dormisse, ma lui sapeva che non era così. Elise non si sarebbe più svegliata, non gli avrebbe più sorriso, non lo avrebbe più abbracciato, baciato, tra loro non ci sarebbe più stato niente di niente.
Era così assorto che si accorse di Semir solo quando l’amico gli mise affettuosamente una mano sopra la spalla.
“La dottoressa Brenner…non ha ancora…” Ben volutamente non finì la frase, sapeva benissimo che il suo socio avrebbe capito a cosa si stava riferendo.
“Sì Milly non ha voluto che tu la vedessi…” e stavolta fu lui a non continuare la frase.
Semir aspettò qualche secondo come in apnea, Ben sicuramente avrebbe rimarcato il fatto del considerarsi maledetto, invece quello che uscì dalla bocca del ragazzo lo spiazzò completamente.
“Semir, promettimi che troverai il bastardo che ha fatto questo, devi giurarmelo” la voce quasi implorante, lo sguardo che non si scollò un attimo dal corpo di Elise.
Semir restò di stucco, aveva sentito bene?
Il ragazzo gli aveva volutamente detto ‘troverai’, non ‘troveremo’.

Sapeva che quello non era né il luogo, né tanto meno il momento giusto per chiedergli una cosa del genere, ma la frase gli uscì spontanea.
“Hai detto troverai? Ben non avrai mica intenzione di dare le dimissioni?” Il piccolo ispettore aveva pronunciato quell’ultima parola quasi in apnea, l’idea di non far più coppia con Ben per lui era inconcepibile.
Troppo vivo ancora il ricordo di Tom Kranich che rimasto senza compagna lasciava il distretto gettando il tesserino in mezzo al parcheggio della CID.
“Per ora no, ma potrei pensarci su” replicò senza distogliere lo sguardo dal tavolo “Comunque se anche decidessi di restare in polizia la Kruger mi vieterebbe di indagare, troppo coinvolto, forse nemmeno tu potrai seguire l’indagine. Potrebbe essere affidata, anzi sicuramente verrà affidata alla omicidi. Senti…me ne andrò per un po’, voglio restare solo”
Ben parlava piano, quasi sottovoce, era calmo, tranquillo, sapeva quello che diceva soppesando ogni singola parola.
“E a Livyana non pensi?” il piccolo socio aveva paura che il ragazzo potesse fare qualche sciocchezza.
“Livyana starà meglio con voi, che con me…” il tono era sempre piatto, nessuna inflessione nel timbro della voce da far trasparire qualche emozione.
“Ben” tentò Semir mal digerendo l’idea che il ragazzo stesse da solo “Livyana ha bisogno di te…non puoi lasciarla sola, è sconvolta, disperata quanto te, sono sicuro che avete bisogno l’uno dell’altra”
“Ci penserò” e con questo Ben troncò ogni replica.

Nella stanza calò di nuovo il silenzio, con Ben che aveva sempre lo sguardo fisso sul corpo della giovane moglie.
Semir ebbe quasi paura del Ben che aveva a fianco.
Era così diverso dal ragazzo che aveva imparato a conoscere negli anni, una volta avrebbe fatto subito l’impossibile per trovare l’assassino di Elise fregandosene di regole, competenze e giurisdizioni, invece quello che aveva vicino in quel momento era un Ben remissivo…troppo…e in cuor suo si chiese cosa veramente avesse in mente il ragazzo.
“Chiederò a Livyana di tenerlo d’occhio…” si ritrovò a pensare “Se non posso farlo io…”
 
Nell’attesa del giorno in cui si sarebbero svolte le esequie di Elise Semir aveva chiesto a Ben se volesse trascorrere qualche giorno a casa sua, ma il ragazzo aveva gentilmente declinato l’offerta.
Unica consolazione era che non sarebbe stato da solo nel lussuoso ed enorme appartamento, con lui c’era Livyana.
La ragazzina aveva cercato più volte di parlargli, di confortarlo, di intavolare un qualcosa che somigliasse anche lontanamente ad un discorso, ma Ben era diventato lo spettro di se stesso e in casa regnava sempre un silenzio irreale.
Ogni tanto Semir li chiamava al telefono per sincerarsi delle condizioni dei due.
Ben in quei giorni non volle vedere nessuno,  e a rispondere alle chiamate di amici o parenti era sempre la ragazzina, diventata ora a tutti gli effetti l’unica persona che Ben voleva accanto.

Una settimana dopo la morte di Elise si celebrò il funerale.
La cerimonia si svolse all’aperto nel piccolo cimitero di un paesino vicino a Colonia dove proveniva la famiglia di Elise.
Attorno alla bara i genitori, i fratelli della ragazza, Ben che teneva per mano Livyana, dietro di loro parenti, amici e colleghi.
Semir stava di fronte al suo socio e più lo guardava, più gli faceva paura; aveva lo sguardo assente, nessuna lacrima, sembrava che  in quel momento fosse privo di qualsiasi emozione.
Spostò poi lo sguardo sui parenti più prossimi di Elise, su Livyana, i loro volti invece erano sfigurati, rigati dalle lacrime.
“Cenere alla cenere” il prete stava per concludere la cerimonia.
Inevitabile fu l’incedere triste di tutti gli amici e colleghi che come in una sorta di processione salutarono i genitori e colui che per una manciata di ore era stato il marito di Elise, poi tutto finì.
Tutti i presenti alle esequie andarono via, il piccolo cimitero ricadde nel silenzio, interrotto ogni tanto dal cinguettio di alcuni uccellini.

Anche l’uomo che aveva posto fine alla vita di Elise lasciò il cimitero poco prima che la cerimonia in suffragio terminasse, aveva assistito da lontano alle esequie.
Più volte era stato tentato di ritornare alla sua auto, prendere il fucile e cercare di eliminare una volta per tutte quel maledetto sbirro dell’autostradale.
Purtroppo il luogo non era molto favorevole per attuare la sua vendetta, non vedeva nessuna via di fuga, troppi poliziotti che molto probabilmente lo avrebbero visto sparare e quindi arrestato.
Oltretutto aveva bisogno del suo inseparabile treppiede avendo uno dei due arti che ogni tanto veniva scosso da piccoli tremolii a causa della malattia che inesorabilmente lo stava portando verso la tomba.
 
“Semir vieni?” Andrea chiamò a bassa voce il marito.
“Senti…vorrei…vorrei tentare di scambiare due parole con Ben” farfugliò Semir.
“Tranquillo io vado a casa con le bambine, tu resta pure…e poi Livyana…meglio che non aspetti Ben da sola” rispose comprensiva la donna vedendo che Ben si era soffermato davanti alla lapide della moglie, mentre la ragazzina se ne stava in attesa a qualche metro da lui.
“Come stai Livyana?” chiese Semir avvicinandosi.
“Insomma…starei meglio se lui…” e con un gesto della mano indicò il suo giovane amico.
“A casa come va?” la incalzò.
“Beh se almeno non fosse estate andrei a scuola, le giornate sono interminabili, lui non parla mai, se gli chiedo qualcosa, neanche si prende la briga di ascoltarmi, di rispondermi. Poi stamattina mentre ci preparavamo per venire qui se ne è uscito con quella solita solfa dell’essere maledetto”
“Livyana devi capire…” cercò di giustificarlo Semir, ma la ragazzina lo interruppe bruscamente.
“Certo, ma lui deve capire che se ha perso la donna della sua vita, io colei che ormai consideravo una mamma. Siamo restati di nuovo soli, ma dobbiamo cercare di andare avanti, insieme” sbottò Livyana.
“Gli hai detto così?” Semir era basito.
“Sì e allora mi sono infuriata ancora di più perché ha cominciato con i se…” la ragazzina parlava piano, non voleva che Ben la sentisse, ma ora aveva di nuovo le lacrime agli occhi “Cosa dovrei dire io?” continuò imperterrita “Se non avessi conosciuto Ben, se lui non mi avesse cercato quando sono stata rapita, se non avessi perso i genitori, se lui non mi avesse presa con lui, se non avesse conosciuto Elise attraverso me…se, se, se …insomma la vita non è tutta un se…e con i ‘se’ e i ‘ma’ non si va da nessuna parte”
Semir era scioccato, ma in parte capiva la ragazzina, non doveva essere stato facile in quei giorni vivere in casa con Ben.
“Scusa zio, non volevo essere maleducata” si scusò Livyana notando lo sguardo decisamente accigliato di Semir “Elise mi manca molto e sostituirla…”
“Andrea mi ha raccontato che mentre Ben organizzava le esequie a casa nostra hai fatto la conoscenza della nuova psicologa che ti seguirà…” continuò Semir, ma venne interrotto.
“Sì…chiamala psicologa…è una megera!” sbottò la ragazzina, e con un gesto quasi brusco si asciugò le lacrime.
“Capisco che…” Semir si morse la lingua, aveva senza rendersene conto fatto una considerazione davvero stupida e Livyana ora gli stava rispondendo di nuovo con un tono decisamente arrabbiato.
“Elise era diversa, era dolce, carina…in una sola parola era magnifica”
“Posso capirti, ma adesso penso che tutte al suo confronto…” tentò di difenderla Semir.
“No guarda, questa è veramente una megera” puntualizzò Livyana.
Semir però non se la sentì di rimproverarla, effettivamente Elise era davvero una persona stupenda, anche lui che l’aveva conosciuta l’aveva trovata speciale e non solo perché era riuscita a portare all’altare il suo socio.

I due stavano ancora conversando, quando Ben si avvicinò.
Il piccolo ispettore notò subito che il ragazzo si rigirava la fede al dito, ma i suoi occhi non erano lucidi, Semir pensò per un attimo che il ragazzo avesse esaurito tutte le lacrime ammesso che la cosa potesse essere possibile.
“Grazie Semir, per esserci stato, per…” Ben lasciò la frase a metà, mentre prendeva per mano Livyana.
“Sai che ci sono sempre per voi” rispose comprensivo il piccolo ispettore.
“Ho deciso di trascorrere un po’ di giorni nella casa in montagna di mio padre…io e Livyana. Ci farà bene fare delle passeggiate, andare a pesca, fare qualche escursione” il tono sempre piatto, a Semir vennero quasi i brividi.
“Ben sei sicuro…non so vuoi che chieda ad Andrea, le piccole…magari tua sorella o Helga…”
L’idea che Ben restasse da solo con Livyana gli piaceva da una parte, ma lo preoccupava dall’altra.
“So cosa stai pensando” e dopo tanto tempo un piccolo sorriso apparve sul volto del giovane.
“Non preoccuparti, non ho intenzione di fare nulla di cui tu ti debba preoccupare o pentirti di averci lasciati soli. Ci vediamo amico” e con affetto lo abbracciò.
“Andiamo Livyana” disse allontanandosi con la ragazzina per mano.
Semir restò come imbambolato per alcuni minuti in mezzo al piccolo cimitero.
Ben lo aveva salutato con un ‘ci vediamo amico’, non ‘ci vediamo socio’.
In quel momento Semir non sapeva cosa fare, né cosa pensare.
“Il tempo aggiusta tutte le cose” pensò, sperando che quel detto valesse anche per il suo socio, anche se lui era il primo a considerarlo un proverbio insulso.
 
 Angolino musicale A volte mi viene spontaneo paragonare Ben a Conner MacLeod , meglio conosciuto come ‘Highlander - l’ultimo immortale’ tanto per cambiare anche lui vedovo, ma per questioni di…età, se qualcuno ricorda il film questa è una canzone tratta dalla sua stupenda colonna sonora…
QueenWho Wants To Live Forever’ (Chi Vuol Vivere Per Sempre)
Per ascoltarla  https://www.youtube.com/watch?v=_Jtpf8N5IDE
Non c’è tempo per noi Non c’è spazio per noi Cos’è che costruisce i nostri sogni, eppure ora scorre via Chi vuol vivere per sempre Chi vuol vivere per sempre? Non abbiamo scelta Il nostro destino è già stato deciso Questo mondo ha un solo dolce momento messo da parte per noi Chi vuol vivere per sempre Chi vuol vivere per sempre? Chi desidera amare per sempre?… Quando l’amore deve morire Ma tocca le mie lacrime con le tue labbra, Tocca il mio mondo con la punta delle tue dita E potremo avere per sempre E potremo amare per sempre L’eternità è il nostro presente
Chi vuol vivere per sempre Chi vuol vivere per sempre? L’eternità è il nostro presente Ma chi aspetta in eterno?
 
  
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