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Autore: Altair13Sirio    04/02/2017    2 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Riley era seduta in mezzo alle sedie di Andy, Abigail e Alexandra, in una stanza dalle pareti bianche e una grande finestra al lato su cui si infrangevano le numerose goccioline di pioggia di quella sera; al centro della stanza pendeva dal soffitto un lampadario che emanava una forte luce bianca, e a un angolo c’era una scrivania rivolta verso l’interno della stanza con sopra il monitor di un computer dall’aria antiquata. Dall’altro lato c’erano dei grandi scaffali, librerie e credenze piene di rapporti e cartelle della polizia, in cui forse compariva anche il nome di Riley.
La ragazza era nervosa, esausta, ma anche euforica per il suo salvataggio inaspettato; doveva davvero la vita a quelle persone che si definivano suoi “amici”. E in fondo era così, erano amici proprio perché nessun altro avrebbe preso così tanti rischi per riportarla indietro.
Dalla porta entrò un ragazzo dai capelli verdi, sospirò rilassandosi quando ebbe chiuso la porta alle sue spalle. << I genitori di Riley stanno per arrivare. Non sapevano niente, ancora… >> Spiegò Duncan avanzando verso il gruppetto di ragazzini seduti. Lui era l’unico adulto lì in mezzo, perciò sentiva di avere qualche compito speciale per evitare che Riley facesse qualche altra pazzia, anche se ormai sembrava essersi rassegnata.
<< Quindi quella storia che eri scappata di casa… E’ tutto vero? >> Chiese Abigail senza preoccuparsi di ficcanasare troppo nella vita privata di Riley; in fondo tutti ormai sapevano la verità e la ragazza non aveva alcun motivo di trattenersi ancora dal parlare, e nemmeno di mostrarsi infastidita o contrariata quando qualcuno le rivolgeva domande del genere.
Riley si dondolò un po’ sulla sedia con un cipiglio sereno sulla fronte. << Sì, sono scappata di casa perché non mi piaceva San Francisco. >>
<< Che cos’aveva di male? Io pagherei per poter andare a San Francisco! >> Commentò Alex girando lo sguardo verso la propria mano sinistra e sbattendola piano sul bordo della sua sedia.
Riley sorrise debolmente verso la amica, mentre Andy e Abigail alla sua destra tendevano le orecchie in attesa di sentire il resto. << Non mi sentivo a casa. >> Rispose con calma tornando a guardare davanti a sé. C’era Duncan lì, e la squadrava da capo a piedi con sguardo di rimprovero e mani piantate nei fianchi. << Che c’è? >> Chiese quasi stanca di quella sua asprezza nei suoi confronti.
Duncan piegò la schiena in avanti per avvicinarsi di più a lei e allo stesso tempo sembrare più arrabbiato. << Sei stata un’incosciente! Hai mentito a me, a loro, e hai anche cercato di scappare un’altra volta! >>
<< Dobbiamo ancora parlarne? >> Chiese esausta la ragazza, pensando di averne avuto abbastanza di rimproveri. Ma più lei rispondeva così e più il ragazzo sembrava inasprirsi, pensando che non avesse ancora imparato la lezione.
<< Guarda in che casino ci hai cacciati! >> Esclamò allargando di scatto le braccia per farle vedere dove si trovavano.
<< Sei stato tu a voler collaborare con gli sbirri. >> Rispose con saccenza la ragazza mettendosi comoda sulla sua sedia e ghignando leggermente.
Duncan non colse l’ironia nella sua voce e ribatté ancora più infastidito:<< Mi avevi detto che i tuoi ti picchiavano! >>
Quelle parole rimasero in quella stanza per alcuni secondi, giusto il tempo di riverberare per bene dentro la testa di Riley; poi uscirono e la ragazza sembrò cambiare completamente tono. << Hai ragione. Mi spiace… >> Mormorò tenendo lo sguardo basso. << Inizialmente credevo di poter vivere spensieratamente da sola, libera e lontana da quel posto che odiavo. Poi però ho capito di aver fatto un errore, però non ho voluto accettarlo, e ho continuato ad andare avanti… >>
Duncan si passò una mano dietro il collo alzando la testa e sospirando. << Sì, è nella tua natura fare così… Ma perché non mi hai mai detto niente? >> Chiese tornando a guardarla negli occhi. << Forse, se mi avessi raccontato tutto, avrei potuto anche aiutarti… Chissà che non potessi trovare un accordo con i tuoi genitori! >>
Riley rise debolmente, mostrando di non credere assolutamente in ciò che diceva quel ragazzo. << Già… Una undicenne a spasso per il continente che cerca di trovare un accordo con i suoi per fare un viaggio di oltre tremila chilometri e andare a stare nel suo paese natale. Geniale! >>
<< Avresti potuto almeno parlarne con loro, invece di fare di testa tua e scappare di casa! >> Le rinfacciò con calma Duncan. << Ma tu fai sempre di testa tua, no? >>
Riley rispose con un grugnito. Era vero, ma non voleva ammetterlo. Era strano come adesso la parte orgogliosa di lei si stesse ripresentando; era tornata sfrontata, scontrosa, saccente come prima, nonostante sapesse di essere nel torto e avesse già chiesto scusa più volte… Che cosa voleva?
La ragazza abbassò di nuovo lo sguardo sbuffando. << A parte gli scherzi… >> Mormorò stanca. << Sono felice che siate tornati. >>
Alex si guardò intorno spaesata e cercò di tirare su di morale la amica. << Bé, è naturale… Lo avremmo fatto in ogni caso. >>
<< Però, quando avete saputo di tutte quelle bugie che vi avevo rifilato, non avreste voluto lasciarmi nei miei guai? >> Mormorò tristemente, pensando che se non fossero stati così buoni, a quell’ora nessuno avrebbe più saputo niente di lei.
Abigail si mosse sulla sua sedia e assunse una posizione più composta, schiena eretta e sguardo basso. << Quando ho sentito come avevi trattato Andy e gli altri per andartene, ho creduto che non potessi essere la stessa ragazza con cui avevamo condiviso tanti bei ricordi… Una persona buona non può sparire completamente, anche se fuori decide di non mostrare più il proprio cuore a nessun altro. E tu lo hai mostrato a noi tante volte, Riley… >> La ragazzina più piccola si sporse dalla sua sedia per allungare la mano e metterla sua quella inerte di Riley, passando il braccio davanti ad Andy accanto a lei. << Non potevamo non venire. >>
Riley fissò con occhi spenti la mano di Abigail, le nocche pallide e screpolate per il freddo e l’acqua che aveva preso quella sera per andare a cercarla, poi alzò lo sguardo e incontrò gli occhi fiduciosi e profondi dell’amica. Sorrise:<< E questa dove l’hai letta, sulle scatole di cereali? >>
Tutti quanti si misero a ridere, chi in modo più sguaiato e chi più sommessamente, mentre Abbie ritirava subito la mano con fare risentito e diceva sbattendo le mani sulle ginocchia:<< Oh, andiamo! Smettila con questa storia, è vero quello che dico! >>
Riley, assieme a Lizzie ed Alex, prendeva spesso in giro la più piccola del gruppo per quella sua abitudine di leggere sempre le frasi che trovava scritte la mattina sulle scatole dei cereali per il latte. Inizialmente avevano preso quell’abitudine per scherzare e richiamare quel particolare in momenti specifici della giornata, ma dopo un po’ quello era diventato un vero e proprio tormentone!
Riley sembrò quasi sforzarsi di ridere, volendo andare avanti con quella sceneggiata, ma alla fine si fermò quando Abigail le ebbe urlato contro di nuovo. Si mise a fissare il soffitto con sguardo sereno, poggiando la schiena e il collo allo schienale della sedia. << Grazie, ragazzi. Non me lo meritavo, ma voi siete venuti lo stesso… >>
A un certo punto si accorse di qualcosa: quel ragionamento andava bene per Abigail, Alex e Duncan, ma lì era stata un’altra persona a mobilitare tutti quanti, e si trattava della persona che Riley aveva trattato peggio di tutti. Andy non aveva detto una parola da quando erano arrivati, si era limitato a sedersi accanto a Riley e a guardarla mentre parlava con gli altri o si riposava, finalmente salva dallo scagnozzo di Bad Dog.
<< Ma… >> Mormorò strofinandosi piano le mani. Alzò lo sguardo verso il ragazzo accanto a sé e lo guardò con sguardo di sfida. << Tu non avevi alcun motivo per tornare. Perché sei venuto a cercarmi? >>
Il ragazzo fu sorpreso da quella domanda, tanto da dover chiedere a Riley se fosse veramente necessario saperlo. Lei annuì in silenzio senza lasciare alcuna alternativa a Andy. << Potremmo dire che… Non volevo che succedesse qualcosa a te. >> Sospirò dondolandosi in avanti sulla sedia. << Mi ero affezionato… >>
Riley avrebbe riso; la vecchia Riley lo avrebbe fatto… All'affermazione del ragazzo però, invece rimase a guardarlo con occhi sgranati, confusi, chiedendosi per quale motivo stesse dicendo quelle cose. Poteva capire quel suo comportamento se lei non avesse tentato di ingannarlo mentendogli e dicendogli in faccia di essere un vigliacco; ma Riley aveva fatto di tutto per farsi odiare, facendo patire le pene dell'inferno a quel ragazzo e portandoselo ovunque in città, facendogli provare pericoli mai provati prima e regalandogli praticamente un'avventura terrificante che sicuramente non avrebbe mai voluto ripetere, la prima e l'ultima volta che nella sua vita si spingeva così tanto sul baratro che separava le regole e l'anarchia…
<< Oh… >> Mormorò arrossendo, abbassando subito la testa per non mostrare il suo rossore. Proprio per quello: perché lei gli aveva regalato una avventura pazzesca, unica, che avrebbe portato sempre nel cuore per tutti i suoi lati positivi quanto per quelli negativi.
<< Che c'è? >> Chiese Andy cercando di intercettare lo sguardo della ragazza.
<< Non è niente. >> Rispose lei alzando una mano per cercare di allontanare il viso di Andy da sé, ma il ragazzo evitò il suo movimento e infilò la testa proprio sotto alla mano che copriva parte del viso della ragazza. La guardò con aria persa, come se non riuscisse a cogliere il motivo di tanto imbarazzo. Vedendo quel suo sguardo, Riley non poté trattenere un largo sorriso.
La ragazza abbassò la mano che le copriva il volto mentre alzò quella che aveva mosso per fermare Andy; prese il viso del ragazzo tra le sue mani e poggiò la fronte alla sua. << Grazie, Andy. >> Mormorò sorridendo grata al ragazzo, che ancora un po' perplesso si lasciò andare a un sorriso rilassato.
<< Non c'è di che! >> Rispose lui facendo lo stesso che aveva fatto Riley e prendendo la testa della ragazza tra le sue mani. Rimasero qualche secondo in quella posizione a guardarsi negli occhi, poi un gemito di Duncan che si schiariva la voce, qualche colpo di tosse di Abbie ed Alex, e le loro fronti furono di nuovo separate. Sembrava che non ci fosse stato niente in quegli ultimi giorni, che fossero solo due vecchi amici che riuscivano a trovarsi perfettamente in sintonia in qualsiasi situazione.
Riley rivolse un ultimo sorriso – forse uno scatto automatico delle labbra – a Andy prima di rivolgersi al ragazzo più grande, in piedi di fronte a loro. << E Lizzie come sta? >>
Il ragazzo sembrò quasi sorpreso dal ricevere quella domanda. << L'hanno portata al pronto soccorso, ma è solo per un accertamento. Se la caverà. >>
Abbie prese la parola dopo che Duncan ebbe finito. << Non riesco ancora a credere che lei ti abbia venduta a quella gente… >> Mormorò abbassando lo sguardo con tristezza negli occhi. Riley era stata spiazzata quanto lei quando lo aveva saputo, ma le rivolse un'espressione poco segnata in quel momento e sembrò voler giustificare la ragazzina dai capelli viola.
<< Era spaventata. Non solo, credo anche che più di chiunque altro si fosse resa conto che c'era qualcosa che non andava in me, e questo non le piaceva. Le piaceva così poco che era arrivata a odiarmi per essere diventata quella che ero… >> Spiegò con voce pensierosa mentre gli altri la fissavano per avere altre informazioni. << Voleva che le cose tornassero come tre anni fa, quando eravamo tutte trasgressive, spregiudicate e indifferenti da tutto quello che ci capitava. Voleva che io tornassi ad essere quella "guida" fantastica che avevo smesso di essere da un po' di tempo, e per questo lei ha tentato di prendere il mio posto sfidandomi in continuazione, trattandomi male il più delle volte. >>
Abigail e Alexandra erano le più assorte nel discorso, quando Riley parlava di quello, essendo le più vicine all'oggetto della spiegazione di Riley e potendo avere un'idea migliore di quella di Duncan e Andy su quello che era accaduto nella mente della loro amica.
<< Credo che facendomi rapire sperasse di dimostrare a sé stessa di essere pronta a fare un… Salto e crescere. Ma invece non ha voluto andare fino in fondo, perché i ricordi erano troppo pesanti da portare con sé… >>
Sentire Riley che si inoltrava in discorsi così profondi e complessi stava facendo venire ad Andy il dubbio che quella che avevano recuperato non fosse la vera Riley; era davvero strano scoprire anche quella parte più calma e riflessiva della ragazza, che sembrava essere nata dopo la sua disavventura di quella sera.
Duncan prese la parola e allungò una mano verso Riley porgendole qualcosa:<< A proposito di ricordi… Tieni. >> La macchina fotografica grigia con sopra la striscia di carta gommata che diceva "Riley" era ancora là, ancora intera e funzionante per portare con sé i ricordi più importanti della ragazza e crearne di nuovi da ricordare.
Riley la accettò senza nemmeno capire subito cosa fosse. Quando posò gli occhi sulla fotocamera nelle sue mani, gli occhi completamente aperti e pieni di dubbi della ragazza si trasformarono fino a riempirsi di tristezza e dispiacere. << Sono stata una stupida… >> Mormorò con voce rotta da un pianto imminente. << Me ne volevo andare via, volevo dimenticare tutto, pur avendo questo… Pur avendo voi! >>
Andy le rivolse un sorriso incoraggiante mentre Abigail e Alexandra la abbracciavano e Duncan raddrizzava la schiena guardandola con soddisfazione. Dovevano darle forza, aiutarla, per farle capire che non era da sola, che poteva contare sui suoi amici; e ognuno a modo suo lo fece.
<< Scu… Scusatemi… >> Piagnucolò mentre la sua faccia diventava rapidamente paonazza e le lacrime ricominciavano a scorrere lungo le sue guance, bagnandole la pelle e facendola brillare alla luce.
A quell'abbraccio fornitole da Abigail e Alexandra, si aggiunse anche quello di Andy ancora seduto accanto a lei, mentre Duncan piegò le ginocchia e si abbassò alla sua altezza per guardarla alla pari. Non le disse niente, sorrise soltanto. E quel sorriso bastò, fu abbastanza per far sentire meglio Riley e farle capire di non aver bisogno di mentire e fare cose cattive per avere degli amici, per avere una spalla su cui piangere di tanto in tanto. Dimostrò la propria gratitudine a quei suoi amici quando cercò di allargare le braccia per stringerli forte a sé; non ci riuscì e alla fine si ritrovò a sghignazzare piangendo mentre anche gli altri si lasciavano andare a dei sorrisetti divertiti.
Duncan ebbe un'idea inaspettata e strappò la fotocamera dalle mani di Riley: la accese rapidamente e dopo essersi messo accanto a Riley e agli altri puntò l'obiettivo verso di sé. Sorrise dolcemente, mostrando anche tutta la sua stanchezza ma anche il sollievo che aveva provato quando aveva capito che Riley era al sicuro; assieme a lui sorrise anche Alex, che lasciò una mano a cingere le spalle di Riley mentre con il viso si avvicinava a Duncan; e anche Abbie sorrise, ammiccando con dolcezza mentre si stringeva a Andy e Riley e schiacciava una guancia sotto al viso della sua amica; Andy reagì in ritardo e il suo sorriso fu colto quasi di sfuggita, mentre accanto a lui Riley continuava a piangere pur tentando di sorridere in qualche modo.
Dopo che la macchina ebbe scattato la foto, Duncan ruotò la fotocamera per guardare sullo schermo l'immagine che ne sarebbe uscita fuori; tutti quanti trattennero il respiro per un attimo fino a che non ebbero visto la foto, per poi esplodere in esultanze e parole di conforto verso quella Riley che si era aperta così tanto, aprendo il proprio cuore a coloro che considerava i migliori amici che avesse mai avuto.
<< Questa farai meglio a tenerla sempre con te, d'ora in poi! >> Disse Duncan scompigliandole i capelli mentre le restituiva la macchina fotografica. Riley non si curò nemmeno di sistemarsi i ciuffi biondi che le coprirono la vista e abbassò lo sguardo sulla fotocamera ancora piangente: la foto era meravigliosa, non credeva di aver mai provato tanta emozione nel guardare una foto di sé e dei suoi amici. Forse perché fino a quel momento non li aveva mai considerati veri e propri "amici" ma delle "comparse" che, così come erano entrate nella sua vita, sarebbero scomparse improvvisamente.
<< Grazie, ragazzi… >> Mormorò Riley senza riuscire a fermare le lacrime. << Vi voglio bene! >> Disse mentre Abigail e Alexandra la riempivano di baci affettuosi sulle guance per farla stare meglio.
Mentre stavano ancora consolando Riley, dalla porta della stanza arrivarono un paio di colpi leggeri che però attirarono l'attenzione di tutti i presenti. Dopo essersi voltati tutti a guardare la porta, questa si aprì mostrando un agente in divisa non troppo alto, dalla pelle olivastra che li squadrò uno ad uno. << I signori Andersen sono arrivati. >> Disse facendo un leggero cenno a Duncan.
Il ragazzo dai capelli verdi comprese tutto e annuì in risposta. << Andiamo, ragazze… >> Disse facendo segno ad Abbie ed Alex di seguirlo.
Alex annuì e si alzò senza dire nulla, mentre invece Abbie diede un ultimo saluto all'amica più grande – che si era asciugata rapidamente le lacrime con una manica. << Buona fortuna, Riley! >> Le disse stringendole con forza una mano tra le sue.
Ma la ragazza fu presa alla sprovvista da quell'improvviso allontanamento dei suoi amici. << Ehi… Dove andate? >> Chiese con sguardo perso e voce a malapena udibile.
<< Andrà tutto bene, Ry! >> Le disse Alex mentre si avvicinava a Duncan, che teneva la porta aperta mentre il poliziotto aspettava fuori. Abigail la salutò con la mano un'ultima volta, prima di raggiungere gli altri due amici.
<< Forza, Andy! >> Chiamò Duncan quando capì che il ragazzino non si sarebbe alzato dalla sedia. Quello reagì quasi in ritardo, spaesato e si alzò balbettando una risposta confusa.
<< Aspetta…! >> Riley gli afferrò una mano e lo costrinse a voltarsi. Andy, con il corpo sbilanciato indietro, si fermò a guardare negli occhi azzurri della ragazza, che a sua volta gli rivolgeva uno sguardo turbato e pieno di paura. << Non te ne andare… Ti prego! >>
Con un filo di voce, Riley fece quella sola richiesta al ragazzo. Non attese nemmeno una risposta, pensando di non meritarsela, e lasciò andare la mano di Andy. Ma il ragazzo non si allontanò da lei quando fu libero; al contrario, tornò ad avvicinarsi a Riley e le accarezzò una guancia:<< Riley… Non potrei mai andarmene! Te l'ho detto prima, no? Sei importante per me. >> Mentre diceva questo, gli occhi di Riley tornarono lucidi e la ragazza fece appello a tutte le sue forze per non rimettersi a piangere.
<< Ho tanta paura, Andy… >> Gli confessò con voce rotta, in procinto di scoppiare di nuovo a piangere.
Andy non capì. << Perché dovresti? >> Chiese sorridendo. << Avresti dovuto avere paura prima, quando eravamo braccati da mezza città e non potevamo muoverci liberamente… Avresti dovuto averne quando ci siamo rifugiati in quella casa abbandonata nel parco, per sfuggire agli scagnozzi di Bad Dog… >> Il ragazzo si inginocchiò di fronte a Riley e la guardò dritto negli occhi. << Abbiamo vissuto così tante avventure assieme, che ormai non dovresti nemmeno pensarle certe cose! >>
Riley cercò di sorridere, ma con il viso contratto a quel modo mentre cercava di trattenere altre lacrime le venne fuori solo una smorfia sforzata. << Ho paura che, dopo tutto questo tempo, possano non volermi più… >>
Le parole della ragazza sembrarono quasi uno scherzo; un test fatto appositamente per vedere come avrebbe risposto Andy. Non poteva pensare veramente una cosa del genere, eppure era così… Assumendo un'espressione seria e rassicurante, Andy smise di fare la voce dolce e guardò Riley con sincerità. << Riley. >> Disse. << I tuoi genitori ti hanno cercata fino ad oggi, per tre anni! Pensi che potrebbero avercela con te, ora che ti hanno ritrovata? Credi davvero che qualcuno che ha patito tante sofferenze per ritrovarti, possa non volerti più con sé? >>
Riley sentì di essere stata nuovamente una stupida a fare una domanda del genere a Andy; il ragazzo le mise un dito sulle labbra per impedirle di parlare ancora e lei non si oppose.
<< I genitori non smetteranno mai di voler bene ai propri figli, per quanto cattivi essi siano. Te ne accorgerai, Riley… >> E detto questo, il ragazzo si rialzò in piedi e abbracciò un'ultima volta Riley, che singhiozzava in silenzio mentre l'unica parte in movimento del suo corpo erano le spalle, scosse da ritmici colpi improvvisi.
La ragazza lasciò che le braccia del ragazzo le cingessero il busto e che lui le facesse sentire il suo calore mentre lei affondava una guancia sulla sua spalla, affidando a lui ogni suo pensiero, ogni sua debolezza, liberandosi definitivamente di quel peso che aveva avuto dal momento in cui aveva dovuto mentirgli.
<< Forza, ragazzo… >> La voce del poliziotto fuori dalla stanza fece uscire da quello stato di trance in cui erano sprofondati i due ragazzi, e Andy lasciò finalmente andare Riley.
<< Ci vediamo presto, Riley. >> Le disse con un sorriso incoraggiante prima di voltarsi e uscire da lì.
Così Riley era di nuovo da sola. Sola nel silenzio della propria vergogna, nel vuoto dei suoi pensieri; ormai non riusciva più a immaginare un modo di cambiare quella situazione, le sembrava incredibile come tutto si fosse aggiustato così rapidamente, come tutte le sue azioni cattive l'avessero infine spinta ad affrontare la dura realtà e a decidere se continuare a seguire quella strada che aveva imboccato tempo addietro oppure voltare pagina e provare a tornare indietro per fare le cose giuste, questa volta. E lei aveva scelto di tornare indietro, di accettare quella corrente in cui aveva cercato di nuotare al contrario fino a quel momento; sembrava quasi che fosse il suo destino, ritornare con i suoi genitori.
Destino. Quella parola usata da Andy l'aveva lasciata perplessa. Sembrava tutto così casuale, così improbabile: aveva incontrato Duncan sul ciglio di una strada, quando passando lui si era fermato ad osservare lo stato pietoso in cui era la ragazzina; dopo essersela portata a casa e averle dato dei vestiti puliti, Duncan le aveva insegnato a rubare e ad assumere un comportamento sfacciato con la gente, ed era stato grazie a queste lezioni impartite dal ragazzo dai capelli verdi che la ragazza si era conquistata l'ammirazione delle ragazze più piccole di lei, in particolare di Lizzie, Abigail e Alexandra, che stranamente erano compagne di classe di Andy, il ragazzo che le avrebbe poi salvato la vita; infine, tutti quanti si erano riuniti per aiutarla un'ultima volta e convincerla a prendere la decisione che aveva tanto temuto fino a quel momento: rivedere i suoi genitori.
Le sfuggì un sorriso, nonostante Riley non sapesse perché stesse sorridendo. Per un attimo si era allontanata da quel luogo e aveva cominciato a viaggiare con la mente… Ma era comprensibile, essendo da sola in una stanza senza alcun tipo di attrazione per lei, in attesa di qualcosa che sembrava tardare molto. Volevano farla schiattare dall'ansia?
A un certo punto la porta si aprì; prima si schiuse piano e con timore, poi un braccio magro la spinse con forza rivelando un uomo alto con dei baffetti scuri sotto al naso e una barbetta incolta che nascondeva un po' la magrezza eccessiva delle guance. Dietro di lui vi era una donna più bassa, i lunghi capelli castani raccolti in una coda disordinata e un paio di occhiali rossi a coprire i suoi grandi occhi scuri. Entrambi erano allibiti quando entrarono nella stanza. Riley aveva la loro stessa espressione, con gli occhi spalancati e la bocca chiusa, incapace di proferire parola.
Tre anni. Erano passati più di tre anni da quando la ragazza aveva lasciato casa senza dire nulla ai suoi ed aveva viaggiato attraverso l'intero paese per ritrovare il posto da cui era venuta. Rivederla dopo tre lunghi anni, passati tra le ricerche che non portavano a nulla e lo sconforto generale che si era fatto vivo dopo i primi mesi, era stato uno shock. La loro bambina era cambiata, era cresciuta. Riuscivano a malapena a riconoscere la loro Riley in quella ragazza magra, piena di borchie e dallo sguardo così profondo… E anche loro erano cambiati, invecchiati e sciupati.
Ci fu un attimo che i due adulti rimasero a fissarla con stupore, senza dire alcuna parola; Riley li guardava allo stesso modo, sperando però che dicessero qualcosa: i loro sguardi su di sé erano troppo pesanti da sopportare. Poi, dopo che il padre di Riley ebbe lasciato andare la porta e questa si fosse richiusa, la donna cominciò ad avanzare piano tendendo una mano verso la figlia.
La mano – che spaventò Riley inizialmente – raggiunse il viso della ragazza e ne seguì il profilo accarezzandola delicatamente; dopo un po' si fermò sulla sua guancia sinistra mentre la donna avvicinava il viso a quello della figlia e i suoi occhi si riempivano di commozione.
<< Riley… >> Sospirò senza voce, lasciando sfuggire un gemito acuto a causa della sua impossibilità a controllare la voce. Le lacrime cominciarono a scorrere copiose sul suo viso, e a quella vista la ragazza non riuscì a trattenersi più e scoppiò a piangere a sua volta.
<< Scusami, mamma… >> Piagnucolò prima di perdere completamente il controllo della voce e abbandonarsi all'abbraccio che la madre le offrì. A vedere quella scena, il padre di Riley non riuscì a trattenersi più e raggiunse la moglie per abbracciare la figlia che avevano perso.
Era di nuovo con loro, adesso. Riley non aveva mai pensato che questo evento sarebbe mai arrivato, ma adesso capiva di averlo sempre desiderato con tutto il cuore. Abbandonò ogni pensiero a un piccolo sospiro che li portò via con sé, e finalmente la ragazza poté sentirsi di nuovo leggera e felice come un tempo, senza più pesi nell'anima e segreti da nascondere…
   
 
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