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Autore: emmegili    04/02/2017    4 recensioni
- Hai intenzione almeno di dirmi come ti chiami o dovrò tirare ad indovinare?
- Hai intenzione di smettere di interrompermi mentre leggo o devo imbavagliarti?
- D’accordo, tirerò ad indovinare.
- D’accordo, mi toccherà imbavagliarti.
- Sei davvero adorabile, te l’hanno mai detto?
- Sei davvero un rompipalle, te l’hanno mai detto?
--
Ma Oliver... Oliver non muove un muscolo, nemmeno gli occhi. Mantiene lo sguardo fisso nel mio, come un salvagente nel mare in tempesta. Ogni volta che sto per affogare, mi aggrappo alla sua sicurezza.
--
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I met a girl
She made me smile
​She made me wait
She crossed the street
She crossed my heart
​She fixed her dress
She bit her lip
She lit me up
​I met a girl woth crazy shoes and baby
blues
​The way she moves is changing my
whole world

I Met A Girl - Sam Hunt

42. - Rachele
 
Scosto la tendina azzurra, cercando di restare comunque nascosta.
La tenue luce del sole delle nove di mattina mi acceca per un secondo. Stretto al mio petto, Blue si dimena.
- Shh. –gli sussurro, scrutando attenta le cinque persone che si organizzano fuori dalla casa, sistemandosi sulla sabbia. Poso gli occhi sulle loro macchine fotografiche e sospiro.
Tre uomini e due donne. Come ci siano arrivati, qui, quei giornalisti, solo loro lo sanno.
Uno degli uomini si volta all’improvviso nella mia direzione ed io, con uno scatto, scivolo sulla parete, fino a sedermi sul pavimento.
Il cuore mi batte all’impazzata. Chiudo gli occhi, cercando la concentrazione, mentre stritolo Blue in un abbraccio, per calmarmi. Lui si divincola e si sistema meglio nel mio grembo.
Mi guarda con occhi umidi e scodinzola.
- Quelli non avranno pietà di noi, Blue. –gli spiego, prendendolo sotto il mento e obbligandolo a guardarmi negli occhi –Devi intervenire. Tira fuori le palle e salvaci. Confidiamo in te, cosa pelosa.
Lui mugola e mi mordicchia il pollice, facendomi il solletico.
Chiudo gli occhi, sospirando. Attiro le ginocchia al petto, facendo fare i salti mortali al cane.
- Ehm. Baby girl?
Alzo lo sguardo, che va a posarsi su un Oliver mezzo addormentato e a petto nudo.
Che spettacolo, di prima mattina.
Lui fa per aggiungere qualcosa.
- Shh! –lo blocco, agitata.
I suoi occhi confusi mi squadrano con attenzione. Con aria assonnata, si massaggia le palpebre. Magari spera di avere le allucinazioni.
Mi rendo conto che sì, rannicchiata così sotto la finestra e con il cane appiccicato addosso, non devo sembrare molto a posto.
- Cosa accidenti stai facendo? –mi domanda, sorridendo divertito. Ha i capelli scompigliati e un’aria adorabile. Fa un passo avanti, nella mia direzione, ma lo stronco prima che dia troppo nell’occhio.
- Stai giù! –sibilo, gesticolando come un’ossessa.
Oliver mi lancia un’occhiata che mi domanda se mi sento bene, poi gattona fino a raggiungermi, sorridendo sotto i baffi.
Con un sospiro si addossa alla parete, accanto a me. Mi guarda con la coda dell’occhio, poi parla, tentando di non scoppiare a ridere.
- Buongiorno anche a te, bellissima. –mi prende il viso tra le mani e posa le sue labbra sulle mie.
Quando si allontana, distende le gambe davanti a sé, stiracchiandole.
Belli, i pantaloni della tuta. Be’, bello tutto.
Mi esamina, in attesa.
- Stiamo giocando ai soldatini?
Sbuffo, guardandolo male.
- Insomma, Oliver. Io cerco di salvarti la vita e tu mi chiedi se stiamo giocando ai soldatini? –soffio esasperata.
Mi osserva esilarato.
- Salvarmi la vita? –sussurra. Sono sicura che se usasse un tono normale, probabilmente si metterebbe a ridere senza più smettere.
Annuisco con enfasi, accarezzando Blue dietro le orecchie. Lui allunga una mano e scompiglia il pelo del cane, fissandomi.
- Okay, qualcosa ti ha dato alla testa. –decide risoluto.
- Sì, tu. –ribatto mielosa, guardandolo sbattendo le palpebre.
- Oh, quanto sei tenera. –sospira dolcemente, carezzandomi una guancia.
- Lo so. –affermo, fiera. Oliver allontana la mano e fa un sospiro teatrale.
- Rovini sempre tutto! –esclama sofferente.
Rido piano, solleticando il pelo scuro di Blue che si trasferisce sulle gambe del ragazzo.
- Quindi, siamo sotto attacco? Devo avvisare il sergente? Battiamo in ritirata? Credo di avere delle granate in bagno… Fammi controllare…
- Smettila! –gli schiaffeggio un braccio, offesa –Poi non ti venire a lamentare, quando quelli si divoreranno la tua privacy per colazione!
- Cosa? –salta su, facendomi sorridere.
- Hai sentito bene, caro. Ci sono cinque giornalisti, là fuori.
- Sei seria?
- Nah, stavo scherzando.
- Stavi scherzando? –strabuzza gli occhi, come un bambino che crede ad ogni singola cosa che dici.
- No che non stavo scherzando! –sbotto, alzando gli occhi al cielo.
- Okay, niente panico. Dobbiamo trovare una soluzione. Niente panico. Capito? Niente panico.
Oliver si guarda attorno con fare frenetico.
- Super spia, rilassati. –rido, pizzicandogli un bicipite.
Approfittatrice.
- Se vuoi, posso uscire io e convincerli che si sono sbagliati. –propongo.
Oliver mi fa un sorriso dolce, poi stira le labbra e scuote la testa.
- Apprezzo il pensiero, ma quelli non si sbagliano mai. E lo sanno. Non ci crederanno. Dobbiamo pensare a qualcos’altro... –mormora, prendendomi una mano e stringendola fra le sue.
Il suo cellulare, sul tavolo, prende a squillare. Oliver mi porge Blue, si alza e lo raggiunge.
- Pronto? –risponde, stiracchiando i muscoli delle braccia –Signor Reynold! Che piacere sentirla. Come sta? Noi bene. Rachele anche, sì.
Mi lancia un’occhiata che ricambio con un sorriso. Blue scende dalle mie gambe e trotterella fino ai miei piedi, che mordicchia attento.
- Sì, sono d’accordo. Anche io sono impaziente. Certo, capisco benissimo. Sarebbe grandioso. Se può venire qui, oggi? –un’altra occhiata, interrogativa.
Annuisco tranquilla, sorridendogli incoraggiante.
- Sicuro. Sue? Anche lei? Parlarci? Mm. Se lo dice lei, signore. Va bene. Vi andrebbe di raggiungerci per cena? Cucino io. Sì, certo che so cucinare.
Scoppio a ridere sonoramente, beccandomi un’occhiata indignata.
- Sì, è Rachele. Be’, crede che non sappia cucinare. Ovvio che si sbaglia. D’accordo. A stasera. Grazie, signore.
Agito le braccia, per farmi notare. I suoi occhi si posano su di me. Indico la finestra, stringendo i denti.
- Oh, signore? Avremmo un problemino… Già. Che genere di problemino? Be’, ecco… paparazzi. Sì. Fuori casa. Non ne ho idea. Okay, grazie. A stasera.
Oliver chiude la telefonata, incrocia le braccia al petto e socchiude gli occhi.
- Che hai? –domando divertita.
- Io so cucinare. –mette in chiaro, gesticolando. Alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
- Non è vero. –ribatto –Io so cucinare. Tu non sai nemmeno distinguere sale e zucchero.
- Nessuno sa farlo! –obbietta, allargando le braccia –Se non fosse per i barattoli colorati…
- Okay, okay. –gli concedo –Ma lascia cucinare a me, stasera. Va bene?
Oliver appoggia il cellulare al tavolo e si avvicina a me, squadrandomi dall’alto.
- Propongo una gara. –sentenzia –Chi cucinerà la cena migliore vincerà.
- Quanto sei infantile. –lo punzecchio, cercando di trattenere un sorriso.
- Se vinci, puoi vestire Jay da donna.
Quando incrocio il suo sguardo, inarca un sopracciglio.
Sospiro, roteando gli occhi.
- D’accordo.
Oliver fa un sorrisetto soddisfatto, poi mi tende una mano. La afferro e la uso come appoggio per alzarmi da terra.
 
- Blue, no. Non posso distrarmi. No, finiscila. –prego la bestiolina che si diverte e tirarmi per il lembo del grembiule –Erano 90 grammi a testa?
Alla fine, io cucinerò il primo ed Oliver il secondo. Volevo optare per la pasta al forno, ma non ricordo le dosi.
Dall’altra parte della cucina, Oliver fissa il pollo crudo, aspettando che si riveli e gli dica come cucinarlo.
La regola è che non possiamo consultare né Internet né libri di cucina. Il che rende tutto un po’ più difficile.
Gli lancio un’occhiata, mordicchiandomi un labbro. Lui ricambia.
- Cos’è più importante, il tuo orgoglio o la tua carriera? –domando esitante, fissando il cellulare con intensità.
- Il mio orgoglio. –ribatte Oliver –Però non vorrei vincere troppo facilmente contro di te. Non ci sarebbe gusto.
- Ah-ah. –annuisco, senza nemmeno ascoltare quello che dice. Continuo a fissare il suo pollo, pallido, piuttosto bruttino.
Oliver sospira e si gratta la nuca.
- Tregua? –propone lentamente, dandomi un’occhiata di striscio.
- Dio, sì. –rispondo subito, lanciandomi sul cellulare. Oliver si butta letteralmente sul divano, dove aveva lasciato il suo.
- Lo sapevo! –esclamo, leggendo su un blog di cucina che la dose consigliata di pasta è di 90 grammi a testa. Faccio due conti e poi controllo l’acqua sul fuoco. Peso i fusilli e rifaccio i conti. Okay, ce la possiamo fare. Non giocavi a Cooking Mama da piccola?
Annuisco, cercando di autoconvincermi.
Sento Oliver parlare e mi sporgo oltre il mobile, cercando di capire se sia impazzito e stia parlando da solo. E’ al cellulare e cerca di non alzare troppo la voce.
Insospettita, mi avvicino in silenzio, alle sue spalle.
- Ti prego, aiutami. Jay mi ammazzerà. Il pollo, sì- bisbiglia frenetico –Okay. E poi? Mamma?
- Oh, no! –grido, rubandogli il cellulare in uno scatto.
Si volta, stupito, e cerca di riprenderselo.
- Avevamo detto tregua! –si lagna, allungando le mani.
- Non comprendeva chiamare la mamma! –ribatto, muovendo le braccia in modo che non riesca a riprenderselo.
Corro via e salgo in piedi sul divano. Mi porto il cellulare all’orecchio.
- Signora Dawn? Sì, salve. Come sta? Io bene, grazie. Non l’ho nemmeno salutata, ve ne siete andati di nascosto. Sì.
Salto come una deficiente giù dal cuscinone quando Oliver ci sale a sua volta per acchiapparmi. Me la do a gambe, scomparendo nel corridoio.
- Mi dispiace dirglielo, ma non può aiutare Oliver. Stiamo facendo una gara di cucina. Sì, stava barando. Lo dico anche io. –spiego con il fiatone, fermandomi e appoggiando una mano al muro.
- Rachele! Torna qui! –urla Oliver dal salotto –Non farmi venire a prenderti!
Rido, a ridosso della cornetta.
- A presto, allora. Sì. Mi saluti tanto Allie! –chiudo la telefonata proprio nell’istante in cui Oliver sbuca dal nulla e mi salta addosso.
- Oliver! –strillo ridendo, mentre lui mi blocca al muro e arraffa l’apparecchio tanto ambito. Se lo infila in tasca e poi mi sorride diabolico.
- Sei stato pessimo. Chiamare la mamma. Non pensavo saresti mai caduto così in basso. –lo prendo in giro.
- L’ultima volta che mi hai stuzzicato in una cucina, ti ho cosparsa di farina e crema. –ricorda canzonatorio –E poi ti ho buttata in piscina. Ricordatelo, prima di aggiungere altro.
Gli faccio una linguaccia.
 
- Signor Reynold! Come ha fatto a sopravvivere ai giornalisti? –balbetta Oliver stupito, aprendo la porta all’uomo, seguito da Sue.
- Oh, questo è qualcosa di cui parleremo stasera, garantito. –sorride Reynold varcando la soglia. I suoi occhi si posano su di me. Fa un sorriso caloroso.
- Rachele, cara. –si avvicina e mi abbraccia bonario.
- Salve, signore. Come sta? –ricambio.
- Bene, bene. Ho una proposta per te. Ma prima…
Sue si sistema la giacca, nervosa. Tira un sorriso, imbarazzata.
- Io vi devo parlare.
Oliver mi lancia un’occhiata, poi la incoraggia a proseguire. Mi raggiunge e mi cinge la vita con un braccio.
- Vi devo delle scuse. –ammette, gli occhi bassi –Mi sono immessa nelle vostre vite private senza averne alcun diritto. Mi sono lasciata trascinare dal senso del dovere. Lavoro, lavoro, lavoro. Spero possiate perdonarmi. Non volevo ferirvi e men che meno farmi gli affari vostri.
Io sono coinvolta solo in parte, per cui attendo la reazione di Oliver, che scambia un’occhiata con Reynold. L’uomo annuisce comprensivo.
Il ragazzo sospira e torna a volgere gli occhi sulla donna davanti a noi.
- D’accordo. Possiamo ricominciare da capo. –le sorride, tendendole una mano –Io sono Oliver Dawn.
Sorpresa, Sue spalanca gli occhi e apre e chiude più volte la bocca. Poi si riprende e osserva la mano tesa.
- Sue. La tua futura manager. –ricambia la stretta, sollevata.
- Bene. –intervengo raggiante –E’ ora di mangiare!
- Concordo. Tutti a tavola! –esclama Oliver, sospingendo gli ospiti verso il tavolo ben apparecchiato.
Mi guarda con un sorrisetto.
- Servi pure il primo, se ne sei sicura. –mi dà una pacca sul sedere.
- Oliver! –squittisco tra i denti, assicurandomi che Reynold e Sue non se ne siano accorti.
Lui mi sorride e mi stampa un bacio sulle labbra.
- Mi ero dimenticato di dirti che se vinco io, non ti bacio per una settimana.
- E dov’è il vantaggio? –domando divertita.
- C’è una grandissima perdita per te, però. –sospira superbo, facendomi scoppiare a ridere.
- Okay, Dawn. Vediamo quanto resisti.
- Stai dicendo che perderai? –mi guarda inarcando un sopracciglio.
- Ti piacerebbe!
 
Il signor Reynold posa la forchetta e beve un sorso di vino rosso. Possiamo dire che hanno ufficialmente finito di mangiare.
Difronte a loro, Oliver ed io fissiamo lui e Sue impazienti.
- Quindi? –li incalzo –Era più buono il primo o il secondo?
Reynold mi guarda con una punta di divertimento.
- Perché?
- Perché ho usato delle ricette diverse dal solito e… e voglio sapere come sono. –farfuglio confusamente.
- Decisamente meglio il pollo, secondo me. –sentenzia Sue in un sorriso.
- Cosa? –chiedo, incredula.
Oliver prende un respiro profondo, si alza dalla sedia e alza il bicchiere di vino.
- Signore e signori, Rachele Nardi è appena stata sconfitta dal sottoscritto. Propongo un brindisi.
- Idiota. –bofonchio sottovoce, mentre sia Sue che Reynold scoppiano a ridere.
 
- Tornare a lavorare, certo. Non vedo l’ora. –annuisce Oliver, rapito. Il signor Reynold gli sorride.
- Pensavo ad un concerto a sorpresa in un locale di Miami. –continua l’uomo –Per sconvolgere la stampa.
- Non vedo perché no. –conviene Oliver. Li osservo, appollaiata sulla sedia.
- Un effetto a sorpresa sensazionale –interviene Sue con enfasi.
- A proposito di stampa, come li avete cacciati quelli là fuori? –domando.
Il signor Reynold si illumina.
- Sì, a proposito di questo. Ho sentito che sai scrivere.

ANGOLO AUTRICE

​Eccoci qui con l'aggiornamento settimanale!
​Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono e seguono, come sempre!
​Questo capitolo è stato un incubo: l'ho scritto la prima volta ed era grandioso, ma poi si è cancellato insieme agli altri capitolo che avevo già pronti, quindi ho dovuto riscriverlo in tempo! Se dovessi per qualche miracolo riuscire a recuperare quello vecchio, lo pubblicherò.
E questo è anche il motivo per cui non ho l'anteprima: devo riscrivere tutto.
​Un bacio,
​emmegili

 
   
 
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