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Autore: Dragonfly92    05/02/2017    9 recensioni
Severus Piton era un uomo incapace d’amare.
Harry Potter era un bambino indegno d’amore.
Uno scoppio di magia involontaria particolarmente violento.
Un Preside che bussa sempre prima di entrare ma non chiede il permesso di stravolgerti la vita.
Una porta che si spalanca, un vento di nuove, non gradite responsabilità, dalle sfumature verdi.
"Quegli occhi. Gli occhi della mia Lily nel volto di quel cane di Potter; Un oltraggio!"
Ma cosa nascondono davvero quelle iridi così.. spente?
Quella è la storia di due solitudini e del loro difficile viaggio alla scoperta del tesoro più grande di tutti..
L’Amore.
"Continuavo a ripetermi che eri solo il figlio di Potter. Ed ho provato ad ignorare i tuoi occhi che gridavano il contrario. Maledizione, ci ho provato davvero! Ma poi, ti ho guardato. Non so per quale dannatissimo, assurdo motivo, ma l'ho fatto."
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Dursley, Harry Potter, Poppy Chips, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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‘M’  come…


-Che lettera hai preso? –
-È è la l-lettera A, Signor Se-Severus!-
Squittì allegro Harry, mostrando la letterina che teneva nel palmo della mano.

Piton fu lieto di constatare che il tremore che accompagnava sempre la voce del bambino mentre pronunciava il suo nome, si stava affievolendo.
Gli aveva dato il permesso di chiamarlo così, dietro insistenza di quell’adorabile animaletto dalle orecchie lunghe e dai vestiti a fiori.
-Il Signore deve mettere a suo agio il Signorino!- aveva sentenziato.
E Severus si era visto costretto ad accettare l’invito, se non altro per metterla a tacere.

La stessa scena, si era svolta la settimana prima, quando l’elfa aveva fatto il suo trionfale ingresso nel suo studio sorreggendo una scatola talmente grande da coprirle la visuale della stanza.
A causa di questo, probabilmente, Senny era rovinata al suolo, rotolando fino ai piedi del professore.
Le sincere risa di Severus si erano però bloccate nella sua gola, non appena il suo cervello gli aveva permesso di riconoscere il contenuto dello scatolone.

-Non pensarci nemmeno!- 
Ma quell’essere malefico aveva già pianificato tutto:  Harry era infatti entrato nella stanza pochi secondi dopo, affrettandosi a spiegare il perché della sua comparsa.
-S-Senny ha d-detto ch-che vo-voleva mostr… mostrami una co-cosa per i c-compiti Signore…-

Severus, a quel punto, aveva indossato il suo sguardo più tagliente e si era voltato.
Ma, come da copione, l’elfa si era già dileguata.

A quel punto, non gli era rimasta altra scelta; Aveva tirato fuori dalla scatola l’oggetto e lo aveva mostrato al bambino.

La manina di Harry era corsa a coprirsi la bocca, non appena una miriade di letterine avevano iniziato a volare davanti ai suoi occhi.
-Devi… Afferrarle..- gli aveva spiegato 
-E quella che riesci a prendere, sarà quella che useremo per formare delle frasi…
Vuoi provare?-

Gli occhi del bambino si erano quindi spalancati di piacevole stupore ed un lieve sorriso aveva incurvato la sua bocca.

Osservandolo mentre tentava di acciuffarle, Severus ammise a se stesso (E solo a se stesso), che quella non era affatto una cattiva idea.
Avrebbe aiutato il bambino a coordinare i suoi movimenti ed inoltre sembrava che quel gioc.. No, quell’esercizio, lo divertisse.

Può andare, si disse, accantonando momentaneamente l’idea di pietrificare l’elfa.


-Bene, cosa ti viene in mente? Lo sai, devi pensare a qualcosa che ti piace o che non ti piace e da lì, formare la frase…-
Severus lo osservò portarsi l’indice sotto il mento e socchiudere leggermente le palpebre.
Sorrise appena, ricordando con amarezza di quanto quel semplice esercizio si fosse dimostrato arduo per il bambino.

Quando avevano iniziato infatti, Harry si sforzava con tutto se stesso di trovare parole… Giuste.
Giuste per il suo tutore.

Non mi piacciono molto i dolci.
Mi piace molto il Nero.
Mi piacciono tanto le Pozioni.


Con quell’ultima frase, Piton decise di interrompere l’esercizio.
In quella maniera, non sarebbero arrivati da nessuna parte.
Doveva interrompere quell’errato processo mentale.

Con pazienza, gli aveva quindi rispiegato che non esisteva una parola giusta o una sbagliata, ma che l’importante era che fosse un qualcosa che piaceva a lui.
Non era sicuro che avrebbe funzionato, ma sembrava che ripetere quelle cose, aiutasse Harry a sentirsi più tranquillo.
E si sorprese, nel ritrovarsi ad incoraggiarlo senza doversi sforzare nel farlo.

Successivamente, era anche riuscito a fargli abbandonare quel buffo modo di impostare le frasi:
“Mi piacciono i Colori, grazie Signore”

Quella volta, era stato più difficile non cedere alla tentazione di prendere a testate la scrivania.
Ma ce l’aveva fatta ed il suo impegno era stato ripagato.

Adesso, a due settimane di distanza, percepiva una nota d’orgoglio muoversi in lui mentre lo guardava fare piccoli, grandi progressi.

-Animali!-
Quasi esultò, alzando l’indice verso l’alto ed incrociando lo sguardo soddisfatto del pozionista.
 Quest’ultimo annuì, ed il bambino afferrò la penna soddisfatto.
Un'altra cosa da aggiungere alla lista delle cose che Aveva imparato su di lui.
Libri, Colori, Fiori e Animali.

In realtà, aveva anche scritto che gli piaceva Sognare.
E quando aveva indagato su quel pensiero, il bambino aveva semplicemente detto: 
-P-perché qua-quando sogno, p-parlo bene. 
E, e l-le per-persone a-allora mi gua-guardano ma… Ma n-non sono a-arrabbiate.-

A quel punto la mano del pozionista si era mossa autonomamente verso quella chioma disordinata e l’aveva accarezzata piano.  
Aveva percepito l’iniziale rigidità di quel corpicino, ma sei era imposto di non bloccare il movimento ed Harry… 
Si era fidato di lui.

-N-non va b-bene Signore?-
Severus fu strappato dai suoi ricordi.
-Oh, fammi vedere…-

Mi piacciono tanto gli animali.

-Si invece. La frase va bene  Harry.
E dimmi un po’, quali animali ti piacciono?-

Il bambino si sistemò meglio sulla sedia, voltandosi appena per guardare il Tutore seduto alla sua destra.
Le sue manine iniziarono ad intrecciarsi quasi freneticamente fra di loro, ma non afferrò la pallina.
Era nervoso sì, ma Severus stava imparando ad interpretare il suo nervosismo: Quell’argomento, gli piaceva.

-Mi… Mi p-piacciono t-tanto i i gatti.
Ma a-anche i pesci e… E le tar-tartarughe! D-di più qu-quelle ch-che nuotano p-però…-
-Le hai mai viste?- domandò il pozionista, consapevole dell’importanza di quel momento.
-No Signore, p-però …- attese qualche istante.
Forse stava parlando troppo. Forse stava rubando il tempo al suo Tutore. Però…
-Continua Harry..-
-Si Signore!- rispose prontamente, felice di quella richiesta.
Era strano parlare con un adulto.
Ma gli piaceva.
E forse, dato che il suo Tutore faceva l’insegnante, avrebbe potuto insegnargli qualcosa sugli animali!
Oh, sarebbe davvero bello.
-L’animale c-che però mi… mi piace di più…
È è l-la tigre!-
-Immagino che tu non abbia mai visto nemmeno quella…- commentò ironicamente Piton, strappando un’inaspettata risatina al piccolo.
-No, no.. Ma su-sul mio Album c-ce n’è una da c-colorare e.. Ed è q-quella c-che mi piac….-
Il bambino si interruppe all’improvviso.
Perche l’aveva detto? Perché era stato così stupido?
Nessuno doveva sapere del suo tesoro, nessuno.
Ma si era fatto scoprire, un’altra volta!
Sarebbe successo, sarebbe successo di nuovo come a Privet Drive!

Severus vide quelle iridi smeraldine caricarsi di terrore.
Le piccole dita che si ancoravano ai bordi della sedia, il corpo che si muoveva a scatti.
-Harry guardami…-
Dovette attendere qualche istante, ma poi, ebbe la sua attenzione.
-Che succede bambino?-
Le piccole nocche quasi sbiancate.
Le palpebre tremano, le mani scorrono ora sulle braccia scoperte.
-Harry io e te abbiamo un patto… Ricordi?-
Un annuire accennato, un accordo che va assimilato.
Lo sfregarsi delle braccia, due mani grandi che si posano sulle sue.
Un sussulto.
Terrore.
Uno sguardo.
Rassicurazione.
Niente dolore.
Fiducia.

-P-Paura…- soffia piano.
E Severus esulta, dentro di sé.
Ci sta riuscendo, ce la sta facendo.

-È per quello che hai detto Harry? Per questo ‘Album’ degli animali?-
-Il b-bambino…-
-Harry…- lo rimprovera docilmente.
Ed il piccolo inspira ed esprima profondamente prima di riuscire a continuare.
-I-Io n-non l’ho rubato Signor Severus!
P-può g-guardare qui dentro!- afferma con coraggio, indicandosi la testa.

-Harry, non ho bisogno e non voglio di leggerti nella mente.
Se tu mi dici qualcosa, io ti credo…-
Il bambino lo guarda, lo scruta, lo studia.
Le spalle si rilassano poco a poco.
-Davvero Signore ?-
-Davvero Harry…- conferma deciso.
Il piccolo sembra riflettere sulla loro conversazione.
Forse può fidarsi di questo Signore.
E poi, hanno fatto un patto.
Uno di quelli da ‘grandi’, si sono stretti la mano!

-Me… M-me lo ha d-dato la m-maestra, Signor S-Severus… P-Però s-se il Signor S-Severus l-lo vuole..-
-No, Harry.- lo interrompe.
-È tuo. Lo ha regalato a te, ed è giusto che sia tu a tenerlo..-

Harry quasi si commuove a sentire quelle parole.
Quel Tutore è davvero l’uomo più buono che lui conosca!
Annuisce in risposta e si volta, pronto ad afferrare quelle lettere birbanti .

Il suo pugno si stringe e subito si allenta piano.
M, ha acciuffato la M.

Subito, nella sua testa, la parola si forma a chiare lettere.
E pensa che forse non è quella giusta, forse dovrebbe pensare ad un’altra.
Forse il suo Tutore si potrebbe arrabbiare, se scrivesse una cosa del genere.
Ma forse no.

Allora raduna tutto il suo coraggio ed impugna la penna.
Ha tanta voglia di scrivere quella parola ed in quel momento si sente abbastanza audace da farlo.

Severus scruta l’inchiostro imprimersi fra quelle righe, creare onde imperfette, agitate dall’emozione.
E sono addirittura più sprecise delle precedenti, ma non importa.
Non quando legge quella frase ed il suo cuore si crepa.
Ancora e ancora.
E vorrebbe dire tante cose, ma non ci riesce.
Si sente codardo, si sente spiazzato.
Riesce ad imporsi un cenno d’assenso, segno della corretta formulazione della frase.
Ed il bambino sembra sereno.
Si convince, Severus, che vada bene così.

E passano le ore, il mattino, il pomeriggio, la sera.
 Le lancette corrono, spronando quel primo di Luglio a raggiungere il suo termine.

Ed il suo cervello non si dà pace.

Ancora ore, l’orologio annuncia la mezzanotte.
È il due Luglio.

Ma Harry non dorme, lui lo sa, ha istituito un incantesimo sulla sua stanza.
Così bussa, ignora il tono sorpreso di quell’ ‘avanti’ ed entra.

Guarda il bambino, quegli occhi verdi curiosi e stanchi.
Ma non si avvicina, stringe il pomello forte fra le dita.

-Lily…-
Dice soltanto.

Ma Harry capisce, si percepisce da come i suoi occhi iniziano a brillare.
-C-come il F-Fiore, Signore?-
-Si, Harry.
La tua mamma si chiamava Lily… Come il fiore.-

È lui il primo ad abbassare lo sguardo.
Non ce la fa, la stanchezza gli è piombata addosso nello stesso istante in cui ha pronunciato quel nome.
Si volta ed ha quasi chiuso la porta quando Harry richiama la sua attenzione.
Ha gli occhi lucidi, e di una sfumatura che non gli ha mai visto.
Percepisce la sua magia vibrare.
-Gra-grazie tantissimo S-Signor Severus!-
È felice Harry, così felice che gli viene da piangere.
Adesso sa come si chiama la sua mamma.
Ed è il regalo più bello che abbia mai ricevuto.

--SPAZIO AUTRICE-

Siete Speciali.
Grazie.
I vostri commenti sono una carezza sul cuore.


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