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Autore: Luxanne A Blackheart    05/02/2017    1 recensioni
Costantinopoli, 1518, Sublime Stato Ottomano.
Ibrahim Pargali Pascià, il Gran Visir, giunge a Palazzo Topkapi con un regalo speciale per il suo sultano. Si tratta di Roxelana, una schiava dai lunghi capelli rossi e la pelle bianca come il latte. Roxelana è stata venduta ad Ibrahim in cambio di soldi. Verrà condotta nell'harem di concubine di Süleyman il Magnifico. Nonostante l'amore incondizionato e puro che il suo padrone le dimostra, la rossa non si sente a casa, poiché non vuole essere una semplice schiava del piacere. Ella non vuole essere la favorita del sultano, vuole la libertà. Il suo animo ribelle e combattivo non si fermerà davanti a nulla pur di raggiungere il suo scopo: il potere. Non si fermerà neanche davanti all'omicidio e alla morte. A tutto ciò si aggiunge l'odio viscerale e l'amore proibito che le accecano la vista, emozioni che non sono destinate a Süleyman . Sentimenti contrastanti che la faranno impazzire.
Cosa rimarrà della schiava dai capelli rossi quando il destino chiederà il conto?
STORIA IN REVISIONE.
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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La notizia secondo cui Iksander e Freya erano stati uccisi da un gruppo di briganti armati fino ai denti che li avevano derubati di tutti i loro beni, si diffuse in tutto il castello. Quando Roxelana ne era venuta a conoscenza si trovava nelle sue stanze con le sarte che le misuravano l'abito, che avrebbe dovuto indossare il giorno del matrimonio con Selim. Era rosso, lunghissimo e le fasciava il corpo non in modo volgare, aveva una piccola scollatura e sul corpetto c'erano state messe tante perle. Si piaceva, era perfetto per lei.

Ad ogni modo, quando una delle sarte le aveva riferito che aveva appena visto il Gran Visir, sconvolto dalla morte di Freya, fuggire via a cavallo, la futura sultana aveva ordinato loro di toglierle il vestito e di andarsene, con la scusa di avere un grosso mal di testa.

Aveva aspettato una mezz'ora circa prima di indossare uno dei suoi vecchi mantelli, sellarsi uno dei cavalli che nessuno utilizzava più e uscire da palazzo. Aveva pagato profumatamente le guardie per mantenere il segreto e per non dire niente al sultano, sperava solo che nessuno l'avesse vista.

Cavalcò per circa dieci minuti, verso il piccolo boschetto che circondava il castello. Gli alberi erano così alti da non permettere al sole di infiltrarsi e c'era un vento fresco che le si intrufolava sotto il mantello, facendola rabbrividire. Sapeva dov'era diretto Ibrahim, si recava lì ogni volta che qualcosa lo turbava o quando aveva bisogno di pensare; aveva portato lei qualche settimana prima, quando ancora la toccava, la guardava e le parlava. Era una grotta al cui interno c'era un lago che d'inverno si ghiacciava e d'estate si scioglieva e la quale acqua era una gioia per la pelle.

Roxelana fece fermare il cavallo, il quale nitrì, cominciando a brucare l'erbetta che c'era al suolo. Intorno a lei c'era solo natura, alberi, fiori, api, piante, uccellini che cinguettavano e il cavallo nero di Ibrahim.

-Ciao, bello. - La donna accarezzò il cavallo sul collo, guardandosi intorno. - Ti ha lasciato da solo, non è vero? -

Il cavallo nitrì, leccandole la mano con fare affettuoso per poi ritornare alle sue erbacce. Hurrem sorrise, guardandosi intorno di nuovo. Per arrivare alla caverna, si scendeva attraverso una cavità nel terreno, che trovò dopo vari tentativi; vi scivolò dentro, ignorando il timore che provava e si lasciò cadere. Atterrò pesantemente e in modo molto scoordinato, tant'è che rimase qualche secondo senza fiato quando si ferì alla mano su una pietra appuntita. Sentiva l'odore del suo sangue fra la puzza di chiuso e di piscio.

-Ibrahim! - Chiamò, udendo la sua voce rimbombare e lo squittio di topi e pipistrelli. Non vedeva nulla, se non una fievole luce provenire da infondo. - Ibrahim, se sei qui, rispondimi! -

Non ricevette nessuna risposta, continuando a brancolare nel buio con gli occhi sgranati e le mani che toccavano le pareti, speranzose di non scontrarsi con animaletti schifosi.

Due braccia l'afferrarono, scuotendola. Roxelana urlò e la bocca le fu tappata e quindi il suono attutito. - Sta' zitta, rossa, sono io. Se continui ad urlare così sveglierai le creature e tu non vuoi svegliarle, non è vero? -

Hurrem spalancò gli occhi e cercò di calmarsi, quando Ibrahim la lasciò andare, afferrandole la mano. Quando le sue mani callose e calde la toccarono, lei si sentì subito al sicuro e coraggiosa, il cuore cominciò a batterle forte, mentre uno strano formicolio la infastidiva allo stomaco. Seguì il Gran Visir in silenzio e facendo attenzione a dove metteva i piedi. La puzza di piscio, escrementi animali e chiuso stava scomparendo poco alla volta, lasciando il posto a quello dell'acqua salata, di candele e fresco.

Quando arrivarono, Ibrahim la lasciò andare, andando a sedersi dove si trovava probabilmente qualche attimo prima. La piscina naturale era quasi del tutto sciolta, c'erano alcuni piccoli pezzi di ghiaccio che galleggiavano in giro per il laghetto e candele sparse in disordine sulla terra sabbiosa, il gran visir era seduto su un tappeto persiano su cui erano state posizionate dei cuscini viola. Sembrava un imperatore dell'est, seduto sul suo trono, mentre fumava quella pipa.

-Da quando fumi? - Domandò la rossa, andando a posizionarsi al suo fianco. L'uomo non rispose, continuando a guardare nel vuoto mentre il fumo biancastro usciva dalle sue labbra e dalla pipa di legno. Roxelana lo guardò ed era stanchissimo e distrutto. Aveva appena perso sua moglie, era normale che lo fosse, una moglie che però tradiva. Non l'amava, ma allora perché ne era così distrutto? Un sentimento di gelosia si impossessò della mente della rossa, che decise di scacciare con tutto il suo buon senso per il bene dell'uomo che le stava al fianco. -Ibrahim, io ho saputo di Freya... Come stai? Cosa posso fare per te? -

-Perché sei venuta? Dovresti essere con Selim, era sua cugina. Non devi stare qui con me. - Nella voce di Ibrahim c'era rabbia, furore, gelo e disperazione. Un mix di sentimenti che si portava dentro da tutto il giorno e che in un modo o nell'altro aveva bisogno di vomitare su qualcuno. - Io non ti voglio qui. -

-Ibrahim, è con te che voglio stare adesso... Non con Selim. Lui ha Hatice, tu non hai nessuno con cui poter sfogare questo dolore... -

-E pensi che la tua vicinanza mi aiuterà a superare il dolore della perdita di mia moglie Freya? Ti sbagli di grosso! Io non ho bisogno di nessuno, quindi vattene. - Ibrahim non la guardava, continuava a fissare la superficie del lago. - Vai dalla tua vita perfetta, vai dal tuo amato, vattene via dalla mia di vita e lasciami disperare in pace. Sono venuto qui per stare da solo, non per stare con te. -

-No, non me ne andrò, perché io tengo a te. - Roxelana lo guardò seria, prendendogli la mano. Le sue parole la ferivano, ma questo non aveva importanza perché Ibrahim non era in sé e quando si è arrabbiati si dicono spesso cose che non si vorrebbero. Conosceva quel freddo Gran Visir, conosceva le sue sfuriate e sapeva com'era fatto, poiché loro erano simili, più di quanto a loro piacesse ammettere e credere. - Adesso sei arrabbiato e hai bisogno di me, della donna che ami, hai solo bisogno di amore. Del mio di amore e del mio di supporto. -

Ibrahim buttò nell'acqua la pipa, che affondò poco alla volta e si girò a guardare la rossa, che gli sorrise, accarezzandogli la guancia barbuta. La guardò con gli occhi lucidi, abbracciandola forte, fino a farle mancare il respiro e le poggiò la testa sulla spalla. Non pianse. - Non ce la faccio più, Roxelana... E' da quando sono un bambino che perdo coloro che amo. La mia famiglia, poi Hatice e adesso lei... Era diventata come una sorella, un'amica a cui avevo imparato a volere molto bene. Sapeva di noi e mi ha sempre appoggiato, nonostante sapesse non essere una buona idea continuare a vederci... Sono perseguitato dalla sfortuna, costantemente perseguitato. E non ce la faccio più! Vivo in una terra straniera e i figli di questa terra hanno ammazzato selvaggiamente tutta la mia famiglia e costretto quella che è rimasta a scappare. Sono diventato zio e non posso restare al fianco di mio nipote perché mio fratello è un pirata ricercato dal sultano! Tutti a palazzo mi odiano e non vedono l'ora che io muoia. Se non fosse per Selim, io non sarei qui ormai. -

-Non è la più facile delle situazioni, lo so, Ibrahim. Ma dovresti ringraziare per quello che hai. Molte persone non sono state fortunate quanto noi due, molte persone soffrono più di noi. -

-Preferisco soffrire la fame, che continuare così. Cosa credi che mi aspetti adesso? Un altro matrimonio combinato con una donna che a malapena conosco, mentre tu, la donna che io amo, si sposerà con il mio migliore amico. Sono infelice... sono molto infelice... - La voce gli si spezzò. - Sono un uomo senza onore e senza valori, perché so che quello che noi due abbiamo non è giusto nei confronti di Selim, ma continuo a non chiudere con te perché quello che provo nei tuoi confronti è tale da non riuscire ad immaginarmi un futuro senza di te. Rimpiango i giorni in cui ti odiavo, mia bella, li rimpiango, poiché allora ero ancora un uomo e adesso sono solo una nullità e... -

-Oh, Ibrahim... - Roxelana lo interruppe, baciandolo sulle labbra, intenerita dalla sua situazione. Sentiva un amore e tenerezza tali nei suoi confronti da non riuscire a contenere quel sentimento. Lo amava e se fosse stata un'altra sarebbe fuggita con lui. - Non dire così, te ne prego... -

L'uomo l'afferrò per le spalle allontanandola da sé. La guardava con una tale sofferenza, da spezzarle il cuore. - Se fossi un altro uomo, ti prenderei e scapperei con te il più lontano possibile. Ma non posso rinunciare alla mia vita, non adesso. Troppe persone ne rimarrebbero deluse. Ma quanto vorrei farlo, Roxelana, non sai quanto. -

-Lo so, Ibrahim, lo so perché anche io sento le stesse cose che tu senti per me. Ma amo anche Selim, questo lo sai e se vorrai... -

-Basta parlare, ho solo bisogno di te. - Ibrahim le si fiondò addosso, baciandola con foga. Roxelana sorrise, lasciandosi coccolare dalle sue braccia, dal tuo tocco e dalle sue labbra. Anche lei aveva bisogno di lui più di quanto voleva ammettere e non importava se si erano ignorati per tutto quel tempo, lei lo avrebbe perdonato sempre. Ci sarebbero voluti secoli, anni, giorni o secondi, lo avrebbe sempre perdonato e lo avrebbe sempre amato. Così era stato dal primo giorno in cui era piombato in casa sua e così sarebbe stato per sempre.

 

*** ***

I mesi passarono velocemente e il giorno dei matrimoni giunsero e se ne andarono velocemente.

Roxelana adesso era una donna libera, ma nonostante ciò continuava a sentirsi ancora in gabbia. Lei e Selim erano marito e moglie, due sultani potenti che aspettavano un erede. Questa volta la gravidanza della rossa era vera. La sua pancia aveva cominciato a crescere poco alla volta, diventando ,ogni mese che trascorreva, sempre più rotonda.

Hatice e Ibrahim si erano avvicinati sempre di più e avevano condiviso il loro dolore insieme, ritornando quello che erano stati prima dell'arrivo di Freya ed Iksander. Selim, convinto dalla madre, aveva accettato a dare in moglie sua sorella al suo migliore amico e così era stato. I matrimoni erano avvenuti contemporaneamente e tutti sembravano felici, contenti e lieti, anche se chi lo era realmente era solo il sultano e in piccola parte Hurrem.

Adesso, tre mesi dopo la data di celebrazione dei matrimoni, Hurrem Sultan e Hatice Sultan erano entrambe in stato di gravidanza.

Ormai, essendo una sultana a tutti gli effetti e avendo gli stessi, o quasi, diritti che aveva Selim, la rossa si stava occupando attivamente della politica dell'impero. Aveva imparato a farsi temere da tutti i visir e soprattutto aveva l'appoggio incondizionato di Selim, che stracontento per la gravidanza, le permetteva di fare ciò che voleva.

Proprio in quel momento era riunita con il consiglio dei visir, con Selim e Ibrahim e stavano discutendo di una legge che da circa tre mesi la donna aveva presentato al consiglio e che era decisa a far approvare.

-Miei signori visir e mio amato sultano, vi chiedo, ancora una volta, di prendere in considerazione la legge che vi ho presentato qualche mese fa. Voglio ed esigo che essa sia approvata, poiché sono anche io la sovrana di questo regno e come tale ho gli stessi diritti che ha mio marito e se pensate che solo perché ho un passato da schiava, io non possa esercitare il potere, allora vi farò vedere di cosa sono capace. - Disse seria, guardando in modo freddo le facce vecchie e rugose dei visir. - Io sono stata una del popolo e so, come tale, di cosa il popolo abbia bisogno. E ciò di cui in questo momento ha bisogno è proprio una legge che vieti il mercanteggiato di schiavi, almeno in questo paese. -

-Ma noi abbiamo bisogno di manodopera! -

-Signore, vada nelle strade più malfamate della città e lì ne troverà quante ne vorrete, di manodopera. Dobbiamo dare l'esempio, mie cari, non siamo Allah per decidere della vita dei poveracci. - Ibrahim la guardò, abbassando il capo per nascondere un sorriso d'orgoglio, stessa cosa che fece Selim. Si divertivano sempre nel guardare la rossa maltrattare e rispondere per le rime a quei vecchi visir.

-Bene, io penso che per oggi sia tutto. Ci rivediamo domani mattina alle dieci per discutere seriamente di questa legge, visto che ad Hurrem Sultan è così cara. - Disse Ibrahim, guardando con la coda dell'occhio la rossa al suo fianco. Selim sorrise, fermandosi a parare con alcuni di loro, mentre la rossa e il Gran Visir uscirono sotto braccio. Agli occhi del mondo avevano raggiunto una tregua, poiché ormai lui era suo cognato. E Selim sembrava esserne rimasto piacevolmente sorpreso.

Quando uscirono dalla sala del consiglio e furono abbastanza lontani Roxelana si fermò, staccandosi dal suo braccio e appoggiandosi ad una delle colonne. Accarezzava distrattamente la pancia leggermente gonfia, guardando il giardino fiorito. Faceva caldissimo, tant'è che il sudore le aveva attaccato i vestiti addosso.

-C'è una cosa che devo dirti, Ibrahim. - Ogni servitore che passava si inchinava ai due; si stavano recando nella sala per portare da mangiare ai visir e al sultano.

-Dimmi, ti ascolto. Ma se me lo dici così mi fai preoccupare... - Sussurrò Ibrahim, guardandola. Aveva assottigliato gli occhi e delle rughette glieli incorniciavano. Era tutto capelli neri, occhi chiari e bellezza disarmante, anche con quei leggeri segni dell'età.

-Sono incinta. -

-Questo lo sappiamo da tre mesi, Hurrem Sultan. Lo è anche mia moglie Hatice, se è per questo. -

-Sei tu il padre. - Sussurrò, deglutendo. Ibrahim spalancò gli occhi, irrigidendosi.

-Che cosa?! Siamo sempre stati attenti e... come è successo? Quando? Questo sì che è un bel guaio... - Era sbiancato all'improvviso, come se avesse visto un fantasma e gli avesse predetto la morte. Si torturava le mani, nervoso e impaurito.

-Lo so, Ibrahim, ma non riuscivo a trovare altri modi per dirtelo. E' successo quel giorno, nella grotta. -

-Ma dovevi dirmelo subito! - Sussurrò Ibrahim, andando fuori di testa. Non stava fermo un attimo e faceva avanti e indietro, cercando di pensare. - Avrei fatto qualcosa. -

-Che cosa? Non potevi e non puoi fare niente. Ormai siamo sposati e tu stai per diventare padre. -

-Padre di due bambini che non avranno la stessa madre! -

-Sssh, fa' silenzio o ti sentiranno. Vieni, andiamo nelle mie stanze. - Camminarono velocemente, rallentando quando incontravano le guardie o i servitori e quando arrivarono davanti alla porta, entrò prima il visir e poi la rossa.

-Come dobbiamo agire ora? - Domandò l'uomo, sedendosi sul letto, togliendosi il turbante e sbottonandosi la giacca per respirare. -Se Selim dovesse venire a saperlo, noi tre saremmo morti. Io, tu e il bambino. Un adulterio è una cosa, ma questo vuol dire contaminare la linea di successione!-

-Lo so, me ne rendo conto. Ma se te l'avessi detto prima, tu mi avresti detto di sbarazzarmi del bambino e io non voglio. E' il frutto del nostro amore. -

-Oh, Roxelana, ma non capisci? Questo bambino potrebbe rappresentare la nostra fine! Che cosa diranno quando crescerà e non noteranno nessuna somiglianza con il padre, ma con me, con il Gran Visir?! Queste cose verranno sempre a galla e noi a quel punto, saremmo spacciati. -

-E allora scappiamo. - Disse la donna, dicendo la prima cosa che le era venuta in mente. - Scappiamo lontano. -

-Non fare la sciocca. Selim ci darebbe la caccia a vita e poi non posso abbandonare Hatice, anche lei aspetta un figlio mio. - Borbottò Ibrahim, sospirando. - Oh Allah, aiutaci tu, cosa dobbiamo fare? -

-Aspettare e sperare che il bambino somigli a me e non a te. - Roxelana gli si avvicinò, sedendosi sulle ginocchia del visir che l'abbracciò stretta, poggiandole la fronte sulla guancia. Le piccole mani della donna gli accarezzarono i capelli scuri. - Come vuoi chiamarlo? -

-Mh, bella domanda... - Ibrahim sorrise, accarezzandole il ventre delicatamente e dolcemente. - Mihrimah se è una femmina e se è maschio... -

-Aleksandros, come te. - Roxelana sorrise, baciandolo sulle labbra, vedendo lo sguardo stupito di Ibrahim.

-Ma non è un nome turco. -

-Neanche suo padre, se è per questo. -

Ibrahim restò qualche altro minuto con la donna e fece finta di fantasticare sul futuro del loro figlio, poiché sapeva che quando sarebbe nato Aleksandros o Mihrimah, la morte e la furia di Selim si sarebbe abbattuta su di lui o su di lei. Sperava, per quanto si odiasse per quel brutto pensiero, che la rossa perdesse il bambino prima della nascita.

Solo in quel modo tutti loro sarebbero stati salvi e al sicuro.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE!

Salve a tutti!

Come va? Le cose si mettono abbastanza male per i nostri poveri protagonisti, no? Secondo voi cosa accadrà?

Bene, vi posso solo dire che questo sarà l'ultimo capitolo felice della storia, poiché se non ho fatto male i conti, avremo altri due/ tre capitoli prima della fine, escluso l'epilogo.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci sentiamo la prossima settimana con un altro aggiornamento.

Un bacio xx

 

PS. Se non avete niente da fare e in queste domeniche vi annoiate come me, andate a leggere la mia nuova storia 'La Famiglia Del Diavolo' xD

   
 
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