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Autore: Saavik    01/06/2009    2 recensioni
Prendete il castello dei destini incrociato di calvino, spostatelo nel mondo di Naruto e aggiungete un pizzico del gusto per il macabro a me tanto caro e ... "Poi silenzio, nella squadra scese un silenzio quasi irreale. Si sentivano solo il rumore dei  passi, degli animali notturni e il vento. Solo questi rumori di fondo restavano a ricordare ai viandanti che non erano diventati improvvisamente sordi. Poi la videro. Una piccola locanda." 
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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n Sakura rimase ferma in silenzio ad osservare. Osservava con attenzione le carte che lentamente venivano scoperte sul tavolo. Sapeva che la storia si sarebbe formata rapidamente nella sua mente, che lo volesse oppure no. Quindi scelse la cosa più logica da fare: scelse di ascoltare.

Per sempre insieme.

Anche se lei non rispondeva, Sasori capiva sempre quello che lei gli voleva dire. Lei lo guardava, con i suoi grandi occhi chiari e lui capiva che in ogni sua parola ci avrebbe trovato solo affetto, amore e comprensione. Parlava spesso e a lungo con la madre, una donna gracile e dalla carnagione chiara come la sua. Dai capelli rossi, come i suoi. Con occhi verdi in cui rivedeva i propri. Parlavano a lungo e di tutto. Gli raccontava le sua paure, la sua angoscia, la sua ansia di ragazzino. Tutto. Sicuro che lei avrebbe capito. Lei non diceva mai molto, ma sapeva ascoltare. Una dote rara e preziosa. Sasori si sentiva sempre meglio dopo le loro lunghe chiaccherate. Sentiva il proprio animo più leggero, sentiva che sarebbe riuscito ad affrontare ogni cosa. Si sentiva più forte.
"Gli altri ragazzi mi prendono in giro. Dicono che sono uno stupido mammone, tu non lo pensi, vero mamma?"
Era notte, una fresca notte di settembre, e solo la luce della luna illuminava lievemente le due figure sedute sulla veranda.
La madre in risposta scosse la testa. Sorrise e scosse appena la testa.
Sasori parve soddisfatto della risposta e bevve un ampio sorso del suo the freddo alla pesca. Era un bicchiere di vetro grande e pieno fino all'orlo di ghiaccio a cubetti e the freddissimo. Un brivido lo scosse. Persino troppo freddo.
"Lo sapevo, tu non sei come loro tu.... Tu non mi lascerai, vero? Vero? Mi lascerai?"
Gli tremavano le mani, ma non per il freddo. Una goccia di the ambrato scivolò lungo lo spesso bordo di vetro
"Tu mi lascerai?"
Ripetè ancora con voce tremante.
La donna sorridendo scosse la testa con maggiore vigore facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi.
Il tremore passò. La paura che in un secondo aveva annebbiato la mente di Sasori, come era arrivata scomparve. Con la medesima velocità.
Il rosso osservò il bicchiere della madre, il bicchiere era ancora pieno fino all'orlo, non era stato toccato.
"Dimentico sempre che a te non piace il the alla pesca, perdonami. Ne vuoi un bicchiere al limone?"
La donna fece educatamente cenno di no con la testa
" Se lo vuoi non mi disturbi, sai che farei qualsiasi cosa per te? vero?"
Il rosso sorrise osservando il cielo. C'era la luna piena quella notte. Una splendida luna piena circondata da un mare di stelle.
"Non ho mai visto tante stelle, e tu?"
La donna scosse la testa con un mezzo sorriso.
"Già, è raro vedere tante stelle in città. vero mamma?
Le stelle sono le custodi della notte, come mi dicevi sempre tu, quando ero bambino, e dall'alto vegliano su di noi. E non mi importa se gli altri non ci credono e mi deridono. Io so che è vero. Lo so. Perchè quello che mi dici tu è sempre vero."
Sasori si sdraiò poggiando la testa sul grembo della madre. Lei lo guardò con un mezzo sorriso.
" So che sono troppo grande per queste cose, ma non mi importa"
La donna scosse la testa seria.
" Ma tu mi vorrai sempre bene. So che mi vorrai sempre bene. So che sarò sempre il tuo bambino per te"
Per lunghi minuti madre e figlio rimasero in silenzio. Con loro solo il rumore del vento e il fruscio delle foglie. Il vecchio Kimono della madre era sempre morbido, e anche se ingiallito dal tempo, era sempre bellissimo. Sasori passò lentamente la mano sugli ornamenti dorati, sui fiori ricamati, sul nastro arancio macchiato di rosso.
"Vuoi un Kimono nuovo, mamma?"
La donna scosse la testa.
"Sì, hai ragione. Anch'io sono affezionato al tuo Kimono. Mi ricorda quando ero piccolo e tu mi portavi sempre al parco. E indossavi spesso questo. Con i sandali gialli che mi divertivano tanto. Gialli come il sole, come... l'estate. Non l'hai scordato, vero?"
"No" fu nuovamente la risposta silenziosa della donna.
"Sono momenti preziosi anche per me, mamma"
Si mise seduto, poi con un gesto nervoso scacciò una mosca.
"Sai quando mi hai chiesto quale fosse il mio ricordo più doloroso. Ricordi che non volli rispondere? Oggi voglio dirtelo"
La donna scosse bruscamente la testa. Sasori sorrise comprensivo.
"No, non mi sento costretto a farlo, voglio farlo. Veramente. Il giorno più brutto della mia vita lo ricordo ancora bene. Il giorno del tuo funerale. Il giorno che ti hanno portato via da me in una bellissima ma fredda bara bianca"
Le lacrime rigavano le guance del ragazzo, ma lui non ci badava. pur singhiozzando riprese a parlare.
"Ti hanno portata via da me, fra i fiori e le lenzuola di seta. Ma io ti ho ripresa, ti ho liberata dalla terra, non importa quanto ho dovuto scavare. Tu sei di nuovo con me e non importa se il tuo corpo decade, se le larve di infestano, tu sei sempre la mia mamma"
La strinse forte, ormai non faceva più caso all'odore, quando sarebbe diventato più bravo avrebbe trasformato la madre in un manichino migliore. per ora si accontentava di cospergarle di olii profumati, di cucire le sue dolci labbraperchè sorridesse e di vedere il suo volto ondeggiare al vento come un tacito diniego. Il filo si era spezzato. Si alzò e rientrò in casa per ritornare con ago e filo, presto avrebbe sorriso di nuovo.
"Scusa"
Borbottò quando un pezzo di guancia cadde sul pavimento di legno lasciando scoperto un pezzo di osso bianco  e liscio.
"Fra poco sarai di nuovo bellissima"
Arrossì facendo un nodo al filo e spezzandolo con i denti.
" Ma tu sei sempre bellissima. E noi saremo sempre insieme, vero?"

Sakura, finita la storia, si alzò di scatto facendo cadere la sedia. malgrado il rumore nessuno dei presenti si mosse. Sarebbe scappata se Sasuke non l'avesse trattenuta afferrandola per un braccio. Doveva farsene una ragione, non sarebbero potuti uscire da lì finchè anche l'ultimo dei narratori non avesse detto la sua storia. E il mazzo già veniva ripassato. di mano in mano. Si detette di nuovo e attese.
Nota: L'aspetto della madre di Sasori è puramente inventato XD In merito mi sono presa... "qualche licenza poetica". mi scuso in anticipo per qualsiasi errore di battitura.
  
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