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L’uomo si girò,
mentre Portia si stava rivestendo.
Marcus Bone, nome in codice “C”, osservò con disappunto le morbide forme della
donna con cui aveva fatto l’amore, frutto di un momento di debolezza. Non lo
avrebbe mai ammesso, neppure con se stesso, ma il fatto che lei, il suo
comandante, facesse sesso con lui e poi lo trattasse con aperto distacco lo
infastidiva molto, troppo.
«Mi stai praticamente buttando fuori?» le chiese, nascondendo il disappunto con
la sua pungente ironia mentre si girava su un fianco.
Era bella da far male, ma fredda e distaccata come uno schiaffo.
“B” si voltò, stava tirando su la cerniera della sua tuta.
«No, puoi anche rimanere a dormire se vuoi, basta che non ti ritrovi qui in
cabina al mio rientro. Ho da fare e me ne vado» tagliò corto mentre si
sistemava le cinghie che reggevano le fondine delle sue due pistole sulle
cosce, tornite e muscolose.
«Lo so che vieni a letto con me per ripiego - insisté “C”, che era sempre più
contrariato - Nel tuo cuore c’è sempre lui,
non è vero? » la punzecchiò.
Portia si girò lentamente e lo fissò severa.
«Tu parli troppo» lo apostrofò aggrottando le sopracciglia.
«Non era neppure chi diceva di essere, ti sei invaghita di un’idea» rincarò
Marcus, alzandosi di malavoglia da quel letto sfatto che profumava di lei.
Non era innamorato di quella donna controversa, ma gli piaceva da matti e il
fatto che lo tenesse sulla corda gli dava un fastidio tremendo. Avrebbe potuto
essere un buon diversivo per il suo cuore spezzato, invece lo faceva solo
innervosire.
«Chi fosse in realtà non ha mai avuto importanza, tanto io non mi ricordavo
comunque di lui » rispose la donna con finta noncuranza. In verità quella
storia l’aveva coinvolta eccome, ma non l’avrebbe mai ammesso a voce alta,
tenerselo per sé era una forma di auto preservazione, o qualcosa di simile.
«Allora hai deciso che cosa fare ?» le chiese “C” cambiando totalmente discorso
e interrompendo il corso dei pensieri della donna.
«Lo metteremo ai voti, come sempre abbiamo fatto» rispose secca mentre si
ravviava i lunghi capelli castani.
«E Dupont?» la incalzò l’uomo.
«Lui è la nostra polizza assicurativa» gli disse tranquilla prima di uscire
definitivamente dalla sua cabina, lasciandolo da solo a rivestirsi e a leccarsi
l’orgoglio ferito.
***
Harlock osservava
il suo interlocutore con circospezione. Era straordinariamente diverso dal suo
aspetto reale. Per un uomo razionale e concreto come lui era difficile credere
che quello fosse Nagol. Sapeva che quella
cosa era frutto di nuove e sofisticate tecnologie militari, ma era comunque bizzarra, al limite
dell’incredibile.
Lo squadrava con malcelato sospetto ed evidente disappunto.
Avrebbe voluto non rivederlo mai più. Nagol, anche se non l’avrebbe mai detto
né ammesso, lo aveva profondamente deluso e lo considerava un capitolo chiuso,
un errore di valutazione. Averlo davanti lo disturbava più di quanto avrebbe
voluto.
«Ho detto a Yattaran che mi fido ancora di te, ma potrei anche sbagliarmi. Hai
infranto una promessa» lo apostrofò severamente.
«Capitano…» lo interruppe timidamente il giovane.
«Non chiamarmi così, hai deliberatamente lasciato questa nave, non sono più il
tuo capitano» lo zittì severamente Harlock.
Nagol sospirò, era chiaro che non lo avrebbe mai perdonato.
«E sia, non ti chiamerò più così, ma adesso ascoltami. Se deciderete di fare ciò
che desiderano sarete liberi per sempre da ogni pendenza con la legge. Ti rendi
conto, vi verrà azzerato tutto!» gli disse ansante per la foga. Gli sembrava
una cosa davvero importante, un’occasione ghiotta da cogliere al volo senza
neppure pensarci su.
«Ti sbagli. Noi siamo già liberi. Abbiamo deciso come vivere e a cosa votarci,
non abbiamo bisogno di condoni e amnistie» rispose infastidito il suo ex Capitano.
Il suo sesto senso gli diceva che c’era qualcosa che non quadrava, ma
nonostante tutto si fidava di Nagol, e quella proposta era troppo allettante,
non tanto per lui, quanto per tutto il suo equipaggio, anche se la cosa gli
puzzava non poco. Harlock non era uno che si faceva comprare a buon mercato
dalle illusioni, o allettare da promesse. Sebbene fosse un visionario che aveva
votato la sua vita a un ideale, era un uomo con i piedi per terra che fiutava
il pericolo immediatamente, e il tanfo, in quella faccenda, di certo non
mancava.
Nagol intanto lo guardava incredulo. Aveva pensato che avrebbe fatto i salti di
gioia, certo alla sua maniera, alzando appena l’angolo della bocca, accennando
quel sorrisetto beffardo e compiaciuto, come quando pregustava un’agognata
vittoria, come di solito faceva quando una proposta lo allettava, invece lo
stava osservando di sbieco e con piglio severo.
Harlock era sempre imprevedibile. Un vero enigma che non faceva mai quello che
ti saresti aspettato da lui.
Dopo un breve lasso di tempo che al ragazzo parve un’eternità, il Capitano si
alzò e disse lapidario: «Ti farò chiamare quando avrò deciso. Resta in contatto
con Yattaran».
«Sì, non tirate troppo la corda però, la Coaliz…»
«La fretta non è un argomento a favore per il sì» lo interruppe «E ora vattene e torna dov’eri. Non sei più al
tuo posto su questa nave» rincarò voltandogli le spalle, mentre con passo fiero
si allontanava a grandi falcate.
Più tardi, nella sua cabina, il pirata stava bevendo
vino in compagnia di Meeme.
Se ne stava in silenzio a scrutare lo spazio infinito, che si stagliava davanti
a lui, dall’enorme vetrata del suo alloggio. Nel frattempo l’aliena dagli occhi
gialli e i lunghi capelli indaco, che le ricadevano morbidamente sulle spalle,
arrivando a carezzarle i fianchi, lo osservava quieta. Era consapevole che
l’uomo fosse in conflitto con se stesso. Faceva sempre così quando aveva
bisogno di riflettere e desiderava il suo conforto, anche se non lo chiedeva
mai apertamente.
«Che cosa ti preoccupa, Harlock?» gli chiese appoggiando il suo calice ormai
vuoto sul tavolo di legno antico e intarsiato.
Il Capitano non rispose. Rimase ancora ad ammirare l’infinito che gli si apriva
davanti, continuando a centellinare il suo vino.
Meeme aspettò paziente che parlasse. Il capitano lo fece non appena ebbe finito
di bere e poggiato anche lui il suo calice.
«Nagol mi ha fatto una proposta da parte della Coalizione che credo sarebbe
giusto valutare, non per me, ma per i membri dell’equipaggio».
«E cosa ti turba?» gli chiese quella strana e affascinante creatura senza
bocca, che incredibilmente possedeva però una voce soave e armoniosa quasi come
una musica.
Harlock si girò. Era accigliato. «Non mi fido di loro, credo sia una trappola».
«Quindi sei in vantaggio su di loro».
«Diciamo che sono in allerta. Se è un vantaggio effettivo non saprei dirlo. Il
punto è che se fosse solo per me rifiuterei l’offerta, ma c’è in ballo la vita
e la tranquillità dell’intero equipaggio, non posso e non voglio decidere io
per loro».
«E come intendi agire?».
«Sarà deciso in piena, assoluta e totale libertà se accettare o meno».
«Sei molto generoso, ma non credi che sarà complesso mettere tutti d’accordo?»
commentò l’aliena.
Harlock non rispose. Ne era fin troppo consapevole, ma non poteva fare
altrimenti. Era un pirata, ma aveva un enorme rispetto per i suoi uomini, non
avrebbe mai imposto loro niente e, al contempo, non li avrebbe mai privati di
nessuna forma di libertà, tanto meno di quella di scelta.
Spiegoni domande e risposte
¤
Cari lettori vicini e lontani, eccomi, in ritardo di una settimana con il
secondo capitolo di questa storia. SE non l’avevate capito questa storia NON è
ambientata nel movieverse. Sono tornata alle origini anche se…
Vabbè secondo voi ve lo dico?
Oggi vi va di lusso non ho altro da
dire, voi non avete fatto nessuna domanda, ergo non vi tedierò con le mie
ciance :P
Ci vediamo tra un mese! (Più o meno!)
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Ringraziamenti Sparsi
Intanto grazie a Miriam che mi ha omaggiata dell’immagine che è
diventata il mio avatar! Direi che è fantasmagorico! Mi garba abbestia! :D
Grazie a Laura, lei sa perché! :*
Grazie a TUTTI voi mi avete letta veramente in tantissimissimi! E chi ci sperava? ^_^
Grazie alle ragazze che oltre che leggere mi hanno regalato un po’ del loro
tempo recensendomi!
lo apprezzo tanto!
Grazie a chi ha visualizzato insistentemente la mia pagina facebook per vedere
se aggiornavo.
E Grazie ovviamente anche a TUTTI i lettori silenti e a chi ha messo la storia
tra le seguite/ricordate/preferite ♥
Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti di
Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi
creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa inventata
dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)
All pics are from google search.
Fan art by Jerome Alquie.
Graphic by me!
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