Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Darkrystal Sky    06/02/2017    1 recensioni
MULTI-CROSSOVER FIC Conoscete tutti la storia di Edward e Alphonse Elric, ma quanto cambierebbe questa se le persone che hanno incontrato durante il loro viaggio non fossero le stesse? Se il Viaggio tra Dimensioni parallele fosse di dominio pubblico e il Multiverso fosse al centro di una faida millenaria?
La storia di Fullmetal Alchemist come non l'avete mai vista.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Envy, Roy Mustang
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 10 - I falsi fratelli Elric

I said momma was insane and daddy was a criminal
I grew up in a trailer with a dream of fucking centerfolds
Now I'm making money experimenting with chemicals
The fact I'm still alive is why I still believe in miracles

Zella Day - ‘Mustang Kids’

Nei tuoi sogni vedi spesso tua sorella in deliziosi abiti femminili che le calzano a pennello, mentre balla in una stanza dipinta di rosa e circondata da decine di bellissimi giocattoli che ogni bambina desidererebbe.
“Sei adorabile” le dici, la tua voce piena di affetto, e lei ti sorride radiosa come non mai.
La vedi abbuffarsi di deliziose pietanze, ce n’è a volontà, senza paura che non bastino per arrivare all’indomani. Ha le guance rosee e piene, l’espressione soddisfatta.
“Mangia pure, ce n’è ancora!” esclami porgendole un piatto di succulento arrosto.
“Yum!” esclama lei.
La vedi dormire tranquilla in un morbido letto di piume, dopo averle raccontato una favola della buona notte. Le accarezzi la fronte, scostandole le ciocche bionde dagli occhi.
Da sogni del genere non vorresti svegliarti mai.
-
“Siete Viaggiatori?!”
L’uomo si voltò verso i ragazzi.
“Dipende da cosa intendete.”
“Il piccoletto ha detto che siete venuti da un altro Mondo, non è così?” insistette Edward.
“Oh?” fece lui con un sorrisetto. “Questo semplificherà di molto le cose… Come mai conoscete la possibilità di Viaggiare?”
“È abbastanza risaputo, all’inizio del secolo scorso è stato reso pubblico che…” Edward si interruppe. “Ma questo non è il momento di parlarne! Come sta la bambina?”
“Non appena avrà la sua medicina, Ururu starà bene, è una ragazzina forte… e comunque posso farle lasciare questo mondo in qualunque momento.” La bambina aveva smesso di tossire e stava parlando sottovoce col ragazzino che l’aveva portata lì. “Piuttosto, in questa città la maggior parte delle persone è nelle sue stesse condizioni, non vi chiedete perché?”
“Beh, sì” cominciò Al. “Ma piuttosto, mi sto chiedendo cos’è che scavano nelle miniere, se non c’è più oro?”
L’uomo scrollò le spalle.
“Chiedilo ai meno indisponenti e ti diranno che stanno ancora cercando l’oro, ma andando in profondità abbiamo scoperto qualcosa di molto strano.”
“Cosa?” fecero i fratelli, in coro, sporgendosi in avanti con curiosità.
L’uomo fece un sorrisetto.
“Perché non comprate una cuccia di paglia per la vostra roccia domestica? È così bello fare affari con voi!”
Alphonse si trovò per la seconda volta in pochi minuti a dover bloccare suo fratello perché non compiesse qualche atto violento estremamente prossimo all’omicidio.
“Signor Urahara, perché sta dicendo queste cose a questi tizi sospetti?” intervenne il ragazzino coi capelli rossi. “Pensavo che fosse una nostra indagine!”
Alle parole ‘tizi sospetti’, Al si congelò e ritrasse tristemente in un angolino della stanza, mormorando qualcosa sull’accomunarlo al proprio violento fratello.
“Saremmo noi i sospetti?! E voialtri, allora?” sbottò Edward. “Siete tanto interessati alla situazione, e non siete nemmeno di questo Mondo!”
Lui e il bambino, che si era piazzato con fare protettivo davanti a Ururu, si fissarono con aria di sfida.
“Il fatto è che, quando siamo arrivati, ci hanno rubato un oggetto pericoloso” disse la bambina, parlando per la prima volta. La sua voce era fioca, il suo tono apatico, e fu interrotta da un nuovo attacco di tosse.
“Già, già, proprio così” Urahara annuì vigorosamente. “Siamo arrivati in questa grotta, no? Ci sono state un po’ di turbolenze durante il Viaggio per cui eravamo tutti e quattro un po’ scossi, e abbiamo visto una persona frugare nel bagaglio che Tessai aveva fatto cadere e andarsene con un oggetto” spiegò, indicando con un cenno, la pila di oggetti.
“Cioè una delle vostre cianfrusaglie…”
“Non era una cianfrusaglia!” sbottò il bambino. “Quel golem ci serviva a contattare…” Fu interrotto dall’uomo che gli mise una mano davanti alla bocca.
“Diciamo che è una cianfrusaglia che ci serve” tagliò corto l’uomo, poi sorrise con aria furba. “Ci date una mano? In cambio aiuterò voi, scambio equivalente…”
Ed e Al si scambiarono un’occhiata.
“Aiutarci in che modo?”
Nel momento in cui l’uomo cominciò a parlare, Oriel rientrò con un sacchetto di carta in mano.
“Se volete entrare nella villa, posso chiedere a Tessai di aiutarvi” spiegò, allungando la mano per prendere il sacchetto che la ragazza gli tendeva. “Ti ringrazio” le disse, facendo cenno a Ururu di avvicinarsi. “In cambio, recupererete ciò che è stato rubato, e che si trova proprio là” proseguì, versando una piccola quantità della medicina acquistata da Oriel in un bicchierino per alcolici che aveva recuperato dal mucchio di oggetti. Lo tese alla bambinda, che lo mandò giù tutto d’un fiato.
“Come fa a essere sicuro che si trova alla villa?” domandò Oriel.
“L’uomo che ha preso il golem è la stessa persona che pochi mesi fa ha acquistato la villa e le miniere, un proprietario terriero con la passione per l’alchimia che si fa chiamare Aizen” rispose l’uomo dopo un attimo di silenzio.
“Ho già sentito questo nome” cominciò Al, ma a voce troppo bassa, e nessuno lo udì.
Oriel alzò un sopracciglio.
“Acquistato dalla famiglia Ishida, immagino...”
L’uomo scrollò le spalle.
“Non so come si chiamassero i precedenti proprietari, onestamente. Fatto sta che quell’uomo è inavvicinabile…”
“Sì, abbiamo incontrato la sua guardia del corpo” mugugnò Ed.
“Guardia del corpo?” I tre alchimisti descrissero il loro recente tentativo di entrare nella villa, ma quando arrivarono a descrivere l’omaccione che li aveva gettati fuori dal cancello, Urahara cominciò a ridere. “Non c’è che dire, si è proprio immedesimato nella parte!” esclamò. “Quello era Tessai, il quarto membro della nostra comitiva! Come ho già spiegato, si trova sotto copertura alla villa.”
“Perché non recupera direttamente lui l’affare che vi hanno rubato?”
“Purtroppo Aizen lo tiene ben nascosto... e poi c’è il problema dei fratelli Elric.” Guardò i due ragazzi. “O i non-fratelli Elric, se voi, come dite, siete quelli veri…”
“Lo siamo!” esclamarono i due in coro.
Urahara alzò le braccia in modo difensivo.
“Per me è indifferente… Comunque quei due sono degli ossi duri, ci hanno cacciato dalla villa più di una volta. Tessai può aprirvi la porta di servizio, se ci bussate in un certo modo…”
Edward scrocchiò le nocche della mano sinistra.
“Benissimo. Quei due stanno per ricevere una bella punizione per aver osato infangare il mio nome…”
“Io passo” disse improvvisamente Oriel, alzando una mano. Edward la guardò con aria basita.
“Co… perché?! Sei stata tu a proporre di introdurti nella villa col favore del buio! Non posso permettere ad uno stronzo di disonorarmi con delle ricerche losche!”
“Perché invece le tue ricerche non hanno assolutamente nulla di losco” commentò sarcasticamente, la ragazza, poi voltò loro le spalle e uscì. “Comunque, per stavolta siete da soli, io devo andare a parlare con una persona.”
-
Il sole era ormai calato dietro le colline, ma dentro la villa i “fratelli Elric” stavano lavorando nel laboratorio dal quale partivano le scale per il sotterraneo. Il più alto stava armeggiando con dei contenitori pieni di liquido nero, mentre l’altro stava curando delle piante con aria annoiata.
“Ehi, io mi annoio… Lee, dobbiamo stare ancora qui a lungo?” fece l’altro, che sembrava poco più che un bambino. Entrambi indossavano delle maschere protettive di cuoio e stoffa.
“Sai bene in che situazione siamo... e chiamami Ed, non si sa mai chi stia ascoltando!” lo corresse l’altro a voce bassa. “Nel peggiore dei casi, ce la filiamo con una borsa di queste e punto” mormorò, sollevando la pietra scura che aveva realizzato poco prima.
“E Kanae?” mormorò il bambino. “Non possiamo lasciarla in quello stato… È colpa nostra se…” Il silenzio della notte fu interrotto da un fragore metallico proveniente dal fondo delle scale. “Cos’è stato?!” esclamò il ragazzino balzando in piedi.
Il ragazzo più alto appoggiò gli strumenti di lavoro e si diresse verso le scale.
“Vado a controllare. Probabilmente sono ancora Cappello Idiota e i due piccoletti che vengono a rompere i coglioni…”
“Ah! Non è giusto, voglio venire anche io!” esclamò il ragazzino seguendo il fratello. Sul suo volto apparve un sorriso quasi maniacale. “Questa volta voglio piantargli un proiettile in testa!”
Per niente turbato dalle intenzioni violente del fratellino, il ragazzo che fingeva di essere Edward Elric sorrise.
-
Quando era calato il buio, il ragazzino con i capelli rossi, che aveva detto di chiamarsi Jinta, aveva guidato i due alchimisti a una capanna di legno sul bordo della montagna vicino alla villa e bussato con un ritmo particolare prima di volatilizzarsi nella boscaglia. La porta si era aperta pochi minuti dopo e la testa dell’omone con i baffi e i capelli a treccine aveva fatto capolino. Dopo un’accesa discussione durante la quale avevano con difficoltà convinto l’uomo di essere lì per conto di Urahara, erano finalmente riusciti ad entrare nella capanna, che nascondeva l’ingresso di un vecchio tunnel minerario che entrava dentro la montagna e sotto la villa stessa. Dopo aver camminato per alcuni minuti nel cunicolo, illuminato solo dalla luce della lampada a gas che Tessai teneva in mano, Al fu il primo a notare una fine nebbiolina che copriva il pavimento del tunnel.
“Cos’è questa roba?” domandò.
Tessai strinse i denti e da una sacca che portava a tracolla prese una maschera di pelle e la indossò in modo da coprirsi la parte inferiore del volto.
“Copritevi bocca e naso” ordinò ai ragazzi, tendendo loro due lembi di stoffa strappata. Edward si legò la mascherina improvvisata sul volto, mentre Al la fece scivolare dentro l’elmo per salvaguardare le apparenze. “Muovetevi, più avanti ci sono le stanze della servitù. Da lì posso farvi vedere come accedere ai magazzini. In questo momento ci troviamo esattamente sotto di essi.”
“Uh, buono a sapersi” commentò Ed, fermandosi sul posto.
Il ragazzo batté le mani e le posò sul muro. Ci fu il lampo di una trasmutazione alchemica, e la roccia si aprì con un rombo, formando una rampa di scale che saliva verso l’alto.
“Ah!” sbottò l’uomo. “Io cercavo di farvi passare inosservati, ma voi preferite farvi notare! Fate come vi pare, io me ne vado” disse, proseguendo lungo il corridoio portandosi via la torcia. Se non fosse stato per la luce che veniva dalla stanza in cima alle scale, il tunnel sarebbe stato velocemente di nuovo buio.
Con cautela, i due fratelli salirono i gradini e sbucarono in una lunga stanza disseminata di scaffali contenenti libri, pergamene e fogli di ogni tipo e stato. Alcune luci elettriche illuminavano la stanza, che possedeva, oltre all’ingresso che Ed aveva appena creato, solo un’altra uscita: una porta di legno che, socchiusa, dava su una sala buia.
“È ora di scoprire che cos’è che fanno qui” disse Ed, cominciando a sfogliare un libro. Dopo alcuni secondi, però sembrò realizzare qualcosa e lo lasciò cadere, afferrandone immediatamente un altro. Con ansia crescente, aprì un volume dopo l’altro, mentre sudore freddo cominciava ad imperlargli la fronte. “Ma questi…” cominciò, guardandosi intorno per cercare Al. Il ragazzino nell’armatura stava sbirciando nella stanza adiacente, sperando di distinguere qualcosa nell’oscurità, quando Edward gli arrivò letteralmente addosso, mandandoli entrambi a terra con un fragore metallico.
“Fratellone!” protestò, Al, alzandosi in piedi indignato.
“Al, molti di questi volumi sono rari o antichi!” sibilò il ragazzo. “Ci sono anche testi proibiti sulla trasmutazione umana!”
Il fratello rimase senza parole per alcuni secondi prima che le luci nella sala si accendessero. Quando i suoi occhi si abituarono alla luce, Edward si guardò intorno, osservando alti scaffali che invece di libri contenevano alambicchi e gli oggetti più diversi: sembrava una specie di collezione di oggetti rari. In fondo alla sala e alla fila di scaffali saliva una scalinata ai piedi della quale stavano due figure in piedi.
 “E voi chi diavolo siete?” esclamò uno dei nuovi arrivati.
Avevano entrambi i capelli biondo scuro e gli occhi azzurri, ma quello che aveva parlato li teneva molto più lunghi e legati a coda di cavallo ed era notevolmente più alto dell’altro. Indossava anche una giacca rossa le cui maniche arrotolate scoprivano uno strano e massiccio automail al posto del braccio sinistro.
 “Voi siete…” cominciò Al.
“Siamo i fratelli Elric” affermò il più basso con aria stranamente gioviale.
“Il mio nome è Edward, e lui è mio fratello minore Alphonse” continuò l’altro.
“No, siete due impostori!” esclamò Edward. “Noi siamo i fratelli Elric!”
Dopo alcuni secondi di silenzio sbigottito, il ragazzino più piccolo cominciò a ridacchiare.
“Oh, merda. Lee, sono quelli veri!”
“Taci!” esclamò l’altro tra i denti. Sembrava in egual misura preoccupato ed infastidito dalla situazione. “Quindi tu con l’armatura sei il vero Alchimista d’Acciaio?” disse infine.
“NO, NO, NO! Edward sono IO! IO! IO!” esclamò Ed, indicandosi furiosamente.
“Tu? Quindi le nostre informazioni erano incomplete: il fratello maggiore è quello più basso” commentò con un sorrisetto. “Comunque, vi dispiace lasciarci usare i vostri nomi ancora per un po’? C’è qualcosa che dobbiamo fare qui…”
“Qualcosa di proibito, scommetto” fece Edward. “In tal caso non possiamo assolutamente permettervelo!”
L’impostore sospirò.
“Io ci ho provato a farvi andar via con le buone…” cominciò.  Con la mano destra si afferrò l’automail e tirò una leva all’interno dell’avambraccio. Le parti meccaniche che componevano l’automail si riarrangiarono finché al posto di mano e avambraccio non ci fu la canna di un’arma da fuoco. Un ghigno inquietante apparve su entrambi i volti degli impostori. “Fine della corsa, Edward Elric.”
“Seriamente?!” esclamò il ragazzo prima che un proiettile lo colpisse di striscio alla fronte, facendolo sanguinare. Dopo un secondo di sbigottimento, batté le mani e trasmutò una barriera di roccia tra sé e gli impostori.
“E pensare che bastavano solo un po’ di buone maniere” esclamò il falso Edward, la voce attutita dal muro.
Ci fu un clangore metallico e Edward si voltò per vedere Al che veniva atterrato dal ragazzino: al braccio destro aveva lo stesso tipo di automail del fratello. Si era arrampicato sopra gli scaffali per sfruttare l’effetto sorpresa e lanciarsi sopra al ragazzo in armatura per gettarlo a terra. Con un calcio, gli fece volare via l’elmo e puntò la pistola dove si aspettava di vedere il volto del ragazzino. Rimase però interdetto quando si trovò davanti a nulla. Alphonse approfittò della sua distrazione per afferrarlo e gettarlo a terra, immobilizzandogli il braccio meccanico appoggiandosi ad esso con tutto il proprio peso.
Nel mentre, il fratello maggiore aveva fatto il giro degli scaffali per andare incontro ad Edward, il quale, però, non si fece sorprendere: trasmutò il mobile in delle corde, che usò per immobilizzarlo.
“Niente male” disse l’impostore, sorridendo nonostante fosse stato immobilizzato. Edward stava per ribattere quando si accorse che il ragazzo, con la mano destra ancora libera, aveva afferrato un oggetto che teneva nella propria tasca, dal quale si sprigionarono lampi di luce rossa.
“Quella è…” fece Al, mentre si rialzava e riprendeva in mano l’elmo.
Le corde che legavano il braccio del ragazzo si scomposero e ricomposero in acuminate lance di pietra che andarono verso Edward. Il ragazzo le schivò per un pelo, lanciandosi di lato e lasciando così libero il ragazzino più piccolo.
“Anche lui non usa il cerchio alchemico?!” esclamò Al, rialzandosi e sistemandosi l’elmo. L’impostore si limitò a sorridere enigmaticamente.
“No, guarda bene” disse Ed. Il falso Edward stringeva nel pugno destro una pietra che brillava di lampi rossi.  “Quella luce, quel tipo di energia...” L’alchimista ghignò. “È come quella di Anderson: una finta Pietra Filosofale. Scommetto che senza di quella non riesci nemmeno a fare trasmutazioni…”
Il ragazzo fece una smorfia, segno che Edward ci aveva preso. Prima di ribattere o contrattaccare, però, dalla scala si sentirono avvicinarsi dei passi e voci.
“Signor Alchimista di Stato, cosa succede?” chiamò qualcuno.
Ed e Al si scambiarono un’occhiata prima di fare dietro front e correre verso la scala che loro stessi avevano creato. Non avevano intenzione di lasciare perdere, ma fronteggiare altre persone e mettersi nei guai non era la migliore delle idee. I due si lanciarono giù per le scale, sigillando l’uscita con l’alchimia dietro di loro. Dal buio corridoio minerario sentirono le voci di due o tre persone arrivare in soccorso ai due impostori.
“Bastardi, non erano nemmeno così forti, avrei potuto suonargliele di santa ragione” disse Edward tra i denti.
“Uh, fratellone… Non ci abbiamo pensato, ma… non abbiamo fonti di luce.”
Edward alzò la testa e si guardò intorno: erano circondati dall’oscurità più completa. Andando per tentativi, allungò una mano finché non trovò l’armatura di Al e vi batté le nocche.
“Tranquillo, il tunnel non ha diramazioni, se ci teniamo vicini al muro dovremmo riuscire a tornare sui nostri passi…”
I ragazzi si misero cautamente in marcia, ignari che ancora più in profondità del tunnel dove si trovavano, un uomo in camice bianco e mascherina stava osservando un macchinario pompare dalle profondità della terra un liquido denso e nero che confluiva in una fontana e veniva distribuito in diversi canali e tubature che si diramavano in tutte le direzioni. Al suo fianco fluttuava quello che sembrava un piccolo pipistrello, ma il cui corpo sferico era completamente privo di arti o volto.
“Chiedo perdono, Conte, si sono comportati in modo imprevedibile e non siamo riusciti a portarli dove volevamo,” spiegò l’uomo.
La risposta venne proprio dallo strano essere fluttuante, come se fosse una specie di radio.
“Non preoccuparti, ♥ in ogni caso il Catalizzatore non è ancora pronto quindi sarebbe stato prematuro.”
“Le prometto che a breve riuscirò ad aprire quel Gate.” Aizen sorrise. “...E a trascinare quel Falso Dio nella sabbia.”
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Darkrystal Sky