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Autore: Lady Samhain    06/02/2017    2 recensioni
Percival Graves ha seppellito la sua umanità da qualche parte tra i meandri della politica.
Non gli era sembrato un gran prezzo da pagare, un cuore in cambio di una carriera come la sua, peccato che dopo la visita di Grindelwald a New York tutto ciò che ha costruito sia crollato come un castello di carte.
La sua credibilità è irrimediabilmente compromessa ed ha una sola occasione per recuperare in parte il suo prestigio: una delicata missione diplomatica in Gran Bretagna per riportare negli Stati Uniti il ricercato Credence Barebone.
"-E allora cosa vorrebbe, signor Graves?-
Non poteva crederci! Doveva abbassarsi a chiedere un lavoro come l'ultimo novellino appena sfornato dall'accademia!
-Madama Presidente, le chiedo di affidarmi un ultimo incarico. Voglio la possibilità di ritirarmi dopo aver ricordato che ho servito lealmente questo paese-"
"Io voglio che lei vada nel Regno Unito, incontri il ragazzo e trovi una scusa, una qualsiasi, anche il più minimo motivo per ottenere la sua estradizione-"
//Campagna Pro Original Graves: se questa storia ti incuriosisce almeno un poco, aggiungi il tuo voto per inserirlo tra i personaggi principali//
//Titolo cambiato. Titolo precedente "Dalla sua parte"//
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Credence Barebone, Newt Scamander, Percival Graves, Porpentina 'Tina' Goldstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
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Capitolo 7

Il patto

***


Era sera e Graves era seduto nella sua stanza, alla scrivania, e con la tempia appoggiata su una mano.

No, non stava andando bene per niente.

Che diavolo gli era saltato in testa di fare?

Lasciare a Barebone la giornata libera quando invece avrebbe dovuto battere il ferro finché era caldo? Lasciargli il suo biglietto da visita per offrirgli un aiuto?

Che cosa gli stava succedendo?

Semplicemente lui sapeva che quella era la cosa giusta da fare. Lasciare in pace un ragazzo preoccupato per sua madre e mettersi a disposizione in caso avessero avuto bisogno.

Era giusto. Peccato che fosse completamente in contrasto con il suo dovere.

Un dovere che gli veniva sempre più difficile non perdere di vista.

Si alzò risoluto e prese a camminare per la stanza, però presto l'ambiente gli sembrò claustrofobico e allora decise di uscire fuori.

Prese la direzione opposta a casa Scamander e si smaterializzò per riapparire ai giardini di Kensington.

L'aria fresca della notte, il silenzio ed il fatto di essere all'aperto lo calmarono un poco.

Era meglio passeggiare per i viali alberati piuttosto che misurare i pochi metri della sua stanza all'infinito.

A quell'ora i giardini erano chiusi e deserti, per cui fece un incantesimo di disillusione per non avere noie con i guardiani. Sarebbe stato seccante dover obliviare i nomag per una sciocchezza.

E camminando continuava a pensare.

Che poteva fare?

Ormai era convinto di ciò che gli aveva spiegato Scamander, e cioè che non esisteva più nessun obscurus.

E allora come poteva fare? Non gli restava che dimostrare che i ragazzo fosse pericoloso perché mentalmente instabile, altra cosa che lui sapeva non essere vera; Barebone era eccessivamente emotivo, ingenuo, magari incapace di nascondere i suoi sentimenti, ma certo non era pazzo.

E quindi lui, Graves, avrebbe dovuto mentire.

L'eventualità lo angosciava.

Gli era capitato altre volte di dover seppellire la coscienza per un bene superiore, ma...

Si bloccò in mezzo alla strada, sconvolto per quello che aveva appena pensato.

Certo, Grindelwald.

Forse non era un caso che Grindelwald avesse scelto lui per infiltrarsi al Ministero.

Forse era una crudele forma di contrappasso.

Scosse la testa e riprese a camminare a passo svelto.

Il suo problema in quel momento era Berebone.

Ascoltando ciò che il dovere gli imponeva di fare, avrebbe potuto distruggere la casa, gettare un Incanto Confundus sul ragazzo e giurare il falso dicendo che l'obscurus si era manifestato.

No.

La sua coscienza, acquattata da qualche parte in fondo al suo stomaco e non stordita dal wiskey incendiaro, lo colpì così forte da schiacciargli il fiato fuori dai polmoni.

No, non poteva.

La corda di cuore di drago poteva essere severa, ma non poteva essere ingiusta.

No, avrebbe dovuto trovare un compromesso tra dovere e coscienza prima che uno dei due lo facesse uscire di senno, per questo rimase ai giardini fino ad oltre mezzanotte, finché non ebbe elaborato una strategia alternativa.

***

Quella sera stessa Credence e Newt erano seduti nel solito angolo in cucina, tra il tavolo ed il muro, a bere thé ad un orario improponibile.

Tina era di sopra e già dormiva, probabilmente.

-Newt, tu cosa ne pensi del signor Graves?-

-Non lo so. Se devo essere sincero non so dare un giudizio obiettivo, perché credevo di conoscerlo e invece adesso ho davanti una persona completamente diversa in più di un senso. Perché me lo chiedi?-

-Per quello che ha fatto oggi. Sai, oggi quando gli ho detto di Tina mi è sembrato molto a disagio. Non lo so. Non sono riuscito a decifrare il suo modo di fare. Ha accettato di stabilire una tregua per non turbarla, e poi addirittura mi ha lasciato il giorno libero e mi ha lasciato un modo per contattarlo se Tina avesse avuto bisogno, dato che io ero solo con lei-

Credence si interruppe per prendere un sorso di thé.

-La cosa veramente strana è che per la prima volta mi è sembrato di conoscere il vero Percival Graves. Non è stato affabile, ci mancherebbe, ma in quel momento sapevo che mi avrebbe aiutato se ne avessi avuto bisogno. Per la prima volta ho visto l'uomo onesto e leale di cui parlava la mamma. E allora non capisco perchè di solito si comporta in modo da ferirmi-

Newt annuì ma non rispose subito, e Credence non lo forzò a parlare.

Sapeva che Newt preferiva prendersi il suo tempo prima di rispondere su cose importanti.

-Una volta avevo trovato una salamandra di fuoco nel retrobottega di un contrabandiere. Era stata messa nell'acqua fredda per non essere intercettata dagli incantesimi che rilevano il calore-

Credence sorrise. Era tipico di Newt esprimersi attraverso le sue esperienze con gli animali piuttosto che parlare direttamente di sentimenti umani.

-Avrebbe avuto bisogno di stare al caldo per sopravvivere, ma era così spaventata dagli umani che non si lasciava toccare, e alla fine... alla fine non sono riuscio a salvarla-

-Quindi tu credi che Graves sia un uomo spaventato? Magari per via di ciò che gli è successo a causa di Grindelwald?-

-Sicuramente è un uomo molto chiuso. Secondo me ha paura di avere paura. Ha paura di essere debole. Sì, secondo me teme un contatto diretto e sincero con le persone-

-Ma non per questo è una persona cattiva, giusto?-

Completò Credence.

-No. No, io non credo che sia cattivo-

Newt rimase con gli occh bassi, perso in qualche pensiero, e Credence continuò a bere il suo thé in silenzio.

Guardando il magizoologo inglese la sua impressione era sempre la stessa: gli sembrava che Newt fosse sempre meravigliato quando scopriva che nel mondo c'era qualcosa di cattivo, perché la cattiveria era completamente estranea alla sua natura.

Newt sollevò la testa all'improvviso come se si fosse appena ricordato qualcosa.

-Credence?-

-Sì?-

-Io credo che non te lo diciamo abbastanza. Scusa. Il fatto è che tu stai affrontando una situazione difficile e lo stai facendo con coraggio. Sei molto più saggio di maghi più grandi di te che ho conosciuto. Ed io e Tina siamo davvero fieri di te e saremo sempre dalla tua parte. Credence. Voglio che ti ricordi questo. Tu sei forte, ma essere forti non vuol dire non aver mai bisogno di aiuto-

Credence aveva capito perfettamente cosa stava cercando di dirgli lottando per trovare le parole giuste.

In quel momento si rese conto di essere contento che Newt gli avesse detto quelle cose, perché in realtà lui aveva sempre paura di essere un peso, un di più in quella famiglia.

Aveva il terrore che un giorno si sarebbe svegliato e Newt e Tina lo avrebbero guardato come si guarda un estraneo.

Ma quella conferma regalata così, per generosità, perché Newt voleva solo che lui stesse bene, era più di quanto potesse sopportare.

Si alzò per andare ad abbracciarlo e gli sfuggì un singhiozzo quando Newt si alzò e lo strinse a sé con lo stesso affetto di sempre.

Era bello avere la certezza di un conforto.

Lui non aveva avuto nemmeno bisogno di chiedere, Newt aveva capito da solo e aveva riparato ancora una volta le crepe che si allargavano dentro di lui.

Rimase aggrappato a lui senza vergognarsi di sembrare infantile; Newt sapeva di thé, di terra bagnata, di fieno e degli innumerevoli incantesimi di lava e asciuga che usava sulle sue camicie come minimo dieci volte al giorno.

L'odore del tessuto stirato non riusciva a cancellare quello della natura selvatica ma vi si mischiava piacevolmente.

Qualche volta Credence si era chiesto se Newt non lo tenesse con sé per studiarlo come faceva con i suoi animali.

In quel momento capì che essere l'ennesimo cucciolo di cui il timido mago britannico si prendeva cura non era per niente una brutta cosa, considerato quanto di quanto amore era capace.

Era ancora aggrappato a lui e sapeva che non sarebbe stato allontanato.

Forse Newton Scamander non era un temerario, non era un cavaliere impavido e non incuteva rispetto alla prima occhiata, ma aveva un cuore abbastanza grande da raccogliere qualunque creatura in difficoltà.

***

Bene, era il momento di mettere in atto il piano di riserva. L'ennesimo.

Graves per prima cosa dovette sopportare Scamander che lo ringraziava per essersi reso disponibile in caso di bisogno, però non lasciò il tempo a Barebone di dire nemmeno una parola.

Per Morgana, non lo avrebbe tollerato!

Invece lo prese da parte e fu più diretto che poteva.

Gli spiegò di nuovo i capi d'accusa che lo attendevano negli Stati Uniti.

Gli fece intendere che tornare di sua spontanea volontà per affrontare il processo sarebbe stata una mossa saggia.

Fece leva senza alcuna pietà sul fatto che Scamander e la Goldstein erano considerati a tutti gli effetti suoi complici, e quando Barebone protestò che loro non erano complici perché lui non aveva mai chiesto loro di fare niente, Graves fu sveltissimo a fare scattare la sua trappola.

Giusto, lui non aveva mai chiesto loro di fare nulla. Non ne era nelle condizioni.

Questo portava Scamander e la Goldstein da complici a criminali, se avevano agito di loro spontanea iniziativa.

Quando il ragazzo si rese conto che era stato praticamente lui ad accusarli fu preso dal panico.

Cominciò a balbettare scuse e qualcosa di indefinibile sul fatto che non era vero, che loro non erano criminali; Graves, impassibile, gli ricordò che fare espatriare un criminale per sottrarlo alla giustizia è a tutti gli effetti un reato, e che i due maghi ne erano colpevoli.

-Io non volevo.... non volevo! Se avessi saputo che sarebbe successo questo, avrei preferito morire ucciso dagli Auror!-

Ecco, era il momento.

Se fino ad allora Graves era stato un accusatore spietato, adesso poteva essere in una certa misura un amico.

-Signor Barebone, so quanto siete legati. Lei non vorrebbe che succedesse nulla a loro, non è vero? Specialmente non per colpa sua-

Il ragazzo annuì. Graves gli stava facendo intravedere una speranza e lui già la bramava.

Stava per gettarsi in un'altra trappola, manovrato esattamente come Graves aveva previsto, eppure l'Auror non riusciva a sentrsi soddisfatto si sé stesso.

Scacciò l'incertezza scuotendo rapidamente la testa.

-Signor Barebone, capisco quanto la sua situazione sia difficile. Potremmo raggiungere un accordo. Vuole ascoltare la mia proposta?-

Lui annuì di nuovo.

-Bene. Possiamo fare un accordo in termini molto semplici. Lei torna con me negli Stati Uniti di sua spontanea volontà, ed io mi impegno a non coinvolgere nel processo Newton Scamander e Porpentina Goldstein-

-E se... se io dicessi di no?-

-In questo caso si andrebbe ad un processo diverso. Ci sarebbe bisogno di interrogare tutti i testimoni, e loro due sono testimoni chiave. E se durante gli interrogatori dovesse risultare chiaro che hanno deliberatamente violato le leggi... bé... la loro situazione diventerebbe... rischiosa-

Lasciò volutamente la frase nell'indefinito, dicendo tutto e non dicendo niente, in modo che fosse lo stesso Barebone ad immaginare il peggio.

-Non pretendo che lei mi dia una risposta adesso. Capisco che non è una decisione facile da prendere. Ne riparleremo domani. Ventiquattr'ore è il tempo massimo che posso concederle-

E se ne andò lasciandolo abbattuto ed angosciato come non mai.

***

Il giorno dopo lo trovò pallido, con il viso tirato e con le occhiaie, ma aveva negli occhi una luce che non gli piaceva.

Sembrava che non fosse rassegnato, ed invece Graves aveva sperato di essere riuscito a spezzare la sua volontà.

-Ha preso la sua decisione, Signor Barebone?-

-Sì, ho deciso. Ma ho due termini da negoziare-

Graves serrò le labbra.

Negoziare? Primo, dov'era che quel moccioso aveva imparato il termine "negoziare"?

E secondo, come si permetteva di pensare di potergli dettare condizioni?

-Signor Barebone, speravo che avrebbe capito che le stavo offrendo un'occasione unica per chiudere questa faccenda facendo meno danno possibile alla sua famiglia-

-Io credo invece che lei abbia solo fretta. Non capisco perché, ma mi pare che voglia chiudere la faccenda in fretta. Vuole ascoltare le mie condizioni?-

-Ho idea che con queste premesse non giungeremo a nessun accordo, ma ormai che sono qui, tanto vale che la ascolti-

-Bene. La prima condizione è la sua parola che se io mi consegno, Newt e Tina verranno lasciati fuori dal processo. La sua parola, signor Graves-

-Lei mi chiede una garanzia. Diciamo che posso capirla. E la seconda condizione?-

-La seconda condizione è aspettare che nasca il bambino-

Stavolta Graves sgranò gli occhi.

Che cosa pretendeva quel poppante presuntuoso?!

-Aspettare nove mesi? Signor Barebone, quello che mi chiede è impossibile-

-La prego! Lei sa quanto Tina sia legata a me, e se sapesse che torno in America ad affrontare il processo... no, starebbe troppo male! Non posso permetterlo, specialmente nelle sue condizioni. Se stesse male e perdesse il bambino per il trauma sarebbe tutto inutile-

Merda! Così aggiungeva alla lista delle cose che lo nauseavano di quell'incarico anche attentare alla salute di una donna incinta. Complimenti, Percival!

-Lei mi mette in una posizione difficile. Nove mesi sono lunghi. Chi mi garantisce che non ne approfitterà per organizzare una fuga?-

-Non andrei da nessuna parte lasciando Newt e Tina da soli, magari con lei che li accusa di complicità-

Diamine, il ragazzo era sveglio. Troppo sveglio.

Ma Graves aveva dalla sua parte vent'anni di servizio come Auror, e sempre in prima linea.

Con un'ultima mossa riuscì a riportare la partita in suo favore.

-Anche io voglio da lei una garanzia, signor Barebone. Vorrei poter sapere sempre dov'è lei. Posso farlo. È un incanto che usiamo per localizzare persone sospette. Mi permetta di imporre un sigillo su di lei, ed io considererò chiuso l'accordo-

Il ragazzo lo guardò a lungo, come valutando se fidarsi oppure no.

Non che avesse molta scelta a quel punto.

Graves sapeva di aver mosso bene le sue pedine, e che ormai lui era costretto ad accettare.

-Io le permetto di impormi il sigillo. Lei fa in modo che i miei genitori ne restino fuori. Accordo concluso?-

Maledizione! Garves sapeva che avrebbe deciso così, ma, per tutti i draghi, perché in quel modo?

Voleva solo salvare la sua famiglia.

-Devo avvertirla, signor Barebone, che farà molto male. Non è un incantesimo da prendere alla leggera-

-Ma è necessario, per cui non serve stare a pensarci. Mi dica cosa devo fare-

"Scappa lontano da me prima possibile!" avrebbe voluto urlare Graves.

Non lo disse. Non lasciò che niente di ciò che gli squassava il petto trasparisse sul suo viso.

Stupido, ingenuo, meraviglioso ragazzo!

-Il suo braccio, signor Barebone. Non mi serve altro-

Lui obbedì e Graves gli sollevò camicia e maglione con un colpo di bacchetta, mettendo a nudo l'avambraccio.

Gli prese il polso per trattenerlo.

Per fortuna lui era bravo ad inventare soluzioni alternative, perché non aveva davvero intenzione di usare l'Incanto Inventum.

Non avrebbe potuto perché l'Inventum serviva ad avvisare se il sospettato lasciava il suo Confine; Graves però era americano, ed i limiti della sua giurisdizione finivano entro i confini degli Stati Uniti.

Un Incanto Inventum fatto da un Auror in uno stato che non era quello per cui lavorava non avrebbe funzionato.

Inoltre l'incantesimo di localizzazione non faceva alcun male, ed invece il suo scopo era vedere come Barebone reagiva al dolore.

Una fattura urticante sarebbe andata benissimo, ed il simbolo del MACUSA sarebbe apparso come un tatuaggio come se fosse una conseguenza di quello.

Barebone non lo avrebbe mai saputo.

Premette forte la punta della sua bacchetta all'interno dell'avambraccio e fece l'incantesimo a mente.

Subito Barebone dilatò gli occhi per il dolore.

Oh, sì, faceva male. Graves lo sapeva. Una volta a scuola gliene avevano fatta una, di quelle maledette fatture.

Lui era ancora un ragazzo ma non avrebbe mai dimenticato quanto bruciava. Era come essere punti da decine di vespe.

Il ragazzo serrava il pugno, aveva gli occhi lucidi e si mordeva le labbra per non piangere.

Graves avrebbe preferito che lo facesse.

Avrebbe voluto che supplicasse perchè il dolore finisse, perché vederlo sopportare con tanta dignità gli sbatteva in faccia il fatto di stare compiendo un'azione terribilmente meschina.

Non si fermò nemmeno quando Barebone cominciò a singhiozzare o quando le lacrime cominciarono a scorrergli lungo le guance.

Avrebbe continuato. Aveva una fievole speranza che il dolore potesse risvegliare l'obscurus.

Il ragazzo ormai si contorceva per il dolore ed era scivolato a terra, il polso stretto nella sua presa e la mano che si serrava in spasmi.

Graves era ben determinato a strappargli almeno una supplica, ma tutto quello che ricevette fu l'altra mano di Barebone che... per Merlino, ma perché a lui?!

Il ragazzo aveva afferrato con l'altra mano la sua, quella che gli tratteneva il polso.

Graves sperava che stesse cercando di liberarsi, che da un momento all'altro avrebbe iniziato a implorarlo di smetterla, e invece lui strinse più forte.

Lo stava supplicando, ma non di porre fine al dolore. Lo stava supplicando di aiutarlo a sopportare.

Graves smise immediatamente.

Non poteva. Non ce l'avrebbe fatta.

Fece apparire il simbolo del MACUSA sulla pelle arrossata nel punto in cui aveva conficcato la bacchetta tanto da lasciare il segno, e poi a mente fece il controincantesimo per ridurre gli effetti della fattura.

Barebone collassò sul pavimento scosso da tremiti.

-Coraggio, è finito. Il dolore passerà presto-

Si sentiva in dovere di rassicurarlo in qualche modo. Lo aiutò a sollevarsi e a sedersi di nuovo sul divano, dove lui rimase con gli occhi semichiusi ed il respiro affannato.

Il suo viso era pallidissimo e Graves temette davvero di avere esagerato.

La sua coscienza lo rimproverava aspramente e la corda di cuore di drago non lo avrebbe lasciato in pace per molto tempo.

Ed a ragione: aveva appena torturato un ragazzo innocente.

Era stato ingiusto. Doveva fare qualcosa per rimediare, al diavolo la professionalità.

Prese di nuovo il polso del ragazzo, stavolta con tutta la gentilezza di cui era capace, e fece un incantesimo per ridurre il dolore.

Aveva pensato di toglierne solo una parte e di lasciare che il resto della fattura svanisse da sola con il tempo, ma non poteva farlo.

Lo aveva torturato senza che ce ne fosse necessità. Il minimo che potesse fare era curarlo.

L'incantesimo di guarigione gli venne molto più facile perché era spontaneo; lui voleva davvero aiutare quell'incosciente idealista.

-Come si sente?-

-Io... meglio-

Graves annuì. E adesso? Qualunque altra cosa avesse fatto, il ragazzo avrebbe finito per collassare definitivamente, e Graves si rese conto di non volere una cosa del genere.

Sospirò. Alla fine aveva ottenuto ciò che voleva. Barebone si era consegnato.

-Per oggi non le chiedo altro. Vada a riposare-

Gli disse, e non potè impedire che la sua voce suonasse stanca e rassegnata.

Era sulla porta quando si sentì richiamare.

-Signor Graves, aspetti. Un'ultima cosa-

Lui gli fece cenno di continuare.

-Per favore, non dica niente a Newt e Tina. Sopratutto non a Tina, va bene?-

Graves non gli disse che lo ammirava per il coraggio che aveva dimostrato né per come aveva sopportato il dolore.

Non gli disse che in vent'anni di carriera aveva fatto ricorso al dolore più volte per arrivare ad una confessione e che mai nessuno aveva sopportato con una dignità come la sua.

-Resterà una cosa tra noi. Ha la mia parola-

E se ne andò.

Aveva preteso molto dal ragazzo, ma ancora di più aveva preteso da sé stesso.

***

Era finita.

Credence non aveva mai provato un dolore tanto intenso, forse solo durante le peggiori punizioni di Mary Lou.

Però ne era valsa la pena, se Newt e Tina non sarebbero stati processati; loro avevano fatto così tanto per lui, e non era giusto che la loro vita fosse rovinata per colpa sua.

Eppure, un volta rimasto solo, il peso di quello che aveva appena fatto gli crollò addosso.

Aveva perso tutto. Tra nove mesi sarebbe stato di nuovo in America e da allora la sua vita sarebbe stata un'incognita.

Lo avrebbero riconosciuto colpevole e giustiziato? Oppure avrebbero creduto al fatto che quando aveva ucciso la sua madre adottiva ed il senatore non era in grado di controllare le sue azioni?

E Graves? L'Auror aveva avuto tutte le dimostrazioni che lui non fosse un pericolo, ma se avesse mentito?

Se davvero avesse voluto farlo condannare come aveva detto Tina fin dall'inizio?

Gli girava la testa.

Che aveva combinato?

Che diavolo aveva combinato?!

Sobbalzò violentemente quando sentì bussare alla porta e la voce di Newt che gli chiedeva cosa stesse succedendo.

Lui non riuscì a farsi sentire perchè aveva la gola troppo chiusa, e allora Newt aprì la porta con la magia ed entrò.

Credence non lo aveva mai visto tanto pronto a combattere, e ne rimase molto sorpreso perché Newt era una delle persone più pacate che lui conoscesse.

-Credence, va tutto bene? Dov'è Graves?-

Lui riuscì ad articolare a fatica "andato via".

Solo allora Newt mise giù la bacchetta. Allora non era stata una sua impressione che sarebbe stato pronto a lottare per difenderlo.

Quella consapevolezza gli fece salire di nuovo le lacrime agli occhi.

-Credence, oggi è successo qualcosa, non è vero? Ho una strana sensazione, e... Credence?-

Accidenti! Aveva ricominciato a piangere. Lui non voleva, davvero, non voleva fare preoccupare Newt, ma non riusciva a smettere in nessun modo.

Rimase sul divano con il viso tra le mani, e non fu per niente sorpreso quando sentì Newt sedersi accanto a lui e circondargli le spalle con un braccio.

Si lasciò raccogliere contro il suo petto e rinunciò definitivamente a darsi un contegno.

Pianse finché ne ebbe bisogno, strappato tra quanto era grato per quel conforto, la consapevolezza che tra pochi mesi avrebbe perso tutto e la determinazione a non cedere alla debolezza per il bene della sua famiglia.

Sapeva troppo bene che Newt e Tina non lo avrebbero mai lasciato andare, quindi toccava a lui fare la scelta di spezzare il filo che li univa; tuttavia, finché non fosse stato inevitabile separarsi, aveva bisogno del loro amore.

-Newt... io... ti voglio bene, papà-

Newt lo abbaracciò più forte. Forse più tardi ci sarebbe stato tempo per parlare, ma per il momento c'era bisogno solo di quello.

***

Bene, finalmente ci era riuscito! Aveva portato a termine l'incarico, giusto? Avrebbe dovuto chiedere a Madame Picquery altri tre mesi di tempo in più rispetto ai sei previsti, ma alla fine aveva ottenuto quello che voleva: Barebone consegnato alla giustizia del MACUSA, e con due mesi e mezzo di anticipo sul previsto.

E allora perché invece di sentirsi soddisfatto avrebbe voluto solo annegare in qualsiasi alcolico forte che gli capitasse sottomano?

Prima che la situazione sfuggisse al suo controllo, aveva raccolto abbastanza forza di volontà da vuotare la mezza bottiglia di wiskey nel lavandino.

Mettere il tappo non era sufficiente per smettere di bere, e allora aveva dovuto ricorrere a quel rimedio drastico.

Preferiva torturarsi piuttosto che ridursi ad un alcolizzato: un bicchiere per calmare i nervi andava bene, mezza bottiglia in un'ora no, e lui sapeva troppo bene quanto l'alcol potesse ridurre un uomo ad uno stato denigrante.

No, avrebbe fatto meglio ad affrontare i suoi problemi.

Prese il suo tacquino personale e si smaterializzò ai giardini come faceva sempre quando non riusciva più a stare chiuso tra quattro mura.

Ai giardini scelse una panchina proprio sotto un lampione e, circondato solo dallo stormire del vento tra le foglie, cominciò una lunga ed attenta analisi di sé stesso per iscritto.

Non si schiodò da lì prima di aver riempito pagine e pagine ed essersi mezzo assiderato per ore nella notte ancora fredda di inizio aprile, ma almeno dopo aveva le idee più chiare.

Con un tocco di bacchetta fece assorbire l'inchiostro dalla carta.

Ancora una volta tutti i suoi segreti erano stati seppelliti da decine di incantesimi di protezione, perchè nessuno al mondo potesse mai vedere le debolezze di Percival Graves.

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Nel Cerchio della Strega


Ho cambiato il titolo della storia. So che non si dovrebbe fare ora che è arrivata al settimo capitolo, ma ho trovato una canzone che era perfetta.

Comunque ho segnalato il cambio di titolo nell'introduzione.

Per quanto riguarda questo capitolo posso dire che è stato uno dei più difficili da scrivere; ancora dopo non so quante revisioni ci trovo piccole cose da correggere.


Grazie a unapersonanonima per aver aggiunto la storia tra le preferite e a romioneinlove per averla aggiunta tra le seguite.


Stavolta la fanart è dedicata a Credence e Newt


Lady Shamain



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