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Autore: Manu75    08/02/2017    2 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Scusate per la lunga assenza ma non riesco davvero ad accelerare i tempi...ringrazio, come sempre, tutte le persone che seguono questa storia e chi ha recensito il capitolo scorso: miss Gold_394, Morgana89Black e Occhioni Azzurri. Vi lascio un riassunto delle puntate precedenti, buona lettura!


Dove eravamo rimasti:

Brigid rivela a Regulus che potrà raggiungere la grandezza alla quale aspira solo ostacolando l'Oscuro Signore; il ragazzo, sconvolto, rivela a Cissy la sua paura di perderla e di morire e, in quello stesso momento, la ragazza capisce che l'uomo dei suoi incubi è proprio Regulus. 
Dopo aver chiesto a Lucius di darle notizie del cugino, Cissy attende mesi covando una grande ansia, ma tutto sembra scorrere in modo normale e le notizie su Regulus sono rassicuranti.
Giunto l'autunno, Lucius rivela a sua moglie uno dei segreti di Malfoy Manor: dietro il quadro di Draco l'Ammazzadraghi si cela una porta segreta che conduce in Cornovaglia, nel cottage appartenuto a Gwen, la madre di Lucius.







 


(Land's End - dipinta per questa storia da miss Gold_394)


 

 

Oh notte tu eri la mia guida
Oh notte più amata del sole che sorge
Oh notte che unì l'amante 
all'amato
Trasformando ognuno di loro nell'altro.

(The dark night of the soul - Loreena McKennit)




“Un gelido destino”

 

Sessantatreesimo capitolo

 

(Land’s End - prima parte)

 

Se avesse potuto dipingere un quadro intitolato ‘Felicità’, Narcissa vi avrebbe impresso ogni dettaglio di Land’s End, il frammento di Cornovaglia dove Lucius l’aveva condotta.
Superato lo stupore iniziale, la ragazza aveva riempito suo marito di domande, cercando di capire quale tipo di magia avesse creato la connessione tra Malfoy Manor e il cottage degli Arundel.
Lui aveva sorriso, scosso la testa e preso tempo, afferrandole la mano e conducendola al piano di sotto, per farle visitare quell’edificio così pittoresco e insolito.
La polverosa soffitta, nella quale Narcissa era letteralmente precipitata, occupava il piano superiore e, una volta scesa un’ampia scalinata di pietra, erano giunti in una grande cucina dall’aspetto rustico ma ordinato.
Al pian terreno si trovavano anche un accogliente salotto, un bagno con una vasca di ferro smaltato e due camere da letto: quella padronale, pronta ad accogliere degli ospiti, e una più piccola i cui mobili erano coperti da ampi teli.
Tutto l’aspetto del cottage dal tetto di paglia era caldo e intimo, non c’erano grossi ornamenti o oggetti raffinati, ma solo vecchie poltrone, quadri a olio che raffiguravano i paesaggi del luogo, e tante pietre e oggetti simili a quelli che avevano adornato il cottage scozzese di Kerenza.
L’insieme era davvero particolare e non aveva nulla a che vedere con la magione della famiglia Malfoy.
Con suo enorme stupore, Cissy aveva visto Lucius muoversi in quell’ambiente con grande familiarità e perfettamente a suo agio, anzi, il suo incedere era divenuto meno controllato e misurato, mentre il suo volto aguzzo era soffuso di una luce calda e soddisfatta.
Sembrava che avesse una particolare empatia con quel luogo e, dopo qualche ora, anche Narcissa si era rilassata e aveva cominciato a godersi la giornata.
Il caminetto acceso e un grande cestino da pic nic le aveva fatto comprendere che qualcuno, sospettava si trattasse di Kraffy, aveva preparato tutto per il loro arrivo.
- Vieni, è quasi ora di pranzo, c’è un posto che vorrei farti vedere.-
La voce di Lucius la riscosse dai suoi pensieri e, con un certo batticuore, Narcissa accettò il braccio che lui le offriva.
Si incamminarono così, lungo un sentiero di terra battuta, avanzando con calma l’una a fianco dell’altro, come una coppia di comunissimi sposi mentre il cestino in vimini li seguiva galleggiando pigramente accanto a loro.
L’aria era fresca e portava con sé l’odore della salsedine, il cielo era appena screziato da qualche nube bianca e il cuore di Narcissa era in bilico sul ciglio di un precipizio.
L’emozione le mozzava il fiato perché sentiva in Lucius qualcosa di diverso, come se lui avesse lasciato a Malfoy Manor la maschera che di solito portava, sia quella metaforica che quella reale da Mangiamorte.
La ragazza non capiva come mai suo marito avesse trovato il tempo e la voglia di condurla lontano da casa, lontano dai doveri e forse dalla realtà ma, il suo intuito glielo suggeriva, da quella gita dipendeva molto: l’intero loro futuro.
- Tutto questo terreno è della famiglia di mia madre,- le stava raccontando Lucius, - fino a quel bosco laggiù che, per le streghe corniche, è oggetto di culto secondo solo a Tintagel, la città sacra.-
La brezza gli scompigliava i capelli biondi, per una volta liberi da impedimenti, e il sole autunnale esaltava i riflessi cobalto dei suoi occhi azzurri.
Cissy faceva fatica a seguire ciò che le stava dicendo perché era consapevole della sua vicinanza con tutto il proprio corpo, sentiva un calore intenso nel basso ventre e quell’emozione assoluta che solo Lucius sapeva crearle quando le barriere si assottigliavano e le distanze si riducevano.
- E’ la prima volta che mi parli apertamente della tua famiglia da parte Arundel.-
Cercò di riprendersi e di partecipare alla conversazione, in effetti Lucius non aveva mai approfondito ciò che riguardava Gwen, le poche informazioni che aveva ottenuto gliele avevano fornite Abraxas, oppure una lacrimosa Kraffy.
- Non c’è molto da dire, o meglio, ci sarebbero infinite cose da dire sia su questa terra che sulla stirpe che l’ha calpestata per secoli ma, mi duole dirlo, sono tutte molto in conflitto con il mondo in cui noi viviamo, Narcissa.-
Non aveva usato un tono duro ma aveva sollevato il mento con aria altera, come per sfidarla a contraddirlo.
Avrebbe voluto rammentargli che la magia cornica era nata prima di quella considerata “tradizionale”, che la potenza delle streghe di quelle terre era leggendaria, che quello stesso sangue così straordinario scorreva nelle sue vene ma, per qualche motivo, Lucius sembrava voler reclamare con forza la sua appartenenza alla dinastia Malfoy.
Narcissa non voleva discutere con lui né voleva rovinare quei momenti, così tacque e si limitò ad annuire, onde evitare che lui alzasse nuovamente un muro tra di loro.
Il dolce pendio del sentiero divenne man mano più erto e, dopo aver camminato ancora per qualche minuto, ammirando il panorama che diveniva sempre più intenso e affascinante, Cissy e Lucius giunsero sulla cima di una scogliera a picco sul mare.
Non era nuda roccia ma un fazzoletto di terra ricoperta di piante di erica in piena fioritura bianca, spighe di amaranto e di cespugli di Agapanto dal loro inconfondibile fiore campanulato pennellato di azzurro.
In quel tripudio di intense tinte naturali, spiccava il bianco candido di una panchina scolpita direttamente in una grande roccia e posta all’ombra di un salice piangente.
Quell’angolo di mondo era di una bellezza assoluta e commovente e Narcissa rimase senza parole per dei lunghissimi istanti, sotto lo sguardo attento di suo marito.
- Questo era il rifugio preferito di mia madre,- le disse, sorridendo lievemente, - ma io non ho mai avuto la fortuna di vederla seduta qui, in pace e armonia con la sua terra, mentre si godeva questo panorama e aspirava il profumo del mare.-
- Mi dispiace…-
Lucius sollevò una mano per bloccare le parole di sua moglie e, con un gesto della bacchetta, dispose in un attimo l’elegante tovaglia da pic-nic e il contenuto del cestino.
- Kraffy non fa che ripetermi che sei troppo magra...credo abbia un tantino esagerato…-
La quantità di cibo, contenuta magicamente in un cestino di medie dimensioni, sarebbe bastata a sfamare un esercito di Troll e strappò una risata a Narcissa che, invitata da Lucius, si accomodò sulla tovaglia di lino grezzo.
Mangiarono qualche sandwich in silenzio e poi lei decise di riprendere il discorso dov’era stato interrotto.
- Kraffy era molto devota a tua madre.-
Lucius sorrise, sorseggiando un bicchiere di vino, ma non disse nulla.
- Credo le sia mancata molto una figura di riferimento femminile! Tu e tuo padre, lasciatelo dire, non siete molto attenti alla conduzione della casa…- aggiunse con tono di scuse.
Lui sorrise lievemente, giocherellando con il calice di cristallo.
- Infatti ho dovuto faticare non poco per impedire a quell’elfa appiccicosa di dormire fuori dalla nostra suite, su un tappeto posato per terra…Ho dovuto rammentarle che non sarebbe stato delicato, visto la nostra fresca condizione di giovani sposi.-
L’occhiata che lui le lanciò la fece arrossire: il riferimento al loro appartamento nel quale, di fatto, vivevano come separati in casa se non estranei, le causò un piccolo malessere fisico.
Decisa a non farsi scoraggiare, Narcissa bevve una lunga sorsata di quel vino frizzante e sospirò a fondo, addentando un altro sandwich.
- Ci andrei piano con il vino se fossi in te: ricordo un paio di volte in cui l’alcool è stato un pessimo consigliere.-
Gli lanciò un’occhiataccia, sentendo il proprio orgoglio lacerarsi nel rammentare il matrimonio di Bellatrix e la festa della sciarada figurata, due occasioni nelle quali non aveva brillato affatto; ma Lucius se la rideva sotto i baffi e, quando i loro occhi si incontrarono, Cissy sentì di aver perso di colpo l’appetito.
Alla festa degli Hinchinhooke, Lucius l’aveva salvata da un orribile sorte dopo una lunga separazione e, subito dopo, l’aveva trascinata in un turbine di passione che le aveva fatto dimenticare tutto: il buon senso, il decoro e anche il rancore che aveva provato per lui.
Ogni volta che si erano lasciati andare e avevano rotto le barriere che li tenevano lontani, tra di loro era scoppiato un vero incendio: dal loro primo vero bacio a Malfoy Manor fino alla sfortunata prima notte di nozze.
“Ma è fin dal nostro primo incontro che lui mi turba e spezza la mia serenità; anzi, da prima ancora che lo conoscessi, fin da quando fu annunciata l’intenzione di legarci con un fidanzamento: Lucius ha condizionato la mia vita da sempre, dal momento stesso in cui le nostre strade si sono incrociate.”
E adesso erano sposati.
- Kraffy è una strana elfa, in effetti: è piuttosto autoritaria, invadente e se ne va in giro bardata con vestiti lussuosi...non l’ho mai vista con addosso i classici strofinacci da domestico.-
- Né mai la vedrai: Kraffy è un’elfa libera.-
Ci volle qualche secondo perché l’informazione penetrasse nella mente di Naricissa ma, una volta realizzato quel fatto, si rese conto che i segnali c’erano tutti.
- L’ha liberata tua madre?-
La risposta era ovvia, naturalmente.
- Si, mia madre la trovò ridotta in fin di vita, picchiata a sangue dal suo precedente padrone...gliela strappò letteralmente di mano, la curò e la liberò. Quando l’elfa capì di essere stata liberata cercò di punirsi, ma mia madre la convinse che solo come creatura libera le avrebbe consentito di restarle accanto. Insomma: o la serviva da libera o non avrebbe mai più potuto comparire davanti agli occhi della sua salvatrice.- Lucius sparecchiò con un colpo di bacchetta. - Ovviamente Kraffy scelse la libertà, era troppo devota a mia madre anche se mentalmente è rimasta una schiava. Del resto fa parte della loro natura essere servili, è sempre stato così e sempre lo sarà.-
- Avrei voluto conoscere tua madre…- sussurrò Narcissa, colpita.
Per lei gli elfi erano sempre stati creature trascurabili, sentì una sorta di inferiorità per una donna che aveva saputo vivere secondo le proprie regole nel pieno rispetto dei propri sentimenti.
- Credo che vi sareste comprese reciprocamente, - Lucius le sorrise sornione, - ma lei era meno composta di te e, al tempo stesso, era molto più flessibile con suo marito...o fingeva meglio…-
Prima che Cissy potesse protestare, Lucius si alzò in piedi e le porse la mano.
- Credo sia il caso di passeggiare ancora un po’, per smaltire questo pranzo pantagruelico...non capisco come tu possa contenere così tanto cibo!-
- E’ l’aria di mare che mi mette appetito!- si difese Narcissa, sentendosi effettivamente piena da scoppiare.
Il resto del pomeriggio passò serenamente, passeggiarono e chiacchierarono di cose meno personali e, con un guizzo di gioia purissima, Cissy si rese conto di essere a proprio agio in compagnia di suo marito. Le stava mostrando un lato nascosto e più sereno, cosa che le instillò un senso di speranza: forse era proprio per questo che Lucius l’aveva condotta là, per porgerle un ramoscello d’ulivo e tentare di cambiare direzione al loro matrimonio.
Quando fu l’ora di rientrare era ormai il crepuscolo e il senso di desolazione che provò all’idea di ritrovarsi a Malfoy Manor le tolse il fiato.
- Bene, ti concedo l’uso del bagno per prima, - le mormorò Lucius, quando si ritrovarono nel salotto del cottage, - ma ti chiedo la cortesia di non metterci una vita: sai benissimo che amo prendermela con calma.-
Narcissa sbatté gli occhi e, con un’ondata di comprensione, si accorse che il caminetto era acceso e che dalla cucina proveniva un profumo invitante.
- Restiamo qui?-
Lucius rimase impassibile :- Si, ho un paio di giorni privi di impegni importanti. Credo che un cambio d’aria possa giovare a tutti e due.-
La sua voce era priva di espressione ma la ragazza dovette ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per non gettargli le braccia al collo.
- Occuperai la stanza padronale, ci sono già i tuoi bagagli. Ora va e non metterci troppo, vorrei cenare a un’ora decente.-
Dopo essersi alternati nel piccolo bagno pittoresco, consumarono una cena leggera e quindi trascorsero un paio d’ore nel salotto intimo e confortevole; Narcissa recuperò un libro dalla piccola biblioteca e tentò il difficile compito di tradurre quelle rune singolari e particolarmente antiche ed esotiche; Lucius si immerse nella lettura di alcune pergamene che portavano il timbro del Ministero della Magia.
- Credo che andrò a dormire…- sussurrò lei ad un certo punto, soffocando uno sbadiglio e lanciandogli un’occhiata interrogativa, cercando di non apparire troppo ansiosa.
- Ottimo, - Lucius le sorrise, sollevando appena lo sguardo, - io ne ho ancora per un po’. Dormirò qui in salotto, non ha senso preparare la camera piccola per un paio di notti. Dormi bene!-
La congedò così, senza più alzare gli occhi e Narcissa non capì se fosse maggiore la delusione o il sollievo.
Il giorno seguente, il momento più difficile fu il risveglio, almeno per lei. Si rese conto di non aver mai condiviso quel particolare rituale giornaliero con suo marito e, in generale, con molte persone nell’arco della propria vita.
Quando si presentò in salotto, Lucius era sveglio e attivo da almeno un’ora e le rivolse un’occhiata frettolosa e un sorriso blando.
- Stavo per venire a svegliarti, - le disse porgendole una tazza di caffè alla cannella. - Il tempo si sta guastando e vorrei portarti a vedere l’entroterra; quindi muoviti, gli acquazzoni autunnali non sono il massimo per godersi una passeggiata.-
- Da quando sei un appassionato di escursioni? Credevo che amassi muoverti solo per i lunghi corridoi del Ministero…- lo punzecchiò, ingnorando il suo tono di comando e sorseggiando quella bevanda aromatica e piacevole.
- Ci sono un sacco di cose che non conosci di me!-
Qualcosa nel suo tono aumentò di colpo la tensione nella stanza e Narcissa fu grata di potersi aggrappare alla tazza calda e di non essere costretta a rispondere.
A dispetto di quell’inizio un pochino incerto, la giornata si svolse in maniera perfetta: Lucius sembrava determinato a creare una bella atmosfera tra di loro e lasciare fuori tutto ciò che poteva inquinare la sensazione di serenità che si respirava.
Cissy fu ben felice di assecondarlo e si sorprese a raccontargli aneddoti della propria infanzia, specie i giochi che faceva con le sue sorelle nei boschi di Weirwater.
- La stessa Bellatrix che conosco io? - si stupì Lucius, dopo che sua moglie gli ebbe raccontato di una spedizione, organizzata da Bella, per portare alle fate delle noci caramellate per le quali andavano ghiotte, e che le avrebbe aiutate a superare il rigido inverno scozzese.
- Forse non avrei dovuto distruggerti l’immagine di donna crudele…- sussurrò Cissy, sorridendo appena, immersa in quei ricordi lontanti.
- Non c’è racconto tenero e appassionato che possa mutare la mia opinione su di lei.-
Il sottofondo duro della sua voce riportò alla mente di Narcissa quel lato di Lucius che sembrava occultato dall’atmosfera incantata della Cornovaglia.
Proseguirono in silenzio per un po’, Narcissa decise di fare uno sforzo e parlò del più e del meno, cercando disperatamente qualche argomento che non fosse troppo spinoso.
“Di chi parlo? Di Andromeda, che ha sposato un babbano e viveva nel Villaggio distrutto dai Mangiamorte all’inizio della guerra? Di mia madre che ha una stanza tutta per sé nella casa che era di Gwen? Del Signore Oscuro, che non ci ha concesso nemmeno la prima notte di nozze? Dei miei cugini: uno traditore del suo sangue e uno che ha già causato aspre discussioni tra di noi?”
Ci mancò poco che scoppiasse a ridere nervosamente, rendendosi conto che ogni singolo lato del loro rapporto presentava delle asperità; ogni attimo del loro passato rischiava di inasprire il loro futuro.
- Le escursioni più avventurose le ho compiute a Malfoy Manor.-
La voce di Lucius la strappò dalle sue considerazioni e, continuando a passeggiare, lo lasciò parlare senza interromperlo.
- Evan era una specie di turbine perennemente in movimento: non aveva mai pace.-
Lucius parlava in tono piatto, quel tono che Narcissa stava imparando a riconoscere: era quello che usava quando non voleva rivelare le proprie emozioni più profonde.
- Con lui ho scoperto tutti i più reconditi misteri della mia casa, beh, quasi tutti…- sorrise e, senza preavviso, afferrò la mano di sua moglie intrecciando le dita alle sue, - ...il mistero del quadro di Draco l’ho scoperto da solo,  quando Evan era già rientrato a Hogwarts e mia madre era a letto malata.-
- Dev’essere stato un periodo difficile…- gli sussurrò, godendo del contatto delle loro mani, sperando che non interrompesse il suo racconto.
Stava apprendendo di più su di lui in quelle poche ore che in dieci anni.
- Si, diciamo che mi annoiavo a morte, - si strinse nelle spalle. - La galleria dei quadri era un’attrazione per me, ancora non sapevo di...beh, lo sai...comunque, un giorno mi infilai tra quelle tende nere per gioco e, potrai immaginare con quale sconcerto, mi ritrovai nella soffitta di quel cottage.-
- Ti sarai preso un bello spavento!-
Improvvisamente Lucius scoppiò a ridere di cuore, cogliendola di sorpresa.
- Si! Ma mai quanto lo spavento che si prese Kerenza quando mi vide piombare in salotto!-
- Kerenza?!-
Lui si ricompose e si voltò verso sua moglie con gli occhi brillanti e pieni di ilarità :- La casa era di mia madre, ma Kerry vi andava spesso e, come scoprii in seguito, mia madre aveva creato quella connessione soprattutto per poter stare con sua cugina. - Lucius sospirò e proseguì con una voce più amara, - mio padre non l’ha mai saputo, lui aveva preteso che sua moglie tagliasse i ponti con tutto ciò che riguardava le sue origini e i suoi affetti...Lei lo ha accontentato ma, in realtà, ha fatto di testa propria e sotto il suo naso, aggiungerei.-
Narcissa era senza parole: Gwen che accettava simili compromessi e, al tempo stesso, che usava la propria magia per riuscire a conciliare tutto.
- Doveva amare molto tuo padre…-
Lucius si bloccò e si voltò verso sua moglie con un’espressione tale che lei si sentì piegare le ginocchia.
- Si, lo amava...nonostante tutto e contro tutto. Lo ha accettato così com’era e ha tratto tutto il bene che ha potuto dalla loro unione.-
Non c’era recriminazione in quelle parole, ma Cissy sentì un profondo senso di inadeguatezza ferirla e toglierle ogni gioia.
- Comunque quello fu il mio primo incontro con Kerenza, - concluse Lucius come se nulla fosse. - In seguito andai a trovarla spesso, nonostante fosse molto diffidente. Bene, ora credo sia meglio rientrare, non tarderà a piovere.-
Lui sembrava tranquillo ma Narcissa aveva quell’inquietudine che le scavava dentro, mentre una decisione maturava lentamente dentro di lei.
La serata si svolse come la precedente: chiacchierarono amabilmente consumando una cena squisita, e poi si godettero serenamente la reciproca compagnia.
Una volta che gli ebbe augurato la buonanotte Narcissa si ritirò in camera ma, per almeno un’ora, camminò su e giù per la stanza mordicchiandosi le labbra senza decidersi a coricarsi.
Lucius era a soli pochi passi da lei, appena un muro li divideva.
Ben più profonde erano i fossati che li tenevano separati, almeno nella loro vita di tutti i giorni. Ma, in quel mondo incantato, in quella specie di sogno ad occhi aperti che era la Cornovaglia e la dimensione dove stavano vivendo in quelle ore, ogni barriera era caduta come se si fossero tolti le armature e avessero stabilito una tregua.
In quella pace dello spirito, certi sentimenti sembravano ridestarsi e i sensi infiammarsi.

 

Lucius aveva appena spento il camino, quando un lieve fruscìo catturò la sua attenzione e, voltandosi verso la porta del salotto, credette di essere in preda a una visione.
Narcissa era sulla soglia, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, lasciate nude da una delicata e impalpabile camicia da notte.
La ragazza aveva il volto rosato e gli occhi accesi, sembrò cercare delle parole ma, alla fine, avanzò in silenzio verso di lui, gli afferrò la mano con delicatezza e se la portò al volto posando un lievissimo bacio sul polso di suo marito, dove una vena pulsava sempre più rapida.
Fu solo lo sfiorarsi di quelle labbra su quel piccolo lembo di pelle, eppure come la scintilla che incontra la legna, bastò a scatenare un incendio.
Lo sentirono divampare tra di loro, nel calore che i loro corpi emanavano senza nemmeno sfiorarsi.
Narcissa non disse nulla, lo attirò verso di sé e poi lo condusse nella camera padronale, invitandolo a seguirla.
Lucius sembrava ipnotizzato dalla sua schiena nuda e, quando giunsero davanti al grande letto matrimoniale, la ragazza si voltò con un piccolo sorriso e poi lo sospinse dolcemente per farlo sedere sul bordo.
- Non sei obbligata…- mormorò lui, incerto.
Narcissa sorrise ancora :- Non è da te essere così insicuro e conciliante…- si chinò su di lui e lo baciò sulle labbra.
Lucius sospirò e, dopo un attimo di indecisione, le catturò le labbra con passione, allungando una mano per posarla sul suo volto mentre con l’altra percorreva dolcemente la linea della sua schiena.
Le sue dita scivolarono leggere lungo la linea della spina dorsale, sfiorandole la pelle con maestria, tanto da strapparle un piccolo gemito.
- Sei davvero un uomo molto furbo…- gli sussurrò, staccandosi appena dalle sue labbra, - ...hai creato tutto questo per irretirmi…-
Lucius le mordicchiò il labbro inferiore, sorridendo soddisfatto :- Diciamo che volevo quantomeno…ammorbidirti...-
Cissy lasciò che le sue labbra le solleticassero il mento e poi aderissero al collo; lo strinse a sé affondando le mani tra i suoi capelli chiari, fendendoli con le dita, sollevandoli in modo che risplendessero nella tenue luce della Luna che si palesava a tratti.
Lucius non aveva fretta e assaporava la sua pelle con assoluta lentezza, umettandola, disegnando su di essa piccoli vortici deliziosamente umidi.
Narcissa si scostò appena e gli circondò il viso con le mani, delineando il contorno di quegli amati occhi azzurri con i pollici, seguendo il profilo di quel naso nobile e di quegli zigomi pronunciati; poi gli sorrise e, muovendo un piccolo passo indietro, fece scivolare le spalline della camicia da notte lungo le braccia.
Rimase così, nuda in piedi davanti a lui, senza vergogna ma in preda a una trepidante emozione, all’euforia di essere solo una donna che si lasciava ammirare dal proprio uomo.
Per una volta soli, senza finzioni, senza impedimenti.
Gli occhi di Lucius scivolarono lungo il corpo di sua moglie, la sua amante, bevendo ogni tratto aggraziato e sensuale, soffermandosi sui seni con tale ardore che le sembrò di esserne toccata.
- Dire che ho aspettato questo momento per anni...non è un eufemismo…- le sussurrò con una voce così arrochita dal desiderio e dalla passione da essere quasi irriconoscibile. - Sei meravigliosa…non sembri nemmeno reale, non posso credere che tu sia vera...-
Lucius allungò un braccio, quello marchiato, e percorse il contorno di quelle curve con la punta delle dita, senza tralasciare nulla ma soffermandosi con perizia e dedizione sull’areola delicata che spiccava nitida sulla pelle diafana.
Narcissa gettò indietro la testa emettendo un sospiro spezzato, gustando quelle carezze che le irretivano i sensi e oscuravano la mente, escludendo qualsiasi pensiero coerente.
Ad un certo punto, Lucius l’attirò a sé e affondò il viso tra i seni lasciando perdere qualsiasi gentilezza ma abbandonandosi a quel desiderio folle che aveva represso per troppo tempo.
Nemmeno la sensazione dei denti che le affondavano piano nella carne spaventò Narcissa: era eccitante, era deliziosamente erotico e lei non voleva rinunciare a nulla di ciò che lui aveva da offrirle.
Lucius scivolò all’indietro sul materasso e trascinò Cissy su di sé, completamente in balia della voglia che aveva di lei e libero dall’attesa frustrante di quegli anni in cui, per  troppe volte, aveva dovuto lasciarla andare.
La ragazza si sollevò appena sul gomito :- Non è giusto, sei ancora del tutto vestito…- gli sorrise nella semioscurità e le sue dita agili corsero a sbottonargli la camicia.
Lucius non sorrideva, non giocava, i suoi occhi erano bui di passione e, per la prima volta, Narcissa capì di avere del potere su di lui.
In quel momento confuso e offuscato da sensazioni troppo potenti, si rese conto che quella corrente emotiva era reciproca. Lo era da sempre.
Gli scostò i lembi di seta candida dal petto e ammirò la perfezione di suo marito: un torace ampio ma dalla mascolinità elegante, glabro ma che si lasciava attraversare da una sottile linea di peluria bionda che nasceva appena poco sopra la cinta, per tuffarsi nei pantaloni come a indicare la strada per la virilità.
Le dita di Narcissa sfiorarono quel sentiero villoso e poi armeggiarono con la cintura; Lucius non staccava gli occhi dal viso ardente e determinato della sua amante e, quando sentì le sue mani slacciargli i pantaloni, accompagnò il gesto sollevando i fianchi, per liberarsi dell’ultimo ostacolo e rimanere a propria volta nudo.
- Sei bellissimo…- gli sussurrò ammirandolo, sincera e indifesa davanti ai sentimenti che provava.
Lucius mormorò qualcosa di intellegibile chiudendo per un attimo gli occhi, come se la dolcezza di sua moglie gli causasse dolore, e poi, con un gesto repentino, l’attirò a sé lasciando che i loro corpi aderissero e la pelle si fondesse.
La baciò sulle labbra con foga, invadendole la bocca, soffocando dei gemiti mentre le mani non si stancavano di accarezzarla in modo sempre più intimo e audace.
Dopo un tempo infinito, Lucius rotolò sul fianco incastrandola sotto di sé e insinuandosi con un ginocchio tra le sue gambe, ma lei non ebbe bisogno d’altro e si aprì a lui, inarcandosi  per sentirlo ancora più vicino.
- Non posso più aspettare…- le sussurrò Lucius, completamente fuori di sé.
- Hai aspettato anche troppo...amore…- Narcissa gli mordicchiò la spalla e si inarcò ancora, per invitarlo a non esitare.
Non aveva paura del dolore, non lo temeva, voleva solo porre fino a quella distanza ed essere in tutto e per tutto la moglie e la compagna di quell’uomo che, in un modo o nell’altro, dominava la sua vita.
Lucius si puntellò sulle braccia e affondò inesorabilmente in lei, senza nascondere la propria urgenza e, per una volta, privo di controllo.
Narcissa strinse le lenzuola soffocando un lamento ma si contrasse solo per un attimo, poi si rilassò, indifferente alla sofferenza e catturata da ogni singola sensazione di quel rituale.
Lucius aveva gli occhi chiusi, assaporava quel momento in modo completo; lei lo seguiva nei movimenti con gli occhi aperti, rapita dall’espressione di lui, da quel volto così familiare che pareva del tutto diverso.
Era stupita dall’intensità che lui emanava: il collo tirato, le labbra socchiuse, i capelli che spiovevano su di lei.
Narcissa sapeva che mai avrebbe dimenticato quel profumo, la pelle sudata del suo amante, il viso del suo uomo. Ogni singolo particolare sarebbe rimasto per sempre inciso nella sua mente: nel momento del massimo piacere, quel volto giovane e virile che gravava su di lei, si contrasse e Cissy chiuse gli occhi catturandone l’espressione per sempre.
Accolse Lucius in un abbraccio quando lui, finalmente pago, si abbandonò al sonno con il volto posato sul suo seno, la mano intrecciata alla sua.
Narcissa rimase sveglia a lungo, ascoltandolo respirare profondamente; avvertendo quel pulsare sordo nella propria intimità che le regalava autentica felicità.

 

Quando si svegliò, il mattino seguente, la ragazza si stiracchiò reprimendo una smorfietta: si sentiva tutta indolenzita.
Il sole le solleticava le ciglia e lei si passò una mano sul volto per difendersi, incurante di essere nuda tra le lenzuola.
- Davvero deliziosa, anche nel risveglio…-
Cissy si mise a sedere di scatto e vide che Lucius era steso accanto a lei, con il volto posato sulla mano e la sua espressione di derisione più tipica.
- Lucius!-
- A meno che tu non mirassi a sedurre qualcun altro, sono proprio io in carne e ossa...beh, quello che ne rimane dopo che mi hai letteralmente spolpato questa notte…-
L’espressione indignata di sua moglie lo divertì molto e solo una cuscinata in faccia riuscì a frenare la risata che lo scosse.
Narcissa si vergognava, ma solo un po’ e, con aria fintamente innocente assunse una posa languida, sollevandosi sui gomiti e scuotendo la testa di capelli biondi.
- Beh, non ti sei opposto, mi pare! Farti cedere è stato incredibilmente semplice…caro il mio Lord Malfoy!- lo prese in giro lanciandogli uno sguardo allusivo.
Lucius non rispose ma si limitò a scivolare verso di lei e agguantarla prima che, con un gridolino sciocco, tentasse di sfuggirgli.
- Milady, ho dovuto cedere...non potevo offenderVi, Vi siete impegnata così tanto! Credo di aver compiuto un atto di bontà!-
Narcissa cercò di stizzirsi ma scoppiò a ridere di gusto :- Direi il contrario, piuttosto! Eravate così grato, alla fine, da elencare tutte le Divinità conosciute e non!-
- Già! - Lucius la baciò soffocando la sua ilarità. - E questo mi ricorda che ho lasciato incompiuta la mia opera...è ora che anche Voi chiamiate qualche divinità o chi per essa!-
Le proteste di Cissy morirono sul nascere, mentre suo marito reclamava nuovamente i suoi diritti e, al contempo, istruiva la propria moglie sul proprio credo.

 

Per le quarantotto ore successive, i due sposi non lasciarono mai il cottage e Narcissa fece tesoro di quella felicità, ne fece letteralmente una scorpacciata, sentendo di doverla conservare per i tempi bui che, presumeva, sarebbero prima o poi arrivati.
Essere l’amante di Lucius era meglio che esserne la moglie, considerò con una punta di umorismo: niente obblighi, niente ansia, solo tanto piacere, sia fisico che mentale.
Dopo la terza notte d’amore, o il terzo giorno, non avrebbe saputo dirlo, Narcissa pose la fatidica domanda a suo marito :- Quando dovremmo rientrare?-
La sola idea la sgomentava: al diavolo Malfoy Manor, avrebbe voluto rimanere in quel cottage per sempre.
Un’ombra oscurò appena lo sguardo di Lucius e poi si dissolse, ma fu quasi certa che una parte della loro serenità fosse evaporata istantaneamente.
- Dopodomani.-
Il cuore di Narcissa perse un battito: ancora due giorni e due notti.
Suo marito le porse la mano per aiutarla a lasciare il letto :- Forse dovremmo sgranchirci un pochino le gambe, tesoro! Non ho molta voglia di rimettermi in posizione verticale, ma rischiamo la paralisi…-
Sorrideva, eppure qualcosa era già cambiato.
Fecero colazione e poi decisero di fare una passeggiata, recuperando un poco di tranquillità e respingendo i loro turbamenti.
- Credi che potremo ritornare qui, magari ogni tanto? Dopotutto c’è solo una tenda nera a separarci da questo luogo!-
Lucius le sorrise vago e la prese per mano, raccontandole qualche aneddoto su quei luoghi e glissando la domanda.
Giunti in una piccola radura, la prese tra le braccia e la baciò sulle labbra, come due semplici innamorati che non possono stare separati troppo a lungo.
Era bello e stranamente naturale comportarsi così: scambiarsi effusioni, parlare e fare l’amore.
- Mi piace stare da soli…- sussurrò Cissy, appoggiando la testa sul suo petto e cingendolo con le braccia.
- Mica tanto soli…-
Lei aggrottò le sopracciglia e sollevò lo sguardo su Lucius, che pareva improvvisamente guardingo.
Con un movimento repentino della mano estrasse la propria bacchetta e, subito dopo, uno schiocco e un grido giunsero da un cespuglio poco lontano.
Narcissa represse un singulto, quando vide una figura che veniva trascinata allo scoperto come se delle funi invisibili la stessero pilotando verso di loro; Lucius spinse sua moglie da parte, facendole scudo con il proprio corpo e poi si avvicinò all’estraneo sorpreso a spiare.
- Si può sapere chi sei e cosa fai nelle mie terre?- chiese duramente, per poi accorgersi che l’intruso non poteva avere più di otto anni.
Lucius rinfoderò la bacchetta e liberò il bambino dalle funi che lo bloccavano a terra :- Ti sei perso? -
Nessuna risposta.
- Hai perso solo la lingua? Avanti ragazzino, alzati e girati verso di me, non è buona educazione ignorare le domande di un adulto…-
Il bambino si sollevò sulle ginocchia e poi si alzò in piedi, le caviglie erano ancora legate saldamente e quindi non poteva scappare. Con un guizzo di pura ribellione , si voltò verso Lucius tenendo il mento sollevato con arroganza :- Io ci vivo qui! Siete voi che avete sconfinato!- sbottò, pieno di antipatia.
Lucius però non lo sentì, impietrito e incredulo mentre fissava quel volto infantile contornato da una massa di capelli castani, e gli occhi scuri e lucenti di furbizia.
- Evan…- sussurrò l’uomo, folgorato e senza fiato.
Narcissa si sporse da dietro le spalle di suo marito e, dopo un secondo, capì il suo turbamento ed emise un piccolo verso strozzato.
Il ragazzino aggrottò le sopracciglia e osservò Lucius con cautela :- Io mi chiamo Conry*, - borbottò poi, infastidito. - Evan era il nome di mio padre... -

 

Fine sessantatreesimo capitolo



* Conry = Re dei Lupi (in lingua celtica)



Angolino simpatico (ossia le note dell’autrice):  E giustifichiamolo sto’ rating arancione, no?? Ta Dannnn! Eh, allora, contente? Gongolanti?...deluse? Io sono per la finezza e non amo molto la volgarità, quindi spero di essere riuscita a rendere bene la passione tra i due sposi ma senza esagerare o, peggio, risultare fredda e banale. Se ci sono riuscita, lasciatemi dire che sarò pur vecchia per qualcosa! Mi auguro di non metterci una vita ad aggiornare o mi troveranno mummificata sulla tastiera! A presto...spero!
  
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