Eccomi con il settimo
capitolo... lo so pensavate che fossi morta neh? E invece no! (ma ci sono ancora vicina dato che a scuola ci bombardano di
verifiche... bah psicotici così ci rovinano proprio alla fine -___-).
Tornando al
capitolo... beh il titolo è
idiota (come gli altri del resto) vi lascio alla lettura che è meglio. E
tanto per ricordarmelo i personaggi di questa ff non sono miei ma di Takehiko
Inoue e io non ci guadagno niente a scrivere.
La Soluzione di Anzai
07. Ciò che non
funziona
- Ma non è possibile
la sfiga mi perseguita! – esclamò Hanamichi esasperato
mentre si chiudeva la porta di casa alle spalle: come, come, aveva fatto a perdere contro la
Kitsune?! Adesso avrebbe dovuto parlare dei suoi problemi! Accidentaccio, per
fortuna quel giorno si era salvato dato che il tempo della seduta era finito giusto
in tempo. Ma la prossima volta? Oddio poteva fingersi malato? “Non credo... mia madre mi ucciderebbe
di sicuro” pensò sospirando affranto.
Era terribilmente
preoccupato: come avrebbe fatto alla prossima seduta a raccontare una palla
credibile per non farsi compatire da quel dannato Rukawa? Non lo sapeva ma aveva una settimana di tempo per pensarci.
Il fatto che avesse dei
problemi e si affidasse a quel nonnino non era una
scusa valida per costringerlo a parlarne anche con un estraneo dei suoi problemi!
- Dannato nonnino! E
dannatissima Kitsune musona! - urlò nella sua stanza rivolto al nulla
apparentemente. - Hana-chan sono le cinque di mattina! - gli fece notare la sua
mamma sbuffando mentre nella stanza si diffondeva un
piacevolissimo odore di brioches e caffè appena sfornati. - Si scusa
mamma! - si scusò per poi scendere in cucina come un turbine e divorare
la sua colazione.
- Anzai ha deciso qualcosa
per quelle sedute condivise? - chiese la madre al rossino
mentre quello si faceva andare per traverso il thé per poi
iniziare a spiegargli la nuova
situazione. - Davvero? Ma è meraviglioso Hana-chan!- esclamò la
donna sorridendo felice mentre Hanamichi la guardava
allucinato - COSA?! Ma sei matta?! Io lo odio quello lì! Come potrei anche solo pensare di
raccontargli i miei problemi?! - la
donna scosse bonaria la testa - Non importa Hana-chan... la fiducia
verrà da sé... e poi Kae-chan è
tanto solo no? Non è una buona occasione per conoscerlo e capire
perchè? - disse la donna mentre Hanamichi
sbuffava non pensando seriamente alle sue parole.
Gli ritornarono in mente a
scuola, durante una lezione di fisica, e allora capì che forse sua madre non aveva poi tutti i torti: magari Rukawa era solo perchè non
voleva gli altri intorno... magari soffriva terribilmente per la perdita dei
genitori ed era per quello che non permetteva a nessuno di avvicinarsi. "Magari vorrebbe un amico
ma pensa che nessuno possa capirlo senza considerarlo un pezzo di
ghiaccio o un ragazzo bellissimo..." pensò
stupendosi egli stesso dei suoi pensieri: aveva pensato che la Volpe era bella?
Beh effettivamente lo era... ma lui, ovviamente, quale
Genio lo era molto di più!
Finalmente la giornata
finì e Hanamichi poté tornare verso casa ma,
purtroppo per lui, per strada intercettò la Volpe che dormicchiava sul
tram - Ohi Volpe! Non ti hanno mai detto che non devi dormire sui mezzi
pubblici? - il moro aprì, svogliatamente, un occhio per poi fissarlo
contrariato - E ha te non avevo ancora detto che non
devi mai svegliare le Volpi che
dormono? - lo provocò dandogli un pugno a tradimento
mentre Hanamichi si rialzava - Ero rimasto al cane... - e giù un
altro cazzotto mentre Kaede "Da
quando lo chiamo per nome?!" sembrava più pallido del solito.
- Ngh...
- un gemito di dolore uscì dalle labbra del moro e adesso che gli era
preso? Si era piegato in due tenendosi lo stomaco, manco lo aveva colpito nello
stomaco! - Ehi che hai? - chiese lasciando trapelare la sua preoccupazione. -
Niente... devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male - rispose la Volpe
guardandolo con gli occhi socchiusi - Dovevo aspettarmelo da lui... - lo
sentì sussurrare per poi sedersi.
- Tu non stai bene... e poi
perché... – ma non riuscì a finire la frase che il moretto
lo interruppe, prima con un’occhiataccia del tipo ‘fatti-i-cavolacci-tuoi’ e
poi con le parole – Do’aho non te ne deve fregare niente dei miei problemi – ma Hanamichi lo colse in fallo –
Kitsune dannata lo sai vero che tra
poco più di una settimana purtroppo
dovrò farti da ascoltatore neh? – lo provocò.
Rukawa però fece un
ghigno guardandolo appena – Ma prima dovrai
farlo tu... tra due giorni ti ricordo
– Hanamichi sobbalzò: cavolo se ne era quasi dimenticato, era
così concentrato nell’attaccare briga con Kaede “Di nuovo?!” che non se ne
era neppure accorto.
- Dettagli Kitsune,
dettagli... io sono un Tensai non ho problemi! – esclamò sicuro di
sé mentre vedeva Rukawa osservarlo dubbioso
– Se come no... e allora per quale ragione vai da Anzai? – chiese
il moretto – Dovrai aspettare per saperlo carino – gli rispose sorridendo
sinistro per poi sparire fuori dalla porta del mezzo
mentre vedeva appena l’espressione dell’altro mutare in una
confusa.
“Che cacchio mi è saltato in mente?! Chiamarlo ‘carino’ ma sono impazzito?! Devo aver mangiato pesante non c’è altra
soluzione!” si disse dandosi un
calcio mentale mentre entrava in casa. Era così
concentrato nell’insultarsi e nell’insultare Rukawa che
inciampò sullo scalino di casa e diede una facciata per terra – Ma porca.... – si raddrizzò
notando che sua madre doveva essere uscita a fare spese. Meglio, avrebbe avuto
più tempo per inveire contro le Volpi dell’universo.
Inutile dire che due giorni
dopo il povero Hanamichi era nero:
non solo non aveva idee per mentire a Rukawa ma aveva
anche pensato di dirgli la verità... doveva essere proprio impazzito!
Arrivò da Anzai
incavolato con il mondo – Ehi ciao Hana! – lo salutò Ayako
che, ovviamente, stava portando il the al nonnino – Nh – fece
uscire un mugugno alterato mentre guardava la porta
dell’ufficio del vecchio come se avesse voluto dargli fuoco.
- Oh Oh Oh ciao Sakuragi!
– lo salutò allegro il nonnino ignorando palesemente lo sguardo-che-uccide
del Tensai che sembrava non aver effetto – Rukawa è già
dentro... se vuoi accomodarti – gli disse il vecchio, desideroso
probabilmente di morire. Hanamichi si alzò e, sbuffando, entrò in
quella che sarebbe stata la sua tomba, ne era certo.
- Nh – fu il cordiale
saluto di quella dannatissima Kitsune, sembrava che gli volesse far pesare la
situazione più di quanto già non gli pesasse a lui. Sbuffò
guardandolo contrariato, molto contrariato,
e poi si sedette sulla sedia posta, manco a farlo apposta, di fronte a quella
del moretto.
- Allora Do’aho hai
intenzione di rimanere in silenzio per molto? Ti ricordo che hai perso – ecco che gli ricordava il perché si trovasse in quella
dannatissima situazione! Ma dopo lo avrebbe ucciso,
parola di Tensai! Quando avrebbe saputo da Rukawa i suoi problemi... oh come si
sarebbe divertito ad ucciderlo lentamente! Molto, molto lentamente!
- Silenzio Volpe demente! Il
tensai deve preparasi il discorso! – esclamò con una sicurezza che
non era la propria. Non l’avrebbe mai ammesso ma
aveva una dannatissima paura di quello che avrebbe pensato Kaede “Ecco che ci ricasco” di
tutti i suoi sensi di colpa, i suoi sentimenti e problemi.
- Da dove cominciare? Forse
dall’inizio... allora devi sapere che sono orfano da parte di padre per
colpa mia – iniziò guardando a terra, non voleva vedere lo sguardo
dell’altro. – Ebbene si, ho ucciso mio padre... oh non certo
volontariamente. Semplicemente per colpa della mia propensione a risse dei tizi
che volevano vendetta mi hanno bloccato mentre stavo
correndo all’ospedale perché avevo trovato mio padre riverso per
terra, probabilmente stava avendo un infarto – continuò, era terribilmente
difficile parlarne, non gli piaceva dirlo ad altre persone.
- Ma questo è solo
l’inizio... mia madre era caduta in depressione, strano
a dirsi per una come lei eppure è successo. Io mi sono rifugiato
semplicemente nelle scazzottate giornaliere, nelle dichiarazioni da Genio e
nelle ragazzine immature che in fondo sapevo mi avrebbero rifiutato. È
stato un meccanismo di difesa credo, per non pensare a quello che era successo. Ho deciso di fare il ragazzo
infantile e megalomane per coprire i sensi di colpa e il disagio che provavo
– prese fiato e osservò la finestra
evitando lo sguardo blu del moretto.
- Poi mia madre è
uscita dalla depressione dopo essersi confidata con Anzai... e così ha
visto il mio disagio e ha deciso di spedirmi qui... che fortuna neh? – si
derise da solo. sapeva che non era una grande storia
da raccontare e che probabilmente c’era gente che stava peggio ma, in
fondo, quello era il suo piccolo dramma.
Trovò finalmente il
coraggio di guardare l’altro e lo vide con lo sguardo un po’ perso
come se, in un certo senso, lo comprendesse... il pensiero che forse anche lui
avesse indossato la facciata indifferente per difesa lo sfiorò appena
prima di essere riportato alla realtà dalla voce dell’altro.
- Sei proprio un
Do’aho... credere di essere colpevole solo perché ti hanno impedito di salvare tuo padre... poi il
coprirti con questa stupida facciata... io su questo non posso dirti niente ma avresti dovuto aiutare di più tua madre...
ma come ho già detto non posso giudicarti dato che anche io... –
l’altro lasciò la frase in sospeso e Hanamichi divenne curioso...
peccato che proprio quando stava per chiedergli di continuare la porta si
aprì e...
- NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
– inutile dire che l’urlo era stato il suo al vedere il dannato Porcospino – Ma non dovevi essere in Perù te?!
– sbottò mentre cercava di staccarselo di
dosso. Notò distrattamente il Volpino che si alzava e prendeva la giacca
– Io vado... – disse rivolto ad Ayako e Anzai – Oh Oh Oh...
ci vediamo la prossima settimana – lo salutò Anzai mentre la
ragazza versava, come al solito, del thé per il vecchio.
Mollò un pugno sul
grugno all’istrice e, dopo essersi liberato, prese la giacca e si dileguò mentre sentiva Sendoh – Hana-chaaaaaaaaaaaaaaaaaaan torna quiiiiii
– “ma mai nella vita!” rispose
mentalmente chiudendo la porta dietro di sé.
Arrivato a casa valutò
che in fondo aveva pensato che la Volpe si sarebbe
divertita a sguazzare nei suoi problemi... e invece aveva anche cercato di
aiutarlo. Certo a modo suo, ma ci aveva provato.
Si sdraiò sul letto
pensando che tra una settimana sarebbe toccato a lui
sentire Kaede... e, assurdamente, pensò che sarebbe stato bello aiutarlo
con i suoi problemi, l’avrebbe aiutato a conoscerlo meglio.
Continua...
Chiedo ancora scusa
per l’immenso ritardo. Colpa della scuola -.- dal 13 dovrei tornare
attiva (si spera) quindi se sparisco di nuovo prima o poi tornerò!
Ringrazio chi ha
letto e chi ha commentato.
Alla prossima!
By athenachan