Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Maggneto    08/02/2017    3 recensioni
Raccolta Riren ambientata nel mondo di Harry Potter.
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1] Quando il Quidditch diventa spiacevole... O forse no. "Potresti allenarti con me, Levi".
2] Quella strana cosa chiamata "The Sims". "Chi diavolo è questo mostro vestito da orso?"
3] Yandere o Tsundere? Part. 1. "Non starai davvero cercando il significato, Levi".
4] Yandere o Tsundere? Part. 2. "Cos'è quel liquido rosso che ti cola dal naso?"
[ENDED]
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger, Levi, Ackerman
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Slytherin or Gryffindor?


3.
Yandere o Tsundere?
Part.1









Quando Jean Kirschtein gliene aveva parlato, Eren era scoppiato a ridere e aveva continuato a ridere anche quando Connie Springer aveva provato a confermare quanto avesse appena sentito.
Sì, insomma, nessuno dei suoi compagni Grifondoro era riuscito a far capire al ragazzo che il suo amico non stesse scherzando.
Precisamente, Eren smise di ridere quando fu il turno di Armin, di spiegargli la questione e, a quel punto, riuscì solo a sbiancare: perché non c'era alcun verso che Mikasa si sarebbe mai potuta interessare a Jean Kirschtein, mai in un milione di anni.

"Lascia perdere" gli aveva detto a quel punto, con l'aria di chi non ammetteva repliche non perché non volesse sentirle, ma perché quanto avesse detto semplicemente non poteva averne.

Mikasa non avrebbe mai e poi mai sviluppato un interesse romantico per Jean e questo poteva darlo per scontato dal momento che la ragazza non prediligesse particolarmente i Grifondoro troppo pieni di sé e Jean era certamente uno di quelli.
Poteva già vedere l'espressione di disappunto sul viso dell'amica nel momento in cui lui o Armin le avrebbero proposto di tenere in considerazione il ragazzo.

Gli vennero i brividi solo a pensarci.

"Posso capire perché, idiota suicida?" aveva urlato in rimando Jean e a quel punto Eren era sul punto di saltare sul tavolo, afferrare il colletto della sua divisa e usare il corpo dell'altro Grifondoro come saccone da box.

Ma un comportamento del genere avrebbe sottratto punti alla sua casata e il moro voleva davvero fare il culo ai Serpeverde anche in quella competizione.

"Mikasa è su un altro livello, faccia da cavallo, lei è troppo superiore".

Sentì chiaramente Armin battersi una mano sulla fronte, prima di decidere di intervenire per evitare che scoppiasse una guerra, e il moro non seppe se essere grato o meno all'amico, per essersi intromesso nella discussione prima che l'altro potesse spingerlo ad una rissa. "Ha interessi diversi, Jean" disse con tono pacato il Corvonero, attirando l'attenzione dell'irato Grifondoro. "Non apprezza molto i Grifondoro".

"Ma parla con questo qui!" protestò Jean, indicando Eren con dissenso.

"Perché mi conosce da una vita, idiota!" sbottò il moro a quel punto, esasperato dall'insistenza dell'altro. "Siamo amici d'infanzia io, lei ed Armin, lo sa praticamente tutta la scuola".

Jean lo guardò con accondiscendenza, le labbra premute tra loro in una linea retta che lasciava intendere stesse avendo un dialogo interiore abbastanza complesso: da un lato, non sapeva se fosse il caso o meno di offendersi per il modo in cui Eren gli aveva appena risposto, e quindi rispondergli a tono; dall'altro, non sapeva se fosse il caso di abbandonare ogni speranza e lasciar perdere l'orizzonte Mikasa per concentrarsi su ben altro.

Alla fine, vinse la seconda.

"Be', allora buona fortuna con quel pseudo-yandere che ti ritrovi" disse a quel punto con fare affranto, un attimo prima di abbandonarsi al cruccio di doversi trovare un'altra possibile candidata a diventare la sua ragazza.

Ad Eren non stupiva il fatto che Jean conoscesse quei termini particolari del mondo babbano, sia perché come lui era un nato babbano, sia perché, che gli piacesse ammetterlo o meno, era un nerd che cercava di mostrarsi al mondo come un Don Giovanni, ma era pur sempre un nerd.
Tuttavia, a quell'affermazione, non poté che aggrottare le sopracciglia e stranirsi, trovando insolita quella parola riferita a Levi: che lo avessero visto girare per i corridoi con un cadavere al seguito e lui si fosse perso la scena?

Se davvero così fosse stato, non se lo sarebbe mai perdonato.

"Perché lo hai chiamato in quel modo?"

"Perché?" domandò con sorpresa l'equino, voltandosi a guardare il Grifondoro come se gli avesse appena chiesto di spiegargli perché tutti avessero paura di avvicinarsi a Sasha Blouse durante il banchetto. "Sei serio, Eren? Se ne va in giro con quell'aura diabolica al seguito e fulmina chiunque provi ad avvicinarsi anche solo per sbaglio a te, soprattutto le ragazzine del primo anno".

Jean continuò ad elencare una serie di motivi per cui definiva Levi uno yandere, ma Eren non vi prestò minimamente attenzione: si era smarrito completamente nel primo punto elencato e vi si era concentrato al punto tale, da non rendersi nemmeno conto di come i suoi compagni Grifondoro fossero passati dal parlare di questioni amorose, al soccorrere Connie Springer prima che morisse soffocato a causa di un kiwi ingerito male.

Da quel giorno, Eren non fu più lo stesso.

E nemmeno Connie, se proprio andava detta tutta: il ragazzo fu costretto a cibarsi di cibo diluito e omogeneizzati per le seguenti quattro settimane, a causa del danno che si era autoinflitto per dimostrare a tutti il coraggio di un Grifondoro.
Che poi agli occhi di tutti, era sembrata più una prova della stupidità dei Grifondoro, be', era tutt'altra storia.

Ma, ritornando alla questione principale, da quel giorno Eren non fu davvero più lo stesso.

Pedinò Levi per settimane, sebbene oramai fossero ufficialmente una coppia – piuttosto ambigua agli occhi di tutto il castello, ma pur sempre una coppia –, e cercò di notare almeno tre quarti dei punti che faccia da cavallo gli aveva elencato per definirlo yandere.

E la maggior parte di quelli risultarono essere veritieri.

Levi fulminava davvero chiunque provasse ad avvicinarsi ad Eren per confessarsi o per chiedergli qualsiasi cosa coinvolgesse un avvicinamento fisico, a meno che non si fosse tratto di Armin, o Mikasa – con la quale non andava per nulla d'accordo, ma nonostante ciò provava a farsela piacere per far felice il Grifondoro; Levi era davvero a conoscenza del suo intero orario scolastico e sfruttava davvero quella conoscenza per poterlo incrociare più spesso nei corridoi del castello, per la felicità di Eren, anche quando non si erano concordati per vedersi; Levi prendeva davvero a calci solo le persone con cui aveva una certa confidenza e, soprattutto, prendeva davvero a calci Eren più di chiunque altro; gli occhi di Levi si illuminavano davvero per un istante ogni qualvolta vedesse il suo nuovo ragazzo, così come era vero che ogni volta che Eren facesse qualcosa che lo rendeva particolarmente fiero, mormorava un basso "non male".

Ad Eren sembrò di aver imparato di più sul corvino in quelle settimane, che in tutte le altre volte in cui erano stati insieme, e la cosa iniziò ad assillarlo al punto che persino Levi, dopo essersene accorto a causa del Grifondoro che stava rischiando di precipitare dalla torre di Divinazione, pur di nascondersi e continuare a pedinarlo, si vide costretto ad affrontare quel discorso con lui, non riuscendo proprio a capire perché il suo ragazzo lo stesse pedinando da settimane.

"Posso sapere cosa succede?" aveva chiesto il suddetto giorno in cui, spazientito, lo aveva afferrato per un braccio e trascinato nella prima classe vuota che avesse trovato, pur di affrontare una volta per sempre quella discussione. In fondo, non capiva cosa gli passasse per la testa.

Eren era visibilmente spaventato, perché credeva davvero che Levi non si fosse accorto del fatto che lo stesse seguendo, quindi si vide costretto a rivolgergli uno sguardo sconcertato, prima di darsi una calmata e mettere a fuoco la domanda che il ragazzo gli aveva rivolto. "Cosa intendi?"

"Perché mi segui ovunque, Eren? Lo stai facendo da un po', ormai, e ti comporti in modo molto strano anche quando sei con me, non riesco a capire". Eren aveva sbattuto le palpebre più e più volte, non riuscendo a capire davvero cosa il corvino volesse dire.

O meglio, aveva impiegato diversi minuti per capire di essere stato colto con le mani nel sacco.

"No, è solo che..." aveva iniziato a rispondere.

Ma Levi lo aveva interrotto prima che potesse aggiungere altro.
E quell'interruzione lo avrebbe fatto morire dal ridere, se l'avesse sentita in altre occasioni, ma in quel momento non aveva sortito alcun effetto nel ragazzo, troppo preso qual era dalle sue preoccupazioni.

"Eren... Per caso mi vedi come un orso, in questo momento e in tutti gli altri?"

Eren non aveva scosso il capo, né lo aveva guardato con espressione piatta, no. Eren era esploso ed aveva indietreggiato di scatto con aria spaventata, prima di rispondergli con tono acuto. "Io ti vedo come uno yandere, Levi!"

E con quella frase, era corso via.

Levi, dal canto suo, non aveva capito nemmeno quella volta il commento del ragazzo, ma, diversamente da come era già capitato in precedenza, sapeva con certezza di doversi informare subito, perché quando Eren faceva dei riferimenti babbani riferiti al Serpeverde, si trattava sempre di riferimenti assurdi e senza senso, che chissà quale visione stavano creando nella mente deviata del Grifondoro.
E siccome Levi non poteva più fare a meno di quella mente deviata, si vide costretto a prendere in prestito, o rubare – dipendeva dai punti di vista, aveva detto lui a Hanji quando lo aveva visto all'opera –, il suo computer, così da poter cercare, su quella cosa che Eren gli aveva spiegato fosse internet, il significato di quell'arcano termine.

Era di nuovo in biblioteca, quel giorno, ed era anche piuttosto convinto di non essere stato notato da nessuno nel suo intento.
Proprio a causa di quella ragione, mentre una pagina era aperta sulla ricerca del significato, che gli stava rubando un po' di tempo a causa della lenta connessione, un'altra teneva aperta una cartella di immagini che raffiguravano Eren durante le vacanze estive, o quando era a casa in famiglia, con Mikasa e Armin: tantissime foto di cui Levi si innamorò immediatamente e desiderò poter custodire, sebbene non sapesse in che modo fare. Per quella ragione, lasciò semplicemente perdere.

Ma tornando al principio, Levi era davvero convinto di non essere stato seguito da nessuno quella volta e che, in quel momento, fosse solo ad ammirare con uno strano luccichio negli occhi le foto di Eren, mentre il motore di ricerca ancora lavorava.

Ma ciò non era così.

Eren stava osservando la scena dal retro di uno dei tanti scaffali della biblioteca ed era così preso nell'ammirare il viso rilassato e le gote appena arrossate di Levi, che si chiese perché non fosse giunto prima a quella conclusione.

Ma, giusto perché aveva bisogno di conferme, uscì allo scoperto e diede inizio all'ultimo test di valutazione sulla personalità del suo ragazzo scorbutico.

"Non starai davvero cercando il significato, Levi".

La domanda aveva abbandonato le sue labbra con facilità, liberandosi nell'aria e impregnandola di una strana tensione buffa che Eren percepì immediatamente: Levi era teso per essere stato colto sul fatto, ma ciò non faceva altro che far venire voglia al Grifondoro di scoppiare a ridere in quello stesso momento, cosa che non fece solo per non perdere credibilità.

Anche se, attimo dopo attimo, si convinceva sempre più del fatto che Levi fosse in realtà l'opposto di uno yandere.
Ovvero una creatura mistica di cui avrebbe avuto conferma di lì a poco.

Si voltò cautamente, il corvino, ed Eren poté solo ammirare ancor di più il suo viso: diversamente da qualche attimo prima, però, quello era sbiancato.
Levi deglutì cautamente, prima di rivolgergli lo sguardo più innocente di cui fosse a conoscenza per depistare i sospetti del ragazzo, cercando di nascondere lo schermo del computer, che mostrava una foto dove Eren sorrideva ampiamente durante una gita in montagna: si era soffermato su quella foto perché i raggi del sole facevano brillare particolarmente le iridi turchesi del ragazzo e perché, per quanto gli piacesse ammetterlo o meno, il Serpeverde era perdutamente innamorato del sorriso del Grifondoro.

Ed in quella foto era ciò che più veniva esaltato.

"Sto... Cercando il significato del termine "yandere", perché non mi va di passare altre settimane di fraintendimenti, come già è successo".

La sua risposta era poco credibile, sia perché era chiaro agli occhi di Eren che quello stesse cercando di non fargli vedere lo schermo del computer, sia perché il tono di voce era risuonato così flebile, che il Grifondoro si chiese per un attimo se quello davanti a lui fosse davvero Levi oppure un Tassorosso terrorizzato del primo anno.

Gli rivolse un sorriso, a quel punto, avvicinandosi di qualche passo.

"E hai scoperto cosa significa?"

"Non carica la pagina...".

"Oh" schioccò la lingua sotto il palato, Eren, mentre si chinava verso il Serpeverde, una volta fermatosi davanti a lui, andando a poggiarsi con le mani sui braccioli della sedia e bloccando quindi il suo ragazzo contro lo schienale, il viso non molto distante dal suo. "E immagino che, per intrattenerti, tu abbia deciso di guardare qualche mia foto, non è vero, Levi?"

Enfatizzò volutamente la pronuncia del suo nome, abbassando la voce di qualche nota nel modo che tanto piaceva al corvino e, quando vide quel barlume particolare attraversargli le iridi come accadeva ogni volta che lo incontrasse, sentì chiaramente delle piacevoli fitte al petto fargli capire che, per quella deliziosa reazione, avrebbe dovuto infastidirlo in quel modo molto più spesso.

Levi, ovviamente, si lasciò sopraffare dal suo orgoglio e si accigliò immediatamente, cercando di compensare il leggero rossore che ancora aleggiava sul suo viso, con tono e modo di fare burberi, sforzandosi in tutti i modi di non far notare quanto il suo petto si stesse contraendo in modo piacevole a causa di quella vicinanza.

Quella sensazione strana era qualcosa a cui il Serpeverde forse non si sarebbe mai abituato, né avrebbe mai ammesso di provare.

"Non darti troppe arie, maledetto moccioso, la cartella si è aperta per caso".

Quella risposta, ringhiata a poca distanza dalle sue labbra, andò a creare un ampio sorriso sulle labbra del Grifondoro, che colse alla sprovvista Levi non poco, in quanto somigliava davvero molto al sorriso luminoso della foto, il che non fece altro che aggravare quello strano calore che fece perdere qualche battito al corvino. Eren si chinò maggiormente, avvicinandosi ancora, sino a quando non sfiorò le labbra di Levi con le proprie, sino a quando non lo baciò con delicatezza, lasciando che le loro labbra potessero incastrarsi tra loro e fondersi; socchiuse le palpebre, lasciandosi trasportare dalle sensazioni che provava ogni volta si ritrovasse a baciarlo e dall'impressione che ogni volta sembrasse sempre la prima.

E sorrise di nuovo sulle labbra del Serpeverde, prima di allontanarsi quanto gli bastava per poter mormorare contro di queste la sua ultima sentenza. "Non sei uno yandere, Levi, tu sei uno tsundere".

Sebbene la curiosità fosse tanta, Levi non seppe, non quella volta almeno, cosa quei termini significassero davvero.
Perché in fondo era risaputo: Eren e Levi erano caratteri che parlavano con i gesti, non con le parole, e quella volta preferirono starsene segretamente abbracciati sulla sedia della biblioteca, piuttosto che litigare sul perché di tutta quella strana faccenda.

Delle vicende amorose di Jean Kirschtein, invece, non si seppe più nulla; le leggende narravano solo che un pianto maschile poteva essere udito dal bagno dei prefetti ogni pomeriggio intorno alle cinque, quando per il povero prefetto dei Tassorosso, Marco Bodt, arrivava l'ora di darsi una ripulita prima del turno di ronda notturno.

Marco Bodt, dal canto suo, non era più riuscito a lavarsi in pace.

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Et voilà!

Anche se un po' più breve delle precedenti, ecco la terza perla il terzo mostro!

La questione dello Yandere e dello Tsundere si svolge in due parti perché sia Levi che Eren hanno bisogno di dare spazio ai loro pensieri: infatti, qui abbiamo assistito alle pippe mentali di Eren, prossimamente assisteremo a quelle di Levi.

E, ovviamente, non vi assicuro nulla di serio
...

Comunque sia, come sempre, spero che possa avervi fatto sorridere leggere questo capitolo e che vi piaccia: mi diverto molto a scrivere queste cose, spero di riuscire a trasmettere la cosa!
Se volete farmi presente qualche vostro parere, fate pure; ma in qualsiasi caso, ringrazio tutti quelli che stanno recesendo, così come quelle che leggono in silenzio: grazie mille, sono felice di sapere che qualcuno sta seguendo questa piccola raccolta senza pretese!

Al prossimo episodio,


Maggneto.

  
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