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Autore: ciabysan    02/06/2009    4 recensioni
Un incubo horror ispirato ad un mio sogno. Si dice che in una grande villa di Seoul (Corea Del Sud) ci sia una scatola contenente due mani mozzate, in grado di far avverare qualsiasi desiderio. Ma i desideri realizzati hanno un prezzo più terribile di quanto ci si possa immaginare... Un racconto ricco di sangue, colpi di scena e terrore...
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questo Nuovo racconto horror è il frutto di un mio sogno terrorizzante

Questo Nuovo racconto horror è il frutto di un mio sogno terrorizzante: una leggenda urbana che prende vita (un tema già trito e ritrito negli horror orientali, ma che proverò a trarne elementi originali).

Questa volta il mio nuovo horror di matrice orientale sarà messo in scena in Corea Del Sud: un paio di mani mozzate in grado di soddisfare i desideri… purtroppo nessuno riflette sul fatto che spesso i desideri hanno un prezzo…

ATTENZIONE! Ci sarà molto sangue ^__^.

 

1998.

In una tunica grigia e a mezze maniche, Eun-Ah sedeva davanti allo specchio, con le lacrime agli occhi, intenta a spazzolarsi i capelli.

Aveva visto il sangue spargersi sulla camicia di Jae-Sik ed era stato orribile. Ancora era incredula di fronte a quello che aveva visto pochi minuti prima. Le sue gambe tremavano. I capelli lunghi iniziarono a pizzicare. La spazzola continuava a feririrli.
La ragazza socchiuse gli occhi turbata, nella sua camera cominciò a calare l’oscurità. Anche la voce cominciò a tremarle in gola, uscendo in piagnucolii e singhiozzi. Un taglierino insanguinato. Era stato terribile.

Flash impazziti. Il sangue che schizzava a fiotti ricoprendo la carta da parati fiorita, fino a colare sino al parquet e ramificarsi in un nascere infinito di fiori rinsecchiti.
All’improvviso un volto bianco apparve sul suo specchio. Eun-Ah scattò in piedi terrorizzata e indietreggiò. I volti cominciarono a moltiplicarsi, fino a raggiungere il numero di quattro.

Un passo dopo l’altro, indietro, mentre il parquet continuava a scricchiolare sotto i suoi talloni…

Krrr…krr…

La sedia a dondolo cominciò a cigolare nell’oscurità, mentre tutti gli oggetti della stanza cominciarono a creare inquietanti ombre cinesi sulle pareti.

Eun-Ah continuò a guardarsi intorno terrorizzata, ansimando in una sorta di raptus, finchè un’entità la immobilizzò afferrandole le braccia e un colpo di taglierino squarciò l’atmosfera e le mani della ragazza, che caddero a terra in un impeto furioso, macchiando il pavimento di rosso vivo.

Un ultimo grido di terrore.

 

2009.

 

Kyung-Woo si stava preparando di fronte allo specchio lungo ed ovale.

Quella sera sarebbe dovuto andare ad una grande serata di gala a casa del suo datore di lavoro, una dimora piuttosto grande e dall’atmosfera un po’ oscura. Non aveva voglia di andarci, ma doveva per poter leccare i piedi al capo e ricevere un aumento. O così sperava.

La cosa che più infastidiva il ragazzo (magro e slanciato, con i capelli neri spostati sull’occhio destro) era che avrebbe dovuto rinunciare ad una serata romantica con la sua Sun-Hwa, una splendida ragazza sexy che viveva nel suo stesso appartamento e con la quale finalmente aveva intrapreso una scottante relazione.

Kyung-Woo si infilò i pantaloni del completo nero, sentendoli scivolare sulla pelle, la camicia bianca, la giacca e la cravatta nere, e addirittura un fazzoletto bianco piegato e posto nel taschino superiore della giacca. Abbigliato a quel modo dimostrava ben cinque anni in più rispetto ai suoi venti stiracchiati. Si sarebbe dovuto vestire così per una cena al lume di candela con Sun-Hwa. Sarebbe stata una serata stupenda, con la ragazza vestita di uno scollatissimo abito da sera.

Sospirò, quando nel momento di mettersi le scarpe lucide e scure gli squillò il cellulare, giacente tra le lenzuola del letto. Un blackberry nero.
Era il suo amico Kim-Wook, un ragazzo che era sempre rimasto al suo fianco e finì anche lui con l’essere suo collega di lavoro.

“Pronto?” sospirò nuovamente Kyung-Woo. I bottoni chiusi della giacca spingevano sul ventre.
“Pronto, Kyung-Woo. Anche tu ti stai preparando per stasera, immagino
“Già… che stress”
“Come ti sei vestito?”
“Solito compelto giacca e cravatta, sai che novità”
“Anche io…comunque ci saranno anche belle ragazze, non devi preoccuparti, nei loro abiti da sera supercorti e superscollati
“Che pervertito, sai bene che io appartengo a Sun-Hwa, non la tradirei mai, nemmeno con Nicole Kidman
“Uff… la fedeltà nell’amore, che ostacolo all’erotismo!”
“Chissà perché quando parli comincio a pensare che tu ti droghi

“Vabbè…comunque…sai che ho saputo che nella villa in cui ci sarà la festa c’è qualcosa di veramente interessante?”
“Assì…che cosa?”

“Nel bagno c’è una scatola nera contenente due mani mozzate
Due cosa?”

“Due mani mozzate, ma tranquillo sono di plastica…si dice che queste mani siano in grado di far avverare qualsiasi desiderio
“E tu ci credi?”
“Nemmeno io ci credevo a questa diceria quando me la raccontò Sun-Kyung
“Sun-Kyung? Quel Sun-Kyung?”
“Sì… il nostro ex collega. Mi disse di essere andato a casa del capo e di aver afferrato quel paio di mani desiderando di trovare un lavoro che l’avrebbe reso ricco. Ebbene, mi ha telefonato due minuti fa dicendo che una casa editrice gli pubblicherà il suo libro, offrendogli milioni di won

“Dev’essere una coincidenza…”
“E se non lo fosse?”

“Stai solo fantasticando…Sun-Kyung dice un sacco di frottole, non devi dargli ascolto

“Ah…però a me incuriosisce questa faccenda. È un po’ strana, non trovi?”
“Già…”
“Cambiando discorso… questa cravatta rosa mi fa sembrare omosessuale e ridicolo, se alla festa vado in mutande che mi dicono?”

  
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