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Autore: Darth Ploly    08/02/2017    1 recensioni
Per Ponyville è un periodo di quiete: la vita scorre serena dopo che, qualche mese prima, una furia omicida si era scatenata contro gli inermi cittadini. Tutto è però tornato alla normalità e adesso ci si prepara per il grande evento: le elezioni che decreteranno chi sarà il nuovo sindaco. Ma qualcosa sta per cambiare: una pony che tutti speravano di aver dimenticato sta per tornare a Ponyville. Quale sarà il suo scopo? Cosa succederà alla città? E quale sarà la reazione di Octavia di fronte alla pony che le ha cambiato la vita?
Tornano le avventure della Melodia della Giustizia, disillusa detective che indaga lungo le strade di una Ponyville cupa ed egoista. Diretto seguito di "Melodia di Giustizia-A trip into madness", si consiglia vivamente di non iniziare questa lettura senza aver terminato la precedente.
Allontanandosi dal giallo tradizionale, questo racconto narra una vicenda più ampia in cui nuovi e vecchi personaggi troveranno maggior spazio e si verranno a instaurare o a sviluppare maggiori rapporti tra ogni protagonista e gli altri pony o la città stessa.
Mi auguro possa piacervi.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Spike, Trixie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quattro giorni. Sono bastati solo quattro giorni per riaprire una sfida che sembrava avere già un vincitore. Octavia aveva ragione, la fiducia che questa città nutre nei confronti di Spitfire non può essere abbattuta facilmente. Sempre più pony sembrano intenzionati a dare il loro voto alla leggendaria pegaso, soprattutto dopo lo scandalo che ha colpito Filthy Rich. I giornali ormai parlano solo di questi due argomenti e, nonostante la polizia non stia più rilasciando informazioni di alcun tipo, non è difficile per i giornalisti procurarsi notizie intervistando presunti testimoni, conoscenti o ogni altro pony in cerca di notorietà. Alcuni reporter più coraggiosi si sono anche appostati sotto casa nostra per prendere di sorpresa Octavia il giorno dopo la sua testimonianza in commissariato, salvo poi dover scappare via mentre lei li inseguiva infuriata. Credo che la vicenda sia stata raccontata in giro, perché da allora non ci sono stati più inconvenienti di questo tipo.
Nel frattempo Rich si è rintanato in casa ed è da giorni che non lo si vede in città. Dash non ha potuto trattenerlo in centrale e ha dovuto rilasciarlo. Nonostante abbia riottenuto la libertà, non ha cercato né di dare spiegazioni né di trovare delle contromisure per la minaccia di Spitfire. Per giunta, al contrario di quanto successo da noi, nessuno si è preso la briga di cacciare i reporter appostati all’ingresso della Celestia Tower.
Per quanto riguarda Trixie, è da giorni che non rincasa. Secondo le indiscrezioni di Dash e Fluttershy, non fa altro che lavorare e, in caso di stanchezza, dorme in commissariato. È chiaro che voglia far intendere la sua totale estraneità ai fatti e, tenendosi lontana da Rich, anche la sua neutralità. Questa è un’ottima notizia: finché resteranno separati, sarà difficile per i due confrontarsi e organizzare il contrattacco. Naturalmente Octavia è molto soddisfatta della situazione, soprattutto perché è stata lei a spostare l’attenzione della polizia e dei cittadini su Trixie. Nonostante la sua testimonianza abbia appena il valore di un’ipotesi, è convinta che presto la verità salterà fuori da sola e che allora dovremo essere pronte a catturare Trixie. Questo almeno è quel che ha detto a Dash. So bene che in realtà accarezza ancora l’idea di muoversi da sola ed eliminare Trixie definitivamente e non so se in quel caso potrei fermarla. Speravo che il risveglio di Vinyl le avrebbe restituito serenità, invece nemmeno questo è riuscito a placare del tutto la sua rabbia. Comunque Vinyl sembra davvero far bene a tutti: il giorno dell’incontro con Nandermane, dopo aver festeggiato anche con Rarity, Fluttershy e Spike, io e Octavia abbiamo accompagnato Spitfire a salutarla ed è stato uno degli eventi più commoventi a cui abbia mai assistito. Spitfire incarna davvero lo spirito del leader perfetto ed è arrivata al punto da chiedere perdono per non essere riuscita a proteggerla. In quel momento mi sono chiesta se Octavia, Spitfire, Dash e gli altri agenti che parteciparono a quell’assalto, quella notte, fossero davvero pronti a tutto. Tutti pensano che il momento più duro sia proprio quello dell’attacco, quando affronti la morte, ma ho vissuto abbastanza a lungo con Octavia da poter capire che non è sempre così, e il comportamento di Spitfire me ne ha dato prova. Il senso di copla per aver provocato la morte dei suoi agenti senza ottenere alcun risultato non deve averla mai abbandonata. Ma lei è il mito di Ponyville, la sua indomabile guerriera. E qeusta verità non verrà mai rivelata.
Forse è proprio questo il tragico destino degli eroi: il non poter essere compresi da chi li circonda.

Mi evitano, mi squadrano cercando di non farsi notare e poi borbottano qualcosa nelle orecchie di chi hanno vicino. Li sto perdendo tutti con la stessa velocità con cui li avevo conquistati. Posso ancora contare su un discreto numero di fedelissimi di Rich, ma i sostenitori di quella maledetta Spitfire aumentano di giorno in giorno. E poi la gente mormora! Che fastidio! Tutte le volte che, come ora, cammino per le strade di Ponyville, li sento mormorare alle mie spalle. Basta che un solo pony esprima la sua preoccupazione ed ecco che questa si espande e si trasforma in paura collettiva. Ho sempre desiderato che questa città mi temesse, ma non ora, non in questo modo! Ed è tutta colpa di Rich! Come si può essere più imbecilli? E per giunta è anche uno smidollato! Con tutti i soldi che ha non gli sarebbe difficile trovare qualche avvocato che risolva la questione. Magari potremmo essere noi stessi ad accusare tutti per diffamazione! In fondo, chi sono quelli che ci attaccano con più forza? Un criminale e una pony che nutre un profondo risentimento nei miei confronti. Non hanno alcuna prova, dunque perché aspettare?
Penso proprio che alla fine dovrò fare tutto da sola, come al solito. Rich avrà anche i mezzi, ma non ha il carattere. Ci ha provato, posso concederglielo, ma ha fatto troppo affidamento sulla mia riconoscenza. Pensava che sarei stata la sua servetta ma non ha capito che i giochi vengono vinti dai più forti, non dai più ricchi. Perciò ora è lì, nascosto con la testa nella sabbia, a piangere sui suoi sbagli. Che misero esserino! Ponyville è un campo difficile per chiunque, dal politico al mafioso, e Rich non è nessuno dei due: è solo un imprenditore troppo pieno di sé. In una qualsiasi altra occasione lo lascerei indietro e continuerei per la mia strada, ma stavolta devo agire con cautela: da sola non potrei riottenere il mio vecchio potere, mentre senza di me Rich non ha possibilità contro Spitfire. Devo trovare un modo per contattarlo senza destare sospetti.
Sono così immersa nei miei pensieri da non accorgermi del sasso che vola verso di me finché non mi colpisce alla testa. Lancio un urlo per il dolore e la sorpresa e mi guardo intorno per capire cosa sia successo. I pony che hanno assistito alla scena fanno finta di niente e abbassano lo sguardo a terra.
“Chi è stato? Chi è stato?” Urlo sbattendo gli zoccoli al suolo.
Nessuno risponde.
Sto perdendo la pazienza quando mi accorgo che, non troppo distante, c’è un ragazzino che mi guarda ad occhi spalancati; è l’unico che continua a fissarmi.
Quando si rende conto che sono interessata a lui, si gira di scatto e inizia a correre verso un vicolo; legata a un cinturone ha una fionda.
“Fermati!” Gli ordino, ma lui non ascolta. In un attimo mi teletrasporto comparendogli di fronte e interrompendo la sua corsa. Il piccolo cade a terra e mi guarda terorizzato.
“Sei stato tu a colpirmi?” Domando pronta a punirlo nel caso scelga di mentire.
Lui però non risponde. È impaurito e batte i denti irritandomi ancora di più.
“Rispondi!” Grido afferrandolo per una zampa e strattonandolo con forza. Gli faccio male e lui inizia a piangere e gridare, come se questo possa farmi smettere.
“Ora mi dirai dove abiti e andremo a parlare con i tuoi genitori. Sono sicura che sarai messo in punizione, ma anche loro dovranno rispondere della tua mancanza di rispetto. Ti piace l’idea?”
Gli tiro la zampa con ancora più violenza e questa volta il suo urlo è raccapricciante. Per fortuna mi sono trattenuta o avrei rischiato di rompergliela: i giovani puledrini sono così delicati!
“Basta così, Trixie!” Ordina qualcuno.
Distratta da questa voce sconosciuta, alzo lo sguardo e vedo una giovane unicorno che non conosco avanzare verso di noi. Il manto e la criniera dono di due diverse tonalità di verde acqua e il suo cutie mark ha la forma di uno strumento a corda.
“Conosci questo moccioso?” Le chiedo senza mollarlo.
“So che è un ragazzino e che gli stai facendo del male. Il resto non mi interessa”
“Ma interessa a me! E ora vattene e lasciami fare il mio lavoro”
“Il maltrattamento di minori non era tra i compiti di Rainbow Dash”
“Ma Dash non è più commissario, no?” Le faccio notare irritata. Lascio andare il ragazzino e lui si va a mettere con le spalle al muro in cerca di un riparo. Io invece mi avvicino di più all’unicorno che sembra volermi davvero sfidare.
“Tu non sei una puledrina” Le dico “Magari potrei portare te in centrale. Potrei parlare di “resistenza a pubblico ufficiale”. Cosa ne pensi, carina?”
Ma prima che lei abbia il tempo di rispondere, mi accorgo di altri pony che entrano nel vicolo avvicinandosi a noi. Saranno almeno una trentina tra pegasi, unicorni e pony di terra di ogni sesso ed età. In breve mi ritrovo circondata.
“E voi che volete? Filate via, questa storia non vi riguarda!”
Ma loro non se ne vanno e, anzi, altri continuano ad arrivare. Il ragazzino di prima ritrova un po’ di coraggio e, preso per lo zoccolo da un’anziana dagli occhi umidi, si allontana dalla ressa.
“Questo è inconcepibile!” Dico loro “Cosa pensate di fare?”
“E tu invece?” Replica l’unicorno con una grinta tale da spingermi a fare un passo indietro “Quando sei tornata in città, molti hanno creduto in te. Pensavano che quel che tu e Rich dicevate fosse la verità e ti hanno sostenuta anche se io e tanti altri eravamo preoccupati. È così che ripaghi chi ha voluto darti una seconda occasione? Usando la forza contro un puledrino?”
Rimango ferma cercando di sostenere i suoi attacchi, ma con uno sguardo veloce mi accorgo delle reazioni di tutti: alcuni sono arrabbiati, altri combattivi, la maggior parte soltanto delusi.
“Lascia che ti faccia un’altra domanda, Trixie …” Continua la ragazza facendosi sempre più avanti “Che è successo a Parasol?”
E allora cado a terra.
La folla mi osserva stupita mentre io, guardando terrorizzata un punto dietro la mia sfidante, ripeto: “No … non tu … non tu …”
Per alcuni istanti mi compare davanti, come un fantasma da uno spaventoso passato, il muso stanco del vecchio Grifone. È uguale alla sera in cui l’ho ucciso e i suoi occhi brillano prendendosi gioco di me.
In un attimo scompare, rapido così come era arrivato. Io però sono ancora a terra, circondata da tutti mentre si domandano cosa sia accaduto. Sono sudata e ho difficoltà a respirare; mai avrei pensato che sarei stata messa così in ridicolo davanti a tanti pony.
“Andate via … andate via …” Sussurro mentre cerco di riprendere fiato, ma nessuno mi ascolta.
“Voglio restare sola!”
Usando quanto più potere possibile, lancio un incantesimo di teletrasporto sottraendomi alla morsa della folla. Mi ritrovo nel folto della Everfree Forest, in un punto dove la luce del sole arriva a stento.
Qui, lontana da tutti, mi siedo a terra raccogliendomi le zampe posteriori al petto e tremando. Un odio feroce mi dilania dall’interno.

È già calata la notte quando arrivo a casa sua.
“Credevo che non saresti più venuto” Mi dice Rich facendomi entrare.
“Mi sono dovuto trattenere al lavoro. Con le elezioni alle porte, i miei compiti sono aumentati” Gli rispondo stanco. Sarei tornato a casa con piacere, ma non potevo far finta di niente davanti alla lettera recapitatami in ufficio.
“Gradisci qualcosa da bere?” Mi chiede dalla cucina mentre mi accomodo in salone poggiando a terra la mia valigetta “Ho finito lo scotch, ma di sicuro ho un bottiglia di Jack Daniel’s”
“Va benissimo, grazie”
Poco dopo torna con la bottiglia e due bicchieri con ghiaccio posti su un vassoio e si siede di fronte a me. Cerco di osservarlo evitando di farlo sentire a disagio. È ridotto a uno straccio: è fiacco, debole, con delle terribili occhiaie; sembra malaticcio, quasi invecchiato.
“Non devo essere un bello spettacolo, eh?” Chiede retoricamente lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
Dato che la mia risposta non arriva, lui continua: “Non c’è bisogno che ti preoccupi per me, conosco la mia situazione. Certo, non era quello in cui speravo all’inizio di quest’avventura”
Beve un sorso di liquore direttamente dalla bottiglia senza curarsi del bicchiere vicino.
“Dimmi la verità, Parish” Dice quando ha finito “Ho ancora delle possibilità di vittoria?”
Lo guardo accasciato disordinatamente sul divano mentre ancora regge la bottiglia e ripenso ai recenti avvenimenti.
“Voglio essere onesto” Rispondo poi “Il numero dei tuoi sostenitori diminuisce costantemente facendo salire Spitfire nei sondaggi. È finita, Rich”
Lui annuisce con un sorriso di amarezza; sul muso si staglia l’ombra della delusione.
“In fondo me lo merito: ho voluto giocare col fuoco e sono rimasto scottato”
“Hai fatto quel che ritenevi giusto. Le tue intenzioni erano nobili” Replico io “Saresti stato un buon sindaco per Ponyville”
So che è così. Le mie parole sono oneste e lui sembra capirlo ma, nonostante questo, beve di nuovo.
“Pensavo di poterla controllare. Sapevo cosa voleva ma speravo che si sarebbe accontentata di un incarico importante come quello di Dash. Non avrei voluto che facesse del male a nessuno, non ero a conoscenza della bomba contro l’aiutante di Octavia. Dopo questa vicenda però non mi ha più ascoltato, è diventata autonoma e si è incattivita. Quando ho protetto Octavia, ha perso la testa!”
Mentre parla, posa la bottiglia sul tavolino e si porta gli zoccoli al muso per aprire le lacrime che iniziano a scorrere e cercare di attutire il suono dei singhiozzi. Bevo un sorso anche io.
“Mi porto la morte di Parasol nella coscienza. Non potrò mai perdonarmi”
“Non potevi immaginare che sarebbe successo”
“Ma non ho nemmeno fatto nulla per evitarlo!” Urla disperato “E ora sono chiuso in casa, sconfitto e senza neanche la possibilità di vedere mia figlia! Non volevo che succedesse tutto questo, Parish: volevo sconfiggere la criminalità di Ponyville, non darle nuovo vigore!”
Con un’ultima esplosione di rabbia, si alza e si avvicina alla parete di vetro. Con sguardo spento guarda le luci della città. A pochi metri dalla Tower ci sono dei giornalisti in attesa di novità; non è stato facile superarli senza essere visto.
“Non sono un bravo pony, Parish” Dice dopo aver fatto vagare gli occhi a lungo “Nella mia vita ho commesso molti errori e ho anche infranto la legge qualche volta. Ma i crimini che ho commesso sono stati unicamente di stampo economico: non ho mai fatto del male a nessuno, i miei zoccoli non si sono mai macchiati di sangue. Ma gli altri invece? Quanti pony sono andati oltre i limiti che mi sono imposto? Guarda questa città, Parish” Mi invita con un gesto della zampa “Proprio adesso qualcuno sta pensando a un amico o a un parente ucciso per chissà quale motivo, altri forse si chiedono perché i figli stiano tardando tanto per la cena. A te sembra giusto vivere nel terrore? È giusto avere costantemente paura di ogni muso che vedi per strada o pensare che la tua vita potrebbe finire perché hai infastidito qualcuno di pericoloso?
Io volevo cambiare davvero questa città, volevo salvarla e liberare ogni suo potenziale. Ma il crimine si è rivelato più forte di ogni suo avversario: Spitfire, Mayor Mare e infine Rainbow Dash. Riesci a immaginare il terrore che ho provato alla comparsa di quel folle serial killer mesi fa? Un criminale qualunque mi aveva strappato via mia moglie anni prima: cosa sarebbe successo se lo stesso fosse avvenuto a Tiara? O se fosse toccato a me? Sarebbe rimasta sola! È una puledrina!
Per questo sono entrato in politica. Sapevo che sarebbe stata dura, ma ero sicuro che avrei vinto questa battaglia. Chi avrebbe mai osato sfidare il commissario Trixie? Avremmo vinto tutti: Trixie avrebbe riacquistato la libertà e il prestigio, gli abitanti di Ponyville non avrebbero più avuto paura e io avrei creato una città dove nessun puledrino avrebbe rischiato di ritrovarsi orfano improvvisamente. Invece è andato tutto storto”
Finisce di parlare e rimaniamo in silenzio, lui troppo perso nei suoi rimpianti e io intento a riflettere su quel che sto per fare. Il pensiero della ventiquattrore a terra e di quel che succederà non appena la aprirò mi fa capire che è davvero la fine. Sto per scatenare una bufera.
“Sei davvero convinto, Rich? Dopo non si torna più indietro” Lo avviso.
“Lo so. Non ho alcun dubbio, Parish”
Sospiro rassegnato e apro il mio vaso di Pandora. Estraggo un foglio dai documenti e lo consegno a Rich mentre torna a sedersi al suo posto dopo aver preso una piuma e dell’inchiostro da uno scaffale.
“Ecco quel che ti serve. Firmalo anche tu e avrà valenza giuridica”
Senza pensarci due volte, scrive il suo nome e avvicina ancora di più il foglio a sé, come se voglia proteggerlo.
“Lo consegnerò tra trenta minuti” Mi spiega “Quindi è meglio che ti sbrighi. Cosa farai?”
“Mi terrò lontano da Ponyville per un po’. Ho degli amici a Las Pegasus che potrebbero ospitarmi. Mancano pochi giorni alle elezioni e la mia giunta se la caverà anche senza di me. Devo solo inviare delle lettere e prendere la mia roba, poi partirò”
“Lettere? Non credo sia saggio lasciare indizi sui tuoi movimenti”
“Tranquillo, non riguardano me. Sono raccomandazioni: la mia segretaria sta per laurearsi, quindi voglio avvisare i maggiori studi legali che conosco. Me ne vado senza darle spiegazioni, le ho solo detto di non passare in ufficio nei prossimi giorni. È intelligente, credo che sospetti qualcosa. In ogni casa, le sono affezionato e vorrei fare qualcosa per lei prima di sparire”
“Va bene”
Ci alziamo e ci salutiamo scambiandoci un abbraccio. Io gli auguro buona fortuna e lui mi ringrazia per tutto l’aiuto datogli.
Quando me ne vado, avverto un brivido al pensiero che questa è l’ultima volta che lo vedo da pony libero. In meno di una settimana, la sua vita è cambiata per sempre. Mi dispiace che sia andata a finire così.
Fatti forza, amico mio. Fallo per tua figlia.

Un vicolo cieco, una strada senza illuminazione. Stando a quanto dettomi dall’agente che ho incontrato al mio ritorno dalla foresta, doveva essere il luogo del ritrovamento di un cadavere. L’ho seguito senza farmi domande, pensando solo a proteggere i miei interessi da commissario, e adesso mi accorgo di non essere stata attenta.
Appena entrata nel vicolo, vengo accolta da una dozzina di agenti che mi circondano chiudendomi ogni via di fuga. Tra loro ci sono Rainbow Dash e la sua stupida lecchina.
“Avevo sentito parlare di un morto” Esordisco “Ma mi sembra che l’esecuzione debba ancora compiersi”
“Non ci sarà nessuna esecuzione, Trixie” Mi risponde la pegaso dalla criniera arcobaleno “Ma sei comunque nei guai”
In perfetta sincronia, dieci agenti mi puntano contro le loro pistole.
“Trixie, sei accusata del ponycidio di Carmine Grifone e di Parasol e di aver organizzato l’attacco allo Sugarcube Corner. Ogni parola che dirai potrà essere usata contro di te in tribunale. Getta la tua arma a terra!”
Lentamente faccio quel che dice e, con un calcio, le passo la pistola. Prima che qualcuno si avvicini, dico: “Non ti credevo così stupida, Dash: arrestare un tuo superiore? O forse vuoi uccidermi qui? È una congiura?”
“Niente di tutto questo” Risponde mostrandomi un foglio “È una dichiarazione del sovrintendente Nandermane che mi restituisce pieni poteri. Sei stata tradita, Trixie: Rich ha confessato tutto. Hai perso” 
   
 
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