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Autore: _ssara_    08/02/2017    0 recensioni
Hermione Jean Granger, ormai trentenne, ritorna ad Hogwarts nella nuova veste di insegnate di Storia della Magia.
Non sarà da sola ad affrontare questa nuova esperienza di vita, ed è proprio grazie a questo inaspettato compagno che riuscirà a capire il perdono e l'amore.
"Bene sono diventata sorda.
Non ho sentito quel nome.
Però è qui, davanti a me che mi tende la mano.
Ditemi che è uno scherzo."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il primo di Settembre Hogwarts sembra sempre svegliarsi con un’aria completamente diversa, un’aria di preparativi e di attesa.
La quiete prima della tempesta, ecco come si dice. I corridoi infatti erano vuoti e silenziosi, in attesa di essere riempiti da centinaia di studenti; dietro alle quinte però i preparativi fremevano. La preside McGranitt era nel suo ufficio a ripassare il discorso di benvenuto; nelle cucine veniva allestito il banchetto; i professori si preparavano fisicamente e (sopratutto) psicologicamente ad affrontare un nuovo anno. 

In particolar modo Hermione Granger continuava a fare avanti e indietro nel suo ufficio in preda all’ansia da prestazione.
La sua scrivania quasi non si vedeva più a causa di tutti i libri che la donna vi aveva appoggiato sopra; voleva preparare al meglio la sua prima lezione, quindi aveva cercato di trovare l’argomento perfetto per poi studiarlo, anche se in realtà conosceva ogni parola di ogni singolo volume presente in quella stanza, e non solo. 

Gli studenti sarebbero arrivati intorno alle 19:30 quindi aveva a disposizione la mattinata e il pomeriggio per dedicarsi a qualsiasi attività. Starsene chiusa nel suo ufficio a farsi mangiare viva dall’ansia naturalmente non rientrava nella sua lista. Hermione decise di fare una sorta di “passeggiata dei ricordi” all’interno di Hogwarts; infilò il suo cappotto rosso e, prima di uscire dalla stanza, prese un libro dalla scrivania e se lo mise sotto braccio. Era un’abitudine che non riusciva a togliersi, era come indossare il suo accessorio preferito. 

Iniziò a camminare tra i corridoi della scuola toccando con la mano ogni singola parete di pietra; sembrava passata un’eternità da quando lei, Harry e Ron percorrevano quegli stessi corridoi.
Passò all’infermeria e le scappò un sorriso ricordando come non ci fu anno in cui almeno uno dei tre non finì in uno di quei lettini; sicuramente Harry deteneva il record.
Al terzo piano decise di visitare il suo luogo preferito in assoluto: la biblioteca. Quando vi entrò un sorriso si dipinse sul suo viso; per lei entrare lì dentro era un po’ come entrare in un altro mondo, lontano dalla realtà.
Dopo aver passato un’ora tra gli scaffali colmi di libri, la donna proseguì la sua passeggiata passando per le serre di erbologia e la guferia. Man mano che camminava, l’ansia e l’agitazione che la opprimevano in precedenza, svanivano sempre di più.
Come ultimo luogo decise di visitare la Torre di Astronomia; da lì poteva ammirare la cara vecchia Hogwarts in tutto il suo splendore. Man mano che saliva i gradini sentiva l’aria fresca pizzicarle il viso quindi si strinse ancora di più nel suo cappotto rosso; non poteva rischiare di ammalarsi proprio in quei giorni.
Una volta arrivata in cima però il freddo era l’ultimo dei suoi problemi; si rese conto infatti di non essere sola. 

“Oh” - si fece scappare.

L’uomo girato di spalle verso il panorama si voltò e, quando si trovò di fronte Hermione, rimase sorpreso; di solito, se non durante le lezioni di Astronomia, nessuno si avventurava in quella Torre. Invece per Draco quello era diventato il luogo prediletto per schiarirsi la mente.
La donna, vedendo che Malfoy non proferiva parola, fece per andarsene. 

“Aspetta! Non c’è bisogno, puoi restare… vado io.” 
“Non importa.”
- rispose seccata lei. 

Il biondo notò il suo tono glaciale e abbassò lo sguardo a terra “Senti, lo so che probabilmente non ti aspettavi questo una volta arrivata qui, ma…”
“Ma cosa?! Credi che una volta che passano gli anni tutto venga dimenticato? Non riesco a sopportare tutto questo, non riesco a comportarmi normalmente e trattarti come un collega.” - dopo essersi sfogata Hermione lasciò l’uomo alle sue spalle e se ne andò.

Oh la McGranitt mi sentirà, eccome se mi sentirà.
Se mi avesse avvisato della presenza di questo… parassita -ecco come lo definirei- avrei sicuramente rifiutato.
Meglio disoccupata che in questa situazione.

Draco rimase immobile a guardare il punto in cui lei scomparve, i pensieri nella sua testa gli impedivano qualsiasi azione. 

L’avevo detto io alla McGranitt, l’avevo detto che sarebbe stato un disastro.
Io sono un disastro, come ho solo potuto pensare di poter avere un rapporto civile con lei?
Forse tutti questi anni non sono serviti a nulla, le persone non cambiano; io non sono cambiato ai suoi occhi.
La solita serpe bastarda. 

Rimase ancora una mezz’ora sulla Torre a cercare di calmare i suoi pensieri e la tachicardia che prendeva il sopravvento.
Quando si tranquillizzò, decise di tornare nel suo ufficio per sistemare gli ultimi dettagli delle sue lezioni; scendendo i gradini però, inciampò su qualcosa e per poco non rotolò giù dalle scale a chiocciola.
Recuperato l’equilibrio cercò di capire su cosa fosse inciampato, era un libro: “Orgoglio e Pregiudizio - Jane Austen”. Non conosceva quell’autrice e proprio per quello dedusse che si trattava di un romanzo babbano; era sicuro di conoscere la proprietaria e gli bastò aprire il libro per leggere “Hermione Granger”.
Doveva esserle caduto quando se n’è andata di fretta e furia; Draco lo raccolse, e si avviò nel suo studio. 

 

 ——

La Sala Grande era addobbata in tutto il suo splendore per accogliere gli studenti; il soffitto rispecchiava un cielo limpido, senza nuvole. Lungo la Sala erano disposti come ogni anno i quattro tavoli, corrispondenti alle quattro casate; in fondo invece si ergeva il tavolo dei professori.
Proprio da lì Hermione, in un misto di ansia ed esaltazione, guardava la Sala Grande da una prospettiva completamente nuova; ritrovarsi di fronte a centinaia di studenti era alquanto strano. Tanti occhi curiosi la fissavano in quanto era una nuova professoressa e questo la fece sentire come un oggetto esposto in vetrina.
Accanto a lei sedeva Holloway, l’insegnate di Erbologia; un uomo basso, sulla sessantina, quasi completamente calvo ma con dei baffi che spiccavano sulla sua faccia paonazza. Sembrava alquanto affabile e difatti, vedendo la sua collega ansiosa le disse “Non ci far caso a loro” - indicando con un gesto della testa gli studenti “Fanno sempre così, quando c’è carne fresca non vedono l’ora di provarla! Quando ti conosceranno però otterrai il loro rispetto, in più sei giovane quindi ti troveranno anche simpatica.”
Hermione sorrise di cuore, era bello esser tranquillizzata “Grazie Kyle… possiamo darci del tu vero?”
“Certo certo! Oh guarda entrano quelli del primo anno…”

Il portone della Sala Grande infatti si aprì ed entrò la professoressa Parrish, seguita dai ragazzini del primo anno; sembravano così piccoli in mezzo a quella stanza immensa. Hermione si chiese se anche lei appariva così piccola e spaventata come lo erano loro.
Una volta raggiunta la fine della Sala, la professoressa Parrish dispose gli studenti in file orizzontali  per poi avvicinarsi allo sgabello posto di fronte al tavolo degli insegnanti.  Quando ci fu completo silenzio, il cappello sopra lo sgabello incominciò a cantare:

Forse Pensate che non sono bello
ma giudicate da quel che vedete

io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronta gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
E' forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mano sicure
Perché io sono un cappello parlate!

Studenti e professori applaudirono, compresa Hermione che per poco non si commuoveva; rivivere quel momento dopo tanti anni era un’esperienza fantastica.
Astrid tirò fuori una pergamena e lesse ad alta voce i nomi degli studenti del primo anno, i quali uno ad uno, indossarono il cappello parlante che, saggiamente, li smistava nella casa più adatta a loro.
Una volta che tutti gli studenti raggiunsero il tavolo della loro casa di appartenenza, la preside si alzò facendo cessare di colpo gli applausi e le chiacchiere. 

“Buonasera cari studenti. Un bentornato alle vecchie facce e un benvenuto a quelle nuove, Hogwarts e tutti noi vi accogliamo come una famiglia. Spero che questo anno sia per voi pieno di esperienze, amicizie e cultura, che non fa mai male! Prima di procedere con il nostro succulento banchetto, qualche annuncio come di consueto; so che siete affamati quindi cercherò di essere concisa.
Avventurarsi nella foresta proibita è, come il nome suggerisce, proibito a tutti gli studenti se non accompagnati da un professore; le selezioni di Quidditch si terranno la seconda settimana di lezioni, mentre quelle per il coro la quarta. 
Per ultimo, ma non meno importante, vi presento la nostra ultima aggiunta nel corpo docenti… diamo un caloroso benvenuto alla professoressa Hermione Jean Granger, che insegnerà Storia della Magia e sarà la direttrice della casa Grifondoro. La professoressa Granger è stata l’allieva più brillante che io abbia mai avuto quindi confido molto in lei, benvenuta!”

Hermione in quel momento voleva sprofondare dalla vergogna ma prese coraggio e si alzò per farsi vedere dagli studenti; ringraziò con un sorriso agli applausi e tornò a sedersi.
Quando la preside terminò il suo discorso finalmente tutti i piatti si riempirono magicamente e la cena di inizio anno cominciò. 

Quando ormai tutti gli studenti si erano diretti nei loro dormitori guidati dai rispettivi prefetti, Hermione si diresse nell’ufficio della McGranitt pronta ad affrontare il tasto dolente. Una volta pronunciata la parola d’ordine, bussò delicatamente ed entrò nell’ufficio; Minerva era seduta su una poltrona posta di fronte al camino. 

“Hermione vieni, accomodati pure!”
“Grazie Minerva… scusi se la disturbo ma avevo bisogno di parlarle”
Hermione prese posto sul divanetto accanto alla poltrona. 
“Non ti preoccupare, dimmi cara” - in realtà Minerva sapeva esattamente di cosa la donna voleva parlarle, prima o poi il discorso doveva essere affrontato.
“Io… non vorrei sembrarle irrispettosa, ma non capisco perché non me l’ha detto. Perché non mi ha parlato di Malfoy?”
La preside alzò le spalle “Perché non avresti accettato e non sarebbe stato giusto privarti di una simile opportunità per dei vecchi rancori!”
“Non sono dei semplici rancori, qui c’è in ballo molto altro; lo sa che cosa abbiamo dovuto affrontare, chi abbiamo perso… e lui ha una colpa in tutto ciò, se pur minima. Ed io non posso perdonarlo.”
Minerva si sporse in avanti verso la sua ex allieva “Hermione, tu sei una persona intelligente e buona. So che capirai, devi solo dargli una possibilità… quel ragazzo ha pagato per le sue colpe in modi che neanche ti immagini, non gli serve un inquisitore.”
“Ma…” disse Hermione incredula, lei lo stava difendendo.
“Ti fidi del mio giudizio?” - chiese l’anziana donna.
“Certo, sempre.”
“Bene allora fidati. Ora si è fatto tardi… domani ti attende una giornata importante, quindi credo sia il caso di andare a dormire.”

Entrambe si alzarono e la riccia uscì dall’ufficio sommersa dai dubbi e dai suoi pensieri; senza neanche rendersene conto si trovò di fronte al suo ufficio.
Entrò e si tolse le scarpe; la sua intenzione era quella di farsi un bagno bollente prima di andare a letto, ma non ne ebbe il tempo perché qualcuno bussò alla sua porta.

 
   
 
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