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Autore: DaisyChan    09/02/2017    3 recensioni
Quattro ragazze, quattro punti di vista, quattro vite intrecciate in un'unica storia... Lucy, Levy, Juvia e Cana si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto e a frequentare l'ultimo anno di liceo della Fairy Tail High School (FTHS). Tra nuove amicizie, amori infranti, promesse, bugie e verità, affronteranno insieme questo anno movimentato che porterà loro molte sorprese.
Paring presenti: NaLu, GaLe, Gruvia, Baccana. Accenni Gerza, Lories e Miraxus.
Tratto dal prologo:
"Lucy chiusa dentro il bagno a frignare come una bambina. Cana davanti alla porta, pronta a sfoggiare il suo fantastico dizionario di parolacce e bestemmie contro quel pezzo di legno bianco che fa da porta del bagno. Cosa ci vuole di più dalla vita?
- Lucy apri la porta! - gridò sconsolata Levy.
- No! -
Un rumore metallico fece presagire l'arrivo di un'altra inquilina di quella casa. Ed ecco che fece capolino una ragazza dai lunghi capelli blu con in mano una macchina fotografica.
- Juvia è a casa! - esclamò la blu.
- Ciao, Juvia - sorrise falsa Levy.
Perfetto: è arrivata Juvia! Ora sì che siamo nei guai. "
[N.d.A. Salve a tutti! Sono nuova e questa è la prima volta che pubblico qualcosa...passate a dare un'occhiata. Ciao!]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kana Alberona, Levy McGarden, Lluvia, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo

5

P.o.v. Cana

Siamo ancora bloccate davanti alla porta della palestra. Sul viso di tutte noi è dipinta una espressione allibita. La visione scioccante della quantità di gente presente nella stanza ci fa rimanere senza parole. Sembra di essere in una discoteca. La musica ad alto volume mi fa leggermente intorpidire i sensi, ma mi riprendo subito. Mi aspettavo di trovare ragazze con vestiti lunghi e pomposi, accompagnate dal loro cavaliere visibilmente annoiato, costretto a ballare un lento. Invece i vari “cavalieri” presenti nella palestra sembrano tutt’altro che annoiati! Noto alcuni di essi ballare piuttosto vistosamente cercando di attirare l’attenzione di qualche ragazza, ma si mettono soltanto in ridicolo. Trattengo un sorriso e sposto il mio sguardo altrove, alla ricerca di qualche viso famigliare da salutare. La mia attenzione si posa sui gruppetti di studenti posti lungo il perimetro della sala, che parlano animosamente tra di loro. Individuo la mia vicina di banco del secondo anno mentre sta pomiciando col suo fidanzato. Sembrava una tale suora all’epoca, tanto cercava di affermare il suo stile di vita casto e puro. Ricordo le continue critiche che mi rivolgeva. Credo che abbia cambiato opinione, dopo essere finita a letto col fidanzato che avevo l’anno scorso. In quel caso, però, non  mi era sembrata tanto casta e pura...o forse tra le righe della sua dottrina c’era scritto anche: “Soffiare il fidanzato alle proprie vicine di banco”. Deglutisco amaramente e tento di concentrarmi sulle altre persone presenti nella sala, ma non posso fare a meno di notare l’impegno che la ex-suora ci sta mettendo nel limonare con foga con il ragazzo che la tiene incastrata tra le sue braccia. Roteo gli occhi nel riconoscere il tipo in questione: è lo stesso bastardo che mi ha tradita. Mi impongo di dimenticare la scena e scorro lo sguardo sulla parete di legno dove quella puttana si sta appoggiando. Inizialmente non riesco a capire a quale oggetto appartenga quella parete di legno, ma alzando gli occhi noto che è stato montato un palcoscenico infondo alla palestra.

Hanno addirittura montato un palco! Devo rivalutare il consiglio studentesco: non è poi così male. Mi chiedo dove avranno trovato i soldi per finanziare la festa.

Mi costringo a far vertere i miei pensieri alle persone che sono sopra il palcoscenico e di ignorare i baci che i due stronzi si stanno scambiando alla base della struttura. Riconosco Warren Rackow nei panni di DJ e Max Alose che sta presentando i membri della squadra di basket e quelli della squadra di calcio della scuola. Faccio una smorfia nel notare la giacca viola fluorescente che Max sta indossando insieme ad un papillon giallo a pois.

Prima il ragazzo in smoking e cappellino da baseball nel autobus, ora Max vestito in questo modo bizzarro...mi chiedo come si fa ad avere di gusti così discutibili!

- Un applauso ai vincitori dei tornei interscolastici di quest’anno – esorta Max, stringendo un microfono con la mano sinistra e con la destra alza prima il braccio di Sting Eucliffe, capitano della squadra di calcio, e poi quello di Elfman Strauss, capitano della squadra di basket e fratello di Mirajane. L’acclamazione da parte degli alunni arriva calorosa, facendo apparire sorrisi di felicità e orgoglio sui volti dei componenti delle due squadre.

- E ora vi presento Vijeeter Ecor del corso F che ci mostrerà un ballo di sua invenzione. Fate un applauso al nostro Vijeeter! – urla il presentatore, mentre le due squadre scendono dal palcoscenico.

- Vijeeter?!- esclamo io, sorpresa, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

- Quel...Vijeeter?! – mi guarda Levy perplessa tanto quanto me.

Appare sul palco un ragazzo con un turbante blu sulla testa. Indossa una maglietta nera e dei pantaloni bordò morbidi che gli arrivano sotto il ginocchio. Sopra la maglietta nera ha della stoffa arancione che ricorda un po’ le fasce tipiche che indossavano i romani sopra una tunica, solo che questa è stata legata alla vita da un  tessuto blu, mentre l’orlo arancione ricade morbido. Rimango sbigottita nell’osservare l’abbigliamento strano del ragazzo e il mio stupore aumenta nel vederlo accennare qualche passo di danza, sbagliando completamente il tempo. Sembra una papera che annaspa nell’acqua. Scoppio a ridere a crepapelle, seguita da tutte le persone presenti nella sala, non appena Vijeeter saltella su un solo piede sul pavimento legnoso del palco, muovendo in sui e in giù le braccia aperte e producendo suoni strani.

- Vijeeter non cambia mai! – dico con voce strozzata dalle risate.

- Tu conosci quel tipo?! – mi chiede Lucy piegata in due, mentre si asciuga una lacrima dall’occhio destro.

- Sì ahahah! Era in classe con me e Levy al primo anno. Si è sempre creduto un grande ballerino e qualche volta ci intratteneva con le sue assurde danze – asserisco, puntando nuovamente gli occhi sul palco e rido ancora di più osservando Max rincorrere Vijeeter per farlo scendere. Dopo numerosi tentativi falliti, il presentatore riesce a riprendere in mano la situazione e presenta la canzone successiva, dedicandola a tutti i fidanzati.

Sentendo la parola “fidanzati” mi riviene in mente la mia dolce metà: Bacchus. Come un automa comincio a muovere la testa a destra e sinistra alla ricerca di qualcuno che identifichi la persona che ho in mente. Passo il successivo minuto a scrutare ogni singolo viso che mi passa sotto gli occhi. Saluto alcuni amici frettolosamente, riprendendo la ricerca, ma del mio ragazzo non c’è nessuna traccia. C’è troppo caos. Troppa gente. Troppe luci. Troppo rumore. Non riesco a concentrarmi...

Forse non è stata una buona idea fissare come luogo di incontro la palestra. La prossima volta mi faccio venire a prendere.

Nonostante il ballo sia aperto solo agli studenti dell’ultimo anno, la palestra è colma. Sarebbe stato impossibile far entrare tutti gli alunni della scuola in un unico ambiente. La FTHS conta davvero un gran numero di persone, quindi, per ovvie questioni, il ballo scolastico è riservato solo agli studenti uscenti dalla scuola.

Devo trovare Bacchus. Ma come posso riuscirci se a mala pena distinguo le mie amiche dagli altri?

- E adesso invito a salire sul palco Mirajane Strauss e Titania, le organiz...ouch! – guardo Max chinarsi a raccogliere l’oggetto che gli è caduto sul piede. – Scusatemi, mi è scivolato il cellulare...ehm...ah sì! Mirajane e Erza: le organizzatrici di questa meravigliosa festa! –

A quanto pare Max ed io abbiamo lo stesso smartphone...

Scrollo la testa.

Mi sono fatta distrarre nuovamente: il mio obbiettivo e trovare Bacchus. Non posso permettermi di perdere tempo adesso. Prima lo trovo e meglio è.

Per il nervosismo arriccio una ciocca di capelli castano scuro intorno al mio indice. È un comportamento che ho acquisito da mia madre. Funziona un po’ da antistress.

- ...e spero, caro Max, che tu tenga spento il tuo cellulare durante le lezioni, se no...- colgo una frase del discorso che Erza sta facendo al povero presentatore che sembra piuttosto intimorito. Non vorrei essere al suo posto. Tremo al pensiero che effettivamente io tengo accesso il mio cellulare durante l’orario scolastico...se Erza mi scoprisse sarebbero guai. La parola “cellulare” mi compare a caratteri cubitali nella mente.

Idea! Potrei provare a chiamare Bacchus!

Ringraziando mentalmente sia Max che Erza, estraggo felice il mio smartphone dalla borsetta. Accendo il display e compongo la password per sbloccare lo schermo. Un’imprecazione mi sfugge dalle labbra nel leggere la scritta “Pin errato”.

Errato? Ah, già! L’ho cambiato l’altro giorno...

Mi impongo di mantenere la calma e riscrivo il codice.

Questa volta è quello giusto.

Mi va di traverso la saliva nel veder riapparire la fastidiosa scritta sul display.

- Mi stai prendendo per il culo?! – sbotto irritata, dopo aver tossicchiato per una manciata di secondi. Noto di aver catturato lo sguardo di Lucy che è sorpresa nel vedermi urlacchiare contro l’apparecchio. Ci scambiamo un’espressione eloquente e io ritorno a focalizzare la mia attenzione sul cellulare. Con foga digito nuovamente la sequenza di numeri e prima di poggiare il mio indice sulla parola “Ok”, prego mentalmente il Signore, affinché la password inserita sia corretta.

- Cazzo! – esclamo, nel leggere che mi è rimasto solo un’altro tentativo per comporre correttamente il codice.

La mia data di compleanno non è, quella di Bacchus nemmeno, il giorno che ci siamo messi insieme non funziona...credo di essermi dimenticata la password, oppure qualcuno l’ha cambiata senza il mio consenso.

Guardo sottecchi le mie amiche. Socchiudo leggermente le palpebre, mentre cerco di pensare chi è il colpevole tra le tre. Lucy è intenta a seguire ciò che sta avvenendo sul palcoscenico, mentre Levy sta parlando con una sua amica. Mi fermo sul volto di Juvia e...

- Juvia! Per quale assurdo motivo ha modificato il mio codice di accesso, cazzo? – la aggredisco, senza nemmeno pensare. La blu mi guarda stranita.

- Quale codice di accesso, Cana-san? –

Fa la finta tonta, eh?! Mi vuole prendere in giro?

- Quello del cellulare -  rispondo secca, arricciando leggermente le labbra.

- Juvia non ha mai preso il tuo cellulare, Cana-san – asserisce la mia coinquilina, guardandomi fissa negli occhi. Le osservo le profonde iridi blu alla ricerca di qualche segno di bugia.

- Juvia, non mentirmi – continuo imperterrita, anche se mi sembra sincera.

- Juvia non sta mentendo – mi dice seria.

- E allora chi diavolo lo ha cam...- mi blocco, ma subito aggiungo nel sentire la voce della bassina del gruppo salutare calorosamente qualcuno – Levy! -

Dovevo capirlo subito che c’era sotto la nanetta!

 - ...Oh! non ti preoccupare, poi mi ridai il libro lunedì prossimo. Per il momento non mi serve e...- la turchina sembra ignorarmi completamente.

È stata certamente lei...

- Levy! – la richiamo, ma la mia amica non si volta ancora.

...a farmi questo dispetto!

- Levy, porca puttana, girati! – le grido, furiosa. Improvvisamente il viso della mia amica si volta a scrutarmi tagliente.

Sapevo che avrei ottenuto la sua attenzione dicendo una parolaccia! Le fanno sempre questo effetto.

- Che vuoi, Cana? – mi domanda con voce bassa e cavernosa, assottigliando lo sguardo.

- Hai cambiato la mia password, vero? – le chiedo inquisitoria e con tono sprezzante.

- No – voltandosi nuovamente verso la sua amica e ricominciando a parlare con lei.

- No? –

- No, Cana, non sono stata io – mi risponde senza guardarmi, roteando gli occhi e sbuffando infastidita.

- Sgrunt! E chi caz...-

- Non dire un’altra parolaccia che ti faccio dormire fuori casa sta notte – mi avverte la mia coinquilina turchina chiudendo gli occhi esasperata. Non ho il coraggio di ribattere. So perfettamente che Levy è capace di compiere un’azione del genere.

Ma chi può essere stato allora?

- Lucy! – chiamo l’ultima imputata.

 Questa volta sono sicura al 100% che sia lei.

- Sì? – mi risponde la biondina.

- Sei stata tu a modificare il codice per sbloccare lo schermo del mio cellulare? – le domando.

Non me lo sarei mai aspettato da lei...

- No – mi risponde sorridendomi innocente.

- Ma allora chi è il colpevole? – piagnucolo stanca e irritata.

- Se non sbaglio, l’altro giorno mi hai detto di aver cambiato la password – mi dice, cercando di fare mente locale.

- E? Ti ricordi quale ho impostato? – chiedo speranzosa.

- Ehm...no, però hai provato il numero dell’anno del primo vino che hai bevuto? L’altro giorno non hai fatto che raccontarmi aneddoti sulle prime bevute che hai fatto –

- Sei un genio! – le dico spalancando gli occhi e saltando di gioia.

Velocemente premo il bottone per l’accensione del display. Digito rapidamente la data che mi ha ricordato Lucy e...voilà!

- Grazie Lucy! –

- Di niente – ridacchia.

Comincio a comporre il numero del mio ragazzo. Quando, però, sto per poggiare il mio indice sulla scritta verde "chiama" mi fermo.

Con tutta questa confusione non sentirà mai il cellulare!

Rimango col cellulare in mano, pensando alla maniera più efficace di contattarlo.

- Ragazze! Juvia vuole farvi vedere Gray-sama! - grida Juvia, attirando la mia attenzione.

Scruto l’aspetto della mia amica, mettendo momentaneamente da parte il problema di come contattare Bacchus.

Devo dire che le mie scarpe si intonano perfettamente con il suo abito. Certo, quelle sono le MIE scarpe...le volevo indossare io per fare colpo su Bacchus e, invece, mi devo accontentare di un paio di ballerine. Pazienza, per questa sera lascerò correre. Dopo tutto, Juvia vuole fare colpo su un ragazzo ed io, in quanto sua amica, la devo aiutare con ogni mezzo...ciò include anche prestarle le mie scarpe. In ogni caso, sto divagando...devo trovare Bacchus.

- Cana! Tutto bene? Ti vedo piuttosto pensierosa... È successo qualcosa?  - mi chiede Lucy, notando il mio sguardo accigliato.

- Sì, sto bene. Sto solo pensando ad un modo per contattare il mio ragazzo...ma con questa confusione è inutile provare a rintracciarlo con il cellulare...-

- Prova lo stesso! Magari lo ha messo in vibrazione, oppure non è ancora arrivato...-

- Mmm...buona idea, Lucy. Farò un tentativo! -

Così prendo il cellulare, speranzosa. Ricompongo il numero di Bacchus e premo il tasto per inoltrare la chiamata.

Uno squillo. Un altro squillo. Un altro ancora...

Rimango in attesa che Bacchus risponda per almeno un minuto, poi spengo la chiamata.

- Non mi ha risposto...- dico sconsolata a Lucy.

- Ehm...magari riprova più tardi...perché intanto non cerchiamo di capire chi è il famoso "Gray-sama"? - propone la biondina.

- Lucy-san...- la chiama Juvia, con una voce piuttosto adirata.

- Si? -

- Come fai a conoscere il nome dell'amato di Juvia!? -

- Eh? - rimane sconcertata Lucy.

- Rispondi! - ordina la blu minacciosamente.

- M-ma...Juvia...i-io...- balbetta la bionda, non sapendo cosa dire.

- Confessa! Tu vuoi sottrarmi Gray-sama! – la addita la blu furibonda, cominciando a gesticolare.

- Io?! -

- Non fare l'innocente! Juvia sa che tu sei la sua rivale in amore, ma non permetterà mai a Lucy-san di mettersi con Gray-sama! – la voce stridula di Juvia riesce addirittura a superare il volume alto della musica.

Vedo Lucy tremare leggermente, innervosita dalla situazione. Evidentemente non sa come reagire. Fissa negli occhi la blu e le ripete più volte che non è assolutamente interessata a “Gray-sama”. Digrigna i denti e si morde freneticamente il labbro inferiore. Io sposto gli occhi da l’una all’altra, incapace di fare qualcosa. Levy guarda piuttosto stranita la scena. Ha la tipica faccia di una persona che non riesce a credere a ciò che vede e sente. È sbigottita. Guarda Juvia con la bocca semiaperta, totalmente sconcertata.

- Ehm...Juvia-chan, stai sentendo ciò che dici? – interviene la turchina, con ancora la stessa espressione stranita sul volto.

Juvia, perplessa dalla domanda che Levy le ha posto, annuisce.

- Sicura? -

Annuisce convinta, facendo fluttuare la chioma morbida blu.

- Bene, perché a me non sembra. Stai incolpando Lucy di conoscere il nome del tuo "amatissimo", quando ci hai detto tu come si chiama – afferma serissima Levy.

Juvia rimane di sasso. Sembra che il sangue le sia gelato nelle vene. La sua pelle è più pallida del solito, come se si fosse resa conto soltanto ora di qual è la verità.

Colpita ed affondata.

- Inoltre - continua imperterrita Levy, poggiando una mano sul fianco sinistro - oggi Lucy ha pianto per colpa di quel cogl...stupido di Loki. Come puoi credere che a Lucy piaccia questo Gray!? -

Lucy tira un sospiro di sollievo e ringrazia Levy.

Colpita ed affondata di nuovo! Wow! Levy riesce uccidere una persona solo con le parole...mai mettersi contro quella bassina! Ricordalo, Cana. È per il tuo bene! Sbaglio, o prima Levy stava per dire una parolaccia?

- Ah...già...Levy-san hai proprio ragione - constata Juvia, scendendo finalmente dalle nuvole. Ridacchia nervosamente, mentre incrocia le braccia, mettendo il evidenza il seno. Odia essere messa con le spalle al muro.

- Juvia, rifletti prima di parlare - l'ammonisce Levy con uno sguardo tagliente - comunque, ragazze, andiamo a prendere qualcosa da bere! –

Io e Lucy annuiamo alla proposta della nanetta e ci muoviamo seguendola, mentre lei si dirige verso un punto imprecisato in mezzo alla folla.

- Juvia sa che Lucy-san rimane la sua rivale in amore, anche se Levy-san ha cercato di dimostrarle il contrario...- sussurra Juvia flebilmente, ma non abbastanza da non farsi sentire da Levy.

- Hai detto qualcosa, Juvia? – si ferma di colpo la bassina, voltandosi di scatto per incontrare gli occhi della blu.

- No, nulla, Levy-san! – sorride quest’ultima per rassicurarla, muovendo la mano come per indicare che non era nulla di importante e di sorvolare.

Riprendiamo a camminare e ci facciamo strada a furia di gomitate tra la folla. Ci manteniamo l’una vicina all’altra, infilandoci nei pochi e momentanei spazi liberi fra una persona e l’altra. Afferro la mano di Lucy che è davanti a me, per non perderci. Tendo l’altra mano verso Juvia che chiude la fila, ma la blu non fa in tempo a prenderla che urta contro un ragazzo. Vedo annaspare la blu con le braccia per mantenersi in equilibrio e non cadere. Fortunatamente il ragazzo le agguanta la mano, facendola riprendere.

- J-Juvia si scusa – la mia amica abbassa la testa.

- Figurati, ma stai più attenta – l’ammonisce lo studente. Io non lo riesco a vedere bene in viso, ma sono certa che sia veramente carino. Noto la corporatura slanciata e muscolosa e i capelli corvini leggermente disordinati. Non appena il ragazzo se ne va, io e le altre ci avviciniamo alla nostra amica.

- Tutto bene Juvia? – le chiedo gridando per farmi sentire.

- Si – mi risponde. Riconosco nel suo tono della eccitazione. Le sue guance sono rosse e ha un sorriso ebete stampato sul volto. Ci guarda elettrizzata una ad una.

- Era Gray-sama! – urla esaltata.

- Davvero?! – domanda incredula Lucy, beccandosi uno sguardo storto dalla blu. Vedo Juvia muovere lentamente le labbra e comporre un “rivale in amore”, senza pronunciare suono. Levy e Lucy non sembrano farci caso e io preferisco non farglielo notare.

- Ma io non l’ho visto! - mugugna la turchina.

- Aww! Questo è un incontro voluto dal destino. I fili rossi che legano i nostri mignoli ci hanno fatto sbattere l’un l’altro. Dio vuole che io e lui ci sposiamo e...-

- Juvia urtare con la persona che ti piace non significa che siete destinati per stare insieme – le ricordo.

- Juvia non vede l’ora di invitarvi al suo matrimonio! –

- Hai ancora 17 anni! – esclama Lucy. Ancora una volta Juvia assottiglia lo sguardo nei confronti della biondina.

- Io voglio capire chi è questo “Gray-sama”. Uffa! Che peccato non averlo potuto vedere. Tu lo hai visto, Cana? È carino? –

- Purtroppo l’ho visto solo di spalle. Il fisico non mi sembra male...credo sia molto carino – rispondo a Levy, mentre scuoto la blu che sembra completamente immersa nei suoi sogni.

Riprendiamo a camminare in fila indiana. Questa volta tengo per mano sia Lucy che Juvia.

Ma quanto è lontano il luogo dove si prendono le bevande?

Spero davvero che non vendano solo bevande analcoliche. Magari con un po’ di fortuna posso trovare qualche bottiglia di birra sfuggita al controllo di Mira e di Erza. Quelle bevande senza alcol sono davvero brutte. Non mi piacciono per niente: sono solo robaccia. Se mai riuscirò a realizzare il mio sogno, ovvero quello di aprire un bar tutto per me, sarà bandita qualunque bevanda che non contenga almeno un po’ di alcol. Certo, sarà difficile aprire un bar tutto mio. Dovrò accumulare molti soldi prima di riuscirci. Bacchus mi ha proposto di aiutarmi economicamente, ma sinceramente voglio cavarmela da sola. Per raggiungere i miei obbiettivi non ho bisogno di nessun’altro se non me stessa.

Me la sono sempre cavata con le mie sole forze fin da bambina. Aver vissuto in un orfanatrofio per otto anni non è un’esperienza semplice. Vivere in quel luogo squallido è un’esperienza che ti segna per tutta la vita. Ancora sono incredula di come sia potuta uscire da lì. Ricordo perfettamente il giorno in cui ho assaporato la libertà. Avevo appena quattordici anni. Padre Brock, il direttore, dell’orfanotrofio, mi aveva convocato nel suo ufficio. Lui era l’unica persona a cui mi ero legata durante gli anni che trascorsi là dentro. L’ometto sulla settantina stava seduto dietro la squallida scrivania di legno. Come al suo solito sii lisciava la barba grigia e leggermente lunga. Constatai le molte rughe che gli invadevano il viso. Era invecchiato molto rispetto alla prima volta che lo avevo incontrato. Mi ha sempre trattato con affetto. Quel giorno, con molta calma e la tipica gentilezza dei suoi modi di fare, mi spiegò di essere stata adottata da una persona. Non mi disse il nome, né mi rivelò qualcosa in più del misterioso benefattore. Disse soltanto che mi voleva bene di un affetto sincero. Mi aveva lasciato solo una busta. Dentro di me esplosero mille emozioni tra ringraziamento, curiosità e diffidenza. Era strano che una persona sconosciuta mi avesse preso con sé. Provai a fare qualche domanda in più a padre Brock, ma lui mi rispose sempre in modo vago ed evasivo. Quella stessa sera raccolsi i miei pochi averi in una logora valigia, presa in prestito dall’orfanotrofio e me ne andai. Salutai tutti con garbo e con finta tristezza. Sinceramente non vedevo l’ora di andare via da quel luogo. L’unico per cui indugiai un po’ di più fu padre Brock, che mi rivolse le solite raccomandazioni e mi augurò “buona fortuna” per la mia nuova vita. Dentro il taxi lo vidi asciugarsi qualche lacrima e solo allora mi accorsi che stavo piangendo anche io. Mi sarebbe mancato quell’ometto un po’ buffo con lo sguardo gentile e affettuoso che mi aveva raccolto dopo la morte di mia madre Cornelia e mi aveva salvato dalla vita in mezzo alla strada.

Il taxi che mi aveva inviato l’oscuro benefattore si fermò davanti un condominio. Solo dopo aver scaricato la valigia dall’auto, aprii la busta che lo sconosciuto mi aveva inviato. Lessi con un po’ di fatica la lettera. Diceva che ero iscritta ad una scuola superiore vicino casa e che avrei abitato in quel condominio. Dentro la busta c’erano le chiavi e un po’ di denaro. Avrei dovuto occuparmi di tutto: fare il bucato, pulire casa, prepararmi da mangiare ect. Colui che mi aveva adottata mi aveva procurato un lavoro part-time e in questo modo avrei potuto guadagnare i soldi necessari per pagare l’affitto. Regolarmente mi avrebbe mandato dei soldi, in modo da poter arrotondare a fine mese. Insomma: ero stata adottata, ma avrei dovuto occuparmi di me stessa da sola. Alla fine della lettera c’era scritto un numero telefonico “da usare per l’emergenze”. Lo sconosciuto si firmava con le soli iniziali “G. C.”. In tutti questi quasi quattro anni non l’ho mia incontrato, né mai parlato. Le uniche nostre comunicazioni si limitano alle poche lettere che mi invia mensilmente. Avrei voluto ringraziarlo, scrivergli qualche cosa, ma l’indirizzo e il mittente non sono mai segnati. In qualche modo sento che questa persona mi voglia davvero bene e che vegli sempre su di me. è innegabile che da quella notte di quattro anni fa, la mia vita cominciò a riempirsi di colori. Conobbi nuova gente, feci amicizia, comprai vestiti carini e alla fine riuscii anche ad iscrivermi in una palestra. Poi dovetti mettere un annuncio poiché ero alla ricerca di alcune coinquiline, dato che la somma dell’affitto era aumentata e di conseguenza non riuscivo a far fronte a tutte le spese. I soldi del mio benefattore servivano a malapena per fare la spesa. Tutto sommato non mi dispiace la mia vita.

Finalmente arriviamo davanti quello che dovrebbe essere il bancone. L'oggetto in questione è un semplice tavolo piuttosto alto con una tovaglia bianca sopra. Di certo non è il tipico bancone a cui sono abituata io, ma per uno “stupido” ballo scolastico stile americano va più che bene.

Mi chiedo dove hanno rimediato un tavolo del genere: è davvero alto.

Dietro di esso c'erano tre studenti vestiti con un completo da cameriere, probabilmente preso in prestito dal club di teatro.

Hanno addirittura delle sedie e un piccolo frigorifero! Comincio a rivalutare il consiglio studentesco...

Delle quattro sedie, solo le ultime due sono libere, così mi siedo imitata da Levy. Lucy e Juvia rimangono in piedi.

- Ah! Avevo proprio bisogno di sedermi...i piedi mi fanno troppo male! - sorride la piccoletta.

- Fanno male pure a me! - squittisce Lucy, facendo trasparire la speranza che qualcuno dei due ragazzi seduti si alzi, cedendole il posto.

- Pazienza, Lucy. Dovrai aspettare parecchio - le dico, notando che nessuno dei due studenti aveva intenzione di lasciare il posto tanto facilmente. Entrambi la stavano ignorando vistosamente.

- Non esistono più i cavalieri di un tempo – esclama Levy ad alta voce per farsi sentire dal ragazzo che aveva accanto.

- Mi chiedo come hanno fatto a montare un bancone...la scuola ha una quantità di denaro da poter permettersi di comprare o anche affittare un tavolo del genere? Perché non impiegano quei soldi per prendere qualcosa che possa migliorare l'istituto! Ad esempio, potrebbero ristrutturare l'aula di informatica o la biblioteca! - riflette ad alta voce la biondina, cambiando discorso.

Effettivamente ha ragione...

- Inutile porsi queste domande, Lucy. Rimarranno senza risposta: sono dei veri e propri misteri. Comunque, se pensiamo che il capo del consiglio studentesco è Erza, allora tutto è possibile. Io non mi meraviglierei più di tanto - dice sbrigativa Levy.

...anche Levy ha ragione...

- Juvia vuole rivedere Gray-sama...- sospira la blu.

- Juvia sembri un disco che si è incantato e ripete sempre le stesse cose...- osservo, immaginando la mia amica come un disco in vinile  rotto. Accavallo le gambe e poggio sopra di esse la mia borsa.

- Ma se andassimo a ballare? - propone Lucy, visibilmente annoiata. Dopo aver pronunciato quelle parole, sembra ripensarci e la sua espressione si incupisce. Forse l’è venuto in mente che ballando la possibilità di incontrare Loki ed Aries insieme è più elevata.

Povera...Devo davvero uccidere quel dannato ragazzo. Non riesco a sopportare la vista del suo sguardo infelice.

- Scherzi, Lu-chan? Io ho troppo dolore ai piedi! – comincia a lamentarsi Levy, mostrando il piede sinistro all’amica bionda. Lucy si limita ad annuire, ma è già sprofondata nei suoi pensieri tristi.

- Lucy-san vuole cercare Gray-sama per farlo suo...- dice velenosa Juvia.

Prima di uccidere Loki, devo uccidere Juvia.

- Juvia, ti prego, smettila di farti strane idee! Io nemmeno lo conosco – si difende la bionda, stringendo i pugni.

Sospiro esasperata. Quando Juvia si fissa su una cosa diventa davvero insopportabile. All’improvviso vengo distratta da un odore particolare. Un odore che amo profondamente.

Oh! Cos'è questo profumo? Sembra...sembra...sembra alcol!

- Levy, lo senti anche tu? -

- Cosa, Cana? -

- Questo odore! – esclamo con fare ovvio, guardando speranzosa la mia amica seduta accanto a me. La vedo inspirare ed espirare profondamente e osservo il suo ventre mentre si gonfia e si comprime. Ripete l’operazione un paio di volte e alla fine scuote la testa.

- Io non sento nulla, a parte l'odore acre del sudore, ma l'esperta in alcolici sei tu...-

Forse tengono nascosto qualche alcolico...

Assottiglio lo sguardo, e comincio a scrutare tutto ciò che è dietro il bancone provvisorio. Mi muovo e aguzzo gli occhi per poter vedere meglio. Passo in rassegna ogni singola bottiglia dentro il frigorifero, ma solo bottiglie d’acqua tutte uguali, qualche succo di frutta e alcune bevande analcoliche mi invadono la visuale.

- Volete qualcosa da bere? - chiede una voce maschile e la livrea di cameriere si frappone proprio tra me e il frigo.  

- Io prendo una lattina di coca-cola...- dice sicura Levy, girandosi verso lo studente.

L’unico modo e chiedere...

- A me piacerebbe prendere un...- comincio senza alzare lo sguardo, ma non riesco a completare la frase.

- Un Frozen, dico bene?- indovina il cameriere-studente, nominando il nome del mio cocktail preferito.

Rimango scioccata e con la bocca ancora aperta bloccata nell’intento di completare la frase.

Come ha fatto ad indovinare? Solo poche persone sanno qual è il mio drink preferito...

Alzo i miei occhi di scatto e incontro quelli scuri del ragazzo.

Che sia...

Prima di poter dire qualcosa, il ragazzo blocca le mie labbra, premendo le sue contro le mie. Un bacio pieno di foga. Sono completamente allibita, ma riconosco quelle labbra.

Bacchus...?

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Wehilà!

Daisy è tornata con un nuovissimo capitolo! Ho avuto qualche problema negli ultimi tempi e non ho putito più aggiornare. Oggi ne ho approfittato dato che il medico mi ha proibito di uscire di casa per qualche giorno...eheheh!

Veniamo a noi. Questo è il capitolo 5, il secondo P.O.V. di Cana. Le quattro ragazze si ritrovano alla festa, ma non è ciò che si aspettavano. Sinceramente ero davvero indecisa se farle partecipare ad un ballo tipico americano (quelli che tutti sognano, che si vedono spesso nei film, dove la protagonista incontra il [super-figo] principe azzurro e vivono per sempre felici e contenti) oppure una serata tipica da discoteca. Mmm...diciamo che la festa dove sono finite è a metà. Mi sono un po’ ispirata alla festa di Natale di Toradora (ovviamente la situazione e il contesto sono completamente differenti, ma non mi dispiaceva l’idea di un palcoscenico e di un luogo dove servivano le bevande). Certo, l’idea del “bancone” è un po’ irreale, ma ricordiamoci che Erza è praticamente onnipotente e può, se vuole, ottenere tutto ciò che desidera [in altre parole: lo so che è impossibile, ma fregatevene].

Ne ho approfittato per inserire un po’ della storia passata di Cana e la presenza di Gray alla festa. Chi sarà il misterioso benefattore che ha adottato Cana? Acqua in bocca per chi ha capito.

I vari personaggi che ho nominato (Max Alose, Warren Rackow, Vijeeter Ecor e padre Brock) esistono sul serio nell’anime. Effettivamente pensavo di inventare altri personaggi, ma poi ho riflettuto che ci sono davvero molti personaggi nella saga, per cui si possono “utilizzare” proprio li stessi che Mashima ha creato.

Detto questo, mi dileguo.

Baci,

DaisyChan

Ps1: Ringrazio Alichan8 e Juvia 10 per le loro scorse recensioni, e ovviamente tutti i lettori silenziosi che seguono la mia storia.

Ps2: Dal prossimo capitolo entra in scena Gajeel!!

   
 
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