Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: Marge    10/02/2017    3 recensioni
Questa è una storia particolare, diversa dalle solite, un’idea che mi è venuta qualche anno fa ma solo ora ha trovato la via della luce.
L’umanità – o almeno quel che ne resta – vive in Navi organizzate in una grande Flotta spaziale. La Terra è perduta per sempre a seguito di una grande Catastrofe Naturale, e il Gran Consiglio controlla e coordina la vita delle persone, portandole alla ricerca di un nuovo pianeta dove vivere. Ma questo succede ormai da quattrocento anni, e Shui è depresso e triste di questa vita; Mahi invece sogna la terra e l’erba e il sole sulla pelle, con testarda speranza; oltre a loro una professoressa single quarantenne che forse ne sa un po’ di più degli altri, una quindicenne in piena crisi adolescenziale, navi spaziali, universo profondo, lotte di potere, e, ovviamente, i Domini. Ma che fine ha fatto l’Avatar? Come mai da secoli nessuno ne sente più parlare?
Una storia particolare per la quale serve un po’ di fiducia iniziale; non so dove arriverò, ma vi prometto un autentico stile Avatar; pubblicherò un capitolo a settimana e offro biscotti pieni d’amore a chi vorrà farmi avere il suo parere :)
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LIBRO PRIMO: ACQUA



IV
La conferenza



Rin era stata furba: non per niente aveva una Laurea, un Dottorato ed un paio di Masters e sarebbe stata capace di ingannare funzionari molto più intelligenti di quelli che erano stati messi nell’organizzazione della giornata di commemorazione.
Aveva trovato una vecchia foto, risalente ad almeno quattrocento anni prima, che ritraeva una famiglia in abiti tradizionali. Si era inventata si trattasse della famiglia originale di Ten Sen, e così era passata a parlare proprio di ciò che voleva: le sue teorie sulla divisione in tribù della popolazione originaria terrestre.
La foto in realtà era palesemente stata scattata in una giornata di festa; in alto, molto sfocata, si leggeva una scritta su uno striscione, nell’antico alfabeto terrestre, e secondo la traduzione approssimativa di Rin non si trattava d’altro che di un festival paesano. Le persone ritratte nella foto indossavano abiti che risultavano storici persino per loro, e quindi il tutto riportava ad un’era molto più antica ancora, ma nessuno lì in platea sarebbe stato in grado di capirlo. E il grande interrogativo su cui Rin lavorava da anni si riduceva ormai a questo: fino a quando la popolazione terrestre era vissuta divisa? Cosa li aveva spinti ad unirsi in un solo governo centrale? E perché sembrava che, precedentemente, fossero separati in maniera così peculiare e cosa li aveva resi così diversi tra loro?
Ovviamente non era arrivata così lontano, durante la conferenza. Aveva descritto gli abiti, rossi e neri bordati di decorazioni dorate, i gioielli che rappresentavano fiamme e le pettinature tradizionali, per lo più complicati intrecci sulla sommità della testa, e le lunghe barbe attorcigliate degli uomini. Ten Sen, al contrario, era un ometto calvo.
“Tutti noi, oggi, siamo diversi da quegli abitanti terrestri che furono obbligati ad abbandonare la casa dove erano nati per un’avventura senza alcuna certezza nel profondo universo. Abbiamo sviluppato tradizioni nostre, modi di dire, di scrivere, di vestire e persino di pensare, ma non dobbiamo dimenticare da dove proveniamo. Io credo sia fondamentale lo studio delle antiche popolazioni, credo possa aiutarci a svilupparci come cittadinanza e come singoli, ed approfitto di quella bella giornata del ricordo per rinnovare ancora una volta la mia richiesta, a voi tutti ed in particolare al nostro Consiglio, a sovvenzionare questa particolare branca della ricerca universitaria” concluse con un largo sorriso. La forza di Rin era nel suo apparire così inoffensiva, con i capelli che cominciavano a striarsi di bianco, gli occhiali sul naso e l’aria mite, il prototipo della vecchia insegnante che continua ogni anno a chiedere qualche soldo per la propria cattedra.
Rimase ferma, a godersi l’applauso non poi così caloroso, scrutando la platea sotto di lei. C’erano forse un centinaio di persone, perché la giornata di commemorazione prevedeva, oltre alla sua conferenza, anche uno spettacolo teatrale, un paio di attrazioni per bambini e un intero settore della Nave dedicato a bevande e cibo (quasi tutto vero, per l’occasione speciale) e la maggior parte delle persone erano sicuramente altrove. Davanti a lei c’erano soprattutto le figure istituzionali, obbligate a partecipare, e pochi altri interessati. D’un tratto trovò, in un angolo, le persone che stava cercando: non vi era dubbio che fossero loro.
Li vide indugiare mentre la sala si svuotava lentamente.
“Mahi e Shui?” chiede educatamente quando fu davanti a loro. La ragazza, capelli corvini e occhi allungati, annuì.
“Professoressa Rin, è davvero un piacere conoscerla di persona. Avevo applicato per il suo corso qualche mese fa, ma mi è stato risposto dall’università che purtroppo aveva smesso di tenere lezioni.”
Rin aggrottò le sopracciglia ma, prima che potesse ribattere, la ragazza aveva ripreso a parlare: “Ci scusiamo di averla disturbata. La sua conferenza è stata davvero molto interessante.”
Il ragazzo, leggermente indietro, annuì senza dire niente. Rin non era ancora riuscita ancora a stabilire chi dei due fosse la mente, se Mahi fosse solo la portavoce o se viceversa fosse lei a dirigere. La lettera era stata firmata da entrambi ma la calligrafia era senza dubbio femminile.
“Mi avete scritto di avere qualcosa da mostrarmi per chiedermi un parere.”
In quel momento il ragazzo parlò: “Forse dovremmo cercare un posto più appartato. Non ha un ufficio?”
“Il mio ufficio è sulla Nave Universitaria, vivo là. Possiamo accontentarci di un angolo nel padiglione ristorante?”
I due si guardarono, poi annuirono con una certa riluttanza. La curiosità di Rin aumentò, insieme ad una strana sensazione di apprensione in fondo alla schiena.


Pochi minuti dopo erano seduti ad uno degli ultimi tavoli in fondo al padiglione. La commissione aveva arredato la sala con delle pacchiane riproduzioni sintetiche di alberi e piante terrestri, mescolando fra loro specie così diverse da far sorridere. Appesi alle pareti vi erano perfino disegni delle principali specie animali e nemmeno una era stata posizionata accanto alla giusta pianta del proprio microclima. Rin lo spiegò ridendo ai due ragazzi mentre raggiungevano il loro tavolino con le bevande in mano.
“Lei è davvero la più grande esperta vivente della Terra” commentò Mahi con occhi pieni di ammirazione.
“Mi sono occupata principalmente di storia e antropologia, nella mia vita, ma è stato necessario esplorare un po’ tutti gli ambiti. Ovviamente esistono biologi molto più competenti di me e non capisco come mai non sia stato assunto neanche un consulente per organizzare questa pagliacciata.”
“Perché non sono interessati alla verità” commentò il ragazzo. Non aveva sorriso neanche una volta da quando si erano presentati e a Rin sembrava una persona, nel complesso, piuttosto triste. Aveva negli occhi quell’ombra che in tanti avevano, lì sulle Navi, la depressione di chi non è mai uscito da quattro mura chiuse. Eh sì, neanche a lei era capitato (escluse le escursioni nelle serre artificiali delle Navi Orto, che non erano proprio aria aperta ma vi rassomigliavano), ma i suoi studi l’avevano tenuta a galla.
La ragazza, invece, era diversa. Era viva.
Tirò fuori un tablet, lo accese e le mostrò l’immagine che aveva aperto.
“Lei sa cosa sia questa?”
Rin rimase sorpresa.
“Ma certo. È una delle mie pergamene.”
“Cosa vuol dire sue?”
Prese aria. “Dunque, la maggior parte del materiale cartaceo della Terra è andato distrutto con la Catastrofe. Le navi che erano partite prima avevano preso con sé poche cose, per lo più ogni persona si era portata dietro libri e documenti personali, come se andassero in viaggio per un po’. Nessuno immaginava che avremmo dovuto abbandonare presto la Terra, quindi non vi era bisogno di organizzare un’archiviazione ben fatta. Quando le ultime colonie partirono in fretta e furia nessuno pensò a farlo, perché lì era la sopravvivenza, a essere in ballo. Quindi abbiamo pochissimo. Gran parte del lavoro della mia vita è stato di catalogare e digitalizzare ciò che si è salvato, per costituire un archivio storico di ciò che era la popolazione umana.”
Sembrava un’incredibile coincidenza, ma la pergamena era proprio una di quelle delle arti marziali che da mesi studiava incessantemente. “Come mai è in tuo possesso?”
“Circa un anno fa ho fondato un gruppo. Si chiama Il sole nascente e ci occupiamo di studiare queste discipline.”
“Le studiate… in che senso?”
“Nel senso che cercano di riprodurre questi balletti davanti a uno specchio indossando lunghe tuniche blu di pelliccia” disse il ragazzo in tono sarcastico. Mahi gli scoccò un’occhiata, ma non proprio di biasimo. Sembrava che stessero recitando un copione con battute concordate precedentemente.
“Ci piacerebbe saperne qualcosa in più, ecco tutto. Cerchiamo solo un modo per entrare in armonia con noi stessi e stare un po’ meglio” concluse poi lei.
“Sta banalizzando” pensò Rin. “Vuole qualcosa in più.” Ma decise di dire ciò che sapeva. Quella coppia la incuriosiva ma non poteva, ancora, indagare esplicitamente.
“Dunque, esistono quattro serie di pergamene. Si distinguono in base alle decorazioni. Secondo la mia ipotesi si rifanno ai quattro elementi fondamentali: aria, acqua, fuoco e terra. Questa fa parte di quella che io chiamo Serie della Luna, per via di questo disegno qui in alto che si ripete uguale su ogni pergamena a disposizione, e ovviamente si rifà all’elemento dell’Acqua.”
“È una tecnica marziale, no? Tai Chi.”
Rin annuì, sorpresa di quanto sapesse quella ragazza. Non erano certo informazioni riservate, anzi, ai suoi tempi aveva tenuto corsi su questi argomenti, ma non credeva che qualcuno potesse interessarsene privatamente. I giovani avevano tutti voglia di scoprire il Nuovo Pianeta della Salvezza, o Come Produrre ancora Più Cibo, o la Nave Spaziale Più Figa Di Tutte.
“I quattro elementi… c’è un motivo, per cui erano stati scelti per differenziare le diverse tecniche?” chiese ancora la ragazza. “O si tratta solo di decorazioni artistiche?”
Fu in quel momento che Rin cominciò ad insospettirsi veramente. Quello fu il momento in cui, si disse poi, avrebbe dovuto capire che la sua vita stava per cambiare. O forse aveva cominciato un po’ prima, quando accendeva le candele per esercitarsi nell’arte dello Shaoling e le sembrava che la fiamma crepitasse più a lungo, più forte, o che si muovesse secondo le sue posizioni. Follie di una pazza che da troppo tempo è sola, si era detta.
In quel momento un gruppo di bambini si insinuò correndo tra il loro tavolino e quelli attorno; un bambinetto sui tre anni inciampò e nel cadere rovesciò il bicchiere che aveva in mano. Rin credette di essere impazzita del tutto quando vide il liquido rosato galleggiare nell’aria, raccogliersi in una sfera e rientrare docilmente nel bicchiere, ancora stretto tra le manine grassocce del bambino che era piombato con il sedere a terra.
Fu lui ad alzare gli occhi spalancati verso Shui. Sorrise, ma Rin, fissando il ragazzo, sentì un battito del cuore saltarle.
Shui era proteso verso il bambino con un braccio e con la punta di un piede. L’altra mano era chiusa a becco ed era sollevata a mezz’aria. Nell’insieme ricordava una delle figure sulla pergamena che Mahi aveva mostrato, anche se era ancora seduto. Aveva la fronte corrugata per la concentrazione.
Una parte profonda, in fondo alla mente di Rin, non era poi così sorpresa. Ma ovviamente il suo raziocinio si ribellò e riuscì a sussurrare: “Ma come hai fatto?”
“Cosa avevamo detto rispetto al farlo in pubblico?” sibilò invece Mahi, velenosa.
“Mi è scappato” commentò Shui alzando le spalle. “Sai quanto avrebbe pianto quel bambino se la Rose Cola si fosse sparsa a terra?”
In quel momento arrivò una donna, sollevò di peso il figlio e cominciò a sgridarlo. Rin si rese conto che nessuno si era accorto di ciò che era successo, perché erano tutti impegnati a mangiare e parlare seduti ai loro tavolini e il bambino era caduto fra i loro piedi.
“Forse dovremmo parlarne meglio nel mio ufficio, uno di questi giorni. In maniera un po’ più appartata” sì sentì dire.


  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Marge