Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: E Kerstberg    10/02/2017    1 recensioni
C'era un tempo in cui le storie divennero leggende e i suoi protagonisti eroi immortali dai quali le generazioni successive possono trarre spunto, ma cosa accadesse se una delle storie più amate di sempre in realtà non fosse come ce l'hanno tramandata? Cos'ha da nasconderci il manoscritto di Hugo? Quali segreti ha da rivelarci?
A volte, nulla è come sembra..
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Claude Frollo, Esmeralda, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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30 agosto 1483, il re Luigi XI detto “il Prudente” esalò l’ultimo respiro nella sua reggia a Plessis-Les-Tours affidando la sua anima al Signore. La notizia ebbe grande eco nel paese, ogni cittadino pianse il sovrano e ognuno di loro si chiedeva chi avrebbe preso il suo posto, il cognato Piero di Borbone assieme alla moglie Anna di Beaujeau, l’impetuoso duca di Orléans Luigi che vantava una discendenza importante o il giovane unico figlio del Prudente, Carlo?

Mentre a palazzo si decideva il nuovo sovrano,a Parigi la vita scorreva normale come solito; in una bottega vicino alla cattedrale, un uomo di circa 40 anni dall’aspetto imperioso simile a un Mosè stava aspettando che il suo apprendista tornasse.. Sentì il rintocco della campana grande di Notre Dame, era mezzogiorno.. Come mai non tornava? Si vestì in fretta e si diresse verso il centro ma qualcosa attrasse la sua attenzione: tre uomini stavano discutendo animatamente con un gruppetto di guardie che gl’impediva di passare perché pensava che trasportassero dei gitani. “Sentite, siamo solo semplici artisti di ritorno da Firenze!” “Trasportiamo solo materiale che ci serve, abbiamo anche una lettera scritta da Lorenzo de’ Medici in persona” disse il biondo porgendo a una delle guardie la lettera.
La guardia ignorandola completamente e ridandola al biondo, disse “Prendete la roba!” “No, fermi!!” il più giovane dei tre prese un martello e uno scalpello “Dovrete prima passare dal mio martello!” Una delle guardie prese dei vasi contenenti polvere per la pittura e stava per romperla quando l’uomo tuonò “Fermi!” Tutti si voltarono “Mastro Andrea! Finalmente!” “Per l’amor del cielo Donatien, posa quel martello! E voi, messeri posate quei vasi..” Le guardie riposero delicatamente i vasi e lasciarono andare i tre uomini senza neanche chiedere loro scusa.. “Diamine chi si credono di essere?” “Persone senza un briciolo di buone maniere.. Seguitemi” I tre uomini seguirono l’uomo dirigendosi verso la bottega a bordo dei loro cavalli “Ci avevano detto che Parigi era diventata turbolenta, ma non a questi livelli” “Quante povere anime smarrite!” “Svelti affrettiamo il passo, non manca molto” “Grazie a Dio, ho una fame..”.
Una volta scesi, l’uomo riaprì la bottega e diede mano all’apprendista e ai suoi amici a portare dentro il prezioso carico; finito questo lungo lavoro finalmente pranzarono accompagnando un po’ di selvaggina portata dalla città toscana con dell’ottimo vino fermentato nelle botti del De’ Medici. Lì iniziarono le presentazioni: l’uomo imperioso rispondeva al nome di Andrea Saracchi detto Del Ghirlandaio, nomignolo scelto per ricordarsi del suo amico di una vita Domenico; l’apprendista impetuoso e giovane era Donatien Philippe de’ Bardi, un ragazzo di 19 anni figlio di un mercante italiano e di una poetessa francese entrato a 5 anni in bottega dal Ghirlandaio dopo la morte dei suoi genitori, mentre i due stranieri venuti da Firenze assieme a Donatien erano due artisti sconosciuti cresciuti nella bottega del maestro del Ghirlandaio, Andrea del Verrocchio desiderosi di fare carriera a Parigi: il biondo Alessandro di Mariano Lippi era stato per un breve periodo allievo di Fra’ Filippo Lippi nonché suo figlioccio mentre il prete era Fra’ Giovanni da Fiesole meglio noto come Fra’ Giovanni Angelico, all’inizio allievo del Beato Angelico e cresciuto nelle fila dei Domenicani. “Allora com’è stato il viaggio? Spero che Donatien non vi abbia importunato troppo” “Oh,no al contrario è stato di grande compagnia. Gli abbiamo fatto vedere la città..” “Dovreste vedere maestro, la cupola del Brunelleschi.. Com’era imponente! E il De’ Medici dovevate vederlo.. Un uomo di tale sapienza, ora capisco perché l’hanno sempre chiamato il Magnifico.. E ser Della Mirandola...” Sandro e Giovanni ridevano mentre Donatien raccontava eccitato le meraviglie che aveva visto a Firenze; mastro Andrea dentro di sé era contento perché finalmente il suo ragazzo aveva visto un pezzettino di mondo uscendo per la prima volta da Parigi. “Ok, ok, Doni ora calmati per cortesia.. Sento dai vostri racconti che Firenze è diventata ancora più bella. Ah, mi ricordo che quando vivevo lì, era un cantiere aperto pieno di artisti come noi sovrastato dalla magnifica cupola di Ser Filippo; per noi significava un impresa ai limiti dell’impossibile ma voleva dire anche avere dei modelli a cui ispirarsi.. Avevo solo 11 anni quando entrai a bottega da Ser Verrocchio come messaggero ma poi, un giorno, disegnai un fauno senza che nessuno me l’avesse insegnato e sfortunatamente mi scoprì.. Stavo per essere punito ma fra’ Angelico vide la mia opera suggerendo a Ser Verrocchio che sarei diventato un artista” “Davvero Fra’ Angelico suggerì al Verrocchio di prendervi come apprendista?” “Sì, mi ricordo ancora quel prete vestito come voi Giovanni, un uomo pieno di saggezza che ne sapeva una più del diavolo” Tutti, a quella battuta, risero. “Giovanni, per caso appartenete alla confraternita di San Marco?” “Sì, ser Andrea, Praedicare benedicere et laudare” Donatien si spazientì “Domenicani.. Inquisitori della prima ora” Giovanni rise “Sono un domenicano molto diverso.. Non seguo alla lettera ogni parola del mio maestro perché trovo insensato che un uomo di chiesa imponga un pensiero diverso a chi non vuole seguire la fede cristiana o che questo venga perseguitato perché ha idee diverse. Credo invece che bisogna parlare al cuore delle persone non tenerle nell’ignoranza perché porta a produrre una massa di fanatici.. L’unico modo è fare arte” “Per poter insegnare loro il Vangelo?” “No, Sandro; fare arte è l’unico modo per entrare in sintonia con ogni cosa vivente di qualsiasi credo possibile..” “E Dio? I domenicani non praticano per caso l’astinenza e la castità per poter arrivare a Dio?” “Sì, Donatien, questi erano i precetti portanti della nostra religiosità creati da San Domenico ma ultimamente molti di noi non la seguono fedelmente o ha un modo tutto suo di arrivare a Dio.. Pensiamo per esempio a Ser Alighieri” tirò fuori una copia della Commedia, la aprì a una pagina qualsiasi e iniziò a leggere un passo “Quella circulazion che sì concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, dentro da sé, del suo colore stesso,mi parve pinta de la nostra effigie: per che ‘l mio viso in lei tutto era messo” “E’ un bellissimo passo;ora capisco come mai Dante era il migliore dei poeti della sua generazione. Mi chiedo Giovanni:perché hai tirato fuori questo canto? Non parla forse di Dio” “Sì, mastro Andrea, ma non solo di Dio ed è qui che si basa la mia filosofia di vita: non rinnego i precetti primi del fondatore del mio ordine ma cerco di curare non solo le anime di chi ha più bisogno ma anche la mia grazie all’arte perché è tramite essa che si riflette la nostra vita e ciò che ci circonda. Dante, in quest’ultimo passo del suo capolavoro, incontra Dio ma quando egli si riflette nella sua luce, non vede un uomo minaccioso con la barba che chiede a ogni uomo di pentirsi e di aver paura di lui ma vede se stesso” “Come se fosse uno specchio?” “Esatto, quest’opera la scrisse in un momento buio della sua vita e, scrivendo tirò fuori i mali di cui soffriva usando questo strumento potente quale è la scrittura come terapia. Per me è la stessa cosa l’arte.. Nessuno si cura con le preghiere, curi solo l’anima ma fino a che punto? Mentre se crei, se fai qualcosa anche dipingere un solo quadro catalizzi l’energia vitale in qualcosa di produttivo e stai meglio.. Può essere vista come eresia ma per me non lo è” “Ricorda molto la filosofia platonica,mio caro Giovanni. Sono lieto che tu non sia come molti preti e riesci ad esprimere il vero te con l’arte..”
A Sandro sovvenne qualcosa mentre beveva “Oh, a proposito di Platone, le abbiamo portato un regalo prima che ce ne scordassimo” Prese una delle bisacce che contenevano libri e gliene porse uno a Mastro Andrea. “Grazie mille ragazzi” lesse il frontespizio “Oh, mio dio.. E’ la Theologia platonica di Messer Marsilio Ficino” “Ser Marsilio voleva tanto che ne avesse una copia in segno di rinnovata amicizia” “Gli scriverò una lettera per ringraziarlo. Ma vi prego fatemi vedere cos’altro avete portato con voi”. I due ospiti gli mostrarono cosa era stato portato da Firenze: vesti nuove, nuovi attrezzi tra i quali un trapano creato da un ramo di salice molto resistente, alcune piccole opere create da alcuni artisti in segno di amicizia verso Mastro Andrea tra i quali figuravano un gruppo di ninfe del suo amico fraterno Domenico, un gruppo di musici realizzato dal Perugino, un’Annunciazione fatta dal suo maestro il Verrocchio con l’augurio di proseguire una lunga e fruttuosa carriera a Parigi e per ultimi una Ninfa e un gruppo di filosofi realizzati dai nuovi allievi del Verrocchio: il sensuale Botticelli e l’enigmatico ma geniale e giovane Leonardo Da Vinci. A Mastro Andrea vennero le lacrime agli occhi, non meritava così tanto onore da così tanti artisti ma gli ricordava perché era venuto a Parigi: voleva aprire una bottega al fine da seguire le orme del suo maestro portando oltralpe l’arte italiana e insegnare alle future generazioni un mestiere da portare avanti. “Non ho parole, veramente.. Manderò una lettera a tutti per ringraziarli..” “Ah, abbiamo portato anche questi” disse Giovanni trionfante “Un regalo modesto da parte di Lorenzo de’ Medici in persona” dalle bisacce vennero fuori tanti libri da crearci una biblioteca, alcuni a sfondo sacro come la Vulgata di San Gerolamo la maggior parte erano a sfondo storico-filosofico partendo da una copia della Commedia dantesca arrivando all’Essere e l’uno del genio dell’Accademia neoplatonica Giovanni di Pico della Mirandola, un carissimo amico. Donatien rimase sorpreso da quanti libri si trovava davanti.. Pensò che finalmente avrebbe portato avanti la sua conoscenza grazie a tutto quel ben di dio che aveva portato da Firenze. “Nella vostra lettera, accennavate anche a vostri lavori.. Posso vederli?” “Certo.” Sandro e Giovanni tirarono fuori i loro lavori: due pitture che erano il loro biglietto da visita. Sandro aveva eseguito una Madonna della Scala mentre Giovanni un’Annunciazione.. Mastro Andrea esaminò i due lavori con molta attenzione ed infine disse “Sì, sono meravigliosi.. Non potevo chiedere artisti migliori” Sandro e Giovanni erano sollevati e contenti per il responso favorevole: il Verrocchio gli aveva detto che mastro Ghirlandaio aveva un occhio particolare per riconoscere il talento di un artista e che era molto esigente. Fortunatamente le loro fatiche erano state ripagate.. Donatien era contento per loro ma si sentiva come escluso dal suo maestro così silenziosamente salì le scale ritirandosi nella sua stanza; mastro Andrea notò la sua sparizione e, congedandosi dai suoi nuovi allievi, bussò alla porta di Donatien. “Donatien?” Non ricevette risposta in cambio ma notò che il ragazzo era seduto sul letto con il capo posato sulle mani.. Stava piangendo.. Mastro Andrea era rattristato così entrò nella sua camera e l’abbracciò dicendogli “Non ti rimpiazzerò mai, ragazzo.. Sei come un figlio per me e sei importante così come Sandro e Giovanni..” “Come avete fatto a capirlo?” “Sai anch’io alla tua età avevo paura che il mio maestro mi mettesse da parte ma poi mi rincuorò parlandomi e mi spronò a fare meglio..” “Perdonate la mia reazione sciocca, maestro!” “Ahhh, mio caro Donatien, non hai nulla di cui scusarti.. E’ più che comprensibile. Però non lasciare che questa invidia prenda il sopravvento sul tuo lavoro”. Qualcuno bussò alla porta. Erano Sandro e Giovanni “Tutto bene Donatien?” “Sì, sì, tutto ok, grazie.” “Ci eravamo preoccupati” Donatien uscì dalla stanza assieme a Mastro Andrea “Mi scuso profondamente della reazione che ho avuto prima” Giovanni gli diede una pacca sulla spalla e disse “Vai tranquillo, ti capiamo.. Sai anche noi abbiamo vissuto con altri colleghi pensando che erano più bravi di noi ma questo non ci ha mai abbattuto.” “Sì, ora capisco. Scusatemi.” Sandro rise “Sbagliamo tutti, non te ne fare un dramma Donatien. E poi, hai una predisposizione fantastica per la scultura; è come se rendessi la materia viva” “Davvero?” “Sì, credici di più nelle tue capacità” Mastro Andrea batté le mani dando istruzioni ai suoi allievi “Bene, signori. Ora basta con le chiacchiere, abbiamo un lavoro che ci aspetta. Su prendete la roba e andiamo” “Dove maestro?” “A Notre Dame”.
Intanto nella grande cattedrale gotica, le campane suonavano fiere grazie alle possenti mani del giovane campanaro di nome Quasimodo; egli aveva vissuto lì tutta la sua vita nonostante bramasse da sempre di andare fuori dal suo rifugio per vedere com’è vivere assieme alla gente “normale” e godersi il resto dei suoi giorni. Sceso dalla grande corda che animava le campane, il giovane si diresse a una delle terrazze dove, all’interno di un gargoyle, viveva un piccolo piccione “Buongiorno” disse il ragazzo tutto contento al pennuto. Il piccolo si svegliò come dirgli “Oh ciao Quasimodo” “E’ il grande momento. Sei pronto a volare?” L’uccellino sembrò dirgli “Eh,sì” “Sei sicuro? Bel giorno per volare.” Lo prese gentilmente tra le sue mani grandi “Se dovessi scegliere un giorno per volare sarebbe questo. La festa dei folli” Il suo sguardo si diresse alla piazza che si stava addobbando per l’annuale festa che coinvolgeva tutta la città ogni 3 settembre: la Festa dei Folli. L’uccellino guardò il vuoto sotto le grandi mani che lo tenevano, inghiottì e guardando Quasimodo gli disse nella sua lingua “Sei sicuro?” “Sarà divertente, i giocolieri eh, la musica e le danze..” Quasimodo lasciò andare il piccolino che iniziò a sbattere le ali nonostante avesse gli occhi chiusi per via della paura. Poi gli aprì e vide Quasimodo che gli fece vedere le mani vuote come a dirgli “Hai visto? Non hai più bisogno di me” il piccolino cinguettò felice “Sì, evviva, volo!” poi ricadde dolcemente nelle mani del gentile gobbo; all’improvviso uno stormo di piccioni suoi simili volò non distante da dove si trovava e pregò il suo amico umano di lasciarlo andare con i suoi nuovi amici di volo “Su, vai. Nessuno vuol rimanere rinchiuso quassù per sempre” disse infine Quasimodo lasciando che il suo amico sparisse all’orizzonte del nuovo giorno con lo stormo. Al campanaro dispiaceva che il piccolino fosse volato via ma i suoi pensieri erano rivolti a se stesso; quanto voleva “volar” via lui dal suo rifugio di pietra. All’improvviso un gargoyle si animò e sputò il nido “Cavolo! Non se ne andava mai, sputerò penne per una settimana” “E’ quello che ti capita a dormire con la bocca aperta”disse un altro gargoyle più secco dell’altro “Ehheh,vai a spaventare le suore. Ehi Quasi, che c’è là una rissa con i bastoni?”si avvicinò a Quasimodo e l’altro lo seguì “Un festeggiamento?” “Cioè la festa dei folli?” Quasi annuì tristemente e il primo gargoyle disse contento “Bene, benissimo versa il vino e taglia del formaggio!” L’altro iniziò a dire “E’ una delizia osservare lo sfarzo pittoresco dei semplici contadini” “Un bel posto in galleria per guardare la vecchia festa?” “Già guardare” disse Quasimodo sconsolato mentre se ne andava via dalla terrazza principale mentre il gargoyle di nome Hugo tutto preso dall’idea di vedere la festa disse infine “Toh, vedi un mimo” ma mentre stava per sputare al povero saltimbanco Victor,l’altro gargoyle, lo fermò appena in tempo indicandogli con il capo  il povero ragazzo che stava tornando dentro la chiesa “Ehi,ehi, cos’hai?” “Non vuoi guardare la festa con noi?” Quasimodo se ne andò triste non proferendo parola. Questo intristì anche i due gargoyle dispiaciuti di vedere così il loro amico di lunga data. “Non capisco” “Forse sta male” “Impossibile”disse una voce che si diresse verso gli altri due gargoyle “Se dopo venti anni che vi ascolta non si è ancora sentito male, non accadrà più” “Ma guardare la Festa dei Folli è sempre stato l’avvenimento dell’anno per Quasimodo” “Se sai che non potrai mai andarci a che serve guardarla?”disse la vecchia gargoyle “Sparite di corsa branco di avvoltoi. Non è di pietra come noi”.
I tre gargoyle si diressero nel piccolo rifugio del ragazzo che egli chiamava “casa”: era un piccolo ambiente a misura di persona contornato dalle campane e dalle statue, non tanto distante dalle scale che conducevano al plastico realizzato dal giovane c’era la sua camera da letto. Salite le piccole scale, c’era il suo “studio”: lì il giovane realizzava piccole statue in legno poi colorate, scacciapensieri in vetro e altri oggetti che riempivano la sua giornata; ma guardando quel piccolo studio, egli desiderava ardentemente una cosa sola: andare un giorno fuori e poter stare con la gente “normale” ma temeva l’ira del suo padrone, il ministro Frollo. Si sedette vicino al suo plastico e guardò con aria sconsolata le sue statue: la sua riproduzione, la prima che fece quando era un bambino, era sopra la cattedrale e tutte le altre incluso quella che riproduceva il suo padrone erano in basso. La vecchia gargoyle gli si avvicinò e dandogli un buffetto sulla spalla gli chiese “Quasi, che cos’hai? Vuoi dire alla vecchia Laverne di che si tratta?” “Ecco, è che quest’anno non ho voglia di guardare la festa tutto qua” “E non hai mai pensato di andarci invece?” “Sicuro ma non potrei mai integrarmi.. Non sono normale” disse sconsolato il ragazzo “Oh, Quasi,Quasi” un piccione le si sedette sul naso e disturbata scacciò via i piccioni dicendo “Vi dispiace? Vorrei parlare un momento con il ragazzo se non vi disturba” “Ehi non menarla troppo per il campanile.. Che vuoi da noi? Che ti dipingiamo un affresco?”disse Hugo prendendo la sua statuetta e la pose in mezzo alle altre “Come tuoi amici e guardiani, insistiamo che tu partecipi alla festa.” “Io?” “No, il papa. Ma certo tu” “Sarebbe un autentico pout pourri d’esperienze istruttive” continuò Victor con fare da maestro “Vino, donne e canzoni” “Impari a riconoscere i vari formaggi regionali” “A cogliere le lumache” “A suonare musica popolare” “A giocare a “inzuppate il frate” disse il gargoyle tirando un secchio d’acqua in testa a Victor “Quasi, dà retta ad una vecchia spettatrice: la vita non è fatta per gli spettatori, se osservi e non fai nient’altro tu osserverai la tua vita che passa senza di te” “Sei un essere umano fatto di carne,capelli, peletti sull’ombelico, noi siamo parte dell’architettura eh.” Victor ritornò con il secchio in testa “Eppure se ci scheggi, non ci sfalderemo, se ci rendi umidi non produrremo muschio” e tirò in testa a Hugo il secchio vendicandosi per lo scherzo di prima “Quasi afferra una tunica nuova, una calzamaglia pulita e..” “Grazie ragazzi ma vi state dimenticando di un particolare”disse Quasimodo “Quale?” chiesero in coro i tre gargoyle “Il mio padrone, Frollo” rispose infine il ragazzo prendendo la statuina di legno che ritraeva il suo padre adottivo. “Oh, già”dissero sconsolate le tre statue “Ecco, quando dice che non dovrai mai lasciare la cattedrale intende forse “mai e poi mai”?” “Mai e poi mai e detesta la Festa dei Folli, s’infurierebbe se glielo chiedessi” A Hugo venne un idea subdola ma che poteva permettere al giovane di andarci “Chi parla di chiederglielo?” “Oh, no” “Sì, strisci fuori..” “Solo per un pomeriggio” “Io non potrei” “E ristrisci dentro piano” “Non se ne accorgerà mai” “E se dovesse accorgerne?” “Meglio implorare il perdono che chiedere il permesso” Hugo prese una cappa e se la infilò addosso mimando una possibilità per Quasimodo “Ci va mascherato, solo per questa volta. Ciò che Frollo non sa non ti danneggia” “Beata ignoranza” “Senti chi parla”, infine Laverne disse dall’alto della sua saggezza “Nessuno vuole confinarsi quassù per sempre”. A quelle parole, il giovane si riempì d’energia e determinazione alzandosi all’improvviso ed esclamando “Avete ragione ci vado!” “Bravo!” “Mi ripulirò” “Così si fa” “Affronterò quelle scale e..” L’entusiasmo del ragazzo durò poco perché all’improvviso comparve il suo padrone “Buongiorno Quasimodo” “Buongiorno padrone” “Mio caro ragazzo con chi stavi parlando?” “Con i miei amici..” “Vedo” disse Frollo picchiettando sui gargoyle “E di cosa sono fatti i tuoi amici?” “Di pietra” Frollo gli tirò su il mento chiedendogli “La pietra può parlare?” “No, non parla” “Esatto, sei molto intelligente.. E ora il pranzo” disse il ministro appoggiando il suo cestino in terra sedendosi su una rozza sedia aspettando che il ragazzo apparecchiasse per tutti e due. Una volta fatto, Quasimodo si sedette e Frollo aprì un grande libro “Vogliamo riprendere il tuo studio dell’alfabeto quest’oggi” Il ragazzo,con la testa china, disse “Oh,sì padrone mi piacerebbe moltissimo” “Molto bene. A?” “Abominazione” Il ministro versò del vino per lui e per Quasimodo“B?” “Bestemmia” “C?” “Contrizione” “D?” “Dannazione” “E?” “Eterna dannazione” Frollo iniziò a bere “Bravo, F?” “Festa” Il ministro sputò il vino e pulendosi con un fazzoletto chiese “Come prego?” Quasimodo non sapeva cosa fare e si riprese in fretta continuando l’alfabeto “F..Falsità” “Hai detto festa” disse chiudendo immediatamente il libro “No” “Stai pensando di andare alla festa” “E’ solo che voi ci andate tutti gli anni e..” “Io sono un pubblico ufficiale e devo andarci, ma non mi diverto neanche un momento. Ladri e tagliaborse, la feccia della società tutti mescolati in un turbinio d’ubriacatura” disse Frollo dirigendosi verso il cornicione centrale seguito fedelmente da Quasimodo “Non intendevo sconvolgervi padrone” “Quasimodo, non riesci ancora a capire? Quando la tua disamorata madre ti ha abbandonato chiunque ti avrebbe affogato. E’ così che mi ringrazi per averti accolto e allevato come figlio?” Il ragazzo, preso dai sensi di colpa, chinò il capo implorando perdono “Chiedo scusa padrone” “Ah, caro ragazzo, non sai com’è il mondo là fuori. Io lo so, io lo so” Frollo ribadì una volta per tutte al ragazzo che era diverso dagli altri dicendogli che era un mostro e che avrebbe voluto che rimanesse lì per sempre all’oscuro da tutto e da tutti privandosi della vita per divenire uno spettatore. “Siete molto buono con me padrone” “Rammenta bene le mie parole Quasimodo, è questo il tuo rifugio” disse Frollo sogghignando andandosene via per espletare le sue funzioni di ministro lasciando il ragazzo nei suoi pensieri. Infatti Quasimodo da sempre sogna la libertà ma non riesce ad imporsi con il suo “padrone”, oh quante volte l’avrebbe voluto chiamare padre perché in definitiva l’aveva cresciuto lui ma egli come gli rifiutava questa possibilità; voleva essere libero ad ogni modo così dopo una scalata benefica per tutto il complesso decise che sarebbe andato alla festa mascherato nonostante il parere contrario di Frollo.
Intanto Mastro Andrea e i suoi ragazzi arrivarono con il loro carretto davanti alla cattedrale. “Ok, fermiamoci qui” Sandro e Giovanni rimasero impressionati dall’imponenza che emanava la cattedrale, non sarà stata come Santa Maria del Fiore ma anche questa emanava un grande fascino verso chi scrutava il suo sguardo per la prima volta “E’ davvero magnifica, sembra San Martino a Lucca” “Ti riferisci alla cattedrale di Matilde di Canossa?” “No a quella di Santa Reparata, sì a quella mi riferisco..” disse in tono sarcastico il frate. Mastro Andrea disse infine “Ora prendete gli attrezzi e le pitture che li portiamo dentro” “E il carretto?” “Il carretto lo lasciamo lì, pensate davvero che qualcuno lo possa rubare?”disse sorridendo l’artista “Sì” dissero in coro Sandro e Giovanni “Ok, ragazzi, andiamo” disse Donatien prendendo due cassette per volta e si diresse all’interno della chiesa assieme al suo maestro, Giovanni li seguì con una cassetta piena di contenitori pieni di pittura mentre a Sandro toccò di portare una cassetta piena di attrezzi pesanti. Egli provò a tirarla su ma senza successo così, una volta tornato Donatien, gli chiese “Donatien potresti darmi una mano per cortesia?” Egli rise “Non sei buono di portare una cassetta? Non sarà neanche 10 chili” “Quando ero a bottega dal Verrocchio portavamo sì delle cassette ma non così pesanti” “Bene” Donatien prese Sandro assieme alla cassetta e lo portò di volata all’interno della chiesa “Ma sei matto?Ti farai male” “Sono abituato a prendere il doppio del mio peso sin da quando avevo 6 anni,signorino Lippi” Entrarono a perdifiato in chiesa neanche portassero chissà quale reliquia e Mastro Andrea si girò assieme a uno preti regali “Donatien! Era proprio necessario portare di peso Sandro e gli attrezzi?” disse ridendo “Ha una forza incredibile maestro, sembra Ercole” Donatien pose a terra Sandro con la cassetta “Tu in un'altra vita t’eri una nobildonna perché non muoveresti neanche un dito!” Giovanni iniziò a ridere come un matto “Che c’hai da ridere Giovanni?” “In effetti, Donatien ha ragione. Coi modi di fare tu pari una nobildonna fiorentina” “Ah,ah, ha parlato Santa Castità”disse Sandro dando uno scappellotto a Giovanni “Buoni ragazzi..” “Ah,Mastro Andrea che piacere vederla!”disse l’arcidiacono De Fleuris avvertito dal giovane prete dell’arrivo di Mastro Andrea e dei suoi allievi “Padre De Fleuris come sta?””Bene, mio caro amico è da tanto che non ci vediamo” “L’ultima volta ci siamo visti è stato settimana scorsa quando ho fatto la lezione di scultura a Quasimodo” “Ah, già giusto” il religioso si girò e vide i tre artisti “Sono i tuoi ragazzi?” “Sì..” “Ma quello è Donatien?” egli si avvicinò al ragazzo rosso “Donatien?” “Padre de Fleuris che bello rivederla!” “Giorni celesti, quanto sei cresciuto! Prima ti vedevo come un bambino e ora sei un uomo” L’arcidiacono si commosse “Aw, diacono, non pianga per cortesia” “L’unica cosa che non è cambiata sono i tuoi riccioli ribelli!” disse scuotendo con affetto i capelli del giovane. In quel momento passò vicino a loro il giudice Frollo. “Eccellenza, buongiorno” “Mastro Andrea, come state?” “Bene grazie” Sandro chiese sottovoce a Giovanni “Chi l’è quel barbagianni?” Giovanni iniziò a sghignazzare piano per non farsi sentire “Ma l’hai visto i’ su’ naso? Sembra quello dello Strozzi dopo una caduta da un’impalcatura” Giovanni iniziò a ridere assieme a Sandro mentre Donatien e Mastro Andrea parlavano con Frollo ma egli incuriosito dalle risate si girò e chiese con il suo vocione “Scusate voi cosa avete da ridere?” I due amici smisero subito di ridere cercando di darsi di nuovo un contegno, mastro Andrea disse “Sono i miei nuovi allievi provenienti da Firenze” “Ah, molto interessante” Frollo si avvicinò e i due ragazzi si presentarono “Sandro Lippi, lieto di conoscerla” disse stringendogli la mano “Altrettanto” “Fra’ Giovanni da Firenze” “Mmmh,” disse il giudice squadrandolo “Domenicano?” “Laudare cum benedicere” “Molto interessante. Siete il primo domenicano che vedo qui a Parigi, ditemi siete qui per studiare in seminario?” “No, sono qua per lavorare in veste di artista” Frollo inarcò il sopracciglio meravigliato “Ah, siete un artista e un frate?” “Sì, certamente. Vedete ministro, Dio lo si può raggiungere in molti modi e per me uno dei migliori è fare arte, inoltre con ciò che creo posso insegnare a molti ciò che ho imparato dai miei maestri” Il giudice colpito da quelle parole disse infine “Siete un uomo interessante Fra’ Giovanni, ma scusatemi devo andare ora.. Vi auguro una buona giornata” “Anche a voi, giudice” dissero in coro i tre artisti  “Della malora” aggiunsero sottovoce Sandro e Giovanni ridendo di sottecchi, ma Frollo che aveva l’udito peggio di una delle migliori sentinelle del re si girò di scatto quasi cogliendo i due artisti sul fatto che ripresero una posa abbastanza seria; infine convintosi dell’innocenza di quei due stranieri, Frollo se ne andò borbottado sottovoce “Fiorentini, loro e i loro malcostumi”.

Una volta andato via, Sandro e Giovanni tirarono un sospiro di sollievo “Fiuu, c’è mancato poco” “Sì che vi linciasse, ma voi un attimo buoni no?” I due artisti si guardarono e dissero all’unisono “No” “Quel tipo è veramente strano eh; secondo me è nato già adulto e senza sorriso!” “A me invece è sembrato un tipo molto.. come si potrebbe dire?” “Severo? Pronto a mandarti sulla gogna?”disse ridendo Donatien  “No, stoico. Come Seneca” “Sì, pronto a tagliarsi le vene!” esclamò Sandro e tutti scoppiarono a ridere. Due monaci che erano lì a pregare sentirono i loro discorsi e se ne andarono via facendosi il segno della croce shockati da ciò che hanno dovuto sentire e Donatien assieme a Giovanni guardò male un attimo Sandro che cercò di discolparsi “Che c’è? E’ solo una citazione storica mica ho detto una blasfemia!” “Signori, vogliamo muoverci di grazia?” disse infine Mastro Andrea con la sua voce possente “Abbiamo tanto lavoro da fare e il tempo è contro di noi” “Sì maestro” dissero in coro i tre artisti pronti a mettersi in gioco con le loro abilità al fine da creare un qualcosa che sarebbe rimasto impresso nella memoria dei parigini per sempre.


Scusate la ipermega lunghezza di questo capitolo, ma era abbastanza essenziale come missing moment; nuovi personaggi sulla scena e che cosa creeranno i nostri artisti di così straordinario? Cosa accadrà?
Molte delle parti citate sono storiche per davvero(nonostante l' "invasione italiana artistica" a Parigi sia iniziata con Leonardo.. diciamo che sono precursori..); spero vi piaccia. Ringrazio SLVF per la bellissima recensione.

Al prossimo capitolo
E. Kerstberg
   
 
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