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Autore: Robigna88    11/02/2017    1 recensioni
Quando Freya Mikaelson le telefona per chiedere aiuto in merito alla drammatica situazione venutasi a creare con Lucien e la sua trasformazione in una specie di Ibrido 2.0, Allison sa che c'è una sola persona che può davvero aiutarla senza rischiare la vita: l'Arcangelo Gabriel. Annientato Lucien però a Gabriel viene chiesto aiuto anche per un'altra cosa, salvare Camille dal morso letale dell'oramai defunto vampiro. Gabriel può farlo ma li avvisa che salvandola altererà l'ordine naturale delle cose e che per quella vita salvata qualcun altro dovrà pagare. Con molta probabilità quel qualcuno sarà proprio Allison che è l'unica umana. Nonostante le proteste di Elijah la cacciatrice accetta, pronta a rischiare per salvare la vita della giovane barista. Quello che non sa però è che ci sono diversi modi per ristabilire l'ordine naturale e alcuni sono più sconvolgenti della morte stessa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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4.

 

 

 

 

 

Allison andò avanti e indietro per la stanza stringendo tra le mani il telefono. Era indecisa come non mai: telefonare o no, questo era il dilemma che la perseguitava oramai da mezz’ora. Credeva che se avesse guardato in terra avrebbe scoperto di aver consumato quel rettangolo di pavimento che da trenta minuti sopportava il suo movimento ossessivo. Sentiva un grande senso di inquietudine dentro, come le succedeva ogni volta che doveva prendere una decisione per la quale i pro e i contro erano di egual quantità.

Se avesse telefonato si sarebbe fatta coinvolgere fin troppo ma in fondo che male c’era? C’era di male che non era una buona cosa, non in quel momento particolare della sua vita… i suoi ormoni facevano già i capricci e non era neppure a metà di quella magica gravidanza.

Gravidanza che tra l’altro Elijah non sembrava aver preso nel migliore dei modi.

Quando ne avevano parlato dopo che Gabriel era sparito in un battito di ali, oramai tre settimane prima, Allison aveva avuto la strana sensazione di non avergli dato proprio una bella notizia. Lo capiva, era una cosa sorprendente e spaventosa… lo era anche per lei ma per l’Originale elegante, lei lo conosceva abbastanza bene da saperlo, quel dono – come Gabriel lo aveva definito – era più una questione di dovere che una vera e propria gioia.

Le aveva chiesto di rimanere a New Orleans, lì al sicuro, e lei lo aveva fatto perché non voleva dargli alcun pensiero visto che sembrava già averne troppi. Tra quella profezia che pendeva sulle loro teste, le paranoie di Klaus e i timori di Hayley e Freya… no lei non gli avrebbe sconvolto la vita ancor di più. In fondo stare lì o stare a casa sua a Los Angeles faceva poca differenza; anzi forse lì in compagnia sarebbe stato più piacevole.

Peccato però che nessuno si interessasse di lei… a volte si chiedeva se si ricordassero che era lì o se invece se ne fossero completamente dimenticati.

Fece un grosso respiro e compose velocemente un numero, prima di pentirsi. Si portò il telefono all’orecchio e attese. La voce calma di una donna le rispose dopo quattro squilli.

“Memorial Angels Hospital, come posso aiutarla?”

“Salve” salutò Allison fermandosi e mettendosi a sedere sul bordo del letto. “Ehm sono Allison Morgan, sono stata da voi qualche tempo fa per alcune analisi.”

“Salve Allison, ha telefonato per sapere se i risultati sono pronti?”

Allison scosse il capo quasi la donna potesse vederla. “No no, ho già avuto i risultati. In realtà telefono per sapere alcune notizie riguardo ad una vostra paziente. Una bambina di sette anni circa; Gwen.”

“Gwen Grimaldi” le disse la donna al telefono. “Ma temo di non poterle dire nulla, a meno che lei non sia un familiare.”

“Sì, lo so. Si tratta di privacy… mio padre era un dottore, gli ho sentito dire questa frase un milione di volte. Vorrei solo sapere come sta, so che doveva entrare a far parte di una cura sperimentale o qualcosa del genere e mi domandavo se avesse effettivamente funzionato. Non può semplicemente dirmi se tutto va bene o no? Mi basta un sì o un no, tutto qui.”

“Mi dispiace signora Morgan, ma non posso proprio.”

Allison sospirò. “Va bene, la ringrazio comunque. Passi una buona giornata.”

“Anche lei.”

La cacciatrice riattaccò e decise di comporre un altro numero di telefono, stavolta però non esitò neppure un istante.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah era preoccupato per Hayley. Da quando Camille era scampata alla morte la bella ibrida era strana, come cambiata. Non avrebbe saputo dire esattamente in che modo ma era quasi come se fosse spaventata. Non poteva biasimarla di certo, quello che era capitato alla bionda barista li aveva terrorizzati tutti ma soprattutto li aveva messi davanti alla triste consapevolezza che in molti modi stavano sprecando le loro vite, vietandosi di abbracciare ciò che li faceva felici per davvero.

Come lui ed Hayley ad esempio… aveva sempre represso i suoi sentimenti per lei e poi c’era stato Jackson. Jackson però adesso era morto e lei aveva sofferto abbastanza; perché allora semplicemente non riuscivano a stare insieme come chiunque altro avrebbe fatto al loro posto? Persino Niklaus sembrava aver deciso di essere felice. Lui perché si privava di ciò che poteva renderlo completo e soddisfatto?

Decise che avrebbe parlato con Hayley; di lei, di lui, di loro. Era stanco di aspettare e non aveva senso farlo. Però c’era Allison… aveva un posto speciale nel suo cuore, lo aveva da sempre e ora era incinta di suo figlio. La notizia lo aveva sconvolto. La cacciatrice doveva averlo capito perché non aveva fatto una piega quando le aveva chiesto di rimanere lì dove poteva controllarla e tenerla al sicuro. Poteva immaginare quanto fosse sconvolgente per lei portare in grembo quel bambino magico. O magari era una bambina.

Scosse il capo e fece un grosso respiro spostando lo sguardo in direzione della camera che ospitava la donna, poi guardò suo fratello Klaus; dipingeva ed Elijah pensò che era piacevole vederglielo fare, non lo faceva da troppo.

“Niklaus” gli disse. “Sono preoccupato per Hayley.”

L’Ibrido abbozzò un sorriso dando una ritoccata al suo dipinto che, solo allora Elijah se ne accorse, ritraeva un primo piano del viso di Allison in tutta la sua bellezza. “E io sono preoccupato per Allison. Non è bizzarro? Tu che ti preoccupi per la madre di mia figlia mentre io mi preoccupo per la madre del tuo di figlio.”

L’altro guardò per un attimo la tela, poi Klaus. “Perché sei preoccupato per lei? L’ho vista a pranzo, stava bene.”

“L’hai guardata forse, ma non l’hai vista o ti saresti accorto che i suoi occhi erano gonfi e arrossati, era pallida come un fantasma e non ha praticamente toccato cibo” gli disse suo fratello. “A quanto pare però ti sei accorto del nervosismo di Hayley. Perdonami se suono sarcastico, ma ero davvero convinto che la presenza della bella Allison, il fatto che porti in grembo tuo figlio sarebbe stato sufficiente a…”

“Niklaus!” lo interruppe Elijah con tono infastidito. “Se hai qualcosa da dire, dilla senza troppi giri di parole.”

Klaus poggiò il suo pastello sul tavolo e sospirò incrociando le mani dietro la schiena. “Io fare la lezione a te? Come potrei? Sei tu quello saggio tra i due quindi sono certo che saprai dare ad Allison lo stesso sostegno che hai dato ad Hayley quando aspettava Hope. Forse persino qualcosa in più considerato che si tratta del tuo bambino” gli sorrise ed Elijah ricambiò teso. “Ora scusami, ma devo finire il ritratto; si dice che la gravidanza renda una donna più bella, lo trovo tremendamente vero per quanto riguarda Allison, infatti come puoi notare mi ha ispirato.”

Gli diede le spalle ed Elijah rimase ancora qualche attimo nella stanza prima di uscire.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah poteva sentire il suo cuore battere, poteva sentirlo chiaramente eppure non riuscì a vederla subito. Ci mise un attimo ad individuarla e lo fece perché vide una parte del suo capo sopra un lato di letto; era seduta per terra, gli occhi fermi sulla città e le gambe incrociate. Fece un respiro profondo e la raggiunse.

Lei sobbalzò appena, alzò gli occhi per guardarlo e li riabbassò subito tornando a fissare fuori dal balcone. “Mi hai spaventata” mormorò.

“Mi dispiace” le fece sapere lui sedendole accanto. “Cosa stai facendo seduta per terra? Si gela e il pavimento di questa stanza è di marmo.”

Allison si schiarì la voce. “Il giorno che ho scoperto di essere incinta, mentre aspettavo in ospedale una ragazzina mi si è avvicinata. Sette anni, non di più; indossava un camice bianco che le stava grandissimo e aveva uno stetoscopio al collo. Mi disse di elencarle i mei sintomi e mi prescrisse una ciambella glassata come cura” sorrise e anche Elijah lo fece. “Il suo nome era Gwen e aveva un’aggressiva forma di leucemia. C’era una cura sperimentale ma i suoi genitori non potevano permettersela e così l’ho pagata per lei.”

“Non sono sorpreso” le sussurrò Elijah sistemando la cravatta che si era piegata.

“Non ci ho più pensato da quel giorno, ho avuto tante altre cose per la testa ma stanotte, non so perché, Gwen mi è tornata in mente. Ho telefonato all’ospedale stamattina, volevo avere notizie ma non sono un familiare quindi non mi hanno detto molto. Così ho telefonato ad uno dei medici dell’ospedale in cui lavorava mio padre e ho chiesto qualche favore” si fermò un attimo e si strofinò gli occhi. “Gwen è morta due giorni fa.”

L’Originale sentì il respiro fermarsi, aprì la bocca per dire qualcosa ma si accorse che non sapeva cosa dire.

“Aveva sette anni ed è morta” continuò Allison con la voce spezzata di pianto. “Come si può morire a sette anni, con tutta la vita davanti? Non vedrà mai quanto è bello il mondo, né saprà quanto sa essere crudele. È morta e di lei rimarrà solo un ricordo che col tempo svanirà. Non è giusto, non è così che doveva andare.” scoppiò a piangere e lo fece per qualche secondo. “E volevo farmi un drink ma non posso bere e tu eri impegnato con Hayley, Klaus con Camille e Freya a fare da babysitter e nessuno di voi poteva bere per me. E poi volevo piangere ma non volevo farlo da sola e così non ho fatto nessuna delle due cose.”

Elijah sentì gli occhi riempirsi di lacrime quando Allison iniziò a singhiozzare, le passò un braccio sulle spalle e la strinse a sé: le labbra poggiate sulla sua fronte mentre le lacrime calde gli inzuppavano la camicia. “Non sei sola” le sussurrò. In quel momento un altro suono gli accarezzò le orecchie, veniva dal ventre di Allison: era il battito del cuore di suo figlio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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