8.
Fenna de Kasde Probas
disponeva di un guardaroba molto assortito. Aveva, tra le varie cose,
anche indumenti
tipici di popolazioni extrasolari: vesti elaborate confezionate con
stoffe
pregiatissime e introvabili sulla terra. Le indossava durante le visite
di
ambasciatori di altri mondi, quando questo serviva a mostrare rispetto
per la
cultura straniera. Non aveva messo nessuno di quegli abiti per
più di una
volta, il che per lei era un peccato, perché certi erano
veramente molto belli.
Decise di mostrare i
suoi
preferiti a Dannick per
vedere se uno di quelli
poteva essere adatto da usare come camuffamento.
Durante la prova
degli
abiti, Dannick si era
fatto silenzioso e la osservava
con uno sguardo serio.
«A che cosa
stai
pensando?», gli chiese Fenna
a un tratto, volteggiando
leggiadra per la stanza.
L’altro si
scosse come
appena risvegliato da un sogno. «Mi piacerebbe vederteli
indossare tutti»,
disse. Poi, rendendosi conto che il suo desiderio poteva apparire fuori
luogo, si
schiarì la voce e aggiunse: «Credo che il marakasha
blu scuro che stai indossando sarà perfetto per
l’occasione. Il velo avvolto
attorno alla testa a coprire parzialmente il viso può
tornarci utile.»
«Allora
indosserò quello.
Sarò una marakashiana
in visita sul pianeta terra accompagnata
da un sensitivo.» Rise coprendosi le labbra con una mano e
osservando Dannick con
sguardo accattivante.
L’altro
rispose al sorriso
e poi cercò con gli occhi un orologio nella stanza.
«La pozione che hai bevuto
dovrebbe iniziare a fare effetto. Ti senti in qualche modo
diversa?», le chiese.
La principessa fece
un giro
su stessa e constatò che si sentiva sempre uguale. Nulla era
cambiato in lei. Poi
si aprì a una specie di confessione. «Sono felice
di averti conosciuto», disse.
«Non sapevo che cosa fosse la felicità prima che
tu entrassi a palazzo. Per il
resto non mi sembra sia cambiato molto.»
Il ragazzo le si
avvicinò e
la abbracciò, affondando il capo tra capelli argentati di
lei e respirandone il
profumo. Il gesto, per quanto inaspettato, apparve così
naturale che Fenna non
poté far altro che assecondarlo e sprofondare tra
le sue braccia calde.
Durante le due
settimane
seguenti, ogni tentativo di far sorgere nella principessa qualche
abilità
percettiva fuori dal comune era miseramente fallito. Niente visioni,
né
premonizioni. Fenna
continuava a dire di avere un
buon presentimento, ma questo non si concretizzava mai.
Nemmeno Dannick
era riuscito ad avere nuove premonizioni, dopo l’ultima
sperimentata prima di
partire; per questo era abbastanza preoccupato. Era arrivato al punto
di
pensare di aver perso il suo dono. La notte dormiva pochissimo, passava
gran
parte del tempo in laboratorio a studiare la composizione di un nuovo
elisir
per la principessa. Il tempo passava inesorabilmente e lo scadere della
quinta
settimana si faceva sempre più vicino.
Quando
arrivò il giorno previsto
per la visita ai portali, Fenna
voleva tirarsi
indietro. I sovrani non sapevano niente del loro piano, sarebbe stato Thesel a farli uscire di
nascosto dal palazzo. Era tutto
pronto, eppure Fenna al
pomeriggio, senza un motivo
apparente, si era improvvisamente incupita: non aveva più
voglia di muoversi e
sembrava depressa.
L’amico
sensitivo andò a cercarla
in camera. La trovò stesa a faccia in giù sul
letto con addosso il marakasha
blu scuro che doveva indossare per camuffarsi. Il
velo da portare in testa era scivolato sul tappeto.
Le si
avvicinò e notò che
era scossa dai sussulti: stava piangendo. Si sedette vicino a lei nel
letto.
«Fen,
ti va di parlare? Che cosa è successo?»
«Non posso
uscire», disse cercando
di frenare i singhiozzi. La faccia premuta contro il materasso impediva
alle
parole di risultare perfettamente chiare.
Dannick le
accarezzò la testa.
Morbidi ciuffi di capelli argentati gli scorsero tra le dita e fu
assalito dal desiderio.
Scacciò subito il pensiero cercando di concentrarsi sulla
situazione di disagio
che provava la giovane.
«Fen,
non posso vederti così. Tirati su e dimmi che cosa
c’è che non va!»
La ragazza
obbedì e
lentamente si risollevò e si sedette sul letto. La lunga
veste le si
attorcigliò alle gambe. Si schiarì la voce e
cercò di spiegare: «Sono arrivata
a una conclusione: io non ho nessun dono e non vale la pena che tu
perda tempo
con me. Thesel ti
farà uscire dal palazzo senza di
me. Sarai libero di fuggire e avrai salva la vita.»
«Ma
perché hai cambiato
idea improvvisamente? Nei giorni scorsi sembravi entusiasta di vedere i
portali
e ripetevi di avere un buon presentimento…»
Fenna non rispose e Dannick si mise a riflettere. Da
ieri a oggi non era
successo nulla di significativo; la principessa, come ogni giorno,
aveva parlato
con i suoi genitori solamente durante l’ora del pranzo e
della cena.
«I sovrani
ti hanno detto
qualcosa?», indagò.
«Hanno
fissato il giorno
del mio matrimonio», disse con un filo di voce.
Il volto di Dannick si rabbuiò.
«Se non
lo vuoi dovresti ribellarti!»
«Ma ho
firmato un
contratto…»
«Te
l’hanno fatto firmare
con l’inganno!», replicò lui infuriato.
La principessa gli aveva raccontato
tutto: un giorno in cui si erano rinchiusi in laboratorio a studiare,
ad un
certo punto, lei aveva sentito la necessità di condividere
il suo tormento con
lui.
«Non posso
permettere che
tu sposi un altro», sentenziò il ragazzo. Detto
questo le prese il viso tra le
mani con delicatezza, poi le si avvicinò e la
baciò. Per un attimo ebbe il
timore di aver commesso una sciocchezza, ma sentì le labbra
della ragazza
cercare le sue e ricambiare il contatto. La passione che aveva cercato
di
soffocare si stava manifestando più potente di prima. Le
mani cercarono con
urgenza i nodi del corpetto che indossava la giovane; li
slacciò uno dopo
l’altro, mentre Fenna
non tratteneva gemiti
d’eccitazione. Dannick
sentì proprio il corpo
percorso da un brivido. Interrompendo l’atto di spogliarla,
abbandonò il capo
sul suo seno, la attirò vicino a sé e la strinse
forte.
«Dan»,
la principessa
sussurrò il nome del sensitivo con un tono che sembrava
voler dire “perché ti
sei fermato?”
«Non voglio
complicare ancora
di più la situazione», fu la risposta di lui. Ma
mentre lo diceva le mani
avevano ripreso a insinuarsi tra le vesti della giovane e il suo
respiro era
diventato irregolare. Fenna
si abbandonò sul letto costringendo
Dannick a seguirla. Si
ritrovarono, così, uno sopra
l’altra. Il mantello nero sulle spalle del sensitivo li
copriva entrambi. Le
diede un altro bacio soffermandosi dolcemente sul labbro inferiore, poi
si
rialzò e si allontanò dal letto.
«Hai
ragione tu, me ne devo
andare», disse continuando a guardarla con desiderio
immutato. «Non voglio
obbligarti a uscire da palazzo se hai cambiato idea»,
sospirò e si mise a
riflettere.
«Ma avevi
detto che se ci
siamo incontrati c’era un motivo, qualcosa di collegato al
destino», disse Fenna.
«Sì,
è così. Ma forse non è
il momento giusto...», rispose.
La principessa Fenna si alzò, il suo
sguardo ora sembrava deciso. Mentre
si avvicinava al ragazzo con passo leggero, lasciò che
l’abito che indossava
scivolasse sul pavimento rivelando il suo corpo perfetto dalla
carnagione pallida.
Aveva improvvisamente dimenticato tutti i suoi timori e ora appariva
sicura e determinata
come non mai. Si portò a qualche centimetro da Dannick,
allungò una mano dietro il suo collo e, con un gesto
delicato come una carezza,
gli tolse il mantello.
«Lasciamoci guidare dal destino», gli disse in un sussurro vicinissimo al viso. Poi lo trascinò nuovamente sul letto.
Nota
autore:
Salve cari lettori,
questo
capitolo trattava la parte leggermente lime di cui avevo parlato nelle
note
dell’introduzione. Si era capito, vero?
Spero
che fin qui la
storia sia stata di vostro gradimento. Ormai mancano solo due capitoli
alla
fine di questa avventura. Se vi va di scrivermi un commento ne sarei
felice.
"La principessa e il sensitivo"
Tutti i diritti sono riservati © Monique Namie