Videogiochi > Spyro
Ricorda la storia  |      
Autore: dragoargento    02/06/2009    4 recensioni
Ciao a tutti! In questo mio chilometrico delirio ho voluto spodestare il nostro caro draghetto viola dal suo eterno ruolo di eroe vittorioso. Cosa succederebbe se un drago viola venuto dal futuro si ritrovasse nel bel mezzo della lotta contro Malefor? Be, abbiate il coraggio di sorbirvi la mia storia e lo scoprirete... buon divertimento!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Reorx

Reorx si svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte, rizzandosi di botto sulle zampe malferme.

Al di fuori delle pareti della tana, si poteva chiaramente ascoltare il canto insistente dei grilli assieme l'isolato vociare proveniente dalle vie della città di Belligera.

Reorx poteva percepire in minima parte ciò che lo circondava, in quanto persino i pensieri erano stati fagocitati dai battiti accelerati del suo cuore, che gli trapanavano le tempie, scandendo e dilatando ogni secondo.

Poi la cassa toracica cessò di sussultare violentemente.

Reorx si guardò attorno, riconoscendo l'ambiente familiare delle propria dimora e si calmò, esalando un sospiro tremante.

Non era avvolto da fiamme e distruzione ma dalle morbide pelli del proprio giaciglio.

Come ogni notte, quel sogno era tornato a visitarlo, vivido e così reale da sconvolgerlo e fargli raggelare il sangue nelle vene: mura che rovinavano al suolo, crepacci e voragini che inghiottivano boschi e prati, e lui alzato in volo che comandava la catastrofe, godendo intensamente nel bruciare ogni cosa.

Dopo sarebbe subentrato un vuoto assoluto e Reorx apriva di scatto gli occhi per tornare alla realtà, conscio che quelle visioni sarebbero rimaste con lui, camminandogli al fianco.

L'unica cosa che potesse fare era di ammaestrare gli incubi, rendendoli tangibili e quindi manipolabili.

Lasciando le pelli madide di sudore, Reorx si trascinò dall'altro lato della caverna scavata nel marmo, dove una chitarra elettrica lo attendeva, amorevolmente poggiata su di un piedistallo.

Sollevandosi sui posteriori, mise mano allo strumento e subito le note si riversarono come valanghe dal ricordo alle dita, facendo volare gli artigli sulle corde.

Purtroppo, le numerose ore che ancora precedevano lo spuntare dell'alba non permettevano e nessuno di apprezzare un così mirabile saggio di bravura.

Agli arabeschi della melodia, ben presto si unirono le proteste ed i sibili infastiditi degli altri draghi che avevano la sventura di abitare nei dintorni.

Il baccano era assordante, ma Reorx non se ne curava minimamente; in quel momento esistevano soltanto la sua chitarra e l'ordito che stava tessendo attorno agli incubi, ingabbiandoli come belve.

Così almeno non sarebbe impazzito... la stessa cosa non si poteva però dire per i vicini, che da quando quel dannato drago viola era uscito dall'uovo, non avevano più potuto godere una nottata di sonno come si deve.


Il sole era ormai prossimo alto nel cielo, quasi prossimo allo zenit, quando Thor decise di far visita a Reorx, trovandolo accucciato sul pavimento di pietra che stringeva al petto la chitarra, come avrebbe fatto un cucciolo con un pupazzo di pezza.

Quando Reorx si decise a socchiudere le palpebre, vide un drago rosso chino su di lui.

-Hai composto un altro brano, vero?-

Thor era un tipo fuori dalla norma, considerò Reorx, adocchiando le catene e le innumerevoli strisce di pelle nera con borchie che ornava il corpo dell'amico.

“Be, non ho bisogno di mettermi addosso chissà che cosa per avere un aspetto inusuale”, considerò con un filo di amarezza, “basta solamente il colore assurdo delle mie scaglie...”.

-Reorx, mi stai ascoltando? O hai bisogno di una secchiata d'acqua per tornare tra noi?-

-Mmmmm?-

-Dicevo: questa mattina il vecchio custode dell'acquedotto si è lamentato più del solito della tua creatività notturna (non capirò mai come ti venga in mente di “strimpellare” nel bel mezzo della notte!). So per esperienza che questo significa che hai in serbo una vera e propria delizia... allora, ci vedremo alla valle di Avalar questo pomeriggio?-



Nei boschi che circondavano i villaggi dai tetti di paglia delle tribù di uomini-felino che abitavano la valle di Avalar, si trovava una piccola radura che accoglieva dei massi muscosi disposti in circolo.

Reorx e Thor l'avevano scoperta molto tempo addietro, quando la loro amicizia stava ancora nascendo.

Nonostante fossero coetanei, Thor si era avvicinato a Reorx alla ricerca di un maestro che lo avesse aiutato nel migliorare la propria abilità nel suonare quel singolare strumento appena inventato dalle talpe.

Il suono delle chitarre elettriche, acuto e lamentoso ma anche rombante come un ruggito, non aveva riscosso popolarità né tra le talpe né tra i draghi, che continuavano a prediligere i ben più armoniosi flauti ed arpe.

Costretto per forza maggiore a perseguire i propri studi da autodidatta, Thor aveva visto in quell'introverso disturbatore della quiete notturna un possibile punto di riferimento.

Ben presto il rapporto maestro-allievo si era trasformato in una collaborazione tra pari.

Quella verde radura, persa tra i boschi di Avalar, era un ottimo posto dove i due si potevano dedicare ai propri esperimenti musicali senza suscitare l'altrui collera.

-No Thor! La nota finale deve essere più graffiata: così-

Un suono a mo di dimostrazione percorse la radura.

-Non mi convince Reorx, credo sia meglio farla ondeggiare come una fiamma-

-Possibile che voi rossi non pensiate mai ad altro che al fuoco?-

-Almeno io un soffio magico ce l'ho... ahia!-

Esclamò il rosso quando la coda viola del compagno gli mollò uno scapaccione in pieno muso.

-Allora, ricominciamo?-

-Vai!-

Le corde delle chitarre ripresero a vibrare, ora pizzicate, ora leggermente graffiate.

Entrambi contribuivano al tema di partenza apportando delle variazioni.

Reorx amava quei momenti dove qualcuno era al suo fianco mentre combatteva i demoni più occulti del proprio essere.

Ogni tal volta cadesse o venisse ferito, le battute di Thor gli elargivano nuova energia.

Durante quei solitari concerti, il drago viola si lasciava cadere in una sorta di trance, dalla quale si risvegliava alla fine della musica.

Quel giorno, però, stava per accadere qualche cosa di completamente nuovo.

Durante il viaggio mentale, Reorx si era imbattuto in alcuni arcani ricordi, che da iniziali echi indistinti si erano tramutati in urla.

Il baccano era invitante e seducente, tanto che Reorx smise di lottare per permettere alle ombre di avvolgerlo ed accarezzarlo.

Un fulmine oscuro percorse le sue membra dalle corna fino alla punta delle ali e della coda; le scaglie persero il loro abituale violetto brillante, facendosi nere come la pece.

Reorx si sentì inebriato dalla nuova sensazione di potenza che cresceva con l'avanzare della metamorfosi.

Il tutto culminò in un lampo di luce viola che liberò tutte le misteriose energie che Reorx aveva accumulato dentro di sé.

La feroce euforia svanì, rapida come era arrivata, e Reox tornò quello che era sempre stato, completamente dimentico della propria parte demoniaca che si era manifestata.

-Wow! Non ti avevo mai ascoltato suonare così velocemente!!-

Strillò Thor, completamente ignaro di ciò che era appena accaduto.

-Vecchio mio... ho la spiacevole sensazione che ogni tal volta io riesca a raggiungere la tua abilità, tu ti diverta a saltare ad un livello superiore: che pulce ingrata!-

I due continuarono a suonare ancora per parecchio tempo, senza minimamente accorgersi che i massi che li circondavano erano diventati enormi macigni, lo spesso strato di muschio si era ridotto a qualche ridicola chiazza e gli alberi secolari della foresta non erano altro che insignificanti germogli verdi.

L'Aedo stava percorrendo avanti ed indietro la lunghezza della grotta dove consultava la pozza delle visioni.

Si stava profondamente disprezzando per l'errore madornale che aveva commesso: come avrebbe mai potuto un Aedo, il drago più saggio in assoluto, sottovalutare i sogni dell'attuale drago viola, bollandoli come un semplice ed innocuo fastidio e nulla più.

Quando però Reorx era istintivamente ricorso alle oscure abilità della propria razza, era ormai troppo tardi per intervenire.

All'Aedo non era restato altro che assistere impotente al viaggio temporale, a ritroso dei millenni, dei due giovani draghi.

L'anziano drago aveva tremato quando i due avevano cessato la corsa all'epoca della guerra contro il Maestro delle Ombre Malefor: il più antico drago viola mai conosciuto che aveva seriamente minacciato di disintegrare il mondo.

Era stato così semplice lasciare nella più oscura ignoranza le innumerevoli generazioni di draghi viola che si erano susseguite durante la nuova era che era iniziata con la sconfitta di Malefor... Reorx era però sempre stato diverso dagli altri.

In lui c'era sempre una sottile inquietudine, per non parlare delle visioni che lo tormentavano ogni notte.

Come avrebbe mai potuto ignorare dei campanelli d'allarme così palesi?

Avrebbe dovuto addestrarlo, insegnargli la sua vera natura ed indicargli come governarla, invece di aspettare che la maledizione del sangue dei draghi viola si riducesse, generazione dopo generazione, ad un bisbiglio di sottofondo.

L'Aedo si arrestò al fianco della pozza, sbirciando l'immagine della valle di Avalar di un tempo ormai passato.

Un cipiglio risoluto corrugò le antiche sopracciglia color acquamarina: doveva assolutamente raggiungere Reorx e Thor o il mondo sarebbe precipitato nuovamente in un'altra era di oscurità e disperazione.



-Dove siamo, cosa succede?-

-Nella valle di Avalar, nella nostra radura (ovviamente), stiamo facendo il nostro solito baccano infernale, e questo è tutto-

-Mannaggia, apri gli occhi e guardati attorno!-

Sempre suonando, Reorx socchiuse le palpebre quel tanto per assecondare quello che, a suo parere, non era altro che una bizzarra burla dell'amico.

Una nota stridula sfuggì dalle corde quando Reorx si accorse, con sommo stupore, della veridicità delle parole di Thor.

In effetti si trovavano in un altro luogo, senza che avessero fatto nulla per spostarsi: cosa perfettamente impossibile.

-Qui sta succedendo qualche cosa... un incantesimo forse? Vorrei sapere chi è quel cretino che ha voluto giocarci uno scherzo di così cattivo gusto!-

L'esasperazione di Thor era evidente, con gesti bruschi si sistemò lo strumento musicale sul dorso, strattonando le cinghie di cuoio degli spallacci.

-Be, non ci rimane altro da fare che involarci, scoprire dove siamo e tornarcene a Belligera.-

Aggiunse risoluto, sbattendo leggermente le ali per sistemare meglio il carico.

Reorx esitò, non avrebbe saputo spiegare il perché ma avvertiva lo zampino di qualche cosa di molto diverso da un semplice dispetto.

-Se acchiappo quel bastardo, prima lo bruciacchio, poi gli tronco la colonna vertebrale!-

stava ora borbottando Thor tra sé e sé.

Una sensazione formicolante sfiorò le scaglie violacee di Reorx, che avvertì qualche cosa e senza sapere il come ed il perché, urlò d'istinto:

-Thor, togliti di lì, presto!-

-Cheee!?-

Ci fu un lampo di luce bianca e lo sbalordito drago rosso si ritrovò a piombare addosso a Reorx, dopo un volo di svariati metri.

Rotolarono assieme per la forza dell'impatto e quando finalmente riuscirono a districarsi dal groviglio di membra (Thor imprecando e Reorx stranamente silenzioso e serio), guardarono con sospetto il nuovo venuto.

Si trattava di un drago anziano, molto anziano, per non dire antico.

La sua pelle corazzata ricordava le profondità marine, con quel blu misto al verde che riluceva di un insolito bianco perla.

Gli altri colori, un tempo brillanti, erano ormai stati resi diafani dai secoli.

Indossava un bizzarro paramento simile ad una mantellina da pioggia, i cui lembi erano tenuti assieme da un ingombrante ciondolo di quarzo che gli poggiava sul petto.

Un velo di sollievo trapelava dargli occhi albini mentre osservava i due cuccioli che tanto aveva cercato.

Forse l'Aedo avrebbe avuto l'occasione di rimediare al proprio errore.

-Seguitemi, qui non siete al sicuro-

-Già, perché piombarci in testa con un'esplosione non è pericoloso!-

Ribatté Thor con sarcasmo .

-Giovane drago, avrò modo di chiarirvi ogni cosa ma non qui; ci potrebbero essere orecchie indiscrete in ascolto. Le spie del nemico potrebbero celarsi ovunque...-

Thor ridacchiò sotto i baffi:

-Lo hai sentito? È completamente rincitrullito!.... Ehi! Che ti prende? Cos'è quell'espressione smarrita? Non crederai mica alle parole di quello là...?-

-Thor, per piacere... penso dovremmo dargli ascolto. Non saprei spiegarti il perché ma sento un crescente disagio, come se stessi vivendo nei miei peggiori incubi in pieno giorno!-

-Ahia! Ecco che ricominci con le tue doti esoteriche... e va bene! Facciamo pure da balia a quel vecchietto, se questo ti farà sentire meglio...-

-Grazie Thor-

-Gli amici servono a questo-.


I tre sorvolarono una terra desolata, a tratti devastata dal fuoco o dalle battaglie che si erano svolte anni addietro.

Un territorio sofferente che somigliava in maniera angosciante ai luoghi dove Reorx e Thor erano cresciuti.

Tale panorama era riuscito persino ad incupire l'esuberante e beffardo scetticismo di Thor.

Atterrarono in un cortile dissestato, antistante al rudere di un edificio che un tempo avrebbe dovuto meravigliare il visitatore con la sua imponenza e sfarzo.

I due giovani draghi ebbero un tuffo al cuore quando riconobbero i resti del Sacro Tempio degli Antenati, dimora dei guardiani/maestri dei quattro elementi, ai quali era affidata la cura delle uova prima della schiusa.

-Che cosa è successo? Per quanto tempo siamo rimasti a suonare... perché non ci siamo minimamente accorti...-

-Posso solo consolarvi con il dirvi che la vostra reale casa è al sicuro, almeno per ora...-

Iniziò a spiegare l'Aedo, guidandoli all'interno dell'edificio.

-Avete viaggiato a ritroso nei millenni fino a fermarvi in questa oscura ora, dove è in corso una lotta tra la luce e la tenebra che deciderà le sorti del nostro mondo. Ho vissuto gli ultimi anni della mia vita durante questo periodo della storia...-

-Aspetta, aspetta, aspetta...-

Lo interruppe Reorx distogliendo gli occhi dalla mastodontica statua che stava contemplando rapito.

Il drago di roccia occupava quasi tutto il volume della sala dove l'Aedo li aveva guidati; le sue ali quasi ne sfioravano il soffitto, ad almeno un centinaio di metri d'altezza.

Reorx non ricordò di aver mai visto una simile opera nel Tempio.

-Ci vorresti far credere che ora saresti un fantasma!-

-Non esattamente: sono morto, sì, ma la vita è tornata in me affinché diventassi il cronista ed il custode della storia dell'Era che è seguita alla sconfitta di Malefor, il Maestro delle Ombre. Sono l'Aedo. Secoli fa fui il guardiano/maestro del fuoco, Ignitus era il mio nome-

-Ignitus... cosa ti è successo? Ti hanno assassinato? Sei morto per incidente?-

Ignitus scoccò la coda in un moto di stizza:

-Ho cose molto più importanti da dirvi che raccontarvi la mia vita! Sentite, che lo vogliate o no, siete finiti dentro questa faccenda con tutte e quattro le zampe! Non posso riportarvi indietro, non ne ho il potere, ma sono comunque fermamente disposto ad aiutarvi, chiaro?-

-Come non ne hai il potere?! Allora chi diavolo ha combinato questa bella frittata?-

-Tu, Reorx-

Quelle parole lo investirono come una secchiata d'acqua gelida.

-Stai scherzando, vero? Non so proprio nulla di incantesimi e...-

-Tu possiedi poteri ed abilità che vanno ben al di là della tua immaginazione, giovane drago. Sei un drago viola, l'ultimo discendente di una stirpe che appare solo una volta ogni dieci generazioni-

-Ih-ih! Hai sentito che roba?! Te lo avevo detto o no che il vecchietto qui presente è affetto da demenza senile? Però, quanta fantasia! Dovrebbe scrivere un romanzo, sarebbe un vero best seller...-

Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata: ridevano così di gusto che le lacrime sgorgavano dai loro occhi.

-È assurdo... assurdo! Io discendente di una rara stirpe dai poteri sovrannaturali e bla, bla, bla...ih-ih!-

Ma quando incrociò il serio e severo sguardo del drago più anziano, smise di colpo di ridacchiare, mentre un dubbio si faceva breccia nella sua coscienza.

E se ciò fosse vero? Avrebbe potuto avere la risposta ai suoi incubi ed a tutte le altre mostruosità che gli vagavano in testa notte e giorno.

-Ti metterò difronte alla tua vera natura e ti addestrerò affinché tu possa dominarla e non semplicemente tenerla a bada, come hai sempre fatto. Ho tenuto la tua stirpe nell'ignoranza: si è rivelata una buona cosa con gli altri, ma con te è stato un grave errore a cui devo porre rimedio-

-Ehi! Chi va là!?-

La vocina proveniva da un globo di luce giallastra che fluttuava ronzando a mezz'aria; solo ad un più attento esame Thor e Reorx si accorsero che si trattava di una libellula.

L'insetto li osservava nervosamente, spalancando la bocca incredula per poi coprirla con le mani.

-Oh mamma! Debbo avere le traveggole!-

Così come era apparsa, la libellula si dileguò oltre il vano della porta.

-Spyro! Tutta questa tensione mi sta distruggendo!... Pensa che ho appena visto Ignitus verde, Ignitus cucciolo (rosso intendo) ed un altro te!... ma tu guarda che razza di allucinazioni...-

Non lo udirono più; il resto delle parole venne fagocitato dal corridoio e dalla sempre maggiore lontananza dell'esserino.



Poco dopo, avevano avuto modo di conoscere gli abitanti del Tempio.

C'era stata una grande confusione quando i guardiani avevano fatto il loro ingresso nella sala della statua, trovandosi a tu per tu con il trio forestiero.

Non con poche difficoltà, l'Aedo era riuscito a spiegare la situazione ad un pubblico attonito e sconcertato; ma dopo mille parole, domande che esigevano una risposta e una buona dose di persuasione, il vecchio drago era riuscito ad ottenere l'aiuto dei guardiani.

La grande statua era scomparsa sotto il pavimento, facendo della sala un'arena d'addestramento dove Reorx si stava accingendo, di mala voglia, a ricevere i primi insegnamenti.

Il drago viola si era fermamente opposto a tale decisione:

- Io sono un chitarrista, non un guerriero! Non ho mai combattuto in vita mia! Né vorrò mai farlo!-, ma i maestri non avevano voluto sentir ragione; così ora si ritrovava buttato là, nel bel mezzo dell'arena, ad osservare con preoccupazione sempre crescente il suo avversario.

Si trattava di Spyro, un altro drago viola che all'incirca avrebbe dovuto avere la sua stessa età.

Non aveva un fare ostile mentre lo osservava con palese curiosità, ma l'evidente presenza di muscoli forti e tonici sotto le sue scaglie violacee facevano venire i brividi a Reorx, che invece era tutto pelle ed ossa e non abituato all'esercizio fisico.

Reorx deglutì, l'esito dello scontro era palesemente chiaro.

I minuti che seguirono erano stati un vero tormento per l'allievo.

Reorx si sforzava in ogni maniera di seguire i consigli dei maestri alla lettera, ma il suo avversario, la cui forza, rapidità ed esperienza erano nettamente maggiori, lo metteva sempre al tappeto.

Spyro si dimostrava inflessibile nei confronti di Reorx ma non ingiusto o crudele, colpiva solamente quando era necessario, liberando l'avversario dalle sue grinfie ogni volta riuscisse a sopraffarlo.

Tuttavia, agli occhi apprensivi di un sempre più agitato Thor, quel combattimento didattico appariva come un vero e proprio massacro.

Invano aveva cercato di convincere l'Aedo a cessare una simile crudeltà, venendo sempre respinto con sufficienza.

Quando però vide il suo carissimo amico cadere a terra per l'ennesima volta, una rabbia bestiale iniziò a bollirgli dentro.

Si tolse uno dei tanti bracciali neri con le borchie che ornavano le sue zampe anteriori, lo strinse spasmodicamente tra le grinfie e con i battiti del cuore a mille, lanciò un ruggito di sfida mentre si precipitava verso i due combattenti, con grande sgomento dei guardiani che ormai non avrebbero potuto fare più nulla.

Di punto in bianco, Spyro si ritrovò a ricevere un pugno borchiato in pieno muso.

L'impatto lo lasciò stordito e barcollante, si portò una zampa al muso dove sentiva qualche cosa di caldo ed appiccicoso colargli copiosamente lungo la pelle squamosa, era sangue, ed il giovane rimase a fissare sbalordito quella macchia vermiglia sul palmo della zampa.

-Ehi! Cosa diavolo ti prende?! Sei impazzito per caso!?!-

-Azzardati una sola volta a mettere nuovamente le grinfie sul mio amico e giuro che ti ridurrò in carbonella dopo averti stroncato di netto la colonna vertebrale!-

Volter, il guardiano dell'elettricità, tentò di trascinarlo via, ma Thor si divincolò con un'energica contorsione e si gettò nuovamente addosso a Spyro con gli artigli snudati e le fauci spalancate.

Il drago viola tentò di tenerlo a bada limitandosi alla difesa, ma Thor si rivelò una vera e propria furia che a lungo andare gli fece perdere completamente le staffe.

Per un solo istante la sua pelle si fece nera come la notte e gli occhi ebbero un freddo bagliore bianco mentre tutto attorno l'aria si faceva densa ed ombrosa.

Da quel momento Spyro iniziò a fare sul serio e cominciarono i guai per Thor, nonostante riuscisse in qualche modo a salvaguardarsi ed a contrattaccare, essendo anche lui accecato dalla rabbia e possedendo un fisico più robusto di Reorx.

I guardiani intervennero più volte, cercando di separarli, ma sia il draghetto rosso che quello viola si ribellavano alle loro strette per tornare ad azzuffarsi.

Infine, gli adulti non poterono fare altro che guardare impotenti i due cuccioli che se le davano di santa ragione, tra graffi, morsi, pugni, frustate di coda, ringhi, ruggiti ed occasionali fiammate che abbagliavano tutta la stanza di rosso.

-Ehi!Cos'è questo baccano- disse una voce femminile ed insonnolita -cosa sta succeden...- e qui si bloccò per trattenere il fiato stupefatta.

Nel bel mezzo della diatriba, Thor volse la propria attenzione su una giovane dragonessa nera che li fissava con due grandi occhioni verdi a mandorla, spalancati al massimo per lo strano spettacolo.

-Wow! Che bambola!- si fece sfuggire Thor, pagando però la sua distrazione a carissimo prezzo: una botta immane lo raggiunse dietro alla nuca facendo esplodere il mondo attorno in mille scintille arancioni e rosse.

Thor piombò al suolo come un sacco e tutto si fece nero.


-Thor, Thor, folle che non sei altro apri gli occhi, forza!-

La poca luce solare che penetrò tra le palpebre socchiuse bastò a trafiggergli la testa con le lame di mille coltelli; poi il dolore scemò e Thor si rallegrò nel vedere Reorx sano e salvo chinato su di lui.

-Ti sei bevuto il cervello?! Spyro non mi stava mica facendo del male, perché lo hai attaccato senza motivo?... be, lasciamo perdere, sei fortunato che te la sei cavata con un bernoccolo-

-Quell'insolente bastardo! La prossima volta gli staccherò di dosso quelle dannate squamette viola ad una ad una, parola mia!-

-Calmati salamandra, sei nel torto e lo sai anche tu-

Thor sbuffò una nube grigiastra di fumo dalle narici dilatate, così come avrebbe potuto fare una locomotiva a vapore.

-E va bene. Comunque non mi piace affatto quel tizio lì-

-Spyro non è poi male. È un tipetto tranquillo ed idealista con cui non è spiacevole fare due chiacchiere... a proposito, vorrebbe parlarti per riconciliarsi con te...-

-Ma neanche se diventassi un discotecaro! Posso sopportare la sua presenza, ma se dovesse solamente azzardarsi ad avvicinasi a me, giuro che lo suonerò come una batteria!-

-Thor ascolta..-

-No! Ascolta tu! Ho detto di no, chiaro!-

Le spalle di Reorx si afflosciarono rassegnate:

-Trasparente-

-Bene-

Thor si tirò su con un balzo, barcollando subito dopo sulle quattro zampe per un improvviso giramento di testa; a quanto pareva il colpo che aveva ricevuto non aveva ancora esaurito i suoi effetti.

-Quanto tempo sono rimasto svenuto?-

-Una giornata e mezza-

Thor si lasciò sfuggire un'imprecazione che avrebbe fatto arrossire persino un troll, mentre con cautela muoveva i primi passi riacquistando man mano padronanza del corpo pieno di lividi e graffi.

Non avendo altro da fare, i due compari decisero di effettuare un giro di esplorazione di quel poco del Tempio che fosse rimasto ancora in piedi... per quanto precariamente.

La passeggiata li condusse in cima ad una torre che si era miracolosamente salvata; tra i merli si poteva avere una panoramica completa sulla devastazione che li circondava: un'enorme tavolozza di bruno, dove i nugoli di polvere alzata dal vento tingevano perfino l'orizzonte dello stesso deprimente colore.

-Non credevo che il verde dei boschi e dei prati,il bianco degli edifici di Belligera e l'azzurro del cielo mi sarebbero mancati così tanto-

Sospirò Reorx, sganciando la chitarra elettrica dalla tracolla.

-Ti va di suonare un po', tanto per risollevarci il morale?-

Dall'alto della torre, Thor intravide una macchiolina nera che si muoveva nel cortile sottostante; aguzzò la vista e riconobbe con delizia la dragonessa nera che aveva colmato la sua visuale prima che lo mettessero k.o.

-Chi sarà mai quel grazioso cioccolatino nero?-

-E?? Cioccolatino nero? Cosa andrai mai blaterando? Hai fame?-

-No, no, intendevo la dragonessa nera che abita qui al Tempio-

-Lei è Cinerea, non saprei dirti altro, non è tanto loquace...-

-... Cinerea...-

Poco dopo scorse il proprio rivale che si avvicinava a lei, i due si salutarono e rimasero a lungo a conversare.

Con un ringhio gutturale, Thor si allontanò dai merli per sedersi accanto all'amico.

-Suoniamo Reorx, tu non sai quanto ne ho bisogno!-


Un corvo reale li aveva visti apparire improvvisamente nella valle di Avalar e li aveva assiduamente seguiti fino al loro arrivo al Tempio, ora se ne stava appollaiato nei pressi della torre, continuando a spiare i nuovi venuti che ignari si dilettavano con le chitarre.

Comodamente acciambellato nel suo covo, Malefor vedeva ed udiva attraverso i sensi del corvo; scoprì di gradire la musica prodotta dai due bizzarri strumenti che i due cuccioli suonavano con maestria e si divertì tantissimo nel guardarsi attorno e scorgere il fastidio dei guardiani.

Gli era bastato poco per comprendere che la chiave della vittoria dell'oscurità si trovava ora a portata di zampa; poteva leggere nella sinistra e parzialmente distorta coscienza di Reorx per capire deliziato che sarebbe stato semplicissimo trarlo dalla sua parte.

Il cucciolo viola venuto dal futuro sarebbe stato per lui un preziosissimo aiuto, un alleato ed eventualmente uno scudo sacrificabile in caso di estrema necessità.

Sarebbe solamente bastato toccare i punti giusti, pronunciare le frasi ed i discorsi appropriati ma per il Maestro delle Ombre non sarebbe stato difficile, perché la sua preda era simile a lui in tutto e per tutto.

Così decise di agire immediatamente, approfittando della riservatezza della torre per presentarsi al loro cospetto senza imbattersi nei guardiani.

Atterrò silenziosamente alle loro spalle, attendendo appollaiato su un merlo che i giovani finissero la loro esibizione, prima di palesare la sua presenza con un applauso.

La sorpresa fu così tanta che per poco sia Thor che Reorx non schizzarono fuori dalle loro scaglie.

-Bravi, veramente bravi! Complimenti... dei veri talenti..-

Per quanto non ostile, la voce del drago adulto li sconcertò per il suo innaturale timbro: sembrava infatti che provenisse dalle profondità della terra anziché dalla gola di un essere vivente.

-Un altro drago viola? A quanto pare, Reorx, non sei più una rarità... -

Reorx accantonò l'osservazione scherzosa dell'amico con un vago gesto della zampa:

-Chi sei?-

-Come? Non lo sai? Evidentemente quegli sciocchi non vi avranno raccontato tutto come si dovrebbe..-

-Malefor?!-

-Esatto!-

Un soffio feroce uscì dai denti digrignati di Thor, il drago rosso sentiva per istinto che il Maestro delle Ombre li aveva raggiunti solamente per mettere le grinfie sul suo più caro amico.

Reorx era troppo debole per difendersi, così sarebbe toccato a lui soltanto tenerlo al sicuro.

Incurvando la spina dorsale e spalancando le ali, tanto per sembrare più grosso, Thor si frappose tra i due draghi viola; si era già battuto, pur subendo una clamorosa sconfitta, ma questo non gli avrebbe impedito di farlo di nuovo.

La risata tuonante di Malefor lo investì come una gelida tramontana, portando con sé tutto il suo scherno.

-Qui non è un buon posto per parlare, venite, staremo più comodi-

Il mondo attorno a loro si fece indistinto, come se attraversato dai fluttui d'aria calda dei miraggi; poi i colori tornarono al loro posto, consolidandosi nelle salde rocce di una caverna, le cui pareti erano attraversate da pregevoli, seppur severi, fregi decorativi.

-Benvenuti nella mia umile dimora, gradite qualcosa?-

Dal nulla, si materializzarono enormi coppe e vassoi d'oro, traboccanti di frutta variopinta e succosa, che faceva venire l'acquolina in bocca alla prima occhiata.

L'offerta fluttuò verso i due ospiti, i quali però non toccarono niente.

-Non è tanto cortese da pare vostra... come volete: andiamo direttamente al sodo...-

Detto questo, puntò i maliziosi occhi gialli in quelli di Reorx, che si sentì scavare dentro la coscienza, una sensazione sgradevole alla quale tuttavia non si sottrasse.

Con sua grande sorpresa, ed un certo sbigottimento, si trovò ammaliato dalla malevola potenza da lui assaggiata durante il contatto; quegli occhi sembravano lo invitassero ad impadronirsi dello stesso sconfinato potere.

-Potrei insegnarti cose incredibili, che quegli sciocchi e deboli guardiani temono di adoperare, non ci sarà più tormento dentro di te poiché gli incubi ubbidiranno al tuo comando, sopravviverai al tempo ed al declino che esso comporta...-

Reorx ascoltava a bocca spalancata ed un panico immenso attanagliò le viscere di Thor quando questi si accorse del sinistro scintillio che era apparso negli occhi dell'amico.

-Reorx! Non ascoltarlo! Ma non ti rendi conto che sta solamente cercando di ammaliarti per avere un nuovo giocattolo?! Forza Reorx, Andiamo via!-

Afferrò l'amico per la zampa ed iniziò a trascinarlo via; Reorx obbediva come un automa, tanto era confuso.

Thor non aveva idea di dove precisamente dirigersi, ma credeva fosse già una buona cosa allontanare il più possibile Reorx da quell'essere infernale.

Dal canto suo, Malefor non fece un bel niente, si limitò ad osservarli divertito mentre giravano in tondo per il perimetro della grotta priva di alcuna via d'uscita: erano in trappola.

-Solo con la magia si può accedere o sortire da qui-

Rivolto uno sguardo di sufficienza al sempre più infuriato Thor, Malefor tornò a concentrarsi sulla sua preda, che ormai l'avvertiva cedere completamente all'offerta.

-Allora, Reorx, vorresti tutto ciò? Potere, immortalità!Vorresti diventare il mio allievo?-

-Reorx, ti prego, no!, non lo fare...-

Seguì un silenzio assoluto, tombale, che sembrò durare un'eternità.

Lentamente, Reorx tolse la zampa dell'amico dalla propria, e quando questi tentò disperatamente di agguantarlo di nuovo, il cucciolo viola lo fermò con gentilezza, scuotendo il capo.

In quel momento, Thor comprese di aver completamente fallito: non un urlo di rabbia o dolore uscì dalle sue fauci spalanca te per lo choc: il cucciolo rosso si accasciò al suolo come una bambola di pezza, mentre Reorx si avvicinava sempre di più a Malefor.

-Mio Maestro...-

Quelle parole trasformarono la disperazione in rabbia così che una nuova energia fluì nel corpo di Thor, il quale si rialzò da terra per attaccare il nemico con una furiosa carica, vomitando fiamme in ogni dove come un piccolo vulcano; ma una sola parola del Maestro delle Ombre lo scacciò dalla caverna.

Thor si ritrovò a cadere in malo modo su quel che rimaneva di un mosaico che un tempo adornava uno dei tanti cortili del Tempio, il muso premuto contro un ciuffo di erbacce mentre lacrime copiose sgorgavano dagli occhi arrossati e violenti singhiozzi gli squassavano il petto.

Passarono diversi minuti prima che si calmasse.

Di colpo si erse orgogliosamente sulle zampe, urlando al cielo plumbeo:

-Reorx, razza d'imbecille patentato! Stupido idiota! Giuro che ti spezzerò in due, ti prenderò a calci in culo dalla mattina alla sera se solo dovesse servire a mettere un po' di sale in quella tua testaccia avariata! Sappi che questa è una dichiarazione di guerra!-.

Thor trascorse i giorni che seguirono nella tormentata ricerca della soluzione, senza però avere la ben che minima idea di cosa fare.

Il Tempio era completamente deserto e quando riuscì a raggiungere la città di Belligera, non trovò altro che un guscio vuoto disseminato dai chiari segni di un assedio recente.

Per ore si aggirò tra le macerie, scavalcando i resti di statue e colonne.

Era sicuro di potersi orientare senza difficoltà, d'altronde Belligera era la città dove era nato e vissuto, della quale conosceva ogni vicolo ed anfratto; tuttavia la Belligera di millenni addietro si dimostrò completamente differente da quella che sarebbe stata in futuro: un'estranea.

-Ehi, ragazzone! Come mai ancora qua fuori?-

Thor si voltò pieno di gratitudine, lieto di aver finalmente trovato qualche cosa di vivo dal quale ricavare informazioni; ma la sua gioia si adombrò quando si accorse che a parlare era stata una lucetta sospesa in fondo al vicolo, o meglio, una libellula.

-Aspetta, hai un'aria familiare sai... ora ti riconosco! Sei quello che si è azzuffato con il mio fratellone! Com'è che ti chiamavi? Stron, Tauro...-

-Thor-

-Ah, sì! Grazie-

-Come mai la città è deserta?-

-Non lo sai?-

Sparx si grattò la testa perplesso

-Nelle prossime ore si potrebbero verificare delle catastrofi, nel caso Spyro e Cinerea non dovessero riuscire a fermare Malefor prima che distrugga il mondo, così gli abitanti si sono rifugiati nei sotterranei-

-Aspetta: Spyro e Cinerea affronteranno Malefor?-

-Già, ed io non sono con loro...-

Un'idea si fece strada nella mente di Thor come un fiume impetuoso liberato dalla diga; ora sapeva cosa andava fatto.

-Ehi, Thor! Dove stai andando?!-

-Grazie Sparx! Ho trovato quel che cercavo!-

Quando queste parole raggiunsero la libellula, il drago rosso si stava librando sopra i tetti dei palazzi; poi, con una cabrata, si allontanò dalla città, diventando un puntino indistinto nel cielo.

-Be, contento tu... questo Thor non è tanto sano di mente.... no, credo proprio di no...-


Spyro e Cinerea solcavano il cielo con possenti battiti d'ala, non c'era nulla da dire in quanto entrambi sapevano di condividere la stessa tensione: uno strano miscuglio di apprensione e tenacia che li accompagnava nel viaggio verso il nemico.

Ad un certo punto, l'attenzione si Spyro si concentrò su un qualche cosa d'indistinto che volava verso di loro a grande velocità.

-Fermati Cinerea, c'è qualche cosa che non va...-

-Cosa succede?-

-Credo che Malefor stia cercando di rallentarci...-

-Thor? Cosa ci farà mai qui?!-

Ormai la sagoma del drago rosso era ben riconoscibile.

Quando infine Thor si piazzò difronte a loro, il suo aspetto era così inquietante e dimesso che sia Spyro che Cinerea si ritrassero inconsapevolmente da lui di qualche metro.

Thor li fissò a lungo, gli occhi arrossati, le squame dritte come gli aculei di un'istrice, mentre ansimava per lo sforzo di aver volato a gran velocità per un tempo prolungato.

Era riuscito a raggiungerli, e questo bastava a ricompensare ogni fatica.

Quando si riprese abbastanza da poter parlare, Thor salutò con entusiasmo la dragonessa nera, poi si rivolse di scatto al suo compagno, senza alcuna cordialità:

-Innanzitutto, sappi che non mi piaci per niente, anzi, ti prenderei a pugni dalla mattina alla sera se potessi...-

Spyro rispose con un cavernoso ringhio d'ammonimento.

-...tuttavia le circostanze non mi lasciano altra scelta che essere alleato con te. Ho anch'io un conto in sospeso con Malefor...-

-Thor, dov'è Reorx, come mai non è con te...-

La domanda investì il drago rosso come una palla di cannone; coprendosi il volto con una zampa, Thor dovette reprimere un singhiozzo prima di riuscire a spiegare le circostanze senza commozione.

-Reorx... Malefor è riuscito a trarlo dalla sua parte: lo ha corrotto, promettendogli di insegnargli cose meravigliose...-

-Oh, no..-

-Già... sentite: io verrò con voi; ma vi supplico di lasciare a me Reorx. Giuro che non avrò pietà per lui; ma non permetterò a nessun altro di toccarlo.-


Thor aveva l'impressione di trovarsi nel bel mezzo di un incubo, forse tra qualche istante si sarebbe svegliato tra le pareti della propria caverna, salutato dal vociare della gente e dall'oro del sole sugli edifici marmorei di Belligera.

Si sarebbe lavato via la paura del brutto sogno assieme al sudore, tuffandosi nel catino d'acqua fresca che teneva accanto alla finestra, poi sarebbe corso da Reorx, raccontandogli le assurdità che la propria mente aveva partorito.

-Sopra le nostre teste l'aria sibilava furiosamente, squarciata dalla lotta che si svolgeva tra Spyro , Cinerea e Malefor.. Com'è possibile che non ricordi chi siano? Te ne ho parlato un momento fa! Va bene, non importa... Avresti però dovuto vedere il tuo aspetto! Eri diventato un mostro, un mostro: innanzitutto eri grosso come un drago adulto solo che eri ancora più scheletrico di adesso (ok, scusa), la tua pelle era di un viola scurissimo, quasi nero... ma gli occhi, quello che erano! Senza pupille, completamente bianchi, circondati da un sinistro bagliore... forse eri diventato radioattivo! Ih-ih!-

-Non sei normale..-

avrebbe risposto Reorx, ed entrambi sarebbero scoppiati in una fragorosa risata, come tante altre che avevano l'abitudine di fare assieme.

Thor aspettava disperato di svegliarsi, mentre Reorx lo sovrastava, osservandolo in maniera malevola; ma più tempo passava più si rendeva conto che tutto era troppo tremendamente reale per poter svanire in un soffio.

-Ben ritrovato, caro Thor-

persino la vocetta di Reorx era stata corrotta, tanto che ora sembrava provenisse da un secchio di pietre sbatacchiato.

-Reorx, non voglio combattere contro di te, a meno che non vi sia costretto, quindi, per piacere, torna a ragionare con la tua testa e abbandona questa follia!-

-Perché dovrei farlo? Per tornare ad essere quella nullità che sono sempre stato! Che non poteva fare altro che seppellire i suoi rancori in una chitarra? Mai!-

Con una poderosa spinta dei posteriori, Reorx si librò in cielo.

-Ti darò un assaggio dei grandi doni che il Mio Maestro mi ha concesso-

Thor ripensò a qualche estate addietro, quando aveva trascorso una deliziosa giornata in un parco acquatico: ricordava uno scivolo che subito aveva attirato la sua curiosità, con quei suoi tubi colorati che si attorcigliavano tra loro mentre si tuffavano a capofitto nella vasca sottostante.

Al loro ingresso si potevano ascoltare i ruggiti elettrizzati di quanti si erano gettati là dentro.

Thor li aveva seguiti, e per tutta la durata del tragitto non capì un bel niente di ciò che gli stava succedendo, si sentì sballottare a destra a manca mentre gli schizzi d'acqua gli impedivano di respirare.

Quando l'attacco di Reorx lo investì con tutta la sua furia, Thor si sentì come se fosse stato scaraventato nuovamente dentro il tubo, solo che questa volta il gli parve che le pareti dello scivolo fossero state rivestite da mille e più lame.

Una volta ripresosi, Thor tentò più volte di attaccare, ma Reorx lo respingeva sempre con sconcertante facilità, facendo ricorso ai titanici poteri magici racchiusi nelle sue vene.

Il mondo attorno a loro esplose, e la battaglia continuò ad essere combattuta nel bel mezzo di una caduta libera verso il centro della terra.

Un atroce ruggito d'agonia bloccò il tempo e Thor scorse la massiccia sagoma di Malefor precipitare verso quello che sembrava essere un gigantesco cristallo.

-Maestro! Noooo!-

Reorx si disimpegnò con una frustata di coda dall'avversario ormai semi distrutto, per poi lanciarsi a capofitto verso un Malefor agonizzante, riuscendo ad afferrarlo prima che si sfracellasse contro la superficie di cristallo.

Il giovane drago viola adagiò delicatamente il proprio mentore a terra, chiamandolo per nome nel vano tentativo di ottenere una risposta: Malefor era ormai stato sconfitto, e tale consapevolezza fece precipitare Reorx nella più cupa disperazione.

Nulla bruciava di più nel cuore di Thor che i lamenti di cordoglio dell'amico perduto.

Spyro e Cinerea atterrarono dietro di lui, anch'essi non avevano per niente una buona cera, disseminati com'erano di graffi e ferite più o meno gravi.

-Il cuore del Mondo! Non avrei mai pensato di vederlo!-

Esclamò Cinerea meravigliata, mentre gigantesche porzioni dello stesso pianeta si distaccavano dal loro nucleo cristallino, allontanandosi sempre di più.

-Ragazzi, dobbiamo fare qualche cosa prima che sia troppo tardi!-

-Una volta, Ignitus mi ha parlato del cristallo. Nessuno conosce la sua vera natura, ma è risaputo che liberando un'inimmaginabile energia su di esso, questi prenda ... vita, ripristinando l'equilibrio che si è alterato.-

-Mmmm... Ma siamo ancora al punto di partenza...-

Commentò la dragonessa, senza curarsi di celare una certa irritazione

-Dove cavolo troveremo mai un'energia tanto potente?-

-Forse ho la soluzione...-

Spyro e Cinerea si volsero a guardare l'inopportuno compagno rosso, completamente presi alla sprovvista.

Thor sfiorò il manico della chitarra che tutt'ora portava con sé, sistemata dietro la schiena.

Ricordò con un sorriso quando, anni addietro, si era recato nella bottega dell'inventore dello strumento per acquistarne un esemplare.

La talpa aveva riso divertita quando Thor aveva commentato perplesso che la chitarra in questione non aveva alcuna cassa di risonanza.

-Come potrebbe mai emettere un suono abbastanza udibile?-

Aveva domandato

-Esatto! È qui che il mio genio si manifesta!-

Detto questo, la talpa gli prese lo strumento dalle zampe, aprendo un piccolo sportello nell'intelaiatura di legno.

-Questa qua, mio piccolo amico, è una pila come nessun'altra-

Thor aveva quasi spiaccicato il muso contro la chitarra per scorgere un piccolo tassello nero, che aveva la parvenza di tutto tranne di una cosa tanto speciale.

-Potresti suonare per un'intera vita senza esaurire nemmeno un millesimo delle energie che racchiude: ecco come funziona...-

E qui l'inventore si era gettato a capofitto in una spiegazione piena zeppa di fisica nucleare che Thor non era più riuscito a seguire dopo solamente le prime due frasi.

Ironia della sorte, le chitarre furono un vero fiasco in quanto non attirarono il consenso del pubblico, mentre la batteria in questione venne subito impiegata negli ambiti più disparati, dall'illuminazione pubblica ai veicoli da rimorchio.

Ora Thor aveva trovato un'altra occasione dove l'invenzione della talpa si sarebbe dimostrata preziosa.

Sapeva che non sarebbe sopravvissuto: una volta liberata un'energia così gigantesca, il calore lo avrebbe carbonizzato all'istante.

Tuttavia Thor non provava timore, ma una semplice e cupa determinazione, che cresceva sempre di più al cospetto della cecità di Reorx, che lamentava la scomparsa di Malefor ignaro di essere stato usato proprio da lui.

-So come fare-

-Come?-

-Fidatevi... Tenetevi lontani dal cristallo-

Thor stava per avviarsi, quando un'idea balorda lo rapì, seducendolo con il suo dolce sapore: infondo, oramai non aveva più nulla da perdere...

-Prima, però, vorrei togliermi alcune soddisfazioni...-

-E?-

Spyro sentì nuovamente sul muso il duro morso delle borchie, solo che questa volta la forza contenuta nel pugno di Thor lo mandò direttamente a rovinare a terra.

-Spyro!-

Cinerea non potette accorrere subito in suo aiuto in quanto si ritrovò stretta nell'abbraccio di Thor.

Il drago rosso la baciò con passione per un lungo momento, prima di lasciarla libera e correre alla massima velocità verso il cristallo.


Lo sguardo di Rerx avvampava di ira, mentre osservata Thor atterrare sul cristallo; lasciando il corpo esanime del Maestro, si avvicinò al nuovo venuto ringhiando, con una schiuma rabbiosa che gli colava giù dalle fauci.

Thor lo osservò disgustato ed estremamente dispiaciuto; ma forse ci sarebbe ancora stata un'occasione di far tornare Reorx quello che era.

-Ascoltami Reorx! Noi due siamo stati amici per tantissimi anni, per piacere, lascia stare tutte queste assurdità. Torniamocene a casa, nel nostro tempo e dimentichiamo questa folle epoca di caos-

Reorx rispose con un ringhio infernale che fece tremare ogni cosa attorno a loro.

Con sommo dolore, Thor vide l'amico pronto all'attacco, che come una molla stava balzando verso di lui per troncarlo in due con una zampata.

Il drago rosso strinse forte il manico della chitarra, e prima che i micidiali artigli lo raggiungessero, abbattette lo strumento sulla superficie del cristallo con tutte le proprie forze.

La batteria esplose, liberando tutta la sua potenza.

Ma non fu la fine.

Thor si ritrovò circondato da innumerevoli anime di draghi, che lo proteggevano dal calore formando una sfera attorno a lui.

Questo però non gli risparmiò di assistere alla tremenda morte di Reorx, avvenuta tra strilli atroci mentre il suo corpo veniva divorato dalle fiamme fino a ridursi in cenere.

Poi il bagliore accecante scomparve e Thor fluttuò nel nulla, prima che una chiara luce ad Est non illuminò le cime degli alberi secolari, permettendo ai suoi occhi offuscati dalle lacrime di distinguere le rocce sulle quali lui e Reorx erano soliti suonare per pomeriggi interi.

Ora, alla luce dell'alba, il masso sul quale sedeva Reorx appariva vuoto: mai più avrebbe ospitato il suo amico.

Thor abbandonò la radura con passi trascinati, ripulendosi ogni tanto gli occhi dalla lacrime che gli impedivano di scorgere il sentiero attraverso gli alberi della foresta, diretto verso la città di Belligera.

In tutti i secoli della sua longeva vita, non rimise mai più piede nella radura nella valle di Avalar, né ebbe mai più il coraggio di pizzicare le corde di una chitarra.

P.S: Così è decisamnete più leggibile, no? 

Ciao,ciao!















  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Spyro / Vai alla pagina dell'autore: dragoargento