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Autore: Al3c    13/02/2017    3 recensioni
Attenzione: la storia contiene spoiler. se non avete ancora finito l' anime vi consiglio di non leggerla
[dal testo]
«Yuri Plisetsky ha ottenuto 200.97 punti nel libero! Il suo punteggio finale supera quello di Katsuki di 0.12 punti, portandolo all'oro!»
Ce l'avevo fatta. Avevo vinto l'oro. Avevo dimostrato al mondo quanto valevo, battendo il record di Yuuri e di Victor.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Yuri Plisetsky ha ottenuto 200.97 punti nel libero! Il suo punteggio finale supera quello di Katsuki di 0.12 punti, portandolo all'oro!»

Ce l'avevo fatta. Avevo vinto l'oro. Avevo dimostrato al mondo quanto valevo, battendo il record di Yuuri e di Victor.
Quando la musica finì mi lasciai cadere sulle ginocchia, mentre le lacrime iniziavano a scendere, come un fiume in piena. Non potevo crederci.
La folla era in delirio e sentivo il mio nome urlato da tutte le parti, eppure non osavo alzare lo sguardo verso il pubblico.
Cercai di asciugarmi il viso e finalmente rivolsi lo sguardo verso la folla.
Milioni di visi sconosciuti mi sorridevano e mi guardavano.
C'era chi applaudiva, chi urlava, chi piangeva, chi abbracciava il proprio vicino.
Tentai di individuare qualche faccia conosciuta, e vidi Victor che applaudiva. Sentii l'orgoglio crescermi nel petto e non riuscii a trattenere un sorriso vittorioso. Gli avevo dimostrato la mia forza, e avevo anche battuto quel porcellotto del suo Yuuri.
Mi alzai in piedi e il mio sguardo fu colpito da un altro viso.
Otabek Altin, il concorrente kazako che si era avvicinato a me l'altro giorno, mi sorrideva, e teneva il pollice alzato, come per confermarmi che fosse andato tutto bene.
Sentii qualcosa muoversi nel mio petto e alzai una mano per rispondere al gesto in qualche modo, ma proprio in quel momento Yakov, il mio coach mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla pista. Fui letteralmente sommerso dalla folla, tutti mi facevano domande, a cui risposi in maniera monosillabica.
Durante la premiazione e la consegna delle medaglie cercai con lo sguardo Otabek, ma non lo vidi.
Quando finalmente riuscii ad uscire dallo stadio venni nuovamente investito da una folla di gente che si congratulava con me, ed io tentai invano di allontanarmi.
Quando tornai in hotel erano le tre di notte.
Dovevo ancora metabolizzare la notizia della vittoria, e infatti rimasi sveglio altre due ore.
Dato che non riuscivo assolutamente a dormire mi alzai dal letto per fare una doccia.
Mentre lasciavo scorrere l'acqua sul mio corpo, le lacrime ripresero a scendere.
Sfogai tutte le emozioni che avevo tenuto a bada durante quei giorni di gare e allenamenti, e dopo davvero molto tempo mi sentii leggero.
Ormai il peso della gara era andato, e così la mia smania di battere Yuuri. In quel momento non provavo nemmeno più rancore verso di lui, ne verso nessun altro, sentivo solo qualcosa in fondo alla mia coscienza, che però non riuscivo a spiegarmi.
Quando mi calmai finii di lavarmi ed uscii dalla doccia, con un asciugamano legato in vita e uno avvolto in testa a mo di turbante. Mi buttai s letto a faccia in giù e rimasi un po li fermo. 
Nonostante tutto continuavo a non avere sonno, e la cosa iniziava ad infastidirmi.
Mi era capitato di non riuscire a dormire prima di una gara importante,  ma mai dopo.
Rassegnato presi l'asciugamano che avevo in testa e iniziai a strofinarmi i capelli biondi.
Se non li avessi asciugati mi sarei preso un raffreddore terribile, e non ne avevo proprio voglia.
Nonostante lo sport avesse un po irrobustito il mio fisico avevo una salute piuttosto cagionevole, era sempre stata una mia caratteristica (che stranamente non sopportavo).
A distrarmi dai miei pensieri fu il rumore di qualcuno che bussava alla porta.
Ormai erano le cinque di mattina, chi poteva essere?
Mi alzai ed andai ad aprire, per ritrovarmi davanti Otabek.
Il ragazzo mi guardò con un espressione strana, e solo allora ricordai di aver indosso solo un asciugamano.
Sentii le mie guance andare in fiamme e mi coprii istintivamente con le mani.
Otabek aveva un espressione sempre più confusa, ed esordì con un «Hey, amico»
Io per tutta risposta feci un passo indietro e mi passai una mano tra i capelli
«Ehm...che ci fai qui?»
Il ragazzo prese il mio gesto come un invito ad entrare, infatti mi seguì e si andò a sedere sul letto.
«Sono venuto a congratularmi con te. Mi pare ovvio»
Cercai di dire qualcosa di intelligente, ma era come se mi mancassero le parole. L'unica cosa che uscì dalla mia bocca fu una specie di "grazie" poco convinto.
Lui però non si diede per vinto.
«Deve essere stato molto emozionante, vero? Ti ho visto piangere non appena finita l'esibizione. Certo, tu sei molto giovane, probabilmente senti ancora di più la pressione della gara..e in più c'era anche quell'altro Yuuri...»
Sembrava un fiume in piena. Continuò a parlare per almeno quindici minuti, senza mai smetterla e senza neppure darmi il tempo di rispondere. L'unica cosa che potei fare fu mettermi sul letto, vicino a lui, e ascoltarlo.
Stranamente non mi sentivo a disagio con lui, anche se non ci eravamo visti molte volte.
Mi era sembrato stranamente amichevole quel giorno, quando mi aveva "salvato" dalle mie fan con la sua moto.
Una frase che mi aveva detto quella sera mi era rimasta impressa nella mente.
"Avevi gli indimenticabili occhi di un soldato"
Ero rimasto parecchio a pensare al significato di quella frase.
Di solito la gente mi ricorda per altre cose...i miei occhi sono l'ultima cosa che guardano. Eppure...
«Yuri. Mi stai ascoltando?»
Otabek mi stava osservando.
Mi misi a sedere accanto a lui e annuii.
«S-si! Certo»
Il ragazzo sembrò dubbioso
«Mh..senti...ma che ci facevi sveglio a quest'ora della notte?»
Non seppi subito cosa rispondergli. In effetti era parecchio stupido non riuscire a dormire dopo una gara, ma non potevo farci nulla.
«Ecco...Non riuscivo a dormire. So che è stupido, se provi solo a prendermi in giro ti arriva un calcio in testa»
Probabilmente il ragazzo trovò quest'ultima frase molto divertente, perché si mise subito a ridere.
«Sembri un gattino arrabbiato. E comunque sta tranquillo, anche a me è capitato alcune volte...è perfettamente normale»
Avrei voluto ribattere che io non sembravo affatto un gattino, ma preferii non iniziare una discussione.
Lui mi sorrise, e io sentii di nuovo quella sensazione nel petto. 
Tirai su le gambe e appoggiai il viso sulle mie ginocchia, iniziando a guardare il muro, quando lui mi appoggiò la mano sulla schiena.
Io sussultai. Non mi aspettavo quel contatto.
Mi girai verso di lui con aria interrogativa.
«Credo che tu non riesca a dormire perché sei teso. Hai provato ad ascoltare della musica  o qualcosa del genere?»
Io scossi la testa.
Non ci avevo pensato in effetti.
Otabek mi sorrise di nuovo. 
«Ti consiglio di provarci. E mettiti dei vestiti, si vede tutto»
In effetti l'asciugamano lasciava ben poco all'immaginazione.
Io arrossii di nuovo e mi affrettai a cercare i miei pantaloni del pigiama.
Dopodiché tornai sul letto e presi le cuffie.
Il ragazzo si alzò.
«Beh, io vado. A domani Yuri.»
Prima che uscisse lo presi per un polso e lo fermai. Non so perché lo feci.
«Aspetta. Rimani qui finché non mi addormento. Magari poi la musica non funziona e non riesco a dormire di nuovo..»
Otabek alzò le spalle e tornò a sedersi sul letto.
«Come vuoi»
Io, un po confuso dalle mie stesse azioni, mi infilai le cuffie nelle orecchie. Dopo poco lui si girò verso di me.
«Che musica ascolti?»
Gli feci cenno di avvicinarsi, e gli diedi una cuffia.
Lui si sdraiò vicino a me, e io arrossii per la terza volta. Ero davvero vicino a lui.
Passò del tempo, ma comunque non riuscivo a prendere sonno. Improvvisamente Otabek mi mise una mano sul fianco e mi avvicinò a lui, in modo che il mio viso fosse praticamente appoggiato sul suo petto.
«Vediamo se così riesci a dormire...»
Ero veramente spiazzato dal suo gesto. Il mio cuore  batteva così forte che avevo paura che lui lo sentisse. Non ero per niente abituato al contatto fisico.
Quasi sussultai quando lui cinse il mio corpo con le braccia e iniziò ad accarezzarmi i capelli.
Che stava facendo?
Era strano.
Eppure non sentivo il bisogno di ribellarmi, anzi, mi piaceva quella sensazione.
Dopo poco il mio cuore si calmò ed io chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalla musica.
Mi addormentai così, fra le braccia di un ragazzo che solo poche ore prima era stato mio avversario.
   
 
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