Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: rocchi68    13/02/2017    1 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Scott invece credeva che i suoi buoni propositi fossero naufragati sul più bello.
Per oltre 2 giorni il rosso era rimasto a casa e solo perché non aveva intenzione di rovinarsi l’esistenza.
Tornò a scuola di venerdì e tutto sembrava normale.
Tanto casino, poca voglia di studiare, molti ragazzi che sbavavano dietro a qualche bel culo: le solite cose.
Appena giunto in classe, si sistemò al suo solito posto e senza rivolgere la parola a nessuno, iniziò a dormire.
Con quello che aveva fatto, credeva di meritarsi un qualche ringraziamento, ma probabilmente il destino pensava non lo meritasse.
Di come passava la giornata non gl’importava nulla, ma con tutto quello che aveva fatto, lei lo ripagava così.
Quelle poche parole…quelle rassicurazioni: un’immensa sciocchezza.
Aveva creduto alle sue promesse.
Alle promesse di una ragazza.
Era stato così stupido.
Sapeva che lei poteva pugnalarlo alle spalle e questi erano i risultati.
Sconfitto e umiliato su tutta la linea.
Passò quei 2 giorni chiuso nel suo squallido monolocale.
Nemmeno la domenica, giorno che usava per uscire e per liberare la mente, era stata sfruttata e per tutto il tempo aveva fissato il soffitto.
Un turbinio di pensieri lo torturavano.
Doveva fingere indifferenza, ma voleva sapere come stava.
Doveva tenerla lontana eppure voleva sapere se tutto andava bene.
L’orgoglio…quel maledetto, gli impediva di uscire, d’andarla a trovare, così tanto per passare il pomeriggio.
Se fosse uscito, avrebbe ammesso che aveva bisogno della sua compagnia e avrebbe fatto la figura dello stupido.
Chi avrebbe mai potuto desiderare una bestia?
Dopotutto si era solo illuso d’essere importante ed era caduto su quelle finte promesse.
Lunedì avrebbe saputo ogni cosa.
Doveva solo aspettare.
Aspettare di ritrovarsi davanti un’amara sorpresa.
 
“Ragazzi questo è il vostro nuovo compagno di corso: Trent Lambert.”
La sfortuna l’aveva bersagliato negli ultimi periodi.
E ora doveva aggiungere anche quel maledetto nella sua Università.
Non poteva credere che quello fosse animato da tanto odio, da poterlo spingere fino a quel punto.
Dawn, seduta vicino a lui, non era però spaventata come la prima volta.
Forse perché credeva che lui fosse cambiato.
Solo Scott sembrava fissato con il suo mantra: le persone non cambiano mai.
Nonostante avesse deciso di lasciarla libera, ora doveva di nuovo porsi dinanzi a lei.
Quel Trent non era un tipo raccomandabile.
Poteva benissimo fingere d’essere un amicone, per poi, all’improvviso, colpire alle spalle.
Se perfino Duncan e Brick lo avevano messo in guardia, ecco che la faccenda iniziava a diventare davvero preoccupante.
In più si aggiungeva anche il fatto che lei si ostinasse a non prendere lezioni di autodifesa.
Scott si chiedeva se sapesse a cosa stava giocando.
Poteva capitare che lui rimanesse a casa o che venisse chiamato per qualche impegno dell’ultimo minuto e allora chi mai si sarebbe frapposto per difenderla?
Lui sapeva che non poteva farci nulla.
“Non voglio!” S’impose nuovamente lei, mentre Scott la pregava di ripensare a quelle lezioni.
“Tu non vuoi capire.”
“La violenza non risolve le cose.”
“Dawn, io non posso proteggerti per sempre.”
“Sì che puoi.”
“Perché sei così cocciuta?” Borbottò sconsolato.
“Secondo me è cambiato.”
“Il tuo senso di fiducia verso gli altri è incredibile.”
“Tutti possono cambiare, considerando che ci sei riuscito anche tu.”
“Io sono cambiato in peggio, ma fidati che migliorare, per uno che prova solo odio, è quasi impossibile.”
“Non dire così.”
“Io ho provato entrambe le sensazioni e a oggi posso dirti che uno mosso dalla rabbia non può diventare buono.” Sbuffò il rosso, mentre l’accompagnava alla sua villetta.
“Fai come meglio credi.”
“Domani metterò in chiaro le cose con Trent e vedrò cos’ha da dire.”
 
Infatti l’indomani, così come aveva promesso alla ragazza, si era confrontato con lui, ma non ne aveva cavato un ragno dal buco.
Non sapeva nemmeno se era buono o cattivo, a essere onesti, e per il momento aveva deciso di estendere il suo credo d’innocente fino a prova contraria.
Qualora avesse fatto qualcosa, lui si sarebbe mosso e avrebbe sistemato la faccenda com’era solito fare.
Questo per il primo mese.
Poi vide l’irrimediabile.
Fu quando lo vide tentare d’alzare le mani sulla sua Dawn che lui non riuscì più a trattenersi.
Chiuse la porta dell’aula dietro di sé e lo malmenò per bene, mandandolo all’ospedale.
Dopo quell’ultima ripassata, Scott ebbe la certezza che Trent non si sarebbe più presentato.
Aveva lasciato messaggio ai professori che lui aveva intenzione di cambiare Università, senza che nessuno ne capisse il motivo.
Solo lui, Scott e Dawn sapevano la verità.
E suoi banchi di scuola non poteva che fissarla con sguardo deluso.
Lei aveva riposto le sue aspettative in una persona e puntualmente aveva sbagliato.
Sperava almeno che avesse imparato qualcosa da quell’ennesima lezione.
“Con quello che hai fatto non dovremmo vederci più.” Esordì lui, facendola sussultare.
“Non dire così.”
“Forse devi andartene lontano da me, prima che diventi come Trent.”
“Non accadrà.”
“Dovresti avere paura di farti vedere fuori scuola con me.”
“Non me ne frega niente di quello che pensano gli altri. L’ho capito tardi e poi con te mi sento al sicuro. Mi sento protetta e non potresti mai deludermi perché non ne sei in grado.”
“Se lo dici tu.”
“Allora?”
“Allora che?”
“Non mi hai ancora risposto. Vieni o rifiuti l’invito?”
“Credo che tu abbia già deciso per entrambi.” Ridacchiò appena.
“Quindi è deciso.
“Ti chiedo comunque scusa.” Borbottò il rosso.
“E per cosa?”
“Con la scusa di dare fiducia a Trent, non ti ho protetto a sufficienza.”
“Non preoccuparti…parleremo di questo quando mi darai la prima lezione.” Sorrise, accettando la sua proposta.
Quelle poche ore di scuola non furono molto pesanti e i due si ritrovarono come il solito a fare la passeggiata che li separava dal monolocale del ragazzo.
Dopo aver fatto un breve pranzo, il rosso liberò il minuscolo salotto del suo appartamento per avere lo spazio necessario per allenarsi.
Il luogo era angusto, ma sufficiente per i due.
Prima di cominciare però diedero una rapida occhiata agli esercizi che dovevano svolgere e dopo averli risolti, ripresero a parlare dal punto in cui si erano interrotti durante la lezione di Psicologia.
“Con queste lezioni non sarei più esposta a molti pericoli.”
“Lo so.”
“Ricorda comunque che l’impegno deve rimanere costante e ti chiedo scusa nuovamente per averti esposto a qualche pericolo evitabile.”
“A me non interessa ciò, ma vorrei sapere il perché non metti la tua felicità prima di quella degli altri.”
“Dovrei cominciare a farlo, ma non ci riesco mai.” Borbottò, avvicinandosi all’armadio.
“Forse ci riusciresti se ti liberassi del blocco che stai tenendo.”
“Blocco?” Chiese, voltandosi, ma continuando ad armeggiare tra le magliette.
“Nascondi qualcosa.”
“Nessun segreto mi dispiace per te.”
“Non sei il ragazzo che ho conosciuto.” Soffiò appena, lasciandolo intento a cercare qualcosa.
“Perché lo credi?”
“Se me lo chiedi vuol dire che è vero.” L’aveva fregato e lui non se ne era nemmeno accorto.
“Può essere.”
“Cos’è successo al ragazzo con cui ho passato i migliori anni della mia vita?” Chiese di nuovo, cogliendolo di sorpresa.
Quello era un argomento che non poteva affrontare senza guardarla negli occhi e infatti socchiuse le ante e si riavvicinò.
“Non tornerà più.”
“Perché?”
“Perché è molto meglio così, credimi.”
“Cosa mi stai nascondendo?”
“Se te lo dicessi, capiresti tutto e sarebbe sbagliato.”
“Se me ne parlassi sarebbe più facile.”
La tentazione di confidarsi era tanta, ma non poteva farla star male.
Un giorno forse sarebbe stata pronta, ma quello non era il momento opportuno.
“Parlare…perché dovrebbe importarti?”
“Perché siamo amici.” Rispose prontamente senza abbassare lo sguardo e carezzandogli una mano.
“Non per spegnere il tuo entusiasmo, ma io ti conosco e una porta chiusa non è piacevole.”
“Non ti ho mai chiuso la porta in faccia.”
“Lo hai fatto eccome.” Riprese, mettendo in dubbio la sua parola e facendola riflettere.
“Quando?”
“2 secondi fa. Hai dubitato di te stessa e così facendo hai dubitato anche di me.” Continuò fino a quando non decise di rialzarsi per tornare a rovistare in mezzo ai suoi vestiti.
Lei invece credeva stesse scappando e non voleva lasciarlo fuggire così facilmente
“Non andartene.”
“Perché dovrei? Questa è casa mia e dobbiamo allenarci.”
“Devi dirmi la verità.”
“Non vuoi sapere la verità, vuoi solo conoscere il mio segreto per poi dirlo a tutti. Ti conosco fin troppo bene e non sei così diversa dalle altre.”
“È per questo motivo che sei un bullo? Vuoi talmente differenziarti dagli altri che hai accettato di essere un teppista?” Gli chiese, alzandosi anche lei dal letto e andandogli alle spalle.
“Io posso essere ciò che voglio, ma tu non puoi capire.”
Non credeva di trovarsela alle spalle, ma si accorse della sua presenza solo quando sentì il suo abbraccio.
Mancava poco e si sarebbe commosso, ma non poteva mostrarsi così debole dinanzi a lei.
“Ti prego.”
“Non puoi portare questo peso.”
“Promettimi che un giorno me lo dirai.”
“Perché dovrei?” Chiese, continuando a cercare.
“Perché tu mi vuoi bene e se non mi racconti la verità, io non seguirò più le tue lezioni.”
“Forse.”
“D’accordo. Che cosa stai cercando?” Riprese, cercando di sbirciare oltre l’amico.
“Tieni.”
“A cosa mi serve?”
“Sei vestita troppo pesante e non vorrei che ti rovinassi il vestito. L’allenamento è sia teorico che pratico e quindi devi essere leggera come una piuma.” Borbottò, dandole le spalle e permettendole di cambiarsi d’abito.
“Cominciamo?”
Il ragazzo invitò quindi l’amica al centro del salotto e iniziò subito con la prima lezione.
“Quando una donna si difende può utilizzare anche i colpi bassi. Dita negli occhi, colpi sotto la cintura, pestoni, spray al peperoncino: sono tutti consentiti.”
“Quindi?”
“La prima cosa che devi fare quando qualcuno t’immobilizza è quella di liberarti e scappare. Scappa sempre e non guardarti mai indietro.”
“Potresti essere più chiaro?”
“Cerca di bloccarmi.” Propose subito, dandole il tempo per pensare a qualcosa.
“In questo caso devi afferrare il polso e fare leva con forza. Una volta libera scappi lontano, capito?”
“Credo di sì.”
“Procediamo.”
Il giovane le andò subito alle spalle e le passò una mano lungo la cintura e un’altra a tapparle la bocca.
Sapeva bene che non poteva imparare i movimenti al primo colpo e ci sarebbe voluto un bel po’ prima che fosse pronta.
“L’altro polso.” Bisbigliò, correggendo sul momento l’errore.
“Così?” Chiese applicando poca forza.
“Sì. Ora con più forza che puoi.” Ordinò, ripetendo la stessa posizione di prima.
La ragazza nell’atto di liberarsi si sbilanciò troppo all’indietro e il rosso non aspettandosi nulla di tutto ciò si ritrovò a cadere di schiena.
Era davvero leggera come una piuma.
Non pesava nulla, nonostante fosse atterrata sopra il suo corpo.
Poi si girò.
Come se l’avesse aspettato da una vita e si perse nel celeste dei suoi occhi.
“Tutto bene?” Chiese con un po’ d’apprensione.
“Non preoccuparti.”
Inconsapevolmente l’aveva avvolta nelle sue braccia e più si ordinava di lasciarla libera e di rialzarsi, più la stringeva a sé con forza.
“Cosa fai?”
“Prova a liberarti.” Rispose con un caldo sorriso.
“Non mi hai ancora insegnato come fare.”
“Aguzza l’ingegno.” Bisbigliò appena, mentre lei cercava di divincolarsi dal suo abbraccio.
Per circa 5 minuti provò ad uscire e a scivolare fuori, ma poi sconfitta dalla strategia del rosso, si arrese.
“Non ce la faccio.”
“Vorrà dire che staremo così per sempre.” Disse, mentre lei arrossiva per l’imbarazzo.
“Ma…”
“Hai una parte del corpo totalmente libera che puoi sfruttare e che non posso bloccare.”
“Davvero?” Chiese, guardandolo negli occhi.
“Rifletti…io sono un killer e tra qualche secondo ti bloccherò con un braccio e con la mano libera ti ucciderò. Cosa faresti per salvarti da morte certa?”
“Non lo so…”
“Devi attenerti al mio giochino se vuoi liberarti. Svuota il corpo e la mente e immagina che io sia Trent.” Borbottò, stringendola ancora più forte.
“Se ci fosse qualcosa per terra potrei…”
“Perderesti solo energie. Devi assolutamente trovare un punto debole e sfruttarlo per toglierti dai guai.”
“Ti prego…”
“Non puoi sperare che qualcuno si ravveda durante un assalto e ti restano pochi secondi per reagire.”
“Cosa devo fare?” Chiese di nuovo, mentre lui continuava a negare con il capo e l’avvolgeva ancora più forte.
“Se non trovi la situazione in un minuto, rigiro la situazione a mio vantaggio e farò come si è comportato Trent alla festa di cui mi hai parlato.” Non voleva ferirla, né colpirla così duramente, ma doveva riuscirci.
I suoi occhi erano sinceri e se non avesse trovato la soluzione, avrebbe portato a termine quella promessa.
Spalle al muro e la concentrazione che lascia posto all’istinto.
“Dita negli occhi?” Propose, cogliendolo di sorpresa.
“Esatto. In questo caso le dita negli occhi sono il primo passo.”
“E poi?” Scott voleva sapere come se la sarebbe cavata, mentre allentava la presa.
“Se non ti blocca in nessun altro modo, scappa lontano, altrimenti colpisci forte alla gola.”
“Perfetto, impari piuttosto in fretta.”
La ragazza finalmente libera si rialzò, offrendo una mano anche all’amico che l’afferrò con forza.
Non credeva imparasse così in fretta, ma aveva davanti a sé ancora quegli occhi chiari.
Quegli occhi da cerbiatto lo avevano spiazzato e sentiva un po’ di calore all’altezza del petto che si stava spargendo per il resto del corpo.
Sapeva di non essere in perfetta salute e credeva fosse una delle conseguenze del suo stile di vita malsano.




Angolo autore:


Ho sonno!


Ryuk: È per questo che non hai letto il capitolo?


Mi annoi, Ryuk.


Ryuk: Dato che non lo fai tu, ringrazio tutti coloro che leggono.


Alla prossima.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68