Aveva osservato il proprio riflesso nello specchio dietro il bancone del bar in cui si era rifugiato.
Non poteva stare a casa. Non voleva stare a casa.
Tra quelle mura c’erano troppi ricordi. C’erano troppe cose che voleva dimenticare.
Voleva dimenticare la sua voce. Voleva dimenticare il suo tocco sulla propria pelle. Voleva dimenticare com’era trasformarsi sotto il calore delle sue mani.
E se fosse rimasto in qualche luogo che avevano condiviso ne sarebbe uscito folle.
Solo un anno prima avevano passato un San Valentino degno di questo nome.
Ora erano due estranei e neppure sapeva dove avrebbe potuto trovarlo. Perché Steve Rogers era scomparso e lui era troppo orgoglioso per cercarlo. Nessuno dei due faceva la minima mossa verso una possibile riconciliazione.
Steve lo aveva lasciato e questo era il pensiero che lo lacerava fin nel profondo. Era bravo a nasconderlo. Era sempre stato bravo a nascondere le proprie vere emozioni.
Solo Steve avrebbe potuto vedere oltre la sua recita. Solo Steve lo avrebbe potuto salvare da sé stesso e dall’errore che stava facendo quella sera.
Ma Steve non c’era. E lui era da solo. In un bar anonimo di non sapeva più neppure quale quartiere di New York. In compagnia di qualche bicchiere di troppo, di troppi liquori diversi.
Stupido com’era avrebbe sicuramente fatto l’errore di cercarlo, prima o poi. Avrebbe vomitato parole senza senso solo perché non avrebbe saputo come dirgli le cose più semplici.
Che gli mancava.
Che aveva bisogno di lui.
Che non sapeva più che piega stava prendendo la sua esistenza.
Che lo amava e che non poteva continuare così.
Ma era troppo orgoglioso per dire tutto ciò.
Avrebbe solo parlato di cazzate e Steve si sarebbe arrabbiato perché avrebbe subito capito che aveva bevuto, che aveva infranto una promessa che gli aveva fatto.
Ma Steve era stato il primo ad aver infranto tutte le promesse che gli aveva fatto.
Steve se n’era andato.
E lui era rimasto da solo.