LET IT BLEED
Quel giorno del 1991 ero immerso nell'estate, nel sole della California, con l'amore della mia vita al mio fianco e, vi giuro, non c'era altra cosa che desiderassi di più al mondo.
Era un hic et nunc di una perfezione assoluta.
Cosa ci sarebbe stato da aggiungere a quell'idillio, mi domandavo mentre fendevo la folla trascinandomi dietro Marianne, la donna con la quale avevo condiviso il letto e la vita on the roaddi quell'ultimo anno.
Eravamo freschi di matrimonio. Quel giorno era mia moglie, non era più la mia fidanzata. Eravamo giovani con tutta la vita davanti, e tante speranze nel cuore, io avevo ventotto anni, per la precisione, lei era appena ventenne.
Per quanto mi riguardava ero felice, soddisfatto di me e della compagna che mi ero scelto per passarci la vita: bella, bionda, divertente, molto indipendente, mai maliziosa e poco gelosa. Marianne era perfetta per stare con uno come me, nessuno ci avrebbe mai separati, nessuno al mondo ce l'avrebbe fatta a spezzare il nostro incanto. Ne ero convinto.
Eravamo in visita in quella piccola cittadina situata nell'entroterra fra Los Angeles e Santa Barbara – ai margini di uno dei più bei parchi Naturali della California – lontani miglia e miglia dalla Città degli Angeli che tanto temevo, ed era lì che intendevo investire dei soldi. Volevo comprare una casa per me e mia moglie.
Sapevo che molti personaggi famosi vi risiedevano, per cui davo per scontato che i miei futuri concittadini fossero avvezzi a incrociare celebrità e di conseguenza ero certo che nessuno mi avrebbe fermato per la strada per chiedermi un autografo. Avrei potuto condurre una vita normale vivendo in quel posto e dopo che la fama mi aveva quasi travolto, ne avevo un bisogno disperato.
Anche per questo mi ero sposato con Marianne, che incarnava in maniera perfetta la cosa di cui avevo più fame: la normalità. Una ragazza normale, negli Statesper finire gli studi all’Università della California a Los Angeles, europea, niente a che vedere con il mondo della musica e dello spettacolo. A dirla tutta nemmeno sapeva chi fossi quando l'avevo approcciata in un bar, dove l’avevo raggiunta dopo averla vista attraversare la strada con la sua aria innocente, pulita e fresca. Era perfetta.
Un colpo di fulmine mi legava a lei ed ero grato alla vita, o a chi per essa, per avermi fatto incrociare quegli occhi azzurri, chiari e limpidi come il cielo senza una nuvola.
– Marianne, ti piace questo posto? – le domandai voltandomi verso di lei, passeggiando per le strade del centro, mentre la tenevo sottobraccio.
– Sì, Syd, è magnifico. Come hai fatto a scovarlo?
– Chi cerca trova e come ben sai, – le sussurrai posandole in maniera lieve un dito sulle labbra, – ho cercato anche te a suo tempo. Non sbaglio mai!
(...)