Damon era sopra Alec, gli teneva le mani ferme, e stava affondando i canini nel collo dell’elfo, usandoli come coltelli per tranciargli la gola, nonostante ogni parte del suo viso che veniva a contatto con la linfa si corrodeva. Ma dopo un paio di morsi sferratogli, il vampiro si sentì avvolgere mani e piedi da rami pungenti, e poco dopo si ritrovò sospeso a mezz’aria, immobilizzato.
«Com’è possibile?! Ho il diaspro rosso in tasca!» urlò con un tono misto tra l’incredulo e l’arrabbiato, rivolgendosi a Bonnie.
«Forse perché non è un attacco?» ipotizzò lei, che intanto guardava l’elfo, a cui mancava una buona parte di collo, e stava perdendo molta linfa.
«Io non ho fatto nulla.» disse l’elfo con un filo di voce che stonava col sorriso sul viso, dato che era conciato malissimo, poi entrambi si accorsero perché aveva quell’espressione: stava guardando Alyssa, che aveva le mani alzate, e lo guardava preoccupata.
«Stai bene?» gli chiese, senza abbassare le mani, e quando lui annuì, guardò Damon in cagnesco.
«Da vero codardo attaccare sapendo che non può contrattaccare.» gli disse soltanto, e strinse le mani in pugni.
I rami iniziarono a stringersi pian piano intorno ai polsi e alle caviglie del vampiro, mentre la ragazza ne approfittò per uscire velocemente dalla barriera, aiutare Alec ad alzarsi, e tornare dentro la barriera insieme a lui. Quando vide che erano al sicuro, fece ritirare i rami, e Damon cadde a terra con i polsi e le caviglie sanguinanti, ma più che le ferite inflitte dai rami, gli dolevano quelle più profonde provocate dal comportamento della ragazza.
«Forse niente succede per caso. Mi avevi fatto credere di essere migliore di così. E lo so che ho sbagliato, lo so che mi merito di soffrire, ma tentare di uccidere lui riducendolo in brandelli è stata una mossa da villano, soprattutto essendo in vantaggio grazie anche alla mia magia.» disse decisa la ragazza, che intanto stava aiutando Alec a riprendersi con la magia di entrambi.
«Cosa credevi? Che ti avrei detto “Oh certo, è stato tutto un semplice qui pro quo, andiamo avanti come se niente fosse”?!» sbottò lui, sempre più sorpreso dalla ragazza.
«No, ma da un uomo di centosettantadue anni mi aspettavo un po’ più di maturità! E data l’epoca in cui sei nato, dove ci si batteva a duello tra signori, anche meno vigliaccheria e villania!»
«Oh, bene, ora usiamo la scusa dell’età! Magari ora mi dirai che sono troppo vecchio per te o che è giusto che tu faccia altre esperienze prima di restare con me per l’eternità, vero?!»
«Piantala idiota! Non voglio fare altre esperienze con nessuno!»
«Non mi sembra proprio! Li ho percepiti sai? Il piacere, la felicità, la magia, i sentimenti che provavi mentre lui ti possedeva! Dio! Come hai potuto anche solo pensare che io ti stessi tradendo?!»
«Forse perché ti ho visto con i miei occhi?!»
«E per questo ti sei buttata subito tra le sue braccia, oltretutto dopo che ti aveva già ingannata una volta?!»
La ragazza non rispose più. Aveva cambiato espressione: dalla rabbia, era passata alla desolazione. Si alzò in piedi, e iniziò a camminare verso il bordo della barriera.
«Sono qui. Fai di me quel che vuoi e facciamola finita.» disse la ragazza non appena ne fu fuori.
«No! Alyssa! Torna dentro!» urlò Alec terrorizzato, vedendo che il viso di Damon si era trasformato. Avrebbe voluto alzarsi e mettersi davanti a lei per poterla proteggere, ma non aveva ancora recuperato le forze.
«Damon! Non fare stronzate! Non potrai tornare indietro!» urlò invece Bonnie, e quando lui si scagliò contro Alyssa, non riuscì a guardare e si voltò subito di spalle, tappandosi le orecchie con le mani dal terrore di ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Caroline era accoccolata tra le braccia di Klaus, in quella che sarebbe
stata in futuro la loro residenza a Los Angeles. Lui le carezzava
dolcemente i capelli dorati, e lei teneva il viso contro il suo petto,
baciandolo di tanto in tanto.
«Sei sicuro di lasciar fare tutto ad Elijah?» gli
chiese la bionda, alzando lo sguardo per osservare la sua reazione.
«Sì, almeno si terrà occupato. Non gli
è mai piaciuto essere solo, anche se non lo dà a
vedere.» le rispose l’Originale guardando un punto
lontano, poi la guardò negli occhi: «E in
più ho la sensazione che questa sarà
l’ultima notte di pace che avremo per un bel po’ di
tempo, e voglio passarla solo con te, My
Love».
«Perché? Dici che avremo problemi per quella
questione di Alyssa come sirena?» chiese lei preoccupata, e
provocò una risata affettuosa del vampiro.
«No, tesoro, intendevo per il fatto che saremo un
po’ troppi in quel loft, e sicuramente non avremo
più la privacy che abbiamo ora, in questa bellissima villa
in cui mia sorella, Stefan ed Elena sono talmente distanti da questa
camera da non riuscire a sentir nulla nemmeno col loro udito
sorannaturale!» le spiegò lui,
l’espressione un misto tra il divertimento procuratogli dalla
preoccupazione della vampira e la soddisfazione di possedere una villa
tanto grande.
«Beh, allora non perdiamoci
quest’occasione!» gli sussurrò lei
ammiccando, e si mise sopra di lui. Lo baciò
appassionatamente, stringendogli il viso con le mani a coppa, e lui per
tutta risposta cominciò a slacciarle il reggiseno.
Lei iniziò a strusciare i fianchi su di lui, e
l’Originale le strinse passionalmente i glutei, mentre
staccava le labbra dalle sue per scendere sul collo della bionda,
sbaciucchiandolo e mordicchiandolo. Caroline stava già
gemendo, quando in un attimo si ritrovò sotto di lui,
entrambi completamente nudi. Si unirono senza trattenere gemiti e rochi
mugugni, lasciandosi andare alla più rude passione.
Quando l’alba illuminò la stanza, entrambi erano
ancora nudi sotto le lenzuola, abbracciati stretti, e stavano dormendo.
Il cellulare di Caroline squillò, era un sms. Lei si
svegliò, cercando di non smuovere Klaus, e prese il
cellulare per leggerlo. Era di Bonnie, e non appena lo lesse si rese
conto che avrebbe dovuto nascondere qualche piccolo dettaglio
all’Originale nel suo letto.
Damon strinse Alyssa tra le sue braccia, e le affondò i
canini nel collo. La ragazza non urlò nemmeno, si
limitò semplicemente a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi
alla sua volontà. Probabilmente voleva ucciderla
dissanguandola, lasciandola vuota, più di quanto
già lo era dopo quella brutta litigata. Dopotutto, sarebbe
morta comunque prima o poi, e morire tra le braccia di Damon le
sembrava un modo più dolce di tutti gli altri per farlo.
Dopo un po’, sentì i canini ritrarsi dalla sua
pelle, e poi qualcosa di caldo contro la bocca.
«Bevi.» le sussurrò Damon, e lei
stancamente lo accontentò ancora, tenendo gli occhi chiusi,
mentre lui riaffondava i canini nel suo collo. Voleva forse
trasformarla in vampira? Non ci aveva ancora pensato, non
l’aveva mai avuto nei suoi progetti, nonostante stesse con
lui. Era forse meglio che morire e basta? O era una condanna ad
un’esistenza non degna, come tanti dicevano?
Come un flash nella sua mente, generato dal vampiro, vide le immagini
di un futuro indefinito: un lungo tappeto rosso in mezzo a delle file
di sedie bianche con fiocchi lilla in un bel giardino, i suoi nuovi
amici americani e i suoi parenti venuti dall'Italia vestiti tutti
eleganti, Damon tutto elegante anche lui, sotto un arco di fiori
bianchi e lilla, e lei con un bellissimo abito da sposa che avanzava
sul tappeto rosso.
Poi le immagini svanirono, e riaprì gli occhi. Lui era
ancora davanti a lei, con gli occhi lucidi. La guardò
un’ultima volta, e poi tuffò impetuosamente le
labbra sulle sue. Lei ricambiò il bacio, in modo
più appassionato che mai, pensando che avrebbe potuto essere
l’ultimo, e gli cinse le spalle, stringendolo a
sé. Lui per tutta risposta la prese a cavalcioni senza
smettere di baciarla, e cercò di andare dentro il loft,
senza successo. Senza demordere, sfruttò la barriera come se
fosse un muro, e continuò a baciarla, sempre più
appassionatamente, cercando di strapparle il vestito di petali da dosso.
«Forse è meglio andare dentro, se non vogliamo
assistere ad altro in più.» disse Bonnie ad Alec,
imbarazzata ma contenta che tutto si fosse sistemato.
«Non è necessario.» disse
l’elfo, attirando l’attenzione del vampiro, che si
bloccò, facendo scendere a terra Alyssa. L’elfo
creò su un altro albero una casetta come quella che aveva
fatto per lui e la ragazza, e tutt’attorno un canneto come
barriera, che si stava richiudendo davanti ai due.
«Questo è un regalo per te,
Principessa.» le disse, mentre lei lo guardava con
un’espressione indecifrabile, prima che la barriera li
nascondesse alla sua vista. Poi se ne andò nella sua
casetta, dove ogni cosa gli ricordava lei, e non riuscì
più a trattenere le lacrime.
Il messaggio che aveva letto ancora riecheggiava nella mente di
Caroline:
Katherine
è qui, ma Klaus assolutamente
non può ucciderla, ci serve per Alyssa.
È importante. Non può scappare, è
bloccata
in una stanza del loft con un incantesimo.
Fallo capire tu a Klaus, ti prego.
Era tanto concentrata su di esso, che non s’accorse che Klaus
si era svegliato e la stava fissando con sguardo indagatore.
«Cosa ti frulla in quella testolina, My
Darling?»
chiese perplesso l’Originale.
La vampira cercò di contenersi il più possibile,
e iniziò ad azzardare delle ipotesi: «Se ti
dicessi che qualcuno sa dove si trova Katherine, tu che
faresti?».
L’Originale la guardò di sbieco, ma non le
rispose: «Come mai stai pensando alla Petrova?».
«Puoi rispondermi senza pormi altre domande,
grazie?» ribatté lei con un leggero nervosismo.
«Non so, probabilmente cercherei quel qualcuno, gli chiederei
gentilmente di dirmi dov’è quella stronza, e in
caso non mi risponda inizierei a torturarlo finché non gli
uscirà dalle labbra per disperazione. Poi raggiungerei
Katherine e la ucciderei, ovviamente facendola soffire moltissimo prima
di porre fine alla sua inutile esistenza.» rispose lui, senza
riuscire a nascondere la rabbia che provava per la vampira doppelganger.
«E se fosse utile invece? Se qualcuno ti chiedesse di non
ucciderla ora, perché serve per altro?»
continuò con le ipotesi la bionda.
«Dipende. Chi me lo chiederebbe? Perché? Ne
trarrei un vantaggio?» disse l’Originale
diplomaticamente.
«Se te lo chiedessi io? Oppure Bonnie? Insomma, qualcuno di
cui ti fidi.» rivelò lei, senza aspettarsi una
precisa reazione.
«Quel qualcuno dovrebbe avere un ottimo motivo per chiedermi
una cosa del genere, sapendo quanto odio quella
doppelganger.» rispose relativamente tranquillo
l’ibrido.
«Supponendo che ce l’abbia?»
azzardò Caroline.
Klaus si alzò dal letto, e si vestì in men che
non si dica.
«Che stai facendo?» chiese confusa la bionda, e la
risposta del fidanzato la lasciò a bocca aperta:
«Mi sto preparando. Cerchiamo di anticipare la partenza,
voglio proprio scoprire perché è tanto importante
quella stronza!».
Poiché era solo da poco tempo che si erano aperti a questo
tipo d’intimità, Damon e Alyssa non avevano mai
avuto incontri così passionali, viscerali, focosi. Forse per
colpa della litigata, o per la paura che entrambi avevano avuto di aver
perso l’altro, si erano abbandonati a se stessi e alle loro
emozioni, senza reprimerle, senza pensare a ciò che era
corretto o meno, senza alcun pudore.
«Promettimi che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu
possa vedere, non farai mai più niente di così
avventato. Ci stavamo perdendo per nulla.»
sussurrò Damon ad Alyssa, stretta tra le sue braccia, nel
letto sulla loro casetta.
«Promesso. Ma ricordati dell’attacco
dell’elfo in giardino: ho avuto un buon maestro in quanto a
reazioni avventate.» rispose lei, accucciandosi di
più.
«Touché.
Mi sa che dovremmo darci entrambi una calmata, e non partire ogni volta
in quarta. Ho così tanta paura di
perderti…» stava dicendo il vampiro, ma lei lo
interruppe: «Non succederà».
«Già… Senti, anche se mi dà
molto fastidio come cosa, forse dovresti prenderti cinque minuti con
l’elfo, sembrava sinceramente affezionato a te, e non deve
aver preso bene il nostro riavvicinamento, nonostante questo regalo.
Sarò pure immortale, ma non sono di pietra.» disse
il moro, sorprendendo la ragazza.
«Non saprei cosa dirgli…»
mugugnò lei, senza allontanare il viso dal suo petto.
«Sì che lo sai, ma non lo devi dire a me. Non lo
voglio nemmeno sapere. Però non possiamo cancellare
ciò che è successo, e se per me è
stata dura, per lui dev’esserlo stato il doppio. Anche se
è stata una cosa breve, lui a differenza mia alla fine si
è ritrovato solo. Completamente.» disse amaramente
Damon, pensando che sarebbe potuta andare al contrario. Era sicuro che
non ce l’avrebbe fatta a vedere la sua Alyssa con
quell’elfo. Solo qualche visione di quella notte era stata
una tortura per lui, ed era durata appena qualche minuto. Un
eternità così non l’avrebbe sopportata.
«Forse più tardi…» prese
tempo lei, ma lui non era d’accordo: «Ci siamo
rilassati fin troppo, amore. Katherine ti aspetta, deve parlarti.
Possibilmente prima che arrivi Klaus e la voglia uccidere».
Il vampirò la baciò dolcemente, poi si
alzò e si rivestì. Lei seguì il suo
esempio, ma quando vide il vestito di petali a terra mezzo distrutto si
immobilizzò. Damon lo notò, e con
un’impressionante nonchalance le disse: «Comincia a
metterlo, per come puoi, vado a chiamare il sarto».
E si avviò fuori dalla casetta.
Alec sapeva che tutto quel piangere non l’avrebbe fatto stare
meglio, ma non riusciva proprio a trattenersi. Tra Katherine e Alyssa
non sapeva proprio chi l’aveva ferito di più. In
tutta la sua lunghissima esistenza, le donne che gli avevano rubato il
cuore si potevano contare sulle dita di una mano, senza nemmeno usarle
tutte. Era stato così strano sentire tutti quei sentimenti
per Alyssa, che come gli aveva fatto notare Bonnie, conosceva da
nemmeno un giorno, che ora si sentiva spaesato come non mai. Avrebbe
voluto che quella giornata non fosse mai esistita, ma appena lo pensava
se ne pentiva.
Tentò di pensare ad altro e cancellare i ricordi di quella
bellissima notte maledetta facendo sparire le lenzuola petalose dal
letto, i vestiti di Alyssa dalla sedia, la mela che lei aveva mangiato
solo per metà da sopra il tavolo. Ma non cambiò
granché, il senso di smarrimento non si alleviò.
«Elfo!» sentì urlare d’un
tratto, ma sapendo chi l’aveva urlato non si
preoccupò di rispondere né di farsi vedere.
«Ok, proviamo così… ALEC!»
sentì ancora, e stavolta si decise a scendere in giardino,
visto il tono usato.
«Cosa c’è Damon? Vuoi farmi vedere il
trofeo?» disse l’elfo, seccato, e senza mascherare
l’irritazione.
«Niente affatto. Alyssa ha bisogno di te.» rispose
il vampiro, senza far trasparire alcuna emozione.
«Cos’è successo? Sta bene?» si
allarmò l’elfo, avvicinandosi al bordo della
barriera.
«Sì sì, sta bene. Ha solo
bisogno…del sarto. E intanto che ci sei credo di potervi
lasciare qualche minuto per chiarire le questioni in
sospeso.» lo tranquillizzò il vampiro.
«Non c’è nulla da chiarire.»
disse risoluto l’elfo, suscitando uno sbuffo del vampiro:
«Anche io, come te, sono su questa terra da un bel
po’, e so come vanno certe cose. Avete bisogno di parlare,
non è necessario farne un dramma».
«Non hai paura che possa succedere ancora qualcosa tra di
noi?» lo sfidò l’elfo.
«Sono un tipo sicuro di sé.» fece
spallucce il vampiro, poi tese il braccio verso la casetta
dov’era ancora Alyssa, «Va’, Alec, prima
che il mio buonumore scompaia».
L’elfo lo guardò in modo strano, come se allo
stesso tempo lo stesse ringraziando ed insultando, poi si decise ad
andare da lei. Varcò la barriera di rose, e poi
entrò senza problemi nel canneto. Quando fu sotto la
casetta, si trovò indeciso sul da farsi: avrebbe voluto
urlare qualcosa come «Permesso?» o
«Posso?», ma l’idea di guardarla senza
essere notato lo incuriosiva, per cui scelse quest’ultima
opzione. Saltò sulla casetta silenziosamente, e come lui
aveva sperato, Alyssa era di spalle. Si teneva stretto addosso il
vestito di petali che lui le aveva creato quella mattina, ormai ridotto
in mille pezzi e rinsecchito, e lo ammirava sognante e dispiaciuta,
toccandone i bordi dov’era stracciato.
«Alec…» mormorò lei, e
l’elfo si tese come una corda di violino. Non aveva fatto
rumore, né aveva segnalato la sua presenza con la magia come
la prima volta che l’aveva vista, dentro casa, dal giardino,
e si chiese come avesse fatto a capire che era lì.
«…spero di aver fatto la scelta giusta. Spero che
quel sogno, o meglio incubo, non sia davvero premonitore.»
continuò lei, e così lui capì che
stava pensando ad alta voce.
«Giustamente, tra morte e vita cosa scelgo io? La morte,
quella eterna, che inesorabilmente arriverà se
vorrò stare con lui. Perché di certo non
amerà una brutta vecchietta, quando accanto si
ritroverà gli amici di sempre, tutti giovani e belli. Magari
gli farò schifo già tra vent’anni. Ho
scelto un amore con la data di scadenza ben impressa sul
collo.» continuò lei, credendo di essere sola, e
non riuscì a trattenere una risata amara
sull’ultima frase.
«Eppure è da tanto che lo so, da prima di starci
insieme. Ma prima d’ora non avevo mai avuto dubbi. Forse
perchè non sapevo di essere una strega sirena? O
perché non avevo in testa qualcun altro…? Oh
cavolo, che diavolo mi prende?! Gli avevo promesso che non sarei stata
come Katherine ed Elena, che avrei amato sempre e solo lui! E invece
sono diventata esattamente come loro, con la differenza che perlomeno
non sono indecisa tra due fratelli. Ma questo non mi rende migliore.
Niente affatto. Sono un mostro. Un mostro che farà soffrire
uno dei due, e non potrà farci niente. Se solo potessi
tornare indietro…ma non cambierebbe nulla. Non riuscirei a
fare diversamente. Perché tutto quello che ho fatto,
l’ho fatto in buona fede.» terminò lei,
stringendo più forte l’abito a sé.
Alec si mosse silenzioso, e in un attimo fu dietro di lei. Le cinse i
fianchi, suscitandole un piccolo urlo di sorpresa, e fece riprendere
vita all’abito, scorrendo delicatamente le mani sul corpo
della ragazza. Quando terminò col vestito, si
ritrovò un’ennesima volta a pensare se quel che
voleva fare era la scelta giusta, e decise che per quei pochi minuti
che gli erano rimasti con lei avrebbe dovuto fare tutto lasciandosi
guidare solo dall’istinto. Così le
baciò dolcemente il collo, facendole venire i brividi, poi
l’abbracciò senza farla girare e iniziò
a parlarle vicino all’orecchio, sfiorandole il viso col suo:
«Non ti crucciare, Principessa. Tu sei una dolce meraviglia,
e non ti devi colpevolizzare così tanto. A volte ci si
ritrova immersi in una strana serie di eventi che ci porta a fare cose
che mai avremmo pensato di fare, ma questo non ci rende diversi, non ci
rende peggiori. Ci fa semplicemente capire che basta un battito
d’ali d’una farfalla per scatenare un uragano
dall’altra parte del pianeta. E prima lo si capisce, meglio
si reagisce a questi piccoli ostacoli della vita. Tu non ti devi
preoccupare per me. Mi basta vederti felice. Mi basta che lui ti tratti
come ti tratterei io, come una Principessa. Non ti nego che non
sarà facile, ma niente lo è. Persino
respirare…tu non te ne accorgi perché
è una cosa che fai automaticamente, ma sai quanta fatica fa
tutto il tuo corpo per farti fare un solo respiro? E tutta la vita
è così: le cose sono faticose e difficili,
finché non le fai automaticamente. Dovrò solo
abituarmi a sorridere vedendoti con lui. Una sciocchezza, per un elfo
di quasi trecento anni».
«A volte respirare è faticoso anche se ormai
è un automatismo.» disse lei affannata
dall’emozione.
«Finché qualcosa è faticoso va tutto
bene. È quando diventa impossibile che si fanno complicate
le cose. Vedi, quando prima ho pensato che ti avrebbe uccisa, ogni cosa
mi era sembrata impossibile, anche solo continuare ad esistere. Poi
l’ho visto che ti baciava, e incredibilmente ho tirato un
sospiro di sollievo. È stato faticoso poi continuare a
guardarvi, ma nulla mi è sembrato più
impossibile. Finché esisterai, per me nulla sarà
impossibile.» le disse dolcemente lui, sciogliendo
l’abbraccio.
«Cosa ho fatto di buono per meritarvi entrambi?»
pensò ad alta voce lei, scuotendo la testa, e lui le prese
il viso, forzandola a guardare dritto nei suoi occhi di ghiaccio.
«Va. Tutto. Bene.» scandì
l’elfo, anche a mo’ di autoconvincimento.
«Non. È. Vero.» scandì lei in
risposta, e poggiò le mani su quelle dell’elfo.
«Non importa. Vorrei solo chiederti un ultimo regalo: mi
mostreresti l’incubo di cui parlavi prima?» disse
lui, senza muoversi di un millimetro.
«È un modo indiretto per chiedermi di baciarti
un’ultima volta?» sussurrò lei, con un
sorriso imbarazzato sul viso.
L’elfo abbassò lo sguardo, e stavolta fu lei che
lo forzò a guardarla negli occhi.
«Anche io volevo chiederti un ultimo bacio, ad essere
sincera.» gli disse, e poi lo baciò dolcemente,
facendolo entrare nella sua mente.
Quando si staccarono, entrambi avevano le lacrime agli occhi, un
po’ per il sogno, un po’ per l’addio.
«Sarò sempre il tuo consigliere, come nel sogno, e
non appena noterò che c’è qualcosa che
non va te lo dirò.» le promise Alec.
«Non eri solo il mio consigliere, eri la
vita…» mormorò Alyssa.
«Lo so…ma spero tu sappia che, anche nel caso
avessi scelto me, avresti dovuto vivere per secoli. Certo, non saresti
passata prima dalla morte, ma il numero di candeline sulla torta
sarebbe stato consistente in ogni caso.» le spiegò
l’elfo.
«Una piccola irrilevante differenza.»
sottolineò sarcasticamente la ragazza.
L’elfo fece spallucce, poi tagliò corto:
«Credo sia ora di andare, il vampiro ci ha già
concesso molto tempo, non vorrei si pentisse».
Le prese la mano, e l’accompagnò fino alla porta,
poi l’abbracciò e saltò giù
in giardino, atterrando delicatamente senza perdere la presa su di lei.
«E ogni volta che vorrai, sarò pronto ad aiutarti
con la mia magia. Anche solo per vestirti di petali.» le
disse, stringendola per un’ultima volta a sé, poi
le indicò Damon, che stava aspettando fuori dal canneto,
andando avanti e indietro.
Damon non ebbe nessun rimpianto mentre si voltava per tornare dentro il
loft quando Alec passò il canneto per andare da Alyssa.
Doveva approfittare della distrazione di entrambi per fare una cosa,
così appena arrivò nell’open space,
dove Caitlin, Shane e Bonnie stavano guardando i Grimori delle ragazze
seduti sul divano, prese una sedia dal tavolo vicino e la
spostò di fronte al divano su cui erano seduti.
«Cari i miei tre bacchettieri,
mi dovete aiutare. Alyssa deve passare subito la barriera per entrare
qua o qualcuno si farà molto male.» disse loro,
dopo essersi seduto sulla sedia girata al contrario.
«Lo sai che non può entrare, finché non
smaltisce la linfa che ha in circolo.» disse Shane, come se
il vampiro avesse fatto un capriccio più che una richiesta.
«Aspetta…» disse Bonnie, guardando prima
lo stregone e poi il vampiro, «Tu come hai fatto ad
entrare?».
«Con i piedi?…» rispose aprendo le
braccia il vampiro, come se la risposta fosse la cosa più
ovvia al mondo.
«No no, intendo come mai la barriera non ti ha
respinto?» riformulò la domanda la strega, ma il
vampiro stava iniziando a perdere la pazienza: «Streghetta,
sono stato furbo: non ho bevuto la linfa di Alec, gli ho solo
stracciato il collo a suon di morsi. Non ne ho mandata giù
nemmeno una goccia. A parte che non ci sarei riuscito comunque: ha un
sapore terribile!».
«E il sangue di Alyssa? L’hai bevuto, e se in lei
circola la linfa, anche in te ora dovrebbe essere
così.» spiegò Bonnie, e gli altri tre
rimasero impietriti.
«Damon? Che c’è, hai perso le
parole?» disse la strega, ma non ricevette risposta.
«Siete degli idioti!» si sentì urlare
dal piano superiore. Era Katherine.
«Sta’ zitta Katherine, non è il momento
di richiamare tutta l’attenzione su di te come al
solito!» urlò di rimando Damon, irritato dalla
situazione. Non gli era mai piaciuto che le cose sfuggissero al suo
controllo.
«Faresti meglio ad ascoltare quel che ho da dirti!»
urlò di nuovo lei, e in un attimo lui la raggiunse, restando
nel corridoio.
«Hai 10 secondi.» disse freddo, e
incrociò le braccia.
«La linfa degli elfi non entra in circolo.» disse
solo lei.
«Che vorresti dire?» chiese il moro, confuso.
«Che nel sangue di Alyssa non circola la linfa di Alec, per
cui anche se tu l’hai bevuto non hai nemmeno una goccia di
linfa in te.» spiegò lei, alzando gli occhi al
cielo.
«Se in lei non circola la linfa del tuo amichetto elfo
perché non può entrare nella barriera?»
chiese ancora il vampiro.
«Non ho detto che non ce n’è dentro di
lei, ho solo precisato che non circola nel suo sangue.» disse
soddisfatta la vampira, e stavolta fu lei ad incrociare le braccia.
«Dove cavolo è questa linfa allora?»
chiese Damon, ormai spazientito.
«Mmm…vediamo… Potrebbe essere tutta
nello stomaco… O nei reni… Oh, Damon, detto
sinceramente non ho mai studiato anatomia, almeno la parte
teorica…lo sai che ho sempre preferito la
pratica!» lo schernì lei.
«Essere bloccata qua dentro non ti rende intoccabile, cara.
Ti pentirai di tutte queste provocazioni prima o poi.» le
sibilò il vampiro.
«Dovresti ringraziarmi. Ti sto aiutando.» disse
seccata la vampira.
«No, mi stai solo dando delle briciole in cambio di
ciò che vuoi tu.» disse lui amareggiato, e
tornò giù.
«A quanto pare la linfa degli elfi non entra in circolo nel
sangue, ma resta comunque nel corpo per non si sa quanto, per cui
fatemi il grosso favore di trovare una scappatoia
nell’incantesimo di protezione e fate in modo che Alyssa
possa passarlo.» disse tutto d’un fiato il vampiro
ai tre, che subito cominciarono a parlare tra loro, mentre lui usciva
ancora in giardino.
Incominciò a camminare avanti e indietro, tentato molte
volte di salire sulla casetta ad interrompere Alec e Alyssa, ma
resistette e continuò ad aspettare, finché lei
uscì dal canneto.
«Dov’è l’elfo?»
chiese nervoso Damon.
La ragazza ci rimase male, aspettandosi un esordio decisamente diverso, e si limitò ad indicare il canneto dietro di lei.
«Aspetta qui, torno subito.» le disse il vampiro, poi entrò nel canneto, dove trovò l’elfo ancora sotto l’albero.
«Dobbiamo parlare.» gli disse deciso.
«Ti
sei già pentito?» azzardò vago
l’elfo.
«Non ancora. Dovrei?» chiese minaccioso
l’altro.
«No, no, assolutamente.» rispose facendo spallucce
l’elfo, poi aggiunse: «Di che dobbiamo parlare,
allora?».
«Di Alyssa. E della tua linfa. Quanto durerà
l’effetto “sono una strega sirena ma per la
barriera sono un elfo”?»
«Non lo so… Credevo durasse solo qualche ora, e
invece…»
«Vorresti dire che non avevi mai fatto bere la tua linfa ad
altri?»
«No…non umani almeno…»
«Parla apertamente, Alec, ormai siamo in
confidenza…potrei quasi pensare di diventare tuo
amico.»
«Katherine. Lei ha bevuto la mia linfa. O almeno ci ha
provato.»
«E…?»
«Ha detto che sembrava una versione collosa della verbena,
solo che faceva pure schifo come sapore.»
«Quindi alla fine dei conti nemmeno lei l’ha
bevuta?»
«Esatto. Comunque potete stare qui se non riesce a passare la
barriera, non è un problema per me.»
«No, è un problema per me infatti. Voglio che lei
torni là dentro. Solo nel loft, all’interno della
barriera, sarà al sicuro.»
«Mi spiace contraddirti, ma se vogliamo essere precisi
è più al sicuro qua dentro: può
entrare solo chi voglio io.»
«Non importa, deve comunque passare. Deve parlare con
Katherine. E non pensare a niente di diverso perché non
abbiamo alcuna intenzione di liberare la diavoletta per farla
incontrare con Alyssa qui fuori.»
«Veramente non avrei detto niente a riguardo, per me
può restare rinchiusa lì per
l’eternità.»
«Perfetto.» disse il vampiro, e si girò
per uscire dal canneto.
«Ah, Damon.» lo fermò l’elfo,
e quando il vampiro si voltò continuò:
«Grazie».
«Non mi devi ringraziare. Non abbiamo ancora scoperto
l’incantesimo per farti fuori.» rispose
l’altro, e uscì dal canneto con passo deciso.
Alyssa era poco distante, con le braccia incrociate e appoggiata con le
spalle al nulla, che in realtà lui sapeva essere la barriera.
«Ancora non riesci a passare?» le chiese, celando
più che poteva la preoccupazione.
«Non si nota?» rispose la ragazza, un po’ delusa.
«Vedrai che Bonnie troverà una soluzione, e presto tornerà tutto alla normalità.» cercò di rassicurarla, ma lei non glielo lasciò fare, si staccò dalla barriera e cominciò a gesticolare mentre gli diceva rassegnata: «Niente tornerà alla normalità, Damon. Tu sei un vampiro, io una strega sirena, abbiamo entrambi gli elfi alle calcagna tranne Alec che è dalla nostra parte e viviamo sotto una bolla invisibile di magia per essere protetti. Trovami qualcosa di normale in tutto ciò».
Il vampiro si trovò spiazzato dal pensiero della ragazza, e cercò diverse volte una risposta rassicurante, inutilmente.
«La normalità è sopravvalutata, Principessa.» disse Alec facendole l'occhiolino mentre usciva dal canneto, poi si rivolse a Damon: «Se non avessi tutti questi problemi con me e mi lasciassi fare ciò che mi è possibile, lei starebbe meglio».
«E sentiamo, cos'altro vorresti fare dopo tutto quello che hai già fatto?» chiese con tono di sfida il vampiro.
«Allargare una delle mie barriere sostituendo quella della vostra amica.» disse l'elfo, ma vedendo l'espressione scettica dell'altro continuò spiegando: «La mia barriera non protegge da una sola specie sovrannaturale senza possibilità di escludere i singoli. È come la barriera che non ti permette di entrare in casa degli umani senza invito, con la differenza che non si limita solo ai vampiri e l'ingresso devo consentirlo io. Non c'è nulla di più sicuro al momento, per la situazione in cui ci troviamo».
«E chi mi dice che questa non sia una trappola? Potresti decidere di far entrare degli elfi per rapirci, oppure non far entrare i nostri amici quando arriveranno.» ribattè Damon.
«Non vi metterei mai in pericolo, e comunque per esserlo non avete bisogno di me, ci pensate già da soli.» disse l'elfo sarcasticamente, indicando la loro posizione fuori da tutte e tre le barriere.
I due si guardarono disorientati per un istante, poi Alyssa passò incolume la siepe di rose per entrare nella barriera fatta la sera prima da Alec, mentre Damon sparì per qualche secondo, ricomparendo poi all'interno della barriera creata da Bonnie, dicendo solo: «Arrivano le streghe».
Poco dopo Bonnie, Caitlin e Shane uscirono in giardino e si misero ad ascoltare la proposta di Alec. Parlottarono un po' tra loro, e alla fine decisero che l'idea era fattibile, mancava solo un dettaglio a cui pensò Caitlin: «Riesci a creare un'illusione ottica per camuffare la barriera e tutto ciò che c'è al suo interno, in modo che nessun umano ci sbatta contro e venga rimbalzato com'è successo a Damon?».
«Questa è proprio una gran bella idea, sai? Ci sarà utile anche per nasconderci. Bonnie, sei pronta a ritirare la tua barriera?» disse Alec, e, quando la strega annuì, le barriere delle casette sull'albero si unirono formandone una unica, che avanzava verso il loft mentre quella di Bonnie si ritirava. Quando l'elfo terminò, da fuori si vedeva solo una collinetta erbosa.
«E
così la bolla invisibile si trasformò in una
collinetta mimetica. Visto, Piccola? Andiamo sempre meglio!»
scherzò Damon, facendo alzare gli occhi al cielo ad Alec.
Ma Alyssa non rise né sbuffò alla battuta: il suo
viso era serio, lo sguardo deciso e combattivo, e con una sola frase
rivolta al vampiro fece zittire anche lui.
«È ora di incontrare Katherine».