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Autore: ElenaDobrevSomerhalder    17/02/2017    0 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Your Love Saved Me - Chapter 17
Capitolo 17 - Life & Death



Damon era sopra Alec, gli teneva le mani ferme, e stava affondando i canini nel collo dell’elfo, usandoli come coltelli per tranciargli la gola, nonostante ogni parte del suo viso che veniva a contatto con la linfa si corrodeva. Ma dopo un paio di morsi sferratogli, il vampiro si sentì avvolgere mani e piedi da rami pungenti, e poco dopo si ritrovò sospeso a mezz’aria, immobilizzato.
«Com’è possibile?! Ho il diaspro rosso in tasca!» urlò con un tono misto tra l’incredulo e l’arrabbiato, rivolgendosi a Bonnie.
«Forse perché non è un attacco?» ipotizzò lei, che intanto guardava l’elfo, a cui mancava una buona parte di collo, e stava perdendo molta linfa.
«Io non ho fatto nulla.» disse l’elfo con un filo di voce che stonava col sorriso sul viso, dato che era conciato malissimo, poi entrambi si accorsero perché aveva quell’espressione: stava guardando Alyssa, che aveva le mani alzate, e lo guardava preoccupata.
«Stai bene?» gli chiese, senza abbassare le mani, e quando lui annuì, guardò Damon in cagnesco.
«Da vero codardo attaccare sapendo che non può contrattaccare.» gli disse soltanto, e strinse le mani in pugni.
I rami iniziarono a stringersi pian piano intorno ai polsi e alle caviglie del vampiro, mentre la ragazza ne approfittò per uscire velocemente dalla barriera, aiutare Alec ad alzarsi, e tornare dentro la barriera insieme a lui. Quando vide che erano al sicuro, fece ritirare i rami, e Damon cadde a terra con i polsi e le caviglie sanguinanti, ma più che le ferite inflitte dai rami, gli dolevano quelle più profonde provocate dal comportamento della ragazza.
«Forse niente succede per caso. Mi avevi fatto credere di essere migliore di così. E lo so che ho sbagliato, lo so che mi merito di soffrire, ma tentare di uccidere lui riducendolo in brandelli è stata una mossa da villano, soprattutto essendo in vantaggio grazie anche alla mia magia.» disse decisa la ragazza, che intanto stava aiutando Alec a riprendersi con la magia di entrambi.
«Cosa credevi? Che ti avrei detto “Oh certo, è stato tutto un semplice qui pro quo, andiamo avanti come se niente fosse”?!» sbottò lui, sempre più sorpreso dalla ragazza.
«No, ma da un uomo di centosettantadue anni mi aspettavo un po’ più di maturità! E data l’epoca in cui sei nato, dove ci si batteva a duello tra signori, anche meno vigliaccheria e villania!»
«Oh, bene, ora usiamo la scusa dell’età! Magari ora mi dirai che sono troppo vecchio per te o che è giusto che tu faccia altre esperienze prima di restare con me per l’eternità, vero?!»
«Piantala idiota! Non voglio fare altre esperienze con nessuno!»
«Non mi sembra proprio! Li ho percepiti sai? Il piacere, la felicità, la magia, i sentimenti che provavi mentre lui ti possedeva! Dio! Come hai potuto anche solo pensare che io ti stessi tradendo?!»
«Forse perché ti ho visto con i miei occhi?!»
«E per questo ti sei buttata subito tra le sue braccia, oltretutto dopo che ti aveva già ingannata una volta?!»
La ragazza non rispose più. Aveva cambiato espressione: dalla rabbia, era passata alla desolazione. Si alzò in piedi, e iniziò a camminare verso il bordo della barriera.
«Sono qui. Fai di me quel che vuoi e facciamola finita.» disse la ragazza non appena ne fu fuori.

«No! Alyssa! Torna dentro!» urlò Alec terrorizzato, vedendo che il viso di Damon si era trasformato. Avrebbe voluto alzarsi e mettersi davanti a lei per poterla proteggere, ma non aveva ancora recuperato le forze.

«Damon! Non fare stronzate! Non potrai tornare indietro!» urlò invece Bonnie, e quando lui si scagliò contro Alyssa, non riuscì a guardare e si voltò subito di spalle, tappandosi le orecchie con le mani dal terrore di ciò che sarebbe successo di lì a poco.



Caroline era accoccolata tra le braccia di Klaus, in quella che sarebbe stata in futuro la loro residenza a Los Angeles. Lui le carezzava dolcemente i capelli dorati, e lei teneva il viso contro il suo petto, baciandolo di tanto in tanto.
«Sei sicuro di lasciar fare tutto ad Elijah?» gli chiese la bionda, alzando lo sguardo per osservare la sua reazione.
«Sì, almeno si terrà occupato. Non gli è mai piaciuto essere solo, anche se non lo dà a vedere.» le rispose l’Originale guardando un punto lontano, poi la guardò negli occhi: «E in più ho la sensazione che questa sarà l’ultima notte di pace che avremo per un bel po’ di tempo, e voglio passarla solo con te,
My Love».
«Perché? Dici che avremo problemi per quella questione di Alyssa come sirena?» chiese lei preoccupata, e provocò una risata affettuosa del vampiro.
«No, tesoro, intendevo per il fatto che saremo un po’ troppi in quel loft, e sicuramente non avremo più la privacy che abbiamo ora, in questa bellissima villa in cui mia sorella, Stefan ed Elena sono talmente distanti da questa camera da non riuscire a sentir nulla nemmeno col loro udito sorannaturale!» le spiegò lui, l’espressione un misto tra il divertimento procuratogli dalla preoccupazione della vampira e la soddisfazione di possedere una villa tanto grande.
«Beh, allora non perdiamoci quest’occasione!» gli sussurrò lei ammiccando, e si mise sopra di lui. Lo baciò appassionatamente, stringendogli il viso con le mani a coppa, e lui per tutta risposta cominciò a slacciarle il reggiseno.
Lei iniziò a strusciare i fianchi su di lui, e l’Originale le strinse passionalmente i glutei, mentre staccava le labbra dalle sue per scendere sul collo della bionda, sbaciucchiandolo e mordicchiandolo. Caroline stava già gemendo, quando in un attimo si ritrovò sotto di lui, entrambi completamente nudi. Si unirono senza trattenere gemiti e rochi mugugni, lasciandosi andare alla più rude passione.
Quando l’alba illuminò la stanza, entrambi erano ancora nudi sotto le lenzuola, abbracciati stretti, e stavano dormendo. Il cellulare di Caroline squillò, era un sms. Lei si svegliò, cercando di non smuovere Klaus, e prese il cellulare per leggerlo. Era di Bonnie, e non appena lo lesse si rese conto che avrebbe dovuto nascondere qualche piccolo dettaglio all’Originale nel suo letto.


Damon strinse Alyssa tra le sue braccia, e le affondò i canini nel collo. La ragazza non urlò nemmeno, si limitò semplicemente a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi alla sua volontà. Probabilmente voleva ucciderla dissanguandola, lasciandola vuota, più di quanto già lo era dopo quella brutta litigata. Dopotutto, sarebbe morta comunque prima o poi, e morire tra le braccia di Damon le sembrava un modo più dolce di tutti gli altri per farlo. Dopo un po’, sentì i canini ritrarsi dalla sua pelle, e poi qualcosa di caldo contro la bocca.
«Bevi.» le sussurrò Damon, e lei stancamente lo accontentò ancora, tenendo gli occhi chiusi, mentre lui riaffondava i canini nel suo collo. Voleva forse trasformarla in vampira? Non ci aveva ancora pensato, non l’aveva mai avuto nei suoi progetti, nonostante stesse con lui. Era forse meglio che morire e basta? O era una condanna ad un’esistenza non degna, come tanti dicevano?
Come un flash nella sua mente, generato dal vampiro, vide le immagini di un futuro indefinito: un lungo tappeto rosso in mezzo a delle file di sedie bianche con fiocchi lilla in un bel giardino, i suoi nuovi amici americani e i suoi parenti venuti dall'Italia vestiti tutti eleganti, Damon tutto elegante anche lui, sotto un arco di fiori bianchi e lilla, e lei con un bellissimo abito da sposa che avanzava sul tappeto rosso.
Poi le immagini svanirono, e riaprì gli occhi. Lui era ancora davanti a lei, con gli occhi lucidi. La guardò un’ultima volta, e poi tuffò impetuosamente le labbra sulle sue. Lei ricambiò il bacio, in modo più appassionato che mai, pensando che avrebbe potuto essere l’ultimo, e gli cinse le spalle, stringendolo a sé. Lui per tutta risposta la prese a cavalcioni senza smettere di baciarla, e cercò di andare dentro il loft, senza successo. Senza demordere, sfruttò la barriera come se fosse un muro, e continuò a baciarla, sempre più appassionatamente, cercando di strapparle il vestito di petali da dosso.
«Forse è meglio andare dentro, se non vogliamo assistere ad altro in più.» disse Bonnie ad Alec, imbarazzata ma contenta che tutto si fosse sistemato.
«Non è necessario.» disse l’elfo, attirando l’attenzione del vampiro, che si bloccò, facendo scendere a terra Alyssa. L’elfo creò su un altro albero una casetta come quella che aveva fatto per lui e la ragazza, e tutt’attorno un canneto come barriera, che si stava richiudendo davanti ai due.
«Questo è un regalo per te, Principessa.» le disse, mentre lei lo guardava con un’espressione indecifrabile, prima che la barriera li nascondesse alla sua vista. Poi se ne andò nella sua casetta, dove ogni cosa gli ricordava lei, e non riuscì più a trattenere le lacrime.


Il messaggio che aveva letto ancora riecheggiava nella mente di Caroline:

Katherine è qui, ma Klaus assolutamente
non può ucciderla, ci serve per Alyssa.
È importante. Non può scappare, è bloccata
in una stanza del loft con un incantesimo.
Fallo capire tu a Klaus, ti prego.


Era tanto concentrata su di esso, che non s’accorse che Klaus si era svegliato e la stava fissando con sguardo indagatore.
«Cosa ti frulla in quella testolina,
My Darling?» chiese perplesso l’Originale.
La vampira cercò di contenersi il più possibile, e iniziò ad azzardare delle ipotesi: «Se ti dicessi che qualcuno sa dove si trova Katherine, tu che faresti?».
L’Originale la guardò di sbieco, ma non le rispose: «Come mai stai pensando alla Petrova?».
«Puoi rispondermi senza pormi altre domande, grazie?» ribatté lei con un leggero nervosismo.
«Non so, probabilmente cercherei quel qualcuno, gli chiederei gentilmente di dirmi dov’è quella stronza, e in caso non mi risponda inizierei a torturarlo finché non gli uscirà dalle labbra per disperazione. Poi raggiungerei Katherine e la ucciderei, ovviamente facendola soffire moltissimo prima di porre fine alla sua inutile esistenza.» rispose lui, senza riuscire a nascondere la rabbia che provava per la vampira doppelganger.
«E se fosse utile invece? Se qualcuno ti chiedesse di non ucciderla ora, perché serve per altro?» continuò con le ipotesi la bionda.
«Dipende. Chi me lo chiederebbe? Perché? Ne trarrei un vantaggio?» disse l’Originale diplomaticamente.
«Se te lo chiedessi io? Oppure Bonnie? Insomma, qualcuno di cui ti fidi.» rivelò lei, senza aspettarsi una precisa reazione.
«Quel qualcuno dovrebbe avere un ottimo motivo per chiedermi una cosa del genere, sapendo quanto odio quella doppelganger.» rispose relativamente tranquillo l’ibrido.
«Supponendo che ce l’abbia?» azzardò Caroline.
Klaus si alzò dal letto, e si vestì in men che non si dica.
«Che stai facendo?» chiese confusa la bionda, e la risposta del fidanzato la lasciò a bocca aperta: «Mi sto preparando. Cerchiamo di anticipare la partenza, voglio proprio scoprire perché è tanto importante quella stronza!».


Poiché era solo da poco tempo che si erano aperti a questo tipo d’intimità, Damon e Alyssa non avevano mai avuto incontri così passionali, viscerali, focosi. Forse per colpa della litigata, o per la paura che entrambi avevano avuto di aver perso l’altro, si erano abbandonati a se stessi e alle loro emozioni, senza reprimerle, senza pensare a ciò che era corretto o meno, senza alcun pudore.
«Promettimi che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu possa vedere, non farai mai più niente di così avventato. Ci stavamo perdendo per nulla.» sussurrò Damon ad Alyssa, stretta tra le sue braccia, nel letto sulla loro casetta.
«Promesso. Ma ricordati dell’attacco dell’elfo in giardino: ho avuto un buon maestro in quanto a reazioni avventate.» rispose lei, accucciandosi di più.
«
Touché. Mi sa che dovremmo darci entrambi una calmata, e non partire ogni volta in quarta. Ho così tanta paura di perderti…» stava dicendo il vampiro, ma lei lo interruppe: «Non succederà».
«Già… Senti, anche se mi dà molto fastidio come cosa, forse dovresti prenderti cinque minuti con l’elfo, sembrava sinceramente affezionato a te, e non deve aver preso bene il nostro riavvicinamento, nonostante questo regalo. Sarò pure immortale, ma non sono di pietra.» disse il moro, sorprendendo la ragazza.
«Non saprei cosa dirgli…» mugugnò lei, senza allontanare il viso dal suo petto.
«Sì che lo sai, ma non lo devi dire a me. Non lo voglio nemmeno sapere. Però non possiamo cancellare ciò che è successo, e se per me è stata dura, per lui dev’esserlo stato il doppio. Anche se è stata una cosa breve, lui a differenza mia alla fine si è ritrovato solo. Completamente.» disse amaramente Damon, pensando che sarebbe potuta andare al contrario. Era sicuro che non ce l’avrebbe fatta a vedere la sua Alyssa con quell’elfo. Solo qualche visione di quella notte era stata una tortura per lui, ed era durata appena qualche minuto. Un eternità così non l’avrebbe sopportata.
«Forse più tardi…» prese tempo lei, ma lui non era d’accordo: «Ci siamo rilassati fin troppo, amore. Katherine ti aspetta, deve parlarti. Possibilmente prima che arrivi Klaus e la voglia uccidere».
Il vampirò la baciò dolcemente, poi si alzò e si rivestì. Lei seguì il suo esempio, ma quando vide il vestito di petali a terra mezzo distrutto si immobilizzò. Damon lo notò, e con un’impressionante nonchalance le disse: «Comincia a metterlo, per come puoi, vado a chiamare il sarto».
E si avviò fuori dalla casetta.


Alec sapeva che tutto quel piangere non l’avrebbe fatto stare meglio, ma non riusciva proprio a trattenersi. Tra Katherine e Alyssa non sapeva proprio chi l’aveva ferito di più. In tutta la sua lunghissima esistenza, le donne che gli avevano rubato il cuore si potevano contare sulle dita di una mano, senza nemmeno usarle tutte. Era stato così strano sentire tutti quei sentimenti per Alyssa, che come gli aveva fatto notare Bonnie, conosceva da nemmeno un giorno, che ora si sentiva spaesato come non mai. Avrebbe voluto che quella giornata non fosse mai esistita, ma appena lo pensava se ne pentiva.
Tentò di pensare ad altro e cancellare i ricordi di quella bellissima notte maledetta facendo sparire le lenzuola petalose dal letto, i vestiti di Alyssa dalla sedia, la mela che lei aveva mangiato solo per metà da sopra il tavolo. Ma non cambiò granché, il senso di smarrimento non si alleviò.
«Elfo!» sentì urlare d’un tratto, ma sapendo chi l’aveva urlato non si preoccupò di rispondere né di farsi vedere.
«Ok, proviamo così… ALEC!» sentì ancora, e stavolta si decise a scendere in giardino, visto il tono usato.
«Cosa c’è Damon? Vuoi farmi vedere il trofeo?» disse l’elfo, seccato, e senza mascherare l’irritazione.
«Niente affatto. Alyssa ha bisogno di te.» rispose il vampiro, senza far trasparire alcuna emozione.
«Cos’è successo? Sta bene?» si allarmò l’elfo, avvicinandosi al bordo della barriera.
«Sì sì, sta bene. Ha solo bisogno…del sarto. E intanto che ci sei credo di potervi lasciare qualche minuto per chiarire le questioni in sospeso.» lo tranquillizzò il vampiro.
«Non c’è nulla da chiarire.» disse risoluto l’elfo, suscitando uno sbuffo del vampiro: «Anche io, come te, sono su questa terra da un bel po’, e so come vanno certe cose. Avete bisogno di parlare, non è necessario farne un dramma».
«Non hai paura che possa succedere ancora qualcosa tra di noi?» lo sfidò l’elfo.
«Sono un tipo sicuro di sé.» fece spallucce il vampiro, poi tese il braccio verso la casetta dov’era ancora Alyssa, «Va’, Alec, prima che il mio buonumore scompaia».
L’elfo lo guardò in modo strano, come se allo stesso tempo lo stesse ringraziando ed insultando, poi si decise ad andare da lei. Varcò la barriera di rose, e poi entrò senza problemi nel canneto. Quando fu sotto la casetta, si trovò indeciso sul da farsi: avrebbe voluto urlare qualcosa come «Permesso?» o «Posso?», ma l’idea di guardarla senza essere notato lo incuriosiva, per cui scelse quest’ultima opzione. Saltò sulla casetta silenziosamente, e come lui aveva sperato, Alyssa era di spalle. Si teneva stretto addosso il vestito di petali che lui le aveva creato quella mattina, ormai ridotto in mille pezzi e rinsecchito, e lo ammirava sognante e dispiaciuta, toccandone i bordi dov’era stracciato.
«Alec…» mormorò lei, e l’elfo si tese come una corda di violino. Non aveva fatto rumore, né aveva segnalato la sua presenza con la magia come la prima volta che l’aveva vista, dentro casa, dal giardino, e si chiese come avesse fatto a capire che era lì.
«…spero di aver fatto la scelta giusta. Spero che quel sogno, o meglio incubo, non sia davvero premonitore.» continuò lei, e così lui capì che stava pensando ad alta voce.
«Giustamente, tra morte e vita cosa scelgo io? La morte, quella eterna, che inesorabilmente arriverà se vorrò stare con lui. Perché di certo non amerà una brutta vecchietta, quando accanto si ritroverà gli amici di sempre, tutti giovani e belli. Magari gli farò schifo già tra vent’anni. Ho scelto un amore con la data di scadenza ben impressa sul collo.» continuò lei, credendo di essere sola, e non riuscì a trattenere una risata amara sull’ultima frase.
«Eppure è da tanto che lo so, da prima di starci insieme. Ma prima d’ora non avevo mai avuto dubbi. Forse perchè non sapevo di essere una strega sirena? O perché non avevo in testa qualcun altro…? Oh cavolo, che diavolo mi prende?! Gli avevo promesso che non sarei stata come Katherine ed Elena, che avrei amato sempre e solo lui! E invece sono diventata esattamente come loro, con la differenza che perlomeno non sono indecisa tra due fratelli. Ma questo non mi rende migliore. Niente affatto. Sono un mostro. Un mostro che farà soffrire uno dei due, e non potrà farci niente. Se solo potessi tornare indietro…ma non cambierebbe nulla. Non riuscirei a fare diversamente. Perché tutto quello che ho fatto, l’ho fatto in buona fede.» terminò lei, stringendo più forte l’abito a sé.
Alec si mosse silenzioso, e in un attimo fu dietro di lei. Le cinse i fianchi, suscitandole un piccolo urlo di sorpresa, e fece riprendere vita all’abito, scorrendo delicatamente le mani sul corpo della ragazza. Quando terminò col vestito, si ritrovò un’ennesima volta a pensare se quel che voleva fare era la scelta giusta, e decise che per quei pochi minuti che gli erano rimasti con lei avrebbe dovuto fare tutto lasciandosi guidare solo dall’istinto. Così le baciò dolcemente il collo, facendole venire i brividi, poi l’abbracciò senza farla girare e iniziò a parlarle vicino all’orecchio, sfiorandole il viso col suo: «Non ti crucciare, Principessa. Tu sei una dolce meraviglia, e non ti devi colpevolizzare così tanto. A volte ci si ritrova immersi in una strana serie di eventi che ci porta a fare cose che mai avremmo pensato di fare, ma questo non ci rende diversi, non ci rende peggiori. Ci fa semplicemente capire che basta un battito d’ali d’una farfalla per scatenare un uragano dall’altra parte del pianeta. E prima lo si capisce, meglio si reagisce a questi piccoli ostacoli della vita. Tu non ti devi preoccupare per me. Mi basta vederti felice. Mi basta che lui ti tratti come ti tratterei io, come una Principessa. Non ti nego che non sarà facile, ma niente lo è. Persino respirare…tu non te ne accorgi perché è una cosa che fai automaticamente, ma sai quanta fatica fa tutto il tuo corpo per farti fare un solo respiro? E tutta la vita è così: le cose sono faticose e difficili, finché non le fai automaticamente. Dovrò solo abituarmi a sorridere vedendoti con lui. Una sciocchezza, per un elfo di quasi trecento anni».
«A volte respirare è faticoso anche se ormai è un automatismo.» disse lei affannata dall’emozione.
«Finché qualcosa è faticoso va tutto bene. È quando diventa impossibile che si fanno complicate le cose. Vedi, quando prima ho pensato che ti avrebbe uccisa, ogni cosa mi era sembrata impossibile, anche solo continuare ad esistere. Poi l’ho visto che ti baciava, e incredibilmente ho tirato un sospiro di sollievo. È stato faticoso poi continuare a guardarvi, ma nulla mi è sembrato più impossibile. Finché esisterai, per me nulla sarà impossibile.» le disse dolcemente lui, sciogliendo l’abbraccio.
«Cosa ho fatto di buono per meritarvi entrambi?» pensò ad alta voce lei, scuotendo la testa, e lui le prese il viso, forzandola a guardare dritto nei suoi occhi di ghiaccio.
«Va. Tutto. Bene.» scandì l’elfo, anche a mo’ di autoconvincimento.
«Non. È. Vero.» scandì lei in risposta, e poggiò le mani su quelle dell’elfo.
«Non importa. Vorrei solo chiederti un ultimo regalo: mi mostreresti l’incubo di cui parlavi prima?» disse lui, senza muoversi di un millimetro.
«È un modo indiretto per chiedermi di baciarti un’ultima volta?» sussurrò lei, con un sorriso imbarazzato sul viso.
L’elfo abbassò lo sguardo, e stavolta fu lei che lo forzò a guardarla negli occhi.
«Anche io volevo chiederti un ultimo bacio, ad essere sincera.» gli disse, e poi lo baciò dolcemente, facendolo entrare nella sua mente.
Quando si staccarono, entrambi avevano le lacrime agli occhi, un po’ per il sogno, un po’ per l’addio.
«Sarò sempre il tuo consigliere, come nel sogno, e non appena noterò che c’è qualcosa che non va te lo dirò.» le promise Alec.
«Non eri solo il mio consigliere, eri la vita…» mormorò Alyssa.
«Lo so…ma spero tu sappia che, anche nel caso avessi scelto me, avresti dovuto vivere per secoli. Certo, non saresti passata prima dalla morte, ma il numero di candeline sulla torta sarebbe stato consistente in ogni caso.» le spiegò l’elfo.
«Una piccola irrilevante differenza.» sottolineò sarcasticamente la ragazza.
L’elfo fece spallucce, poi tagliò corto: «Credo sia ora di andare, il vampiro ci ha già concesso molto tempo, non vorrei si pentisse».
Le prese la mano, e l’accompagnò fino alla porta, poi l’abbracciò e saltò giù in giardino, atterrando delicatamente senza perdere la presa su di lei.
«E ogni volta che vorrai, sarò pronto ad aiutarti con la mia magia. Anche solo per vestirti di petali.» le disse, stringendola per un’ultima volta a sé, poi le indicò Damon, che stava aspettando fuori dal canneto, andando avanti e indietro.


Damon non ebbe nessun rimpianto mentre si voltava per tornare dentro il loft quando Alec passò il canneto per andare da Alyssa. Doveva approfittare della distrazione di entrambi per fare una cosa, così appena arrivò nell’open space, dove Caitlin, Shane e Bonnie stavano guardando i Grimori delle ragazze seduti sul divano, prese una sedia dal tavolo vicino e la spostò di fronte al divano su cui erano seduti.
«Cari i miei tre
bacchettieri, mi dovete aiutare. Alyssa deve passare subito la barriera per entrare qua o qualcuno si farà molto male.» disse loro, dopo essersi seduto sulla sedia girata al contrario.
«Lo sai che non può entrare, finché non smaltisce la linfa che ha in circolo.» disse Shane, come se il vampiro avesse fatto un capriccio più che una richiesta.
«Aspetta…» disse Bonnie, guardando prima lo stregone e poi il vampiro, «Tu come hai fatto ad entrare?».
«Con i piedi?…» rispose aprendo le braccia il vampiro, come se la risposta fosse la cosa più ovvia al mondo.
«No no, intendo come mai la barriera non ti ha respinto?» riformulò la domanda la strega, ma il vampiro stava iniziando a perdere la pazienza: «Streghetta, sono stato furbo: non ho bevuto la linfa di Alec, gli ho solo stracciato il collo a suon di morsi. Non ne ho mandata giù nemmeno una goccia. A parte che non ci sarei riuscito comunque: ha un sapore terribile!».
«E il sangue di Alyssa? L’hai bevuto, e se in lei circola la linfa, anche in te ora dovrebbe essere così.» spiegò Bonnie, e gli altri tre rimasero impietriti.
«Damon? Che c’è, hai perso le parole?» disse la strega, ma non ricevette risposta.
«Siete degli idioti!» si sentì urlare dal piano superiore. Era Katherine.
«Sta’ zitta Katherine, non è il momento di richiamare tutta l’attenzione su di te come al solito!» urlò di rimando Damon, irritato dalla situazione. Non gli era mai piaciuto che le cose sfuggissero al suo controllo.
«Faresti meglio ad ascoltare quel che ho da dirti!» urlò di nuovo lei, e in un attimo lui la raggiunse, restando nel corridoio.
«Hai 10 secondi.» disse freddo, e incrociò le braccia.
«La linfa degli elfi non entra in circolo.» disse solo lei.
«Che vorresti dire?» chiese il moro, confuso.
«Che nel sangue di Alyssa non circola la linfa di Alec, per cui anche se tu l’hai bevuto non hai nemmeno una goccia di linfa in te.» spiegò lei, alzando gli occhi al cielo.
«Se in lei non circola la linfa del tuo amichetto elfo perché non può entrare nella barriera?» chiese ancora il vampiro.
«Non ho detto che non ce n’è dentro di lei, ho solo precisato che non circola nel suo sangue.» disse soddisfatta la vampira, e stavolta fu lei ad incrociare le braccia.
«Dove cavolo è questa linfa allora?» chiese Damon, ormai spazientito.
«Mmm…vediamo… Potrebbe essere tutta nello stomaco… O nei reni… Oh, Damon, detto sinceramente non ho mai studiato anatomia, almeno la parte teorica…lo sai che ho sempre preferito la pratica!» lo schernì lei.
«Essere bloccata qua dentro non ti rende intoccabile, cara. Ti pentirai di tutte queste provocazioni prima o poi.» le sibilò il vampiro.
«Dovresti ringraziarmi. Ti sto aiutando.» disse seccata la vampira.
«No, mi stai solo dando delle briciole in cambio di ciò che vuoi tu.» disse lui amareggiato, e tornò giù.
«A quanto pare la linfa degli elfi non entra in circolo nel sangue, ma resta comunque nel corpo per non si sa quanto, per cui fatemi il grosso favore di trovare una scappatoia nell’incantesimo di protezione e fate in modo che Alyssa possa passarlo.» disse tutto d’un fiato il vampiro ai tre, che subito cominciarono a parlare tra loro, mentre lui usciva ancora in giardino.
Incominciò a camminare avanti e indietro, tentato molte volte di salire sulla casetta ad interrompere Alec e Alyssa, ma resistette e continuò ad aspettare, finché lei uscì dal canneto.
«Dov’è l’elfo?» chiese nervoso Damon.

La ragazza ci rimase male, aspettandosi un esordio decisamente diverso, e si limitò ad indicare il canneto dietro di lei.

«Aspetta qui, torno subito.» le disse il vampiro, poi entrò nel canneto, dove trovò l’elfo ancora sotto l’albero.

«Dobbiamo parlare.» gli disse deciso.

«Ti sei già pentito?» azzardò vago l’elfo.
«Non ancora. Dovrei?» chiese minaccioso l’altro.
«No, no, assolutamente.» rispose facendo spallucce l’elfo, poi aggiunse: «Di che dobbiamo parlare, allora?».
«Di Alyssa. E della tua linfa. Quanto durerà l’effetto “sono una strega sirena ma per la barriera sono un elfo”?»
«Non lo so… Credevo durasse solo qualche ora, e invece…»
«Vorresti dire che non avevi mai fatto bere la tua linfa ad altri?»
«No…non umani almeno…»
«Parla apertamente, Alec, ormai siamo in confidenza…potrei quasi pensare di diventare tuo amico.»
«Katherine. Lei ha bevuto la mia linfa. O almeno ci ha provato.»
«E…?»
«Ha detto che sembrava una versione collosa della verbena, solo che faceva pure schifo come sapore.»
«Quindi alla fine dei conti nemmeno lei l’ha bevuta?»
«Esatto. Comunque potete stare qui se non riesce a passare la barriera, non è un problema per me.»
«No, è un problema per me infatti. Voglio che lei torni là dentro. Solo nel loft, all’interno della barriera, sarà al sicuro.»
«Mi spiace contraddirti, ma se vogliamo essere precisi è più al sicuro qua dentro: può entrare solo chi voglio io.»
«Non importa, deve comunque passare. Deve parlare con Katherine. E non pensare a niente di diverso perché non abbiamo alcuna intenzione di liberare la diavoletta per farla incontrare con Alyssa qui fuori.»
«Veramente non avrei detto niente a riguardo, per me può restare rinchiusa lì per l’eternità.»
«Perfetto.» disse il vampiro, e si girò per uscire dal canneto.
«Ah, Damon.» lo fermò l’elfo, e quando il vampiro si voltò continuò: «Grazie».
«Non mi devi ringraziare. Non abbiamo ancora scoperto l’incantesimo per farti fuori.» rispose l’altro, e uscì dal canneto con passo deciso.
Alyssa era poco distante, con le braccia incrociate e appoggiata con le spalle al nulla, che in realtà lui sapeva essere la barriera.
«Ancora non riesci a passare?» le chiese, celando più che poteva la preoccupazione.

«Non si nota?» rispose la ragazza, un po’ delusa. 

«Vedrai che Bonnie troverà una soluzione, e presto tornerà tutto alla normalità.» cercò di rassicurarla, ma lei non glielo lasciò fare, si staccò dalla barriera e cominciò a gesticolare mentre gli diceva rassegnata: «Niente tornerà alla normalità, Damon. Tu sei un vampiro, io una strega sirena, abbiamo entrambi gli elfi alle calcagna tranne Alec che è dalla nostra parte e viviamo sotto una bolla invisibile di magia per essere protetti. Trovami qualcosa di normale in tutto ciò».

Il vampiro si trovò spiazzato dal pensiero della ragazza, e cercò diverse volte una risposta rassicurante, inutilmente.

«La normalità è sopravvalutata, Principessa.» disse Alec facendole l'occhiolino mentre usciva dal canneto, poi si rivolse a Damon: «Se non avessi tutti questi problemi con me e mi lasciassi fare ciò che mi è possibile, lei starebbe meglio».

«E sentiamo, cos'altro vorresti fare dopo tutto quello che hai già fatto?» chiese con tono di sfida il vampiro.

«Allargare una delle mie barriere sostituendo quella della vostra amica.» disse l'elfo, ma vedendo l'espressione scettica dell'altro continuò spiegando: «La mia barriera non protegge da una sola specie sovrannaturale senza possibilità di escludere i singoli. È come la barriera che non ti permette di entrare in casa degli umani senza invito, con la differenza che non si limita solo ai vampiri e l'ingresso devo consentirlo io. Non c'è nulla di più sicuro al momento, per la situazione in cui ci troviamo».

«E chi mi dice che questa non sia una trappola? Potresti decidere di far entrare degli elfi per rapirci, oppure non far entrare i nostri amici quando arriveranno.» ribattè Damon.

«Non vi metterei mai in pericolo, e comunque per esserlo non avete bisogno di me, ci pensate già da soli.» disse l'elfo sarcasticamente, indicando la loro posizione fuori da tutte e tre le barriere.

I due si guardarono disorientati per un istante, poi Alyssa passò incolume la siepe di rose per entrare nella barriera fatta la sera prima da Alec, mentre Damon sparì per qualche secondo, ricomparendo poi all'interno della barriera creata da Bonnie, dicendo solo: «Arrivano le streghe».

Poco dopo Bonnie, Caitlin e Shane uscirono in giardino e si misero ad ascoltare la proposta di Alec. Parlottarono un po' tra loro, e alla fine decisero che l'idea era fattibile, mancava solo un dettaglio a cui pensò Caitlin: «Riesci a creare un'illusione ottica per camuffare la barriera e tutto ciò che c'è al suo interno, in modo che nessun umano ci sbatta contro e venga rimbalzato com'è successo a Damon?».

«Questa è proprio una gran bella idea, sai? Ci sarà utile anche per nasconderci. Bonnie, sei pronta a ritirare la tua barriera?» disse Alec, e, quando la strega annuì, le barriere delle casette sull'albero si unirono formandone una unica, che avanzava verso il loft mentre quella di Bonnie si ritirava. Quando l'elfo terminò, da fuori si vedeva solo una collinetta erbosa.

«E così la bolla invisibile si trasformò in una collinetta mimetica. Visto, Piccola? Andiamo sempre meglio!» scherzò Damon, facendo alzare gli occhi al cielo ad Alec.
Ma Alyssa non rise né sbuffò alla battuta: il suo viso era serio, lo sguardo deciso e combattivo, e con una sola frase rivolta al vampiro fece zittire anche lui.
«È ora di incontrare Katherine».

ElenaDobrevSomerhalder

   
 
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