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Autore: Leah Murray    18/02/2017    0 recensioni
Harry arrossì aprendosi in un grande sorriso per poi aprire le braccia dove lei si tuffò – Lo so che ti eri preparato il tuo bel discorsetto ma ti giurò mi stavi facendo innervosire ancora una parola e non rispondevo delle mie azioni Potter- alla sua velata minaccia tutti e due scoppiarono a ridere.
-Per un momento ho pensato che non avresti più voluto sapere niente di me, sei troppo importante Herm e mi dispiace che tra noi non abbia funzionato.-
-Bene allora Mezzosangue se vinco io dovrai ammettere davanti a tutta la scuola il tuo smisurato amore per me e la mia superiorità- la ragazza alzò un sopracciglio con un ghigno beffardo sulle labbra –Invece se vinco io tu dovrai chiedermi scusa smettendo di chiamarmi mezzosangue e ammettendo di essere la più grande testa di cazzo che ha mai frequentato questa scuola-
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo
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Party al settimo piano



La lezione di trasfigurazione era ormai iniziata da mezzora e la McGranit stava cercando di fare lezione nel più incessante dei baccani.
La professoressa di trasfigurazione si stava sempre di più convincendo che la malsana idea di mescolare una trentina di diciassettenni delle case più violente e rissose di Hogwarts era stata una vera e propria follia, a conferma della sua tesi si vedeva che i ragazzi non riuscivano a stare fermi nei loro banchi senza darsi fastidio l’uno con l’altro.
Weasley aveva già rovesciato l’inchiostro sui libri della compagna mentre la Greengrass continuava ad invadere lo spazio dell’altro; per non parlare dei problemi nati quando i ragazzi avevano dovuto trasformare i propri animali.
Rospi erano diventati indemoniati rapaci pronti a staccare gli occhi al compagno, innocenti conigli si erano trasformati in vipere velenose, Paciock non si sa come si era ritrovato con naso, coda e orecchie da maiale mentre accidentalmente la civetta di Potter si era trasformata in uno splendido unicorno che sempre accidentalmente cercava di incornare Malfoy; tutto questo solo nel giro di trenta scarsissimi minuti, non voleva immaginare cosa sarebbe successo quando la convivenza sarebbe iniziata.
Quando il falco di Pansy Parkinson aveva cercato di cavare gli occhi ad un paio di grifoni aveva detto basta e dopo una sfuriata dove la professoressa McGranitt sembrava essere uscita dalle grazie di Merlino i ragazzi si erano ritrovati una decina di compiti che li avrebbe tenuti occupati per tutto il pomeriggio e anche la notte, per finirli.
Una volta fuori come da copione i due gruppi iniziarono a lanciarsi occhiate d’odio puro molto poco malcelato incolpandosi l’un l’altro.
«Complimenti davvero Sfregiato –aveva iniziato Malfoy fermandosi in giardino –veramente complimenti, bell’unicorno ma hai sbagliato a dirigere la sporgenza sai?».
«Almeno io non ho fatto incazzare la McGranitt facendole notare che i compiti erano già troppi, se tu e la tua fidanzatina vi foste tappati la bocca ora avremmo la metà del lavoro, ma voi il cervello non lo usate Malfuretto vero?!? –i grifoni scoppiarono in una risata e Ginny aggiunse –perdonateci la gaffe voi il cervello proprio non lo avete».
«Piantatela! Ma vi siete visti, sembrate dei bambini sempre qui pronti ad azzannarvi e tirarvi la colpa l’uno con l’altro, a quest’ora senza le vostre stupidaggini avremmo già iniziato a lavorare ma no, voi la dovete tirare per le lunghe –poi interrompendosi e con voce più calma Hermione aggiunse –e adesso se mi ascoltaste avreste già notato che dovremo fare davvero la metà del lavoro basta dividerci i compiti e una volta finiti copiarli dal compagno».
Alle parole della grifoncina seguì un silenzio di tomba se si aguzzava la vista si potevano vedere gli ingranaggi nei cervelli dei ragazzi muoversi, elaborando i pro e i contro della proposta.
«Hermione ha ragione –il primo a parlare fu Blaise che allontanò Draco da Harry già pronti a darsele ancora di santa ragione –possiamo fare a metà del lavoro e poi copiare il resto dal compagno, modificando solo alcune cose così che la prof non se ne accorga».
«Ti sei bevuto il cervello Zabini?!? Copiare da un grifone –iniziò la Parkinson con voce stridula –meglio la morte».
«Bene schiatta e fai un favore al mondo» sibilò velenosa la Brown.
«Ma come ti permetti stupida oca bionda –scattò iraconda la mora –non mi abbasserei mai a chiedere aiuto a voi».
La bionda aveva già la risposta pronta e anche le mani quando fu preceduta da Zabini.
«Al contrario di queste due cretine –e indicò le due ragazze –io lo accetto volentieri un aiuto, Harry vuoi l’aiuto di una Serpe?».
«Se è per dormire qualche ora in più questa notte accetto volentieri –anche se un po’ restio Harry accettò –andiamo in biblioteca?» volenti o nolenti anche le altre coppie si aggregarono dirigendosi verso la biblioteca.
Quando tutti si avviarono in biblioteca in corridoio rimasero solo due ragazzi «Allora Malfoy vuoi una mano o i compiti me li devo fare da sola?» il serpeverde che si stava già dirigendo verso i sotterranei si fermò alle parole della grifoncina.
«Non pensavo che la regina dei grifoni volesse l’aiuto di un infida serpe» la ragazza che aveva già esaurito buona parte della sua pazienza con le bambinate di prima scattò furibonda «Senti stupido furetto platinato non ho nessuna voglia di essere presa in giro da te quindi se vuoi dormire qualche ora stanotte mi trovi su nell’ex-aula di divinazione se no arrangiati».
Il ragazzo ancora stupito dall’audacia della grifona la guardò allontanarsi e sparire dietro il corridoio; non avendo voglia di farsi tutti i compiti da solo decise di seguirla, così salì nella vecchia aula ormai in disuso. Hermione sentendo un rumore di passì si stupì di vedere Malfoy sedersi da parte a lei, senza dire una parola mise i compiti fatti fino a quel momento in mezzo mentre il ragazzo iniziava a scrivere il tema sulla trasfigurazione animale.
Erano ore ormai che lavoravano e tutti e due avevano bisogno di una pausa così il ragazzo curioso di vedere fino a che punto la Granger si sarebbe spinta iniziò a parlare.
«Ho sentito che tu e lo sfregiato avete rotto mezzosangue, ma dimmi un po’ è stato per la sua scarsa bravura sotto le lenzuola?» alla domanda le orecchie della ragazza si infiammarono e gli occhi le diventarono lucidi.
«La devi piantare Malfoy se non te ne fossi accorto io sono una persona proprio come te, anche Harry è uguale a te anzi lui è migliore di te, io sarò anche una mezzosangue ma sono fiera di quello che sono e il motivo per cui ho rotto con Harry non sono fatti tuoi!!» Hermione aveva iniziato ad alzare la voce dando ancora più soddisfazione a Malfoy.
«Dici tanto che noi purosangue siamo razzisti con idee sbagliate sul sangue ma ti sei mai vista, visto che sei così tanto fiera di quello che sei perché non parli mai dei tuoi genitori, perché ti da tanto fastidio che io ti ricorda quello che sei? Dimmi Granger non è che anche tu ti vergogni di cosa sei? Non è forse per questo che vuoi eccellere in tutte le materie, vuoi essere migliore dei “purosangue”; correggimi se sbaglio ma tu non vuoi far dimenticare agli altri quello che sei?» a quelle parole la mano della ragazza scattò verso la guancia di Malfoy dandogli un rumoroso schiaffo.
«Non provare mai più e dico mai più a dire qualcosa sui miei genitori Malfoy io sono fiera di essere una mezzosangue e non un oca purosangue priva di principi» e detto questo la grifoncina raccolse le sue cose per poi chiudersi in camera e non uscirne fino alla mattina seguente.
 
Si facevano chiamare Night Queens, un’autentica ironia che non doveva essere loro sfuggita quando avevano scelto quel nome. Voleva indicare la loro fama nell’organizzare feste clandestine per ogni occasione, non che ci fosse qualcosa di estremamente sbagliato in quel gruppetto di Ravenclaw.
Morag Goldstein, la gemella di Anthony, avanzava in quel momento lungo il corridoio del quarto piano dell’ala est di Hogwarts insieme a due delle sue migliori amiche Lisa Turpin e Mandy Brocklehurst. Al polso sopra il maglioncino avevano una sciarpa di seta blu e argento che sostituiva il solito giubbotto blu, con la scritta Night Queen sulla schiena che portavano quando non dovevano indossare la divisa o a eventi per loro importanti.
La seconda particolarità del loro abbigliamento che non sfuggiva mai ai ragazzi che le incrociavano negli spazi comuni: nessuna delle Queens dopo il terzo anno sembrava aver comprato la gonna della divisa, semplicemente sembrava che loro crescessero e le gambe si allungassero lasciando quelle gonnelline sempre uguali, a coprire lo stretto indispensabile. Nessun professore aveva giudicato quell’abbigliamento poco decoroso nella scuola visti gli ottimi risultati delle ragazze nello studio e il loro impegno nell’aiutare i compagni.
Quella mattina di fine settembre sembrava che tutti i ragazzi del corridoio dovessero esaminare il pavimento nei minimi dettagli visto il continuo abbassarsi e rialzarsi molto lentamente per raccogliere ogni sorta di oggetto sbadatamente caduto dalle loro mani.
Morag giunta in prossimità del cortile corse a salutare Hermione e Ginny Weasley che arrivavano dal lato opposto del corridoio «Ciao cognatina!» gridò in direzione delle due ragazze salutandole con la mano.
Morag ogni volta che vedeva i due Weasley li salutava chiamandoli cognati, e non perché la più piccola di casa Weasley si stesse frequentando con il gemello, cosa che sapeva non sarebbe durata, ma perché qualche anno prima aveva visto Charlie Weasley sulla gazzetta del profeta (quando i Weasley avevano vinto la vacanza in Egitto) e si era convinta che dovesse sposarlo come avesse avuto l’opportunità di volare in Romania. Nel frattempo cercava di non arrivare dall’amore della sua vita impreparata.
Le due Gryffindor quando videro la ragazza fare cenno alle due amiche di proseguire mentre si dirigeva verso di loro sbuffarono un sorriso aspettandosi una serie di domande infinite.
Quando la Ravenclaw si avvicino alle due Gryffindor notò subito gli occhi rossi di pianto della mora «Hermione ho sentito che hai mollato il Sopravvissuto, ormai qui a scuola non si parla d’altro, hai tutto il mio rispetto ma a giudicare dal tuo aspetto non deve essere stato facile, quindi che ne dite di venire tu e Ginny alla festa di questo venerdì organizzata da noi Ravenclaw?».
Dopo aver dato l’invito Morag si dileguò salutandole con la scusa di dover correre subito ad un’importantissima lezione di cure delle creature magiche.
«Io non ho intenzione di andarci Ginny, pensa a cosa succederebbe se ci beccassero e poi quest’anno sono un prefetto e devo mantenere bene il mio ruolo e non farmi espellere a un mese dall’inizio della scuola.» la rossa scosse la testa sbuffando.
«Io invece penso che ti farebbe bene distrarti un po’, sai da quando hai rotto con Harry ti vedo sempre con quell’espressione un po’ triste, poi questa mattina sei uscita dalla tua stanza con questi due grandi occhi rossi reduci da quello che deduco da una notte di pianto » alle parole della rossa la ragazza parve riflettere qualche secondo per poi decretare «E va bene ci penserò ma non ti prometto niente».
Così le due ragazze si diressero alla lezione di trasfigurazione; una delle due stava già pensando a una spiegazione da dare alla McGranitt per il mancato svolgimento dei compiti quando il suo compagno di banco sedendosi accanto a lei fece scivolare sul suo banco due rotoli di pergamena; la ragazza si girò stupita verso il ragazzo pronta a controbattere «Malfoy…».
Non fece in tempo a finire la frase che la professoressa con un colpo di bacchetta appellò tutte le pergamene sulla sua cattedra «Bene ragazzi oggi faremo una lezione puramente teorica prendete il vostro libro e andate a pagina 493 iniziamo con la trasfigurazione umana». I ragazzi quella mattina erano stranamente tranquilli, ma quello che non sapeva la professoressa era che alcuni erano rimasti svegli fino a notte fonda per finire i compiti con il compagno.
Alla fine della lezione la massa di studenti si diresse verso la Sala Grande mentre due figure si attardarono a mettere a posto le loro pergamene.
«Malfoy ti ringrazio per aver svolto anche i miei compiti ma farò in modo che la cosa non si ripeterà più» la ragazza si rifiutò di alzare il capo mentre porgeva i suoi ringraziamenti al biondino, così ci penso lui alzando con due dita il mento della ragazza.
«Consideralo un gesto di pace piccola mezzosangue» prima che Hermione potesse ribattere le labbra del biondo furono sulle sue in un bacio irruente e passionale, all’iniziò incontrò una piccola resistenza da parte della ragazza che cedette quando Malfoy posò le mani sui suoi fianchi.
Quando si staccarono nessuno dei due disse niente e dopo essersi guardati negli occhi i due ragazzi si diressero come gli altri in Sala Grande per il pranzo senza più rivolgersi la parola, all’ingresso della sala si diressero in due direzioni opposte lei al tavolo di Gryffindor e lui a quello di Slytherin.
 
Finito di mangiare Hermione corse fuori dalla Sala Grande, si precipitò nel bagno in disuso dove nessuno entrava mai perché infestato da Mirtilla Malcontenta, si sentì una stretta allo stomaco e senza che nessuno la vedesse con il volto in lacrime si precipitò in un cubicolo sbattendosi precipitosamente a porta alle spalle. Intanto dalla porta accanto uscì Morag che spegnendo la sigaretta al delicato odore di lavanda uscì dal bagno senza far rumore.
Dopo quelle che sembrarono ore Hermione uscì, correndo nella sua stanza a Gryffindor iniziando a studiare il programma del prossimo mese mentre Lavanda si faceva le unghie.
 
Le ragazze del sesto anno Gryffindor sentirono strani rumori provenire dalla scala del dormitorio femminile, così Lavanda curiosa andò ad aprire la porta trovandosi davanti Harry Potter con la sua Firebolt.
«Ragazze non so se sapevate ma le scale del dormitorio femminile sono incantate» esclamò allegro il ragazzo scendendo dalla scopa.
«Ma bravo Potter oggi a colazione abbiamo mangiato pane e volpe» ribatte acida la bionda in procinto di andarsene.
«Perché non sparisci Brown» la ragazza alle parole del moro si avviò alla porta con una smorfia infastidita in volto.
«È quello che stavo per fare Potter, e mi raccomando non fate niente che io non farei» e con queste parole stava per chiudersi la porta alle spalle.
«Che vuoi dire Lavanda?» la voce diffidente della riccia si diffuse per la stanza.
«Bhe vi siete lasciati da poco e siete stati insieme per tre anni, io dico che sarebbe normale se tutto ad un tratto ci fosse un ritorno di fiamma.»
A quelle parole Hermione scattò verso di lei sbattendole la porta in faccia, per poi prendere Harry per un braccio e buttarsi sul letto.
«Sono venuto per portarti questi –e con un colpo di bacchetta fece comparire due pacchetti e una lettera –mi ha detto Ginny di portarteli visto che lei oggi ha lezione fino a tardi».
«E che cosa sono?»
«Il pacchetto verde lo manda Ginny mentre quello azzurro lo manda Goldstein di Ravenclaw».
Nel pacchetto di Ginny c’erano un paio di pantaloncini corti e una camicetta a quadri mentre in quello di Morag, poiché il mittente non poteva essere Anthony, c’era un’ampolla contenente una pozione per capelli; uno dei cosmetici che producevano le Queens e rivendevano all’interno della scuola. Hermione aprì l’ampolla annusandone il contenuto, sapeva di more e mirtilli; l’etichetta indicava che era una lozione per capelli “Ricci Perfetti”.
Harry dopo aver guardato i pacchetti insieme all’amica si avvicino a lei un po’ impacciato.
«Capisco se sei arrabbiata con me, ne hai tutto il diritto» mormorò abbassando subito lo sguardo.
Hermione si rese improvvisamente conto che in quei giorni, con la storia di Malfoy, i compiti triplicati e le continue lotte tra casa aveva evitato il suo migliore amico per tutta la settimana, lui doveva aver mal interpretato la cosa pensando che lei ce l’avesse con lui.
«Oh no Harry, assolutamente no!».
Senza pensarci gli saltò al collo. Harry meccanicamente richiuse le braccia intorno al corpo della grifona premendole una mano sulla nuca per sentirla ancora più vicina, facendo in modo che appoggiasse la testa sulla sua spalla.
«Harry tu non centri, non devi neanche minimamente sentirti in colpa per ciò che è successo!».
«No Hermione da quando siamo arrivati a scuola tutti ti guardano in modo diverso e poi ci sono quelle pazze del fan club che sembrano avercela a morte con te, come se non bastasse Malfoy sembra starti sempre appiccicato insultandoti ogni volta che ne ha l’occasione. Herm mi manchi e io voglio solo proteggerti da tutto questo».
Hermione sentendo quelle parole chiuse gli occhi, godendosi il calore di quell’abbraccio che le era tanto mancato. Si era quasi dimenticata quanto fosse confortante stare tra le braccia di Harry, qualsiasi cosa era accaduta, almeno quello non era cambiato.
«Non mi importa Harry di quello che pensano gli altri a me basta averti con me, e se non riesco ad esserci come tua compagna voglio esserlo come tua migliore amica.»
«Hermione tu sei la mia famiglia, io non avevo nessuno prima di incontrare te e i Weasley, ora ho voi e non voglio che vi succeda niente di male.»
Alle parole del ragazzo le vennero le lacrime agli occhi e lo strinse ancora di più a se; anche se non lo poteva vedere sapeva che era arrossito, il suo Harry non sarebbe mai cambiato.
«Non voglio che questa situazione rovini il nostro rapporto» gli sussurrò dolcemente mentre con la mano gli accarezzava il braccio.
«Nemmeno io Herm, nemmeno io» Harry continuava a ripeterle queste parole all’orecchio mentre la stringeva a se per assicurarsi della sua presenza.
Un leggero colpo di tosse richiamò l’attenzione dei due.
«Mi dispiace molto rovinare questa scena diabetica ma qui abbiamo un sacco di cose da preparare e poco tempo per fare tutto» Ginny Weasley era sulla porta della camera che fissava teneramente i due, mentre con un cipiglio da “Mamma Weasley” invitava gentilmente Harry a lasciare la stanza.
«A dopo» salutò velocemente il ragazzo mentre riprendeva in mano la sua scopa cercando di farsi spazio nella folla che si era venuta a creare alle spalle della più piccola dei Weasley, questa rivolta agli spettatori abbaiò molto cortesemente di smammare chiudendosi la porta della stanza alle spalle.
Prima che Hermione potesse fermare Harry, Ginny la trascinò in stanza mentre dalle scale si sentiva un grande boato, le urla delle ragazzine più piccole e Harry James Potter imprecare in modo irripetibile.
«Santo Merlino a quel ragazzo non manca solo l’intelligenza ma è pure privo di finezza; guarda il lato positivo saranno contente le ragazzine del suo fanclub ora hanno il loro eroe hai loro piedi» e scoppiando in una fragorosa risata Ginny convinse Hermione a partecipare alla festa.
«Ginny ti ho già detto che non ho intenzione di partecipare a nessuna festa.»
«Questo è quello che dici tu, guarda le persone che contano non saranno la prima delle undici, anche se la festa inizia alle dieci quindi se iniziamo a prepararci adesso dovremmo avere tutto il tempo che vogliamo» e con queste parole spinse Hermione Granger a farsi una doccia per poi prepararsi alla festa.
 
Ormai era risaputo che quando Ginevra Molly Weasley si metteva in testa una cosa niente e nessuno poteva distoglierla dal suo obbiettivo. Era del tutto insensibile alle parole come “punizione” o “espulsione” ma del resto era la degna sorella di Fred e George Weasley, il suo unico punto debole era la signora Weasley arrabbiata ma del resto era comprensibile. Ginny era una ragazza abbastanza fragile e minuta ma aveva abbastanza coraggio da rendere i gemelli più fieri di lei che di tutto il resto della famiglia.
Corse con Hermione per i corridoio bui del castello tenendo la voce bassa per non svegliare i quadri appesi alle pareti del castello mentre minacciava di usare la maledizione Imperius qualora l’amica avesse sentito il desiderio di abbandonarla, così tra proteste di una e minacce dell’altra erano in testa a un gruppo di Gryffindor che andava dal terzo al quarto anno dirette a una delle famose feste del venerdì sera.
«Tacete o giuro sul tanga sporco di Merlino che se ci beccano vi crucio tutti dal primo all’ultimo.»
A metà del corridoio del settimo piano più precisamente a tre colonne dalla Stanza delle Necessità si trovava il quadro di un giovane vampiro vestito in smoking e con in mano una bombetta sullo sfondo di un cimitero insanguinato.
«Parola d’ordine?» recitò in tono altezzoso.
«Weltschmerz» con grande sorpresa di Hermione il quadro si aprì mostrando alla ragazza una sala buia gremita di persone. All’esterno non si sentiva nessun rumore ma come si metteva piede nella sala si veniva investiti dal ritmo travolgente della musica che portava molte persone in pista a ballare.
«Ma dove hanno trovato questo posto?» urlò Hermione nelle orecchie di Ginny; la ragazza fece segno di non aver capito allora la riccia si avvicino ancora più forte mentre nella sala riecheggiava a tutto volume l’ultimo successo delle Sorelle Stravagarie.
«Tre anni fa stavano cercando una sala dove potersi esercitare e testare i loro cosmetici, alla fine hanno scoperto questa sala che compare solo il venerdì e solo a febbraio scorso hanno finito di lanciare tutti gli incantesimi opportuni per poter fare feste senza venire scoperte.»
Alle parole dell’amica la Granger rimase basita ma poi si ricordò del quadro avrebbe potuto andare a parlare con la preside.
«E il quadro se andasse a dire qualcosa alla preside delle feste o agli altri quadri?» la grifoncina stava entrando nel panico.
«Stai tranquilla Herm non ti sei accorta che il ritratto è un vampiro? Non potrà mai uscire di giorno e la notte non sono in molti quelli a passare di qui?».
Hermione guardandosi intorno si accorse che quella sera più di metà della scuola era presente a quella festa e iniziò a domandarsi se un’impulsione di massa sarebbe stata possibile,  i sensi di colpa iniziavano a farsi sentire.
Gente che beveva, gente che ballava, gente che fumava. In fondo alla sala c’era un gruppetto di Huffepluff, tutti già molto ubriachi che ridevano tra loro, in pista c’erano il fratello di Morag e Michel Corner che ballavano con due ragazze, Ginny a quella vista partì come un razzo verso Anthony dividendolo dalla ragazza con cui stava ballando.
Morag Goldstein comparve misteriosamente al suo fianco fasciata in un microvestito verde pastello e il giubbotto con la scritta Night Queens indossato sulle spalle minute.
«Ma guarda che bellezza abbiamo qui –alle sue parole seguirono tre baci sulle guance –non è un successone?».
Guardandosi in torno vide un ragazzo di Huffepluff e uno di Ravenclaw iniziare una rissa, il ragazzo Ravenclaw diede un rapido saluto a tutte e tre per poi colpire con una testa il suo avversario.
«Grandissima festa Morag»
Morag sorrise «Cosa ti avevo detto Capo Granger, non ti pentirai di aver partecipato a una festa delle Night Queens».
Neanche mezzora dopo Hermione aveva già un grande mal di testa avendo bevuto solo un Acqua Viola e rifiutato una decina di bevande dalla dubbia provenienza.
Il capitano della squadra di Ravenclaw le aveva offerto un tiro di una sigaretta magica, testuali parole “Questa non è come quelle porcherie babbane, questa è MAGNIFICA”.
Un ragazzino del quarto anno di Slytherin ci aveva provato con lei ma dopo una sua fattura Orcovolante era stato trascinato via da un Malfoy piuttosto incazzato. Il prefetto Parkinson era sdraiata sul divano con da parte una Greengrass decisamente ubriaca, molti Gryffindor le si erano avvicinati per farle i complimenti.
«Non ci credo, Granger! Ho bevuto troppo?» mentre Dennis rimaneva imbambolato a fissarla Colin le scattò una foto e prima che riuscisse a prenderli i fratelli Canon scomparirono nella folla.
La ragazza provò a seguirli nella calca ma venne fermata da una Ginny mezza ubriaca che continuava a ridacchiare al braccio di Anthony mentre del fumo rosa le usciva dalla bocca, il suo ragazzo le rivolse un sorriso abbozzato come per scusarsi per il comportamento della fidanzata, lei gli rivolse un sorriso e li lascio soli continuando la sua ricerca.
«Mione sei stupenda» al sentire quella voce la riccia si girò andando a salutare uno dei suoi migliori amici.
«Ma che hai fatto» la grifoncina indicò con un cenno della mano la camicia zuppa dell’amico.
«Oh niente di che mi hanno solo rovesciato una birra addosso, piuttosto tu sei stupenda» a quel complimento la ragazza arrossì portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Quella sera aveva lasciato i capelli sciolti applicando la pozione delle Queens e mettendosi un paio di pantaloncini corti con la camicia a scacchi e tutti le avevano detto che era decisamente più allegra del solito.
«Ehi ragazzi –la faccia sorridente di Dean Thomas spuntò oltre le spalle di Ron –dovete venire a vedere Neville, vi giuro ne vale davvero la pena».
Neville era in un angolino vicino al bancone dei drink intento a studiare il pavimento mentre una ragazza ci stava palesemente provando con lui.
«Miseriaccia, qualcuno gli vada a spiegare che quella ci sta provando con lui».
Alla battuta del Re tutti scoppiarono a ridere persino Hermione aveva le lacrime agli occhi guardando il povero ragazzo davanti a lei con le orecchie rosse in preda all’imbarazzo.
«Mione ho sentito che c’è anche Harry perché non andiamo a salutarlo» Thomas gridò quella frase alle orecchie di Hermione mentre Ron cercava in tutti i modi di trattenerla ma quando la ragazza si inoltro nella folla notò il suo ex-ragazzo avvinghiato a una ragazza con i tentacoli al posto delle mani.
«Esco un attimo».
Con una mano si riavviò i capelli e affrettando il passo lasciò la festa delle Night Queens al settimo piano, se si sarebbe voltata avrebbe scorto due occhi di ghiaccio seguire ogni suo movimento.

SPAZIO AUTRICE:

Per prima cosa vorrei ringraziare le tre ragazze che hanno messo la storia tra le seguite, grazie davvero.
Dopo di che vorrei dire che questi primi capitoli sono stati scritti quasi 4 anni fa, quindi non spaventatevi se tra qualche capitolo lo stile di scrittura cambierà.
Detto questo, grazie grazie grazie. Se volete lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate che sono sempre ben accette.
Alla prossima
Leah Murray
   
 
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