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Autore: ElfaNike    19/02/2017    2 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni dicono che il nostro destino è legato alla terra, che essa fa parte di noi quanto noi di essa.
Altri dicono che il destino è intrecciato, come un tessuto, cosicché il nostro destino ne incrocia molti altri.
È la cosa che tutti cerchiamo di cambiare, o lottiamo per cambiare.
Alcuni non lo trovano mai, ma ci sono quelli che vi sono guidati.”
Merida DunBroch

 

L'arco si tese sotto la forza delle sue braccia. Non c'era per lei sensazione più piacevole di questa. Mentre con la sinistra spingeva l'arma verso il suo bersaglio, con la destra tirava la corda fino ad arrivare all'angolo della bocca, facendo scorrere indietro la freccia.
Non sentiva più nulla. La voce di sua madre, gli sguardi del pubblico, il vento che le muoveva quella gonna maledetta, i capelli sul naso. Non esisteva più nulla, a parte lei. Gli occhi si focalizzarono prima sulla punta della freccia, poi sul centro del bersaglio. E scoccò.
La prima freccia arrivò liscia al centro del cerchio rosso. Non era stato difficile fare meglio del MacGuffin. Non le sembrava un ragazzo molto convinto di quello che faceva, sembrava si lasciasse scorrere tutto addosso con perplessità e non facesse niente per intervenire.
La seconda freccia partì tranquilla esattamente come la prima, e per una frazione di secondo provò una soddisfazione perversa per aver battuto quel bellimbusto del MacIntosh. Con quella sua aria orgogliosa le dava la spiacevole sensazione che gareggiasse più per battere gli altri due pretendenti che per ottenere la sua mano. Davanti a lui più di tutti si sentiva un premio da vincere e questo le dava sui nervi.
Per la terza freccia, quando arrivò sulla linea di tiro, inspirò profondamente e rallentò il battito del suo cuore. Il Dingwall aveva l'aria talmente addormentata che non era sicura capisse quello che gli accadeva intorno. Che non si fosse nemmeno reso conto di essersi presentato per vincere il diritto di sposarsi? Prese tutto il tempo che le serviva per mirare e scoccare, e non abbassò le braccia finché non sentì il tonfo soffocato della sua freccia che affondava nel sostegno in legno dietro il paglione.
Aveva vinto.
Ebbe pochi secondi per realizzare di essere finalmente libera, perché dietro di lei arrivò di gran carriera sua madre, a cui rivolse un'occhiata di fierezza e intransigenza. La stessa che le riservò la regina.
-Merida. Come hai osato.- sibilò la donna.
-Ho rispettato le regole, mamma. In quanto primogenita della famiglia DunBroch ho preso parte alla sfida per...-
-Tu non sai quello che hai fatto, signorina!-
I quattro capi dei clan si avvicinarono. Avevano l'aria esterrefatta e furiosa allo stesso tempo. Fergus più esterrefatta che furiosa.
-Mia regina- esordì il capo clan dei Dingwall, con la voce che gli tremava dalla rabbia -Che cosa significa?-
-Come avete osato farci questo brutto scherzo?- rincarò il capo clan MacIntosh.
-Vi prego. Vi prego, signori. Sistemerò tutto al più presto.- cercò di calmarli la regina.
-Sistemare cosa?- le rispose l'altro -Questa... donna ha osato mettersi in mezzo a una sfida fra uomini! Non era il suo ruolo. Lo avrebbe dovuto sapere. Voi avreste dovuto insegnarglielo.-
Elinor ebbe un fremito di stizza a quelle parole: -Gradirei da parte vostra un po' più di rispetto per il lavoro che io e la principessa abbiamo portato avanti in questi anni.- sentenziò.
MacIntosh e MacGuffin si scambiarono un'occhiata mentre Dingwall avanzò rabbiosamente di un passo: -Da come si tiene vostra figlia non sembra che il vostro duro lavoro abbia dato i risultati sperati. Se una semplice ragazza può permettersi di mancare di rispetto alle nostre tradizioni...- non concluse la frase, ma lasciò moltissimi sottintesi. MacIntosh e MacGuffin annuivano convinti, mentre Elinor si portava una mano al petto scandalizzata.
Si riprese solo dopo un momento e dichiarò: -Se i signori vogliono lasciarmi risolvere questa faccenda, presto potremo riorganizzare dei giochi perché si possa ristabilire l'ordine delle nostre tradizioni...-
Merida, però, l'interruppe: -Cosa? No! Io ho gareggiato! Ho vinto la sfida...-
-Merida, per favore...-
Lei ignorò sua madre: -...sono stata alle regole! Valgo molto di più di una semplice dama da marito! Tu lo sai, mamma! Io non voglio sposarmi!-
A quelle parole i capi dei clan rimasero a bocca aperta. Elinor, dal canto suo, perse per un secondo il controllo: -Tu sei una fanciulla, Merida! Per questo partecipare a questi giochi non rientra nel tuo ruolo! Per cui adesso ti ordino di fare un passo indietro! Tu sei una principessa, e io esigo che ti comporti come tale!-
Merida non poteva credere alle sue orecchie. Disperata, guardò suo padre in cerca di sostegno: -Papà... non puoi lasciarglielo fare!-
Fergus non amava quel genere di situazioni. Lui amava la chiarezza e, se non era possibile comunicare in questo modo, preferiva risolvere i problemi con una bella scazzottata. Quando si trattava, tuttavia, dei battibecchi delle donne, se poteva evitava di schierarsi. Non poteva in alcun modo dare torto alla sua adorata regina piuttosto che alla figlia che tanto gli somigliava, o viceversa. Purtroppo, però, lo sguardo supplichevole di Merida, il volto corrucciato di Elinor e le espressioni canzonatorie dei tre capi lo chiamavano a prendere una posizione. Qui si trattava di politica e, sfortunatamente, avendo vissuto la guerra già una volta, non poteva permettere che il regno cadesse in altri conflitti per quelli che erano sicuramente visti come i capricci di un'adolescente. Prese quindi un bel respiro e si rivolse alla ragazza: -Merida... ascolta. Quello che tua madre ed io vogliamo che tu capisca...-
-Tu non mi aiuterai, non è vero?- Merida fece un passo indietro, con gli occhi che le pizzicavano.
-I quattro clan hanno tradizioni secolari, Merida...- le spiegò il padre -...e questo vuol dire che ad una certa età la principessa deve andare in sposa a un pretendente. Non ci puoi fare nulla, tesoro.- l'uomo sperò che la nota di rimpianto non fosse troppo udibile.
Merida si era portata le mani alla bocca, sull'orlo delle lacrime.
-Allora, principessa- la riprese MacIntosh con un sorriso storto -A quale sfida sottoporrai i nostri figli, domani?-
Disperata e ferita, Merida guardò la madre, che non aveva abbandonato il suo sguardo duro, e il padre, che invece sembrava voler essere in qualunque altro posto piuttosto che lì. Comprese che da loro non avrebbe avuto sostegno.
Scoppiando in lacrime si voltò e spiccò una corsa: montò velocemente su Angus e galoppò via fra le urla di allarme dei guerrieri dei clan e quelle angosciate di sua madre che la richiamava indietro.
Non sarebbe tornata.

Cavalcò per parecchio tempo, piangendo, addentrandosi sempre più nella foresta. Nessuno meglio di lei conosceva i segreti di quella terra, e gli uomini dei clan avrebbero impiegato parecchio tempo a trovarla.
Il cielo si era fatto pesante, e qualche goccia già annunciava l'arrivo di una tempesta. Tornare indietro non era possibile. Cercò distrattamente un riparo in attesa che il maltempo passasse. Almeno, si consolava, in quel modo l'avrebbero trovata ancora più tardi.
Trovò una caverna piccola e poco profonda. Scoppiando di nuovo in singhiozzi si rannicchiò in un angolo e diede libero sfogo alle sue lacrime.
Tutto questo non era giusto. La sera prima aveva provato, solo per vedere come sarebbe stato, a immaginarsi accanto ad uno di quei tre ragazzi per tutta la vita. Era stata presa dal panico all'idea di essere associata a quelle caricature di eroi, il MacGuffin, insipido nonostante la sua forza, il MacIntosh egocentrico per via della sua apparente avvenenza, il Dingwall aggressivo ma, dèi, dall'aria così ebete...! Lei non c'entrava nulla con nessuno di loro.
Gli scrosci d'acqua si susseguirono fino a sera, quando la tempesta si spostò un po' più a nord, verso il mare, e lasciò dietro di sé la foresta dai colori scuri e intensi. Faceva freddo.
E poi, lei una dama? Lei, che eccelleva con l'arco e la spada, costretta a vivere in abiti stretti, scomodi, suonando, leggendo e scrivendo, senza poter più muoversi, cavalcare, tirare, spingere al limite il proprio corpo... per tutta la vita? A quest'idea le vennero i brividi e si trattenne a forza per non scoppiare ancora in singhiozzi.
Decise che era il caso di dormire un po'. Ormai era completamente buio, a parte la luce rassicurante della luna appena riapparsa, e non poteva più muoversi da dov'era. Si costrinse a resistere alla fame, non potendo neppure cercarsi qualcosa da mettere sotto i denti. Un buon sonno le avrebbe permesso di arrivare al giorno dopo con la mente un po' più lucida.

Il mattino colorò gli alberi di bellissime tinte dorate.
Merida uscì in groppa ad Angus e si diresse verso nord est, dove sapeva avrebbe trovato qualcosa da mangiare. Tenendo il sole sulla destra si avviò al passo allaricerca di qualche animale da cuocersi. Anche un uccello sarebbe bastato.
Dopo un po', però, si rese conto che la foresta era stranamente deserta. Anche Angus sembrava nervoso.
Avanzò lentamente, finché non notò degli alberi dai rami spezzati, i primi molto in alto, quelli accanto sempre più in basso, come se qualcosa ci fosse caduto sopra e loro non avessero retto alla forza con cui questo era arrivato. Seguì la traccia, ignorando gli sbuffi del suo cavallo, e, dietro un vecchio tronco coperto di muschio, vide un ammasso nero disteso per terra.
Con un sussulto fece arretrare Angus fin dietro l'albero più vicino, poi smontò con circospezione. Quella cosa si muoveva su e giù, lentamente. Respirava!
Incoccò una freccia e si avvicinò cautamente, riconoscendo una pelle squamosa e un paio di ali, una sinuosa colonna vertebrale che continuava fino ad una lunga coda... che era provvista di due... ali? Membrane? ...di cui una in cuoio. In cuoio?
Il fatto che quella creatura potesse essere accompagnata da un uomo le accese la curiosità e lentamente fece il giro. Le zampe posteriori erano distese lungo la coda, mentre le ali avvolgevano un corpo umano, che a sua volta abbracciava il torace di quell'animale. La testa nera era larga e piatta e lei non riusciva a riconoscerne gli occhi. Inarcò un sopracciglio passando lo sguardo alla sella agganciata alle zampe anteriori ed ebbe un sussulto quando tornò a guardare la sua testa: la creatura la guardava da un occhio giallo, la pupilla dilatata dalla stanchezza, senza neppure la forza di muovere il capo.
Merida rimase un attimo immobile, poi, quando si rese conto che l'occhio guardava preoccupato la punta in metallo della sua freccia, la tolse dal punto d'incocco e la ripose nella faretra, infilandosi l'arco per una spalla. Poi alzò le mani e gli mostrò i palmi, a dimostrare che non era più pericolosa.
A quel punto lui aprì le ali e le mostrò l'umano: era un ragazzino gracile, vestito in lana cotta verde e pelliccia e un paio di stivali in cuoio molto grandi per lui. Quando scivolò su un fianco rivelò un viso tondo e infantile, pallido come un cencio, circondato da una zazzera di capelli castani. Ma, se erano arrivati precipitando, non potevano essere tanto più in ordine, no?
-Ehi tu!- chiamò, senza avvicinarsi troppo, sedendosi sui talloni e appoggiando i gomiti sulle ginocchia -Sei... morto?- ebbe un'espressione schifata al pensiero, ma tanto valeva esserne sicuri.
Quello mugugnò qualcosa e socchiuse gli occhi, cercando con lo sguardo chi aveva parlato. La creatura alata lo toccò con delicatezza, cercando di aiutarlo a svegliarsi definitivamente.
Il ragazzo finalmente la individuò: -Io... dove siamo?-
-Regno di Dalriada, confine est.- rispose lei.
-Io... co... cosa?- il ragazzo si tirò a sedere di scatto, portandosi poi le mani alla testa: -Ahi...-
Merida allungò il braccio: -Tutto a posto?-
-Non saprei... siamo solo precipitati. In fondo ci siamo abituati, eh, Sdentato?- ironizzò lui con un sorriso tirato. L'animale, Sdentato, fece spallucce e roteò gli occhi. Il ragazzo cercò allora di alzarsi in piedi, ma le gambe non gli ressero e Merida dovette afferrarlo velocemente prima che cadesse.
-Sei gelido. Non ti conviene sforzarti troppo.-
Il ragazzo annuì e si rimise a sedere accanto a Sdentato, che nel frattempo si era tirato su e stava drizzato sulle zampe anteriori, la coda avvolta attorno a lui e le ali ripiegate.
Merida si sedette accanto a loro, a gambe incrociate: -Chi sei?-
-Mi chiamo Hiccup.- rispose distrattamente -E tu?-
-Io sono Merida...- fece per continuare con la solita cantilena: “primogenita erede del clan DunBroch...” ma si trattenne, a disagio. Il ragazzo la osservava aspettando il resto della frase, così lei tergiversò: -Ma ditemi di voi! Che cos'è lui? Da dove venite? Avete attraversato la tempesta?-
Hiccup sorrise debolmente: -Sì, noi arriviamo da un'isola della costa dell'Opplandene. A nord est, molto nord est da qui.-
-Venite da oltre il Mare del Nord?-
Hiccup aveva l'aria sconsolata: -Così sembra...-
Merida l'osservò per un secondo, poi si decise a cambiare discorso: -E lui cos'è?-
Hiccup alzò lo sguardo sulla creatura: -Eh? Ah! Lui... lui è un drago.- disse, sulle spine. Merida non sapeva che reazione si aspettasse da lei, ma evidentemente non la calma e la curiosità con cui reagì a quelle parole: -Non... non sei spaventata?-
-Quando l'ho visto la prima volta ti stava abbracciando. Non ti ha mangiato. Non vedo perché questo dovrebbe farmi paura. Qui abbiamo mostri ben più spaventosi.- rise.
Hiccup sorrise con un po' più di convinzione: -Non avete draghi, qui?-
Lei scosse energicamente la testa: -Solo orsi.-
Lui scrollò le spalle: -Allora niente di che.-
-E invece rimarresti sorpreso.- Merida si alzò: -Senti, io stavo cercando da mangiare. Hai fame?-
Dallo sguardo improvvisamente attento dei due dedusse di sì. Andò a costringere Angus a seguirli e si misero lentamente in cammino. Hiccup si guardava intorno con evidente interesse.
Raggiunsero il fiume più vicino e, con molta parsimonia di frecce per non finirle subito, Merida riuscì a racimolare un buon pasto per tutti e tre.
Quando furono finalmente sazi, anche Hiccup si sentiva a proprio agio e parlare fu più facile.
-Perché vi siete ritrovati nella tempesta?-
Hiccup stava giocando con un bastoncino: -Noi... siamo stati costretti a partire. Sai... problemi famigliari... rapporti difficili... questo genere di storie. Bazzecole.-
-E invece capisco. Ho... avuto dei problemi anch'io.-
-Con i tuoi genitori?-
-Vogliono farmi sposare.-
-Davvero?-
-Sì. Si tratta di mia madre. Ha programmato praticamente tutta la mia vita.-
-Capisco. Sei una nobile?-
Merida annuì soprappensiero: -Voleva fare di me qualcuno che non sono.-
-“Voleva”?-
-Sono scappata anch'io.- Merida sorrise distrattamente, poi gli rigirò la domanda: -Anche tu hai avuto problemi con i tuoi genitori?-
-Con mio padre. Mia madre... lei...- scosse la testa, poi allungò il braccio per fare i grattini a Sdentato: -Sono il figlio di un capo vichingo. Cacciatori di draghi, tutte queste cose affascinanti qui... voleva far del male a Sdentato.-
Merida rifletté un po' a quello che le aveva raccontato: -E adesso cosa vuoi fare?-
Hiccup scrollò le spalle: -Non lo so. Non posso tornare a casa. Lo ucciderebbero.- seguì un momento di silenzio, poi riprese: -Penso che per ora riprenderò ad andare verso sud. Magari troverò un posto dove stare con Sdentato senza problemi. Chissà... una caverna... un eremitaggio...-
Merida rise: -Be', se vuoi ti posso accompagnare.-
-Non dovevi sposarti, tu?-
-Mah, sai... non ho fretta.-
I due quindi si avviarono. Camminarono per buona parte della giornata, chiacchierando di tanto in tanto: -Ma non ti staranno cercando?-
Merida fece spallucce: -Non lo so. Ma per come abbiamo litigato ieri secondo me senza di me si risolverebbero tanti problemi. E comunque ora ho te da aiutare. Il matrimonio può aspettare.-
-Guarda un po' che caso.-
Ad un tratto, però, i due ragazzi si bloccarono: davanti a loro, nel grigiore di una nebbia improvvisa, veleggiava una piccola fiammella di un blu soprannaturale.
-Ehm... Merida... cos'è quello?-
-Un fuoco fatuo!- la ragazza lo fissava come per paura che potesse sparire da un momento all'altro: -Mia madre mi diceva sempre che i fuochi fatui ti guidano verso il tuo destino.-
Cercò di avvicinarsi con circospezione, ma Sdentato, eccitato da quella piccola luce in movimento, già le dava la caccia. I due ragazzi risero nervosamente e seguirono per un po' la scia di spiritelli.
Poi Hiccup si irrigidì di colpo: -Merida... dicevi che questi fuochi di conducono verso il tuo destino?-
-Sì, perché?-
-Secondo te vuol dire anche che ti possono avvertire di un pericolo?-
-Cosa vuoi dire?- Merida si voltò nella direzione da lui indicata e rimase paralizzata dal terrore: dietro di loro, parzialmente mimetizzato dalle fronde e dal sottobosco, un enorme orso nero, coperto di cicatrici di mille battaglie e con la pelle trapassata da schegge e frecce e lance spezzate, li osservava in silenzio. Aveva le zanne scoperte e gli occhi concentrati su di loro. Il silenzio che aleggiava attorno a lui, per cui non lo avevano sentito avvicinarsi, lo rendeva ancora più spaventoso.
-Hiccup...- mormorò con un fil di voce: -Hiccup... scappiamo.-
-Cosa?-
-SCAPPA!- Mor'du si lanciò su di loro con un ruggito che fece tremare l'intera foresta.
Con un balzo Hiccup era già in sella a Sdentato e aveva già preso il volo, mentre Merida era saltata su Angus e l'aveva lanciato al galoppo nella direzione indicata dai fuochi fatui.
Mor'du la inseguiva ruggendo e spaccando con una spallata ogni tronco che si trovava sul suo cammino. Angus correva con la disperazione della sopravvivenza e saltava agilmente da una roccia all'altra, spronato dalla ragazza, ma su una sassaia mise lo zoccolo in fallo e finirono a terra entrambi. Merida batté la testa e le ci volle un po' per riprendersi, ma quando si guardò attorno Angus era sparito e Mor'du si avvicinava ad una velocità spaventosa. La ragazza lanciò un urlo terrorizzato e prese a correre il più in fretta possibile, quando sentì una voce dall'alto: -Merida!-
Senza riflettere lei tese le braccia e sentì due zampe artigliarla all'altezza delle ascelle e portarla in alto. Quando guardò giù, agitando i suoi piedi nel vuoto, urlò ancora, ma sollevando lo sguardo vide che Hiccup, in sella al suo drago, le porgeva la mano: -Presto, sali, ti porto via!-
Merida accettò di buon grado e si arrampicò dietro di lui, stringendosi forte ai suoi fianchi e chiudendo gli occhi.
Volarono per qualche minuto, prima che lei si sentisse abbastanza al sicuro da riaprirli. Hiccup era davanti a lei e la osservava da sopra la spalla con un sorriso: -Scusa, il primo volo è sempre un po' traumatico.-
Merida realizzò in quel momento cosa stava facendo e rimase senza fiato, per poi gridare di emozione alzando le braccia al cielo: in un momento tutta la tristezza, la paura e il senso di vuoto sparirono. Hiccup rise vicino a lei: -Accipicchia... che voce!-
Merida riabbassò le mani e ridacchiò timidamente.
-Senti, cosa vuoi fare?-
-Cosa vuoi dire?-
-Io devo partire. Non posso restare qui: i clan di cui mi hai parlato mi ricordano molto il mio villaggio. Attaccherebbero Sdentato.-
-Ah. Be'...- la ragazza non seppe bene cosa rispondere.
-Non vuoi tornare a casa?-
Lei ci pensò un attimo. Poi sorrise: -No. Voglio venire con voi. Almeno un altro po'.-
Hiccup la guardò dubbioso, forse perché non voleva portarla via dalla sua terra in quel modo. Poi, probabilmente, il fatto di non essere più solo e il suo bisogno di sicurezza presero il sopravvento. Con un sorriso fece alzare di quota Sdentato, e si diressero verso sud.
 



Angolino dell'autrice:
Finalmente Hiccup e Merida si incontrano. Il viaggio può quindi iniziare!
Inutile dire che dal prossimo capitolo si entra nel vivo della storia... ;) Adesso che comincio a farli interagire l'uno con l'altro, fuori dal contesto dei film d'origine, devo ammettere che rimanere fedele al loro carattere senza cadere nello stereotipo mi risulta davvero difficile, ed è un discorso che vale a partire da ora per tutti i capitoli a seguire! 
Ancora grazie a lettori e recensori!
Nike
  
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