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Autore: ElfaNike    05/02/2017    3 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa è Berk. È dodici giorni a nord di disperazione e pochi gradi a sud di morire di freddo. Si trova esattamente sul meridiano della miseria.
Il mio villaggio. In una parola, solido. Ed è qui da sette generazioni. Ma ogni singola costruzione è nuova!
Abbiamo la pesca, la caccia e un'incantevole vista del tramonto. L'unico problema sono le infestazioni. In molti posti hanno topi, o zanzare. Noi abbiamo... i draghi.”
Hiccup Horrendus Haddock III


Berk era un villaggio di vichinghi. Gli esseri più cocciuti della terra. Da quando si erano stanziati lì, secoli prima, non c'era verso di parlare di ripartire, nonostante fossero un popolo alla base nomade: finalmente un luogo da cui si potevano raggiungere le terre del nord come quelle del sud in pochi giorni di navigazione! Ma non per commerciare, ovviamente! Loro erano vichinghi, il popolo guerriero per eccellenza, senza paura di fronte a nessun nemico, uomo o animale che fosse. Neanche di fronte ai draghi.
Se l'addestramento prevedeva di affrontare i lucertoloni di turno con lo scopo di sopravvivere (chi avesse eletto Scaracchio maestro del villaggio, neppure Odino lo sapeva), la prova finale voleva che un novizio accuratamente selezionato uccidesse un drago. E, accidenti!, l'anziana aveva scelto proprio lui per questa prova. Perché non Astrid? Lei era molto più convinta di quello per cui combatteva! Ce l'avrebbe fatta, sarebbe sopravvissuta senza problemi e con tutti gli arti a posto! Sarebbe stata l'orgoglio del villaggio.
E invece no! Avevano deciso che lui avrebbe ucciso il drago, e lui aveva deciso che se la sarebbe data a gambe. Peccato solo per quel piccolo particolare... Astrid. Lo aveva seguito, lo aveva scoperto, aveva scoperto Sdentato. Subito lui aveva pensato che in quel momento fossero davvero finiti. E invece no! Astrid l'aveva ascoltato (Astrid!). E gli aveva creduto. Allora perché non poteva farlo anche suo padre?
Hiccup la guardò la ragazza, con un sorriso tirato: -Va tutto bene.-
-No che non va tutto bene.- lei roteò l'ascia e l'abbatté per noia su un tronco -Ascolta, presto saremo al villaggio e non potremo più parlarne. Cosa intendi fare domani? Parlerai con tuo padre?-
Lui scosse la testa: -Posso provarci. Però non sono sicuro che solo a parlarne capirebbe.-
-E allora cosa hai in mente di fare?-
-Per ora non so. La soluzione perfetta sarebbe stata partire.-
-Quello sarebbe stato scappare. I vichinghi non scappano.-
Hiccup sorrise a quella frase. Astrid restava fedele alla sua vichingaggine in ogni situazione. Ma purtroppo era d'accordo con lei. Questa era forse una delle poche cose vichinghe che aveva ereditato anche lui.
-Che cos'hai in mente, Hic?-
-Ancora non so, Astrid, davvero. Però domani non scapperò. Fidati di me, troverò qualcosa.-
Lei lo guardò poco fiduciosa e, essendo arrivati al villaggio, si allontanò senza una parola.
Maledizione! Perché non aveva ucciso Sdentato la prima volta che l'aveva visto? E maledizione! Come poteva pensare una cosa del genere?
In realtà la soluzione lui ce l'aveva, ed era mettere il padre al corrente di quello che stava succedendo per davvero.
Arrivato a casa, lo trovò seduto a contemplare il fuoco. Doveva provare a parlargli. Doveva fare almeno un tentativo. Si avvicinò strisciando i piedi e si sedette accanto a lui.
-Ehm... ciao... papà.-
L'uomo sollevò lo sguardo: -Hic. Ti stavo aspettando.-
-Ah! Ah... Davvero?- grande Odino, brutto segno.
-Volevo metterti al corrente di... quanto io sia fiero di te, figliolo. Dopo tutti questi anni avevo ormai perso la speranza ma, guardati!, sei diventato l'orgoglio del villaggio.-
-Ah... del... del villaggio? Ah... papà?-
-Sì?- l'uomo, che fino a quel momento non lo aveva guardato negli occhi, si girò verso di lui.
-Io... mi stavo chiedendo se non potessi mostrarti una cosa... riguardo alla Furia Buia che avevo abbattuto...- balbettò, stritolandosi le mani.
-Ah, quella cosa. Non temere, Hic, non ce n'è bisogno. Capisco benissimo.-
-Tu... capisci?-
-Sì. Avevi bisogno di attenzioni, lo facevi per questo. Tu avevi un potenziale nascosto da mostrarci e noi non te ne abbiamo mai dato la possibilità. Io non te ne ho mai dato la possibilità.- gli posò una delle sue enormi mani sulla spalla, scuotendo la testa.
-Sì, cioè no. Non è questo che intendevo.- si allontanò di un passo e si mise le mani nei capelli, poi riprese: -Tu... hai mai pensato a come sarebbe la vita se noi... trovassimo un modo per non batterci... coi...- la voce gli cadde.
-Per non batterci coi draghi, dici? Ma guardati, sembri tua madre.- Stoik appoggiò i gomiti sulle ginocchia e chinò il capo: -Quei maledetti me l'hanno portata via. Ce l'hanno portata via. Sono contento che finalmente io e te ci batteremo per la stessa causa, Hiccup.-
-Ma secondo te avrebbe potuto avere ragione?-
-Noi, alleati dei draghi? Hiccup! Lei li ha difesi e loro l'hanno divorata! Quei mostri sono incontrollabili, sono macchine assassine. Non è possibile alcuna alleanza.-
In quel momento, Hiccup capì molto di suo padre. E capì anche che parlargli non sarebbe servito a niente. Doveva passare al piano B.
-Ho capito.- si alzò stiracchiandosi e indicò di sopra: -Vado... vado a dormire.-
-Buonanotte figliolo. Ci vediamo nell'arena.-
Tentativo fallito.

Il momento peggiore delle prove importanti sono le due ore che le precedono. Hiccup non le sentiva passare. Sentiva il cuore nelle orecchie e un peso enorme sullo stomaco.
Astrid gli fu vicino fino all'ultimo momento. Quando poi Scaracchio lo chiuse dentro l'arena, e lui vide suo padre guardarlo con lo stesso sguardo che aveva quando valutava le cartine nautiche, con esperienza e aspettativa, si coprì volentieri la testa con l'elmo.
L'Incubo Orrendo uscì con un colpo rovente dalla gabbia e lui poté percepire quanto fosse furioso e spaesato. In quell'attimo suo padre scomparve dalla sua mente, che fu totalmente occupata dalla creatura davanti a lui. Era terrorizzata. Doveva riuscire a calmarla. Abbassò le mani e si liberò del pugnale e dello scudo. Poi gettò lontano anche l'elmo e tese la mano verso di lui. Ci aveva pensato tutta notte. Se essere un vichingo voleva dire uccidere i draghi, allora lui non voleva essere un vichingo. Ma essere un vichingo era anche il sogno di tutta la sua vita. Voleva dire essere parte del suo villaggio vichingo, essere amico con tutti gli altri giovani vichinghi. Voleva dire risolvere tutti i problemi con suo padre. Ma se uccidere quel drago voleva dire essere per tutta la vita il tipo di vichingo che erano gli altri a volere, allora lui preferiva rimanere solo Hiccup. Solo Hiccup. Fu una decisione molto sofferta che gli aveva impedito di dormire per tutta la notte.
All'improvviso, un clangore interruppe il contatto col drago: l'Incubo Orrendo si irrigidì di colpo e lanciò un ringhio furioso. Hiccup non fece in tempo a realizzare quello che era successo che il drago prese fiato. Stava per attaccare.
Tutto si svolse in pochi secondi: Astrid comparve al suo fianco e distrasse il drago il tempo per lui di riprendersi, per poi correre entrambi fuori dalla gabbia. Qualcosa era andato storto. Ma cosa?
Un fiammata gli impedì di raggiungere Astrid dall'altra parte della grata. Era in trappola, e un drago arrabbiato in quel modo era impossibile da calmare!
Poi, un fischio e un'esplosione, e Sdentato si precipitò nell'arena. Lui fu spinto da parte e il suo amico affrontò l'Incubo Orrendo prendendo presto il sopravvento. Hiccup era salvo.
Sdentato no.
Nel giro di pochi secondi tutto il villaggio si riversò nell'arena, l'Incubo Orrendo fu spinto nella sua gabbia e Sdentato fu circondato. I suoi tentativi di mandarlo via furono completamente inutili. Suo padre si avvicinò furioso e dopo una breve colluttazione Sdentato fu immobilizzato.
Tentativo numero due fallito.
Suo padre lo guardava. Ma ora lo guardava come guardava un drago, prima di ucciderlo.
-Hiccup.-
-Ehm... ricordi, quando ti dovevo parlare...?-
Stoik ricordava. E adesso collegava. -Avrei dovuto capirlo. Avrei dovuto cogliere i segni.-
-Pa... papà?-
-Avevamo fatto un patto!-
-Sì ma... ma era prima... ti prego arrabbiati con me, prenditela con me ma non fare del male a Sdentato!-
-Il drago? È per lui che ti preoccupi? Non per le persone che per poco non uccideva?-
-L'ha fatto per proteggermi!-
-Hanno ucciso centinaia di noi!-
-E noi abbiamo ucciso migliaia di loro!- a questa frase, l'intero villaggio si raggelò. Un vichingo che sfidava un altro vichingo, e in maniera così diretta. Stoik avrebbe dovuto reagire.
-Sei in combutta con loro ormai. Tu non sei un vichingo. Tu non sei mio figlio.-
Hiccup, per un momento, perse il contatto con il suo corpo. La sua testa formicolava in maniera bizzarra. Si guardò intorno, e vide gli altri vichinghi. Vide lo stupore, la pietà e la durezza con cui lo guardavano.
Poi vide Sdentato, e con un urlo si gettò tra gli uomini che lo trattenevano. Ci volle solo un istante, e tutta l'abitudine nata dai mille voli fatti assieme. Il suo piede si incastrò nel meccanismo e, con un colpo di ali, Sdentato era libero.
Bastò un balzo, e il drago uscì da dov'era entrato. Siccome l'intero villaggio era dentro l'arena, loro ebbero tutto il tempo per spiccare il volo e fuggire via.
Hiccup si voltò a guardare Berk sotto di lui. Chissà Astrid... lei era rimasta giù. Chissà se gli aveva detto qualcosa... se aveva tentato di parlargli. Lui non ricordava niente di quello che era appena successo.
Esausto, si abbandonò sul dorso di Sdentato, che piano piano planò fra gli alberi.
Erano soli. E lui era disperato.

Camminarono per un paio d'ore senza meta. Tornare al loro nascondiglio era impensabile: troppo vicino al villaggio, e per arrivarci avrebbero dovuto volare. Non potevano rischiare di farsi vedere.
Arrivati sulla costa non poterono più procedere. Tanto non avrebbero potuto comunque: si stava facendo notte e le spesse coltri di nubi facevano calare il buio più presto del solito.
Nel giro di poco si accesero un fuocherello per scaldarsi nel freddo umido e si procurarono del pesce, che Sdentato divorò da solo: lui non aveva molta fame. Il cielo era sempre più pesante e cominciò ad alzarsi il vento. Hiccup si rannicchiò contro la pelle squamosa del drago.
Passarono qualche tempo nel silenzio più assoluto, quando un ramo spezzato fece drizzare le orecchie a Sdentato. Hiccup si tirò su con un brivido e si guardò intorno, coprendo poi il fuocherello con della terra umida. Adesso, anche l'ultima fonte di calore era andata.
Dopo un istante di silenzio, bastò un movimento tra gli alberi: in men che non si dica Hiccup era di nuovo in sella e volava via schivando le reti e le frecce.
Stoik comparve accanto al fuoco spento un attimo troppo tardi: -Fermi! C'è Hiccup su quel drago!- ma ormai i due erano lontani, volando in direzione sud-ovest verso il mare aperto.

La tempesta li sorprese che avevano già perso il senso dell'orientamento. Sopra le nuvole, sotto il mare: quando iniziarono a cadere le prime gocce non riuscirono più a capire da che parte fossero girati. Ormai non era neppure possibile pensare di fare marcia indietro, unicamente perché non sapevano più da che parte fosse “indietro”.
La situazione si fece tragica in poco tempo, quando il vento si fece più forte e cominciarono a comparire i primi fulmini. Sdentato faceva di tutto per non cedere ma Hiccup sentiva che non ce la faceva più: i muscoli delle ali erano tesi nello sforzo e il respiro era affannoso, il suo torace si dilatava a ritmo sempre più rapido sotto le sue mani.
Dovevano uscire da lì.
Hiccup si guardò intorno alla disperata ricerca di un appiglio qualsiasi, un qualsiasi indizio che gli desse un'idea. Poi diresse Sdentato verso l'alto.
Se fossero riusciti a superare le nuvole forse avrebbero avuto una possibilità. Tutto dipendeva dalla resistenza di Sdentato.
Il drago batteva le ali con tutto se stesso contro il vento. Ormai non era più solo questione di forza fisica. Dovevano assecondare le correnti d'aria o si sarebbe stancato per niente.
Alternando salite e planate riuscirono a raggiungere miracolosamente lo spesso strato di nuvole. Se alzava una mano, Hiccup poteva quasi toccarle. Ancora un piccolo sforzo...
Improvvisamente, un fulmine scoppiò proprio accanto a loro. Il suo boato fu assordante, e Sdentato per allontanarsi perse il ritmo. Le sue ali si piegarono contro il vento, e non riuscì più a riaprirle. Senza il loro sostegno, i due cominciarono a precipitare in mare.

Hiccup si strinse al suo drago e lanciò un grido di disperazione. Perché cavolo aveva deciso di scappare? Perché aveva affrontato suo padre in quel modo? Perché aveva permesso che Sdentato si intromettesse in tutta quella storia?
Come potevano morire così? Perché, dopo tutto quello che avevano passato, perché finire proprio in un modo così stupido? Non era giusto. Non era giusto per lui e non era giusto per Sdentato. Il suo amico non c'entrava niente. Era stato Hiccup a colpirlo e a coinvolgerlo in tutta questa storia maledetta.
Il ragazzo socchiuse gli occhi per guardare il suo coraggioso compagno. Fu così che vide i primi scogli. La terraferma, la terraferma era vicina!

Il freddo fu la prima cosa che sentì. Ma il fatto di sentirlo era rassicurante.
Sentì anche le squame di Sdentato contro la sua pelle. Era freddo anche lui, ma era un rettile, era normale. Avvertiva il suo petto contro la guancia: si muoveva tranquillo, gonfiandosi in lunghi respiri. Erano salvi.
-Ehi tu! Sei... morto?- una voce femminile gli perforò le orecchie.
Con molta attenzione socchiuse le palpebre e i suoi occhi furono colpiti dalla luce chiara della mattina.
Dopo essersi abituato un po', riuscì a mettere a fuoco la sua interlocutrice. La prima cosa che vide fu un ammasso di riccioli rossi, e poi due grandi occhi azzurri.
 



Angolino dell'autrice:
Ecco il secondo capitolo! Abbiamo fatto un salto di qualche anno ed ecco che la storia inizia per davvero.
Secondi i miei piani dovrebbero venire all'incirca una ventina di capitoli. In questo momento sono a metà. Per evitare di far passare troppo tempo tra una pubblicazione e l'altra, mi sono imposta di pubblicare un capitolo ogni quindici giorni circa, almeno finché non avrò finito di scrivere tutta la fanfiction. In questo modo dovrei riuscire a non rimanere indietro... 
Grazie a chi legge e a chi commenta! 
Nike
  
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