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Autore: WriteMary    19/02/2017    2 recensioni
Zootropolis, città varia di fauna quanto di problemi.
Una volpe e una coniglietta alle prese con i più vari casi criminali.
Nuovi personaggi, occasionali citazioni e comparse del mondo Disney.
Tutto nell'ombra di una minaccia che prepara a lasciare la sua impronta.
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Thorley sfiorò appena la spalla di Judy, svegliandola dal sonno che la breve colazione al Drive-In e il lungo rettilineo della statale avevano conciliato.
Guardò fuori dal finestrino strofinandosi un occhio, notando appena in tempo l’insegna lignea con in rilievo scritto: Welcome to Peakville.
“Oh siamo arrivati, abbiamo fatto presto.”
“Non c’e mai molto traffico per la zona.”
La cittadina distava circa quattro ore di viaggio da Zootropolis, motivo per cui la tigre aveva insistito sul partire la mattina presto, così da poter disporre del resto della giornata.
A quanto sembrava c’era una sola strada che portava a Peakville; una lunga via asfalta che tagliava attraverso radure e aree di boscaglia poco fitta, sino a scorgere i primi edifici quasi timidi a mostrarsi.
Lì la strada iniziò a diramarsi per le diverse vie urbane, mantenendo però il suo rettilineo fusto che terminava nella piazza principale; dove una fontana centrale non poteva che far proseguire a ritroso i veicoli.
Thorley parcheggiò la sua auto nel piccolo spiazzo accanto a una tavola calda; un veicolo che al dir suo era un modello sportivo: con carrozzeria arancio volutamente alternata da componenti neri.
Scendendo Judy osservò la fontana al centro della piazza: priva di zampilli decorata solo con due sculture di cervi sulle quattro zampe, uno intento ad abbeverarsi e l’altro messo in allerta.
Appena dietro, il più alto edificio della cittadina, c’era la torre dell’orologio, con la cima in mattoni rossi e tetto a cupola verde che proprio in quel momento scampanò le nove e mezza del mattino.
Thorley confronto l’ora con quella del suo cellulare, commentando quanto avesse suonato in anticipo.
Al contrario di Judy, la tigre attirò subito gli sguardi dei passanti.
La coniglietta non si sorprese poi molto, sospettava che la città ospitasse prevalentemente fauna media e a giudicare dalle lepri, cervi e daini che osservavano il grosso felino, aveva ragione.
Avrebbero sicuramente notato anche lei se solo avesse indossato l’uniforme, ma per norme distrettuali entrambi gli agenti erano in borghese, con solo l’equipaggiamento che la legge gli permetteva di portare oltre confine, anche se l’unico armato era Thorley, che portava la pistola nella fondina ascellare preventivamente nascosta sotto il giubbotto.
Anche Judy avrebbe voluto disporre di un arma, ma con sua sorpresa il Dipartimento di Polizia non disponeva ancora di fondine ascellari della sua taglia e presentarsi a Peakville con una pistola alla cintura non era esattamente il modo migliore per passare inosservati.
I due agenti entrarono nella tavola calda per chiedere informazioni e come fuori, Thorley attirò subito gli sguardi dell’anziana volpe seduta al tavolo, due scoiattoli e della giovane lupa cameriera.
“Oh, turisti.” Disse cortese la cameriera poggiando la caraffa di caffè sul bancone. “Nonna, c’è gente, sono pronte le crostate? Vi consiglio quella ai frutti di bosco, è la specialità della casa.”
La tigre declinò l’offerta sorridendo, ma ormai l’anziana proprietaria aveva già poggiato la crostata sul bancone.
“Non urlare Abby, non è educato.”
La cameriera ruotò gli occhi. “…Vi preparo un tavolo, scusate non arrivano spesso turisti. Venite da lontano? Vi fermerete a lungo?”
“Abby…” Rimproverò l’anziana lupa.
“Oh, nonna! sono solo accogliente.”
“Invadente.”
Judy sorrise a entrambe, prendendo posto al tavolo assieme alla tigre che ritrovò l’appetito alla vista del dolce.
“Siamo di Zootropolis.” Rispose la coniglietta. “Volevamo…”
“Zootropolis!” Esclamò la cameriera battendo le zampe. “Pazzesco! Com’è vivere nel Gran Bioma?”
“Abby, non ricominciare.”
“Rassegnati nonna, è solo questione di tempo prima che mi trasferisca in un posto degno di essere chiamato città.”
“Molto tempo tesoro, è nel frattempo ti conviene continuare a lavorare.”
La lupa sbuffò. “Vi porto del caffè? E tu Garth, ne vuoi un altro così da addolcire la tua vita?”
La vecchia volpe rispose con un ringhio.
“Immagino fosse un si.”
Thorley trattene una risata per via della bocca piena; non era abituato all’atmosfera familiare che trasmetteva il posto, cosa che a Judy, in un certo senso, ricordava molto Bunnyburrow.
Il campanello della porta però la distolse dai suoi ricordi, e quella che sembrò essere una piccola cerbiatta entrò nel locale.
“Vicesceriffo Zaytsev.” Salutò la cameriera. “Caffè macchiato con due zollette?”
“Non oggi Abby, ho visto il macchinone qui fuori, immagino che il proprietario non sappia che i parcheggi stanno sul retro.”
Thorley poggiò la tazza di caffè con sguardo colpevole, seguendo i passi del vicesceriffo che gli arrivò di fronte.
Fu allora che Judy notò con sorpresa i due canini a sciabola che le pendevano appena oltre la linea della bocca; non si trattava di un cerbiatto bensì di un moschus siberiano.
Era alta intorno agli 80-90 centimetri, con zampe sottili e manto marrone pomellato, molto più folto sulla linea del dorso, tanto da sporgere dalla maglietta celeste tenuta sotto una giacca nera dalle maniche strette abbinata con Jeans aderenti; dove alla cintura era appesa la stella d’argento con inciso Deputy sheriff.
“Jane Zaytsev.” Strinse rapidamente la zampa ai due animali. “Mi dispiace disturbarvi ma devo chiedervi di spostare il veicolo.”
Thorley finì rapidamente gli ultimi bocconi di crostata, mentre Judy lasciò i soldi sul bancone per seguire immediatamente il vicesceriffo all’esterno.
“Chiedo scusa. Non sapevamo…”
“Nessun problema, mi serviva solo una scusa per farvi uscire; voi siete gli agenti di Zootropolis giusto.”
“Esatto.” Rispose Thorley. “Come ha…”
“Dalla targa dell’auto e dal fatto che non si vedono spesso tigri in zona. Lo sceriffo mi ha avvisata sul vostro arrivo e già mi aspettavo l’insolito, ma onestamente un coniglio poliziotto non l’avrei mai immaginato.”
“Non mi sorprende.” Commentò Judy. “Anche in città inclinano spesso la testa quando mi vedono arrivare.”
Sul muso di Jane si tracciò una linea di sorriso. “Abbiamo qualcosa in comune allora, è difficile essere presi sul serio quando non si ha un aspetto... feroce.”
“Le zanne non aiutano?” Domandò Thorley con forse troppa confidenza.
“Queste?” Rispose guardandolo leggermente compiaciuta. “Le dirò, da cucciola era facile spaventare i bulli ma crescendo hanno perso di fascino; fossero come quelle di mio fratello... più dieci centimetri di zanne ricurve fanno la loro figura.”
“Immagino.” Concluse svelto temendo d’essere stato indiscreto.
“Lo sceriffo mi ha chiesto di assistervi, un modo carino per dire: Jane non fargli fare quello che vogliono. Sapete come funziona no?”
“Qui comandate voi.” Rispose la tigre alzando le braccia come in arresto.
“Tranquilli, detesto la burocrazia come tutto il suo cerimoniale, non intendo esservi d’intralcio.”
“Lei sa perché siamo qui?” Domandò Judy.
“No, è arrivato un fax dal vostro dipartimento, lo sceriffo a bofonchiato qualcosa ed eccovi qui.”
“Oh, allora le spieghiamo noi…”
“Si, ma non qui. Sapete com’è piccola città, immediato giro di notizie. Venite con me, so dove andare.”
 
Con il solo cervo intento a sfogliare un registro, la biblioteca cittadina era il luogo perfetto dove avere una  conversazione privata.
La struttura non era delle più grandi, con una sala di lettura che contava una doppia fila di tre scaffali con sole due scrivanie e un divanetto a tre posti.
I tre animali presero posto al margine della sala: con Jane appoggiata di schiene alla scrivania, Thorley sostenuto dallo scaffale e Judy seduta sull’unica sedia.
“Siamo indagando su un furto avvenuto al Museo di storia naturale di Zootropolis.” Espose la coniglietta. “Sono stati rubati quattro manufatti che appartenevano a un residente della zona: Verron Myers.”
Jane ruotò gli occhi al cielo. “Conosco Myers, la sua villa ingombra la collina più a nord del centro.”
“Villa?” Chiese Thorley. “È il sindaco?”
“Oh no, è solo il riccone di città; più che esserlo preferisce essere amico del sindaco e credo di aver reso l’idea.”
“È uno losco?”
“Thorley.” Commentò Judy nonostante Jane prese a sogghignare.
“Se la maleducazione fosse legalmente perseguibile sarebbe già inpigione. È solo un animale pieno di se, come molti purtroppo.”
“Beh, pieno di se o meno è con lui che vorremmo parlare.”
“E qui vi chiedo il perché? In genere si corre dietro a chi ruba non a chi viene derubato.”
“Certo.” Riprese Judy. “Ma pare che Myers abbia finanziato gran parte dei recenti lavori d’ampliamento del museo e proprio dell’ala dove è avvenuto il furto.”
“Si ok, il suo nome compare due volte, ma non ci vedo nulla di strano; Myers ha spesso di questi affari e non è la prima volta che appoggia i grandi musei.”
“La verità è un’altra.” Puntualizzò la tigre incrociando le braccia. “Chi ha rubato i manufatti è bravo nel non farsi prendere e la mia collega qui non è mammifero che ama stare con le zampe in tasca; se c’è anche l’ombra di una pista ecco che si parte subito per la caccia.”
Judy simulò un colpo di tosse è subito la tigre si corresse.
“Oh si, ricerca, si parte per la ricerca. Scusate.”
“No tranquillo.” Lo rassicurò Jane. “Solo occhio alle parole, chi vive qui non è tanto abituato ai grossi predatori.”
“È possibile parlare con Myers?”
“Certamente solo che…”
“Solo che?”
“È uno bravo a delegare i fastidi, se si vuole parlare con lui bisogna essere terribilmente accondiscendenti.”
Thorley sbuffò. “Non sarà il sindaco, ma si comporta certo come un vero politico.”
 
Contrariamente al resto della cittadina la residenza di Myers sembrava voler mantenere le distante dal resto degli edifici.
Era posta in cima a una collina con il bosco che la circondava tutt’attorno salvo per la piccola radura a fronte che permetteva di osservare tutta Peakville dall’alto.
Jane aveva accennato a come la villa fosse un ingombrante pezzo di storia: una sorta di residenza nobiliare del periodo coloniale o qualcosa del genere; tutte vaghe informazioni che trovarono però conferma nell’istante stesso in cui i due agenti la videro.
La struttura presenta un corpo centrale di due piani leggermente sopraelevato, scandito nella facciata da colonne di ordine gigante decorate con tondi raffiguranti cervi e motivi floreali.
Il cortile era confinato da una muratura in perfetta corrispondenza con le soluzioni della facciata, con una doppia cancellata in ferro nero, dove Jane suonò il moderno campanello voltando poi di scatto il muso verso la telecamera affissa sulla colonnina a fianco della cancellata.
Il cancello scattò senza nessuna risposta interna, permettendo ai tre di attraversare il cortile fino alla breve gradinata d’ingresso.
La grossa porta in legnoscuro si aprì con un insospettata fluidità, facendo intravedere l’atrio d’ingresso elegante quanto l’esterno.
Ad aprire la porta fu un massiccio cinghiale, con spalle squadrate e zampe robuste seppur corte, che si pose nei confronti del vicesceriffo con rigida formalità guardando però Judy e Thorley con improvviso sospetto.
“Rilassati Rod, sono con me. Myers è in casa?”
“Vicesceriffo.” Subentrò un corpulento maiale dalla cute rosata. “Quand’è che mi chiamerà per nome?”
Verron era comparso sfoggiando  uno sbottonato panciotto color senape, pantaloni scuri e camicia bianca, con una sola nota di sfarzo data da un orologio d’oro al polso.
Jane rispose con un forzato sorriso, presentando poi i suoi accompagnatori.
Verron si soffermò maggiormente sulla robusta tigre, quasi non notando la coniglietta sula destra.
“…Sono agenti della polizia di Zootropolis, vorrebbero farle delle domande su ciò che le è stato rubato al Museo di storia naturale.”
“Si tratta dei miei totem?” Grugnì seccato. “È stato uno scandalo! Una mal gestione su tutti i fronti.”
“Vorremmo appunto parlare con lei del furto signor Myers” Prese parola Judy.  “Le sue dichiarazioni potrebbero essere utili per…”
“Immagino non abbiate ancora preso il furfante.”
“Stiamo ancora nel pieno delle indagini.” Sottolineò Thorley non gradendo l’affermazione.
Il suino alzò un sopraciglio. “Immagino; se vi hanno mandati qui e perché saranno alla frutta, in tal caso vedrò di tentare d’esservi utile; ma non ora.”
“Ma signor Myers.” Insistette Judy. “ con il dovuto rispetto, prima ci…”
“In questo momento ho ospiti e col dovuto rispetto nei loro confronti non posso trascurarli. Posso però accontentarvi, non temete; lasciatemi il tempo e potrei gestire le due cose nella prima serata.”
“Prima serata?” Domandò Jane con tono rassegnato. “L’ennesimo ricevimento quindi?”
“Mi farebbe davvero piacere vederla finalmente partecipare vicesceriffo, immagino dovrà accompagnare i nostri due ospiti.”
Jane finse un sorriso. “Dovere.”
“Eccellente; ora se non vi dispiace devo lasciarvi. A stasera.”
Il cinghiale fece per chiudere la porta ma Thorley con inaspettata audacia la trattenne con la zampa.
“Signor Myers, siamo qui per venir incontro a un suo problema, farci perdere tempo non può che danneggiarla.”
Verron si voltò esterrefatto del comportamento e dopo averlo squadrato si rivolse a lui in tono superiore. “Decido io cosa fare del mio tempo e dei miei problemi, agente.”
Thorley aggrottò la fronte e quasi per sfida trattene con ancora più insistenza la porta.
Fu in quell’attimo di contesa che Judy notò qualcosa.
L’atrio d’ingresso portava a uno scalone, dove dai gradini più alti s’era sporta una figura scura.
La coniglietta forzò la vista, escludendo dalla sua mente la discussione in corso, riuscendo a distinguere nella sagoma la testa rossastra di un grande pipistrello.
Le ali erano ripiegate sul corpo e sembravano calare a terra come un ampio mantello nero.  
Cercò di vedere meglio ma Jane invitò Thorley a lasciare la presa e la porta si chiuse.
La tigre emise uno sbuffo molto più simile a un ringhio e Jane schiocco uno zoccolo per richiamarlo all’ordine.
“Non serve a nulla fare così; avevo avvisato sul dover essere accondiscendenti.”
“C’è un limite a tutto; non puo…”
“Può eccome. Non è un sospettato che ha l’obbligo di rispondere alle vostre domande e io non ho alcun motivo per impormi sulla sua decisione.”
“E cosa dovremmo fare? Passare il resto della giornata a fare turismo.”
“Non abbiamo scelta.” Concluse Judy guardando il resto dell’abitazione. “E mi sta bene così, ora ho più di un motivo per voler entrare in questa villa.” 
   
 
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