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Autore: Charlie McGee    20/02/2017    3 recensioni
L'età adulta. Fuori da Hogwarts, nella vita che li ha portati ad essere esattamente tutto quello che si aspettavano, Hermione Granger e Draco Malfoy si scontrano, e si ritrovano inspiegabilmente a riconoscersi.
Dal primo capitolo:
"La Granger adulta è diversa da come te la ricordavi; chissà perché di lei hai solo l'immagine datata di una ragazzina bisbetica, che aveva scritto 'sanguesporco' in fronte così grande che ti era impossibile ignorarlo. In questa foto, la donna che hai davanti ha solo una vaga somiglianza con quella irritante saputella. Ha un lungo vestito chiaro, stretto sotto il seno, con maniche di broccato rigido; tiene i capelli legati di lato, in una coda che nel mondo magico non s'è mai vista; ha un viso pulito, la bocca rossa ben disegnata e due grandi occhi sgranati. Sono fissi sulla tua mano, ovviamente."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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3.

Alcuni mesi dopo. 2005
Processo Malfoy contro Ministero della Magia


Hermione Granger si è presentata con un completo di tipica tradizione magica: gonna e giacca color arancione bruciato, merlettate sui polsi e sulle rifiniture. Quando entra nell’aula, sul marmo rintoccano i suoi tacchi spessi. Non abbandona spesso l’abbigliamento babbano, e sospetti che questa sia una delle sue sagge mosse per mettere a proprio agio la giuria.
Tu sei in prima fila, al tavolo dell’accusa. Astoria è al tuo fianco. Anche lei tenta una mossa insolita: ti tocca la spalla, in un gesto cameratesco e compartecipe, e lancia intorno sguardi di sfida. Lo sanno tutti cosa sta dicendo con quelle occhiate.
Io sono Astoria Greengrass e questo è mio marito. Provate a toccarci.
Avresti desiderato un processo a porte chiuse, ma le tue amicizie al Ministero non sono state sufficienti. Il giudice assegnato al caso è Homer Tumblestone, un veterano della Guerra che ha preteso copertura mediatica pressante.
Tumblestone ha sopracciglia cespugliose perennemente aggrottate, una testa piena di capelli castani sparati ovunque, e ti guarda minaccioso da quando hai messo piede in aula.
“Non farti intimorire.”, si è raccomandata la Granger, “È un vecchio orso, ma anche molto corretto.”
Però quando le hai chiesto se ha mai scagionato un Mangiamorte è rimasta zitta.
Stupida, arrogante mezzosangue.
Sai come funzionano i processi magici: il giudice ha una discrezionalità amplissima. Non è come nei processi babbani, dove i giudici sono più o meno vincolati a garanzie di legge.
“Però tu sei stato assolto dall’accusa di Mangiamorte. Cioè, è stato accertato che lo eri...” aveva borbottato Hermione, “Ma poi ti avevano scagionato. Il Marchio è stato formalmente cancellato e la tua fedina penale ripulita.”
“Quindi?”, avevi incalzato, sottintendendo: che differenza fa non esserlo legalmente, se per loro lo sono nei fatti?
“Quindi non verrai trattato da ex Mangiamorte.”
“Lucius Malfoy sì.”, era stata la tua cupa replica.
“Ed ha pagato per questo, Draco. Un prezzo fin troppo alto.”
Ritorni bruscamente all’aula di tribunale. La Granger ha iniziato una minuziosa esposizione dei fatti, e ti stupisci nell’osservare come si trasformi di fronte ad una giuria. Che fosse metodica, spavalda e pignola, l’hai sempre saputo. Ma la fredda determinazione con cui espone la tua difesa è musica per le tue orecchie. Se fossi un tantino meno coinvolto, ti permetteresti di assaporare quella che ha tutta l’aria di una difesa impeccabile.
Nelle panche riservate alla stampa, scorgi Rita Skeeter impegnata a redigere un menzognero resoconto dello stupido processo. Puoi solo immaginare quali orrende nefandezze scriverà quella irritante imitazione di giornalista. Qualche giorno fa, ad una conferenza stampa, ti sei goduto lo spettacolo del tuo avvocato che terrorizzava a morte la Skeeter, minacciandola di rappresaglie legali d’ogni tipo se non avesse chiuso quella sua “starnazzante bocca da gallina”, testuali parole.
Ma non c’è tempo per crogiolarsi nel caldo odio verso quella inetta: l’arringa conclusiva di Hermione ha dato la chiusa al processo, e ora il collegio giudicante si ritira per deliberare e consegnare il proprio verdetto al giudice Tumblestone.
La Granger si accomoda al vostro banco, tendendo un pollice verso l’alto in un gesto babbano di rassicurazione.

Non sei mai stato bravo a esprimere gratitudine o, più in generale, sentimenti positivi verso qualcuno. Per questo la vittoria del processo e relativi urbani momenti di cortesia nei confronti della Granger ti colgono del tutto impreparato.
Specialmente perché Astoria decide di intromettersi.
“Dobbiamo festeggiare.”, sentenzia radiosa la tua consorte, e tu hai un bruttissimo, bruttissimo presentimento, “Hermione, ci fa la cortesia di fermarsi a cena da noi?”
Ecco, appunto.
La Granger intercetta la tua occhiata assassina e ha la saggia idea di declinare.
“Oh, grazie, ma Ron è qui... insomma, mi aspetta e...”
“Naturalmente è invitato. Vi prego, saremmo onorati di avervi come ospiti.”
Lanci ad Astoria uno sguardo pieno di orrende promesse, che lei ti restituisce prontamente. Non cederà, non su questo punto, e tu ti obblighi ad aggiungere fra i denti: “Certo. Di’ pure a Wease-scusami, Weasley, di accodarsi.”
Vorresti che la lingua ti prendesse fuoco, ma ormai è fatta. E ovviamente, la stupida Granger, che sa vincere processi impossibili ma non coglie i sottotesti, accetta.
Così vi ritrovate incastrati ad una surreale cena, piena di portate fumanti e deliziose servite da un battaglione di elfi domestici, con Astoria che chiacchiera e riesce a coinvolgere persino un taciturno Ronald Weasley la Donnola nella conversazione. È strano, ma il più idiota degli auror inglesi sembra avere una sorta di atavico terrore nei tuoi confronti. Ti guarda come se volessi affatturarlo da un momento all’altro.
Beh, non sbaglia di molto.
Dopo la cena, Astoria trascina Weasley in un giro della casa, e tu ti ritrovi faccia a faccia con il tuo insopportabile avvocato.
“Beviamo qualcosa in terrazzo, Granger?”
“Io... certo.”
Se è stupita almeno quanto te da quella spontanea proposta, non lo dà a vedere. Fai Levitare due bicchieri di cristallo pieni di vino elfico bianco fino al terrazzo, dove a volte la sera ricordavi che i tuoi genitori si fermavano a parlare o ballare.
È strano. Hai sempre odiato quelli come lei, il loro rigore morale, la tempra indefessa. Insomma, tutti i Grifondoro in circolazione. Eppure ora le devi qualcosa, che non è il semplice compenso economico. Si è imbarcata in un caso difficile, che magari ha gettato perfino discredito su di lei nell’ambiente. Sai che è una consulente permanente del Ministero, e ha dovuto chiedere una sospensione dell'incarico per poterti assistere come cliente privato, quando il suo accusato era proprio il suddetto Ministero.
Così, mentre osservi il parco ammantato dalla notte, le domandi a bruciapelo: “Perché hai accettato?”
Lei sorride. Quel solito sorriso odioso, di chi è due passi avanti a te.
“Sapevo che pagavate bene.”
“Rispondi.”, le intimi brusco, perché non tolleri che si eludano le tue domande.
La Granger si fa seria, e per un istante credi che non ti risponderà, intenta com’è a scrutare i riflessi sul fondo del proprio bicchiere.
“Non avrei dovuto, forse? Malfoy, è tutta la vita che pensi che il mondo intero ti sia contro... a volte non è così.”
Un brivido ti serpeggia su per la spina dorsale. State andando a toccare argomenti personali, e la cosa ti mette incredibilmente a disagio.
“Parli di cose che non conosci.”
“Invece parlo di cose che conosco molto bene.”, ribatte impassibile lei, “Per esempio, so che non ti ho mai odiato. Malfoy, perdonami, ma a volte sei davvero ingenuo... Non abbiamo più diciassette anni, e se ho imparato una cosa dalla Guerra, è che certi pregiudizi è ora di lasciarseli alle spalle.”
Non rispondi. Non dici nemmeno una parola, perché sai benissimo che se aprissi bocca la tua stupida mente logica ti tradirebbe e tu, in una capitolazione inopportuna, le daresti per una volta ragione.
“Beh, hai fatto un buon lavoro in tribunale.”, ti scolli a forza dal palato, e speri che lei capisca. Quello è tutto il ringraziamento che riceverà da te, e forse, se le cose vanno come devono andare, non sarete più costretti a vedervi.
Mentre lo pensi con un misto di sollievo e soddisfazione, non hai la minima idea di quanto ti sbagli.

2007

Il tuo limpido autocontrollo sta subendo ripetuti colpi in questi giorni. La tua amabile consorte, forte della sua nuova posizione di madre, ti tartassa instancabile.

“Draco, non puoi non invitarla.”
“Posso e lo farò!”
Il tuo adorabile primogenito compie un anno. E non hai minimamente intenzione di riempire la sua festa di gente di dubbia provenienza.
Inclusa la Granger.
Astoria sospira, come se fosse lei a doversi scontrare contro un muro di assurdità e cocciutaggine.
“Ma siete amici.”, obietta.
Il tuo malandato cuore Serpeverde salta un battito.
Amici! Quella parola ti fa rabbrividire. Tu e Blaise siete amici. Tu e Pansy. Perfino tu e quello svitato di Nott. Ma tu e la Granger? Giammai la fregerai del titolo di amica, titolo che pochissime persone si sono guadagnate con anni di incondizionata lealtà. Non la prima strega grifondoro che hai passato anni ad odiare ferocemente.
Però ora vi sopportate., ti sforzi di ignorare la puntualizzazione infida della tua mente.
Non sai esattamente come o quando sia successo, ma ad un certo punto i reiterati inviti di tua moglie al magiavvocato più ingestibile del Ministero hanno cominciato a sembrarti un po’ meno dei minacciosi attacchi personali. Con genuino stupore ti sei accorto che la sua presenza non rischiava più di procurarti colossali infarti e attacchi di gastrite, ma era quasi sopportabile.
Certo, non al punto di invitarla alla festa del tuo prezioso Scorpius Hyperion.
“Giammai!” concludi teatrale.
Invece, inevitabilmente, alla fine spedisci anche a lei il pomposo invito su carta argentata. Si presenta accompagnata da quella testa di zucca di suo marito e, orrore degli orrori, Harry Potter.
Quando lo vedi, il rancore di tante cose ti sale come un fiotto acido in gola.
Scivoli accanto ad Astoria intenta a disporre una gigantesca torta a sei strati sul tavolo del salone.
“Che ci fa lui qui?”
“Chi, Harry Potter?”, cinguetta di rimando, “L’ho invitato io!”
“Tu cosa?”
Non fai in tempo a squadernarle tutte le riottose obiezioni che ti salgono alle labbra perché lei ti spinge premurosamente verso il Salvatore del Mondo Magico. Il quale sta accarezzando la testolina bionda di Scorpius, seduto come un principino su una pila enorme di cuscini che avete fatto levitare al centro della stanza.
Il tuo primo impulso è quello di strillargli di levare quelle manacce di dosso a tuo figlio, ma poi i tuoi occhi incrociano quelli della Granger. E taci, perché sai che ti rimprovererà di qui alla fine dei tuoi giorni. E poi, ti secca ammetterlo, ma ora che è qui hai davvero voglia che lei faccia gli auguri al piccolo festeggiato.
Ti schiarisci la voce imperioso e finalmente Potter alza lo sguardo su di te. Non è cambiato poi molto. Sempre quei capelli cespugliosi, occhiali che sembrano in tutto e per tutto quelli che portava ad Hogwarts, un aria come se gli capitasse tutto per caso.
“Buonasera Malfoy!”
“Potter. Weasley. Hermione.”
Vuoi rimarcare il fatto che al massimo lei poteva dirsi realmente invitata - e comunque da Astoria, beninteso, non da te.
Mentre lo stupido Weasley saggiamente ti indirizza solo un freddo cenno di saluto, Potter si sente in dovere di esternare tutta la propria dabbenaggine:
“Scorp è adorabile. Dovrò fargli conoscere Jamie e Albus!”
Mai!, pensi con orrore.
Quanto bercia il Salvatore. Sembra che gli abbiano attaccato un folletto alla lingua. Weasley invece conserva un’aria taciturna e imbronciata, ancora sembra che ti tema.
Finalmente la Granger arriva in tuo soccorso: un’altra parola di Potter e, galateo o meno, l’avresti spedito a fare da pasto ai pavoni del Manor.
“Su, ragazzi, andate a salutare Lady Astoria.”
Rimanete soli con Scorpius.
“Allora, ti piace?”, le chiedi e vorresti maledirti, perché sì, t’interessa sapere cosa ne pensa del tuo pargolo.
“È diventato bellissimo. Magari lui e Rose saranno amici.”
Anche no.
Te l’ha portata, un giorno. Aveva appena due mesi, era un piccolo fagotto.
“Prega che non prenda dal padre.”, l’hai ammonita senza scherzare, eppure la Granger inspiegabilmente ha sorriso. Dubiti che condivida la tua opinione in merito alle sue poco azzeccate scelte sentimentali, piuttosto sei abbastanza convinto che sia uno di quei sorrisi che fa perché ti trova altrettanto sopportabile. La realizzazione ti colpisce nel mezzo della festa, mentre la Granger vezzeggia Scorpius e tu scopri che non ti dà fastidio.
Non troppo, almeno.
“Gli abbiamo preso una cosa. Io e Ronald, dico.”, se ne esce all’improvviso, allungandoti un sacchetto di seta nera strozzato da un fiocco gigantesco.
“Hn.”, mugugni dubbioso, perché temi che la cosa sia una trovata di cattivo gusto fagocitata dalla mente di Weasley Il Re.  
Invece quando sciogli il nastro ti trovi tra le mani qualcosa che ti fa mancare un battito. È un boccino. Un boccino d’argento.
Proprio come quello...
“Come quello che ti regalò tuo padre. So che lo trovavi pretenzioso, ma ho pensato...”
“Va benissimo.”, la voce ti trema incontrollata mentre osservi le ali traslucide del boccino fremere nell’aria, in un tentativo di liberarsi dall’astuccio che lo costringe. E pensi. Pensi a tuo padre, al primo giorno di scuola ad Hogwarts, e ad un boccino quasi identico che frullava nel suo pugno chiuso, regalo simbolico che avevi custodito con geloso affetto.
Hermione si illumina come se le avessi puntato in faccia un Lumos.
“Oh, wow, non ero sicura che l’avresti apprezzato.”
Alzi gli occhi al cielo. “Non esageriamo, Granger. Però gli piacerà, quando avrà l’età.”
Più tardi, Astoria si lascia scivolare sul sofà del vostro salone, mentre gli elfi domestici cominciano le pulizie. La festa è stata un successo, e il piccolo principino ha avuto una montagna di regali. Ti sfiora per un brevissimo istante l’idea che lo stiate viziando ma, dopotutto, è un Malfoy.
Astoria accenna al cuscino accanto a sé. “Ha ricevuto dei regali bellissimi, non pensi?”
“Certamente. Tranne quello di Potter.”, mugugni accomodandoti, e non perdonerai mai al Salvatore che sia stato lui a regalare la prima scopa a tuo figlio.
Astoria ti tocca il ginocchio e domanda, curiosa: “Hermione e Ron cosa gli hanno regalato?”
Non sai perché, e in seguito te lo domanderai a lungo, ma non parli del boccino. Il bel regalo preme nella tasca interna della tua giacca.
“Non ne ho idea.”, borbotti, vago, “Sicuramente qualcosa di cattivo gusto.”
“Draco.”
“Che c’è?”
Occhi al cielo. “Dovresti essere più civile nei loro confronti.”
“Sono molto civile.”, replichi, “Non li ho sbattuti fuori dal Manor.”
Astoria sghignazza e ti prende la mano, obbligandoti a correrle dietro in una ben poco signorile fuga verso la camera da letto.
Più tardi, quando con la bacchetta pieghi i vestiti assecondando il tuo bisogno d’ordine, qualcosa fa capolino dalla giacca, atterrando sul folto tappeto della stanza. Lo raccogli. È il cofanetto del boccino.
Con il boccino che sfrigola davanti agli occhi, un pensiero strano si insinua nella tua mente. E ti chiedi se quello non sia piuttosto un regalo per te

Note dell'autore

Aggiorno con colpevole ritardo. Il capitolo era in realtà già pronto ma praticamente l'ho riscritto e integrato perchè non mi convinceva.

Ringrazio tutti quelli che trovano il tempo e la voglia di lasciare una recensione, chi segue la storia e chi l'ha inserita fra le preferite.
Alla prossima settimana (questa volta, mi auguro, senza ritardi).
Charlie

   
 
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