Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: aphrodite_    22/02/2017    6 recensioni
Arriva un nuovo ragazzo a scuola determinato a rendere un inferno la vita di John. Chi l’avrebbe saputo che sarebbe finita così?
TRADUZIONE AU || autrice originale: johnandsherlocks - traduttrice: aphrodite_
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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DISCLAIMER: Niente di questa fan fiction - traduzione esclusa - mi appartiene. Né i personaggi, né la storia in sé. 

AUTRICE:  johnandsherlocks
TRADUTTRICEaphrodite_

RIASSUNTO: “Sei patetico, lo sai?”

***

 
IT'S ONLY MAKE BELIEVE

 “… John Watson.” Ripeté Irene dopo un momento di silenzio, che sembrò durare un’eternità per Sherlock, che si stava chiedendo se avesse sbagliato a dirglielo e perché mai l’avesse fatto?
 
“Senti, dimentica ciò che ho detto. Non ne parliamo e puliamo questi cancellini. Non mi serve il tuo aiuto, non mi serve niente.” Disse prendendo dei cancellini dalla borsa e dirigendosi verso le finestre per aprirle. Aveva molti ricordi riguardo quella punizione. Ma in quel momento quei ricordi non erano d’aiuto.
 
“Oh no, mio caro. Ti aiuterò. Per quale motivo ti ha rifiutato?” Chiese con sorpresa.
 
“Non mi ha rifiutato!” Disse Sherlock sulla difensiva.

 “Quindi, vuoi che io finga di essere la tua ragazza?” Disse Irene, e Sherlock la guardò immediatamente.

 “Io… Io ho una reputazione. Non posso permettere che questo ragazzo arrivi e rovini tutto.”

 “Questo ragazzo di cui ti sei innamorato…” Disse Irene sorridendo.

 “Non mi sono innamorato di lui. E’ stato uno sbaglio! Io non provo questi… Sentimenti.”

“Uhm… Potresti essere davvero un ottimo attore. Non credo ad una singola parola!”

 “Possiamo parlare d’altro, per favore? Ed andarcene di qui il prima possibile?” Disse Sherlock, pulendo i cancellini di fronte Irene.

Lei sorrise. “Ok.” Disse tossendo e dirigendosi verso la borsa con i cancellini per prenderne alcuni.

Sbatté i cancellini l’uno con l’altro e rimase in silenzio. Fino a quando…

 “Aspetta! Ma tu sei arrivato qui quest’anno!” Disse Irene.

 “Anche tu, e hai già ficcato la tua lingua in bocca a Jim. Parli proprio tu!”

 “So che a Jim non importa-“ Disse avvicinandosi a Sherlock e sussurrando contro il suo orecchio. “- Se sto con te. Non siamo niente, dopotutto.”

 “Meglio per Jim.” Disse Sherlock cercando di ignorarla.

 “Ok.”

 “Ok cosa?” Chiese Sherlock, arcuando il sopracciglio.

 “Sarà divertente.” Disse sorridendo. “Mi piacerebbe vedere quel nerd odiarmi perché sto con te.”

“A me non piacerebbe.” Disse Sherlock scuotendo il capo.

 “Hai altra scelta?”

Sherlock sospirò. “D’accordo.”

***

Il tempo trascorreva. Irene e Sherlock stavano parlando appena mentre pulivano i cancellini (sporcandosi i vestiti) quando Mr. Hikes entrò in classe. “Potete andare adesso, ma vi avverto: la prossima volta che vi coglierò in flagrante ad infrangere le regole della scuola, riceverete conseguenze peggiori. Chiaro?”
Irene e Sherlock annuirono ed andarono via.
E John stava attraversando il corridoio nello stesso momento.
Sherlock deglutì sonoramente. Non riusciva a muoversi. Gli mancava John, da morire. Ma era per il loro bene. Sentì poi la mano di Irene tenere la sua, delicatamente. Distolse lo sguardo da John, che probabilmente non li aveva visti, perché era troppo lontano. Irene afferrò Sherlock dal colletto della sua giacca e lo avvicinò al suo viso.
Iniziarono a parlare sussurrando e davvero, Irene era un’ottima attrice, chiunque passava poteva dire che entrambi fossero pazzi l’uno dell’altra. Sherlock fece del suo meglio per sembrare spontaneo nei gesti e sorrise, forzandosi a non voltarsi per guardare John, che si stava avvicinando a loro.
Improvvisamente Irene ridacchiò a bassa voce, ma abbastanza da farsi sentire da chi fosse vicino a loro e Sherlock vide la schiena di John non appena passò accanto a loro, senza fermarsi, continuando a camminare lungo il corridoio. Vide la tensione concentrarsi sulle spalle di John.
Non appena la sua silhouette sparì, Sherlock si allontanò da Irene e sospirò, poggiandosi contro gli armadietti. Chiuse gli occhi. Quel che aveva fatto non era giusto. Sapeva di aver ferito John. E ciò lo stava uccidendo.

Irene si avvicinò a Sherlock con un sorriso. “Oh, saremo la coppia più bella della scuola.”

Sherlock si voltò per guardarla. “Non siamo una coppia.”

 “La gente non deve saperlo, Sherlock.” Disse sollevando il sopracciglio.

Sherlock sospirò.

***

Le ore al club di chimica passavano incredibilmente lente, e John non poteva fare a meno di pensare a Sherlock per tutto il tempo, e odiava tutto ciò. Odiava non essere in grado di toglierselo dalla testa, ed allo stesso tempo non voleva farlo, perché se l’avesse fatto, avrebbe posto fine a tutto ed ovviamente non era quel che voleva.
Sospirò non appena prese il suo zaino ed andò via dalla classe, salutando Molly. Voleva andare a casa il prima possibile, era stata una giornata davvero lunga.
Forse Sherlock sarebbe stato nella casa dei suo vicini, di nuovo, forse anche se non avrebbe potuto parlargli, poteva comunque vederlo attraverso la finestra, e sarebbe bastato. Beh, non abbastanza. Ma era qualcosa.
Per fortuna dovevano ancora lavorare insieme al progetto di storia.
Giunse al corridoio della scuola quando si fermò improvvisamente e spalancò gli occhi. Quello era Sherlock? Non riusciva ad inquadrare bene il moro, gli dava le spalle, ma era per certo con una ragazza: Irene.
John continuò a camminare senza guardare i due. No. Assolutamente no. Magari un po’… Solo un piccolo movimento con la testa, un piccolo, piccolissimo… Sì. Era Sherlock. Stava parlando con Irene ed erano incredibilmente vicini, come Sherlock faceva con John, lei stava tenendo la sua mano e ridevano e che cazzo? Sospirò e continuò a camminare, non si sarebbe più voltato a guardare. Farlo era stato un errore madornale.
Quando arrivò alla sua macchina sentì il bisogno di accendere la radio, per annegare i suoi sentimenti con Tchaikovsky, Beethoven e Bach… Accese la radio e… Merda. Rock’n’roll. Rock fottuto Roll ad alto volume e mille ricordi affollarono la mente di John, ed era così furioso che iniziò a prendere a pugni il sedile del passeggero perché era lì che si era seduto, poi spense la radio ma il rock’n’roll invadeva ancora la sua mente e continuò a dar pugni, ancora ed ancora. Ma non si sentiva meglio.
Niente andava meglio.
E ne ebbe la conferma non appena vide la coppietta felice camminare mano nella mano, sorridendo. Entrarono poi dentro la macchina di Irene (guidava lei) e sembravano così felici, e John aveva il cuore spezzato. Anche se non sapeva se effettivamente fosse quella la sensazione. Si sentiva… Vuoto. Sì, probabilmente aveva il cuore spezzato. O forse era un attacco cardiaco.
Accese nuovamente la radio, aveva bisogno di ascoltare Tchaikovsky. Ne aveva bisogno. Di nuovo il canale del rock’n’roll. Stava per cambiare quando Well, I’m so lonely, I get so lonely I could die… Diamine, ma Elvis Presley era un indovino?! Chiuse gli occhi, poggiò la sua schiena contro il sedile e prese diversi respiri profondi. Per quella volta non avrebbe cambiato canzone, avrebbe aspettato che la canzone sarebbe finita.
Non aveva mai cambiato, a dire il vero.

***

 “Cos’ha fatto John?” Disse Sherlock dopo esser stato in silenzio per diversi minuti contro l’armadietto.

“Lui… Si è fermato per un attimo per accertarsi che fossi davvero tu, era molto sorpreso, ma poi ha ripreso a camminare. Sicuramente non se l’aspettava.” Disse Irene, accanto lui.

 “Vado a casa.” Disse Sherlock dando le spalle ad Irene.

 “Sherlock, aspetta!” Disse alzando il tono della sua voce per farsi sentire. Sherlock si fermò e si voltò per guardarla.

 “Che vuoi?” Disse, sospirando.

 “Due cose: uno, smettila di fare il depresso. Due, ti accompagno a casa.” Disse abbozzando un sorriso.

 “Cosa?! Io non sono depresso!”

“Lo sei e non puoi! Se devi mentire, dovrai farlo bene, mi capisci?!”

Sherlock annuì, capendo a cosa si stesse riferendo.

 “Ottimo, andiamo.”

 “Dove?” Chiese Sherlock.

 “Qualcosa mi dice che John non è ancora andato via.” Disse ammiccando ed afferrando la mano di Sherlock, trascinandolo al parcheggio.

 “Adesso sorridi, come se stessi trascorrendo i momenti migliori della tua vita.” Sussurrò al suo orecchio, non appena raggiunsero il portone.

 “Non è così.”

 “Infatti ho detto ‘come se’!”

 “Non saprei. Sono un teppista, non un attore…” Disse Sherlock, facendo spallucce.

“Tu e la modestia non fate una bella coppia. Mmm… Pensa a te e John… Come se gli stessi tenendo la mano, come se lo stessi baciando…”

Sherlock sorrise per un momento, cercando di ricordare il tempo trascorso con John. Non disse ad Irene che non si erano mai baciati e che a malapena si erano tenuti per mano, ma il pensiero di John con lui rese le cose migliori.

Irene ridacchiò, guardando in basso e scuotendo il capo. “Sei completamente cotto! Per l’amor di dio, Sherlock!”

 “Basta parlare, andiamo.” Disse cercando di mantenere quel sorriso.

Irene, come al solito, aveva ragione. John era in macchina, ma quest’ultima era spenta. Sherlock non riusciva a vedere cosa stesse facendo, ma c’era qualcosa che non andava. Sentì l’impulso di andare da John e di dirgli che gli dispiaceva, e che lo amava, e non Iren… Merda. Lo amava?! No. No. Ovvio che no. Non amava John.

“Amore” era una parola troppo grande. Sorrise nuovamente e guardò Irene, iniziarono a parlare, e magari quella conversazione l’avrebbe svegliato dalla sua stupidità. Amore. Che battuta.
La voce di John gli ritornò in mente, ricordandogli il loro litigio. Se io fossi solo un gioco per te?
 
Se così fosse? La sua vita sarebbe molto più facile.
Entrarono nella macchina di Irene. “Io non posso guidare.” Disse Sherlock con tono serio. Beh, tecnicamente avrebbe potuto guidare, ma facendolo avrebbe pensato a John. Era meglio evitare ogni tipo di ricordo e perché ogni cosa che faceva gli ricordava John? Era stupido. Tremendamente stupido.

Irene sedette sul sedile del guidatore senza neanche chiedere. Lo guardò e disse: “Dove andiamo?”

 “A casa mia.” Rispose Sherlock senza esitazione, perché moriva dalla voglia di stare da solo, a casa, ad ascoltare Buddy Holly o Chuck Berry fin quando le cose non sarebbero andate meglio, ma niente andava mai meglio perché combinava sempre casini su casini. La scena del crimine avrebbe aspettato quella giornata.
Irene accese la macchina, ma notarono che John era ancora là. Stava bene? Sherlock non voleva tenerci, John e lui non erano niente, e lui non lo amava. Ma non poteva fare a meno di pensare.

Non appena arrivarono a casa di Sherlock, Irene si rivolse a lui. “Wow. Che reggia.”

 “Sì…” Disse Sherlock leggermente imbarazzato, perché la sua casa lussuosa non lo rispecchiava. “Ascolta, voglio chiederti una cosa.”

 “Ti ascolto.” Disse Irene.

 “Io… Beh… Perché mi stai aiutando?” Disse Sherlock, non essendo in grado di trovare altre parole per formulare la domanda.

Irene sorrise. “Oh…”

Si voltò per guardare Sherlock. “Amo stare in mezzo ai guai e trascorrere del tempo con te. Perché non dovrei aiutarti?”

 “Vuoi che ti paghi… O qualcosa di simile?”

Scosse il capo. “Sono offesa. Ovvio che no! Dico davvero, mi piace andare in giro per creare scompiglio, e questa sembra un’ottima occasione. Inoltre non è che non stia ottenendo nulla, al contrario, sto frequentando uno dei ragazzi più popolari della scuola! E ciò mi darà così tanto potere!” Disse Irene eccitata, come se fosse una cosa da tutti i giorni, dopodiché si avvicinò a Sherlock e baciò il lobo del suo orecchio.

 “Beh, qualunque sia la ragione, grazie… Per il tuo aiuto.” Sherlock aveva sempre difficoltà quando doveva ringraziare qualcuno.

 “E’ un piacere, Sherlock.”

 “Beh… Ciao, allora.” Disse Sherlock aprendo la portiera dell’auto. Mrs. Hudson uscì fuori di casa e si precipitò ad abbracciare il moro, il quale si sentì leggermente in imbarazzo mentre Irene rideva.

 “Aspetta! Non mi inviti in casa?” Chiese Irene, mascherando il sorriso sotto quell’espressione seria.

Era chiaro che non volesse farlo. Non permetteva a chiunque di entrare in casa sua. Era come se fosse il suo spazio privato, nel quale poteva essere se stesso, e si sentiva dannatamente vulnerabile quando permetteva a qualcuno di entrare in casa. Beh, non che l’avesse fatto, visto che l’unico ad esser entrato in casa era stato John, e non era finita bene. Stava cercando dei modi gentili per dirle di no.

Rimase in silenzio per un attimo, fin quando Irene non iniziò a ridacchiare. “Sto scherzando, Sherlock! A domani, caro!” Gli fece l’occhiolino ed andò via.

Sherlock si diresse verso la porta di casa, lasciandosi alle spalle una confusa Mrs. Hudson, si sdraiò sul suo letto chiedendosi se John fosse ancora a scuola, e se stesse davvero bene. E forse no, la scena del crimine non poteva aspettare.
Prese il suo zaino, sospirò ed andò fuori, aspettando un taxi.

***

Erano passati esattamente otto giorni da quando i vicini di John erano stati uccisi, e Jojn non si era ancora abituato a vedere tutti quei poliziotti e detective allo stesso momento. Apparentemente, Sherlock non era lì. John non poteva avvicinarsi troppo alla casa dei suoi vicini, quindi era difficile esser sicuri che Sherlock non ci fosse. Prese un respiro profondo e tornò in casa. Stranamente il rock’n’roll era stato un’ottima terapia. In qualche modo, si sentiva meglio.
Era andato in cucina, a bere del caffè per rimanere sveglio. Non aveva idea di quanto tempo avesse trascorso al parcheggio, guardando le persone passare di lì e cercando di trovar conforto in qualunque canzone merdosa in quel merdoso canale e provando a non pensare a Sherlock e siccome odiava quella musica, allora aveva una scusa per odiare anche Sherlock. Non era un ragionamento molto logico, ma per il momento, sembrava funzionare.
Prese i suoi libri ed andò al piano superiore, chiudendosi nella sua stanza. Anche la biologia era una buona terapia. Non avrebbe studiato storia. A volte era difficile concentrarsi perché c’era molto chiasso che proveniva dalla scena del crimine, pattuglie della polizia che andavano e venivano, la gente che parlava… Sherlock.
Ok, adesso aveva le allucinazioni: aveva davvero sentito la voce di Sherlock? Non aveva senso, probabilmente Sherlock era a casa di Irene, a fare cose… E quel pensiero fece contorcere lo stomaco di John. Udì nuovamente la sua voce.
Guardò attraverso la finestra, il moro stava parlando con Dimmock, e come sempre era così bello. John voleva andare giù per parlare del crimine, solo perché sapeva che Sherlock aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno che lo aiutasse. Rimase lì a fissarlo, cercando di fermare i pensieri che galoppavano.
Era talmente perso nei suoi pensieri che in quel momento non realizzò che il moro spostò il suo viso verso la finestra di John e si stavano guardando ed il tempo si era fermato ed erano solo loro due e John non riuscì a distogliere lo sguardo. L’espressione di Sherlock era illeggibile, e non aveva ancora spostato lo sguardo altrove.
John avrebbe potuto giurare di aver visto il moro sorridere. Riconosceva i sorrisi di Sherlock, riusciva a distinguere quelli finti da quelli veri, e quello non era un sorriso maligno, era incredibilmente spontaneo, uno di quei sorrisi che riservava solo per John.
Ma John non riuscì a sorridere, non riusciva a fingere, non poteva sorridere a Sherlock, e resistette all’impulso di ritornargli il sorriso, scosse il capo, guardò in basso e quando tornò a riguardare dalla finestra, il sorriso di Sherlock non c’era più, e quel momento tra loro due era finito. Chiuse le tende e si buttò sul letto, continuando a studiare. Non ci riusciva, ogni volta che provava a concentrarsi, udiva la voce di Sherlock, e stava diventando difficile, molto difficile, ignorarlo.
Dopo una lunga giornata, finalmente poteva andare a dormire.

***

 “Wow!” Sebastian guardò Sherlock sorpreso. “Te l’ho detto! Quella voleva solo te!”

Sherlock abbozzò un sorriso. “Sì… Abbiamo capito che stavamo facendo gli stupidi e che non c’era alcuna ragione per non stare insieme.”

 “Ben fatto, amico! Morirei per scoparmi una come lei!”

Sherlock provò a nascondere l’espressione di disgusto. Aveva proprio dei fantastici amici.
Stavano aspettando contro gli armadietti che le lezioni iniziassero. Jim non c’era e Sherlock si chiedeva se lui fosse davvero d’accordo che stesse “frequentando” Irene. Greg era silenzioso. Guardava Sherlock, in silenzio.
La campanella suonò.

Sebastian sospirò. “Dio. Non sopporto più la scuola. A dopo.” Disse andando via.

Sherlock sorrise timidamente e si voltò per andar via quando Greg lo raggiunse. “Sherlock, aspetta!”

 “Che c’è?” Sherlock lo guardò.

Greg abbassò il tono della sua voce, anche se in quel momento non c’era quasi nessuno. “Che è successo?”

 “Che è successo cosa?” Disse Sherlock arcuando il suo sopracciglio.

 “Fai sul serio con Irene?”

Sherlock si mise sulla difensiva. “Che significa? E’ la mia ragazza!” E quelle parole erano davvero strane dette da Sherlock.

 “Oh, no, no! Non mentirmi, Sherlock. Che mi dici di John?”

Sherlock aggrottò le sopracciglia. “John chi?”

Greg sbuffò. “Cosa intendi con ‘John chi?’ John Watson, ovviamente!”

Sherlock fece spallucce. “Quel nerd?”

Greg lo guardò, era sorpreso. “Che è successo, Sherlock?”

Sherlock abbassò lo sguardo. Era ovvio che Greg sapesse, e non gli dava fastidio, a patto che non ne parlasse con altri, ma si fidava di Greg. Anche se probabilmente non avrebbe dovuto. Sospirò. “E’ andato via.”

 “Cosa? Da quando?”

 “Smettila di fare domande! Non voglio rispondere!”

 “Ma… Sherlock, sembravi così felice!”

Sherlock rimase in silenzio. Sembrava davvero così depresso?

 “Senti, non so cosa sia successo tra te e John, ma qualunque cosa ci sia adesso tra te ed Irene, beh… Non sembra vera. Come pensi che si possa sentire John a riguardo?”

 “Che cosa ne posso sapere?” Sherlock fece nuovamente spallucce. “Non m’importa di sapere come si sente quel nerd.”

 “Beh, lascia che ti dica che quel ragazzo prova qualcosa per te. E gli spezzerai il cuore.”
 
Sherlock provò a pensare ed a convincersi che non fosse come diceva Greg. “Beh, quelli sono problemi suoi, non miei. Ci vediamo.” Sospirò.
 
Greg alzò il tono della sua voce. “Sei patetico, lo sai?”
 
“Mi sento patetico, Greg. Ciao.” Disse andando via, senza guardare il suo amico.

***

NOTE: Eccomi con il nuovo capitolo! Spero che la storia vi piaccia e che non vi stia, in qualche modo, annoiando. So che aspettate tutte quante il fatidico bacio tra Sherlock e John, e purtroppo dovrete pazientare ancora un po'. Ma posso davvero assicurarvi che prima di ciò succederanno MOOOOLTE altre cose, e vi serviranno defibrillatori, pistole, smadonnamenti vari e fazzolettini. Ad ogni modo, mi auguro che questo capitolo vi piaccia. Se riesco ad esser costante, cercherò di postare ogni tre giorni. Come ben sapete i capitoli sono 50, perciò preferisco non farvi aspettare settimane per un capitolo nuovo. Detto ciò, buona lettura a tutte quante. <3

 
  
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