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Autore: ClosingEyes_    24/02/2017    2 recensioni
Arrivi ad un punto che il tuo cuore ormai è stanco, ti abitui a vivere nell'umiltà e non ti interessa più essere una persona migliore, butti alle spalle anni e anni di sacrifici perché sai che ci sarà sempre qualcosa a bloccarti.
Ma una magia bastò per cambiare la mia vita, in un ristorante, con un Ferrari di troppo e un freddo pungente.
Quest'aria di Natale in anticipo fa miracoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'aria era pesante, ma tentammo in tutti i modi di smorzarla, non c'era altra soluzione a parte quella di chiudersi dentro e vivere di mezza luce solare per poi usare quella artificiale.
Sembrava essere ai tempi della guerra, che anche solo mettere un piede fuori casa poteva diventare una mossa sbagliata su un campo minato.
Mi vennero in mente i momenti a Boston, quando demoni e guerre erano solo pensieri lontani, dove la magia neanche sapevo cosa fosse, il mio vecchio lavoro, un po' rimpiangevo la mia vita pressoché tranquilla.
-Ma ti ricordi come mi hai trovato?-.
-Rin non è che sei cambiata tanto-.
Sesshomaru aveva ragione, ero cambiata poco , oltre ad aver cambiato la mia vita da peggio in meglio, oltre ad essere diventata una demone per pochi giorni, per il resto ero sempre io.
-Sei teso?-.
-No, piuttosto tua sorella sembri che ha qualcosa che non va-.
Kagome era sul divano, con le ginocchia al petto, confusa, stanca, con gli occhi lucidi e le labbra increspate in una morsa di ansia e rabbia.
Voleva fare qualcosa, lei aveva sempre voglia di fare qualcosa per gli altri, ma in realtà poi era così fragile da non reggersi neanche in piedi da sola: aveva paura, si sentiva chiaro e tondo che aveva una paura matta, nonostante ci fosse Sesshomaru a proteggerci, lei si ricordava di quando lo ha soccorso, di quanto fosse in realtà debole su certe cose o, meglio, su di me.
Per me era capace di buttare la sua dignità, la sua forza, pur di vedermi vivere rischierebbe la morte.
-Dov'è Inuyasha?-.
Alzò lo sguardo, con voce rotta da un pianto invisibile, terrorizzata all'idea di non rivedere più il suo ragazzo, ma Inuyasha sarebbe arrivato presto, ci avrebbe aiutato.
-Arriverà Kagome-.
-Sesshomaru, ti stai indebolendo vero?-.
Cosa significano le parole di Kagome, lo avevo notato che da quando c'è stato lo scontro con Naraku , Sesshomaru era molto più provato, molto più sfatto e non più vigile come prima.
-Come hai fatto a notarlo?-.
-Le tue ferite, non si sono rimarginate nel tempo stabilito, di solito voi demoni vi rimarginate le ferite in meno di un giorno, le tue sono ancora fresche-.
Che avesse veramente ragione quindi.
-Posso comunque proteggervi-.
Se ci fosse stato anche Inuyasha e il padre, mi sarei sentita più al sicuro, probabilmente la barriera stessa stava indebolendo Sesshomaru, certo che la situazione era davvero pessima.
-Io non ce la faccio più a stare così in ansia per tutto-.
Mi accomodai accanto a lei sul divano, stringendola fra le mie braccia e lasciandola sfogare sulla mia spalla, ormai esausta.
-Voglio tornare alla mia vita, ho bisogno di essere di nuovo me-.
-Andiamo Kagome, per le Spa c'è tempo-.
Le strappai un sorriso, asciugandole le lacrime con la manica della maglietta, coccolandole la testa come farebbe la mamma.
-Quando questa storia finirà, voglio andare dalla mamma-.
-Andremo da mamma e papà Kagome, per un bel po-.
-Secondo me la mamma appena vedrà i nostri ragazzi ci darà per pazze-.
-Forse, però abbiamo fatto una buona scelta, no?-.
Pensare che se quella sera mi fossi assentata a lavoro, non avrei mai conosciuto il demone della mia vita,se non gli avessi permesso di fumare con me e pormi la sua giacca, non avremmo mai fatto sesso sul tavolo della cucina, se non fosse arrivato in tempo, probabilmente Josh mi avrebbe violentato.
Tutti questi ricordi mi frullarono nel cervello, come un turbine di emozioni, provocandomi un sorriso spontaneo che però di trasformò subito in una smorfia di preoccupazione: Sesshomaru era appoggiato al bancone della cucina, affaticato , come se gli mancasse l'aria.
-Sesshomaru!-.
Mi alzai di scatto, prendendolo sotto braccio per tenerlo in piedi e non si oppose.
-Sto benissimo-.
Ma le sue ferite non sembravano aiutarlo, anzi incominciarono anche a sanguinare.
-Stanno arrivando Inuyasha e mio padre-.
Accompagnai Sesshomaru nel letto, grondante di sudore freddo e spasmi per tutto il corpo, la sua pelle era sempre più ghiaccio e i suoi occhi stavano diventando scarlatti, faceva quasi paura.
-Rin, sono arrivati-.
Mi voltai, dietro alle mie spalle c'era il padre di Sesshomaru, con le mani fra i capelli e uno sguardo ormai perso.
-Sesshomaru, mi sorprende come una barriera ti faccia questo, tuo fratello pure è svenuto, solo io reggo-.
-Padre piuttosto aiutami prima che ti faccio fuori-.
-Ok forse è il caso che io esco, va bene? Ehehe-.
Lascio a loro la discussione, piuttosto Kagome tentava di svegliare Inuyasha ma se gli dava degli schiaffi così deboli, non si sarebbe svegliato.
-Kagome un po' più forte-.
Inuyasha si svegliò stordito, senza energie e privo quasi di conoscenza.
-Cosa mi è successo? L'aria è così pesante-.
-Siamo circondati da una barriera energetica, vi sta indebolendo-.
Kagome era sin troppo seria nelle sue parole, questa situazione iniziava a diventare pesante per tutti, principalmente per me.
-Abbiamo bisogno di un piano, qualcosa per guadagnare tempo-.
Mi appoggiai al bancone della cucina, a braccia conserte, torturandomi il labbro: era davvero una situazione da starci su una notte intera per trovare una soluzione.
-Sesshomaru è fuori gioco, più o meno, Kagome può solo curare e tu Inuyasha sei così debole che pur volendo usare Tessaiga ti è difficile-.
-Restare tu e papà-.
-Solo tuo padre, io sono fuori gioco, almeno che..-.
Almeno che non riesca a cavarmela con le mie abilità da coltello e pistola, in quel caso potrei distrarre il nemico per far guadagnare tempo a quei due.
-La barriera si spezzerà in ben 10 ore, come pensi di cavartela?-.
-Inuyasha ci sto pensando-.
-Io so usare arco e frecce, potrei aiutarti-.
Kagome mi stupì, non ricordavo che lei sapesse usare qualche arma, che strano, eppure non la facevo così combattiva.
-Non potete scoprirvi, è troppo rischioso, non so se saremo in grado di proteggervi-.
-È l'unica soluzione, almeno finché voi non state meglio, ci penserà tuo padre a proteggerci-.
Bisognava agire all'alba, avevamo davvero poco tempo e la notte era vicina.
Sesshomaru non accennava a migliorare: per quanto tentassi di ignorare le sue urla provenienti dalla stanza, mi sentivo sempre il cuore a pezzi, non potevo stargli vicino come lui aveva fatto con me, mi avrebbe cacciato sicuro, oppure spezzato le dita delle mani nella sue forte presa.
-Inuyasha, cosa gli sta facendo tuo padre?-.
Sembrò non volermelo dire, era molto scettico a volermi svelare qualche strana pratica demoniaca dolorosa e tremendamente agonizzante.
-Papà sta cercando di fargli rimarginare le ferite, ferendolo sulle stesse e permettendo la cura demoniaca-.
Presa da un istinto improvviso, mi precipitai nella stanza, assistendo ad uno delle peggiori viste di tutta la giornata: Sesshomaru aveva gli occhi scarlatti, stringeva con foga e rabbia le coperte, bucandole con i suoi artigli affilati impregnati di veleno, la sua espressione era corrugata e colma di odio e rabbia, era irriconoscibile, non era possibile che avesse così tanta forza, eppure era più pericoloso di quanto sembrasse.
-Rin non ti avvicinare, non è in se adesso-.
Eppure io volevo abbracciarlo, io volevo calmarlo come lui aveva fatto con me, perché non potevo aiutarlo?!.
Mossi un passo ma lo sentì ringhiare, mi mancò quasi il pavimento sotto ai piedi ma dovetti farmi forza.
Le pareti incominciarono a tremare, la barriera si stava spezzando prima del previsto e ancora non avevamo un piano.
-Kagome, coprimi-.
L'unica soluzione era salire ora, su quel tetto, affrontando il nemico ancora, faccia a faccia, rischiando di morire ancora, senza sapere se sarei tornata più in vita.
Presi la pistola e un coltellino affilato, erano le mie uniche armi "umane" a cui potevo fare affidamento.
Mi lasciai alle spalle le grida di Kagome e Inuyasha, ancora una volta, andando incontro ad un destino che non era ancora scritto.
L'ultimo gradino di quelle infinite scale mi sembrò il peggior traguardo mai sperato, mi tremava la mano su quella maniglia di ferro, la paura di aprirla era così tanta che quasi avrei voluto tornare indietro, ma ormai ero lì.
L'aprì di scatto, senza pensare neanche ad un probabile attacco immediato del nemico, piuttosto puntai a vuoto la pistola , giusto per essere previdenti.
-Vedo che il lupo perde il pelo ma non il vizio-.
Ancora lui, ma come era possibile, eppure era morto, me lo ricordo, lui cadde con me.
-Vedo che ti sei salvato, Naraku-.
Era impossibile percepire da quale punto venisse la sua voce, c'era una forte nebbia e la possibilità di poter individuarlo era prossima allo zero.
-Sciocca umana, io sono immortale, non lo sai?-.
Eppure sembrava che l'avessi ferito l'altra volta, forse lui non è poi del tutto così immortale.
-Riconosci dal mio odore che non sono più una demone, vero?-.
-Sarà più facile farti fuori allora-.
Sentì uno spostamento d'aria alla mia destra, ma non ebbi il tempo di poter alzare un muscolo che subito mi trovai scaraventata a bordo del palazzo, ancora una volta, rischiando di morire.
-Quanto sei stupida, credi che questo tuo teatrino possa tenermi occupato?-.
Maledizione, aveva scoperto il mio piano.
-Ora esigo solo di farti fuori, bastardo-.
Riuscì a togliere il suo piede dal mio sterno, spostandolo a sinistra e guadagnando abbastanza metri per allontanarmi da lui e mettere qualche colpo in canna.
Non era per niente facile, lo dovevo ammettere, non era possibile vincere subito adesso.
-Cosa c'è Rin? Il tuo demone ti ha lasciato sola?-.
Se solo lo vedessi maledizione, potrei colpirlo, che situazione pessima.
-Rin attenta!!-.
Sentì la voce di Kagome arrivarmi alle orecchie come un sussurro quasi, piuttosto mi passò una freccia illuminata quasi vicino ai capelli, bloccando quello che forse era il braccio di uno degli scagnozzi di Naraku.
Provai a seguire la voce di Kagome, arrivando accanto a lei, armata di pistola.
-Sta attenta Kagome, non è facile-.
-Attieniti al piano, abbiamo bisogno di tempo ancora-.
-Bene bene, vi farò fuori ad entrambe in un colpo solo, perfetto-.
Kagome mi spinse alla sua destra, facendomi cadere rovinosamente a terra, con dolori lancinanti ovunque, pessima idea.
Vedevo le sue frecce scoccare ad una velocità impressionante, non credevo fosse così brava.
Mentre Kagome era impegnata con il mio bersaglio, mi occupai di sistemare gli scagnozzi, alquanto facile direi.
Il vantaggio di essere piccolina, è che la libertà di muoversi è così a mio vantaggio che rispetto a quei armadi, riuscivo a stenderli uno ad uno.
Non fu tanfo difficile, se non per uno che avevo già avuto modo di buttare a terra.
-Ancora tu?!-.
-Non sei ancora morta ragazzina allora?!-.
Quella voce così gutturale mi ricordava tanto una voce spirituale, vuota, rauca, priva di risentimento.
Ma certo!.
-Non sei altro che un corpo vuoto-.
Lo ferì in petto, con il mio fedele coltellino inciso, e come avevo pensato, l'anima di quel corpo uscì fuori, facendo cadere la carcassa rumorosamente a terra.
Kagome incominciava ad essere in difficoltà e di Sesshomaru e Inuyasha ancora nessuna traccia, la situazione incominciò a diventare scomoda.
-Kagome, vai a chiamarli, ci penso io qui-.
Era già ferita al braccio, il viso era stanco e pallido, non avrebbe retto ancora un minuto di più.
Naraku approfittò del mio secondo di distrazione per prendermi per il collo, ancora una volta, conficcandomi le sue unghie dentro, lasciandomi sospesa a mezz'aria.
-Allora, dove eravamo rimasti l'altra volta?-.
-Sicuramente io che ti facevo fuori-.
Alzai di nuovo il coltellino, conficcandoglielo nella giugulare, punto mortale, ma sembrò non scomporsi, anzi quasi gli feci il solletico.
-Sciocca umana, credi di avere davanti un demone qualunque?-.
La pressione stava aumentando, iniziavo a vedere doppio e il respiro mancarmi lentamente, sarei forse morta a breve; tentai di allontanarlo premendo le mani sui suoi polsi, cercando di allontanarlo, ma la forza venne sempre meno.
-Peccato però, eri un ottimo pasto-.
-Lo sarai tu adesso per me, Naraku-.
Sentì una voce, gutturale e roca, tamponarmi le orecchie, tanto da essere così felice di sentirla.
Naraku si voltò verso Sesshomaru, lasciando la presa del mio collo e facendomi cadere nel vuoto.
-Rin!!-.
Sentì Kagome urlare, stava precipitando giù dal settimo piano, sarei sicuramente morta se un balconcino non avesse attutito la mia caduta.
Rimasi dolorante a terra, sicuramente con qualche ossa fratturata e qualche contusione, ma stavo bene soprattutto perché ero viva.
-Ka..Kagome-.
Provai ad alzare una mano, ma mi fu quasi impossibile, sicuramente avevo il braccio rotto.
Dovevo ringraziare che su quel balconcino c'erano delle piante che hanno attutito la mia caduta, evitando di farmi sbattere la testa sulle mattonelle.
Lo scontro di svolgeva sopra al mio capo: vedevo Sesshomaru combattere con una furia inaudita, sembrava essere un dio della guerra, Ares, era come impazzito.
Kagome scagliava le frecce contro i suoi scagnozzi, facilitando  Inuyasha nel combattimento insieme a Sesshomaru.
Inu no Taisho si stava occupando di quel bastardo di Byakuya, quel grandissimo vigliacco e codardo che non è altro.
Avevo letto sul libro demoniaco che questo Byakuya era una specie di emanazione di quel Naraku e che era capace di distorcere la realtà con i suoi poteri illusori, non c'era nulla di peggio nell'affrontare un incubo.
-Maledizione!-.
Volevo muovermi, poter alzare anche solo un muscolo e aiutarli, ma mi faceva male tutto, non ero capace di alzare neanche un dito se avessi voluto.
Mi vidi condannata ad una vita da sedia a rotelle, senza essere più me stessa, no, dovevo fare qualcosa.
Improvvisamente vidi cadere da sopra di me una boccettina viola, arrivandomi ad una velocità sorprendente sul naso, ecco ci mancava solo che si rompeva quello.
-Ahi!-.
La presi sforzo, chiedendomi cosa mai fosse, ma i miei dubbi furono colmati da Inu No Taisho che urlò da sopra di me.
-Prendila, sentirai dolore ma prendila!-.
Non c'è dolore peggiore di quello che stavo affrontando, quindi questa boccetta non mi avrebbe fatto nulla di che.
Ingoiai quel liquido denso e scuro, aveva un sapore tremendo, sembrava cicoria mista al caffè, da vomito.
Man mano che colava nel mio esofago, sentivo che lasciava come una scia bollente, mi sentivo bruciare tutta, comprese le ferite esterne.
Cercai di resistere a non urlare, ma il dolore stava diventando incontenibile; sentì le mie ossa ricomporsi con rumori forti e chiari, l'osso che si spezza e poi si ricostruisce, le ferite sull'epidermide si stavano rimarginando, ma era come se mi stessero passando ago e filo nella pelle.
La mia voce uscì come un grido strozzato, accompagnato da urla e lacrime di disperazione, era davvero tremendo, sembrava una tortura fatta in liquido, mi sarei staccata piuttosto il cuore pur di non sentire quel dolore atroce.
Durò poco, un dieci minuti, il tempo necessario per svenire del tutto, ma stranamente ero cosciente, perché percepì la presenza maligna di qualcuno accanto a me, permettendomi di difendermi anche da dormiveglia.
Presi questa figura per il collo, stringendola a tal punto da farle uscire il sangue dalla bocca, percepì chiaramente un liquido che mi colava sulla mano, uccidendola.
Appena aprì gli occhi, vidi che la persona che avevo ucciso era un altro dei suoi scagnozzi, bene.
-Mi sento quasi come nuova-.
Mi alzai a fatica dal balconcino, ero ancora indolenzita, dovevo solo capire come salire la sopra, al settimo piano.
Considerato che di certo non potevo sfondare le persiane del balcone, l'unica sola soluzione era arrampicarsi sui vari balconi senza cadere giù, quindi dovevo contare sulle mie sole forze.
Arrivata all'ultimo piano, dovevo trovare il modo di arrampicarmi sul cornicione senza farmi notare troppo, dovevo cogliere Naraku alle spalle.
-Bene, iniziamo!-.
Mi arrampicai sul primo balcone sopra la mia testa, poggiando i piedi sulla ringhiera: dopotutto era come scavalcare un cancello, con la netta differenza che se fossi caduta giù non mi sarei di certo procurata una sola frattura.
Mi affidai alle mie forze nelle braccia, alzando il mio corpo di peso e aggrappandomi alla ringhiera del balcone successivo e così avanti per ogni balcone.
-Non pensavo che fosse così difficile-.
Sospiravo forte ad ogni arrampicata, quasi con l'agg anno, stanca ma non volevo arrendermi, non adesso.
Guardai in alto e ciò che mi fece mancare un colpo fu vedere Kagome in bilico sul cornicione , rischiando di cadere giù da un momento all'altro: se fosse caduta, l'avrei dovuta prendere al volo.
-Vedo che la tua amichetta si è ripresa bene dalla caduta, bene la raggiungerai-.
Naraku con un colpo solo la buttò giù, maledizione brutto bastardo.
-Kagome no!!-.
Oscillai il giusto per prenderla prima che cadesse, strattonandomi malamente il braccio, sicuramente mi si era strappato un muscolo.
-Kagome resisti, ora cerco di tirarci su entrambe-.
-Rin non lasciarmi ti prego-.
Aveva gli occhi colmi di lacrime, era terrorizzata, più di me, con sotto i suoi piedi solo il vuoto.
-Sesshomaru cazzo aiutami!!!-.
La forza mi stava venendo meno, non riuscivo a sorreggerla più di tanto, sentivo la mia mano seghettarsi nella ringhiera, colando sangue amaro, stanco, quasi veleno.
Riuscì a far appoggiare Kagome sul balconcino sottostante, ma io ero troppo all'estremità e non riuscì a reggermi a tal punto che la mia mano mi tradì, facendomi cadere di nuovo dopo tanta fatica.
-SESSHOMARU!!-.
Chiusi gli occhi, rassegnata ancora una volta a morire, ma subito percepì due braccia forti sorreggermi in aria, senza farmi avere impatto con il suolo.
Non avevo il coraggio di aprire gli occhi, ma fra il profumo misto di aspro e sudore, percepì il suo fresco di menta e capì che per una volta la morte mi aveva risparmiato.
-Voglio che tu scappi, più lontano che puoi, con Kagome-.
-Voglio combattere-.
-Non sei nelle condizioni giuste-.
-Fidati di me, Sesshomaru-.
Mosso non so da quale suo istinto, sembrò fidarsi di me, posando un dolce e casto bacio sulle mie labbra screpolate e sanguinanti, ridandomi quell'energia che pensavo di aver perso.
Sesshomaru portò prima me in cima, poi Kagome, nascondendoci dietro alle scale.
-Spero tu abbia un piano-.
-Io ho sempre un piano-.
In realtà in quel momento di piani non ne avevo, ma presto mi sarebbe venuto in mente qualcosa.
-Rin, devo darti una cosa-.
Kagome cacciò dalla giacca una di quelle pistole d'epoca da doppia canna, a scoppio immediato.
-Da dove l'hai presa?-.
-È di papà, certo è un po' vecchia ma dovrebbe andare, a meno che la canna non sia intasata-.
-Hai capito a papà-.
Ora si che avevo un piano.
-Questa è una pistola di precisione Rin-.
-Ho un piano-.
Bisognava innanzitutto distrarre Naraku e aiutare Sesshomaru e Inuyasha a colpirlo alle spalle, forse era l'unico modo per disarmarlo, almeno per un po'.
Io mi sarei occupato di distrarlo, Kagome doveva utilizzare le frecce con i sigilli per bloccarlo al muro.
-Uno-.
-Due-.
-..Tre-.
Uscimmo entrambe, senza fare troppo rumore, era il momento di attivare il piano " Spacchiamo il sedere a Naraku".
-Ei testa di cazzo, girati sono qui, ancora non mi hai fatto fuori-.
Naraku si voltò immediatamente, con gli occhi colmi di rabbia, ma mai più furiosi dei miei con una pistola a doppia canna.
-Come osi rivolgerti a me così, umana?-.
-Prendimi, se ci riesci-.
Riuscì a mandare un colpo in canna, sparandogli nella gamba destra e finalmente lo vidi accasciarsi a terra, ma il piano comprendeva metterlo con le spalle al muro.
Riuscì a deviare i suoi colpi, un po' a fatica e un po' per fortuna, portandolo al mio obiettivo.
-Kagome, ora!-.
Ma nel momento in cui Kagome lo sigillò nel muro, mi trovai di fronte a Byakuya, il quale mi bloccò con le mani dietro alla schiena con forza.
-Piccolina, dove scappi?-.
-Figlio di..-.
-Non vorrai mica morire?-.
Sentì la lana fredda del coltello vicino alla mia gola, mentre Inu Taisho e Sesshomaru si stavano avvicinando, lui tentava ancora di più di affondare la lama.
-Un altro passo e l'umana muore, demoni cane-.
Maledizione, li aveva in pugno, non doveva andare così.
-Sesshomaru, non muoverti- gli impose il padre.
-Non vorrei fare del male a questo bocconcino, ma basta un passo avanti e dovrò mangiarmela-.
-Non sono molto buona sai?-.
Tirai fuori dal taschino il mio coltellino, conficcandolo nella coscia di quel demone infido e tirandogli una bella pallottola in fronte, facendolo accasciare a terra.
-Mai sottovalutare Rin Futokami-.
Inuyasha intanto assestava colpi ben precisi e mirati nello sterno di Naraku, facendolo tossire forte, fino a fargli uscire il sangue dalla bocca.
-Non morirò sappilo-.
-Inuyasha fermati-.
Sesshomaru avanzò verso Naraku, guardandolo in faccia ancora una volta, era provato e non avrebbe retto altri colpi.
-Grande Sesshomaru eh? Sei solo un rammollito che si aggrappa ad un'umana-.
Quando Sesshomaru inarcava leggermente il labbro in un mezzo sorriso, non era mai un buon segno.
-Parli troppo-.
Infilò i suoi artigli affilati nel petto di Naraku, arrivando fino al cuore.
-Se ti strappo questo, la tua vita sarà finita-.
Naraku aveva gli occhi sbarrati, non riusciva a dire una parola, era cosciente della sua morte una volta per tutte, ma qualcosa gli diede la forza di ridere.
-Se uccido me, morirà anche Kagura-.
Sesshomaru sembrò essere scosso, non se lo aspettava, non ne aveva per nulla idea di cosa dover fare realmente.
-Menti-.
-Lei è collegata a me, è una mia serva, peccato non te ne sia mai accorto-.
Ritirò la mano dal suo petto, guardandolo bene in faccia, capendo che non stava mentendo.
-Sesshomaru, perché esiti?-.
Non lo capivo, cosa gli importava di Kagura realmente, perché non aveva il coraggio di ucciderlo.
-Sesshomaru se non lo uccidi tu, lo farò io con questa ultima pallottola-.
Caricai la pistola, puntandola sia a lui che a Naraku, ancora con la sicura per lo sparo.
-La tua ragazza odia così tanto quella Kagura da voler uccidermi, che scena di odio, goduria per i miei occhi-.
-Sesshomaru uccidilo-.
-Non posso padre-.
-Sesshomaru cosa stai aspettando?! Se non userai i tuoi artigli, lo farò io con i miei-.
Inuyasha si preparò all'attacco, non voleva attendere un minuto di più con quel bastardo.
-Sesshomaru spostati, o dovrò fare fuori anche te-.
Non potevo crederci alle mie parole, ma dopotutto quello che mi aveva fatto quel bastardo con la sua stupida sgualdrina, ciò che meritavano entrambi era la morte.
-No, lo ucciderò io-.
Si scricchiolò le dita, affondando ancora una volta la mano nel petto di Naraku, provocandogli un dolore lancinante.
-Sesshomaru ora-.
Non riuscivo ad abbassare la pistola, se non lo avesse fatto sul serio, ci avrei pensato io.
Gli iniettò una grande quantità di veleno nel cuore, aspettando che la sua morte fosse lenta e dolorosa, come sono state le mie paturnie.
 -Uccidilo tu Rin, un colpo di pistola-.
-Volentieri-.
Guardai il corpo di Naraku diventare sempre più nero, con il suo sorriso strafottente e ironico stampato in faccia.
-Questo proiettile , l'ultimo, in oro giallo, serve per uccidere le prede come te. Questo proiettile è per quella sgualdrina che ti porti dietro e per la tua malvagità-.
-Trovi soddisfazione ad uccidermi, il tuo bel fidanzatino però ha esitato, credi davvero che vuole te?-.
Ormai la sicura non c'era più e, con una lacrima di dolore sulla guancia, sparai il colpo finale nel suo cuore, uccidendolo del tutto.
Occhi spalancati come la bocca, era davvero finita, non una parola di più.
Sesshomaru ebbe un brivido, sussultò leggermente, non ebbi il coraggio di girarmi, non ora.
-È morta anche lei, lo sento , nell'aria c'è il suo odore-.
Non mi voltai, lasciai scivolare la pistola a terra, scendendo le scale e tornando nell'appartamento, preoccupandomi del gatto che per fortuna stava bene.
In realtà avevo solo bisogno di distrarmi, avevo ucciso, mai fatto in vita mia, non in questo modo, solo con le parole.
Da quanto tempo non fumavo, troppo, ora la sigaretta era la mia migliore amica, solo lei poteva capirmi.
-Ho ucciso un demone, sono un'assassina-.
Sentì dei passi dietro la mia schiena, pesanti, come il mio sospiro immerso nella nicotina.
-Da quanto non fumavi, Rin?-.
-Non ho mai smesso, Kagome-.
-Rin-.
-Sesshomaru se non vuoi che ti ammazzo, sparisci-.
Per quanto cercai di trattenere le lacrime, qualcuna scese sulle mie guance, ma senza singhiozzare o essere scossa da piccoli sussulti.
Ero atona, prima di movimento e sentimenti, ero ormai circondata da una nube di negatività e tristezza.
-L'avrei ucciso-.
-L'ho fatto io -.
Mi voltai, portandomi il pacchetto con me e uscendo dall'appartamento, ancora con i dolori addosso ma cosciente del fatto che se fossi rimasta lì ancora due minuti, avrei fatto una strage.
-Ripulite questo posto, io vado a fare una camminata-.
Presi la pistola da mano a Kagome, forse in modo un po' troppo violento, ma non sentì lamentele, sono comprensione.
Mi accesi una sigaretta dietro l'altra, sparando a bersagli vuoti, in quella fitta nebbia di New York.
-E se mi uccidessi?-.
Risi, puntandomi la pistola alla tempia e imitando un "boom" tipico di uno sparo.
Era una follia, sarei riuscita a vivere con il peso di aver ucciso, dopotutto era per una giusta causa.
-Rin-.
Mi voltai, vedendo Inuyasha venire cautamente verso di me, con le mani in alto e uno sguardo più perso del mio.
-Non ti uccido, ho finito i colpi-.
-Meno male-.
-Cosa vuoi?-.
-Ascoltami, i demoni hanno una specie di legame fra loro, infatti è difficile uccidersi se c'è stato comunque un legame, devi capirlo. Sesshomaru ti ama, sta tranquilla-.
-Sei venuto a farmi la predica ?-.
-Sono venuto a dirti che sei la solita stupida-.
Mi avvicinai a lui, pericolosamente, dandogli uno schiaffo così forte quasi da fargli girare la faccia.
-Non osare mai più darmi della stupida-.
-Allora va sopra da Sesshomaru e smettila di fare la bambina-.
Mi irritai così tanto da correre quasi verso le scale, salendole con l'affanno e la stanchezza della battaglia appena vinta, ma dovevo resistere.
Spalancai la porta, con una rabbia inaudita, quasi a sfondarla.
-Sei un emerito cretino!-.
Corsi verso di lui, riempiendolo di pugni sul petto e piangendo come una stupida, aveva ragione Inuyasha, ero davvero stupida.
Sesshomaru non si scompose, mi lasciò sfogare, senza opporsi ai miei colpi, aspettando che io mi calmassi del tutto.
-Io ti odio, sei un emerito bastardo, perché devi ferirmi ancora!-.
Gli strinse la camicia ancora sporca di sangue, strattonandolo, con quelle poche energie rimaste.
Ma la presa si fece ancora più salda, quando sapevo che ormai le mie stesse gambe non mi reggevano più ormai.
-Rin, ti prego calmati-.
Kagome vedeva i miei tremolii, la mia stanchezza, la mia voglia di mollare tutto e scappare ancora.
Sesshomaru mi strinse a se, forte, senza smettere di coccolarmi la testa con una mano, cercando di farmi stare meglio.
Si avvicinò piano al mio orecchio, sussurrandomi parole segrete, che erano solo nostre e lo saranno state per sempre.
-Fa l'amore con me, Rin-.
Voce da pentimento, tremante e flebile, un po' spaventata ma quasi contenta.
-Non voglio altro, Sesshomaru-.
-Kagome è meglio che andiamo, dobbiamo riprenderci dopo questa guerra-.
-Rin..-.
-Kagome dimmi-.
-Sei sempre la migliore, ricorda-.
Le sorrisi, non c'era bisogno di dire altro, non con lei che mi conosceva da una vita.
In quei pochi secondi, il mondo si fermò in quella stanza, lasciandoci soli nel silenzio, dopo una guerra, fatta di sangue e di violenza, finalmente vinta, con la consapevolezza di aver fatto qualunque cosa per vincerla.
-Non mi abbandonare mai Sesshomaru-.
La sua forza era impressionante, nonostante tutto quel combattimento, aveva ancora la forza di prendermi in braccio, portandomi in camera da letto, sistemata come nuova, ma con lo stesso odore del passato.
Aveva ancora la forza di spogliarmi, di darmi tutto il suo amore in quel letto, nonostante fossimo ancora pieni di residui di guerra, l'amore che abbiamo consumato è stato quasi una purificazione per noi.
Stanchi, su quel letto, a fissare il soffitto, abbracciati, felici, uniti.
-Sesshomaru, voglio un figlio, non mi interessa se sarà difficile, voglio provarci fino alla fine-.
-Chi ti dice che in realtà non ci abbiamo già provato ora?-.
Il solito sfacciato di Sesshomaru.
-Portami a fare una doccia , che è meglio-.
Lui era la mia forza, la mia unica ragione per cui mi mantenevo ancora in piedi.
Era davvero finita, stavolta la guerra era davvero finita.




   
 
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