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Autore: prongs95    25/02/2017    2 recensioni
James e Lily, nemici giurati, frequentano il quinto anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tutto sembra andare come al solito: i litigi, il disprezzo di Lily per James e i tentativi di quest'ultimo di fare amicizia con lei. Ad un certo punto, però, si troveranno a dover affrontare insieme una prova in cui le loro strade saranno costrette ad incrociarsi... che cosa ne sarà di loro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Buon pomeriggio a tutti, spero vivamente che il capitolo vi piaccia. Verso la fine troverete delle parti che conoscerete senz'altro molto bene, se avete letto la saga di Harry Potter. Vi avverto che non è assolutamente mia intenzione rovinare il capolavoro scritto da J.K. Rowling, che per me rimane un genio indiscusso. Ho solo ritenuto necessario adattare alcune parti del libro alla mia storia, che naturalmente segue un'idea che si allontana parecchio, immagino, da quella originale della nostra amata scrittrice. Detto questo, vi auguro buona lettura e, per favore, non lanciatemi i pomodori. 

Ne diem carpseris
-Ehi, Ramoso! Dove stai andando?- 
James si voltò di scatto, soffocando un'imprecazione. Perché Sirius aveva la brutta abitudine di apparire nel posto sbagliato al momento sbagliato? Il litigio di qualche ora prima era già acqua passata, naturalmente: lui e Sirius non si erano mai tenuti il broncio per più di mezz'ora, infatti quando i Malandrini l'avevano raggiunto in Sala Grande era bastata un'occhiata per chiedersi implicitamente scusa a vicenda. 
-Oh, io...- farfugliò, -Passeggiavo- mentì rassegnato. Non aveva scelta, parlarne con Sirius era fuori discussione. -E tu, cosa fai a zonzo mezzo riparato dall'armatura?- chiese di rimando.
-Ma non è ovvio? Mi nascondo- rispose l'amico spazientito.
-Ah sì? E da chi?- ora James era sinceramente curioso. 
-Da Amanda Simpson- mentre rispondeva, non la finiva di guardarsi intorno, -E tu cerca di non dare nell'occhio, non te lo perdonerei mai se mi scoprisse per colpa tua-
-Vuoi dire quella Amanda Simpson? Quella carina di Corvonero?- si meravigliò James. 
Felpato annuì con fare sbrigativo. -In realtà è molto più che carina, ma non è questo il punto. Il fatto è che sono uscito con lei un paio di volte la settimana scorsa- 
James fece una smorfia. -Sei sicuro che fossero solo un paio?- domandò inarcando il sopracciglio.
-E va bene- si arrese Felpato, -Ci sono uscito molte volte-
-E che cos'ha che non va?- volle sapere James.
-Be', praticamente tutto- rispose di botto l'amico, scompigliandosi leggermente i capelli ondulati piuttosto lunghi.
Ramoso parve stupito: in genere Sirius non aveva giudizi così negativi sulle ragazze e, soprattutto, non gli mancava il coraggio quando si trattava di interrompere una frequentazione. -Per esempio?- 
-Innanzitutto non mi piace la sua abitudine di fare progetti a lungo termine- iniziò, come se la lista dei difetti fosse considerevolmente lunga, -Poi... be', tutto il resto. È bellissima e ha un fisico da urlo, ma è come se le mancasse qualcosa. Non mi piace come ragiona, l'andatura con cui cammina e nemmeno il suo modo di porsi con le persone: tratta tutti come se fossero dei bambini di sei anni- disse tutto d'un fiato.
James Potter era sinceramente stupito e non lo nascose. -Wow, Felpato- commentò, -Sai, se non ti conoscessi bene penserei che stai paragonando inconsciamente Amanda Simpson ad un'altra ragazza di cui probabilmente sai anche nome e cognome- disse con fare allusivo.
-Non dire sciocchezze- Sirius scacciò via qualcosa di invisibile con un gesto frettoloso della mano, -Sai benissimo che non è così- eppure, mentre lo disse, nella sua mente affiorò inaspettatamente il volto pallido e vivace di Mary McDonald. 
-No, non lo so- le labbra di James si arricciarono in un sorriso malandrino, -Non sapevo nemmeno che uscissi con la Simpson- fece con una scrollata di spalle, -E comunque dovresti liquidarla in fretta, altrimenti non fare tanto il pretenzioso e dalle un'altra possibilità- gli consigliò.
-Questo è fuori discussione- tagliò corto Black. Ormai si era rassegnato e prese le distanze dalla mastodontica armatura, mettendosi a guardare distrattamente fuori dalla finestra. -Mi sta simpatica come le lezioni di Divinazione, ogni volta che sto con lei desidero essere altrove- 
Ramoso gli diede una pacca sulla spalla, fingendosi comprensivo. -Sì, penso di aver capito- 
-Dici sul serio?- di rado Sirius aveva rimuginato tanto su qualcosa.
-Oh, sì- disse James con un sorriso, -Mi odierai per quello che sto per dire, ma sono convinto che esista la remota possibilità che ti sia invaghito seriamente di qualcuno. Il che spiegherebbe come mai negli ultimi tempi hai troncato con Anne Nolan, Jennifer Clark, Emma Davidson, Violet William e a breve anche con Amanda Simpson- elencò.
L'amico lo fissava con sguardo penetrante. Per un millesimo di secondo, James pensò che di lì a poco gli avrebbe rotto il naso, ma Sirius disse solo: -Ti sei dimenticato Betty Smith- 
-Chiedo venia- sghignazzò Ramoso. -Comunque sappi che non succede nulla se ti lasci voler bene- aggiunse dopo un po'. Sirius non amava le paternali, ma sapeva che una frase efficace l'avrebbe fatto riflettere. 
Rimase assorto per qualche secondo, soppesando le sue parole. -Senti un po', tu da quando sei esperto in materia?- chiese infine.
James ebbe per un attimo un'espressione indecifrabile impressa sul volto. Aveva capito subito che Sirius provava qualcosa di serio semplicemente perché lo sguardo turbato e allo stesso tempo immensamente vivo dell'amico era identico a quello che gli restituiva il ragazzo riflesso nello specchio d'acqua a pochi passi dalla radura qualche mese prima. A Felpato però non avrebbe mai dato una risposta del genere. -Non lo sono, ma sei mio amico da troppi anni per non accorgermi che ti sta succedendo qualcosa- rispose semplicemente, sentendosi in colpa solo un pochino: dopotutto, non aveva mentito completamente, ma solo occultato una fetta importante di verità. -In ogni modo è meglio che andiamo: abbiamo Pozioni doppie con il vecchio Luma tra venti minuti- concluse. 
-Sì, tu vai, io... forse trovo Amanda da qualche parte- disse Sirius poco convinto. James capì che voleva rimanere un altro po' da solo e annuì, avviandosi verso la sala comune di Grifondoro.
-Ehi, Ramoso- lo chiamò un'ultima volta l'amico, -Quella cosa che mi conosci da tempo e che noti il minimo cambiamento... sappi che vale lo stesso per me. E... be', magari non ti farebbe male dire quello che ti passa per la testa- 
James annuì, grato. Detta da Sirius, una cosa del genere valeva quanto un "ti voglio bene". 

Lily Evans avvertì un groppo in gola. Per una frazione di secondo rimase paralizzata davanti al manuale chiuso di De Potentissimis Potionibus, inorridendo ulteriormente non appena si accorse di essersi imbattuta in un libro del Reparto Proibito. Lentamente, si alzò in piedi e si voltò verso il suo interlocutore guardandolo con quanto più disprezzo poteva. 
-Severus- disse acida, -Da quando hai il permesso di rivolgere la parola ai Mezzosangue?- il sorriso sarcastico non illuminò affatto i suoi bellissimi occhi verdi. 
Severus Piton divenne livido. Abbassò lo sguardo e i capelli scuri ricaddero in avanti impedendo a Lily di scorgere alcuna emozione nei suoi occhi color inchiostro. -Sai benissimo che non sopporto quando fai così- sibilò carico di colpevolezza.
-Ma tu guarda- la rossa continuò a canzonarlo, cosa che le dava un'immensa soddisfazione, -Figurati che a me dà leggermente fastidio quando gironzoli con i tuoi nuovi amici e fingi di non conoscermi, ma stai tranquillo: sono lusingata che uno del tuo rango mi delizi con la sua presenza- 
-Smettila- la rimbeccò lui, -Non sono qui per farmi insultare- 
Lei s'incupì e le sue iridi smeraldine non erano mai state tanto astiose nei suoi confronti. -Allora vai al sodo, Severus Piton, perché io non ho la benché minima intenzione di concederti il mio tempo- lo mise alle strette.
Il ragazzo parve rimpicciolire ad ogni parola che Lily pronunciava, come se fosse un Elfo Domestico in procinto di essere punito dal padrone. -Vorrei sapere come stai- sussurrò, -Mi sei... mi sei mancata tanto- e si accasciò sulla sedia di fronte a quella che poco prima occupava lei, come se quella frase gli fosse costata uno sforzo immane. 
Quelle parole la fecero impietosire, le avvertì come un raggio di sole filtrare dritte al cuore, ma non lo diede a vedere. Anche lei gli voleva molto bene: era stato il primo vero amico che avesse mai avuto e, quando Petunia l'aveva lasciata a se stessa, Severus era rimasto. -Come pensavi di dimostrarmelo?- lo rimproverò appoggiandosi al tavolo e squadrandolo dall'alto in basso, -Ignorandomi? Evitando persino di guardarmi, come se avessi il Vaiolo di Drago? Sono tornata quasi due mesi fa.
Due mesi. E non mi è parso che fossi tanto nostalgico, mentre ridacchiavi con Dolohov- 
Piton sbuffò; evidentemente non sapeva come discolparsi. -Senti, abbiamo intrapreso delle strade diverse, questo è vero- ammise, -Ma ciò non ci impedisce di essere amici come un tempo. Tu sei la mia migliore amica- era sinceramente dispiaciuto, nei suoi occhi neri s'intravedeva ora l'ombra di una moltitudine di sentimenti repressi durante troppo tempo.
-Anch'io pensavo che tu fossi il mio migliore amico- la voce della rossa era spezzata. Piano piano, sul suo volto si facevano strada le vere emozioni che la travolgevano: tristezza, nostralgia, delusione. -Ma dov'eri quando mi sono rintanata qui a piangere di ritorno dalla punizione? Dov'eri quando stavo male e avevo disperatamente bisogno di un amico da cui farmi confortare? Io sto molto male, Severus- si sorprese con la facilità con cui, nonostante tutto, davanti a lui riuscisse ancora ad ammettere cose che non si sarebbe azzardata a confessare a nessuno. 
-Ma io ci sono, sono qui per te!- esclamò Piton, alzandosi finalmente in piedi. 
-Ora non ne ho più bisogno!- i suoi occhi s'inumidirono, -Io... sono andata avanti. Non ti posso aspettare per sempre, Severus. Non posso aspettarmi che tu mi chieda spontaneamente scusa per aver torturato Mary McDonald- sussurrava, arrendendosi finalmente alle lacrime. 
-Io non l'ho aggredita!- protestò mordendosi il labbro. Non era stata una mossa intelligente.
Lily fece un sorriso impercettibile che risultò amarissimo in mezzo a quelle lacrime. -Però non l'hai nemmeno difesa- disse prevedibilmente, -Senti, lasciamo perdere. Questa conversazione non ci porterà da nessuna parte, mi sto vergognando per te- girò sui tacchi e percorse a grandi passi i metri che la separavano dall'uscita. 
Quando giunse nel corridoio decisamente più luminoso, fece un grande respiro, quasi spossata. Svoltò a sinistra per raggiungere la sala comune prima di recarsi a Pozioni, ma si sentì afferrare un braccio.
-Lily, aspetta!- Piton non si dava per vinto, -È quel Potter, vero? Che cosa ti ha fatto?- c'era una grande rabbia nelle sue parole, come del resto ogni volta che nominava James.
-Lui... lui non c'entra nulla- balbettò lei continuando a camminare.
-Oh, andiamo, lui c'entra sempre, insieme a quel mentecatto di Black- sbuffò il ragazzo, -Ho notato perfettamente come ti sei ridotta da quando sei tornata. In più ora frequenti quel Remus... nemmeno lui è molto raccomandabile!- 
-Scusa, da che pulpito?- Lily si era fermata e lo guardava furente, le guance ancora umide dov'erano scivolate le lacrime e gli occhi arrossati. -Ti proibisco di apostrofarli in questo modo, sono tutti e tre migliori di te e del tuo gruppo di amichetti messi insieme! E mollami!- urlò.
-Mocciosus, lascia andare Evans!- ordinò una voce tranquilla ma ferma. 
Qualche metro più in là, un ragazzo molto attraente e con i capelli scuri ondulati li osservava, la bacchetta sfoderata. 
-Non sarai venuto a darmi lezioni di vita, Black- replicò Piton con odio. Lily ne approfittò per sottrarsi alla sua presa e brandire la bacchetta a sua volta.
-Di vita non oserei mai, Mocciosus, ma mi aspettavo che fossi un po' più educato- disse sarcastico Sirius avanzando verso di loro.
-Senti chi parla!- esclamò Severus, malignamente divertito, -E sentiamo, chi ha provveduto alla tua educazione? La famiglia che tanto ti odia?-
La rabbia deformò il bellissimo viso di Sirius, che scagliò un incantesimo; Piton dovette gettarsi di lato per schivarlo. 
-Lascia stare, Black!- esclamò preoccupata Lily avvicinandosi a lui. Era leggermente spaventata da quella scena e non voleva che qualcuno si facesse del male.
-Tu vattene, Evans, a lui ci penso io- ringhiò Sirius. 
-Cos'avresti intenzione di farmi, eh, Black? La tua tecnica è scarsa quanto quella di un Magonò- Piton si era rialzato, impugnava anche lui la bacchetta e guardava il malandrino carico di disprezzo. -Sectum...- 
-Protego!- urlò Lily con estrema prontezza. Si era frapposta tra lui e Sirius per fare da scudo a quest'ultimo e in quel momento il disgusto regnava sul suo volto. Aveva riconosciuto l'incantesimo e Piton si rese conto troppo tardi di aver commesso un gravissimo errore. -Io... io non...- balbettò con gli occhi sgranati, incapace di riuscire a completare la frase. Corse via mortificato, senza nemmeno voltarsi indietro. 
-Grazie, Evans- disse Sirius, ancora stupito per come lei si fosse schierata a proteggerlo senza esitare.
-Anche a te, Black- fece lei di rimando, -Ultimamente, se non fosse per il tuo pronto intervento Alice avrebbe il dormitorio tutto per sé- 
Sirius storse il naso con finto orrore: -Abbastanza penosa come battuta, Evans- commentò; lei sorrise. -Spero che tu scelga meglio chi frequentare, d'ora in avanti- aggiunse.
-Non ho avuto scelta- si strinse nelle spalle, -Mi ha raggiunto in biblioteca senza preavviso- spiegò. Erano quasi arrivati alla sala comune.
-Arrivando ti ho sentito difendere me e i miei amici- confessò, mentre lei arrossiva, -È stato carino da parte tua, visto che non ci sopporti- disse sarcastico.
Lei si arrestò davanti al ritratto della Signora Grassa e sorrise amaramente, -Questo non è affatto vero, Black- lo contraddì. 
-Avanti, Evans, puoi dirlo: giuro che non me la prendo- Sirius aveva la solita espressione vivace di sempre e non sembrava minimamente in imbarazzo. Il suo sguardo però vacillò quando la vide dissentire con tanta convinzione. Era proprio sciupata come dicevano, constatò, ma i suoi occhi erano un libro aperto e in quel momento gli parvero infinitamente sinceri.
-Non è vero che non vi sopporto- ripeté, -Sono sopravvissuta con il tuo amico per tre mesi senza ucciderlo e, se non avessi tanta stima di Remus, mi limiterei a condividere con lui le ronde serali, anziché incontrarlo per studiare insieme tutti i pomeriggi- lo disse sorridendo, anche se la sua voce tremava leggermente.
-Rimango io- constatò divertito.
-Di te non sopporto l'arroganza e la presunzione, Black- fece lei con il suo tono severo, ma continuando a sorridere, -Ma hai salvato la vita di una delle mie migliori amiche e ora anche la mia, quindi direi che in fondo non puoi essere tanto male. Ci vediamo a Pozioni, Black- e si voltò per oltrepassare il ritratto, ma qualcosa la fece tornare indietro. -Ah, Black... spero che non ti venga in mente di vendicarti di Severus- aveva un'espressione quasi implorante, ma sempre piuttosto divertita.
Il malandrino sfoggiò nuovamente il suo sarcasmo: -Non accetterei consigli da te nemmeno se fossi la mia ragazza, Evans- 
-Molto bene- la rossa fece un'alzata di spalle. Trattenendosi dallo scoppiare a ridere, si voltò ancora una volta verso la Signora Grassa ma, di nuovo, ritornò sui suoi passi. -Ad ogni modo... odia i gatti- suggerì allusiva, prima di pronunciare con decisione -Eureka!- e sparire oltre il ritratto salutandolo con una strizzatina d'occhio.
Sirius Black rispose al saluto, sorridendo compiaciuto. Gli tornò in mente la discussione di quella mattina con i maladrini nel dormitorio e si ricordò delle parole di Lunastorta: "Sono sicuro che Lily piacerebbe anche a te, se la conoscessi". Forse non la conosceva, ma la Evans cominciava a piacergli un po' di più. In quel momento promise a se stesso che non avrebbe mai più detto nulla di offensivo nei suoi confronti.

La mattinata era poi trascorsa senza troppi intoppi, anche se Lily rimase pensierosa per tutta la lezione di Lumacorno nei sotterranei. I Grifondoro avevano Pozioni con i Serpeverde e fu con immenso piacere che notò l'assenza di Severus; Sirius invece condivideva il banco con i suoi amici qualche fila più avanti e sembrava rilassato e spavaldo come sempre. Durante il pomeriggio, mentre la rossa studiava in biblioteca con Remus, Alice e Mary avevano occupato un tavolo della sala comune insieme a Frank. Stavano scrivendo un noioso saggio per il professor Vitious, quando gli occhioni caldi e nervosi di Alice si posarono sull'orologio affisso alla parete.
-Mary, è ora di andare- avvisò l'amica. 
Anche Mary McDonald guardò l'ora, poi annuì e cominciò a mettere i libri nella borsa alla rinfusa. -Aspettami qui, porto io le nostre cose in camera- si offrì prendendo anche il materiale di Alice che la ringraziò.
Frank aveva sollevato lo sguardo dalla sua pergamena. -Dove state andando?- s'interessò.
-Oh, noi... abbiamo una questione in sospeso con la McGranitt- rispose la sua fidanzata a voce bassa. 
Il ragazzo corrucciò la fronte. Il suo sguardo solitamente dolce si rabbuiò leggermente dietro le lenti trasparenti degli occhiali. -Spero non sia nulla di grave-
-Assolutamente no, stai tranquillo- lo rassicurò lei, accarezzandogli frettolosamente la guancia.
Lui trattenne la sua mano gracile e si alzò in piedi per guardarla intensamente negli occhi. -Sei stata troppo in pensiero, negli ultimi tempi- le disse stringendola a sé, -Non mi piace vederti così inquieta- 
Alice sorrise, posando la testa sul suo petto e ricambiando l'abbraccio. -Mi dispiace se ti sei sentito trascurato- si scusò.
-Non sto dicendo questo- la corresse Frank accarezzandole i morbidi capelli castani, -Vorrei solamente che ti svagassi un po', quindi che ne dici se sabato pomeriggio andiamo a Hogsmeade, io e te da soli?- sussurrò.
La ragazza si sciolse dall'abbraccio e lo guardò piena di gioia. -Non potrei chiedere di meglio- sussurrò, prima di baciarlo.
-Ehm ehm- fece qualcuno alle loro spalle, -Sono mortificata di dovervi interrompere- si scusò Mary guardandoli in modo innocente, anche se sembrava si stesse sforzando di nascondere il suo divertimento.
Alice e Frank arrossirono fino alla radice dei capelli, si salutarono in fretta e la morettina seguì l'amica oltre il buco del ritratto. 
Percorsero il tragitto che le separava dall'ufficio della Vicepreside quasi senza fiatare, ma ad un certo punto Alice disse: -Secondo te avrà scoperto qualcosa?- 
-Vorrei sperare di sì- rispose Mary con una smorfia, -Ma ne sono poco convinta- ammise, assicurando con una forcina una ciocca di riccioli che si erano ribellati all'elastico che teneva insieme il resto dei capelli in una coda di cavallo. 
Alice non aggiunse nulla ma, dal suo silenzio, l'amica capì che doveva pensarla allo stesso modo. 
-Eccoci qui- disse dopo un po', bussando alla porta. 
La McGranitt fece capolino immediatamente. -McDonald, Prewett, entrate- le fece passare.
Le due ragazze si accomodarono di fronte alla sua scrivania, esattamente dove qualche ora prima si erano seduti il malandrino e la loro migliore amica. La McGranitt prese posto davanti a loro, si tolse gli occhiali e si massaggiò la fronte con aria stanca. 
-Vorremmo ringraziarla per averci aiutate, professoressa- esordì Alice con fare gentile. Anche se non erano lì per faccende scolastiche, parlare con quell'insegnante metteva sempre una certa soggezione. Mary, alla sua destra, annuiva vigorosamente. 
-In realtà non c'è nulla per cui possiate ringraziarmi. Non vi nego che l'incontro di questa mattina è stato un buco nell'acqua- disse Minerva McGranitt, osservandole con i suoi occhi severi a braccia conserte. 
-Non ha scoperto proprio nulla?- incalzò Mary.
-No, McDonald- ribadì l'insegnante, -Niente di niente. A parte il fatto che penso che abbiate ragione voi: Lily Evans è molto strana, ma ha le labbra cucite- 
-E James Potter?- chiese Alice, -Anche lui ultimamente è cambiato. Non le ha detto nulla che possa...?-
-No, Prewett- la interruppe, -Anzi, vi dirò di più: Evans e Potter si sono comportati esattamente allo stesso modo, sapete. Stesso tono enigmatico, stesso sguardo basso e stessa tendenza ad arrossire intorno al tema "punizione", il che è ancora più strano, perché converrete con me che non esistono sulla faccia della terra due persone tanto diverse- 
Le due amiche si scambiarono un'occhiata preoccupata. -Lei pensa che sia successo qualcosa?- domandò infine Alice. 
-No, non lo penso- dissentì, -Ne sono sicura- 
-Be', allora bisogna assolutamente prendere dei provvedimenti!- esclamò Mary senza controllo. 
La McGranitt spalancò gli occhi. -Si calmi, McDonald- la redarguì, -E comunque no, non prenderemo alcun provvedimento- 
Mary parve indignata. -Ma professoressa, lei non può...?- provò a protestare, ma la Direttrice di Grifondoro la interruppe come aveva già fatto con Alice.
-No, io non posso!- sbottò, -Ho già preso il provvedimento di mandarli nella Foresta Proibita, non posso fare altro- spiegò, -Nessuno può costringere Lily Evans a parlare e, dal momento che il suo rendimento scolastico non ne ha risentito, sono sollevata dal dovere di farle una qualsiasi predica. Per quanto riguarda Potter, poi, credo che non sia mai stato tanto brillante, è evidente che passare del tempo con Evans gli è servito- 
Le due studentesse sembravano mortificate. Si lanciavano sguardi desolati e scuotevano la testa, sentendosi più che mai impotenti. 
-Sentite- continuò la McGranitt cercando di consolarle, -Conosco Lily Evans e voi due da cinque anni. Siete sempre state ottime amiche. Datele tempo, sono sicura che si aprirà con voi- pronunciò quella frase con un tono materno che nessuno avrebbe mai associato alla sua persona.
Alice annuì. -È che ci dispiace vederla così, professoressa- si giustificò.
-Sono sicura che sia tutta colpa di quel Potter- borbottò invece Mary imbronciata. 
-Mary!- la rimproverò Alice con un'occhiataccia. 
Per tutta risposta, la morettina si alzò in piedi. -Oh, deve per forza essere così!- continuò arrabbiata senza battere ciglio, -Conosciamo perfettamente Lily, non può essere un caso se convive con lui per tre mesi e ritorna come se fosse un'altra persona. Tra loro è successo qualcosa!- 
-McDonald, nel mio ufficio sei pregata di tenere a freno i tuoi scatti d'ira- il tono della McGranitt non ammetteva repliche. -Certo che tra loro è successo qualcosa, mi sembra logico- disse poi con una smorfia. 
Lo stupore prese il posto della rabbia nel volto di Mary. -Cos...?! E intende restare con le mani in mano?- 
L'insegnante alzò gli occhi al cielo. -Vi ho già detto che non posso fare nulla- ripeté esasperata, -Penso che chiunque dotato di un minimo di cervello sia in grado di fare due più due- commentò poi con un tono di sufficienza. -Quindi credo che , tra di loro sia successo qualcosa; ma no, non posso fare nulla. Lily Evans e James Potter devono trovare il coraggio di risolvere da soli i loro problemi e possono parlarne con i loro amici nel caso in cui li ritengano meritevoli di fiducia- disse. -Archiviate la faccenda. Comportatevi con Lily normalmente, senza tartassarla di domande e questo è un ordine- aggiunse, notando l'espressione contrariata di Mary, -Vedrete che tutto si sistemerà- concluse congedandole.
-Grazie mille, professoressa- ringraziò Alice, prima di incamminarsi con Mary verso la sala comune. Entrambe le ragazze erano fermamente convinte che quella chiacchierata con Minerva McGranitt non avesse fatto altro che incrementare i loro dubbi. 

-Oggi abbiamo finito in anticipo- esordì sorridendo Remus Lupin, mentre chiudeva Manuale degli Incantesimi, volume quinto
Anche Lily stava sistemando le sue cose e, nel giro di qualche minuto, i due ragazzi uscirono dalla biblioteca, accompagnati dallo sguardo indispettito di Madama Pince. La ragazza si sentiva piuttosto tranquilla e sospettava vivamente che fosse grazie alla presenza di Remus. Inizialmente non l'avrebbe mai pensato, ma era stata una fortuna che quella mattina l'avesse sorpresa a piangere tra gli scaffali ricolmi di libri. Dopo i primi appuntamenti dei pomeriggi immediatamente successivi a quell'episodio, non c'era più stato bisogno di accordarsi. Si incontravano immancabilmente a quel tavolo sgangherato della biblioteca; talvolta chiacchieravano fitto fitto per non farsi scoprire dalla custode, altre volte non si scambiavano nemmeno una parola. Remus non era un tipo molto estroverso, ma il fatto che con lei si fosse dimostrato diretto sin dal principio le dava forza. Era una di quelle persone con cui anche i silenzi assumevano un preciso significato.
-Senti un po', ti andrebbe di salire alla Torre di Astronomia?- le chiese, come se quell'idea gli fosse appena passata per la testa.
-Volentieri- acconsentì Lily, -Hai voglia di guardare il panorama?- chiese distrattamente, sistemandosi i lacci delle scarpe con un colpo di bacchetta. 
Il malandrino ci pensò su prima di risponde e, quando lo fece, avevano ormai quasi raggiunto la loro destinazione. -No, voglio parlare con te lontano dalle orecchie indiscrete della sala comune- disse sinceramente. 
Lei sgranò gli occhi, sentendosi tremare. Ormai avevano sorpassato la soglia della torre e si trovavano in quella stanza circolare che, a detta di Lily, era la più bella di tutta Hogwarts. -C'è qualcosa in particolare che devi dirmi?- domandò in fine abbassando lo sguardo. 
-Be', sai, prima ho fatto una chiacchierata con Sirius e mi ha raccontato una storiella interessante- cominciò il ragazzo, grattandosi distrattamente la nuca. Era evidente che nemmeno per lui era facile affrontare quella conversazione. -Pare che questa mattina ci sia stata una zuffa che lo vede coinvolto insieme a te e Severus Piton- continuò, -Anzi, per usare le sue parole, "quel lurido di Mocciosus ha messo le mani addosso alla Evans e ho pensato bene di dargli una lezione"... sì, deve aver detto proprio qualcosa del genere. È corretto?- 
La ragazza sospirò, appoggiando la schiena alla parete circolare formata da mattoncini di pietra. -Non avrei usato gli stessi termini di Black, ma... sì, è corretto- ammise. 
-Quali termini avrebbe usato la sfortunata protagonista della storia?- chiese Remus. 
Lily ci pensò un attimo, poi sospirò: -Avrebbe detto che lei e Severus stavano litigando già da un po', per questo lui le stringeva il braccio, ma non era sua intenzione farle male. Poi però è arrivato Black e la situazione è precipitata- disse semplicemente.
-E che direbbe della parte precedente l'entrata in scena di Sirius Black?- il malandrino la osservava a braccia conserte, con uno sguardo serio in cui sfavillò un lampo di inquietudine che oscurò per un attimo la solita tranquillità dei suoi occhi color ambra. 
La rossa si avvicinò alla finestra con un'espressione pensosa. Rispose a bassa voce, guardando il parco oltre le ampie vetrate: -Ti direbbe che era in biblioteca ad aspettare il suo compagno di studi, ma ha ricevuto una visita ben diversa. Ti direbbe che per un attimo si era illusa di poter perdonare colui che per tanti anni era stato il suo migliore amico. E ti direbbe anche che l'arrivo di Sirius Black è stato una manna dal cielo- 
Remus era alle sue spalle, sconsolato. Si sentiva incapace di confortarla, sapeva quanto Severus Piton significasse per lei. Le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla; lei si voltò. -Mi dispiace molto, Lily. Non che Piton mi sia mai andato molto a genio, ma finché lo frequentavi tu non ero mai riuscito ad odiarlo- 
-Oh, finiscila. Come se una persona come te fosse in grado di provare sentimenti di odio nei confronti di qualcuno- sdrammatizzò la ragazza, mentre un debole sorriso le incurvava le labbra. 
Anche lui sorrise lievemente. -Veramente mi aspettavi?- chiese dopo un po'.
-Sì, ma non importa- disse Lily con un'alzata di spalle, -Ti ho mandato un biglietto mentre aspettavo fuori dall'aula della McGranitt, immagino tu non sia tornato in dormitorio dopo colazione- 
-In effetti no- ammise il ragazzo, -Non ci metto piede da questa mattina. Anzi, credo sia ora di scendere a cena- osservò, tenendole aperta la porta della Torre per farla uscire, -Non mi sembra carino rimandare il momento in cui potrò finalmente dormire, sempre che Sirius me lo conceda- 
Lei abozzò un sorriso. -Io non credo che verrò in Sala Grande- disse seria mentre scendevano al sesto piano. 
Remus la fulminò. -Dovresti mangiare- 
-È stata una giornata pesante, davvero- si giustificò Lily. -Desidero solo riposare e spero che la settimana finisca quanto prima- 
-Te lo concedo, ma solo per oggi- la mise in guardia lui, -Be', io scendo, immagino tu debba svoltare- 
Lily annuì confusa. Non si era nemmeno accorta di essere arrivata al bivio in cui le loro strade si sarebbero separate. -Grazie, Remus... come sempre- sussurrò, prima di voltarsi e raggiungere la Signora Grassa. 
Nella sala comune, notò sbalordita, non c'era anima viva. Di solito era molto affollata, ma quella sera a quanto pareva i Grifondoro avevano una gran fame collettiva.
La ragazza ne approfittò per lasciarsi cadere su una poltrona, sfinita. Tutto sommato era alquanto contenta di non essere in mezzo allo spiacevole chiacchiericcio della Sala Grande a quell'ora e lo era ancora di più pensando di non dover fare una sfilata davanti a tutta la scuola solo per sedersi a mangiare due foglie d'insalata. Stava per afferrare una copia della Gazzetta del profeta lasciata sul tavolino su cui avrebbe voluto maleducatamente appoggiare i piedi, quando un rumore di passi la fece guardare in direzione del dormitorio maschile. 
Poco dopo, davanti ai suoi occhi si materializzò James Potter, che scendeva la scala a due gradini alla volta. Non appena la vide restò bloccato, ma subito si decise a scendere l'unico gradino che lo separava dalla sala comune. 
Lily, nel frattempo, si era alzata per dirigersi nel suo dormitorio, ma il malandrino le si precipitò incontro.
-Lily, aspetta- la trattenne. 
Lei rimase immobile dandogli le spalle. Avvertì le lacrime farsi strada nei suoi occhi, così decise di chiuderli per qualche secondo. Sentirlo ancora pronunciare il suo nome con quella naturalezza le faceva male. Il suono della sua voce riecheggiava ogni notte nella sua testa, accompagnato dai ricordi beffardi che sfilavano senza alcuna pietà, mentre lei soffocava i singhiozzi tra le lenzuola per non svegliare le sue amiche. 
Si voltò, cercando di assumere un'espressione di mera indifferenza. -Cosa vuoi, Potter?- 
James rabbrividì per il tono piatto con cui la rossa aveva pronunciato quella domanda. Scrutò speranzoso i suoi occhi smeraldini: era da tempo che Lily non li posava volontariamente su di lui, ma si stupì di non scorgervi più il bagliore che vi risplendeva qualche mese prima. Erano privi di qualsiasi emozione, si disse, come se la sua rossa preferita fosse paurosamente vuota. 
-Spero tu mi abbia perdonato per quello che ti ho fatto, Lily- sussurrò avvicinandosi lentamente a lei, -Ti giuro che se fosse stato per me non sarebbe mai finita così- fece per prenderle la mano, ma lei si ritrasse e indietreggò. 
-Non so di cosa tu stia parlando, Potter- disse con una voce fredda e inarcando il sopracciglio; i suoi occhi verdi sostenevano il suo sguardo, più spenti e distanti che mai.
Aveva detto quelle parole con tanta convinzione che James sgranò gli occhi. Sebrava perfettamente seria, come se veramente non capisse la situazione. -Ma che... ma cosa dici?- balbettò confuso.
-Non capisco per cosa ti debba perdonare, né cosa sarebbe finito tra noi- ribadì lei a braccia conserte con la stessa austerità.
-Mi riferisco a quello che è successo nella foresta, ci sarai arrivata- cercò di farle mente locale, mentre i suoi occhi nocciola venivano invasi dal sospetto.
-Non è successo niente nella foresta- sibilò, sfidando il groppo in gola che le si era formato dall'inizio di quella conversazione, -E questo lo sappiamo benissimo entrambi- detto ciò si voltò e si diresse velocemente sulla scala che portava ai dormitori femminili, per mettersi al sicuro prima che lui la trattenesse di nuovo. 
James sferrò un pugno sul muro, macchiandosi le nocche con la polvere rilasciata dall'intonaco bianco. -Maledizione!- ringhiò. 
Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte di Lily. Qualche mese prima avrebbe giurato di preferire qualsiasi cosa da parte sua: una sfuriata sarebbe stata di gran lunga più gratificante di quell'espressione apatica e indifferente che la alienava da se stessa. Ciò che lo faceva stare peggio era la consapevolezza di essere in gran parte responsabile di quell'atteggiamento. Fingere spudoratamente che non fosse successo nulla tra di loro gli sembrava però una presa di posizione eccessivamente drastica, soprattutto perché la loro conversazione era stata privata. Che bisogno aveva la sua rossa di mentire anche a se stessa e a lui? Stava davvero fingendo o si trattava di un disperato tentativo di lasciarsi tutto alle spalle? Gli sfuggì un sorriso amaro al pensiero di aver pensato a lei come alla "sua rossa", quando Lily in realtà era ben lungi dall'appartenergli.

Lily si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò con la schiena respirando affannosamente. Tentò invano di reprimere i singhiozzi; le lacrime cominciarono a scorrere copiose sul suo volto e in un attimo si ritrovò rannicchiata contro la porta, con la testa tra le mani. Non sapeva esattamente cosa l'avesse indotta a reagire così, l'unica cosa di cui era certa era che voleva evitare un qualsiasi contatto futuro con James Potter. Non instauravano una conversazione così intima da... be', da quando lui aveva deciso di dissolvere di punto in bianco la bolla di felicità entro cui avevano vissuto per poche settimane. Non aveva il diritto di avvicinarsi a lei così tanto, parlandole come se fosse passato un giorno da quando avevano rotto. Forse non si accorgeva dell'effetto che continuava ad avere su di lei? Per James sembrava tutto così facile e quasi certamente lo era, dopotutto la sua scelta premeditata di seppellire il loro amore gli permetteva di voltare pagina in modo decisamente più razionale. Era lei che era rimasta spiazzata, lei che si era sentita crollare il mondo addosso, lei che doveva reprimere i suoi sentimenti quando nulla le avrebbe fatto più piacere che esternarli. 
Barcollando, si alzò da terra e raccattò l'occorrente per farsi una doccia e mettersi a letto prima che rientrassero Alice e Mary. Sotto l'acqua bollente sentì scivolare via tutte le emozioni di quella giornata pessima, pensando anche all'incontro con la McGranitt e allo scontro con Severus. Lo scambio di battute con James era stato la ciliegina sulla torta, ma nonostante tutto non riusciva ad odiarlo: non continuava che a provare per lui un sentimento bruciante, abbastanza forte da farle desiderare di corrergli incontro e baciarlo. Se non fosse stata tanto orgogliosa e assennata probabilmente l'avrebbe anche fatto, ma James desiderava che si mettesse da parte e lei gli avrebbe obbedito. 
S'infilò un pigiama pulito e si raggomitolò tra le lenzuola, precipitando verso un sogno in cui le forti braccia di James Potter la stringevano e le morbide labbra del ragazzo si posavano teneramente sulle sue.

 
***
Aprile 1976

Nel corso del mese appena trascorso Lily Evans aveva trovato un minimo di equilibrio: fingeva di non notare l'espressione afflitta di Severus, troppo mortificato dalla vergogna per cercare di attaccare bottone, e instaurava una conversazione a caso con chiunque le capitasse a tiro quando Potter dava il minimo segno di volerle parlare. Poteva trattarsi solamente di una sua sbagliata impressione, ma riteneva doveroso prevenire ogni tipo di contatto. Dal canto loro, Mary e Alice talvolta scuotevano ancora la testa quando la vedevano arrivare dalla biblioteca, ma si astenevano dal fare domande, anche se Lily immaginava che la cosa richiedesse uno sforzo immane da parte loro: più di qualche volta aveva sorpreso Mary mordersi le labbra con la fronte corrucciata, dopo che Alice le aveva pestato il piede. 
Molto meglio si trovava invece con Remus; i loro pomeriggi di studio si trasferivano dalla biblioteca al parco nelle giornate di sole e, ora che erano molto in confidenza, si divertivano parecchio. 
-Si può sapere perché oggi sorridi tanto?- chiese Remus innervosito, alzando la testa dal manuale di Artimanzia. 
In effetti Lily aveva le labbra arricciate da quando l'aveva raggiunto al tavolo sgangherato vicino al Reparto Proibito quella mattina dopo colazione: avevano entrambi un'ora buca prima della lezione di Antiche Rune e avevano deciso di finire insieme una chilometrica relazione per la professoressa Sinistra.
La ragazza allargò, se possibile, il suo sorriso e si sporse in avanti per rispondergli: -Sai, vengo dal bagno delle ragazze- rivelò, come se non aspettasse altro.
Remus inarcò un sopracciglio. -E allora?-
-E allora- sottolineò lei, -In giro ci sono delle voci interessanti sul tuo conto- 
Il ragazzo, in un primo momento, pensò al peggio. Possibile che qualcuno avesse scoperto il suo... ehm, piccolo problema peloso?
Lei sembrò non notare il suo repentino cambio di espressione, perché continuò più divertita che mai: -Lauren Vincent ha una cotta per te- 
Remus arrossì violentemente e tirò un sospiro di sollievo. -E... ehm... cosa te lo fa pensare?- farfugliò mettendosi a braccia conserte e distogliendo lo sguardo.
-Be', non appena mi ha visto mi ha chiesto da quanto tempo io e te stiamo insieme- disse la rossa scrollando le spalle.
Lui assunse uno sguardo confuso: -Ma io e te non stiamo insieme- puntualizzò.
Lily sbuffò. -Ovvio, Rem, non me lo devi mica spiegare- 
-Che razza di domanda è?- s'indignò lui, sentendosi sempre più ignorante, -E soprattutto cosa c'entra con la sua ipotetica cotta per me?-
-Oh, ma non capisci?- si spazientì la ragazza continuando a sorridere, -Io e te non stiamo insieme, ma è quello che metà della scuola pensa- 
Lunastorta si grattò la nuca, sforzandosi di non sembrare uno sciocco. Quella conversazione lo faceva sentire tremendamente stupido. -Non ti seguo- disse con uno sguardo di scuse. 
Lei scrollò la testa. -È molto semplice: Lauren Vincent voleva assicurarsi che non stessimo insieme per avere carta bianca con te- spiegò. 
Remus Lupin sospirò esasperato. -Senti, non avrei potuto pensare a nulla di più complicato- 
Lily continuava a sorridere. -Cosa intendi dire?-
-Come ragionate voi ragazze?- sbottò, sempre più rosso in viso.
-Sai, quasi sempre dobbiamo lanciarvi segnali dalle dimensioni di un meteorite prima che voi ragazzi vi decidiate a farvi avanti- fece lei con l'aria di chi la sa lunga, -In ogni caso ti consiglio di farci un pensierino, Lauren Vincent è molto carina- aggiunse sorridendo maliziosa.
In quel momento sentirono un rumore di passi frettolosi rimbombare nella biblioteca silenziosa. Lily, Remus e gli altri due ragazzi che studiavano in tavoli separati si voltarono per scoprire quale fosse la fonte di tanto chiasso. Naturalmente nessuno si stupì troppo quando Madama Pince tuonò: -Sirius Black, questo non è un campo da Quidditch!-
Lui non le prestò la minima attenzione e continuò a marciare imperterrito verso il suo amico, sbatacchiando addosso agli scaffali e inciampando sulle sedie scomposte. 
-Allora, vuoi che le riporti un tuo messaggio?- incalzò Lily, come se non fossero minimamente stati interrotti.
Sirius era già arrivato al loro tavolo e stava afferrando rumorosamente una sedia, quando Remus sbottò, abbassando lo sguardo: -Oh, finiscila- 
-Cos'è che bisogna finire?- chiese distrattamente Sirius. Il suo sguardo passò dal suo migliore amico, visibilmente imbarazzato, a una Lily Evans piuttosto divertita.
-La relazione- rispose precipitosamente il malandrino quando vide che la rossa stava per dire qualcosa a sua volta. -È già abbastanza lunga- 
Black però non sembrava ascoltare all'amico: aveva preso a rassettarsi i vestiti e a tirare fuori precipitosamente dei libri dalla borsa. Nonostante quell'aria stralunata e i capelli più scompigliati del solito, era comunque molto attraente. 
-E tu cosa ci fai in biblioteca?- chiese Lily curiosa.
Dallo sfortunato episodio del mese precedente non si erano quasi più rivolti la parola, ma si professavano una sorta di rispetto reciproco: lui, aveva notato Remus, non si era più azzardato a parlarne male con i Malandrini e aveva smesso di farle perdere le staffe con i suoi scherzi; Lily dal canto suo era stata ben felice di passargli gli avanzi dei suoi ingredienti alla lezione di Pozioni. 
-Quello che farebbe chiunque, Evans- rispose tranquillo Sirius, -Sono venuto a studiare- 
Remus dovette reprimere un improvviso attacco di tosse. -Scusa, da quando vieni qui a studiare?- 
Felpato lo guardò dall'alto in basso. -Che c'è di tanto strano?- domandò come se fosse il frequentatore più assiduo di quel posto.
-Nulla, a parte il fatto che posso tenere il conto sulla punta delle dita delle volte in cui ti ho visto studiare da quando siamo ad Hogwarts- fece Remus con finta naturalezza, -E comunque, non dovresti essere a Divinazione?- 
Sirius si alzò, afferrò un libro a caso dallo scaffale e tornò con disinvoltura al tavolo. -Ho deciso di saltare la lezione- disse alzando le spalle, -Per oggi era prevista la lettura del diario dei sogni e il mio è già stato analizzato dalla classe la settimana scorsa- si giustificò.
-Farò finta di crederti- disse Remus alzandosi, imitato dalla rossa, -Io e Lily andiamo in sala comune, dobbiamo recuperare le nostre cose prima di Antiche Rune- 
Lily sbirciò l'orologio e annuì, riponendo l'ultimo libro nella borsa. -Buono studio, Black- gli augurò, prima di puntare la bacchetta contro il manuale che lui aveva estratto dallo scaffale e attirarlo a sé. 
-Ehi!- ringhiò lui indignato, -Cosa fai, Evans?- 
-Ti salvo la faccia, Black- rispose lei con un sorrisetto, rimettendo il tomo al suo posto e indicando con la bacchetta l'etichetta "Reparto Proibito". 
Sirius sbiancò. -Be', ehm... non che non me ne fossi accorto... insomma, volevo solo...- farfugliò imbarazzato.
-Ci vediamo a pranzo- tagliò corto Remus, scrollando la testa e sorridendo tra i baffi. 
Lui e Lily s'incamminarono verso l'uscita e, una volta in corridoio, la ragazza non riuscì a trattenere una risata. 
-Pensi che abbia in mente qualcosa?- domandò la rossa, allontando infastidita un ciuffo di capelli dagli occhi. 
-Tu che dici?- ovviamente Remus non si aspettava una risposta. -Ultimamente sei piuttosto magnanima nei suoi confronti- osservò dopo un po'. Erano quasi arrivati alla Torre di Grifondoro e Lily ne fu contenta: non aveva intenzione di permettere che la conversazione si addentrasse in un campo minato.
Si limitò a scrollare le spalle. -Mi ha aiutata in un momento di grande difficoltà- disse semplicemente, -E ha salvato la vita di Mary- aggiunse, -Che poi voglia fare il cafone per il resto del tempo, be' questi sono affari suoi- 
Il malandrino sorrise, oltrepassando dopo di lei il buco del ritratto. -Ci vediamo tra circa centoventi secondi- la salutò prima di precipitarsi al dormitorio maschile. 
Anche lei salì a prendere il libro di Antiche Rune e un attimo dopo percorreva di nuovo i corridoi al fianco di Remus, leggermente svogliata di affrontare la lezione pesante che li attendeva di lì a poco. Avevano appena imboccato il quarto piano, quando un capannello di studenti di tutte le Case li costrinse a rallentare.
Entrambi sfoderarono automaticamente le bacchette, pronti ad intervenire in qualità di Prefetti se ce ne fosse stato bisogno. Si lanciarono lo stesso sguardo interrogativo, segno che nessuno dei due aveva la più pallida idea di cosa stesse accadendo. 
-Permesso, sono un Prefetto... permesso- con questa frase il ragazzo cercava di farsi strada tra gli allievi di Hogwarts, Lily dietro di lui. 
-Come devo dirglielo, professoressa? Non sono stato io!
Prima ancora di avere una visuale diretta della situazione, Remus e Lily intuirono da quelle frasi esasperate che a parlare era stato Sirius Black. 
Il ragazzo si trovava nell'unico spiazzo del corridoio lasciato sgombro dagli studenti insieme alla persona meno incoraggiante di questo mondo: Minerva McGranitt. La Direttrice della Casa di Grifondoro lo guardava furente, la schiena dritta come il manico di una Nimbus e gli occhi che sembravano scoccare scintille da dietro le lenti trasparenti degli occhiali. Anche lo chignon che le legava i capelli sembrava più stretto del solito. 
-Black, dammi un solo motivo valido per cui non possa ritenerti colpevole!- tuonò l'insegnante, mentre al suo fianco un Gazza tutto compiaciuto accarezzava languidamente una gatta spelacchiata affusolata tra le sue braccia. 
La McGranitt, notò Lily con stupore, non brandiva alcuna bacchetta: le sue mani erano troppo impegnate a sorreggere una larga scatola di cartone su cui era adagiata una coperta azzurra, che si muoveva a contatto con il misterioso contenuto. 
-Senta, le assicuro che questa volta non c'entro- giurò Sirius con un'espressione eccessivamente innocente, -Provi a pensare: dove avrei potuto procurarmi una cucciolata del genere?- 
Di qualsiasi creatura si trattasse, sembrava aver sentito le parole del malandrino, perché immediatamente la coperta azzurra scivolò da un lato, scoperchiando una decina di teneri gattini che suscitarono l'ammirazione generale; persino Lily avrebbe volentieri allungato le braccia verso uno di quei batuffolini. 
-Questo è esattamente quello che dovrebbe spiegarmi lei, signor Black- ribatté la professoressa, sempre più incollerita, -Presti attenzione alle coincidenze: lei odia Severus Piton, Severus Piton è allergico ai gatti e casualmente questi gattini vengono trovati nel suo dormitorio. Curioso, non trova?- 
Molti studenti cominciarono a ridacchiare, Sirius invece sbuffò: -Forse, professoressa, deve seriamente considerare l'ipotesi che Mocc... Piton non si sia guadagnato solo la mia antipatia- 
La McGranitt fece una smorfia, ma ignorò la sua considerazione e chiese: -Dov'è stato fino adesso, signor Black?- 
Lui si guardò intorno e i suoi occhi blu indugiarono proprio su Remus e Lily. -In biblioteca- rispose alquanto soddisfatto. Nel notare l'espressione perplessa dell'insegnante aggiunse: -Remus Lupin e Lily Evans possono confermarlo- 
Lo sguardo omicida della McGranitt si posò furtivamente su di loro. -Evans, Lupin, dice la verità?- domandò. 
I due ragazzi, presi alla sprovvista, annuirono. 
-Molto bene- la donna sospirò, decisamente più rilassata, -E ora... Oh, per l'amor del cielo!- esclamò, notando che un gattino bianco e nero si era sporto dal bordo della scatola e stava per finire a terra, -Cosa ne faremo di queste creature?- 
-Non si preoccupi, professoressa- Sirius Black, che aveva soccorso il gattino in pericolo, cercò di tranquillizzarla: -Scommetto che ci sono molti aspiranti padroncini disposti a prendersene cura- disse con il sorriso più angelico che riuscì a trovare.
Nel giro di pochi secondi, molti studenti diedero quasi vita a una rissa e i gattini cominciarono ad essere contesi, mentre un'indignata Minerva McGranitt cercava invano di ripristinare l'ordine. 
Lily, quasi senza rendersene conto, sfrecciò verso lo scatolone. Remus e Sirius, che si era avvicinato a loro, la videro tornare con un tenero gatto rossiccio tra le braccia. -Non è adorabile?- sorrise ammaliata. 
-Sì, ma spero vivamente che sappia tradurre le Rune. Accidenti, è tardissimo, dobbiamo andare- rispose Remus, iniziando a farsi largo tra gli studenti ammassati. 
La rossa si sistemò la borsa sulla spalla sinistra e, cercando di sorreggere il suo nuovo animale sul braccio destro, fissò Srius con uno sguardo carico d'intesa e sussurrò: -Carino da parte tua, Black- e anche lei sfrecciò via sulla scia di Lunastorta. 
Le labbra di Sirius Black si arricciarono in un sorriso più che mai malandrino: era sicuro che lei avrebbe capito. Dopotutto aveva aspettato abbastanza a lungo per fare in modo che si calmassero le acque, ma perché mai Severus Piton avrebbe dovuto passarla liscia?

 
***

Giugno 1976

James Potter occupava uno dei piccoli banchi sistemati al centro della Sala Grande al posto delle tavole delle quattro Case e sbirciava l'orologio ogni due minuti. Aveva finito di scrivere tutto quello che ricordava di quell'intenso anno di Incantesimi ed era anche soddisfatto della sua prova. 
-Ancora cinque minuti!- esclamò il piccolo professor Vitious passando accanto a lui e alzandosi in punta dei piedi per leggere di sfuggita le sue risposte. Fu con immenso piacere che il ragazzo intravide l'insegnante allontanarsi compiaciuto, di sicuro era un buon segno.
James sbadigliò e si passò una mano fra i capelli, arruffandoli ancora di più. Poi, dopo un'occhiata al professor Vitious, si voltò per rivolgere un sorriso a un ragazzo seduto quattro tavoli dietro di lui. Sirius, rilassato sulla sedia in bilico sulle gambe posteriori, gli rivolse un cenno soddisfatto. Anche nel pieno degli esami rimaneva molto attraente: i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi gli davano un'aria di distratta eleganza che James stesso non avrebbe mai potuto eguagliare. Tre banchi dietro di lui c'era Remus Lupin. Sembrava piuttosto pallido, aveva l'aria malaticcia e non aveva ancora finito di pensare all'esame: rileggeva le risposte grattandosi accigliato il mento con l'estremità della piuma: Lunastorta non avrebbe mai smesso di essere un inguaribile perfezionista. Anche Codaliscia era nei paraggi: un piccoletto con i capelli color topo, il naso appuntito e l'espressione ansiosa si mordeva le unghie, guardava la pergamena, strusciava i piedi, e di tanto in tanto lanciava un'occhiata speranzosa al compito del suo vicino. 
James prese a scarabocchiare su un frammento di pergamena. Senza nemmeno rendersene conto aveva disegnato un boccino e continuava a tracciare le lettere "L.E."  Era più forte di lui, non riusciva a togliersela dalla testa e, ora che l'anno scolastico stava per finire, doveva cogliere al volo l'ultima occasione per parlarle. Era davvero troppo tardi per rimediare al suo errore? Un'uscita forse gli avrebbe permesso di spiegarsi per bene, ma lei era così schiva... Lui non si era mai arreso e aveva cercato in tutti i modi un approccio. Non sapeva più nemmeno se volesse soltanto parlarle o infischiarsene di quella lettera ricevuta e ricominciare daccapo.
-Giù le piume!- squittì il professor Vitious. -Anche tu, Stebbins! Per favore, restate seduti mentre raccolgo i compiti! Accio!
Più di cento rotoli di pergamena sfrecciarono per aria e atterrarono fra le sue braccia tese, rovesciandolo a terra. Parecchi studenti scoppiarono a ridere; un paio nella prima fila si alzarono, lo presero sotto i gomiti e lo tirarono su di peso. -Grazie... grazie- ansimò il professor Vitious. -Molto bene, potete andare!- 
James cancellò in fretta tutti gli "L.E.", si alzò di scatto, infilò piuma e pergamena in una borsa che si mise a tracolla e aspettò che Sirius lo raggiungesse. Lunastorta e Codaliscia fecero altrettanto.
-Ti è piaciuta la domanda numero dieci, Lunastorta?- chiese Sirius uscendo dalla Sala.
-Eccome- rispose allegramente Lupin. -Indicate i cinque segni che identificano un lupo mannaro. Un'ottima domanda-
-Credi di essere riuscito a identificarli tutti e cinque?- scherzò James fingendosi preoccupato.
-Credo proprio di sì- replicò serio Lupin, mentre si univano alla folla accalcata davanti al portone, ansiosa di uscire all'aperto. -Uno: è seduto sulla mia sedia. Due: indossa i miei vestiti. Tre: si chiama Remus Lupin- 
Codaliscia fu il solo a non ridere. -Io ho indicato la forma del muso, le pupille e la coda a ciuffo- disse ansioso, -però non mi è venuto in mente altro...-
-Ma quanto sei zuccone, Codaliscia?- sbuffò James. -Corri in giro con un lupo mannaro una volta al mese...- 
-Abbassa la voce- lo implorò Lupin.
-Secondo me l'esame era una sciocchezza- disse Sirius. -Mi stupirei se non prendessi come minimo "Eccezionale"-
-Anch'io- James infilò una mano in tasca e ne estrasse un agitatissimo Boccino d'Oro.
-E quello dove l'hai preso?-
-Sgraffignato- fu la distratta risposta. James prese a giocherellare col Boccino: gli consentiva di allontanarsi al massimo trenta centimetri prima di riacciuffarlo; aveva ottimi riflessi. Codaliscia lo guardava ammirato. I Malandrini gli lanciavano occhiate preoccupate: da tempo era evidente che la sua calma apparente era sul punto di esplodere. Dopotutto era stato fin troppo impeccabile: per mesi e mesi si era finto normale per non sfogare su di loro la sua frustrazione. 
Si fermarono in riva al lago e si distesero sull'erba. Lupin aveva preso un libro e leggeva. Sirius guardava gli studenti che ciondolavano sul prato. James continuava a giocare col Boccino: lasciava che si allontanasse sempre di più e lo riacchiappava all'ultimo secondo. Codaliscia lo fissava a bocca aperta, trattenendo il fiato e applaudendo ad ogni presa particolarmente difficile. 
-Mettilo via, dai- sbottò finalmente Sirius, mentre James eseguiva un'abile presa e Codaliscia strillava eccitato. -Prima che il nostro amico se la faccia addosso- 
Codaliscia arrossì, ma James sorrise. -Se ti dà fastidio- disse, infilando di nuovo in tasca il Boccino.
-Che noia- disse Sirius. -Vorrei che fosse luna piena- 
-Tu, forse- brontolò Lupin da dietro il libro. -Dobbiamo ancora fare Trasfigurazione: se ti annoi, puoi interrogarmi. Tieni...- e gli tese il libro.
Ma Sirius sbuffò. -Non ho bisogno di ripassare quella roba, so già tutto-
-Questo ti tirerà su, Felpato- disse James sommesso. -Guarda chi c'è...-
Sirius voltò la testa e s'immobilizzò come un cane che annusa la preda. -Eccellente- sussurrò. -Mocciosus-
Piton si era alzato e stava infilando le pergamene del G.U.F.O. nella borsa. Mentre usciva dall'ombra dei cespugli e si avviava sul prato, anche Sirius e James si alzarono. Lupin e Codaliscia rimasero seduti: Lupin aveva ancora la testa china sul libro, ma gli occhi immobili, e fra le sopracciglia gli era comparsa una ruga sottile; lo sguardo di Codaliscia, invece, guizzava avido da Sirius e James a Piton. 
-Tutto bene, Mocciosus?- chiese James ad alta voce.
Piton reagì con rapidità sorprendente, come se si fosse aspettato un attacco: lasciò cadere la borsa, infilò una mano nella veste e aveva già la bacchetta a mezz'aria quando James gridò: -Expelliarmus!-
La bacchetta di Piton fece un volo di tre metri e cadde sull'erba dietro di lui. Sirius sbottò in una risata simile a un latrato. -Impedimenta!- disse, puntando a sua volta la bacchetta su Piton e facendolo cadere a terra lungo disteso. 
Molti studenti si voltarono e alcuni si avvicinarono. Qualcuno sembrava preoccupato, qualcun altro soltanto divertito. Piton rimase a terra, ansante, mentre James e Sirius avanzavano verso di lui con le bacchette levate. James lanciava occhiate di sbieco alle ragazze sulla riva. Anche Codaliscia era in piedi ora e, dopo aver girato attorno a Lupin per avere una visuale migliore, osservava avido la scena. 
-Com'è andato l'esame, Mocciosus?- chiese James. 
-Lo tenevo d'occhio, aveva il naso incollato alla pergamena- sogghignò Sirius. -Con tutto l'unto che ci avrà lasciato, non riusciranno a leggere una parola-
Parecchi ragazzi scoppiarono a ridere. Codaliscia diede un risolino acuto. Piton tentò di alzarsi, ma l'incantesimo era ancora attivo e perciò non poté fare altro che divincolarsi, come trattenuto da funi invisibili. -Aspetta... tu- ansimò, alzando su James uno sguardo carico d'odio, -aspetta... e vedrai!- 
-Aspettare cosa?- chiese gelido Sirius. -Che cosa farai, Mocciosus, ci userai per soffiarti il naso?-
Dalla bocca di Piton scaturì un torrente d'imprecazioni miste a incantesimi, ma con la bacchetta a tre metri di distanza era impotente. 
-Faresti meglio a lavarti la bocca- commentò freddo James. -Gratta e netta!-
Un attimo dopo, una vaporosa schiuma rosea eruttò dalle labbra di Piton, provocandogli un conato di vomito.
-Lascialo STARE!- 
James e Sirius si voltarono di scatto. La mano libera di James salì subito ad arruffargli i capelli. A gridare era stata una delle ragazze in riva al lago. Aveva folti capelli rosso scuro che le arrivavano alle spalle e occhi a mandorla di un verde incredibile. 
-Tutto bene, Evans?- disse James con una voce di colpo più profonda, più matura. 
-Lascialo stare- ripeté Lily, fissandolo disgustata. -Che cosa ti ha fatto?-
-Be'...- rispose James, fingendo di ponderare la questione, -è più il fatto che esiste, non so se mi spiego...- 
Parecchi studenti risero, Sirius e Codaliscia compresi, ma non Lupin – in apparenza ancora tutto preso dal suo libro – e nemmeno Lily. 
-Ti credi divertente, Potter- disse gelida. -Ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. Lascialo stare-
-Solo se esci con me, Evans- replicò rapido James. -Esci con me e non alzerò più la bacchetta su Mocciosus- era convinto di averla finalmente messa alle strette.
Dietro di lui l'Incantesimo di Ostacolo stava svanendo, e sputacchiando bolle di sapone Piton prese a strisciare verso la bacchetta caduta. 
-Non accetterei nemmeno se dovessi scegliere fra te e una piovra gigante- replicò Lily, lievemente scossa da quella richiesta inaspettata. 
-Ti è andata male, Ramoso- disse Sirius spiccio, e si voltò verso Piton. -EHI!- 
Troppo tardi. Piton aveva già puntato la bacchetta contro James: ne scaturì un lampo di luce, e su una guancia di James spuntò un taglio che gli schizzò la veste di sangue. James ruotò su se stesso, partì un secondo lampo di luce e un attimo dopo Piton penzolava per aria all'ingiù, la veste che gli ricadeva sopra la testa mostrando le pallide gambe ossute e un paio di mutande grigiastre. Un applauso si levò dalla folla; Sirius, James e Codaliscia si rotolavano dalle risate. 
-Mettilo giù!- gridò Lily. La sua espressione furiosa aveva per un attimo quasi ceduto il posto al sorriso. 
-Ai tuoi ordini- James fece scattare la bacchetta all'insù e Piton si afflosciò a terra. Districandosi nella veste, si rialzò rapido, la bacchetta pronta, ma Sirius gridò: -Pietrificus Totalus!- e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo.
-LASCIATELO STARE!- urlò Lily, ed estrasse a sua volta la bacchetta. James e Sirius la fissarono preoccupati.
-Dai, Evans, non costringermi a farti un incantesimo- disse ansioso James. 
-Allora liberalo!-
James sospirò, poi si voltò verso Piton e mormorò un controincantesimo. 
-Ecco fatto- disse, mentre Piton si rialzava a fatica. -Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus...- 
-Non mi serve l'aiuto di una piccola, schifosa Mezzosangue!- 
Lily trasalì. -Molto bene- replicò freddamente. -Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus-
-Chiedi scusa a Evans!- ruggì James, puntando la bacchetta contro Piton.
-Non voglio che mi chieda scusa perché l'hai chiesto tu!- urlò Lily. -Siete uguali, voi due-
-Che cosa?- protestò James, -Io non ti avrei MAI chiamato una... tu-sai-come!- 
-Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affascinante avere l'aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e a lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace... sei così pieno di te che non so come faccia la sua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA- 
Lily si voltò e corse via.
-Evans!- le gridò James. -Ehi, EVANS!-
Lily non si voltò.
-Ma che cos'ha?- bofonchiò James, tentando di comportarsi come se non conoscesse la risposta. 
-Leggendo fra le righe, amico, direi che secondo lei sei un po' presuntuoso- rispose Sirius. 
-Bene- disse James, furibondo per quell'ennesima occasione mancata, -Bene...- 
Saettò un altro lampo di luce, e ancora una volta Piton si ritrovò a mezz'aria, a testa in giù.
-Allora... chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?- 

-Mi dispiace- 
-Non m'interessa-
-Mi dispiace!-
-Risparmia il fiato-
Era notte. Lily, in vestaglia, era davanti al ritratto della Signora Grassa, a braccia incrociate, all'ingresso della Torre di Grifondoro.
-Sono uscita solo perché Mary mi ha detto che minacciavi di dormire qui-
-L'avrei fatto. Non volevo chiamarti schifosa Mezzosangue, mi è...-
-...scappato?- Non c'era pietà nel tono di Lily. -Troppo tardi. Ti ho giustificato per anni. Nessuno dei miei amici riesce a capire come mai ti rivolgo la parola. Tu e i tuoi cari Mangiamorte... vedi, non lo neghi nemmeno! Non neghi nemmeno quello che volete diventare! Non vedi l'ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero?-
Lui aprì la bocca, ma la richiuse senza aver parlato.
-Non posso più fingere. Tu hai scelto la tua strada, io la mia-
-No... senti, io non volevo...-
-... chiamarmi schifosa Mezzosangue? Ma chiami così tutti quelli come me, Severus. Perché io dovrei essere diversa?-
Piton stava per ribattere, ma con uno sguardo sprezzante lei si voltò e varcò il buco del ritratto.
Arrivò in fretta nel suo dormitorio, dove Alice si apprestava a spegnere la luce. -Oh, eccoti. Pensavo che ti trattenessi di più con... be', hai capito- disse vedendola rientrare.
-È inutile parlare con lui, ormai non abbiamo più niente da dirci. Questa volta ha superato il limite- la rossa era furiosa. -A proposito, dov'è Mary?- chiese. 
-Non lo so, pensavo di trovarla qui quando sono salita dalla sala comune, ma non l'ho vista- rispose Alice, anche se non sembrava particolarmente preoccupata. -Tu, piuttosto, oggi hai dato il meglio di te- aggiunse sogghignando.
Lily si voltò di scatto, mentre s'infilava sotto le coperte. -Che vuoi dire?-
La morettina le lanciò un'occhiata maliziosa. -Sai, finalmente hai fatto una sfuriata a James Potter. Adesso so che stai ritornando normale-
-Be', scusa se non mi sono più azzardata a rivolgergli la parola per mesi. Nel caso in cui non te lo ricordassi, l'ultima volta che gli ho fatto una sfuriata prima di oggi ho dovuto conviverci nella Foresta- solo la rabbia per la recente litigata con Piton poteva permetterle di parlare di Potter in modo così lucido.
Alice si distese supina. -Già. Magari domani la McGranitt vi dirà che partirete insieme per le Canarie, dopo i G.U.F.O.- 
L'espressione di Lily si raggelò, decisamente poco divertita dalla battuta dell'amica. Si tirò le lenzuola sopra la testa e bofonchiò: -Per fortuna manca solo Trasfigurazione e poi potremo tornare a casa. Quest'anno a Hogwarts è stato il peggiore della mia vita- era la prima volta che si lasciava sfuggire una frase del genere, ma lo pensava davvero.
Aveva perso un amico e un fidanzato, e quest'ultimo dopo averlo appena trovato. Prima di addormentarsi considerò che, per qualche inspiegabile ragione, Potter e Piton avevano il potere di fare capolino all'unisono nella sua vita e rovinargliela più di quanto non lo fosse già. 
Alice Prewett capì lo stesso quello che l'amica aveva solo sussurrato e chiuse gli occhi pensando con tristezza che quell'affermazione confermava ciò che lei e Mary avevano sospettato per mesi. 

Mary McDonald gironzolava per i corridoi deserti e bui facendosi luce con la bacchetta. Non aveva un motivo vero e proprio per andare a zonzo senza una meta in piena notte, ma la spiegazione che si dette fu che, come ogni anno, il pensiero di dover tornare a casa e sopportare quel maiale di suo padre, le metteva i brividi e la rendeva nervosa. Non vedeva l'ora di compiere diciassette anni per vivere per conto proprio e non dover più richiedere al Ministero il permesso speciale per usare la magia qualora il suo squilibrato genitore avesse tentato di farle del male o di toglierle la bacchetta. 
Mentre faceva tutte queste considerazioni, le parve di cogliere un guizzo di luce in fondo al corridoio del quinto piano. -C'è qualcuno?- disse in un soffio, cominciando a tremare per la paura. 
Si sentiva una stupida: come le era saltato in mente di girovagare per il castello dopo quello che le era successo lo scorso autunno? Senza pensarci due volte, s'intrufolò nella prima aula vuota che vide e richiuse la porta alle sue spalle. Si mise in ascolto: sarebbe uscita solo quando si fosse sentita fuori pericolo.
All'improvviso, però, la maniglia si abbassò con un colpo secco. 
Mary si appiattì contro il muro dalla parte opposta dell'aula, sentendosi spacciata. Si coprì il viso con le mani, disperata. Chiunque fosse, si faceva luce con la bacchetta esattamente come lei e non era riuscita a scorgerne i lineamenti.
-McDonald? Che ci fai qui a quest'ora?- chiese una voce familiare. 
-Black? Mi hai fatto prendere un colpo!- sibilò tirando un sospiro di sollievo.
-Forse perché non dovresti essere qui. Intelligente da parte tua spostarti di notte, dopotutto non sei stata minimamente presa di mira negli ultimi mesi- commentò sarcastico.
-E chi autorizza te ad andare in giro, eh, Black?- disse la ragazza di rimando. I suoi occhi di ghiaccio erano molto duri.
Sirius si morse il labbro, pensando ad una risposta. Per settimane aveva evitato di scambiare con Mary McDonald più di qualche battuta; non riusciva sopportare le sue frasi pungenti e la sua capacità di fargli perdere le staffe così facilmente. 
-Dovresti tornare al tuo dormitorio- sussurrò dopo un po' visibilmente infastidito, -Così potresti dire a Evans che la smetta di fare tanto la difficile- si lasciò sfuggire.
La ragazza indietreggiò, i suoi occhi azzurri si spalancarono. -Perché diamine stai tirando in ballo Lily?- 
-James era a pezzi, prima. E indovina un po' di chi è la colpa?- ringhiò il malandrino, fissandola furibondo.
-Già me lo immagino, poverino- lo prese in giro Mary, -È andato da Madama Chips a farsi curare il suo ego ferito, o sono bastate due pacche sulle spalle da parte tua?- 
Sirius si sentì montare la rabbia. -McDonald, io...-
-Lo stiamo facendo di nuovo, Black- bisbigliò lei, abbassando lo sguardo. -Stiamo litigando un'altra volta e sono sicura che né Lily né James vorrebbero che discutessimo a causa loro- 
Il ragazzo abbassò la bacchetta, stupito. Nemmeno quando l'aveva salvata dagli otto Mangiamorte Mary gli era parsa tanto fragile. -Certo, hai ragione- si affrettò ad assentire, -Sono stato uno stupido- 
Lei gli diede una gomitata scherzosa e cercò di sdrammatizzare: -Non troppo. Dopo che hai conciato Mocciosus per le feste non riesco a non esserti riconoscente- 
Sirius sorrise. -Tu come stai?- chiese, d'un tratto serio, -Ti hanno infastidita di nuovo?-
Mary scosse la testa. -Non sono il tipo da farmi oltraggiare due volte- 
Lui annuì. Si scostò dal viso i capelli ondulati e stava per dire qualcosa quando la porta socchiusa si aprì di qualche centimetro e sbucò Mrs Purr. 
-Oh, no!- imprecò Sirius, -McDonald, presto, seguimi!- 
Le afferrò la mano e la trascinò precipitosamente fuori dall'aula. Svoltarono a destra e Felpato capì di aver avuto l'intuizione giusta quando sentì Gazza imprecare alle loro spalle. 
-Fermatevi immediatamente!- gridò, ma era troppo indietro per raggiungerli. 
Mary seguiva il malandrino in quella corsa disperata. Salirono parecchie scale e rallentarono solo quando misero piede al settimo piano. Si fermarono a metà del corridoio per prendere fiato, ma riuscirono solo a scambiarsi qualche occhiata indecifrabile prima che l'odiosa gatta di Gazza rifacesse capolino. 
Sirius strinse la mano di Mary; solo in quel momento si rese conto di non averla mai lasciata. Si guardavano intorno disperati, intimando invano alla bestiola di non miagolare e cercando ad ogni costo un posto sicuro. All'improvviso il ragazzo scorse una porta comparire sul muro. -Di qua!- 
Si fiondarono all'interno della stanza: era enorme e piena di scaffali ricolmi degli oggetti più improbabili e stravaganti. Mary sgranò gli occhi dalla sorpresa, avrebbe voluto dare un'occhiata in giro, ma preferì imitare Sirius che, con l'orecchio incollato alla porta, tentava di captare ogni rumore proveniente dall'esterno. Qualche minuto più tardi avvertirono i passi del custode avvicinarsi e poi sparire, soffocati dalle sue imprecazioni. 
I due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo. Il malandrino si voltò a guardarla. Era la prima volta, quella sera, che notava in lei uno sguardo libero da ogni pensiero. Non riuscirono più a trattenersi e scoppiarono a ridere. 
-Be'... devo ammettere che correre nel castello di notte in tua compagnia ha i suoi vantaggi, Black- affermò Mary divertita. 
-E quali, McDonald?- chiese lui, osservando attentamente il suo viso e pensando che fosse tremendamente bello. Desiderava che fosse giorno per vederlo più chiaramente, ma in realtà lo conosceva già molto bene. 
-Senza il tuo aiuto a quest'ora sarei nell'ufficio di Gazza a farmi dare una punizione- disse semplicemente, scostandosi una ciocca di riccioli ribelli dal volto.
Il ragazzo fece una smorfia, fingendosi offeso. -Ah, e così ti servo solo per assicurarti una fedina pulita. Buono a sapersi- 
Mary scoppiò a ridere e i capelli che aveva allontanato poco prima le ricaddero di nuovo davanti agli occhi. 
Il suono di quella risata lo faceva sentire leggero come non mai. Con una mano le scostò i capelli dal viso e si ritrovò a fissare i suoi zaffiri, nei quali si perse immediatamente. Mentre si avvicinava pericolosamente a lei, avvertì la mano della ragazza stringere la sua, dentro alla quale era ancora intrappolata. 
Il loro primo bacio fu tenero ma molto, molto intenso. A Sirius piacque il sapore dolce delle sue labbra e capì all'istante che non le avrebbe mai dimenticate; doveva per forza trattarsi di quella strana magia di cui tutti parlavano, quella che capitava una volta soltanto nella vita. Mary sentì il suo cuore battere all'impazzata, agitato per le sconosciute sensazioni che stava provando. 
Il malandrino la strinse a sé mentre prolungava quel bacio passionale e insaziabile al quale lei rispondeva con lo stesso desiderio. Mary ripensò a quando, alcuni mesi prima, erano stati vicinissimi a quel momento e fu felice di aver azzerato le distanze, quella notte. Inconsciamente realizzò quanto Sirius Black si era insinuato nei suoi pensieri per tutto quel tempo, anche se lei era troppo presa dalla sua vita per rendersene conto. Proprio quando cominciava a sentirsi al culmine della gioia, il ragazzo si staccò da lei in modo brusco. 
-No, accidenti!- ringhiò con un tono di voce stranamente roco, -Questo non sarebbe mai dovuto succedere, McDonald- 
 -Ma che stai dicendo, Black?- Mary era esterrefatta. 
-È sbagliato- ribadì lui, -Così non può andare- le diede le spalle, furibondo. Era tremendamente arrabbiato con se stesso. 
-Cosa...?- la morettina, più che mai confusa, aveva gli occhi sgranati. -Perché dici così?- si alterò. Fissava la sua schiena in modo severo, i pugni serrati lungo i fianchi. 
-Perché tra di noi non potrà mai funzionare, d'accordo?- sbottò Sirius senza voltarsi. 
Lei trasalì. -Che motivi hai per affermare una cosa del genere?- replicò indignata, -Diamoci una possibilità! Cos'abbiamo da perdere?- 
-Tu hai tutto da perdere- sussurrò lui, voltandosi leggermente. Aveva la testa bassa e un'espressione dura. 
-Sei un vigliacco, Black- disse la ragazza in tono piatto. 
Sperava di scuoterlo, ma sortì l'effetto contrario: Sirius non rispose e uscì senza nemmeno guardarla. 
Mary restò lì immobile per qualche minuto o, come sembrò a lei, per qualche centinaio d'anni. Non sapeva che ore fossero quando si decise a mettere piede fuori da quel luogo meraviglioso. Con infinita tristezza, s'incamminò lungo i corridoi bui verso la Torre di Grifondoro, senza preoccuparsi di poter essere scoperta e incurante che la Stanza delle Necessità era scomparsa dalla parete, cancellando qualsiasi traccia del loro bacio. 








 

   
 
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