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Autore: ineedofthem    25/02/2017    5 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 23
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 23




Parlare con Luca mi sembra fuori discussione, come potrei avere il coraggio di dirgli che mi sono innamorata di lui, ancora? Non dopo quello che è successo tra noi, non dopo che lui ha una ragazza e diventerà padre.
Questo pensiero mi ha tartassato per tutto il weekend e sento che continuerà a farlo, la testa mi scoppierà.
"Tutto bene?" domanda Maria affiancandomi.
"Ho avuto un weekend da schifo" ammetto sbuffando.
"Cosa è successo? chiede lei con apprensione.
"Sabato sera ho passato davvero una brutta serata e poi c'è una cosa che mi ha assilato per molto tempo"le spiego.
Lei mi fissa, seriosa. "Cosa?"domanda.
Mi appoggio al muro dietro di me incrociando le gambe e portando le mani nelle tasche. "Voglio fare qualcosa per Lucia. Insomma Maria, io so che l'unica cosa che possa farla stare davvero bene sia un cuore, ma al momento non ce n'è uno compatibile. Lucia ha bisogno di tanto amore, di essere normale, almeno per una volta".
Maria mi osserva silenziosa, ma con il sorriso sulle labbra. "Cosa vuoi fare?".
"Oh beh lo vedrai, al momento c'è sola una persona che potrebbe aiutarmi"le confesso e nel momento in cui lo faccio sorrido.

Parlare con Luca adesso mi sembra la cosa più giusta da fare. La causa è quella più giusta che ci sia, penso mentre busso alla porta del suo studio.
Ne seguono attimi di silenzio, forse troppi e io arrivo a pensare che non ci sia. Sono pronta a fare dietrofront quando avverto la sua voce dall'altro lato e abbasso lentamente la maniglia.
Come pensavo non sono pronta ad affrontarlo, non dopo quello che è successo sabato sera. La tensione è palpabile nell'aria, l'avverto. I miei muscoli si tendono all'allerta, quasi fossi pronta a scappare da un momento all'altro, ma non lo posso fare.
"Ciao"lo saluto cercando di accennare un sorriso cordiale.
Lui alza lo sguardo dal suo pc e finalmente mi guarda. Ma i suoi occhi non trasmettono nessuna emozione. Sento le mie gambe tremare lievemente.
"Ciao" ricambia lui aggiustandosi gli occhiali sul naso, apparentemente calmo.
"Vuoi sederti?"mi indica le sedie di fronte a sè e io nego con la testa. Stargli vicina sarebbe come infligermi una ferita da sola. "No grazie, rimango in piedi".
Lui annuisce distratto dalle scartoffie sulla sua scrivania. "Volevi dirmi qualcosa?" domanda, ma questa volta non mi guarda nemmeno mentre lo dice.
"Ho bisogno del tuo aiuto"gli confesso decisa.
Lui allora mi osserva da sotto i suoi occhiali togliendoli poi definitivamente. Si massaggia il naso lì dove gli hanno lasciato il segno e sogghigna. "Tu che chiedi il mio aiuto!". Il suo riferimento alla festa di sabato mi innervosisce.
"Luca"lo supplico con lo sguardo. "Si tratta di Lucia".
Sento di aver colto la sua attenzione quando lui flette le braccia appoggiandosi con le mani alla scrivania.
"Avanti, dimmi" proferisce serio.
"Io, io lo so che è una cosa impossibile e da matti, perchè mi rendo conto di quanto possa essere pericoloso e rischioso per lei, ma ho bisogno che tu mi aiuti a farle vivere un giorno normale, fuori di qui" gli confesso.
Lui si allontana dalla scrivania facendo stridere le rotelle della sua sedia e prende a ridere sonoramente. "Sei tutta matta!"ammette.
Pensa davvero che per me sia un gioco?.
Il fastidio che sento di provare in questo momento è così forte e tale da farmi stringere i pugni delle mani. "Non sono mai stata così seria in vita mia!" ribatto.
Lui porta le mani giunte sotto al mento appoggiandosi allo schienale della sua sedia e scuote il capo.
"Anita, Anita"cantilena."Tu non hai idea di cosa mi stia chiedendo".
"Lo so invece e so che probabilmente non ti interessi niente, ma sai cosa ho pensato io? Che non potrò mai far nulla affinchè Lucia torni a star bene. Solo un nuovo cuore potrebbe aiutarla ma questo cuore potrebbe arrivare domani così come potrebbe non arrivare mai. Tu ci pensi mai?
A quel punto lei continuerà a star in quel letto d'ospedale mentre la vita le scorre davanti e lei pensi che non è giusto sia sempre l'unica a dover rimanere qui. Ecco, io voglio solo che lei si senta normale per un giorno, voglio che non esistano medicine, flebo, cuori malati o l'ospedale. Desidero solo che lei viva un giorno diverso, da bambina spensierata, serena, felice. Vorrei che fosse quel giorno lei ricorderà per sempre" ammetto. Se mai dovesse succedere qualcosa a Lucia, non so come reagirei. Il solo parlarne mi fa salire un magone in gola.
Luca ha fatto il giro della scrivania e adesso mi fronteggia. Scoprirmi così vulnerabile davanti a lui, mi imbarazza. Abbasso lo sguardo asciugando una lacrima che mi è sfuggita.
Lui fa per accarezzarmi una guancia, ma la sua mano rimane per un pò sospesa mentre mi scruta indeciso sul da farsi. Quando incrocio i suoi occhi lo scopro ad osservarmi in un modo che fa aumentare il mio battito cardiaco.
Alla fine ritrae la mano stringendo le nocche lungo il fianco. "Sai cosa penso? Ci sono tanti, davvero tanti motivi per cui io debba dirti di no. Lo sai meglio di me quando questo possa essere rischioso e la decisione non dipende completamente da me, ma sai che c'è? Che davanti a Lucia, e davanti a te che mi guardi così io non posso dire di no".
Gli sorrido senza dire niente, sapevo che alla fine lui avrebbe capito.
Lui a quel punto fa un sorrisino arrogante e biricchino e porta un indice all'altezza del mio viso. "A patto che io venga con voi!"esclama.
Il sorriso svanisce dal mio volto, avrei dovuto aspettarmelo, ma d'altronde penso che andrà bene così. Questo non glielo dico di certo, con Luca sono costretta sempre a ponderare le parole da usare.
"Lucia ne sarà felice"ribatto a tono.
Lui annuisce ma poco convinto dalle mie parole e io penso che non vorrei mi guardasse così. Gli dò le spalle appoggiando una mia mano sulla maniglia della porta.
"Anita" mi richiama lui pronunciando il mio nome lentamente, in un modo che definirei dolce. Mi volto quanto basti per trovarlo di fronte a me, di nuovo.
"E tu?" domanda in un sussurro.
A quel punto decido di rimanere fedele alla promessa che mi sono fatta e non dargli la soddisfazione di pensare che io dipenda da lui.
"Vado a dare la notizia a Lucia" gli rispondo allora uscendo.
Fuori da lì e libera da ogni suo sguardo mi fermo per permettere al mio cuore di rallentare i suoi battiti. Adesso però devo smetterla di reagire così in sua presenza o mi renderò la vita impossibile.

Oggi è il gran giorno. Ricordo che quando lo comunicai a Lucia lei non fece che esultare di gioia e io guardandola capii che avessi fatto la scelta giusta. Ne era seguito un percorso burocatrico assai noioso ma indispensabile e con riconoscenza avevo ringraziato Luca di essersi occupato di tutto. Il passo più difficile era stato monitorare Lucia nei giorni che avevano preceduto questo. Controllavamo ogni volta qualsiasi parametro, qualsiasi analisi scrupolosamente affinchè fossimo certi che sarebbe andato tutto per il meglio. Un pò mi ero sentita in colpa venuta a conoscenza della totale responsabilità che Luca si era assunto.
Mi avvicino alla porta della stanza di Lucia, sento le sue risa fino a qui. Mi sporgo sorridendo e noto che Maria la stia aiutando a vestirsi.
Lucia è così allegra, non fa altro che saltellare da una parte all'altra del letto. Rido sonoramente alla scena e mi appresto ad entrare.
I loro sguardi si posano su di me, Maria sorride teneramente e Lucia batte le mani entusiasta.
Quando mi avvicino a lei, si butta tra le mie braccia aggrappandosi al mio collo.
"Ti voglio bene"sussurra sulla mia spalla  e io le accarezzo la schiena dolcemente.
Maria osserva la  scena intenerita e anche  emozionata.
Mi dà una pacca sulla spalla. "Ci pensi tu qui,vero? "sussurra quasi non voglia rovinare il nostro momento.
Annuisco mentre lei lascia una carezza sul viso di Lucia. "Goditi questa giornata che sarà bellissima" le sorride un'ultima volta  prima di lasciare la stanza.
Rimaste sole Lucia rimane ancora per un pò abbracciata a me stringendomi le braccia attorno alla schiena e io penso che vorrei questo momento durasse per sempre.
Alla fine l'aiuto a prepararsi infilandole il vestitino a fiori che ha scelto e sorrido. Dedicarmi così tanto a lei, mi fa stare bene, mi fa sentire anche se solo per un pò la sua mamma.
Lucia mi chiede di farle le trecce e io acconsento. Lascio che si sieda sul bordo del letto e inizio ad intrecciarle i lunghi capelli.
Luca entra nella stanza, indossa già il giaccone e si strofina le mani tra di loro come se volesse riscaldarle. Il suo sguardo si posa su di me, mi osserva a lungo,e io sento di non saper reggere i suoi occhi su di me.
Lucia sorride così tanto vedendolo che quando lui le si avvicina e le accarezza il volto devo distogliere il pensiero di noi tre come una famiglia dalla mente.
"Questa piccolina è pronta?" le sorride entusiasta.
Lei annuisce gonfiando le guance e scende dal letto. Fa un giro su se stessa allargando il vestito. "Sono bellissima, vero?"domanda con un sorriso.
Ridiamo alla scena e a quel punto Luca la prende tra le braccia facendola volteggiare. "Sei meravigliosa"le sorride.
Se lui fa così non riesco proprio a non pensare a noi insieme. Distolgo lo sguardo e mi avvicino agli armadietti in stanza.
"Luca, le metteresti il giubbino, io nel frattempo preparo una borsa". Avverto i suoi occhi addosso ma so che se mi voltassi sarebbe un duro colpo per me eppure lo faccio. In un gioco di sguardi e di silenzi comprendo che anche lui stia pensando alla stessa cosa.

Siamo fuori. Lucia è fuori dall'ospedale e io vorrei che lo fosse per sempre, ma stasera deve rientrare. Tiene la mano a me e a Luca mentre raggiungiamo la macchina di lui. Lucia parla, parla ma giuro che non mi stancherò mai di ascoltarla.
Fuori da quelle quattro mura capisco un'altra cosa però e sento che l'ansia si stia impossessando di me.
"Allora piccolina cosa vuoi fare?"le domanda Luca.
Lei a quel punto si porta un dito alle labbra pensierosa  ma sorridendo biricchina. "Mmh voglio andare al parco, andiamo a giocare!".
Io e Luca ci osserviamo contemporaneamente mentre lei lo dice ma lì infondo al nostro cuore la risposta la conosciamo già. So che in altre occasioni le difficoltà e il buonsenso ci frenerebbero ma abbiamo promesso che questo debba essere il suo giorno migliore e lo sarà.
"E parco sia!" esclama Luca divertito. Lucia annuisce entusiasta saltellando e facendo oscillare le nostre braccia.
Lucia corre felice e allegra verso le giostre e io mi porto le mani al petto con apprensione. C'è una luce nei suoi occhi, sembra proprio che almeno oggi la malattia non abbia effetto sul suo corpo. Lucia dimostra di avere una tale forza e gioia di vivere.
Un sorriso che nasce sulle mie labbra mentre la osservo dondolarsi sull'altalena sa di tristezza e malinconia ma anche di aspettativa e speranza.
"Vieni, sediamoci su quella panchina" sento una mano di Luca posarsi con delicatezza sulla mia spalla ma al gesto sussulto. Penso se sia il caso di allontanarci, non voglio lasciare Lucia da sola ma lui mi rassicura spronando a seguirlo ed è quello che faccio.
Prendiamo posto su una panchina che non è molto distante da lei e questo mi rende più facile scrutarla. Mi sistemo ad una distanza di sicurezza di lui perchè so quanto mi possa far male la sua vicinanza. Alla fine il pensiero di lui padre torna a tormentarmi, è più forte di me ma non riesco ad accettarlo, ancora. Prendo a giocare con le dita delle mani distratta.
All'improvviso Luca ferma le mie stringendole tra le sue e io le osservo a lungo. Nelle sue mani le mie quasi scompaiono eppure sembrano fatte apposta per combaciare. Rialzo lo sguardo puntandolo finalmente nel suo, il cuore sembra voglia uscirmi dal petto, batte ferocemente e io non riesco a calmarlo.
"So a cosa stai pensando" mi dice e sembra che i suoi occhi vogliano leggermi anche l'anima. E io penso che se davvero lui sia capace di leggere nel mio pensiero,  sono nei guai. Le mie labbra si aprono e si richiudono senza sapere ben cosa dire, ci metto un pò prima di rispondere ma alla fine lo faccio.
"Non capisco".
Lui a quel punto scuote il capo ma non riesco a leggere la sua espressione distratta dalla voce di Lucia che mi chiama. Sorrido facendole ciao con la mano.
"So che tu stia pensando agli innumerevoli rischi" parla lui e io sento le sue parole arrivarmi dritte al cuore.
"Avevi ragione tu. Forse mi sono lasciata prendere troppo dall'entusiasmo e ho paura che le possa succedere qualcosa"gli confesso ma non lo guardo mentre lo faccio. Nonostante mi abbia seguita e mi abbia appoggiata so quanto gli sia sembrata una richiesta matta.
Luca non dice nulla, ma sento un sospiro pesante uscire dalle sue labbra e poi un sorriso affiora sul suo viso, genuino e con emozione negli occhi.
"Non è vero, alla fine avevi ragione tu. Quell'espressione, quella sul viso di Lucia, il modo in cui è felice, in cui sembra che viva la sua normalità è impagabile. Non me lo sarei perso per niente al mondo".
Mi ritrovo ad ascoltare le sue parole, con l'emozione che mi attraversa il cuore e gli occhi. E' bello l'effetto che Lucia eserciti su di lui.
"Lo so...non mi sembra nemmeno vero che tu per una volta sia dalla mia parte" mi esce naturale dirglielo, ma me ne pento nell'istante in cui noto il suo sguardo rabbuiarsi.
"Non è vero...io sono, sono sempre dalla tua parte, lo sai" nega ma mentre lo dice ho come la sensazione che non ci creda nemmeno lui stesso. Bugia, e se è così non me lo dimostri tanto spesso, caro Luca. Vorrei dirglielo ma mi limito a sorridergli con amarezza.
"No..."sussurro.
Mi allontano subito da lui, sentendo di non riuscire a stargli accanto. Ultimamente sembra che io voglia scappare da lui.
Mi stringo nel cappotto accelerando il passo mentre raggiungo Lucia.
"Anita, guardami, dai dai!!" attira la mia attenzione lei, oscillando le braccia al cielo dall'alto di uno scivolo.
"Fai attenzione Luci" le ricordo con apprensione ma le si è già lasciata scivolare giù, con le braccia all'aria e il sorriso in volto. Arrivo appena in tempo per prenderla e lei rimane un pò sul posto riprendendo fiato.
Sono subito al suo fianco. "Stai bene?" le domando in ansia."Lucia respira molto lentamente".
Lei sorride innocente e si aggrappa al mio corpo. "Scherzetto!" esclama.
"Luciaa!"la rimprovero. "Non farlo mai più".
La piccola alle mie parole mantiene il sorriso con quell'espressione angelica e io penso che serva questo a spazzare tutto il resto via.
La osservo tra le mie braccia e le sposto una ciocca di capelli dagli occhi e penso che Maria abbia ragione, io ho bisogno di lei per essere felice. Mi guardo alle spalle e in un recondito posto del mio cuore spero che Luca mi raggiunga ma lui è impegnato al telefono e mi viene da pensare con stizza se sia Vanessa, la madre del suo bambino!.
Lucia mi solletica le guance con le dita, attirando la mia attenzione."Anita, sei triste?" domanda abbassando lo sguardo.
Colta in flagrante le sorrido lievemente. "Certo che no tesoro. Ero solo pensierosa".
Lei annuisce poco convinta, so che abbia capito qualcosa mi turbi, ma "mi spingi sull'altalena?" chiede con dolcezza. Le dò una carezza sulla guancia ridendo. "Certo che sì!".
Lei sorride alle mie parole e mi abbraccia forte.

Luca ci raggiunge poco dopo e noto il suo sguardo posarsi a lungo su di noi e penso se sia tristezza, amarezza, senso di colpa quello che leggo nei suoi occhi. Per cosa poi?.
"Allora le mie ragazze che dicono?" accompagna il sorriso con un occhiolino in direzione di Lucia mentre lo dice e io mi chiedo che significhi. Non siamo le sue ragazze e io non sono nemmeno la sua donna. Lui di donna ce ne ha già una ad aspettarlo a casa, con in grembo il loro figlio e non sono di certo io!.
Mi sa che sto prendendo questa situazione un pò troppo sul serio...
"Luca, voglio un gelato!" esclama a quel punto Lucia sorridendo angelicamente.
Lui annuisce tendendole la sua mano. "Conosco un posto dove fanno il gelato più buono della città" la osserva complice mentre lei con un balzo salta giù dalla sua altalena.
Afferra la sua mano e ironia della sorte sembra che sia lei a guidare lui e non viceversa. Rimango in disparte spettatrice di questa scena.
Riconosco tanta complicità tra di loro e arrivo a pensare che una famiglia formata da noi per Lucia sarebbe l'ideale, allo stesso tempo però il mio sembra un sogno così lontano ed utopistico.
Lucia arresta i suoi passi facendo quasi incespicare Luca nei suoi e si volta ad osservarmi puntano i piedi a terra e le mani sui fianchi. "Anita vieni con noi, avanti!" esclama.
Luca al suo fianco soffoca una risata e io sorridendo divertita accelero il passo seguendoli.
"Allora piccolina come lo vuoi questo gelato?" le domanda Luca abbassandosi alla sua altezza.  
Lei dondola un pò sul posto pensierosa. "Nocciola e stracciatella "trilla e a me viene da pensare che siano i miei gusti preferiti.
"Allora una coppetta per la signorina, stracciatella e nocciola" spiega al ragazzo dietro il bancone e poi si volta verso di me. "Tu cosa vuoi, Anita?" mi domanda.
"Oh nono, io non lo prendo, grazie" nego in imbarazzo sotto il suo sguardo attento.
Lui annuisce poco convinto ma non proferisce parola.
Tendo una mano a Lucia. "Incominciamo a prendere posto, ti va?" le chiedo indicandole i tavolini nella sala. Lei annuisce seguendomi ma il suo sguardo rimane su Luca, in attesa di quel suo gelato che è ansiosa di gustare.
"Ti stai divertendo?" le domando allora prendendo posto al suo fianco.
Lucia annuisce vigorosamente facendo un gran sorriso. "Moltissimo" risponde.
"Eccomi qua!" esclama Luca. "Questo è per te, signorinella".
Porge la coppetta a Lucia e poi il suo sguardo si posa su di me allungandomi un cono gelato."Questo è per te, al gelato non si rinuncia mai" proferisce con un sorriso.
Porto lo sguardo al mio cono, alla stracciatella e alla nocciola e penso come abbia fatto a saperlo e poi lo porto su di lui scoprendolo a fissarmi.
"Grazie..."sussurro.
Lui colto in flagrante distoglie lo sguardo portandolo su Lucia. "Ti piace?"le domanda mentre lei quasi lo divora quel gelato.
Lei annuisce con il boccone e mi appresto a prenderle un fazzoletto per quelle sue labbra sporche di gelato. E' così adorabile.
"Attenta al tuo gelato Anita, sta colando" mi avverte Luca, indirizzando lo sguardo al mio cono.
Il gelato si sta vistosamente sciogliendo. Divento rossa, odio sentimi così in imbarazzo e cerco di rimediare al danno leccando il gelato che sta colando.
Avverto i loro sguardi puntati addosso e mi appresto a lanciare un'occhiata storta ad entrambi. "Che c'è?"chiedo in protesta.
Lucia sorride divertita mentre lei e Luca si lanciano sguardi di intesa e complici.
"E' che sei buffa e maldestra"mi prende in giro lui. "E poi hai del gelato proprio qua" indica la punta del mio naso e io rossa per la vergogna mi appresto a pulirmi ma in un gesto affrettato del gelato cade sui miei pantaloni.
A quel punto i due traditori non si trattengono più dal ridere. Mi alzo di botto, un pò offesa ma anche intenzionata a darmi una ripulita.
Quando ritorno dal bagno li sento confabulare tra di loro.
"Dici che si sarà offesa?" domanda Luca alla piccola.
Lei fa finta di pensarci su, portandosi  le mani sotto il mento per poi annuire dispiaciuta. "Mi sa di sì".
"Dovremo chiederle scusa"aggiunge poi sorridendogli risolutiva.  La verità è che non sono arrabbiata ma per un pò voglio lasciarglielo pensare.
"Eccomi qua"esclamo facendoli sobbalzare spaventati. "Dovete dirmi qualcosa?"indago.
Lucia osserva a lungo Luca, lanciandogli uno sguardo eloquente e mi viene da ridere pensando a chi sia il più grande.
"Ecco noi..."comincia allora lui a disagio. "Vorremo chiederti scusa, per prima sai".
"Sentite io dovrei cambiarmi, abito qui vicino, potremo passare per casa e poi continuare la nostra passeggiata, ok?" domando loro, invece.
A quel punto Lucia batte le mani entusiasta. "Ma allora non sei arrabbiata?" chiede per conferma.
Le sorrido scompigliandole i capelli. "Certo che no, ma non è stato divertente"rispondo facendo una linguaccia ad entrambi.

Durante il tragitto verso casa Lucia non fa altro che canticchiare una canzone ed io e Luca non facciamo che ridere tutto il tempo con lei.
"Eccoci qua" esclamo aprendo la porta dell'appartamento e mi faccio da parte lasciandoli entrare.
"Vado a darmi una sistemata, voi nel frattempo fate come se foste a casa vostra" dico prima di scomparire nella mia stanza. Mi cambio osservandomi a lungo nello specchio. Chissà cosa pensi di me Luca, mi domando.
Quando torno da loro lo trovo a guardarsi intorno interessato e mi viene da pensare cosa ne pensi di casa mia. Casa mia non è come la sua. Non traspare lusso da tutte le parti, non c'è un arredamento ultramoderno ma sa di casa. Trasmette quel vissuto, quel tepore che la propria casa può dare.
Lucia invece,seduta sul divano, che lascia pendolare le gambe, sembra che abbia qualcosa tra le mani ma non riesco a capire cosa sia.
Luca si accorge della mia presenza e lascia andare una cornice, la foto riesco a notarla bene. Raffigura me qualche anno fa, il giorno della mia laurea con quella corona di alloro e la tesi tra le mani mentre sorridevo felice e spensierata all'obiettivo. A pensare a cosa avesse portato la specializzazione anni dopo.
"E' carino qui" ammette continuando ad ispezionare l'ambiente. Sembra che sia attratto da ogni particolare lo circondi.
Mi passo le mani sui pantaloni, chiedendomi perchè d'improvviso siano sudate. "Beh non è proprio il massimo, ma è una casa" gli rispondo.
Lui mi scruta con il sorriso. "E', è bella".
Lucia si alza dal divano osservandoci tutti e due e riesco a notare che tra le mani abbia una pallina. "Facciamo l'albero!" esclama.
"Cosa?" le domando non capendo.
"Si Anita facciamo l'albero, dai dai!!" ripete con insistenza indicando lo scatolone con l'albero di Natale in un  angolo.
"Oh" esclamo a quel punto.
Luca si abbassa alla sua altezza. "Ma non volevi uscire tu? ride prendendola in giro.
"No" si impunta lei portando le mani ai fianchi "Voglio fare l'albero di Natale!".
"E va bene piccolina" mi abbasso per prendere la pallina dalle sue mani. "D'altronde qui si sta così al calduccio, eh?" le sorrido prendendo a solleticarle i fianchi. Lei ride dimenandosi sotto le mie dita. "Basta Anita, basta!".
Luca osservandoci dall'altro ridacchia."Allora questo albero, lo facciamo?" le chiede.
Lei attenta si stringe a me con il sorriso."Sì!"esclama.
Se dovessi indicare un momento particolare della giornata dovrei citare per forza questo. Perchè la complicità che aleggia tra di noi è qualcosa di unico. Anche litigare per chi deve mettere la pallina lì, chi qui, diventa momento di gioco. Luca e Lucia giocano a farmi i dispetti e la piccolina si diverte a farmi le linguacce. Le sorrido divertita passandole il filo delle luci colorate da sistemare e lei sembra così felice e spensierata.
"Stai attenta" le mani di Luca si ancorano ai miei fianchi in una presa salda, e sento la mia pelle lì dove mi ha toccata andare in fiamme. Sobbalzo sorpresa voltandomi nella sua direzione, le mie mani sulle sue spalle. Lui mi scruta a fondo. "Stavi per inciampare, fai attenzione". Porto lo sguardo ai miei piedi, dove giace il filo attorcigliato. Lucia si abbassa per raccoglierlo e ci osserva, sembra che sia molto divertita  dalla situazione. Nel suo sguardo c'è una luce diversa. A quel punto mi fermo ad osservare il mio albero di Natale e mi accorgo che manchi solo qualcosa. Mi volto in direzione di Luca e Lucia e sorrido intenerita mentre lui la prende tra le braccia per aiutarla a posare una stella sulla cima.
Il volto di Lucia si illumina, un sorriso affiora sul suo viso. Quasi come una stella che brilla di luce propria. I suoi occhi si velano di emozione quasi come se stesse ripercorrendo un momento nella sua mente e quando lei mi esorta a farmi vicina, lo faccio. Lei si stringe ai nostri corpi, in un incastro perfetto, come una famiglia. A volte non c'è bisogno di parole, a parlare sono gli occhi e il cuore.

"Abbiamo fatto proprio un bel lavoro" le sorrido entusiasta, osservando il mio albero al centro del salotto. Sembra quasi che la mia casa abbia acquisito un'aria diversa, magica. Le lucine giocano a creare ombre sui muri e io mi ritrovo ad osservarle con gli occhi di una bambina. Come Lucia.
"Sì,sì" saltella lei facendo ondeggiare il vestitino. Lancio un' occhiata all'orologio e mi accorgo che le ore stiano passando e si avvicina l'orario in cui dobbiamo riaccompagnarla in ospedale. Come vorrei non arrivasse mai.
"Vado a preparare qualcosa per la cena, voi state qui. Ok?."
Loro annuiscono seduti sul divano mentre Lucia accocolata a lui gli racconta una storia.
Vado in cucina, e prendo tutto l'occorrente che possa servirmi per la pasta e metto a preparare un sugo veloce. Taglio dei pomodorini e li lascio cuocere in padella.
Luca mi raggiunge dopo poco e io sobbalzo sorpresa vedendolo arrivare. "Ma che fai? Hai lasciato sola Lucia?" gli chiedo con preoccupazione.
Lui sorride tranquillo rassicurandomi. "Sta guardando i cartoni alla tele. Piuttosto tu, hai bisogno di qualcosa?" mi domanda.
La sua vicinanza però non mi rende affatto serena.
"No" rispondo prendendo un mestolo per girare il sugo.
Lui si appoggia al piano cottura, facendosi leva con le braccia  e io mi rendo conto che sia troppo vicino e non va bene. Finchè c'era Lucia andava tutto bene, lei riesce ad amalgamare bene le cose, quasi come se fosse un collante per noi due ma adesso da soli tutto è diverso.
Luca incrocia le braccia al petto incuriosito dalla mia indifferenza. "Anita che cosa c'è?".
"Che deve esserci Luca, niente" dibatto allora sulla difensiva.
"Sei arrabbiata con me?" tenta di nuovo lui e mi accorgo che si sia fatto ancora più vicino con provocazione.
"No"nego.
"Si"insiste lui e io abbasso lo sguardo facendo finta di prestare troppo attenzione a quel sugo.
"Eppure sembravano così felici prima. Perchè d'un tratto tutto è cambiato?" domanda lui con la voce amareggiata. I miei occhi si incastrano nei suoi. "Sai cosa?" gli chiedo.
Lui sembra sorpreso e incuriosito e mi incita a continuare. "Controlla questo sugo, che vado a chiamare Lucia"gli rispondo.
Alle mie spalle lui sbuffa evidentemente scocciato dalla mia non risposta, ma io sto raggiungendo la piccola. Lucia è rannicchiata su se stessa sul divano.
"Luci" la chiamo ma lei non si sveglia, il suo respiro è lento e profondo e questo mi rassicura. Lascio che dormi tranquilla e la sistemo meglio stendendole un plaid sulle gambe, in modo che stia al caldo. Mi siedo al suo fianco e prendo ad accarezzarle i capelli. Lucia mi trasmette una tale pace tranquillità.
Mentre la guardo,penso,perchè le cose non possono essere facili? Perchè io e Lucia non possiamo vivere con te, felici, come una famiglia? Tutte queste domande ad affollarmi la mente ma so che non avrò risposta a nessuna di esse.
"Ho buttato la pasta, dovrebbe..."Luca si interrompe entrando in salotto e mi raggiunge svelto, un velo di preoccupazione sul volto.
"Va tutto bene?" si abbassa alla mia altezza guardando nella direzione di Lucia. La sua mano prende ad accarezzarle il viso, scontrandosi con la mia.
"Sì. Si è solo addormentata, era molto stanca." gli rispondo per rassicurarlo. Lui annuisce senza dire nient'altro.
"Peccato però, volevo farle assaggiare la mia pasta al sugo" rido sovrappensiero.
Lui alza lo sguardo incrociando il mio, divertito. "Avrai altre occasioni" replica.
Alla fine la pasta la mangiamo io e lui, seduti sul divano di casa mentre teniamo d'occhio Lucia addormentata. Ci scambiamo pochi sguardi, a volte veloci e fugaci e rimaniamo così fin quando non riaccompagniamo Lucia in ospedale.
La tengo tra le mie braccia, con lei che si è ancorata al mio corpo con la testa sulla spalla. Luca segue i miei passi scrutando Lucia. La riportiamo in stanza e io mi premuro di metterle il pigiama e di rimboccarle le coperte. E' così che deve andare.
Luca mi osserva con preoccupazione, io so che abbia capito ci sia qualcosa che non vada ma per questa volta non voglio che sia lui a lenire le mie ferite perchè in parte la causa ne è lui, sempre lui.
Lascio un bacio in fronte a Lucia e lui si scosta lasciandomi passare ma sento il suo sguardo seguirmi fin fuori. Il suo sguardo è poi sostituito dai suoi passi che rintoccano di nuovo al mio fianco. Ma non dice nulla, rimane in silenzio e io penso sia la cosa migliore.
Finisce di nuovo tutto qui, io ritorno a casa e lui dalla sua ragazza nel loro caldo e bell' appartamento. Non mi sono resa conto così come oggi di quanto il mio desiderio di famiglia sia impellente ma c'è adesso l'esigenza di spazzarlo via. Non posso dare una famiglia a Lucia.

ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio mie care lettrici. Questa volta non ci ho messo molto ad aggiornare, yeah!😂😂
Scrivere questo capitolo mi è piaciuto, l'idea di dare la possibilità a Lucia di vivere un giorno normale era nella mia mente da tantissimo e ho pensato che questo fosse il momento giusto. Spero di avervi strappato un sorriso con la sua dolcezza.
Le cose rimangano però ancora in sospeso tra Luca ed Anita. Di cose questi due ne avrebbero da dirsi ma lasciano che vada tutto così...
Ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e chiunque abbia inserito la storia tra seguite/preferite/ricordate.
Aspetto i vostri pareri! Un abbraccio e alla prossima❤💖





 






  
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