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Autore: Alvin Miller    25/02/2017    0 recensioni
A pochi mesi dall'incoronazione a Principessa di Twilight Sparkle, una legione di mostruose creature giganti emerse dal nulla minacciando di ridurre l'intero regno di Equestria a una nuvola di polvere.
Il primo attacco colpì Manehattan. Il secondo puntò a Baltimare. Il terzo insidiò Las Pegasus.
Quando anche Canterlot fu presa di mira, capirono che gli Elementi dell'Armonia non erano più sufficienti.
Per combattere i mostri chiesero aiuto a Bibski Doss, un ribelle inventore sopravvissuto al primo attacco, che creò dei mostri a sua volta.
La battaglia per il destino del regno è cominciata!
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Princess Celestia, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9: ACCORDI TESI


Twilight fu la prima a varcare la soglia, seguita in breve tempo da Celestia, che al contrario di lei pensò di dover chinare il capo per adattarsi alla ridotta altezza del portale, i gemelli però avevano previsto la sua difficoltà e ne avevano allargato i margini consentendole di passare in tutta tranquillità. Subito le due si ritrovarono in un complesso caotico e polveroso, dove furono accolti da un gruppo eterogeneo di pony di ogni razza e costituzione. I loro manti erano macchiati di grasso nero e appiccicoso e i muscoli tesi come di chi era abituato a lavorare ininterrottamente per delle ore.

Sui loro volti Twilight lesse molte emozioni, tra l’entusiasmo, la sorpresa e la cautela per le nuove arrivate. Sembravano sorpresi di trovarsele di fronte, almeno quanto lo erano le due Principesse, ma in un certo senso era come se se lo aspettassero da tempo, come se Bibski avesse pianificato da tempo di accoglierle nel loro rifugio, anche se ne nessuno si sarebbe mai aspettato che l’avrebbe fatto proprio quel giorno!

Il piccolo stallone con indosso l’Equalizzatore varcò il Ponte per ultimo e diede un segnale affinché il portale fosse richiuso.

Quando Twilight si girò, per poco non le venne un capogiro a vedere Bright stagliato proprio lì di fronte, ma dovette correggersi subito: non era Bright, gli assomigliava come una goccia d’acqua, ma aveva anche delle differenze sostanziali che si riuscivano a distinguere solo in un secondo momento: la sua criniera era molto più scompigliata di quella dell’altro stallone, anche se ne condividevano lo stesso colore dalla tonalità corvina, come anche la tonalità di grigio del manto, mentre gli occhi avevano un iride azzurro, di un azzurro che le ricordò quello di Pinkie Pie.

Doveva trattarsi del fratello di Bright, di cui aveva sentito parlare, ma vederlo di persona faceva un effetto molto diverso, che nessuna fantasia avrebbe saputo rendere allo stesso modo.

Dopo quella breve riflessione l’alicorno viola prese a osservare l’ambiente circostante, non si sarebbe mai immaginata un simile posto: abbandonati nei cantucci e resi polverosi dal disuso, c’erano postazioni per il rinforzo delle ruote per carrozze, nastri per la levigatura ormai inservibili e ripiani dismessi con accatastate mole e altra attrezzatura di falegnameria di cui Twilight non conosceva né il nome né lo scopo, oltre che scheletri in metallo di vecchi cocchi da cui al massimo erano stati riciclati dei pezzi, ma il cui destino era ormai segnato. Dalla parte opposta della fabbrica invece, dovunque si posasse lo sguardo, si potevano scorgere strani costrutti formati da grovigli di metallo e cablaggi con rivestimenti isolanti. Molti riproducevano in maniera assai inquietante le articolazioni dei pony e la giumenta non fu sorpresa più di tanto quando a un certo punto la sua attenzione si focalizzò su una sorta di esoscheletro corazzato retto da dei sostegni e un argano. Anche se in completa clandestinità, le attività della Reborn Technologies erano proseguite.

Celestia mosse i primi passi nella sala e al suo fare i collaboratori di Bibski Doss s’inchinarono servilmente, tutti eccetto uno, uno stallone anziano nella sfondo al quale gli altri non diedero molta importanza.

Al contrario della sua ex-mentore, che era abituata alla piaggeria dei suoi sudditi, Twilight accolse quegli inchini con una smorfia di disagio, sentendosi perfino infastidita dalla cosa.

«Che posto è questo?» Chiese annusando l’aria. L’odore umido di legno vecchio si mischiava a quello del metallo e del grasso per motori.

«Vi trovate in una fabbrica dismessa che costruiva carrozze a Montestallone, a venti chilometri dall’isola di Manehattan. Il nome vi dice niente?»

Twilight meditò sulla località citata da Bibski, ma non venne a capo di niente. Celestia d’altro canto, sembrava rammentare benissimo.

«Non ne sento più parlare da diversi anni ormai, era una piccola cittadina divenuta famosa per la sua produzione di mezzi di trasporto terrestri di eccezionale qualità. Tuttavia da qualche anno è stata completamente abbandonata e ad oggi risulta essere una cittadina fantasma.»

«Dieci e lode Principessa! Vedo che l’età non tradisce la tua memoria! Sì, una volta questa fabbrica costruiva ruote, intelaiature e pezzi di ricambio per carrozze, che in sostanza davano lavoro e sostentamento a tutta la città. Poi gli anni hanno cominciato a pesare sulla groppa degli abitanti; quelli che erano più giovani hanno cominciato a migrare verso est sognando Manehattan e le Grandi Opportunità che offriva la Mela, lasciando che i vecchi trainassero il carro finché ne avevano le forze, ma senza più un ricambio generazionale che rinvigorisse la forza lavoro, l’attività  ha finito col chiudere i battenti, mandando sul lastrico anche l’economia della città. Da allora solo i più vecchi e gli emarginati sono rimasti per un certo periodo ad abitare nelle ultime case, finché poi a Montestallone non è rimasto più nessuno.»

Mentre ascoltavano, Celestia ripensò a quante volte aveva cercato una soluzione per risollevare le sorti della città, aiutando a far quadrare i bilanci e cercando di sensibilizzare le generazioni più giovani a farvi ritorno, ma senza mai arrivare a una conclusione. L’amara lezione che aveva imparato da quell’esperienza è che a volte, anche se si cerca di fare del proprio meglio, non sempre una soluzione la si trova, e la crisi dei Kaiju che avevano vissuto negli ultimi mesi erano una chiara dimostrazione di questa tesi.

«Quindi mi stai dicendo che avete occupato abusivamente questo posto approfittando del fatto che non ci fosse più nessuno?» Twilight sulle prime non si rese conto del tono con il quale si era espressa, ma anche se avesse cercato di rimediare, ormai il danno era fatto.

«Si dà il caso, Principessina, che tutto il catasto risulta regolarmente intestato a me! Ho acquisito questo complesso due anni fa, con l’intenzione di farne una sede distaccata della Reborn Technologies, e magari provare a ripopolare Montestallone con la prospettiva di un nuovo tipo di industria giovane e moderna, ma i “contrattempi” degli ultimi mesi, sapete com’è, me lo hanno impedito!»

Twilight si lasciò strigliare per benino senza aggiungere parola, da quel momento, decise, si sarebbe dovuta controllare. Non provava alcuna simpatia per l’inventore, ma era stata lei a chiedere il suo aiuto, accettando di fatto di farsi coinvolgere nelle sue trame.

«Dopo la rapina alla Banca Centrale» riprese a spiegare Bibski «quando siamo stati costretti alla fuga, sapevo che nessuno sarebbe venuto a cercarci se ci fossimo nascosti qui. Nessuno si ricorda più di questo posto, tant’è vero che non compare più in alcuna piantina e non esistono indicazioni stradali. Forse se aveste perso meno tempo a rincorrerci alla rinfusa e di più ad aprire gli occhi, vi sareste accorti che c’era qualcosa di diverso nei dintorni. Non che non avessimo un piano di fuga qualora ci aveste trovato.»

«Quello che dici è vero.» Affermò Celestia prendendo la parola. «Tuttavia non mi sembra pertinente con la nostra presenza qui.»

«Giusto! Allora permettetemi di presentarvi i ragazzi. La squadra che faceva parte di quei creatori di sogni perduti che fu la vecchia Reborn Technologies!»

Fece ai suoi collaboratori il gesto di avvicinarsi, e loro obbedirono abbandonando le loro postazioni e le rispettive mansioni.

Per primo venne presentato un pegaso maschio dal manto color sabbia e occhi verde prato.

«Lui è Sand Ball, era venuto con noi all’Impero di Cristallo quando ci hanno ingabbiato!»

Questi si cimentò in un secondo inchino mormorando quanto fosse lieto di incontrare le due regnanti di Equestria.

Si proseguì poi con un altro stallone alato, manto argentato e criniera corta castana, che si distingueva facilmente per una caratteristica peculiare.

«Silver Feather, ha perso un’ala durante il Primo Attacco e da allora ha capito che non serve necessariamente volare per vedere il cielo, basta invertire accidentalmente le polarità di un Emettitore di Impulsi alpha-contigui per finire lì dove nessun pony è mai stato prima.» La frase doveva probabilmente riferirsi a un fatto del quale gli altri erano al corrente, dato che uno scoppio di ilarità generale prese zoccolo in mezzo al gruppo.

«Lui invece è Hatpin.» Un piccolo unicorno, il cui cutie mark era una puntina da disegno e il manto rosso, si era avvicinato a loro parlando in maniera sconnessa e discontinua. «P-p-princip-pesse, è c-c-c-così un g-g-rande o-o-nore p-p-potervi con-n-noscere, m-m-mi f-fareb-b-be u-un a-a-utog-graf-f-fo?» La sua balbuzie era così accentuata che ci mise un po’ a completare tutta la frase.

«Fila via Hatpin, lavori già con una celebrità, fattelo bastare!»

E il piccolo pony si ritirò con la coda tra le zampe.

«Quel rottame ambulante col berretto azzurro è invece Bitterness. Saluta vecchio, ti ricordi come si fa o la senilità ti ha mangiato le buone maniere?»

«Preferisco un drink alla salute di sua Maestà, con i soldi che non mi hanno riconosciuto!» Disse lui con un nitrito ostile. «Come ti han convinto a scendere a patti con loro? Ti hanno regalato una di quelle loro cazzatine piene di pietre preziose? Oppure hai leccato tu per primo?» L’esibizione mise in imbarazzo i suoi colleghi, le Principesse, ma soprattutto Bibski, che in uno di quei rari momenti della sua vita, non sapeva come rispondergli a tono.

«Ma trovati qualcosa da fare e non scassarmi!» Berciò infine l’inventore.

Twilight e Celestia si scambiarono delle occhiate perplesse e decisero che era meglio starsene in silenzio.

Bibski fece fare loro un rapido giro per la fabbrica e intanto la presentazione andò avanti.

«Wrench lo avete già conosciuto, per quanto riguarda il chiacchierone laggiù nell’angolo invece, beh lui è Blu.»

“Blu?” Twilight trasalì. «Pensavo che il suo nome fosse Deepblue Whirl… »

«Beh, sì. Blu è un diminutivo, come Bright per Brightgate, oppure Bibbo per… ma forse questo era meglio se non ve lo dicevo.»

Altre risate maligne si diffusero tra gli stalloni, e a nulla valsero le intimidazioni di Bibski per far sì che la smettessero.

«Insomma, siamo tutti qui. In questi ultimi mesi abbiamo lavorato per cercare di perfezionare la tecnologia Jaeger, in modo da bruciare le tappe e avere una macchina pronta e operativa in tempi brevi. Insieme a questo ci siamo anche occupati delle ricerche sull’attività sismica del sottosuolo di Equestria. Sono ancora molti i punti oscuri su cui dobbiamo far luce, ma mi sento di dire che siamo ormai pronti per lo step successivo!»

«C’è una cosa che non capisco, se avete devoluto tutti i soldi alle vittime del Primo Attacco, come fate a finanziare tutto quello che tenete qui dentro?» E di nuovo Twilight ebbe l’impressione che avrebbe dovuto tener la bocca chiusa, perché il tono di Bibski s’incupì improvvisamente.

«Le nostre attività, che si possono riassumere col tentativo di salvare Equestria dalla distruzione, sono state rese possibili dalla cessione di tutti i nostri brevetti. Qualsiasi cosa – o quasi – che sia stata partorita nel nostro complesso dai primi anni della fondazione. E il bello è che molti di quei brevetti sono stati acquistati al solo scopo di farli sparire dalla circolazione. La giustificazione è: “Perché mettere sul mercato una carrozza automatizzata, sospinta da un motore a fonte di energia ricambiabile, quando le carrozze trainate da stalloni vanno ancora per la maggiore?”»

La situazione era ancora più grave di quanto temessero, e in effetti ora molte cose erano chiare. Restava solo da capire cosa avesse spinto tutti quei pony a rinunciare a ogni legame con il proprio passato per collaborare alla realizzazione degli intenti di Bibski. Poteva essere solo il desiderio di salvaguardare la sicurezza della Nazione, o c’era dell’altro?

«Venite con me Principesse, voglio farvi vedere la nostra sala d’Intelligence!»

Trottarono al seguito di Bibski mentre questi le conduceva lungo un corridoio, reso stretto dal quantitativo di macchinari e strani ammassi artificiali che dovevano essere stati portati lì dalla ex-Reborn Technologies. Era difficile pensare che si riuscisse a ricavarne qualcosa di buono allo stato attuale, ma se avevano deciso di tenerle un motivo ci doveva essere.

Twilight si domandò come dovesse presentarsi questa sala in cui Bibski le stava conducendo. Doveva sicuramente trattarsi di una sala computer o qualcosa di simile. Negli ultimi anni, proprio grazie alla Reborn, quel genere di tecnologia aveva preso zoccolo nelle grandi città di Equestria, anche se stentava a diffondersi nei paesini rurali più piccoli. Visti i tempi che correvano, probabilmente a Ponyville sarebbero serviti ancora degli anni prima che il concetto di “personal computer” entrasse a far parte della vita quotidiana del villaggio.

«Cercate di scusare il comportamento di Bitterness.» Esclamò Bibski cogliendo entrambe di sorpresa. «Ha perduto la sua famiglia durante il Primo Attacco, e con la scusa che il Municipio di Manehattan ha negato i sostegni alle famiglia delle vittime, non vede di buon occhio la Casta politica e più in generale chi si trova ad un gradino sopra il suo.»

«Il modo in cui ha agito Mayor Sue è imperdonabile, ma vorrei che sapeste che la Famiglia Reale farà di tutto per rimediare all’errore!» Ogni singola parola di Princess Celestia conteneva del rimorso per le decisioni che erano state prese in passato (e anche per quelle non prese) e sentiva che non avrebbe trovato pace finché non avesse ripagato ogni singolo pony che aveva sofferto per causa sua. Ma in cuor suo sapeva che per molti di loro nemmeno la più alta delle cifre, né le più altruistiche azioni di carità potevano restituir loro ciò che avevano perduto.

Bibski Doss, come se avesse captato parte dei suoi pensieri, disse: «Conosco la tua generosità, Principessa – quando ti ci impegni, ovviamente – ma fino ad ora ce la siamo cavata discretamente. Quando abbiamo capito che non ci sareste venuti a cercare qui, i miei pony hanno rimesso a nuovo e poi hanno rivendicato per sé alcune delle abitazioni che stanno qui nei dintorni; a volte saranno anche degli sconsiderati che fanno rumore per niente, ma sono dei gran lavoratori. E comunque non abbiamo tecnicamente vissuto da eremiti per tutto questo tempo. Abbiamo ancora dei clienti in giro per Equestria, sapete? Qualcuno che vuole qualcosa che nessun altro può costruire o macchinari da aggiustare perché partoriti dalla nostra stessa società. Cedere i brevetti ci ha permesso di tenere su la baracca e di continuare a lavorare agli Jaeger, ma è questo genere di attività secondarie che ci ha pagato l’avena per colazione.»

Più lo ascoltava e più Twilight si rendeva conto di quanto stesse cominciando ad ammirare quel piccolo stallone dal manto dorato. Era sì pur sempre il solito Bibski Doss, che di ogni cosa sapeva fare dell’acida ironia e che trovare da ridire su chiunque, ma c’era anche qualcos’altro in lui, quel qualcosa che spingeva gli altri ad assecondarlo e fare qualsiasi cosa per lui, fino a spingersi letteralmente a cambiar vita pur di stare al suo fianco.

Mentre tutti gli altri si muovevano alla cieca nell’impresa di trovare la giusta strategia per combattere i Kaiju, e paura e ingenuità dilagavano tra la popolazione come nelle alte sfere del regno, Bibski Doss e i suoi compagni non solo non si erano lasciati intimidire dal pessimismo, ma  avevano addirittura elaborato il miglior piano possibile per salvare Equestria dalla distruzione. Restava da verificare se sarebbe stato così efficace come loro dicevano.

«Siamo arrivati, prego non fate complimenti, fatevi avanti.»

Li accolse in una stanza che si apriva su una parete piena zeppa di monitor e terminali di ogni forma e dimensione. Twilight rimase a bocca aperta quando li vide. Per lei fu come rivedere quei calcolatori per la prima volta, lo stesso brivido di stupore, da pelle d’oca, che provò la prima volta che li vide nel mondo degli umani, anche se la tecnologia che aveva di fronte ora era su tutt’altro livello, ed era incredibile pensare che potesse esistere qualcosa di simile nel loro regno!

Bibski Doss, dopo la sfuriata iniziate avvenuta a castello, si era dimostrato gentile e beneducato, da perfetto padrone di casa, e aveva risposto con somma pazienza a tutte le domande che gli venivano rivolte. Ma restava pur sempre Bibski Doss.

«Ecco qui l’orgoglio della nostra squadra! Gli elementi senza cui niente sarebbe stato possibile… i nostri computer!» Allungò una zampa sprizzando fierezza. «Loro invece sono Caps Lock e Sound Aura, rispettivamente il nostro tecnico informatico e la nostra esperta in telecomunicazioni!»

Il caos a quel punto detonò: Aura si voltò di scatto e gli auricolari che teneva alle orecchie scivolarono dalle sue tempie e andarono a sfracellarsi per terra, mentre lei gridava ai nuovi arrivati il suo stupore. Caps in quel momento, invece, stava mangiando qualcosa, forse un dolce, una fetta di torta, che cadde tra le sue zampe e la sedia della postazione macchiando il suo pelo cobalto.

Il ghigno di Bibski fu ampio e compiaciuto.

Preso alla sprovvista, Caps guardò con urgenza la sua compagna e domandò: «Che devo fare, mi inchino?» Ma lei aveva le idee confuse quanto lui. «Io mi inchino!» E nel farlo la fetta di dolce cadde spiaccicandosi sul pavimento. «Caps, sei un disastro!» Aura si alzò per aiutarlo ma nel farlo si trovò attorcigliata al cavo degli auricolari.

«Come vi dicevo questa è la nostra sala di controllo.» Riprese a parlare Bibski in totale nonchalance. «È qui che monitoriamo le attività dei terremoti grazie ai nostri sismografi.»

Princess Celestia stava cercando di aiutando i due pony a rimettere le cose apposto, assicurando loro che non erano necessari né i ringraziamenti né la riverenza, e intanto Twilight cominciò a chiedere:

«Quindi da questi terminali voi riuscite a sapere che cosa accade ad Equestria? Non sono sicura di avere capito come funzioni.»

«È un po’ più complicato di così.» Prese la parola Caps Lock, dandosi un tono studiato: «Per cominciare si rileva la propagazione delle onde sismiche in base ai dati raccolti dall’oscillatore, poi si calcolano i coefficienti di riflessione su campo incidente delle scosse… »

«Dagli la versione per la gente a casa, Caps.» Lo apostrofò Bibski.

Twilight dovette ringraziarlo per l’intervento. Per quanto abile nei calcoli nemmeno lei aveva capito un acca di quanto stava blaterando il tecnico informatico.

«Ok… voi sapete che cos’è una isosisma?»

Le Princesse dovettero fare cenno di no con la testa.

«Non pensate che sia il caso di farglielo vedere direttamente?» Fu il suggerimento di Sound Aura.

«Aspettavo di vedere se ci arrivava da solo.» Disse Bibski sistemandosi il casco dell’Equalizzatore.

Caps Lock afferrò il messaggio e digitò alcuni comandi sulla tastiera della sua postazione: su uno dei monitor più grandi comparve una rappresentazione fedele della mappa di Equestria. Esaminandola con attenzione si potevano scorgere dei numeri che dividevano i confini di determinate aree e un complesso dedalo di righe, intrecci e ammassamenti luminosi che si intersecavano tra loro in maniera apparentemente casuale.

«A un primo impatto stordisce, lo so. A breve aggiungerò uno script che ne renderà la lettura molto più facile. A proposito, il software che state vedendo l’ho programmato io!» Si vantò il tecnico gonfiando il petto.

«Sì ma gli algoritmi su cui si basa sono miei.» Precisò Bibski. «Comunque è il caso di andare un po’ per ordine: nel corso di questi diciotto mesi abbiamo installato su tutta Equestria una serie di apparecchi come quello che ci avete confiscato all’Impero… »

«Poi però ve l’hanno reso!» Fece notare Twilight.

«Dettagli.» La zittì. «Ne abbiamo installati ventinove, e li abbiamo distribuiti in cinquantadue settori su tutta la mappa di Equestria. Non basta infatti installarne uno per avere una lettura chiara e circoscritta di un segnale, le onde sismiche hanno diversi modi di propagarsi e vi risparmio i dettagli sulle onde longitudinali, trasversali e tanti altri tecnicismi che ci hanno dato tanto filo da torcere in questi mesi. Con le informazioni in arrivo da più sorgenti possiamo quindi delimitare l’area interessata dall’evento e la direzione dal quale proviene, capire fino a un certo punto la profondità e localizzare l’ipocentro dal quale si è scatenato. Il tutto sarebbe molto più complesso se non ci fosse questo programma. Esso analizza i dati che ci arrivano dai vari settori e li traducono in queste isosisme, che sono in pratica delle rappresentazioni grafiche dei terremoti rilevati.»

«Quindi le apparecchiature registrano le vibrazioni del terreno?» Domandò Twilight.

«E di conseguenza anche gli spostamenti dei Kaiju nel sottosuolo.»

«Ma Equestria è piena di creature giganti che vivono nel sottosuolo! Come fate a essere sicuri che quella che rilevate sia proprio l’attività dei mostri?»

«Non possiamo.»

«Non possiamo.»

Risposero all’unisono Bibski e Caps Lock.

La parte che seguì fu spiegata da Aura. «Questo è stato uno dei nostri principali ostacoli quando abbiamo dato il via al monitoraggio. In principio gli apparecchi rilevavano qualsiasi genere di segnale, sia pure un’oscillazione generata dal ruggito di un drago che si propagava a livello del suolo. Allora abbiamo predisposto dei filtri che bloccassero la trasmissione di quei dati.»

«Ma avevamo appena grattato la superficie.» Ripartì Bibski. «Captavamo troppi segnali da troppe direzioni diverse, così abbiamo dovuto tagliare fuori alcune zone in cui erano note attività di creature giganti non assimilabili ai Kaiju, come la Everfree Forest e la Gola degli Orrori. Calcoli allo zoccolo, ed elaborando tutti i dati che siamo riusciti a raccogliere, escludendo quindi segnali d’intensità minore, abbiamo concluso che l’attività dei Kaiju si è diffusa praticamente… su tutto il regno! Quindi non era possibile trarre delle previsioni accurate in assenza di dati più precisi. La sola speranza, a quel punto, era di riuscire ad anticipare l’apparizione di un Kaiju osservandone l’attività in tempo reale.»

«Cosa attualmente impossibile, considerato che il software aggiorna la mappatura ogni tre ore, salvo che non si decida di forzare l’aggiornamento manualmente.» Spiegò Caps.

«Ma poi è arrivata la svolta con il Quarto Attacco!» Bibski trattenne a stento l’entusiasmo, malgrado la situazione. «Cyclop ci ha colti tutti di sorpresa, stravolgendo completamente quanto credevamo di aver capito fino ad ora sui Kaiju! Si è manifestato dopo appena quattro mesi, malgrado i suoi predecessori avessero sempre rispettato la regola dei sei. Potete dire che si sia trattato di una coincidenza, ma abbiamo voluto indagare. Chiedeteci cosa abbiamo scoperto!»

Fu Twilight a reggergli il gioco con un filo di voce: «Cosa avete scoperto?»

Il cutie mark dell’inventore si illuminò. «Mostraglielo, Caps!»

Il tecnico informatico si girò sulla sua sedia e digitò nuovi comandi sulla tastiera. Improvvisamente la rete di isosisme che avvolgevano Equestria venne cancellata per evidenziare un singolo tracciato.

«Quello che state vedendo è il rilevamento compiuto qualche giorno fa sul settore dodici, la regione di spazio corrispondente a Ponyville/Equestria.»

«Ma è la stessa scossa che abbiamo avvertito giorni fa!» Twilight corse ad osservare lo schermo, non poteva credere di stare vedendo proprio il terremoto che aveva fatto tremare loro la terra sotto le zampe quel giorno.

«Come ho già detto, poteva essere solo una coincidenza, frutto di una casualità che non aveva nulla a che vedere con l’attività dei Kaiju, ma poi abbiamo messo a confronto questi dati con quanto abbiamo registrato ieri nel settore.»

Un gesto del suo zoccolo e il tecnico informatico fece comparire un secondo segnale che si sovrappose a quello del sisma. In quel momento Twilight realizzò con orrore che avevano trovato il primo vero indizio dall’inizio della guerra.

«Purtroppo non abbiamo sismografi installati lassù, ma anche così direi che è abbastanza eloquente.»

Entrambe le Principesse annuirono. Celestia condivideva lo stesso stupore dell’alicorno dell’Armonia, sebbene lo manifestasse con maggior contegno.

Il tracciato che corrispondeva ai movimenti di Cyclop nel sottosuolo aveva origine nello stesso punto dal quale si era propagato il sisma, e si estendeva poi verso la montagna di Canterlot, scalandone un breve tratto prima di arrivare al picco, per poi ridursi e scomparire.

«Quella zona è piena di grotte naturali e miniere di cristalli di luce abbastanza spaziose da consentire il passaggio di una creatura dalle dimensioni imponenti come Cyclop. L’attività vulcanica che ha plasmato la montagna in passato ha creato una vera e propria scalinata che gli ha consentito di raggiungere la cima fino a emergere proprio nel bel mezzo della città. Fatto più importante, ha seguito un percorso che era stato creato prima che si verificasse l’Attacco!»

«È comparso così… dal nulla?» Fu la sola cosa che riuscì a formulare Twilight.

«Non esattamente: vedete che l’intensità di entrambi i segnali è più debole all’inizio? I nostri oscillatori non sono in grado di captare segnali a una profondità maggiore di trecento metri circa. È una delle scelte di sviluppo che abbiamo adottato per filtrare segnali non desiderati. In ogni caso i Kaiju devono emergere per colpire le città, quindi ci limitiamo a ciò che i sismografi rilevano a partire da quel range. È probabile che Cyclop si trovasse a una profondità maggiore nel momento in cui è comparso sulla mappa. Il che rende ancora impossibile al momento determinare il punto esatto da cui è arrivato.»

«Tenete ben presente che quanto vedete qui è frutto di una comparazione incrociata tra multi-segnali rilevati da più sismografi. È soltanto una stima di decine di algoritmi diversi, a cui il software da una rappresentazione sotto forma di isosisme. Non è possibile seguire i singoli tracciati fino a determinarne le origini.»

«Caps, se non la smetti di prendere il suo posto nei monologhi, finisce che ti mangia un orecchio!» Sound Aura mise in guardia il suo collega mentre apparentemente era assorta nella compilazione di un documento all’interno del suo monitor.

Caps Lock recepì fino in fondo il messaggio solo dopo aver incrociato lo sguardo astioso del suo capo. Si scusò immediatamente con lui e gli rese la parola.

«Questo però ci dà un vantaggio, come avrete certamente notato. I Kaiju seguono percorsi che sono stati in precedenza delineati dai terremoti, quindi dobbiamo cominciare a prestare attenzione alle attività del sottosuolo, e se qualche sisma interessa settori a ridosso di qualche città, dovremmo sospettare che di lì a poche ore possa fare la sua comparsa un mostro!»

«E se un Kaiju decidesse di attaccare di nuovo?» Chiese Twilight.

«Lo intercetteremo con gli Jaeger, e lo rispediamo a casa pezzo per pezzo dopo averlo smembrato!»

«Avevi parlato di mostrarci i progetti… » fece notare Celestia.

«Quanta impazienza, Vostra Maestà! Ma certo, ogni promessa è debito! Permettetemi di accompagnarvi nel mio ufficio, e voi ragazzi, ottimo lavoro! Fate un fischio se servisse qualcosa, se ci fossero problemi di ogni tipo!»

«Grazie, ti aggiorneremo se compare qualcosa di strano sulla mappa.» Disse Caps Lock tornando dritto sulla postazione.

«Veramente stavo parlando con i computer.» Si burlò di loro e successivamente incitò le Principesse a seguirlo fuori dalla sala, lasciando Caps Lock e Sound Aura attoniti e da soli.

Il tecnico si voltò verso la collega. «Ti rendi conto che ha condotto qui le Principesse senza dirci niente?!»

«Tipico di Doss, ormai non mi stupisco più di nulla. Piuttosto hai notato le loro facce, l’aria di disfatta che avevano? Dev’essere stato terribile.»

«Pare che sia stata rasa al suolo l’intera città, almeno così mi è parso di capire.»

«Poveretti, non vorrei essere nei loro panni in questo momento. Non suoneranno campane della vittoria a Canterlot, questo è evidente.»

«Detto da te poi.» Si alzò e si stiracchiò i muscoli delle zampe. «Mi prendo una pausa. Vieni a farmi compagnia?»

«Ancora? Non ti sei già ingozzato abbastanza?»

«Mangiare aiuta a concentrarmi, lo sai. Non posso farci niente!»

«Comunque non posso, devo prima terminare questo lavoro. E poi Bibski vuole che le nuove radio-trasmittenti siano pronte al più presto, quindi penso che andrò a fare un salto dai ragazzi per vedere come va in laboratorio. Wrench dice che hanno quasi finito.»

«Non pensi di lavorare un po’ troppo a volte?»

«Non più del necessario, credo. E poi non devo certo stare ad ascoltare uno che si rivolge alle Principesse con della torta spalmata su tutta la faccia!»

Sound Aura si mise a ridacchiare malignamente mentre Caps Lock si sfregava la bocca con l’avambraccio della zampa anteriore, confermando le parole della collega. Per tutto il tempo aveva parlato con le Principesse in quelle condizioni, e nessuno gliel’aveva fatto notare.

«Benvenute nel mio sancta sanctorum, Vostre Magnificenze Piumate! Prego, accomodatevi, fate come se foste a palazzo!»

Malgrado le fuorvianti parole dell’inventore, il posto si rivelò tutt’altro che accogliente. Quello che con parole educate poteva essere definito un ufficio era in realtà uno stanzone pieno di ragnatele e fogli di carta sparsi qua e là. Twilight fu confortata nel vedere che una grossa porzione delle pareti era occupata da ripiani carichi di libri e tomi di ogni genere, tra cui anche diverse opere di narrativa; Bibski Doss era un lettore vorace e un attento analista, lo si poteva dedurre dalla montagna di appunti che sporgevano da qualunque pagina e ne gonfiavano il volume, ma il suo concetto di ordine andava rivalutato attentamente: oltre alle già citate cartacce, per terra era possibile rinvenire pezzi di involucri di merendine consumate e mai più raccolti, cestini dell’immondizia rovesciati e quello che sembrava un bivacco formato da un materasso logoro con un semplice cuscino e una coperta leggera sopra, su cui Bibski probabilmente ci trascorreva le notti. Anzi, in quella stanza praticamente ci viveva, al contrario della sua squadra che invece si era adattata alle abitazioni di Montestallone.

Le due Principesse cercarono di entrare, scoprendo che era difficile farlo senza calpestare qualcosa.

«Non fateci caso, è Caos Metodico. Ho bisogno che sia così per far fruttare al meglio il mio ingegno.» Disse lo stallone mentre scostava e frugava tra libri, carte e strumenti di disegno tecnico presenti sul tavolo della scrivania.

Twilight non fu d’accordo con quell’affermazione. Sapeva che anche Rarity aveva qualcosa che lei stessa definiva disordine creativo, che spesso le era fondamentale per trovare l’ispirazione nei momenti di maggior sforzo, ma era temporaneo e in un certo senso vincolato a delle “regole” definite dalla stilista. Quello che invece avevano tutto intorno a loro in quel momento era puro e crudo disordine.

Il suo occhio si fermò su una mappa di Equestria appesa a una parete, e si avvicinò per esaminarla meglio. Vi erano stati posti una serie di percorsi a zig zag che avevano origine nelle vicinanze di Manehattan, lì dove qualcuno aveva appuntato il nome “Montestallone”, e che si estendevano per tutto il territorio del regno andando a coprire tutte e ventinove le aree in cui erano stati installati i sismografi.

«Sono rotte aeree? Sono tutte lontane dai centri abitati.»

«Mica male, vero?» Rispose Bibski mentre perseverava a cercare.

Celestia si pose vicino alla sua ex-studentessa e capì presto cosa avesse voluto dire: indicavano la direzione che lo Skybreaker aveva intrapreso per evitare di essere localizzato. Ognuno di quei percorsi non solo evitava le grandi città, in cui il chiasso della metropoli poteva se non altro coprire il potente rumore dei rotori, ma anche i piccoli villaggi e le contee non contrassegnate sulla mappa. Eludere le guarnigioni del regno era stato facile, bastava servirsi degli ampi spazi aperti di Equestria girando alla larga dai centri abitati.

«Uffa, ma dov’è?» La ricerca si stava rivelando infruttuosa. Twilight trattenne un sogghigno, pensando a come si era vantato fino a poco fa del suo fantomatico Caos Metodico.

Improvvisamente dalla montagna di documenti sulla scrivania, riuscì ad estrarre un post-it che a quanto pare non si aspettava di trovare. Lo lesse, prima con un celere scorcio, per poi focalizzarvisi più attentamente. Sbuffò e si diresse da un’altra parte, mentre Twilight approfittava della sua disattenzione per leggerne a sua volta il contenuto:

“Schemi Jaeger nello schedario. Bright”.  La grafia era elegante così come la ricordava la prima volta che l’aveva vista.

Bibski aprì gli scomparti uno dopo l’altro, imprecando tra sé e sé. Anche quel giorno la fissazione di Bright per l’ordine e la pulizia penetrava prepotentemente nelle sue stile vita, scombinandone l’equilibrio.

Trovò finalmente quello che stava cercando e con un’esclamazione di trionfo fece ritorno alla scrivania. Sbatté il fascicolo sul banco, sollevando una consistente nuvola di polvere, e i fogli contenuti all’interno si riversarono fuori. «Vi presento Manecrush X50! O perlomeno, la sua prima bozza!»

Le diverse pagine mostravano schemi nel dettaglio degli impianti interni che costituivano “l’organismo” della macchina, ma l’attenzione delle Principesse si focalizzò principalmente sull’aspetto esteriore: aveva un corpo tozzo da alicorno che si ispiravano notevolmente alle fattezze di Twilight, fatto che la fece sentire almeno un po’ lusingata, con un grande corno sulla fronte che gli appunti indicavano come la sua arma principale, e un paio di ali il cui tratto a matita era più impreciso rispetto al resto della struttura, che invece risultava definito e chiaro. Bibski era un ottimo disegnatore, ma perché allora le ali erano così imprecise?

L’inventore stava facendo un elenco delle caratteristiche dello Jaeger: «Scocca rinforzata in Equestrium Diamantato, motore ATS modello Terza Generazione con sistema d’alimentazione multi-direzionale, multi-flusso, e propulsori a ionizzazione magica di cristalli.»

Squadrò i loro volti per determinarne le reazioni, la Principessa Twilight passava al setaccio le varie pagine con perplessità, e Celestia aveva una smorfia che non lasciava dubbi.

«Non sembrate molto convinte.»

«Non lo so.» Prese a parlare Twilight. «Non sembra qualcosa che possa funzionare… »

«Tu scherzi, vero?!»

«… e nemmeno realizzabile in poco tempo. I Kaiju hanno già anticipato di una volta il loro attacco, cosa facciamo se la prossima volta decidono di anticipare ancora e arrivino, che so… tra due mesi?»

«È un rischio che dobbiamo correre, e comunque è sempre meglio che stare fermi ad aspettare che qualcosa accada!»

«Ma anche se usassimo questi Jeager, cosa ci assicura che i Kaiju non si adattino anche ad essi?»

«Tu continui a ragionare come se aveste delle alternative, ma non ne avete più! E comunque ti sfugge il punto focale: un conto è combattere i Kaiju dalla prospettiva dei pony, un altro e mettersi al loro livello e guardarli dritti negli occhi!»

Twilight, con più dubbi che certezze a penderle dalla bocca, si rivolse alla sua ex-mentore chiedendole il suo parere.

L’alicorno bianco parlò a Bibski: «Ti conosco da molti anni e ormai sono conscia che con te ogni cosa diventa possibile. Ma Twilight non sbaglia a preoccuparsi dei tempi. Nemmeno tu puoi mettere a punto qualcosa di così complesso e imponente nel poco tempo che ci rimane.»

«Al contrario! I test che abbiamo condotto in questi mesi sono serviti proprio a rimaneggiare tutto ciò che poteva andare storto nelle fasi dello sviluppo! Abbiamo lavorato sulle articolazioni, condotto test di resistenza e conduzione negli impianti e nella componentistica interna, sul sistema di alimentazione del nucleo, oramai manca davvero poco da rifinire. Ogni pezzo di progetto che vedete qui sopra è un tassello intagliato del grande mosaico che andrà a comporre un giorno gli Jaeger! Basterà chiamare a raccolta tutti i migliori ingegneri, meccanici, ditte di costruzione e la manodopera da tutta Equestia, e sotto la nostra direzione nel giro di pochi mesi saremo già pronti a un collaudo!»

«Sembri molto sicuro di te.» Disse la Principessa, ancora titubante circa la riuscita del progetto.

«L’hai detto tu, Celestia. Con me tutto e possibile!» Sorrise ottimista e lei ricambiò per cortesia.

«Avrai bisogno di quello che c’è nella grotta, presumo.»

Questa domanda riaccese in Twilight Sparkle la voglia di sapere. Di che grotta stavano parlando?

«Direi proprio di sì. Mi servirà tutto, ogni singola armatura e pezzo di Equestrium Diamantato che vi è contenuto, e so già che non saranno sufficienti. E dovremo anche fare di essa la nostra base, è abbastanza ampia per contenere gli Jaeger ed è abbastanza vicina a Canterlot per fare di essa un punto di collegamento.»

Celestia annuì a questa richiesta, ma lo fece in silenzio, conscia che rivelare il segreto della grotta e del Vello Oscuro avrebbe significato portare alla luce un segreto che cercava di tenere nascosto da secoli.

«Ah, e c’è un’altra cosa. Niente di particolare, quisquilie di poco conto. Ci serviranno gli Elementi dell’Armonia per alimentare il nocciolo degli Jaeger, almeno una coppia per motore.»

L’effetto fu come di un ordigno che esplode di colpo, spaventando Twilight, mettendole in subbuglio i muscoli di tutto il corpo e togliendole l’uso della parola.

«C-che follia stai andando a dire, Doss?!» Tartagliò dopo un pesante silenzio.

Bibski si aspettava una reazione del genere. Era sicuro che la Principessa dell’Armonia si sarebbe messa subito sulla difensiva, malgrado fosse stata lei a chiamarli. Imperturbabile le rispose: «Una volta che saranno ultimati, gli Jaeger avranno bisogno di una quantità di energia immensa per mantenersi in funzione e operare in battaglia. Gli attuali carburanti, le celle di energia usate per alimentare i motori ATS, non potrebbero mai sopperire al fabbisogno complessivo delle macchine, anche se saranno utilizzati per alimentare processi secondari come i computer che andremo ad installare nella camera dei piloti…»

«D’accordo, d’accordo, questa cosa l’hai spiegata… ma gli Elementi dell’Armonia?!» Insistette. «Sono il simbolo del legame che unisce me alle mie amiche! La loro stessa esistenza è correlata all’esistenza delle Custodi, non possono essere usate come semplici… pile!» Il solo pensarci le causava repulsione e voglia di lasciare l’ufficio.

«In realtà anche da inattivi emanano una notevole quantità di energia. Basti pensare che la loro stessa esistenza – visto che ne stai parlando – è fondamentale per garantire la stabilità del nostro mondo. Non è forse vero che in loro assenza Equestria collasserebbe su se stessa? Una tale energia, da un singolo Elemento, se ben incanalata e unita alla tecnologia che abbiamo sviluppato in questi mesi basterebbe a tenere in funzione uno Jaeger per giorni!»

«Questa è un’eresia!» Puntò gli zoccoli «Io pensavo che tu avessi un piano quando ho accettato di contattarti, ma è chiaro che qui state andando a tastoni!»

«Che posso farci, sono un genio del metodo euristico!»

«No, sei solo un buffone che si crede un Deux Ex Machina sceso dal cielo!»

«Dici? Allora come giustifichi che la tua cara Princess Celestia sta fissando il vuoto come se trovasse la mia opzione tanto attraente?»

«No, non ci sei proprio, lei sta soltanto… » si girò verso di lei e proruppe in un’esclamazione di sorpresa, Celestia stava realmente riflettendo sulla possibilità di usare gli Elementi per lo scopo proposto da Bibski!

«Credi che abbia senso, sul serio?!» Chiese Twilight, temendo a quel punto la risposta.

«È difficile a dirsi. Bibski non sbaglia a dire che gli Elementi emanino costantemente una piccola quantità di energia, ma non basterebbe ad alimentare il motore di una macchina così imponente, a meno che… »

«“A meno che” cosa?» Twilight era impaziente.

«Lo dica, Principessa.» Esortò Bibski ghignando.

«A meno che non vengano attivati singolarmente… »

«Ed è possibile farlo?»

«Non per il rituale di Emissione, Twilight. Per quello è necessaria la vicinanza e l’attivazione congiunta di tutto il set al completo. Ma è possibile fare in modo che rilascino magia in stato caotico per un certo lasso di tempo.»

«Sufficiente a tenere in funzione lo Jaeger per tutta la durata che lo richiede.» Aggiunse l’inventore, come se la cosa fosse scontata.

«Ma in ogni caso è necessario stabilire una connessione tra la Custode e il suo Elemento, non è possibile pensare di farne il mero nucleo energetico di una macchina.»

«Ed è qui che volevo arrivare!» Scattò in avanti l’inventore. «Ci serviremo dei nostri progressi compiuti nello studio del sistema nervoso equino e che fino ad ora abbiamo applicato solamente all’Equalizzatore! Connetteremo i piloti ai propri Jaeger, affiancandoli a un partner che in pratica dividerà con loro il carico neuro-muscolare richiesto. Ce l’avete presente una carrozza? Se sono in due a condurla è più facile, anche se teoricamente un solo conducente robusto potrebbe farcela da solo. Il principio da applicare è lo stesso. Formeremo una simbiosi pony-macchina così profonda e stabile che anche a distanza, l’Elemento “crederà” di essere indossato e sarà possibile attivarlo!»

«Lo dici come se fosse una cosa facile da fare…»

«Non ho mai detto che lo sia, Sparkle. Altrimenti non saresti qui a dubitare delle mie risorse.»

«Ci hai pensato a Rainbow Dash e Rarity? Loro non hanno più un oncia di magia in corpo! I loro Elementi sono inerti da quando sono state colpite dal mostro!»

«Troveremo una soluzione anche per questo: possiamo sempre fare a meno di una coppia di Elementi se l’energia degli altri si rivelasse ingente, adoperarne uno per motore, oppure trovare una maniera per avviarli anche senza il prerequisito della magia. È soltanto una questione di scienza applicata all’ingegneria, Sparkle, gli Elementi non si attivano solo perché soffrono la solitudine e gli piace il contatto equino! Essi hanno un’affinità con voi e si attivano in risposta al vostro volere. Ebbene, l’Equalizzatore funziona come un’estensione del corpo del pony, e gli Jaeger ne saranno una variante potenziata e ingigantita, un’incarnazione sublime di magia e progresso! Corpo di robot, mente dei pony e cuore di Armonia, uniti per formare l’arma di difesa definitiva contro i Kaiju!» Bibski terminò con un impeto di fervore, dopo di che nell’ufficio scese un silenzio inquieto. Quello che doveva dire l’inventore lo aveva detto, e più volte il suo cutie mark aveva brillato, svelando quanto fossero alte le sue aspettative per la riuscita del piano. Ora solo le Principesse potevano decidere per il futuro della Nazione e di tutti i suoi abitanti, ma Bibski era sereno; una regola del commercio stabilisce che se riesci a convincere un potenziale cliente ad entrare nel tuo negozio e ad ascoltare ciò che hai da dirgli, ci sono buone probabilità che la vendita vada a buon fine.

«E quindi... se dobbiamo usare gli Elementi questo significa che... dobbiamo pilotare noi gli Jaeger.»

«Non esistono alternative. Credimi Sparkle, se ci fosse un modo sarei io stesso a salire a bordo per battermi.»

Celestia la stava guardando con apprensione, ma anche lei aveva compreso che non c’erano alternative. Ora capiva perché il modello dello Jaeger ribattezzato Manecrush assomigliava così tanto a Twilight.

«Ma io so a mala pena mantenere una rotta di volo stabile, non ho idea di come si piloti una macchina! Tantomeno applicare quelle conoscenze allo scontro… »

«È un problema che verrà affrontato nei prossimi mesi. Non vi metteremo semplicemente dentro un robot per chiedervi di pilotarlo, lo costruiremo letteralmente pensando alle caratteristiche peculiari di ognuna di voi. Alla fine avremo tre Jaeger che rispecchieranno fedelmente i talenti e le abilità della rispettiva coppia, e nessun altro oltre la coppia designata sarà in grado di pilotarli.»

«E io con chi dovrò affiancarmi?»

«Anche questo sarà affrontato a suo tempo. Dovremo rendervi quanto più efficienti possibile, in modo che ogni coppia completi con le proprie abilità le altre. Non sarà facile, e perciò ci serve la vostra collaborazione. Deve instaurarsi un’alchimia perfetta, in modo che le azioni di una completino la volontà dell’altra. In un certo senso il vostro legame semplificherà le cose, ma dovrete andare oltre, diventare una cosa sola! Non solo con lo Jaeger, non solo con la vostra partner, ma tutte insieme!»

Bibski restò in attesa di una risposta e con Celestia guardarono Twilight mentre digrignava i denti e distoglieva lo sguardo da loro. Non ne era convinta, non ne era convinta per niente, e se lei era restia non osava immaginare cosa avrebbero detto le sue amiche, Rarity difficilmente avrebbe accettato di montare su uno di quegli Jaeger e scendere sul campo per menare gli zoccoli coi Kaiju; Pinkie Pie avrebbe preso il tutto come un gioco, non ce la vedeva proprio a combattere a bordo di una macchina gigante per la protezione di Equestria; Applejack e Rainbow Dash erano le più votate all’azione, e se doveva proprio scommettere su qualcuno, solo loro due sembravano idonee alla causa di Bibski; il peggio sarebbe arrivato con Fluttershy: potevano convincerla a pilotare lo Jaeger ma non si sarebbe mai battuta contro i Kaiju, mai! Il suo amore devoto verso tutti gli animali glielo avrebbe impedito e un giorno, Twilight lo sapeva, avrebbe causato loro dei grossi problemi. Chissà se Bibski si rendeva conto di tutto ciò?

Gli schemi di Manecrush erano tornati nel fascicolo, ormai non servivano più. Bibski lo sollevò con la levitazione del corno artificiale, ma invece di rimetterlo al suo posto, lo adagiò tra i volumi di una delle sua sovraffollate librerie e lo lasciò lì.

«Vi riaccompagno in laboratorio. Blu vi farà passare attraverso il suo portale e vi riporterà a castello. Immagino che abbiate molto da fare laggiù, e anche noi. Credetemi, sto soffrendo per quello che è avvenuto alla capitale, avrei tanto voluto che le cose fossero andate diversamente, ma inutile piangere sul latte versato, no? Avrei una richiesta da farvi: potete ospitare Bright per una notte? Domani dobbiamo andare alla grotta, sarebbe molto più facile se vi raggiungessi attraverso il Ponte piuttosto che a riaccendere i motori dello Skybreaker.»

«Forse potremo trovargli una sistemazione, ma dovrà dividerla con gli altri rifugiati a castello, non possiamo concedergli i privilegi di un ospite illustre.» Rispose Celestia.

«Tranquille, mangia poco ed è forte come un’Ursa Minor, forse anche di più. Anzi sarà lieto di dare una mano se gli date qualcosa da fare.»

«Vedremo cosa si potrà fare allora.»

«Molto bene. Allora ci rivedremo domani.»

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Quella notte Rarity faticava a mantenere il riposo. Si girava nella sua brandina e aveva un incubo che non le dava sollievo.

Nel sogno udiva suoni chiassosi provenire da tutte le direzioni, e quelli che sembravano urla di pony terrorizzati, in fuga da qualcosa. Poi il mostro gigante, Cyclop, che distruggeva tutto non lasciando scampo a nessuno.

La causa di tutto era da imputare al suo mal di testa, quella lieve ma costante emicrania che era comparsa quando la sua magia era stata soppressa e che da allora non aveva dato cenno di volersi sedare.

Le urla divennero più intense, la fecero contorcere nel sonno, poi a un certo punto un movimento accanto a lei la convinse ad aprire gli occhi.

Si trovava nella hall del castello di Canterlot. Lei e Rainbow Dash erano rimaste lì per volere dell’equipe medica per monitorare il loro stato di salute e per accertarsi che l’effetto dei globi assorbi-magia non portasse ulteriori conseguenze. Strabuzzò gli occhi frastornata dall’agitazione che tutto intorno stava via via accrescendosi. Stava succedendo qualcosa.

Spike era lì di fianco, steso per terra in un sonno comatoso, lei gli mormorò qualcosa ma in un primo momento fu perfino difficile articolare una frase senza mangiarsi tutte le consonanti, al secondo tentativo si sforzò di essere più chiara. «Spike, ehi sei sveglio? Che cosa sta succendendo laggiù?»

Ma il draghetto era ancora profondamente immerso nel suo sonno, neanche un terremoto sarebbe riuscito a svegliarlo.

Rarity capì che doveva scoprirlo da sé.

Altri pony si stavano svegliando attratti dal chiasso, tutti cercavano di riprendersi e di capirci qualcosa, e prima di quanto si pensasse tutta la hall, che un attimo prima era immersa nel silenzio, era piena del vociare dei rifugiati e del baccano che stava producendo qualcuno.

La stilista dal manto bianco decise di incamminarsi per indagare. Passò accanto a Rainbow Dash, che solo in quel momento si era svegliata e si stropicciava la faccia per tornare alla realtà.

Poco più in là, intorno a una giumenta unicorno, una calca di persone si erano radunate e la fissavano con le mandibole spalancate.

«Non ci posso credere, guardate, guardate tutti. Ci riesco!» Il suo corno brillava di viva magia e con esso sorreggeva il bicchiere che era appartenuto alla sua cena della precedente sera. Solo allora Rarity aveva realizzato che quella giumenta era una di quelle che erano state colpite dai globuli, e che come tutti si era ritrovata incapace di usare la magia. Ora invece faceva piroettare quel bicchiere con acrobazie che fecero provare alla stilista un moto d’invidia.

Un altro unicorno, sentendosi ispirato dalla sua esibizione, provò a lanciare un incantesimo di luce, e un’ampia area intorno a lui si illuminò dell’incanto che aveva utilizzato. «Ci riesco anch’io, incredibile, fantastico!»

Uno per uno tutti gli unicorni tentarono di lanciare qualche incantesimo per verificare se ne erano in grado, il tutto mentre medici e infermieri, accorsi dopo aver udito la notizia, cercavano di capire cosa stava succedendo.

Rarity e Rainbow Dash avevano osservato a lungo fino a quando la Custode della Generosità non si decise a provare lei stessa, e usò un incantesimo in cui lei era particolarmente talentuosa: l’incanto per localizzare gemme e altre pietre preziose nello spazio circostante. Immediatamente divenne consapevole di ogni singolo brillante che adornava il diadema delle dame rifugiate e i preziosi che decoravano le architetture e l’intero arredo del castello.

Non solo, ma scoprì anche che il suo mal di testa era svanito e che ora c’era solo una calda sensazione di arcana magia che sprizzava dal suo corno. Era incredibile che qualcosa di così scontato potesse mancarle a tal punto, e allo stesso tempo era incredibile quanto fosse bello averlo riconquistato.

Vedendo che tutti quanti stavano sperimentando da sé con i propri incantesimi, Rarity con voce frizzante di felicità si rivolse a Discord:

«Prova anche tu, dai!»

Discord si illuminò improvvisamente e già si immaginava di trasformare la hall in una pista da ballo, per tirare un po’ su di morale quei pony. Fece quindi il gesto di schioccare le dita ma l’azione non produsse nulla, né tanto meno sentì di stare meglio.

«Oh cielo…» esclamò la stilista. «Forse è solo questione di tempo, vedrai che a breve ritorneranno!»

Nessuno più dormì per quella notte, nemmeno Bright, che aveva aiutato per tutta la giornata ad accogliere i superstiti che arrivavano dalla città.

Tutti erano emozionati e felici che la loro magia e quella dei loro amici veniva uno per uno riacquistata, e nel giro di qualche ora quasi tutti avevano recuperato le loro condizioni naturali.

Restava da capire se la guarigione riguardasse anche Rainbow Dash, ma per scoprirlo avrebbero dovuto aspettare l’alba per poi testarla con l’Elemento della Lealtà.

Quando il sole cominciò a risplendere in una giornata finalmente più limpida, solo uno non aveva ancora riottenuto le sue capacità, Discord. Essere l’ultimo lo aveva riempito di sconforto, ma le parole delle sue amiche giumente gli avevano infuso un po’ di speranza, ed erano certe che presto o tardi anche lui sarebbe ritornato in possesso dei suoi poteri.

Twilight aveva trascorso la notte a casa dei suoi genitori. Erano passati degli anni da quando aveva soggiornato per l’ultima volta in quella casa, ed era felice di pensare che la furia di Cyclop aveva risparmiato quel luogo pieno di ricordi e che per lungo tempo era stato per lei sinonimo di rifugio.

Aveva goduto della fortuna di un breve distacco quando si era seduta a tavola insieme a Pinkie Pie, Applejack, Fluttershy e i suoi genitori, e avevano fatto colazione tutti insieme scordandosi del disastro e della crisi che stavano vivendo.

Parlarono di ciò che era successo nelle settimane precedenti, degli impegni di ciascuna di loro, di argomenti insomma che si discostavano completamente dal Quarto Attacco e dei Kaiju in generale.

Poi alla porta bussò qualcuno.

«Vado io!» Si offrì l’alicorno, e si ritrovò di fronte una Guardia Reale che colse tutti quanti di sorpresa.

«Principessa Twilight Sparkle!» Si inchinò al suo cospetto. «È richiesta la vostra presenza a castello! Princess Celestia ha ordinato di chiamarvi e chiedervi di raggiungerla subito!»

«È successo qualcosa di grave?» La domanda era quasi retorica, perché si aspettava che da un momento all’altro potesse succedere di tutto.

«Al contrario, le notizie non potrebbero essere migliori!»

Fu così che apprese che gli unicorni erano guariti dalla loro condizione magica e un sospiro di sollievo, una luce scintillante rischiarò finalmente il fondo del tunnel.

C’era poi dell’altro: Bibski Doss aveva attraversato il Ponte e aveva chiesto di essere condotto alla grotta. Questa notizia la mise nuovamente in agitazione.

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Fin dai tempi più remoti la montagna di Canterlot era stato un luogo ricco di misteri e di fascino, che ha incantato le menti e i cuori di tutti i pony che alzando in alto lo sguardo, la vedevano spiccare sopra l’orizzonte del cielo.

Anche tra chi abitava nelle vicinanze c’erano sentieri nascosti che nessuno aveva mai percorso da secoli, e anfratti che serbavano segreti ormai dimenticati dalla storia.

Twilight Sparkle e con lei tutti gli altri, un gruppo formato da Princess Celestia e Princess Luna, Brightgate e Bibski Doss, stavano salendo proprio uno di questi sentieri, un passo dissestato e stretto che sembrava condurli direttamente nelle viscere della montagna.

C’era emozione nell’aria, e l’emozione, si sa, ha molteplici sfumature. Quello che provava la Principessa dell’Armonia era un misto di speranza e impazienza per i segreti che stava per scoprire una volta arrivata alla meta, la verità sul Vello Oscuro che la sua ex-mentore aveva nascosto per tanto tempo; era poi in ansia per Discord, che ancora tardava ad avere indietro i suoi poteri e che proprio in quelle ore si stava sottoponendo a ulteriori analisi per scoprirne la ragione. Ma c’era anche dell’altro, una notizia dell’ultima ora che aveva fatto comparire in lei un sentimento ostile, di delusione verso la popolazione di Canterlot, perché aveva saputo che nel corso della notte, mentre i pony a palazzo riacquistavano le loro capacità magiche, le Guardie in città avevano arrestato degli individui che si stavano cimentando in atti di sciacallaggio verso le abitazione e le attività commerciali, e che il fenomeno era in rapido aumento. Malgrado la Principessa dell’Armonia facesse del suo meglio per giustificare quegli atti deplorevoli, attribuendoli a stalloni e giumente che necessitavano di quei furti per sopravvivere, proprio non capiva come potessero quei pony macchiarsi di atti così meschini nei riguardi della loro stessa gente.

Princess Luna aveva vegliato sulla città insieme al suo esercito di pony-pipistrelli per tutta la notte, ed ora aveva delle occhiaie che lasciavano intravedere tutta la stanchezza del suo volto.

Celestia invece aveva delle espressioni ambigue, come se fosse assente in un momento e perfettamente coscienziosa in quello successivo, e probabilmente nella sua mente mille pensieri contrastanti facevano a pugni per accaparrarsi la sua attenzione.

Chi non sembrava subire pressioni da parte degli avvenimenti era solo e unicamente Bibski Doss, che trottava al loro seguito facendo di tanto in tanto solo qualche commento a vuoto, ai quali però nessuno rispondeva.

Dopo aver marciato a lungo nella strettoia giunsero infine a un vicolo cieco, con un’alta parete a muraglia e senza più una via per proseguire, se non voltandosi indietro e ripercorrendo i propri passi.

«Siamo arrivati.» Commentò Celestia laconica.

Gli altri si guardarono intorno senza capire, ad eccezione di Luna che invece dava l’idea di saperla lunga su dove si trovassero.  

«Non credo di aver capito la battuta, ammesso che lo fosse.» Commentò Bibski Doss, e Nemmeno Bright sembrava essere a suo agio di fronte a quella situazione.

Fu a quel punto che Celestia sospirò, e facendo alcuni passi in avanti si portò vicino alla parete mentre gli altri la osservavano in silenzio. Dal suo corno partirono delle luci concentriche che andarono ad assumere una forma definita, costituita da un cerchio con al suo centro una piccola sfera a tre punte che si estendevano in orizzontale e in verticale, e una quarta con un asse più lunga che prendeva la forma di una croce rovesciata.

Quando la figura sospesa nell’arcano terminò di comporsi rivelando il suo aspetto effettivo, una grande runa circolare al centro della parete rocciosa prese a brillare in maniera più intensa e intermittente, quindi la roccia cominciò a dividersi e a ritirarsi nella parete, rivelando uno spazio vuoto all’interno, più ampio rispetto al sentiero: l’entrata della grotta.


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«Questa è solo una delle vie d’accesso che usavamo per accedere.» Spiegò al gruppo. «Nel corso dei secoli le altre sono crollate o sono state sigillate per mia volontà, quindi non stupitevi se vedrete dei tunnel o dei percorsi che non conducono a direzioni precise. Il tutto aveva lo scopo di garantire sempre e comunque una via di fuga nel caso d’invasione da parte di un esercito nemico.»

Celestia fece loro segno di procedere e Bibski si mise in testa alla fila entrando insieme a lei.

Twilight avrebbe tanto voluto avere con sé le sue amiche, per condividere con loro la responsabilità del segreto che stava per scoprire, ma si rendeva conto che la cosa non sarebbe stata possibile: Rarity e Rainbow Dash dovevano ancora restare sotto osservazione, almeno per qualche ora, e per quanto riguardava le altre, erano semplicemente troppo provate per seguirla. Meritavano di riposarsi ancora per un po’.

Luna era in coda al gruppo, come se volesse prendere le distanze da sua sorella per una ragione non precisata, e questo scatenò la curiosità di Twilight: «C’è qualcosa che non va, Princess Luna?»

L’alicorno dal manto blu abbassò lo sguardo. «Sto pensando che avrei preferito essere coinvolta nella cosa, o per lo meno esserne messa al corrente nel momento che ho ripreso in zoccolo il ruolo di Principessa della Notte.» Bisbigliò la risposta, ma era impossibile che Celestia non stesse ascoltando, nonostante continuasse a marciare con la sguardo puntato rigidamente in avanti.

«Quindi non sai che cosa c’è là dentro, è un mistero anche per te?»

«No… so cosa ci tiene, è stata una decisione che abbiamo preso insieme in effetti. Solo... non pensavo che la tenessi nascosta così.» Questa volta si rivolse direttamente alla sorella, ma senza sortire alcun effetto.

«Come, come?» Arrivò invece Bibski Doss svolazzando col suo Equalizzatore.

«Stai dicendo che la Principessa Celestiale tiene dei segreti anche con sua sorella minore? Quella stessa sorella minore con cui ha condiviso secoli di governo all’insegna del rispetto reciproco e del…»

«E stai zitto per una volta, imbecille!»

Twilight gli vuotò contro un colpo magico dirompente, scaraventandolo al tappeto in un istante. Era di debole intensità, ma lo teneva in serbo per lui da così tanto tempo che si sentì subito meglio una volta che lo ebbe lanciato.

Il suo corno smise di fumare mentre l’inventore si rialzava da terra risistemandosi il casco e la criniera scompigliata, mentre Bright rideva sotto i denti per la scena.

«Fate attenzione a dove poggiate gli zoccoli, tra poco dovremo scendere.» La voce della Principessa del Sole suonò così estranea che tutti loro si zittirono di colpo.

Superato il condotto, si aprì dinanzi a loro uno strapiombo, con una stradina laterale che portava in giù verso una grande camera, che a giudicare dal suo contenuto non poteva che trattarsi della grotta di cui tanto avevano discusso nelle ore precedenti.

L’antro era alto decine di metri, capace di ospitare senza difficoltà un intero Kaiju di medie dimensioni ed era letteralmente ricoperto di nicchie disposte su più piani nelle quali erano adagiate delle minacciose ma splendenti armature. Ognuna di esse catturava la luce filtrata e restituiva riflessi scintillanti, tipici dei diamanti, e sembrava che il tempo non le avesse minimamente intaccate.

«Ma quella è… »

«Sì.» Celestia confermò il suo dubbio prima ancora che finisse di esprimersi. La poca luce che filtrava nella grotta era data da un’apertura nella roccia che dava all’esterno, dove una tenda di acqua in costante caduta copriva l’accesso come fosse una tenda.

«Sono passata davanti a quella cascata per anni, non ho mai visto quest’apertura!»

«Questo perché un incantesimo d’occultamento la tiene al riparo da chi osserva dall’esterno, e l’intensità della cascata dissuade gli estranei dall’avvicinarsi per indagare.»

«Se vuoi nascondere qualcosa, mettila in bella vista… »

«Esattamente.»

Poco più in là Bright era estasiato da quanto lo circondava. «Così è questo il Vello Oscuro?» Non poteva credere che qualcosa del genere era sempre stato nascosto lì, senza che nessuno si ponesse delle domande a riguardo.

«Sì, è magnifico, è semplicemente straordinario! No, che dico è una figata assurda!» Bibski corse verso un cumulo di rocce che erano franate dal soffitto seppellendo alcune delle armature. Con la magia artificiale del suo corno liberò da sotto i detriti l’elmetto brillante e immacolato di una di esse e commentò: «Vedete, non un solo graffio! Gli è caduta addosso un pezzo di montagna e non è stato nemmeno scalfito!»

«Basterà questo a contrastare i Kaiju?» Domandò Luna all’inventore.

«Beh se devo dir la verità ho un po’ sovrastimato il numero di armature che avremo trovato. Laggiù c’è un’altra sala?» Chiese indicando un apertura più bassa che dava a un tunnel.

«È fino a dove si estendeva la vena dell’Equestrium, da lì in poi c’è un condotto in discesa che porta alla sacca vulcanica dormiente e alle forge.» Spiegò l’Alicorno del Sole.

«Bene, interessante. Dovremo riattivarle allora, e anche il calderone. Questo posto deve tornare in funzione come ai tempi della crisi! E dovremo rinforzare il soffitto per prima cosa, o rischia di crollarci tutto addosso! Dobbiamo considerare che ci serviranno migliaia di tonnellate di metallo per rendere il tutto possibile. Non sarà uno scherzo. E dovremmo averne delle scorte per quando dovremmo effettuare le riparazioni. Questa era probabilmente l’unica miniera di Equestrium di tutto il regno, se esaurissimo le scorte troppo presto ci ritroveremo in un mare di guai.» Si strofinò il mento con uno zoccolo per riflettere. «Se lo combinassimo con qualche altro metallo e ne facessimo una lega potremmo giocarcela sul risparmio intelligente.»

«E questo cosa comporta al lato pratico?»

«Beh purtroppo andremmo a sacrificare l’eccezionale resistenza dell’Equestrium Diamantato, ma sarebbe comunque una lega di metallo più robusta del normale, e più facile da lavorare rispetto all’Equestrium allo stato puro. Io sono convinto che così possa funzionare!»

Intanto che la discussione tra i due proseguiva, Twilight fece invece un’osservazione basata su quante armature erano presenti nella camera principale: “Ce ne saranno a centinaia qui dentro, migliaia!” E anche di più forse, non vi era un solo angolo della grotta in cui non vi fosse un piedistallo con la propria rispettiva armatura. “Quanti pony militavano nell’esercito a quei tempi? Neanche unendo gli eserciti di tutti gli imperi dell’Equestria di oggi si sarebbe arrivati a pareggiare quei numeri. Perché predisporne così tanti? Perché spendere quel tempo e investire tutte quelle risorse se non vi era dietro alcuna ragione strategica per farlo, nessuna giustificazione. A meno che…”

Improvvisamente Twilight realizzò quale fosse la ragione che aveve spinto la sua ex-mentore a celare la verità.

«Volevate far combattere i cittadini di Equestria?» Parlò a entrambe le regnanti, ma si rivolse principalmente a Celestia. Princess Luna la guardò aspettando una risposta.

«Ho indovinato, è così? Arruolamenti forzati, pony che si lanciano sul campo di battaglia senza avere ricevuto un addestramento appropriato. È per questo che vi serviva l’Equestrium Diamantato, li avreste spinti a battersi contro l’Impero di Cristallo!» L’accusa era precisa e diretta.

«Tu sei ancora giovane, Twilight.» Disse Celestia, che finalmente aveva deciso di aprirsi. «Ci sono molte cose che ancora non comprendi su come si governa un regno, pertanto non posso spiegarti fino in fondo quanto sia stata difficile, ma necessaria la decisione che abbiamo preso. Mille anni fa, quando abbiamo compreso la potenza dell’Impero di Cristallo, abbiamo dovuto predisporre un piano d’emergenza nel caso in cui l’esercito di King Sombra avesse oltrepassato i confini delle Crystal Mountains e fosse penetrato nel nostro regno. Abbiamo scavato questa grotta e prelevato il suo prezioso tesoro, e da esso abbiamo forgiato le corazze che poi abbiamo deciso di celare qui dentro. Questa iniziativa venne ribattezzata la Guerra del Vello Oscuro, in riferimento al conflitto che sarebbe esploso se il mantello d’ombra del Tiranno si fosse esteso entro i nostri territori. Ma le cose sono andate diversamente: io e mia sorella ci recammo di persona alla Torre di Cristallo e combattemmo di persona il Re. Sombra era potente, usammo tutto il nostro potere per contrastare la sua magia oscura, ma alla fine Luna riuscì a esiliarlo insieme a tutto l’Impero di Cristallo.»

La Principessa della Notte non era felice di rievocare quegli eventi, che le ricordavano spiacevoli ricordi. In un certo senso era stato quell’evento a fare da preambolo per Nightmare Moon e i suoi crudeli propositi.

«Da allora ho cercato di dimenticarmi di questo posto, e anche fare in modo che la stessa Storia se ne dimenticasse, per dare inizio a un nuovo presente libero dalla guerra che per un soffio abbiamo evitato.»

Cercò Bibski, che ascoltava attentamente e sembrava comprendere le motivazioni della regnante.

«Stai pensando che abbia agito erroneamente?» Gli chiese e contrariamente alle aspettative lui non scosse la testa.

«No, hai fatto la cosa giusta pensando al bene del tuo popolo, anche se questo avrebbe costretto molti di loro a compiere un sacrificio estremo. Non ti biasimo per questo, posso capire le tue ragioni, quello che non approvo è la tua decisione di tenerlo nascosto alla maggior parte dei tuoi cittadini, a maggior ragione se pensiamo che all’epoca tu stessa eri la Custode di metà degli Elementi, tra cui quello dell’Onestà. Hai tradito il suo significato, avresti dovuto affrontare le conseguenze della tua decisione parlandone col tuo popolo, anche se questo avrebbe influito sulla stabilità del tuo regno.»

Celestia chiuse gli occhi e annuì. Nessuno osò ribattere l’affermazione dell’inventore, che era stato duro ma aveva espresso un pensiero esatto. I tempi erano cambiati nel corso di quei mille anni, la stabilità socio-politica del regno aveva garantito a lungo un periodo di pace e prosperità, i pony avrebbero accettato la verità del Vello Oscuro, immersi com’erano nell’ordinarietà delle loro vite. Ma ora quella verità doveva venire a galla. Una nuova guerra stava infuriando ed Equestria aveva di nuovo bisogno dell’Equestrium Diamantato.

«Ho visto abbastanza per quanto mi riguarda. Dobbiamo cominciare da subito, abbiamo un sacco di lavoro da fare! Voi pensate a procurarmi i pony che ci servono per mandare avanti i lavori, al reste penseremo noi!»

«Invierò un comunicato a tutte le città e ai loro distretti.» Disse Celestia collaborativa. «Occorreranno tre giorni.»

«Fai in modo di riuscirci entro quarantotto ore.»


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Il funerale delle vittime del Quarto Attacco si tenne in un’area fuori dalla Capitale, scelta per la sua conformazione pianeggiante. Purtroppo il numero di spoglie era superiore alle capacità dei cimiteri presenti entro le mura, e per giunta molti di questi erano stati profanati da Cyclop mentre imperversava sulla città.

Alla funzione presero parte quasi tutti i superstiti che si erano radunati a castello o nelle aree circostanti, oltre a numerosi pony accorsi dalle altre città di tutta Equestria per rendere omaggio alle vittime.

Cortei di parenti e amici in lacrime scorrevano per tutto il giorno mentre la salma dei loro cari defunti veniva condotta attraverso le innumerevoli tombe già scavate e posizionati nei loro loculi. Non era raro vedere puledrini rimasti orfani che andavano a dare l’ultimo saluto ai loro genitori, senza neanche comprendere del tutto cosa fosse successo, o casi in cui un singolo pony era costretto a veder seppellire tutta la sua famiglia, essendo l’unico superstite; in altri più estremi invece capitava pure che nessuno era lì per omaggiarli, perché nessuno nel nucleo familiare era rimasto vivo. Per questi pony il destino si era così accanito nel modo più crudele: nessuno avrebbe più trasmesso il  loro ricordo alle generazioni future, il loro nome si sarebbe confuso per sempre tra le migliaia di tombe tutte uguali di quel nuovo, gigantesco cimitero.

Celestia svolse la funzione recitando un omelia stanca e addolorata, avrebbe voluto dare l’ultimo saluto uno per uno a tutte le vittime, scusandosi personalmente con ciascuno di loro per la sua incompetenza, per non essere riuscita a proteggerli nel momento del bisogno. Avrebbe voluto, ma era impossibile sperare di compiere una simile impresa in tempi accettabili.

Gli scavi nel frattempo proseguivano in città e a ogni ora venivano portati alla luce nuovi corpi privi di vita.

La disperazione non dava tregua a nessuno, e se a castello i rifugiati riuscivano a condurre se non altro una vita dignitosa, lo stesso non si poteva dire per chi, per una ragione o l’altra era stato costretto a rimanere a Canterlot. Pony senza scrupoli privavano la gente dei loro averi entrando nelle loro abitazioni e rubandogli tutto, altri pativano la fame malgrado si facesse di tutto per fornir loro dei viveri. Molti, sopraffatti dagli eventi, decidevano di compiere un gesto estremo, convinti che questo avrebbe dato loro un po’ di sollievo.

Al funerale presero parte anche le Custodi degli Elementi (tutte eccetto Rainbow Dash e Fluttershy) e non si fecero mancare neppure Bibski Doss e i pony dell’ex-Reborn Technologies. Per tutti loro la funzione era anche un monito per la loro missione, che ora diventava la priorità per il futuro del regno; il fallimento avrebbe significato una replica di quanto stavano assistendo, e su scala ancora più estesa.

Le due pegaso invece si unirono alla cerimonia di commemorazione dell’Aviazione dei Grifoni, che si stava svolgendo poco più in là. Quei valorosi combattenti avevano sposato la causa dei pony e avevano dato la loro vita in una battaglia che non gli riguardava, per questo meritavano di dividere con loro lo stesso spazio.

Particolarmente toccante fu il momento in cui venne ricordata Gilda: Dash scoprì che la sua amica aveva un nipote, incredibilmente simile a lei, che venne chiamato a pronunciare un discorso che ricordasse il suo valore, esaltandone la carriera militare e le imprese in battaglia, ricordando come aveva domato il suo pessimo carattere per servire la sua gente. Di lei parlò anche di come erano soliti trascorrere il tempo insieme: lei era come una sorella per lui e se ne era presa cura fin da quando era ancora un pulcino, insegnandogli a volare e svezzandolo, mostrandogli la via da intraprendere per incontrare il rispetto degli Antichi Volatori.

Il suo becco e le sue piume fremevano a ogni singola parola, ma dall’inizio alla fine manifestò un contegno tipico della dinastia dei Grizelda, che se fosse stata viva Gilda avrebbe accolto con grande stima. Lei odiava i piagnistei, li considerava una forma di debolezza e un’ammissione della propria incapacità di affrontare le difficoltà della vita.

Per questo Rainbow Dash si sentì ancora più uno schifo quando cedette alla disperazione e si mise ad urlare al cielo e alla terra quanto fosse in pena per la sua perdita. Poco le importava che l’Elemento della Lealtà era tornato ad agganciarsi al suo petto e che quindi era tornata in pieno possesso delle sue integrità magiche, lei voleva riavere la sua amica, non le importava del suo ruolo di Custode.

Poco dopo cominciò il rituale di trapasso della cultura grifona. Al contrario dei pony i loro morti non venivano seppelliti. La terra per loro era solo un trampolino di lancio per il loro elemento naturale, l’Aria, e non si poteva pensare che un grifone dovesse trascorrere l’eternità confinato in quello spazio angusto. Per tale ragione i corpi dei grifoni venivano cremati. Solitamente quando il defunto era uno solo tutti quanti si stringevano intorno alla salma e guardavano le fiamme onorare il suo corpo del privilegio di tornare al cielo sotto forma di ceneri. Quando le fiamme si estinguevano, i resti carbonizzati che non erano ancora ascesi, venivano aiutati dallo sbattere d’ali degli altri grifoni, che le disperdevano fino a quando della pira non rimaneva più niente.

Quel giorno però le cose andarono in modo leggermente diverso. Troppi erano stati i caduti, e pensare di onorarli uno per ciascuno avrebbe richiesto del tempo che non si potevano permettere (su questo condividevano le stesse difficoltà dei pony), per tale ragione si decise per la cremazione di tutte le salme con un unico, grande rogo. Non era stata una decisione sacrilega, al contrario, in questo modo gli eroi che avevano combattuto insieme potevano allo stesso modo ascendere al regno degli Antichi ed essere celebrati come gli eroici squadroni che erano stati in vita.

Mentre le fiamme liberavano i loro spiriti, Dash, che si era calmata, fissava il proprio sguardo sulla salma dell’amica ritrovata. Voleva assicurarsi di assistere ad ogni singolo istante del trapasso, a costo che i suoi occhi bruciassero per il calore o per l’intensità del fuoco.

Fluttershy le si avvicinò con reverente silenzio, porgendole qualcosa: la piuma che aveva prima conservato e poi gettato a terra in uno scoppio d’ira. La pegaso arcobaleno non ci pensava nemmeno più, e la cosa le schiarì le idee aiutandola a riflettere: la cieca rabbia che le era cresciuta dentro era nociva e non poteva lasciare che prendesse il sopravvento, sviandola dal suo vero obbiettivo: distruggere tutti i Kaiju. Presto si sarebbe messa in moto la grande macchina di Bibski Doss, e allora avrebbe assaporato la sua vendetta. Fino ad allora avrebbe fatto la sua parte, anche se questo significava dover attendere dei mesi prima che si presentasse l’occasione.

Allungò il passo verso il rogo, avvicinandosi quanto più il calore le consentiva.

Gli altri grifoni la tenevano d’occhio lasciandola però fare, almeno fino a quando non avesse compiuto qualcosa di avventato. La pegaso invece compì l’atto più banale, ma più emblematico che potesse fare per rendere omaggio alla sua valorosa amica: gettò la sua piuma tra le fiamme purificatrici.

Il calore ne stropicciò le estremità e poi si prese tutto il resto, fino a quando non rimase che un granello di fuliggine, che l’aria calda innalzò in cielo disperdendola nel tempo.

Il nipote di Gilda, vedendo ciò che aveva fatto, le andò incontro, e finalmente dopo essersi trattenuto a lungo, si strinsero in un abbraccio e insieme si sfogarono per la sua dipartita.

Altri funerali vennero organizzati nel corso delle giornate seguenti, man mano che venivano scoperti nuovi corpi o recuperati quelli che erano deceduti nel corso dei giorni successivi, e non tutti videro la partecipazione delle Principesse. In alcuni casi i parenti delle vittime optavano per una funzione privata, e la loro volontà veniva rispettata senza reclami.


Nel frattempo presero l’avvio i lavori della messa in sicurezza della grotta, della riaccensione delle fornaci che avrebbero fuso le armature di Equestrium Diamantato magicamente trattate e della costruzione delle strutture che sarebbero diventate il centro operativo della squadra di Bibski Doss.

Ci furono molti volontari, tanti pony che si sentirono in dovere di fare la loro piccola parte affinché Equestria fosse pronta a contrattaccare i Kaiju al loro prossimo arrivo.

Era trascorsa una settimana e molte cose erano già state completate a un ritmo sorprendente.


Era trascorsa una settimana e Discord non aveva ancora ritrovato i suoi poteri.


   
 
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