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Autore: sku    03/06/2009    1 recensioni
Vent'anni prima Allanon aveva svelato a Shea la sua discendenza reale e lui aveva sconfitto il Signore degli Inganni. Adesso un nuovo nemico minaccia le Quattro Terre e il druido torna a calcarle per fermarlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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32.
Leian sentiva le pietre pulsare tra le sue dita, un secondo cuore che le chiedeva di liberarlo.
L'elfa si chiese come aveva potuto credere così facilmente ad Abaddon, come aveva potuto cedere e farsi plagiare così arrendevolmente. Non aveva scuse, tutti contavano su di lei e lei aveva rischiato di deluderli.
Le pietre emanavano calore, promettendole una rivalsa che desiderava, e le chiedevano di essere usate. Leian si concentrò su di esse e la grotta sotterranea fu presto invasa dalla loro luce bianca e potente che la abbagliò.

Il vecchio guardava la bambina, entrambi seduti sulla riva nord del Lago Arcobaleno.
- Perché io? - gli chiese giocando con alcuni sassi. Il vecchio rise sommessamente.
- La risposta la sai già. Siamo in pochi a poterlo fare. Le Creature del Verbo... -
- Tutti siamo Creature del Verbo, anche gli animali! - ribattè lei con astio.
- Non fingere di non capire, sai benissimo cosa intendo. Le Creature come te e me, magiche, che esistono dal tempo delle Faerie, dall'inizio dei tempi. -
- Ma perchè proprio io? - si ostinò lei conoscendo già la risposta.
- Perché non c'è nessun altro. -
- Ci sei tu. - replicò lei sfidandolo.
Il Re del Fiume Argento s'intristì e scosse la testa.
- Il mio compito è un altro e farei volentieri a cambio con te, ma sappiamo entrambi che non è possibile. Il Verbo ci ha destinati a fare ciò che vuole. -
La bambina continuò a giocare coi sassi; poi ne prese tre più bianche degli altri e li strinse forte finché non scaturì da loro una luce abbagliante che si spense quando lei aprì la mano.
Il Re del Fiume Argento annuì. - Vedo che sei pronta. -
- Sono costretta ad esserlo. -
- No, questo no. Devi accettare liberamente di farlo o sarà inutile. Puoi rifiutarti. -
- Ma in quel caso... -
Il vecchio intuì il corso dei suoi pensieri. - In quel caso non saresti una Creatura della Distruzione. Non è tutto bianco o nero come ti piace pensare. -

La bambina era spaventata da tutto quel buio così illuminò la grotta con le sue pietre. Un sibilo ferito la fece voltare giusto in tempo per vedere un'ombra rifugiarsi dove il chiarore non era arrivato.
- Puoi rifiutarti. - le disse la voce vellutata, ben sapendo a cosa stava andando incontro.
- E' troppo tardi. Lo sappiamo entrambi. -
La figura della bimba si dissolse e rimase solo una creatura di luce che si fuse con quella prodotta dalle pietre. Il bagliore si espanse lottando con il buio anormale, vischioso, che si trovava nella grotta, nell'assoluto silenzio. Non un rumore indicava lo scontro che si stava svolgendo.
Lottarono finché la luce esplose conquistando ogni anfratto, sigillando il buio sotto la terra che tremò. Altre creature d'ombra vennero richiamate nella loro prigione e sigillate finché anche l'ultima scintilla di luce si spense lasciando sul terreno fuori dalla grotta tre ciottoli bianchi.

Solo buio. Il tempo immobile che sembrava non scorrere mai. E la rabbia. Per essere stato imprigionato da quella Creature del Verbo nei panni di una bambina. Ma il momento della riscossa sarebbe arrivato, la magia che lo bloccava stava per cedere e lui sarebbe tornato libero. Solo una cosa avrebbe potuto fermarlo, un'altra Creatura del Verbo. Ma lui sapeva che erano praticamente estinte, rimaneva solo il Re del Fiume Argento che però non poteva lasciare le terre a cui era legato.
Se avesse avuto un viso in quel momento vi sarebbe apparso un ghigno.

La fievole luce penetrò dall'esterno insieme ad un uomo quando ormai non lo credeva più possibile. Abaddon riconobbe in lui un desiderio di vendetta così simile al proprio da lasciarlo stordito.

- La moglie di mio fratello è un'elfa. Amica dei druidi. E ha la magia, anche se non vuole usarla. - disse Rentro in un sussurro. - Peggio di così non poteva essere. -
Abaddon intuì il pericolo dietro quelle parole; gli Elfi erano Creature del Verbo, immagini dello Spirito della Creazione. Avevano perso la magia e questo l'aveva fatto sentire al sicuro, ma se una di loro l'aveva recuperata...

- Devi sbarazzarti della tua famiglia. E' una minaccia. Penso voglia occupartene tu per trovare la tua vendetta. -
Abaddon non riusciva a credere a quanto fosse facile manipolare quell'uomo.

La luce tremolò quando Leian fu scosse dall'ultimo ricordo, sentì Abaddon ansimare intorno a lei, ferito in qualche modo che non riusciva a comprendere. Leian strinse più forte le pietre e i ricordi fluirono nuovamente ma sentì che la fonte era diversa, non più Abaddon ma lei stessa.

- Jun, la magia degli Elfi non è tornata per caso. - esclamò Allanon. La donna dai capelli rossi non incrociò il suo sguardo ma continuò ad osservare la bambina che sedeva sulle sue ginocchia intenta a succhiarsi le mani.
- Lo so. L'ho capito. Ma io cosa posso fare? -
- Jun, tu sei una Creatura del Verbo. La magia degli elfi è solo nascosta, pronta a riapparire quando serve. -
- E con questo? Lei riappare e io devo sacrificare me stessa e la mia vita per il Verbo? -
Allanon non rispose.
- Senza contare mio marito e mia figlia. -
Allanon rimase chiuso nel suo mutismo conscio di quello che la donna stava per dirgli.
- No. E' la mia risposta. -

I pensieri di Leian si fecero rapidi nella sua mente obnubilata da quei ricordi così crudi. Non riusciva a credere che sua madre fosse stata così codarda. Non aveva saputo rinunciare a se stessa e come risultato aveva sacrificato anche la vita delle persone che aveva detto d'amare. Aveva fatto di lei un'orfana che non poteva essere orgogliosa del gesto della madre.
Adesso comprendeva perchè Allanon le aveva nascosto la sua vera missione, perchè lei doveva capire ed accettare o avrebbe commesso gli stessi errori di sua madre.
Sentì crescere in lei la determinazione e la sensazione che ciò che stava per fare era giusto ed essenziale. Nulla poteva fermare la Distruzione tranne la distruzione stessa. Non c'era altra scelta.
Leian strinse più forte le pietre e la luce si rafforzò. Avvertì il calore che emanavano salire attraverso il braccio ed entrare nel suo corpo fino a pervaderla tutta. Era piacevole, percepiva di non essere sola, le pietre erano vive e le comunicavano affetto, coraggio e la spronavano a terminare ciò che avevano iniziato.
Leian sentì il suo corpo sfaldarsi e dissolversi senza dolore, mentre si fondeva con la luce che inondava sempre più ferocemente la grotta, strappando ogni residuo di oscurità e malvagità, legando Abaddon a se stessa, soffocandolo e impedendogli di scatenare il suo potere. Leian avvertì la sofferenza di Abaddon e il suo rancore verso il Verbo. Poi non sentì più nulla.


Allanon era stremato, la lotta contro le bestie stava prosciugando le sue energie mentre si sforzava di proteggere se stesso, Nur e Garvo dagli attacchi degli avversari. Il suo fuoco magico si faceva sempre più fievole e sembrava non riuscire a tenerle più a bada. Nur si scagliava contro le bestie facendo calare la sua pesante ascia su di loro e rendendole il più inoffensive possibile; ormai tutto il suo possente corpo era imbrattato dal liquido nerastro che sgorgava dalle ferite che infliggeva e dal suo stesso sangue che colava da una ferita sul viso. Garvo stava accanto al druido, un braccio inerte lungo il fianco, e con la sua spada teneva lontano da Allanon le bestie che gli arrivavano troppo vicino.
Sembrava una danza attorno all'entrata della grotta. Poi, mentre ormai le loro difese stavano per cedere, le bestie scomparvero, risucchiate lontano.
Garvo e Nur si guardarono intorno esterrefatti, intontiti, poi si lasciarono cadere a terra, sopraffatti dalla stanchezza e dal dolore delle ferite.
Allanon si passò una mano scheletrica sugli occhi. Scorse uno scintillio bianco per terra.
- Leian. - mormorò, mentre le prime gocce di pioggia bagnavano il suo capo.


Tragil non dubitava più nella loro vittoria. La Legione della Frontiera non era mai stata sconfitta e Balinor era il più capace ed ardito dei comandati. Con fermezza aveva mandato i suoi soldati là dove c'era più bisogno di loro, mentre lui vagava per il campo di battaglia sempre dove essa era più cruenta e sembrava risolvere ogni situazione. Rianimava gli animi e infondeva sicurezza. Almeno finché una bestia non lo fece cadere da cavallo. Balinor rimase a terra, mentre il suo luogotenente accorreva il suo soccorso ostacolato da alcuni gnomi.  Poi l'alto re di Tyrsis  si levò in piedi e menò fendenti difendendo coloro che volevano aiutarlo. Mentre Tragil si avventava contro una bestia che stava soffocando un suo sottoposto la vide sparire davanti ai suoi occhi e per poco non colpì che voleva salvare. In tutta la zona di battaglia gnomi, nani e uomini si guardarono increduli, poi la battaglia ricominciò ma ormai gli gnomi si sentivano persi e la maggior parte cercò di fuggire mentre gli altri venivano fatti prigionieri.
Tragil alzò la testa verso il cielo e gli parve più luminoso di quanto ricordasse. Poi si accorse che la cappa di umidità che aveva sovrastato l'Anar per così tanto tempo se ne era andata.


Eventine Elessedil era riconoscibile da lontano, i capelli biondi brillavano mentre combatteva attorniato dalla squadra della Guardia Reale che aveva il compito di proteggerlo. Menion Leah era poco distante, anche lui impegnato in un combattimento che lo stava sfiancando. Sour al suo fianco stava facendo di tutto per impedire che venisse colpito ma il re sembrava trovarsi sempre al centro delle battaglie più cruente. Sour vide il re girare velocemente su se stesso roteando la grande spada e colpire un paio di soldati che avevano avuto la malaugurata idea di porsi sul suo cammino. Poi sbiancò e lasciò cadere l'arma. Sour era allibito e stava per andare a soccorrerlo quando Menion prese il suo lungo arco di frassino e incoccò una freccia che scagliò oltre le spalle del giovane uomo del Callahorn. Sour si voltò e vide una bestia colpita alla spalla che cercava inutilmente di togliersi il dardo dalla spalla con gli artigli mentre la Guardia Reale si serrava intorno ad Eventine ferito dal nemico. Menion raccolse la sua spada e si lanciò contro la bestia ferita e la colpì con impeto al collo. Quella cadde a terra ed Eventine la colpì con la sua spada facendola svanire. I due re si guardarono ansanti per lo sforzo e stavano per riprendere a combattere quando varie urla in diverse parti del campo di battaglia li sorpresero. Impiegarono diversi istanti per capire che tutte le bestie nere erano scomparse.
Menion Leah sorrise, mise la spada nel fodero e prese in mano il suo arco e lo alzò al cielo. Adesso potevano farcela. I suoi uomini fecero risuonare l'urlo di guerra di Leah e gli Elfi li imitarono. Sour alzò la sua spada e osservò il cielo: pesanti nuvoloni neri si stavano accumulando, un lampo lo accecò presto seguito da un tuono che sembrava imitare le grida di gioia nel campo.
- Non credere che sia finita. - gli disse Menion. - Adesso sarà solo più facile. -
- I governanti del Sud non cederanno facilmente la preda. - osservò Eventine.
- Ma forse non hanno ancora capito che la preda sta per diventare predatore. - rispose Menion osservando parte dell'esercito del Sud ripiegare sotto i colpi degli Elfi.
- Facciamo la nostra parte! - li incitò Eventine Elessedil risalendo a cavallo.

***
Eccoci qui, al penultimo capitolo. Spero di non deludervi, perché è stato molto difficile terminare l'azione in questo modo, cercando di essere coerente con me stessa e con la storia. (Probabilmente quello che ho appena scritto non ha senso, ma non fateci troppo caso!)
Alaide: Le tue parole e i tuoi commenti hanno contribuito a far andare avanti questa storia,  perché hai apprezzato i nuovi personaggi, come ho reso quelli vecchi e la storia in generale. Sei una commentatrice preziosa e ti ringrazio di tutto il tempo e di tutte le parole che mi hai voluto dedicare.
Grazie anche a chi legge senza commentare.
A presto,
sku

  
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