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Autore: FlameWolf    26/02/2017    6 recensioni
Non so da dove provenga, né perchè abbia scelto proprio me, ma è mia e non abbandonerà mai, neppure nel mio giorno più oscuro.
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il nulla

 

Louise Lacey “La Strana” Welch, tributo del distretto 10 (Trasmutazione), Capitol City

 

Rileggo nuovamente il periodo da capo. Questa sera non riesco proprio a concentrarmi, è come se le parole continuassero a sfuggirmi. Forse dovrei rinunciarci e basta, in fondo questo libro l'ho già letto due volte, so già come finisce, non è una gran perdita se mi arrendo. Decido dunque di chiuderlo e di mangiarmi le unghie per allentare la tensione. L'ansia è talmente tanta che mi sono perfino dimenticata di cambiarmi, indosso ancora lo stesso vaporoso vestito dell'intervista. Spero di non fare una cattiva impressione solo per questo.
Prendo un respiro profondo, devo calmarmi. Claire ha promesso che sarebbe tornata con la mia potenziale alleata; devo solo aspettare, avere fede, e soprattutto tornare ad essere razionale come al solito. Quest'alleanza è importante, ma non fondamentale. Molti tributi sono arrivati fino alla fine senza mai allearsi, o facendolo ben oltre la metà dei giochi. Magari sarà così anche per me.

Dunque non c'è alcuna ragione per agitarsi. Piuttosto è meglio pensare ad una strategia. Come posso approcciarmi a questa ragazza? Che tipo di persona potrebbe piacerle? Una simpaticona? Scuoto la testa. Che garanzie darebbe una così? E poi non sarei mai in grado di recitare quel ruolo. Forse preferirebbe avere un'alleata timida e docile, in modo tale da essere rassicurata circa la sua lealtà. E se usassi una strategia opposta invece? Se mi mostrassi fredda e precisa? Sì, credo sia la strada migliore anche perché un ruolo del genere si avvicina di più alla mia personalità. Da quanto tempo non sono più me stessa? Sono stanca di fingermi una bambina indifesa ed impaurita.

La porta d'ingresso si apre, ma non vado incontro ai nostri ospiti. Preferisco che siano loro a venirmi incontro, in modo tale da aumentare ancora di più le loro aspettative.
Claire mi raggiunge nel salotto, seguita a ruota da Max e da Yvonne del distretto 3. Mi alzo in piedi e chino la testa in maniera educata: “Sono Louise, è un piacere avervi qui con noi. Grazie per essere venuti qui ad ascoltare la mia offerta nonostante l'ora” affermo per poi risedermi composta. Decido di tenere lo sguardo alto, in modo da mostrare fierezza e sicurezza. Sembro una vera signora in questo momento, Anne sarebbe molto fiera di me.

“Wow” si lascia sfuggire il mentore del tre “Questa sì che è una brava signorina! Beata te, Claire”.
“Sbaglio o sapeva tanto di critica?” afferma Yvonne con aria infastidita.
“Non sbagli affatto” replica lui con aria divertita.
Yvonne gli fa la linguaccia, per poi sedersi in maniera sgraziata dall'altra parte del salotto.
Inizio a studiarla. Indossa una gonna di jeans ed un paio di scarpe da ginnastica dall'aria invernale. Noto anche che ai piedi non porta i calzini. La sua maglia ha una fantasia ricca di cuoricini, mentre i suoi capelli rossi sono decorati con numerose spille a forma di rana. Posso senz'altro dire che è un tipo eccentrico che probabilmente riesce ad ambientarsi facilmente ai nuovi ambienti. Sempre che non stia recitando anche lei, ovviamente. Secondo Claire anche lei è senza alleati, potrebbe darsi che stia ostentando una certa sicurezza per attirarmi a sé.
“Dunque, dicci pure” mi incoraggia Max.
“Pensavo che fosse una buona idea allearci per i giochi. I nostri poteri sono molto diversi, potremmo dunque supplire alle reciproche mancanze. Senza contare che...” mi fermo, notando che Yvonne non mi sta affatto ascoltando. Il mio è un discorso importante, potrebbe dunque smettere di controllarsi le doppie punte?
“Ti sto ascoltando” mi rassicura lei dandomi una rapida occhiata.
Chiudo gli occhi per cercare l'autocontrollo dentro di me. Ha preso un sette alle prove individuali, ha del potenziale. Non devo gettare tutto alle ortiche.
“Dava fastidio anche a me all'inizio” si intromette il suo mentore “Ma davvero, ti sta ascoltando”.
“No, no, ci credo” mento mostrando un sorriso. “... stavo dicendo comunque, che è meglio non essere soli dentro l'arena. Stare insieme aumenterà le nostre possibilità di sopravvivenza, non possiamo farci sfuggire quest'occasione”.
Yvonne si alza in piedi senza replicare, e si avvicina talmente tanto che riesco ad intravederle delle piccole imperfezioni sulla pelle. Indietreggio leggermente, cercando di recuperare un minimo di spazio personale. Capisco il cercare di comprendere che tipo di persona io sia, ma qui stiamo un po' esagerando.
“Piccolo quiz” mi propone allontanandosi di un po' “Anzi, piccoli. Richiesta numero uno: fammi vedere i muscoli”.
Sgrano gli occhi. Cosa? “Quali muscoli?” le chiedo. Ne ho un po', ma non tantissimi. Ho abbastanza forza per sollevare il mangime delle oche e per tendere un arco, ma nulla di più.
“Eccellente” afferma con aria compiaciuta. Dove vuole andare a parare?
“Richiesta numero due. Un tributo mi sta assaltando per uccidermi, ho troppe poche energie per difendermi da sola. Che fai?”
Sospiro ed inizio a pensare quale sarebbe la miglior strada da percorrere. Mi rendo conto che mancano troppi dati “Dipende. Ha alleati? Che tipo di poteri hanno? Io in quanto energie come sono messa? Sono vicina o lontana da te? Poi...”
“Basta così!” mi interrompe divertita “Mi bastava sapere che ti trasformavi e lo uccidevi, tutto qui! A proposito, in che animale sai trasformarti?” .
“In un lupo” rispondo.
Yvonne mi guarda con occhi luccicanti “Potresti...?”.
Sospiro, spero sia l'ultima prova da affrontare. Mi mordo il labbro, mentre avverto il mio corpo mutare. Il processo non è mai molto piacevole, ma con il passare degli anni diventa solamente fastidioso anziché doloroso. Ringrazio al cielo che ho imparato a trasmutare anche gli abiti che indosso insieme a me, o in arena la questione sarebbe diventata alquanto imbarazzante.
A processo concluso Yvonne si getta su di me e mi abbraccia, accarezzandomi il pelo argentato “Ma sei bellissima!” esclama con una vocetta acuta. Dannazione, odio quando lo fanno! Sono un lupo, mica un cane! Ruoto gli occhi sperando che si stacchi da me il prima possibile.
“Ricordati che è pur sempre una persona” afferma Claire con tono dolce. Beata ragazza, ti amo un sacco!
Yvonne si stacca da me, ma rimane inginocchiata alla mia altezza “Possiamo provarci, Louise. Male che vada torneremo ad essere nemiche”.
Sento la mia coda divincolarsi da una parte all'altra. Perfetto.

 

Jésus “Il ragazzo selvatico” Dondediòs, tributo del distretto 10 (Trasmutazione), Capitol City

 

La luna è calante stanotte, ma neppure questa volta intravedo una sola singola stella nel cielo. Claire ha detto che è colpa dell'inquinamento luminoso, dovuto alle luci eccessive usate dai capitolini. La mentore mi aveva detto di non farci caso, in quanto tutto qui è esagerato, come se volesse urlare la propria superiorità al resto del mondo. Non sono d'accordo però. Capitol non è in eccesso, è in difetto. Ho notato nella sua gente un'ansia di vivere che non avevo mai visto da nessun altra parte. Tutti sono di fretta, hanno paura di sparire nell'anonimato, di essere abbandonati e derisi. È una città sola e disperata, incapace di divertirsi in maniera normale. Così, pur di colmare quel vuoto, rincorre ad altre strade come l'alcool, le droghe, o gli Hunger Games. La mia morte servirà solamente per suscitare in loro qualche emozione, nulla di più. Non pensavo che gli esseri umani potessero spaventarmi più di quanto facessero già.
Mi guardo intorno. Dove sarà l'Est? Dove sarà il distretto 10? Se potessi trasformarmi lo potrei scoprire con facilità, ma questo dannato collare me lo impedisce. Ah! Se solo potessi! Quanto vorrei tornare da Libertà e fuggire via con lui. Qualunque posto andrebbe bene, purché rimaniamo insieme. Tanto nessuno dei due consuma tanto o ha strane ambizioni. Potremmo vivere tranquillamente lontani dalla “civiltà”. Passeremmo le nostre giornate a dormire, a cercare cibo, a fare amicizia con altri animali. Sarebbe fantastico.

“Perché stai guardando l'orizzonte? Non stai pensando a suicidarti,vero, woof?”.
Faccio uno scatto verso sinistra con il cuore in gola. Quando è spuntata questa ragazza? Possibile che fossi così immerso nei miei pensieri da non sentirla arrivare?

Indietreggio, senza perderla di vista neanche per un secondo. La castana inchina il viso da un lato, per poi sfoggiare un ampio sorriso. “Vuoi giocare ad acchiapparella!” afferma mentre piega le ginocchia per scattare in avanti.
Dichiaro il mio dissenso sia con la testa che con la braccia. Fra tutti i giochi acchiapparella è sempre stato uno di quelli che non ho mai sopportato. Odio il fatto che venga molto spesso fatto in gruppo, il contatto fisico che ne deriva, e il suo farti sentire braccato.
Lily mette su il broncio sconsolata. “Uffi” afferma, per poi scuotere la testa “Decidi tu il gioco, allora!”
Sgrano gli occhi sorpreso. Non capisco. Perché si comporta così? A cosa sta mirando?
“Allora?” mi chiede allegra.
Il suo sorriso sembra sincero, non credo stia cercando di manipolarmi. È una tipa strana, non credo di aver mai incontrato qualcuna come lei. Sento la tensione abbandonare lentamente il mio corpo.
Il volto di Lily s'inscurisce “Ti sono antipatica, non è così? È per questo che non vuoi parlarmi, woof”.
“No!” la correggo “Scusa, e che non sono molto bravo con le persone” confesso con la voce un po' rauca. Da quante ore non parlavo? All'intervista non ho proprio proferito parola.
“Neppure io” afferma con un velo di tristezza “Mi prendono tutti in giro perché sono strana. Secondo te lo sono davvero?”
“Tutti lo sono a modo loro” replico.
Il volto della ragazza si illumina, mostrando una profonda gioia, e credo che sia per causa mia. Eppure ho detto solamente quello che penso. Il concetto di normalità è piuttosto relativo, nessuno può dire con certezza cosa lo sia e cosa non lo sia.
“Lo sapevo che eri un tipo forte!” dichiara con entusiasmo “Ho perfino saputo che ti sai trasformare in un corvo, è vero?”
Annuisco, spingendola così a saltare di gioia “Che bel potere, beato te! Anche a me piacerebbe sapermi trasformare in un animale. Mi sono sempre chiesta come sia vivere come uno di loro”.
“È molto più semplice per certi aspetti. Basta seguire l'istinto” replico.
Lily rimane in silenzio come se stesse aspettando altri dettagli, ma non saprei bene cosa dirle. È difficile spiegarle che cosa si prova quando il vento accarezza le tue piume.
“Ho capito” afferma la ragazza un po' delusa “Puoi farmi vedere come ti trasformi?”
“Non posso” dichiaro indicando il collare “Se lo facessi riceverei una forte scarica elettrica”
Lily si mette entrambe le mani davanti alla bocca come inorridita “Jésus! È orribile!”
“Per favore, non chiamarmi con quel nome, non mi piace”.
La castana annuisce, senza chiedermi come mai provi avversione per quel nome privo d'amore “Come posso chiamarti, allora? Corvino?” mi propone.
Scuoto la testa. Non si ascolta proprio.
“Becchino? No, aspetta, questo è proprio brutto!” afferma rendendosi conto in ritardo che quel termine non è solo un diminutivo della parola “becco”. “Amico, allora” afferma infine.
Sento il volto bruciarmi per l'imbarazzo. “Mi piace quel soprannome”.
“Allora siamo amici! Che bello!” squittisce allegra “Allora siamo anche alleati!” aggiunge.
Abbasso lo sguardo incerto. I contatti umani non hanno mai fatto per me, e non vedevo come le cose potesse cambiare. Lily mi sembra diversa però. Che lei mi sento quasi a mio agio.
“Sì” dichiaro infine.

 

Matthew Jax “Il buono” Sanx, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), Capitol City

 

Non posso farcela, ho troppa paura. Non voglio scendere in arena, non voglio morire, né tanto meno uccidere. Perché tutto questo è capitato proprio a me? Io non volevo essere un guerriero, volevo fare lo scrittore. Desideravo passare il resto della mia esistenza in tranquillità, a scrivere poesie durante le lunghe giornate primaverili. Avrei contemplato le albe, i tramonti, il sole e la luna. Avrei scritto d'amore e d'amicizia, di lealtà e di riconciliazione. Cosa mi resta adesso invece? Nulla. Solo disperazione, solitudine e dolore. È tutto finito, e io non ho fatto nulla per impedirlo. Ho avuto troppa paura per ribellarmi a mio padre. Temevo di essere cacciato di casa, di vivere in mezzo alla strada, di morire di fame. Solo ora mi rendo conto che forse sarebbe stato meglio così. Se solo avessi alzato la voce, se solo fossi stato più forte...
Sbatto il pugno sul materasso. A cosa diavolo sto pensando? Sarei venuto qui in ogni caso. Io non sono un volontario, sono stato estratto. La mia docilità mi ha fornito un addestramento almeno. L'essere un maledetto mollusco mi sta ironicamente dando più probabilità di cavarmela. Però... io ho ancora paura. Non ce la faccio a dire addio a tutto! Rivoglio la mamma, i miei amici, i miei fratelli! Voglio tornare alla mia vita tranquilla, a sperare di potermi sposare e di avere dei figli un giorno. Invece è finita. È finita per sempre.

Stringo forte il cuscino ed inizio a piangere, non importa se Yv nella stessa accanto mi sentirà. Sono stanco di fingere che vada tutto bene.

La porta si apre lentamente ed alzo lo sguardo. Ebonia indossa ancora il completo rosa antico di stasera e mi guarda afflitta. “Ehi, Matt, so che posso sembrarti molto ipocrita, ma mi dispiace veramente per quello che ti sta accadendo. Sentirti piangere è straziante”.
Inizio a singhiozzare ancora più forte affondando la testa nel cuscino. Sento l'accompagnatrice avvicinarsi, sedersi sul letto vicino a me, ed accarezzarmi la schiena per confortarmi. Ad ogni suo gesto il mio corpo inizia a rilassarsi sempre di più, apprezzando nel più profondo quel calore e quell'affetto. Mi volto verso di lei e le cingo i fianchi. Ebonia continua a coccolarmi, passando le mani fra i miei capelli.

“Avrei voluto far di più per te e per Yv. Mi sono impegnata nel trovarvi degli sponsors, ma...” scuote la testa “Mi dispiace tanto”.
“Non ce la farò mai, vero?” le domando.
“Non dire così. Devi provarci con tutto te stesso. Sono sicura che qualcuno a casa ti stia aspettando”.
Alzo la testa come pietrificato. Casa. Ci sono delle persone che mi aspettano, che sarebbero distrutte da una mia dipartita. Come la mamma, i miei amici, Matthew. Ritorno a pensare ad ieri sera, alla sua confessione, al suo stato d'animo. Si sente in colpa per quello che è successo a me e allo Stronzo. Se morissi, che cosa ne sarebbe di lui? Può cadere ancora più in basso rispetto a adesso? E se... Non voglio neanche pensarci. Non voglio che peggiori per colpa mia, ma cosa posso fare per impedirlo? Anche se lottassi con tutte le forze, non è affatto detto che riuscire a tornare. Ho visto gli altri tributi, sembrano alquanto preparati, non so se ce la farei. Non voglio pesare ulteriormente sulla sua coscienza, non voglio che soffra. Mi ero ripromesso che avrei riparato ai miei errori, che mi sarei preso cura di lui. Io... devo fare qualcosa, ma cosa?
“C'è qualcosa che non va?” mi chiede Ebonia.
La guardo nei suoi occhi scuri come la pece. Un'idea mi balena in testa. Non è molto etica come scelta, ma forse è la cosa migliore da fare. È l'unico modo che mi viene in mente per proteggerlo.
“Ebonia, tu sei una maga?”
“Sì, perché?” mi chiede.
“Ecco, avrei un favore da chiederti”.
L'accompagnatrice sgrana gli occhi e scuote la testa “Mi è proibito farti degli incantesimi. Non posso cancellarti la paura, o altri sentimenti del genere. Non solo sarebbe pericoloso perché ti renderebbe eccessivamente spavaldo, ma anche per me. Se mi scoprissero, mi punirebbero pesantemente”.
Scuoto la testa. “Non è per me”.
Ebonia alza il sopracciglio destro con aria interrogativa. Abbasso lo sguardo incerto. Starò facendo la cosa giusta? Le racconto del Festaiolo, della sua estrazione, del suo ritorno, della successiva ossessione di nostro padre di fare di noi tre dei vincitori, dei sensi di colpa di mio fratello, del suo rapporto segreto con l'alcool.
Ebonia mi ascolta in silenzio, annuendo di tanto in tanto. Quando ho finito di parlare, inizia a massaggiarsi la fronte con fare pensoso.
“Mi stai chiedendo qualcosa di molto pesante, ne sei consapevole, vero?”.
Annuisco, lo so.
“Matt, quei sentimenti sono molto radicati, non sono sicura di poterli cancellare del tutto. Se morissi, riaffiorebbero, e sarà terribile. È molto più facile per me...”
“... cancellare ogni ricordo di me” concludo al posto suo con un sorriso amaro.
Ebonia annuisce “Mi dispiace, ma da come sono messe le cose, è possibile solamente un intervento invasivo. Posso farlo, Matt, ma voglio che tu ne sia sicuro. Non avrà alcun ricordo di te, e non potrà mai più recuperarlo. Saprà di avere un fratello in arena, ma la cosa non gli farà né caldo, né freddo. Per te significherebbe perderlo del tutto. Ne sei sicuro quindi?”
Chiudo gli occhi e ripenso a tutti i momenti passati insieme, come quella volta che mi ha trascinato contro la mia volontà dentro la scuola in piena notte, o come quella volta che aveva distrutto mezza casa in quella festa enorme. Dovetti rimettere tutto io in ordine, ma fu lì che ricevetti il mio primo bacio. Conservò dentro di me tutti quei ricordi, lui starà bene anche senza. Se tornassi ne costruiremo di nuovi, migliori dei precedenti. Annuisco per l'ultima volta.
Troviamo Matthew mezzo svenuto sul divano. Mi avvicino a lui e gli bacio la fronte.
“Addio, fratello” affermo con voce spezzata.
Ebonia si avvicina in silenzio ed appoggia le mani sulle sue tempie. Fra poco sarà tutto finito.

 

Icarus “Ike” Karling, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), Capitol City

 

Stanno tutti partecipando attivamente alla discussione, o quasi. Come immaginavo Lilia è rimasta un po' in disparte, più concentrata sul tentativo di non scoppiare in lacrime che sulla strategia. Non è proprio nata per stare sul campo di battaglia, ma va bene lo stesso, può aiutarci in altri modi.
Come se avesse intuito i miei pensieri, Lilia si volta e mi lancia un sorriso di incoraggiamento, più per se stessa che per me. È incredibile, se non fossi del distretto 7 darei per scontato che mi abbia letto la mente. Devo dire che l'empatia è più di uno dono per Lilia, è un vero e proprio modo di essere.

“Tu che ne pensi, Ike?” mi domanda Gabe riportandomi al centro della discussione. Tutti si voltano verso di me in attesa di una mia risposta. Avverto una fastidiosa sensazione di déjà vu. Questa situazione mi ricorda un po' quella volta che ho pianificato l'assalto al palazzo di giustizia, ma nello stesso tempo è completamente diversa. In quell'occasione ero ancora molto preso dalla perdita di Nate, pensavo solamente a distruggere quel dannato palazzo, senza soffermarmi molto sul perché. Faccio fatica a credere che sia passato solamente un mese da quella riunione.
Come quella volta però, mi sento carico di aspettative. È come ha detto Killian, contano su di me. Spero davvero di non fare casini “Puntiamo direttamente alle armi, anche perché a parte tu Gabe, nessuno di noi è dotato di magia offensiva. I nostri bersagli sono i favoriti, e secondariamente i tributi volontari, ovvero praticamente tutti” affermo con un sorriso ironico, trovando ancora buffo il fatto che quest'edizione ne abbia visti così tanti.
“Aspetta, aspetta!” mi interrompe Alice “Non tutti noi volontari siamo qui per ragioni stupide!”.
“Vero, ma non tutti. Pensa a Killian” le fa notare sempre Gabe.
“O a te, Gabe” aggiungo non riuscendo a trattenermi. Il moro fa un'espressione colpevole.
“Killian è un nostro alleato” obietta Xene “Ed è la cosa migliore che potesse capitarci”.
“Esattamente” concordo “Ci occuperemo di lui in un secondo momento” aggiungo mentre un senso di nausea si fa largo su per l'esofago. Uccidere Killian? Ma a me piace quel ragazzo... scuoto la testa, è meglio fermarsi qui, anziché arrovellarsi con questi inutili pensieri. Qualsiasi strada decida di percorrere, non ho altra scelta, è inutile perdere tempo con questi pensieri.
“Dunque i nostri obiettivi sono praticamente i favoriti e....” Gabe assume una buffa espressione pensierosa “... e Kalani, a meno che Alice non voglia escludere qualcun altro dall'elenco”.
Per tutta risposta la mia compagna di distretto gli mostra il dito medio, scatenando un sorriso d'ilarità in me e Lilia.
“Aggiungerei anche chiunque altro ci attacchi, ma mi sembra una cosa scontata”.
“Alquanto” mi lascio sfuggire “Per il resto rimane invariato: Gabe ci coprirà le spalle, mentre Lilia correrà verso di me o Alice, dipende da chi le sarà più vicino. Il resto del gruppo corre alle armi”.
I ragazzi annuiscono all'unisono. È tutto sistemato, ci manca solo la messa in atto. Al suo pensiero della grande battaglia, il mio cuore inizia a battere con ritmo euforico. Cazzo, quanto mi è mancata questa sensazione. So che rischieremo di morire ma... mi sento così vivo!
“Abbiamo finito? Vorrei andare a dormire” afferma Xene.
Sto per dirgli di sì, quando Alice mi blocca. “Aspettate!” afferma prima di schizzare verso la sua stanza.
Quando ritorna ha in mano la macchina fotografica di Jusy “Allora?” ci chiede.
Xene sbuffa contrariato, mentre Gabe e Lilia sembrano essere decisamente più entusiasti all'idea.
“È proprio necessario?” chiede il rosso visibilmente infastidito.
“Guarda che l'anima non ti viene mica rubata via, sai?” gli fa notare Lilia. Ci voltiamo verso di lei stupiti. Non ci aspettavamo affatto questa uscita da parte sua. Sto seriamente iniziando ad adorarla. Rendendosi conto di essere al centro della scena, la moretta arrossisce.
“Sentita la signora, Xene? Sei moralmente obbligato” affermo dandogli una pacca sulla spalla.
“Non puoi sempre fare l'asociale” rincara Alice.
“E ricordati di sorridere” aggiungo io.
In tutta risposta Xene mi lancia un'occhiataccia “Non capisco perché dovremmo farlo, non mi pare il momento”.
“Invece è proprio il momento giusto” dichiara Lilia anticipandomi.
Xene non replica, accettando finalmente la decisione del gruppo.
“La scatto io” propone Gabe.
“Aspetta” lo blocco prendendo in mano lo strumento. I ragazzi mi guardano incuriositi. Mi sento travolto da una valanga di emozioni. “Da domani affronteremo l'inferno, ma lo faremo insieme. Qualsiasi cosa succeda, lotteremo fino alla fine, non daremo la soddisfazione a Capitol di vederci in ginocchio a supplicare per la nostra vita. Gli faremo di cosa siamo fatti: coraggio e fiera testardaggine”.
“Ben detto” afferma Gabe, e anche gli altri annuiscono “Vincerà uno di noi, e chi lo farà erediterà la foto, quindi, mi dispiace ragazzi ma sarà mia” aggiunge con tono scherzoso.
“Che pallone gonfiato” commenta Alice con bonaria esasperazione.
“La facciamo o no questa foto?” ci chiede Xene con aria stanca.
“Subito!” replica Gabe.
Ci avviciniamo e ci stringiamo l'un con l'altro, ed avverto con chiarezza il calore dei loro corpi. Non li deluderò, mi prenderò cura di loro. Non devo crollare.
“Dite cheese!”

 

Unleor “L'oscuro” Mizzard, tributo del distretto 2 (Negromanzia), Capitol City

 

Le candele sono tutte al loro posto e già accese, così come la pianta quasi secca. Devo solo aspettare il sorgere dell'ora più buia. So che ciò mi costringerà ad andare a letto tardi, ma poco importa. Le tradizioni vanno rispettate. Il rituale oscuro va celebrato ogni volta che sta per sorgere una giornata molto difficile, in cui probabilmente morirà qualcuno. Si effettua prima di una guerra, nell'ultima notte di un moribondo, o prima degli Hunger Games. Serve principalmente per guidare le anime dei morti, ma anche per scaramanzia ad essere onesti. Ciò che sto provando è indescrivibile, mi sento ansioso ed euforico nello stesso tempo. Per tutta la vita ho aspettato questo giorno, e finalmente è arrivato. L'onore di famiglia, l'orgoglio di mia madre; sto per ottenere tutto.

Guardo l'ora: sono le due, posso iniziare. Mi metto al centro del cerchio e batto il pugno sul petto per sette volte. In seguito mi inginocchio di fronte alla pianta morente e ne assorbo le energie residue, finché non è rimasta una singola traccia di vita. Mi sento nuovamente in forma, come se mi fossi svegliato da poche ore. Questa nuova linfa vitale mi servirà per potenziare l'incantesimo di protezione. Il prossimo passo è la formula: “Antica ed oscura, suprema e potente, fa' che la mia anima non cada domani in tentazione, ma permettimi invece di onorarti e servirti”. Prendo un lungo respiro, è quasi andata. Adesso devo solamente spegnere le candele una per una.


Ho appena spento la terza, quando sento qualcuno bussare insistentemente alla mia porta. Provo ad ignorarlo, ma risulta alquanto impossibile dato che ha deciso di bussare con maggiore veemenza. Sbuffo sconfitto e vado a vedere chi sia.
Violet indossa una camicia da notte completatamene nera e talmente corta che riesco quasi ad intravederle le mutande. Distolgo lo sguardo provando un certo imbarazzo, devo dire che ha proprio delle belle gambe.
La moretta non sembra far comunque caso alla mia reazione dato che è più concentrata su ciò che c'è dietro di me. “Ecco cos'era quella puzza!” afferma con disgusto guardando le candele.
“Mi dispiace se ti ho svegliata, non era mia intenzione, ma era una cosa importante”.
Violet annuisce distrattamente, non sono sicuro che mi stesse ascoltando. “Stavi facendo il rituale oscuro senza che nessuno ti obbligasse? I miei complimenti” afferma ironica. Conosco questo atteggiamento, è tipico di molti miei compagni, più concentrati sul divertimento che su “vecchie e barbose” tradizioni. Li capisco, anch'io vorrei lasciarmi andare più spesso, ma quando ci provo, finisco sempre per sentirmi in colpa. Come adesso ad esempio: se non avessi effettuato il rito non sarei mai riuscito ad addormentarmi.
“Sarebbe meglio se lo facessi anche tu” la esorto “Si dice che offra protezione”.
Violet mormora un: “Ah, ah” annoiato, per poi gettarsi sul mio letto ed iniziare a trafficare nel comodino lì accanto.
Rimango per un attimo imbambolato a causa dello stupore. “Desideri?” domando leggermente infastidito.
“Non ti sei portato dietro nessun giochino, neanche un pornazzo?” mi chiede senza alcun pudore. E cosa me ne facevo? Non sono certo venuto qui per giocare alla console. I porno peggio ancora. Non mi hanno mai eccitato, troppo esagerati, recitati il più delle volte in maniera pessima. È raro incontrarne uno fatto bene.
“Violet...” la richiamo “...sono le due del mattino e domani dobbiamo alzarci presto. Credo sia meglio andare a dormire”.
La mia compagna di distretto sbuffa scocciata “Mi hai svegliata? Ora devi prenderti le tue responsabilità. Mi sto annoiando”.
“Violet” la richiamo paziente.
La mora mette su un broncio infantile e scende giù dal letto.”Va bene, come vuoi tu, noiosone, ma solo perché domani inizia la festa!” esclama allegra. Il sangue mi si gela nelle vene. Cosa ha appena detto? Violet mi osserva, e notando il mio disgusto mi mostra un ampio sorriso. “Intendo la corsa per la vittoria, schiocchino! Sei volontario anche tu in fondo, sai di cosa parlo”.
Annuisco poco convinto, non riuscendo però a togliermi di dosso quella sensazione di nausea. Spero davvero di aver capito male. Come si può uccidere per divertimento? Eppure quella volta mio padre lo fece... quel volto sorridente catturato per sempre dalle telecamere... mi vengono i brividi. La mamma mi ha rassicurato tremila volte dicendomi che non era sempre stato così, eppure più ci penso e più mi vengono i dubbi circa che genere di persona fosse, o come abbia fatto a cadere così in basso. Non farò la sua stessa fine, non mi trasformerò in un mostro. Riscatterò il suo nome, o mi ricongiungerò a lui nel tentativo.
“Ho detto buonanotte” afferma con tono acido Violet strappandomi via dai miei pensieri.
“Buona notte” replico sentendomi improvvisamente parecchio stanco. L'eccitazione di poco fa sta sparendo, lasciando invece il suo posto a un senso di colpa. Vorrei poterne parlare con qualcuno, ma con chi? Sono completamente solo.

 

Alexandria “Aly” Stoner, tributo del distretto 9 (Sacro), Capitol City

Il cuore continua a battermi in gola, le mie mani sono completamente sudate, mentre le vene sotto la tempia stanno continuando a pulsare in maniera dolorosa. Continuo a fissare il soffitto chiedendomi se la mente mi darà tregua, e mi permetterà di dormire prima o poi. Sbuffo per l'ennesima volta. Ho bisogno di riposare, domani è una giornata troppo importante, non posso rischiare di farmi uccidere perché troppo rintontita. Non voglio morire facendo la figura della fessa, anzi, che dico! Io non voglio morire affatto!
Mi tolgo le coperte da dosso, sto letteralmente cuocendo qua dentro. Anche l'arena sarà calda? È più probabile che sia fredda invece, così rischieremo di morire di ipotermia.

Risollevo le coperte e mi nascondo sotto di esse. È possibile che domani mi mancherà un sacco questa sensazione di caldo eccessivo? L'arena sarà così terribile come tutti dicono? Non ho mai visto i giochi in televisione, non so veramente cosa aspettarmi. Antony mi ha raccontato qualcosa, ma non credo sia la stessa cosa. So che incontrerà trappole, ibridi, violenza, ma... non so. Faccio fatica ad immaginarmeli concretamente. Forse è meglio così, magari domani eviterò che la paura mi paralizzi. Sarà stato così anche per Maicol? Quanto avrà resistito prima che l'uccidessero? I miei non hanno neppure voluto che io ne sapessi le modalità. Mi hanno detto che non era una notizia da comunicare ad una ragazzina così giovane ed influenzabile. Hanno affermato che nell'ignoranza sarei stata più felice, che non c'era bisogno di rimuginare sul passato, perché nulla me l'avrebbe mai restituito. Secondo i precetti pensare continuamente ai morti allontana dalla vita, ed è dunque meglio lasciarli nell'oblio. Non sono d'accordo però, non sono sicura che sia giusto. Non parlare della morte di Maicol per me significa non rispettare quella che era stata la sua vita. Inizio a credere che Andreas abbia ragione: il culto ha molte pecche al suo interno. Scuoto la testa. Non è colpa del culto, ma dei sacerdoti e dei santi. Sono loro che sbagliano ad interpretare la volontà del dio Sols, ne sono sicura. Lui vuole solamente il nostro bene. Tutto avviene per un suo piano ben preciso, dall'alto ci osserva e ci guida. Allora perché mi sento così sola?
Mi siedo sopra il letto, stringendo forte le ginocchia. Stai testando la mia fede, mio signore? Ho paura di non essere abbastanza forte.
Mamma? Papà? Dove siete? Maicol? Mi stai guardando? Dammi un po' del tuo coraggio per favore.

 

Continuo a fissare la porta della mia camera, temo che mi tocchi davvero questa volta. Papà è stufo di trovarmi nel suo letto ogni notte. Dice che in quella camera sono già in tre contando Melody, e che non è più disposto ad accogliermi. Non è giusto però! Melody è solo un anno più piccola di me. Ha tutti quei favoritismi perché è la più piccola di casa, ecco la verità. Non mi importa, e non voglio dormire là dentro, mi fa paura. Quella stanza si trasforma durante la notte, e non sto esagerando come dice la mamma. Tutto si fa più grande ed inizio a sentire strani rumori. Si sbagliano, c'è sicuramente un mostro là dentro.
Grace esce fuori dalla sua camera e mi guarda con quel suo sorriso cattivo “Fifona, fifona!”.

Stai zitta Grace!” affermo alzando la voce “Oppure vengo lì e ti picchio!” aggiungo poi.
Come se fossi realmente in grado di farlo!” commenta.
Sto per caricarla quando sento che qualcuno mi afferra per la manica “Lasciala stare, scimmietta, fammi vedere cosa c'è che ti spaventa tanto” propone Maicol.
Mi giro e gli dedico il sorriso più ampio possibile. Finalmente qualcuno che mi crede! Lo prendo per mano e lo trascino dentro la stanza. Tutto è al suo posto per ora, il maleficio si manifesta solamente quando tutti stanno dormendo.
È qua sotto” affermo indicandogli il letto.
Maicol si inchina ed osserva con aria seria la zona. “Non vedo niente, forse starà dormendo” ipotizza.
Sì!” concordo con forza “Quel puzzone dorme di giorno ed esce fuori la notte!”.
Sai questo cosa significa?” mi chiede sedendosi sopra il letto.
Cosa?”
Che ha paura della luce!” afferma entusiasta.
Finalmente capisco dove voleva arrivare, e mi sento improvvisamente carica di energia. Come ho fatto a non pensarci prima? Ci sarei dovuta arrivare da sola. “Hai ragione!” affermo.
Dammi, fammi vedere che cosa ti ha insegnato la mamma l'altro ieri”.
Chiudo gli occhi e metto la mani a scodella. Ripenso ai momenti felici della mia vita, e sposto la loro carica positiva in fondo alle braccia. Quando riapro gli occhi una luce candida e piacevole si è appena formata. L'osservo con occhi sgranati. Faccio ancora fatica a realizzare che sia proprio io la sua creatrice.
Visto? Con questa terrai alla larga qualsiasi mostro, fidati di me!”. Lo abbraccio forte, ringraziandolo dal più profondo per il suo aiuto. “Attenta a non farla troppo potente o domani ti sveglierai che sarai stanchissima, ricordati che quella monella ti consuma energie”.
Annuisco “Sì, signore”.
Maicol sorride in maniera dolce “Ricordati Ally, se hai paura del buio, accendi la luce”.

 

 

 

 

Questo era l'ultimo capitolo prima dell'arena. Soddisfatti? Ora ho una buona e una cattiva notizia. La prima: a Marzo non parto e quindi posso continuare ad aggiornare. La cattiva.... beh, dai vostri voti sulle preferenze non è emerso un risultato preciso. Ogni tributo ha ricevuto un voto per la sua morte, ci sono un sacco di pareggi e... niente, mi tocca annullare le votazioni anche se ne terrò comunque conto. Mi dispiace, anche perché per ora ho in mente solo tre vittime! Aiuto! Altra cosa, nel prossimo capitolo potrebbero esserci ben 7 pov, ma la cosa è da valutare. Ci vediamo fra una decina di giorni/ due settimane. Alla prossima!

 

 

Alleanze momentanee:

 

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Alice, Lilia, Xene, Gabriel

 

Favoriti: Miranda, Kyte, Unleor, Matt e Violet

 

Vigilanti: Killian, Elinor

 

Le ragazze: Elinor, Alaska

 

Gli ultimi: Andreas, Joshua

 

I selvaggi: Jésus, Lily

 

La mente: Louise, Yvonne

 

Soli: Yv, Alexandria, Kalani, Brad, Kronos

  
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