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Autore: JulyAneko    04/06/2009    1 recensioni
Un caso, un avvocato. Una nuova conoscenza, un vecchio legame. Cosa succederà al nostro team se le sue acque verranno scosse non solo da nuovi atroci casi?!
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...

Reid aveva appena riattaccato il telefono ed era tornato in macchina dove lo stava aspettando una April abbastanza preoccupata.
La neve stava continuando a cadere copiosa, li aveva appena permesso di entrare a Thistledown, probabilmente non sarebbero potuti tornare indietro per qualche ora. La strada che avevano appena percorso era diventata decisamente pericolosa data la quantità di neve che vi si era depositata. Avrebbero dovuto aspettare lo spalaneve.
-Allora?- chiese April al ragazzo che aveva appena accostato il suv nero davanti a un piccolo motel
-E' tardi e non possiamo tornare indietro-
-Questo lo so, Spencer- incominciò la ragazza un poco nervosa -Volevo sapere cosa ti ha detto Hotch-
-Di non preoccuparsi e starcene al sicuro da qualche parte-
-Vuoi dire in quel motel?- domandò scettica April alzando un sopracciglio
-Se non te ne fossi accorta Thistledown offre solo questa ospitalità..- sospirò Spencer scendendo di macchina e raggiungendo il baracchino dove stava l'inserviente per l'affitto delle camere.
April lo raggiunse e sorrise nervosamente all'uomo che gli stava guardando decisamente in malo modo.
-Vorremmo due camere per..-
-Siete della polizia?- sbottò l'uomo osservando meglio i due
-Oh no.. non propriamente- incominciò April vedendo come lui avesse digrignato la parola polizia -Io sono un avv..- Non fece in tempo a finire la frase che l'uomo aveva tirato giù la tendina alla finestra che gli divideva gridando -Siamo al completo qua!-
-Fantastico!- esclamò April battendo un piede a terra
-Era meglio se facevi parlare me..- borbottò Spencer riavviandosi alla macchina
-E certo mister FBI!- sbottò lei salendo nell'auto e sbattendo la portiera.
Restarono in silenzio per un tempo interminabile, quella macchina non era mai stata così oppressa e sospesa nel tempo.
Spencer stava cercando una soluzione e soprattutto stava cercando una scusa plausibile da dire ad April per quella domanda che, lo sapeva, sarebbe arrivata presto.
-Non avremmo nemmeno dovuto fermarci qua! Stavamo andando alla casa di Reewell, perché ci siamo fermati?-
Troppo presto.
-Ehm, è tardi- biascicò poco convinto Reid.
-Che vuol dire è tardi! Possiamo ancora and..-
-No!-
A quella parola quasi gridata April sussultò. Cosa gli era preso? Cos'era successo? Cosa c’era sotto a tutto questo?
Sapeva di aver fatto una gaffe ma non poteva portarla in quella casa, non poteva farle rischiare la vita.
-Spencer, cosa ti ha detto Hotch che dovrei sapere?- disse, infine, determinata, April. Adesso voleva proprio una spiegazione.
Reid sospirò. Doveva dirglielo. -L's.i. è Reewell, la sua ex-ragazza ha le stesse bruciature delle vittime.. e Reewell ci ha mentito sul fatto di Diane, ha immaginato di avere una storia d'amore con lei-
-E in realtà la stava.. uccidendo- mormorò April
Spencer scosse la testa in segno affermativo guardando quella ragazza con tenerezza. Non avrebbe permesso che qualcuno le facesse del male.
-Dobbiamo andare là- sentenziò April, guardando negli occhi quel ragazzo che, senza accorgersene, le aveva stretto la mano -Se stesse facendo del male ad un'altra ragazza..- scosse la testa sospirando -Spencer, dobbiamo andare-

-Cosa vuol dire fra qualche ora?!- sbraitò Hotch ad un agente della polizia che lo stava guardando sospirando.
Si erano tutti precipitati verso Thistledown ma all'imbocco dell'unica strada per raggiungere quell'agglomerato di case erano stati fermati da una volante delle polizia: la strada era chiusa perché impraticabile dalla troppa neve, presto sarebbe arrivato lo spalaneve ma se non avesse smesso di nevicare sarebbe stato difficile riprendere velocemente il controllo di quella strada.
-Calmati Aaron!- gli posò una mano sulla spalla Emily -Vedrai che non succederà niente-
-Se succedesse qualcosa a Reid o Johnson..- mormorò l'uomo sbarrando lo sguardo -Sono stato io a mandarli là, da soli..-
-Ed era la cosa giusta da fare in quel momento, non c'era ancora un pericolo effettivo là- esclamò David cercando di far calmare Hocth che però, già dalle parole di Prentiss si era un po' tranquillizzato.
Sentir pronunciare il suo nome da quella donna gli suscitava una strana reazione di calma, come se venisse sospeso per un tempo indefinibile. Poi lei lo aveva sfiorato e da lì era partito un turbine incosciente di sensazioni. Adesso però i suoi pensieri non si potevano dissolvere e un solo punto focale era ben espresso nella sua mente: April e Spencer.
-Lo spalaneve arriverà ma se continua a nevicare così non potrà fare molto- disse Morgan incrociando le braccia al petto mentre Jennifer si stringeva meglio la sciarpa al collo.
Erano là fuori sotto un cielo che sembrava non voler smette di abbandonare i suoi candidi petali bianchi sulla terra. Erano là fuori al gelo che si faceva sempre più intenso man mano che scorreva la sera.

Reid accostò davanti a quella piccola casa e sospirando scese di macchina raggiungendo April che era già all'inizio del vialetto che portava all'ingresso della casa.
April si strinse nelle spalle rabbrividendo senza capire se questo era dovuto alla paura o al freddo.
-Tu aspetta qui- disse Reid prendendo la propria pistola
-No Spencer, non ti lascio andare da solo-
-April per favore, non complicare maggiormente le cose-
-Io non..- cercò di replicare la ragazza ma furono interrotti da una donna che si era appena presentata sulla soglia della casa.
Lentamente si avvicinarono e constatarono che si trattava di un'anziana signora che stava cercando di accendere la luce nell'ingresso fuori casa. Spencer aveva abbassato la pistola e stava prendendo il distintivo quando la signora si accorse di loro e sorridendo disse -Siete amici di Liam?-
-Non è in casa?- chiese subito April facendo cenno a Spencer di metter via tutto, pistola e distintivo.
-Oh no, è sceso in città e non è ancora tornato. Ho controllato adesso che non ha ancora mangiato la cena che gli avevo portato- disse la donna mostrando un vassoio con del riso.
-Noi dovevamo vederci qua.. crede di poterci far entrare a casa?- chiese ancora April, sorridendo alla donna che stava scendendo i gradini di casa per raggiungere i due.
-Credo proprio di sì se siete amici di Liam-
-Sì, siamo qui per.. la prova- disse allora Reid facendo sì che gli occhi della donna si illuminassero.
-Se è così sono felice di avervi trovato!- esclamò la signora stringendo una mano ad April -Andate andate, se aspettavate Liam allora starà per arrivare-
-Certo..- borbottò April entrando in casa seguita dal ragazzo.
Rimasero qualche attimo sulla soglia a salutare la signora poi, velocemente, April si girò verso Spencer scoccandogli un'occhiataccia -Che prova? Come facevi a..-
-Hotch!- esclamò subito il ragazzo -Hotch mi ha detto che l'ex-ragazza di Reewell ha detto che lui voleva provare quanto lei potesse sopportare per lui-
-Oh.. certo- biascicò April chiudendo la porta d'ingresso e girandosi per osservare l'interno della casa.
Davanti a loro c'era un corridoio con infondo delle scale che dovevano portare ad una cantina. Alla loro sinistra si apriva uno stanzone che faceva da cucina mentre allo loro destra c'era il soggiorno. Tutto sembrava silenzioso e calmo ma comunque decisero di controllare se davvero in quella casa non ci fosse nessuno. Fecero il giro constatando che loro due erano le sole persone presenti là dentro.
-Sembra quasi disabitata questa casa- disse April sedendosi su uno dei due divani messi l'uno davanti all'altro e separati solamente da un tavolinetto basso.
-Mobili vecchi, tutto molto ordinato..-
-Sì beh.. tralasciando la stanza in cantina nella quale non mi hai fatto entrare- disse acida April scostando lo sguardo dal ragazzo
-Decisamente meglio che tu non abbia visto- sbottò allora Spencer sedendosi sull'altro divano.
-Suppongo che questa sarà la nostra dimora per questa sera- biascicò lei sospirando.
-Non ha ancora smesso di nevicare, la strada per Ouray sarà sempre bloccata- ipotizzò Reid afferrando il proprio palmare -Perfetto! Qua non prende-
A quelle parole April guardò il ragazzo con un'espressione disperata in volto. Non le piaceva affatto quella situazione! Non le piaceva ma doveva rimanere lucida e pensare a come risolvere il tutto. Ne aveva abbastanza di rimanere in disparte ed essere trattata come un oggettino da proteggere, anche se, doveva ammetterlo, tutte quelle premure da parte di Spencer la facevano sentire bene.
Velocemente si alzò dal divano e percorse il corridoio per poi entrare in quella che doveva essere la camera da letto di Reewell. Aprì l'armadio e tirò fuori due coperte per poi girarsi e constatare che Spencer l'aveva seguita.
-Serve una mano?- abbozzò lui sorridendo imbarazzato, si sentiva come un bambino beccato con le mani nella marmellata.
-Spencer..- incominciò April passandogli una coperta -Siamo soli in casa, per quanto terrificante.. non ti devi preoccupare-
-Certo- biascicò lui lasciando che lei gli passasse davanti e tornasse in salotto. Sentì il profumo dei suoi capelli arrivargli alle narici e detestò che gli fosse passata così vicina. Adesso doveva rimanere lucido, non poteva farsi prendere da questi pensieri. No, non doveva intasare la mente con lei. Doveva proteggerla.

-Al locale, quando sono tornato, Jenkins sembrava preoccupato.. come se sapesse che stesse per succedere qualcosa- incominciò Derek seduto nei sedili dietro del suv nero con accanto Emily e Jennifer. Nei posti davanti Aaron e David stavano girati verso di loro, e insieme stavano cercando di fare il punto della situazione. Non potevano fare altro.
-Hai detto qualcosa su dove stavamo andando?-
-Ho chiesto dov'era Reewell, in quale delle due case- pensò Morgan -Potrei avergli suggerito che stavamo arrivando!- esclamò poi, contrariato.
-Sempre che Jenkis sappia qualcosa- intervenne Prentiss
-Da come guardava Reewell oggi pomeriggio direi proprio che se non è coinvolto negli omicidi lo è almeno nei rapimenti- disse Hotch controllando nuovamente il cellulare: nessuna nuova chiamata.
-Gli abbiamo detto di mettersi al sicuro, Reid saprà cosa fare- disse Rossi vedendo l'amico sempre più abbattuto e nello stesso tempo furioso per quella storia.
-Sì, è che stare qui ad aspettare mi rende nervoso- sbottò Hotch mentre tutti annuivano.
Erano completamente scoperti o almeno così si sentivano, impotenti. Non sapere cosa stesse succedendo a Thistledown innervosiva tutti ma soprattutto non sapere dove si trovasse Liam Reewell metteva in ansia tutti.
Hotchner aveva mandato una pattuglia sia al locale che all'appartamento, tanto per essere sicuri. Reewell poteva trovarsi ancora a Ouray e magari sarebbe potuto tornare in uno di questi posti ma Aaron lo sapeva, se lo sentiva, Reewell era già a Thistledown.
Improvvisamente sussultò, il telefono aveva cominciato a squillare. Subito attivò il vivavoce, era Garcia.
-Notizie del genietto e di April?- domandò subito Penelope
-Per ora niente, stiamo aspettando di poter raggiungere Thistledown-
Sentirono la donna dall'altra parte del telefono sospirare prima che tornasse a parlare -Questo non vi piacerà proprio. Non mi piace decisamente per nulla-
-Hai trovato qualcosa?-
-Ho messo sotto controllo la rete internet di Ouray, ho cercato a fondo ed ho trovato un sito bloccato-
-In che senso?-
-Ad autorizzazione bloccata.. beh, sono entrata-
-E cosa hai trovato?-
-Uhm- biascicò Penelope -Un fan club su Liam Reewell e sulle sue idee. C'è una sorta di manifesto e.. e delle foto-
-Che genere di foto?- chiese sempre più angosciata Emily
-Foto con.. con le vittime.. mentre le tortura-
-Penelope tu stai bene?- chiese subito Derek
-No- biascicò -No, e non lo sarò finché non sentirò la voce di Spencer ed April-
-Andrà tutto bene, li troveremo- esclamò Aaron chiudendo la comunicazione.
Adesso sì che erano tutti molto più preoccupati. C'era la certezza, la certezza che l's.i. fosse davvero Liam Reewell.

Aveva la testa pesante, quella situazione non le piaceva affatto. Si ritrovava in quella casa, la casa di un omicida, di uno psicopatico che si divertiva a rapire, torturare e infine uccidere giovani donne. No, non le piaceva affatto quella situazione. Si tirò a sedere sul divano sul quale era sdraiata, lanciando un'occhiata oltre il tavolinetto davanti a sé: Reid stava dormendo accovacciato sull'altro divano. Sospirò sentendo la testa diventare sempre più pesante, un macigno insopportabile. Era davvero una situazione che non le piaceva, in quella casa e con quel ragazzo. La turbava. Non sarebbe riuscita a chiudere occhio nemmeno fosse stata nella suite di un grand'hotel.
Si alzò lentamente avvicinandosi al cucinotto per prendere un bicchier d'acqua. Continuò a fissare la figura nell'ombra di Spencer, non capiva proprio perché doveva tormentarsi a quel modo per un ragazzino. Posò il bicchiere tornando sui suoi passi ticchettando con le dita della mano su una gamba. Doveva convincersi che quel ragazzo era solamente un pensiero vagante nella sua testa.. che quella lettera, quel tormento fisso, non avevano nulla a che fare con la fitta al cuore che sentiva. Lei non poteva assolutamente provare nulla per Spencer. Nulla.
A quel pensiero chiuse gli occhi scuotendo la testa e stringendo la mano in un pugno assieme alla stoffa del vestito che portava, ma non appena sentì un leggero fruscio riaprì gli occhi trovando Spencer a sedere sul divano sul quale prima era disteso.
-Scusa, io non.. non riuscivo a dormire- mormorò mordendosi il labbro inferiore. Non voleva farsi vedere fragile, Spencer l'aveva già coccolata troppo con tutte le sue premure per non esporla a vedere realmente le cose che stavano succedendo in quella cittadina.
-Non stavo dormendo- abbozzò un sorriso il ragazzo continuando a guardarla. No, non stava affatto dormendo. Prima si era steso su quel divano e girato immediatamente dalla parte della spalliera per riuscire a non vederla accoccolarsi sull'altro divano a pochi passi da lui. Quella situazione non era affatto rilassante per i suoi nervi. Si era ripromesso che non ci sarebbe più cascato, che non avrebbe ancora una volta fatto lo sbaglio di pensare di poter rappresentare qualcosa per una ragazza se non un ragazzo ammirevole per il suo genio e per il suo portare distintivo e pistola. Si era promesso di non lasciarsi andare a stupidi pensieri, soprattutto se riguardavano quella ragazzina che un giorno aveva deciso di entrare prepotentemente a far parte della sua mente. Le statistiche, la lettura, il lavoro.. tutto era diventato così dannatamente distante se quegli occhi nocciola lo fissavano così come stavano facendo in quel momento. Ma adesso doveva stare concentrato sulla situazione e lo doveva fare anche per lei.
-Fa paura- mormorò April avvicinandosi al divano nel quale era seduto Spencer, stringendosi le braccia addosso come a ripararsi dal freddo.
-E' insolito stare qui.. così- abbozzò lui portandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sapeva di aver detto troppo.
-Così.. come?- chiese lei sedendosi di fianco al ragazzo con le ginocchia piegate e i piedi portati sotto il sedere.
Spencer la guardò mentre gli si accostava con una smorfia sul volto, come se avesse paura di andare oltre una linea sottile che forse già tutti e due avevano superato.
-Intendevo..- incominciò guardando in basso la mano di lei poggiata sul divano nel piccolo spazio che li separava. -Intendevo questa situazione, può essere davvero pericoloso.. dovremmo stare uniti- disse tutto d'un fiato poggiando la sua mano su quella della ragazza che a quel gesto sussultò un poco puntando subito lo sguardo su quelle mani che, come avessero avuto vita propria, si erano fuse incrociando le dita.
Spencer si girò mentre una piacevole sensazione aveva invaso il suo animo a vedere il dolce sorriso che era sbocciato sul volto di April. Non ricordava l'ultima volta che si era sentito così bene, e forse.. forse non c'era mai stata quella volta. Era strano che capitasse proprio in quel momento, in quella situazione.
April assaporò ogni singola carezza di quelle mani giunte fra loro, assaporò ogni singolo brivido che rendeva la sua testa sempre più leggera e sgombra da qualunque pensiero se non uno: Spencer era lì con lei. Sorrise al pensarlo prima di girarsi velocemente verso il ragazzo. Alzò la testa incontrando quella di lui troppo vicina alla sua. Troppo.
Troppo.
Le loro fronti si sfiorarono mentre entrambi erano incapaci di scostarsi l'uno dall'altra.
April sentì il respiro di lui sulle sue guancie e non poté fare a meno di arrossire mentre sentiva l'altra mano del ragazzo raggiungere il suo volto.
Non sapeva perché non si stava scostando e ancora meno sapeva perché la sua mano aveva raggiunto il viso di April. Non lo sapeva. Non lo sapeva e francamente non gliene importava proprio nulla in quel momento. Il respiro di lei gli solleticava le guancie e i suoi occhi in quel momento gli stavano trasmettendo un coraggio che credeva di non possedere.
Non sapeva perché si sentiva spaurita, così persa in quegli occhi scuri. Non sapeva perché non stava reagendo, perché continuava a fissare quel volto implorandolo di avvicinarsi al suo. Non sapeva dove in quel momento aveva cacciato tutta la sua forza e la sua vitalità, non lo sapeva ma poteva solamente sentire come ogni parte del suo essere stesse bene. Un sorriso le si formò sul volto mentre i suoi occhi si decidevano a chiudersi. Aveva smesso di combattere.
Fu come un segnale, un monito di andare oltre e oltrepassare definitivamente quella linea che gli voleva divisi, quella linea che entrambi si erano creati nella propria testa e che in quel momento veniva abbattuta per non essere mai più ricostruita.
Spencer la guardò come se quel sorriso fosse una rara immagine da imprimere nella sua memoria, prima di chiudere gli occhi e far unire le sue labbra a quelle di lei. Si sfiorarono in una dolce danza dove i protagonisti erano solamente loro due, senza barriere e senza confini.
April sentì la mano di lui stringersi alla sua mentre con l'altra l'avvicinava sempre di più a sé, cercando in quel delicato bacio l'amore che entrambi avevano racchiuso nel loro cuore ma che ora stava sbocciando come una rosa in primavera.
In quel momento volevano solamente sentirsi liberi di lasciarsi trasportare dai propri sentimenti.
Spencer calcò la mano sulla nuca di April come a volerla continuare ad avvicinare a lui, mentre quel bacio si coloriva delle luci di una passione nuova che aveva dato libero volo ai loro cuori. Adesso c'erano davvero solo loro due e le loro labbra avide di baci e sussurri.
Era strano come lui si era ritrovato coraggioso e lei così spaurita. Era strano come insieme diventassero l'opposto dell’apparenza di loro stessi e si sentissero così vivi da scoprire assieme quell'emozione nuova.

IMMAGINE

Fu un romore sordo a farli dividere, quasi fuggire intimoriti l'uno dall'altra.
April si era scostata mentre Spencer si era girato verso la porta d'ingresso della casa.
Si morse il labbro inferiore continuando ad osservare quel ragazzo che le aveva fatto tremare l'animo e solo allora si rese conto che le loro mani erano ancora intrecciate.
Anche Spencer se ne era accorto e si era rigirato verso di lei, verso quella ragazza che lo faceva litigare con il proprio cervello. Adesso.. adesso però doveva solamente pensare a proteggerla. Le si avvicinò sfiorandole la fronte con le labbra, lascando la stretta delle loro mani e alzandosi in piedi.
Lo guardò e scosse la testa in segno affermativo, aveva capito che Spencer voleva controllare che tutto fosse a posto, che quel rumore non era niente di importante.
Reid sfoderò la pistola puntandola dritta davanti a lui mentre si avvicinava alla porta d'ingresso. Guardò attentamente nell'altro stanzone prima di accostarsi con la schiena alla porta e guardare attentamente dalla finestra. L'oscurità avvolgeva tutto, solo ogni tanto uno sprazzo di luce si diradava proprio davanti all'ingresso: era la lampada che la vecchia signora aveva provato ad accendere, constatando però che era danneggiata.
Spencer rimase qualche minuto in ascolto continuando ad osservare la situazione là fuori poi, all'improvviso, un sorriso illuminò il suo volto -C'è Morgan, devono essere arrivati gli altri!-
A quelle parole April sospirò accasciandosi un poco sul divano. Era stata in tensione per tutto il tempo che Spencer si era allontanato da lei ma adesso, dopo aver saputo che erano al sicuro, poteva rilassarsi un attimo.
Reid accese la luce interna della casa e aprì lentamente la porta lasciando che la sua figura si stagliasse nel buio così che il resto della squadra potesse riconoscerlo e abbandonare l'azione che stavano svolgendo: Liam Reewell non era in quella casa.
Al vederlo Morgan saltò sul vialino davanti casa sorridendo -Potevi farti vedere prima genio!-
-Magari sperando che foste voi- si avvicinò al ragazzo mentre vedeva il resto della squadra sbucare dall'oscurità della notte.
-Tutto ok?- chiese Hotch tirando un'occhiata alla porta della casa. La vista di Spencer aveva fatto riprendere animo al suo cuore.
-Sì, April è in casa al caldo-
-Non siamo potuti arrivare prima, la neve bloccava la strada- spiegò Derek cercando di mascherare un poco l'entusiasmo per il sapere che stavano tutti e due bene.
-Già e sarebbe meglio entrare in casa prima di congelarci- disse David avviandosi verso la porta d'ingresso ma bloccandosi di colpo: April era sulla soglia con le mani alzate mentre un uomo le teneva un coltello all'altezza della sua gola.
Spencer guardò quegli occhi che poco prima erano così teneramente imbarazzati, ora pieni di paura ma anche.. speranza.
-Bene, voi fate come dico e forse non le succede nulla- incominciò Liam
-Ok- esclamò David alzando anche lui le mani in alto -Ma tu non le farai del male-
-Sai che lo farò se non fate esattamente ciò che dico-
April sentì la lama del coltello sfiorarle la pelle del collo e un brivido di paura percorse la sua schiena. In quel momento si impose di scordare tutte le immagini delle vittime di quel caso che, però, continuavano a riaffiorare violentemente nella sua testa.
-Va bene, facciamo come dici tu- disse allora Reid alzando in aria la pistola che teneva ancora in mano
-Oh, ma che tenero!- esclamò Liam con un sorrisetto sulle labbra -Non vuoi che faccia male alla tua bella?-
Reid sospirò lentamente per cercare di rimanere calmo mentre le sue labbra tremavano nella ricerca di qualcosa da dire.
Derek l'osservò per qualche secondo prima di prendere in mano la situazione -Reewell, lasciala andare- disse calmo tirando un'occhiata a David che continuò:
-Noi posiamo le armi a terra ma tu la devi lasciare andare-
-Non credo che siate nella posizione di darmi ordini- disse l'uomo sempre con la sua solita espressione in volto e con la sua solita cadenza nella voce. Non provava nulla, assolutamente nulla. Trascinò April qualche passo avanti così da arrivare all'inizio del vialetto sul quale, poco più in là, erano gli altri.
Aaron non aveva mai staccato gli occhi dal volto di April. Appena aveva capito la situazione aveva afferrato la sua pistola e l'aveva puntata verso quell'uomo, per poi rendersi conto che così facendo stava puntando l'arma anche verso April. In un secondo aveva abbassato la pistola puntando a terra. I suoi occhi erano fermi e più severi del solito, cercava di estraniarsi da quella situazione per riuscire a pensare ad una soluzione a mente lucida ma proprio non ce la faceva: là, con un killer che le puntava un coltello alla gola, c'era April. C'era la piccola April che aveva visto crescere, alla quale aveva risentito esami su esami di giurisprudenza, con la quale si era divertito a cercare regali per Haley, per Jason. Là c'era semplicemente quella ragazza che gli aveva fatto sorridere il cuore anche nei momenti più tristi. Là c'era quella ragazza che, tramite la sua situazione, gli stava facendo intravedere le sue vere emozioni, i suoi sentimenti verso quella collega bruna che tanto lo faceva pensare. Quella collega che..
Scostò lo sguardo. Stoppò i pensieri.
Emily era nascosta nell'oscurità, fra le piante, appena dietro Liam Reewell.

Emily appena aveva visto uscire dalla casa Reewell con April si era fermata e aveva stoppato anche Jennifer appena dietro di lei. Insieme si erano accovacciate dietro un cespuglio, rimanendo in attesa del momento giusto per agire.
Vide Aaron tornare con lo sguardo su Reewell, non doveva fargli capire che aveva due agenti dell'FBI alle spalle.
-Tu hai uno scopo Liam- iniziò, allora, calmo -Tu vuoi far conoscere le tue teorie al mondo-
-Certo! Perché sapete cosa succederà quando il mondo saprà di me, vero? Migliaia di fedeli mi seguiranno nei miei ideali!- si esaltò l'uomo
-Ma se ora la uccidi andrai fuori dai tuoi schemi. Nessuna prova, nessuna sofferenza- continuò Aaron
A quelle parole Liam fece un passo avanti con aria severa -Lei è solamente una pedina da sacrificare-
A quello spostamento Emily fece un cenno a JJ e si alzò in piedi. Aaron era riuscito a far smuovere l'uomo e a portarlo esattamente davanti a dove si trovavano loro. Adesso potevano vederlo chiaramente.
Jennifer deglutì al vedere l'amica con un coltello puntato alla gola ma subito scosse la testa. Doveva rimanere ferma e calma, proprio come per il caso Battle quando aveva ucciso quell'uomo che aveva sparato a Penelope.
Tutto per proteggere la famiglia.
Emily sospirò prima di puntare la pistola verso l'uomo e fare un passo avanti. Non avrebbero dovuto fallire.
-Reewell non c'è sacrificio senza sofferenza!- provò ancora Hotch e stavolta riuscì nel suo intento: l'uomo scostò il coltello dalla gola di April e le fece fare un passo avanti come a mettersela come scudo.
Era quello il momento.
Emily e Jennifer sbucarono da dietro precipitandosi verso Liam che, appena le vide, spinse April verso di loro e si diede alla fuga dalla parte opposta.
In un nano secondo April si ritrovò abbracciata ad Emily mentre sentiva uno sparo provenire dalla sua destra. JJ aveva sparato alle gambe di Reewell, un attimo prima che Morgan comparisse sulla sua traiettoria per seguire l'uomo che, zoppicando, continuava a fuggire.
-April!- esclamò Aaron precipitandosi verso le tre donne.
Emily accarezzò i capelli di April come a farle forza e così lei si scostò dall'amica e sorrise flebilmente -Va tutto bene.. va tutto bene..-

Spencer era rimasto immobile, non sapeva che Emily e JJ fossero rintanate là dietro e così non era riuscito a capire cosa Hotch volesse fare con quelle parole dette con tanta calma a quell'uomo che aveva fra le mani la sua April.
Si riscosse solo nell'attimo in cui sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si girò e vide Rossi che gli stava sorridendo facendogli un cenno con la testa. Scostò lo sguardo in quella direzione e vide Morgan tornare con uno zoppicante Reewell che digrignava i denti.
Era tutto finito.
-Dovresti andare da lei- gli sussurrò David prima di raggiungere Derek per portare Reewell nell'auto che gli avrebbe condotti alla centrale di polizia.
Spencer rimase ancora qualche secondo immobile prima di fissare lo sguardo su April che stava parlando con Hotchner. Lentamente si avvicinò scoccando un'occhiata al proprio capo che facendo un cenno affermativo con la testa si allontanò con Prentiss e Jareau.
April l'osservò sorridendo timidamente mentre lui si dondolava sulle ginocchia, come indeciso sul da farsi. Poi, improvvisamente, di slanciò l'attirò a sé e l'abbracciò.
April si sentì girare la testa e si afferrò alla schiena di lui contraccambiando quel tenero abbraccio.
Sentiva il suo corpo stretto al suo e come reazione l'abbracciò ancora più forte.
-E' tutto finito, è tutto finito adesso- le sussurrò prima di scoccarle un leggero bacio sulla fronte e sorriderle a fior di labbra.

Erano appena usciti dall'ufficio di polizia salutando l'agente Bertis quando sentirono uno schiamazzo provenire dalla porta laterale dell'edificio.
-Quando ieri sera mi avete portato Reewell e tutto il materiale che la vostra collega ha trovato su internet, ho deciso che sarebbe stato meglio affidare quell'uomo a un carcere lontano da qui- spiegò l'agente Bertis mentre osservava assieme al team un gruppo di uomini e donne che gridava all'ingiustizia: pensavano che Reewell fosse stato incarcerato per le sue idee o forse.. forse solamente erano ammiratori sfrenati, come tanti altri serial killer avevano.
-Come possono fare questo..- mormorò April soffermandosi a guardare quella folla e sentendosi due paia di occhi gelidi puntati addosso.
-La follia dell'uomo sta nell'ammirare la crudeltà altrui- sospirò David poggiando una mano sulla spalla della ragazza e portandola via da quelle urla che invocavano il loro beniamino chiamandolo semplicemente Ree.

Stava sistemando i piatti sporchi nella lavastoviglie mentre aspettava che Sasha passasse da lei a prendere quella commissione che aveva fatto per sua madre.
Aveva messo un po' di musica classica in sottofondo: Mozart, il suo preferito.
Dopo la vicenda di Reewell era arrivato il finesettimana e lei aveva ringraziato il cielo per questo. Aveva bisogno di almeno un giorno di pausa per rilassarsi. Quel caso l'aveva spaventata dall'inizio e alla fine l'aveva davvero terrorizzata quando si era ritrovata nelle mani di quello psicopatico con un coltello puntato alla gola.
Sì, aveva decisamente bisogno di rilassarsi.
Quel pomeriggio si era tuffata nella vasca da bagno ed era rimasta a mollo per quasi un'ora, a farsi cullare dal dolce profumo del bagnoschiuma nuovo che aveva comprato.
Sorrise ricordando di quella pace dei sensi durante la quale si era impedita di pensare a Reewell e.. a Spencer.
Era strano come un caso così terrificante e spaventoso l'avesse, però, anche portata a sentirsi così profondamente bene. Quando Spencer l'aveva baciata aveva avuto l'impressione che tutto il mondo si fermasse per assistere allo sbocciare di quel sentimento così vivo.
Si inumidì le labbra riassaporando il sapore di lui e risentendo il corpo di lui appiccicato al suo di quando l'aveva abbracciata così intensamente.
Un sorriso ancora più smagliante si dipinse sulle sue labbra.
Con Spencer non avevano ancora parlato dell'accaduto ma, sempre più spesso di prima, si ritrovavano ad osservarsi per poi sorridersi impacciati. Sembravano davvero due ragazzini alla prima cotta. Ma forse, forse lo erano.. forse l'amore più sincero partiva proprio da questo.
Spense l'acqua del rubinetto sotto la quale stava sciacquando una padella appena sentì il campanello suonare.
Sempre col sorriso sulle labbra si diresse alla porta d'ingresso del suo appartamento. Finalmente quella peste di Sasha si era deciso a passare da lei.
Velocemente aprì la porta e sorrise a qualcuno che non era decisamente Sasha.
Dove aveva già notato quegli occhi di ghiaccio?!

"Perché tu vali per me quanto la compagnia di tutto il mondo, e come posso pretender d'essere sola, quando tutto il mondo è qui a proteggermi?" Shakespeare.

 

 

  
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