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Autore: Lucius Etruscus    03/03/2017    1 recensioni
Stringere alleanza con il diavolo ha sempre dei costi, ma il maggiore Dunja è disposta ad accettarli. Sull’Avamposto di ricerca scientifica Adullam sbarcano Dunja e Boyka per stringere alleanza con il dottor Lichtner, uno scienziato specializzato nella costruzione... delle armi più inaspettate dell’universo. È solo questione di tempo prima che la situazione esploda...
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di 20th Century Fox (Aliens) e Nu Image / Millennium Films (Boyka). Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
In fondo al testo riporto tutte le fonti che ho utilizzato per la stesura.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La donna ripeteva le mosse che Boyka le mostrava con una precisione millimetrica, evidentemente un vantaggio datole dal miscuglio genetico del dottor Lichtner: alla fine di una giornata di allenamento Eloise aveva appreso come se studiasse arti marziali da anni.

Boyka si era fermato solo per mangiare, quando una delle ragazze del dottore era entrata portando il pranzo. Eloise non voleva interrompere la lezione né era interessata al pasto, ma il lottatore insistette. «Cos’è che ho detto?»

La donna fece una strana espressione, come se avesse messo il broncio, e rispose. «Per un lottatore il proprio corpo è sacro e come tale va curato.»

Nessuno dei due parlò durante il pasto e poi si rimisero subito a lavoro. Eloise non chiese mai nulla e si limitò ad eseguire gli ordini di Boyka e ad imitarne le mosse. Dopo un iniziale sconcerto, la nudità della donna non distraeva più l’uomo, che la toccava spesso aggiustando le posizioni come un maestro fa con un’allieva, senza alcuna malizia. O almeno senza mostrarla.

Poco dopo il tramonto Olimpia si affacciò per avvertirli che si avvicinava l’ora di cena e il dottore richiedeva la presenza di Boyka. Rimasti soli, il lottatore alzò una mano verso Eloise. «Per oggi basta, hai imparato più di quanto sia umanamente possibile.»

«Ma io non sono umana...»

Non fu una frase, fu più un bisbiglio scappato alla donna, che fissava il pavimento immobile. «L’umanità non è una dote, ma un traguardo da raggiungere» sibilò sprezzante Boyka. «E soprattutto non basta essere scodellati dal ventre di una donna per definirsi umani.» Allungò una mano ed alzò il volto della donna perché lo guardasse negli occhi. «Un lottatore non guarda mai il pavimento: tiene gli occhi fissi davanti a sé e studia tutto ciò che lo circonda, anche se sembra che sia distratto.»

«Vivo qui dentro, conosco a memoria ogni angolo di questa stanza.»

«Ma non conosci me», rispose secco Boyka... e sferrò un pugno dritto al volto di Eloise. Un gancio da boxe, esagerando il lavoro della spalla perché l’allieva lo notasse, ma sembrò subito una cortesia inutile: la ginoide afferrò saldamente il pugno proprio davanti al proprio volto. Senza sforzo aveva intercettato il pugno dell’uomo come se non facesse altro nella vita.

Boyka sorrise, poi aprì le dita del pugno bloccato, girò di scatto il polso ed usò la propria mano per bloccare la mano della donna, tirandola a sé mentre le sferrava un calcio alto. Eloise si chinò e schivò senza fatica il calcio, tirando a sua volta la mano di Boyka e, sfruttando il fatto che in quel momento aveva tutto il peso su una sola gamba, mandandolo a terra con una spazzata.

Il lottatore continuava a sorridere, guardando la donna che lo fissava, in piedi e nuda davanti a sé. «Impari in fretta ed esegui le tecniche con stile: così rendi fiero il tuo maestro.»

«Posso fare una domanda?» Boyka annuì, rialzandosi. «Perché ho dovuto imparare tutti questi movimenti? Che senso hanno? Mi sembrano abbellimenti inutili: ho la forza sufficiente per strapparti il cuore, perché dovrei mettere i piedi e le mani in un certo modo nel farlo?»

«Perché così invece di un mostro dimostri di essere umana.» La risposta colpì Eloise, che non lo nascose, ma Boyka non le diede il tempo di rispondere. «Un mostro ha la forza, la violenza e la furia necessaria... ma non il controllo. Quelli che chiami “abbellimenti” sono imposizioni che noi umani diamo al nostro corpo per imbrigliare la forza: obblighiamo mani e piedi ad assumere posizioni particolari perché così ci eleviamo dal grado di mostri, controllando la nostra forza interiore e superando la nostra debolezza.»

«Quindi ammetti di essere più debole di me? E allora perché mi fai da maestro?»

Il lottatore sorrise. «Noi umani siamo meno potenti di alcuni grandi animali che vivono sul nostro pianeta, per questo li abbiamo studiati e abbiamo forgiato dei movimenti rubandoli a loro.» Mosse rapidamente le braccia, contorcendo la mano destra davanti al volto di Eloise. «Il serpente è mille volte meno potente della tigre, eppure con un solo colpo può ucciderla: gli antichi umani hanno rubato quel colpo e l’hanno usato per essere più forti dei propri avversari.»

«Non conosco quegli animali», rispose la donna senza entusiasmo.

«Eppure oggi hai imparato le loro mosse, che bloccano la tua naturale forza per renderti più forte del mostro che sei: per fare di te un essere umano.»

«Sono belle parole, ma non credo che un essere umano sia più forte di me, e tu...» Eloise non finì la frase: un colpo di Boyka la mandò a terra così velocemente che non riuscì a capire come ci fosse riuscito.

Ritrovatasi sdraiata, gli occhi della donna fissavano sgranati il soffitto finché con un colpo di reni Eloise si rimise in piedi con una velocità incredibile. Senza emettere un suono si avventò contro Boyka, che si limitò ad agitare le braccia di fronte a lei: non fu chiaro cosa fece, ma la donna si ritrovò di nuovo in terra.

«Non mi hai insegnato questo!» gridò rabbiosa.

«Sì, invece, solo che io sto imbrigliando la mia forza mentre tu la stai lasciando andare, e questo ti rende cieca... e debole.»

Eloise stavolta si alzò lentamente. «Ho capito la lezione... maestro.»

«Balle!» esplose Boyka. «Mi hai stuzzicato per mettermi alla prova, perché volevi vedere come “funziona” l’unico altro essere umano che conosci. Così da capire come “funziona” tuo padre.»

La donna trasalì, immobilizzandosi. «Io... non capisco...»

Boyka le si avvicinò fin quasi a far sfiorare i loro corpi, e le parlò bisbigliando. «Mio padre mi ha fatto nascere in una fogna di prigione e mi ha addestrato alla violenza: l’ho sempre odiato per questo e appena ho potuto gliel’ho fatta pagare cara. Quindi capisco perfettamente il tuo odio per il dottore, che ti ha creata come mostro e quel che è peggio te l’ha fatto capire. Ma io non sono come lui... io sono come te

«Tu...» scattò la donna, poi controllandosi. «Tu non sei un esperimento da laboratorio, cresciuto sapendo che l’unico scopo è uccidere e distruggere altri umani. Per questo mio padre – sì, così vuole che io lo chiami – ha lasciato che le altre sue figlie mantenessero una mente aliena mentre a me ha dato pensieri e sentimenti umani, perché capisse le persone con cui dovrò stare a contatto. Ma non ha pensato che quegli stessi sentimenti umani mi avrebbero fatto capire la mia mostruosità e straziato il cuore per la mia stessa esistenza.»

«Benvenuta tra gli umani», si limitò a risponderle Boyka.

Eloise lo fissò, con occhi d’un tratto languidi. «Se rivelerai queste cose a mio padre... lui mi ucciderà o peggio, mi userà per qualcuno dei suoi terribili esperimenti.»

«Come ti dicevo, io sono più uguale a te di quanto pensi, e se vorrai farla pagare a quel pazzo di tuo padre... puoi contare su di me.»

Eloise sgranò gli occhi e rimase in silenzio per qualche attimo. «Credevo che la donna con cui sei arrivato stesse facendo affari con mio padre.»

«Farà affari con qualcun altro: l’universo è grande, mentre io ho un’allieva sola.»

La donna continuava a fissare il lottatore con espressione corrucciata ed occhi di fuoco. «Voi umani come ringraziate qualcuno per il suo aiuto?»

Boyka ghignò. «Mi basta che domattina ti metti almeno le mutande, che non ce la faccio più a controllarmi.»

~

Quando Boyka tornò in camera trovò Dunja che si stava sistemando l’uniforme pulita. «Ciao, straniero», lo salutò lei. «Finito il corso intensivo di lotta?»

«È stato incredibile: una prima lezione che ne ha racchiuse mille. Quel dottore sa davvero come creare esseri dalle grandi capacità.»

«Già, il problema è che ne crea troppi.» Vide che il lottatore si era seduto sul letto. «So che sei stanco, ma Lichtner ci vuole a cena: fatti una doccia, che c’è tempo.»

«Spero che il dottore non tiri fuori altre cosoidi, per farci capire quanto è bravo.»

Dunja sorrise. «Lichtner ha davvero uno strano senso dell’ospitalità: vizia i suoi ospiti ma poi mostra loro gli orrori che crea...»

«Hai detto bene, orrori.» Boyka aspettò che Dunja si voltasse a guardarlo. «Quel dottore a forza di vivere con ragazze finte e alieni veri ha perso i contatti con l’umanità e non si rende conto di cosa ha creato, con Eloise. Quella donna è una bomba pronta ad esplodere, e il fatto che abbia la forza di uno xenomorfo rende il pericolo decisamente più preoccupante.»

«Hai sentito il suo discorso, no? L’ha fatta apposta così, violenta.»

Boyka scosse la testa. «No, Dunja, quella è la parte meno importante: il problema è che le ha dato sentimenti umani, e questo è dannatamente pericoloso. Io ho cercato di arginare la sua violenza con la marzialità, ma ti assicuro che quella donna è vicina ad esplodere, e quando questo avverrà le vittime non saranno poche. Per questo... per questo ho promesso che l’aiuterò...»

Dunja lo fissò con sguardo duro, poi si avvicinò lentamente all’uomo. «L’aiuterai a fare cosa?»

«È meglio essere dalla sua parte, credimi.»

«L’aiuterai a fare cosa, Boyka?»

I due si guardarono in silenzio per qualche minuto. «L’aiuterò ad uccidere il dottore.»

L’uomo disse la frase tutto d’un fiato, come a volersene liberare velocemente in attesa della reazione di Dunja. La donna lo fissò immobile senza emettere un fiato, poi lentamente si sedette accanto a lui sul letto. «M’hai fatto prendere un colpo, maledizione», disse tirando un sospiro di sollievo. «Chissà che mi credevo...»

Boyka spalancò la bocca. «Ma... hai capito cosa ho detto?»

Dunja cominciò a ridere. «Certo, e ti ringrazio di aver trovato un’alleata così forte: ce la fai a tenerla a bada ancora un po’, in attesa dell’occasione giusta?»

L’uomo continuava a rimanere a bocca aperta. «Anche tu vuoi far fuori...»

«Sì, ma abbassa la voce. Ora fatti una doccia e vestiti, e preparati ad un’altra cena noiosa. Poi stanotte ti parlo del piano.»

«Ah, c’è anche un piano? E quando contavi di dirmelo?»

«Quando l’averlo saputo non ti avesse permesso di mandarlo a monte. Scusami, ma non so quanto tu sappia mantenere un segreto.»

«Segreto? A me pare che sia una parola riduttiva per definire un piano per ucci...»

«Shhh!» sibilò Dunja coprendo la bocca dell’uomo con una mano. «Lo vedi che non riesci ad essere discreto? Non volevo rischiare, vista la posta in gioco. Stanotte, quando torniamo dalla cena, con calma ti bisbiglio il piano.»

Il lottatore la afferrò per le spalle. «Cosa ti fa pensare che stanotte ti lascerò avvicinare così tanto da potermi bisbigliare?»

Dunja represse una risata e guardò con tenerezza l’uomo. «Perché sei pazzo di me e ti faccio fare quello che voglio.»

Boyka sbuffò stizzito, la lasciò andare e si alzò dal letto. «Credilo pure, se ti fa piacere, donna. Io vado a farmi una doccia.»

Dunja, sempre sorridendo, si sdraiò sul letto. «Esattamente quello che io ti ho detto di fare.»

Quando Boyka entrò nella doccia, la donna stava ancora ridendo.

   
 
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