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Autore: Dragonfly92    05/03/2017    13 recensioni
Severus Piton era un uomo incapace d’amare.
Harry Potter era un bambino indegno d’amore.
Uno scoppio di magia involontaria particolarmente violento.
Un Preside che bussa sempre prima di entrare ma non chiede il permesso di stravolgerti la vita.
Una porta che si spalanca, un vento di nuove, non gradite responsabilità, dalle sfumature verdi.
"Quegli occhi. Gli occhi della mia Lily nel volto di quel cane di Potter; Un oltraggio!"
Ma cosa nascondono davvero quelle iridi così.. spente?
Quella è la storia di due solitudini e del loro difficile viaggio alla scoperta del tesoro più grande di tutti..
L’Amore.
"Continuavo a ripetermi che eri solo il figlio di Potter. Ed ho provato ad ignorare i tuoi occhi che gridavano il contrario. Maledizione, ci ho provato davvero! Ma poi, ti ho guardato. Non so per quale dannatissimo, assurdo motivo, ma l'ho fatto."
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Dursley, Harry Potter, Poppy Chips, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Un piccolo miracolo


Le ante spalancate dell’armadio rendevano impossibile decifrare la persona che, guidata dalla foga, estraeva e lanciava sul letto praticamente ogni capo che lei aveva accuratamente ripiegato.
Non che avesse un qualche minimo dubbio su chi fosse, ma l’urgenza con la quale i panni venivano  catapultati fuori dalla mobilia non era solita guidare i gesti del Professore.
-Il Signor Severus Signore sta forse cercando qualcosa?-
Severus indietreggiò d’un passo, solo per poter squadrare quell’elfa saccente che si stava evidentemente facendo gioco di lui.

-Perché, Senny, ho come l’impressione che non solo tu sappia cosa io stia cercando ma anche che tu sappia perfettamente dove sia finito?-
-Perché Senny sa sempre tutto Signor Severus Signore?-
Domandò ironicamente mentre si apprestava a ripiegare con cura quelli che ora erano una montagna informe di stoffa.
-Piantala elfa!
Dov’è?- chiese irritato.
Quell’essere dalle orecchie oblunghe aveva la straordinaria capacità di dargli sui nervi.
Non solo era spocchiosa, ma col tempo aveva imparato a impostare le frasi colorandole con un’odiosa vena sarcastica.
Ed ogni qualvolta il pozionista glielo faceva notare, quell’essere diabolico se ne esordiva con un -Gli elfi domestici tendono ad assomigliare ai loro padroni Signor Severus Signore, dovrebbe saperlo!-
E lui era allora costretto ad incassare il colpo.
Porco Godric.

-Allora, dov’è?-
Senny arrestò i suoi movimenti, incrociando le braccia e guardandosi svogliatamente le unghie smaltate.
Che poi, dove avesse imparato a dipingersi le unghie rimaneva ancora un mistero…

-Alla MagiLocanda Signor Severus Signore… Verrà consegnato al momento opportuno, come piace al Signor Severus Signore! -
La mascella del pozionista si spalancò per un attimo.
-Stai scherzando Senny…-
-Assolutamente no Signor Severus Signore!-
Sventolò la manina curata per far spostare il pozionista che intralciava il suo operato.
L’ultimo pantalone era stato riposto e un sospiro compiaciuto accompagnò la chiusura delle ante.

Voltandosi, si scontrò con le gambe affusolate del Professore che la stava fissando con uno sguardo poco rincuorante.
Ma ormai lo conosceva fi  troppo bene per rimanerne intimorita.
Così rispose, contraccambiando con una mera alzata di sopracciglio.
-Tu non hai osato…-
-Sì Signor Severus Signore!
Senny è una brava elfa ed ha inviato un gufo per il Signor Severus Signore!
Oh, Senny stava per dimenticare… La Signorina della MagiLocanda ha detto di non tardare Signor Severus Signore!  Non c’erano posti per questa sera ma Senny è una brava elfa ed è riuscita a trovare un tavolo Sign…-
POP!
L’elfa si smaterializzò giusto in tempo, evitando di esser trasfigurata in un soprammobile.
Non che temesse che potesse realmente accadere. Ma il fascio lucente che proveniva dalla bacchetta di Piton l’aveva convinta a non volerlo scoprire.
Non si sa mai…


Il Professore si lasciò cadere sul letto.
Quella dannata elfa!
Non le sembrava abbastanza il fatto che stava portando fuori il bambino, no, quell’essere aveva le manie di grandezza.
Una cena alla MagiLocanda.
Una sottospecie di ristorante dove il numero dei marmocchi presenti raggiungeva vette nauseanti.
E tutto questo perché era il trentun Luglio.
Ed era stato già abbastanza arduo assicurare ad Harry che non gli sarebbe successo niente se fosse uscito dalla sua camera.
Aveva sudato sette camicie per convincerlo che no, non doveva rendersi invisibile nemmeno se quello era il giorno del suo compleanno.
La situazione era abbastanza complessa senza che ci si mettesse lei con quelle abominevoli idee.
Ma lui ci sarebbe andato in quella locanda.
Oh, si che l’avrebbe fatto.
Si sarebbe scusato, si sarebbe ripreso il suo pacco e dopo aver pagato per la tardiva disdetta sarebbe tornato a casa.
Con il bambino.
Lo stesso bambino che si accorse lo stava fissando silenzioso ed immobile , ben attento a non varcare quella soglia.

-Harry…-
-Signore… Se il Signore è st-stanco possiamo u-uscire un altro g-giorno…-

Il bambino prese a giocherellare con l’orlo della sua camicetta pulita mentre ripensava a tutto quello che era successo durante la mattina.
 
Il suo tutore gli aveva detto che non doveva far finta di non esistere anche se quello era giorno del suo compleanno.
Ed era stata una scoperta davvero incredibile.

Ogni giorno si rendeva conto di quanto fosse gentile quel Signore dai capelli neri.
Ogni giorno scopriva di poter fare cose nuove, cose belle, cose che fino ad allora aveva fatto soltanto nei suoi sogni.
E se già quella di poter uscire dalla sua camera era stata una notizia stupefacente, quando il suo tutore gli aveva chiesto cosa gli sarebbe piaciuto fare, era rimasto senza parole.
Un conto era sapere che poteva fare domande o che non doveva chiedere il permesso di andare in bagno, per esempio. 
Ma quello era un qualcosa del tutto inaspettato.
Avrebbe potuto decidere di fare qualcosa.
Qualcosa di diverso dai compiti e dal leggere libri, aveva ribadito il tutore.
Ed Harry aveva sentito di nuovo il solletico dentro al pancino quando timidamente aveva azzardato  un ‘Forse possiamo uscire in giardino’ ed il Signor Severus aveva risposto annuendo con vigore.

Ma se adesso il suo tutore aveva bisogno di riposarsi, andava bene comunque.
Il Signor Severus era gentile, buono, e non gli aveva mai dato una lezione.
Nemmeno quando, quella mattina, il suo braccio cattivo gli aveva fatto rovesciare l’acqua sul tavolo.

E quindi, anche se non fossero usciti, Harry era convinto di una cosa: 
Quello era il più bel compleanno della sua vita.

-Non sono stanco, ti ringrazio.
Tu sei pronto bambino?-
-Si Signore!-
Esordì prontamente, le braccia dritte e stese lungo i fianchi, la testa alzata come sapeva volere il Signor Severus.
-Bravo soldatino, allora andiamo…-




-Wow-
Harry si guardava attorno, con gli occhi e la bocca spalancati.
Pensava che sarebbero andati nel solito giardino ed invece era in un parco!
In un parco vero, quello dove ci sono i signori anziani sulle panchine che guardano i bambini arrampicarsi sullo scivolo.
E anche due altalene, che però qui si spingono da sole mentre delle Signore parlano e ridono sguaiatamente, interrompendosi soltanto in modo sporadico, per chiamare a gran voce il nome del figlio, probabilmente per assicurarsi che non si sia allontanato troppo.

Oh, e ci sono anche i ragazzi stesi sull’erba, circondati da libri e da cose da mangiare.
Ed alcune ragazze sono in costume, la Signora Petunia non approverebbe di sicuro!
Ma loro sembrano contente E ora rincorrono i ragazzi per tirargli l’acqua.
E anche i ragazzi sembrano contenti e uno di loro sta…
Oh che vergogna, si stanno baciano!
Harry arrossisce E distoglie subito lo sguardo da quella scena.

Camminano un pochino E i suoi occhi verdi continuano a guardare con avidità tutto ciò che li circonda.

Tutte le cose, tutti gli alberi così alti E le persone che ridono.
E c’è un Bambino che ha le mani sugli occhi e conta a voce alta, per poi iniziare a cercare qualcosa o qualcuno e mettersi a correre più veloce che può quando ha individuato ciò che cercava.
Ora capisce.
Quello che conta dev’essere il bambino poliziotto.
Probabilmente stanno giocando alla caccia al mostro.

Ed anche se sembra un po’diverso da quello che Dudley e i suoi amici facevano con lui, non gli piace.
Non vuole sapere che succede ai mostri che vengono catturati.
O al poliziotto se non li prende tutti.
Non gli piace, proprio per niente.


Inconsciamente la sua manina si allunga verso l’alto, cercando quella del suo tutore.
Non sa perché ha paura adesso, ma Severus sembra capirlo perché accoglie quelle piccole dita fra le sue.

-Andiamo un po’ più in là, d’accordo?-
Il bambino Annuisce ma non risponde.
Ogni tanto sbircia indietro.
Il bambino poliziotto che contava grida qualcosa, ma lui non  la capisce.

Ti abbiamo trovato!

La manina si stringe di più.
Un altro sguardo indietro.
Sono cinque o sei, tutti vicini all’albero.
E al bambino poliziotto.

Abbiamo preso il mostro!

Un altro sguardo.
La stretta diventa umida d’agitazione.

-Harry?-
Il bambino si è voltato, si è bloccato.
Severus lo guarda perplesso.
Cosa sta succedendo?

Ma poi, ancora qualcosa di inaspettato.
-Ora tocca a te!-
Grida il bimbo poliziotto ridendo mentre corre a nascondersi insieme agli altri.

Non è successo niente.
Niente spinte, niente botte.
Nessuno che offende nessuno.
Nessuno che lega nessuno.

Severus lo vede riprendere a respirare e si accorge in quel momento che anche lui stava trattenendo il fiato.
Possibile che solo vedere quei ragazzini fare un gioco tanto stupido ed innocuo abbia risvegliato in lui qualcosa di brutto?
Vorrebbe chiederglielo.
Ma non lo fa.
Quello è il giorno del suo compleanno.
E non sono previste lacrime.



-Guarda Signor Severus, guarda come è bello!-
Harry lascia che il suo entusiasmo gli permetta di afferrare la manica del suo tutore.
E Severus è troppo stupito da quella frase fluida, per dirgli che non è carino trascinare gli adulti.

Il bambino quasi saltella di gioia a quella visione.
C’è uno scoiattolo che si sta arrampicando sull’albero!
Ha una coda buffissima, il pelo è lucido e lungo, e lui cerca di imprimere nella sua testa tutti i colori che dipingono la sua pelliccia.
C’è il marrone e il grigio e anche un po’ di nero.
Li ripete e li studia, così un giorno saprà come colorare quello che è nel suo album.
Ma sarebbe molto più semplice se quell’animaletto se ne stesse fermo un attimo!

-È scappato!-
Dice un po’ sconsolato, guardando il suo tutore.
-Guarda, lì ce n’è un altro Harry…-
Il piccolo segue con lo sguardo l’indice del suo tutore e sorride mordendosi un labbro.
Gli piacerebbe avvicinarsi ancora un pochino.
E piano piano, per non farlo fuggire.

-Prova con questa…-
Il bambino si volta ed i suoi occhi brillano guardando la piccola ghianda sul palmo di quella mano.
Apre e chiude forte i pugni, non è sicuro che il suo tutore l’abbia davvero raccolta per lui.

-Dai, avanti…-
Lo sprona Severus, avvicinandogliela.
Ed Harry allora freme e la afferra e la guarda come fosse un tesoro.
E si volta di nuovo però…
Però non sa come fare.
Forse deve lanciargliela, forse deve scavare un buchina e mettercela dentro.

Severus non si sofferma a pensare a quanto sia contro ogni suo principio, fare ciò che sta per fare.
Ormai, ha smesso di ponderare le sue azioni già da un po’…
Forse sta perdendo la ragione.
Sicuramente è così.
Perché altrimenti le sue ginocchia non si starebbero piegando, per permettergli di accucciarsi.
E le sue braccia non si allungherebbero, distendendosi accanto a quelle del bambino.
E la sua mano non starebbe certamente circondando Il suo piccolo busto, invitandolo a ripetere la sua posizione.

Se non avesse perso la ragione, il suo cuore non batterebbe così forte soltanto perché la schiena del bambino adesso si posa al suo petto con totale fiducia.
Se non avesse perso la ragione, non prenderebbe la mano di Harry nella sua, facendola schiudere e permettendo alle sue nocche di posare sul terreno.

Se non avesse perso la ragione, non starebbe sorridendo perché quell’animale spelacchiato si sta avvicinando.
E certamente non gioirebbe quando quelle zampette ruvide afferrando la loro ghianda.
Né quando Harry si volta e lui per la prima volta sente la melodia della sua risata.

Ma lui ha perso la ragione, sicuramente.
E quindi non si preoccupa più di tanto, quando pensa che farà qualsiasi cosa, per sentirlo ridere ancora.


-Vieni, entriamo un attimo qui e poi torniamo a casa, d’accordo?-
-Si Signore!-

Harry sgambetta allegro stando bene attento a rimanere vicino al suo tutore.
Sa che lui vuole così, e pensare a questo lo rende tanto felice…

Hanno appena varcato la soglia di quella che sembra la riproduzione di una gigantesca nave magica, quando una folata di vento spinge Harry ad alzare la testa.
E… -Wow!-

Ci sono ragazze e ragazzi vestiti da marinai che sfrecciano fra i tavoli volando su una scopa!
Seduti come fossero su un’altalena, prendono ordinazioni e portano piatti salutando tutti con un larghissimo sorriso.
Le pareti in legno sono interrotte qua e là da grandissimi oblò incantati che mostrano il mare in tutta la sua bellezza.

-Buonasera marinai e benvenuti a bordo!-
Esordisce una ragazza dai capelli turchini che Severus squadra con occhio critico.
Harry invece ne è affascinato, sembra gentile con lui anche se è grande e non lo ha preso in giro quando ha balbettato per rispondere al saluto.

-Devo disdire un tavolo…- ghigna frettoloso il pozionista inarcando un sopracciglio quando la cameriera sfocia in una fragorosa  risata.
-Allora deve essere il Signor Piton…-
Commenta ancora ridendo, mentre gli fa cenno di seguirla.

Il fracasso regna sovrano nel locale e Piton deve far appello a tutto il suo autocontrollo per non lanciare un silencio su tutti.
Fortunatamente, i bambini sono rinchiusi tutti in una specie di gabbia dai colori psichedelici e sembra non abbiano la minima intenzione di evadere da lì.
Continuano a lanciarsi in una vasca di palline colorate e Piton non può far a meno di guardarli con indignazione.
Ma almeno così non scorrazzano ovunque.
Non che gli interessi poi molto, lui sta per andarsene…

-Ecco qua!- cinguetta la cameriera indicandogli un tavolo.
-Forse non mi sono spiegato bene Signo…-
-Oh, non si preoccupi!
La sua domestica è stata più che esaustiva! E per assicurarsi che il tavolo fosse abbastanza appartato, ha prenotato anche tutti quelli adiacenti!-
Severus si accorge infatti in quel momento, che il rumore sembra essere scemato e che i commensali sono tutti concentrati nell’altra metà della sala.

-Accomodatevi pure, io sarò di ritorno tra poco miei impavidi marinai!-
Dice salutandoli con tono giocoso.

-Oh dannazione, questa me la paghi elfa!-
Sbotta il pozionista irritato.
Ma quando muove un passo per prendere posto, si accorge che il bambino è come pietrificato ed i suoi  occhi pieni di lacrime.

-N-non fa m-male a Senny S-Signore… P-per favore…-

Severus sospira pesantemente.
Come può esser stato tanto avventato?
Come ha potuto non immaginare che lo avrebbe spaventato?

-No Harry… Non le farò del male…
Era solo un…-
Modo di dire? 
Frena quelle parole perché Harry non capirebbe.

-Ho parlato senza pensare Harry…
Mi dispiace...-
Accarezza quella testolina che ora annuisce e porge la sua mano.
Ed Harry la afferra ma non lo segue.

-I-il Signore n-non v-vuole stare qui…-
Si giustifica, rimanendo ancora fermo.
E Severus sorride appena, quando sia abbassa alla sua altezza, per poterlo guardare.
-E il bambino, Harry?
Vorrebbe stare qui a mangiare?-
Il piccolo lo scruta, le sue labbra sono ora una linea sottile.
Vorrebbe dire di no, ma non si dicono le bugie.
Allora proprio non sa che dire.

-Sai Harry, io inizio ad avere un po’ di fame…-
Dice il suo tutore.
-E pare proprio che qui facciano dei panini buonissimi…- sussurra direttamente nel suo orecchio.
-Allora, ci sediamo?-
-Si Signore!- esulta allegro.

Sì, è decisamente il compleanno più bello della sua vita.




È piccino.
Questo pensa Severus mentre lo guarda torturarsi le manine perché non ha idea di cosa possa scegliere .
Mentre lo vede attendere il suo silenzioso consenso, prima di poter afferrare il panino con le mani.
Mentre lo ascolta ringraziare la cameriera che porta via i piatti.
Mentre lo guarda arrossire quando la ragazza gli dice che ha degli occhi molti belli.

Ma niente è paragonabile alla luce che sembra emanare quando si ritrova a fissare la candelina accesa su quel colorato cupcake.
Alla magia che vibra involontaria quando gli dice che sì, è proprio per lui.
Per il suo compleanno.
Per il suo giorno speciale.
E le sue iridi verdi splendono, riflettendo quella fiamma.
Che vorrebbe spegnere, ma non ci riesce.
Perché non ci può credere.
È troppo, è troppo.
E una piccola, singola lacrima scivola dai suoi occhi verdi.
E il labbro inferiore trema.
Allora allunga un pochino le braccia verso il suo tutore, perché quell’emozione che sente, è così grande e così nuova che gli fa un po’ paura.


-Vuoi venire qui?-

Il bambino annuisce e Severus, ancora una volta si ritrova a fare un qualcosa che mai si sarebbe aspettato da se stesso.
Lo issa e lo lascia fare quando gli si aggrappa addosso, circondandolo con le braccia.
Lascia che affondi il suo visino nell’incavo del suo collo e che lo bagni con quelle lacrime nuove.
E si ritrova ad accarezzare la sua schiena mentre pensa a quanto tutto questo, sia ingiusto.
Si, è ingiusto, perché un Bambino non dovrebbe commuoversi davanti alla torta per il suo compleanno.
Dovrebbe aspettarselo, viverlo come una certezza, una cosa normale.
Non dovrebbe piangere.
Nemmeno di felicità, no.

Il Professore ispira profondamente prima di spostarlo un po’.
-Devi esprimere un desiderio Harry…-
Gli dice asciugando con il pollice quelle stille salate.

-E… e p-poi s-soffio?-
Chiede tirando in su col naso.
-Si, poi soffi…- Conferma, aiutandolo a sistemarsi meglio sulle sue gambe.

-Signore?-
-Si?-
-Ma… M-ma io n-non so… Cosa chiedere…
N-non penso che… Ho a-altri desideri…-

Ammette con un filo di voce.
E Severus ancora una volta rimane interdetto da quel bambino.

-Puoi chiedere… Tutto quello che vuoi Harry…-
Riesce solamente a dire, ancora scosso dalle parole appena udite.

Non sa cosa chiedere.
Non ha nulla da chiedere.

Harry è un Bambino speciale.

Che sta imparando a sorridere.
Perché ha capito che nel mondo ci sono mani cattive e mani che invece fanno le magie.
Perché nonostante sia stato mortificato e disumanizzato, lui non è arrabbiato col mondo.

Harry è un piccolo miracolo.

‘Ti hanno sepolto…
Ma non sapevano che tu eri un seme…’
Ha scritto qualcuno.

E deve averlo scritto pensando a quel bambino.
Che ora scarta il suo regalo con lentezza e cura, ripiegando la carta colorata.
Che osserva quella valigetta in legno e tutti i colori che contiene e dice
-Adesso… N-non ce l’ho d-davvero più… Altri desideri Signor Severus!-

Quel bambino che si è addormentato fra le sue braccia mentre tornavano a casa.

E che vede finalmente sorridere nel sonno, quando lo posa delicatamente sul letto.

-Adesso non ne ho più nemmeno io, Harry…-




---SPAZIO AUTRICE ---

Ancora un grazie di cuore…
Amo i vostri commenti e l’interesse che mostrate mi riempie il cuore di gioia.
Siete essenziali.
Lo sapete, ogni vostro consiglio è ben accetto.
Se volete farmi sapere cosa pensate del capitolo, non esitate : )

Un abbraccio,
Dragonfly92




   
 
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