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Autore: KiarettaScrittrice92    05/03/2017    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La coppia

Marinette attraversò la strada con aria svogliata, arrivando alle scale davanti all'ingresso della Dupont. Si guardò alle spalle un'altra volta, sperando di vedere la chioma bionda di Adrien arrivare da qualche parte, ma nulla.
Il giorno prima, dopo l'incontro con gli altri eroi in cui era ricomparsa Monique Agreste, lui era giustamente rimasto con la madre, anzi era stata lei a suggerirglielo, dicendogli che poi l'avrebbe aspettato a casa. Lui aveva accettato e, quando si erano separati, a momenti neanche l'aveva salutata. Rimase ad aspettarlo fino alle tre di notte, ma lui non arrivò e intanto le parole che Lila aveva detto, mentre rientravano a casa il pomeriggio prima, continuavano a ronzarle in testa. 
«Fidati mi è successo... Non è affatto bello provare gelosia per la madre del tuo lui, ma succederà...»
Era davvero gelosa della madre di Adrien? Per quale motivo? Insomma era giusto che passasse del tempo con lei, non la vedeva da cinque anni, avrebbe fatto la stessa cosa se per tutto quel lasso di tempo non avesse potuto vedere uno dei suoi genitori.
Entrò in classe quasi senza rendersene conto: Alya era già al suo posto che stava parlando con il fidanzato seduto nel banco davanti, appena la vide entrare la salutò entusiasta e lei ricambiò appena.
«Come mai oggi non sei con il tuo fidanzatino? Finalmente Ladybug ha deakumatizzato suo padre?» chiese, mentre lei si sedeva.
«Non lo so.» rispose con tono svogliato.
«Ehi, si può sapere che ti prende?» chiese usando un tono un po' più dolce e accostandosi all'amica.
«È tutto ok Alya, sono solo un po' stanca: ho dormito poco stanotte, tutto qui.»
«Sì ma...» tentò di ricominciare lei, ma fu interrotta.
«Buongiorno ragazzi!» Marinette riconobbe la voce, ma non alzò nemmeno lo sguardo, mentre gli altri due lo salutavano.
«Come stai bro?» chiese Nino battendo il pugno scuro su quello dell'amico.
«Una meraviglia, credo di non essere mai stato così bene da anni!» rispose entusiasta lui.
«Senti un po' dolcezza... – intervenne Alya facendolo girare – Mi spieghi perché tu sei al settimo cielo mentre Marinette sembra finita sotto terra? Che le hai fatto?!» disse guardandolo di sbieco come a volergli far confessare a forza qualcosa.
La ragazza sentì lo sguardo stupito di Adrien posarsi su di lei e, con molta calma, tirò su il volto e gli sorrise: mai aveva fatto un sorriso più falso di quello. Poi si voltò nuovamente verso l'amica cercando di difendere il biondo.
«Alya, Adrien non c'entra nulla, te l'ho detto è solo una giornata così...» mentì.
Si chiese se stava sul serio mentendo o no: continuava a ripetersi che non era colpa di Adrien che era giusto così, ma le parole di Lila non smettevano di ronzarle in testa facendola sentire a disagio. Insomma nessuno aveva impedito ad Adrien di stare con la madre, ma avrebbe potuto almeno salutarla o quanto meno mandarle un messaggio dicendo che non sarebbe tornato.

 

Di nuovo, per tutto il periodo delle lezioni, Marinette non gli rivolse la parola: gli sembrò di essere tornato a quasi un mese prima, quando lei era ancora furiosa per il fatto che lui avesse scoperto la verità sulla sua identità segreta senza dirle niente. Però questa volta più che arrabbiata sembrava afflitta, come se volesse parlargli, ma non ci riuscisse. La domanda di Alya era più che lecita: che cosa le aveva fatto? Per quale motivo si stava comportando così con lui?
Decise che non appena le lezioni fossero finite glielo avrebbe chiesto, anche a costo di bloccarla come l'ultima volta. Quelle maledette ore di lezione però sembravano non passare mai e, ogni volta che si girava, vedere il suo volto così abbattuto lo intristiva ancora di più.
Quando finalmente la campanella decretò la fine delle lezioni lui si affrettò a sistemare, pensando che la ragazza tentasse di scappare come suo solito, quando non voleva parlare con lui. Invece non accadde, rimase tranquillamente seduta al banco, finendo di correggere i suoi appunti di storia.
In quello stesso momento Chloé si avvicinò a lui, civettando.
«Adrien, com'è andata la cena di ieri con tua madre? Spero che fosse tutto di vostro gusto.»
Il ragazzo rimase per un'attimo interdetto, neanche fosse stata lei a cucinare i piatti che erano stati serviti loro la sera prima all'hotel di suo padre.
«Sì Chloé, tutto ottimo.» rispose distrattamente, continuando a lanciare occhiate a Marinette, che ora stava iniziando a ritirare la sua roba.
«Cosa? Tua madre è tornata?! Quando?!» chiese Alya curiosa a voce troppo alta. Tutta la classe si voltò verso di lui, tutti tranne Marinette e Nathaniel che già stava scendendo le scale dell'aula.
«Beh ecco...» aveva cominciato a dire, poi si bloccò vedendo la mora sfrecciare di fianco al rosso e uscire con lui.
«Allora?» chiese Alyx sporgendosi dal suo posto.
«Maledizione!» sussurrò lui e senza nemmeno degnare di una risposta tutti i suoi compagni, che magari stavano aspettando una sua spiegazione, si alzò e, prendendo la borsa, uscì di corsa dall'aula.

 

Marinette stava scendendo già le scale dell'ingresso alla Dupont e quando sentì Adrien chiamarla, accelerò il passo: non voleva parlagli, non perché fosse arrabbiata con lui, anzi era più arrabbiata con se stessa per quei suoi stupidi dubbi. Non avrebbe saputo che dirgli o anche solo come spiegargli quello che provava.
«Sei Marinette vero?»
Alzò lo sguardo, trovandosi di fronte una bella donna, infilata in un elegante tailleur nero, sopra una camicetta bianca, in testa, sui capelli biondi, portava un cappello a larga falda che le dava un'aria ancora più elegante: conosceva bene quel completo, era un Agreste originale. La donna si tolse i larghi occhiali da sole e lei fu investita da quegli sfavillanti occhi smeraldini a cui non era mai riuscita a resistere.
«Sai ieri Adrien mi ha parlato molto di te.»
«Di me?» chiese stupita lei.
«Sì sì, non smetteva di parlare di te, praticamente ti ha elogiato tutta la sera. Devi essere davvero una ragazza speciale se Adrien è rimasto così colpito da te.»
La ragazza arrossì nervosa, davvero Adrien aveva parlato tutto il tempo di lei a sua madre?
«Marinette, devi... Mamma che ci fai qui?» domandò il ragazzo, che aveva raggiunto le due.
«Ero venuta a prenderti, ma direi che sei in ottima compagnia... – rispose la madre facendo ad entrambi l'occhiolino – Ci vediamo un'altro giorno, ok?»
«Sì, certo.» rispose il biondo tranquillamente.
«Mi raccomando Marinette, prenditi cura del mio bambino.» le sorrise dolcemente, facendola arrossire ancora di più.
«Mamma...!» protestò il biondo, mentre la donna si allontanava lasciandoli soli.

 

Vide la madre allontanarsi e poi svoltare l'angolo, dopodiché si rivolse alla fidanzata che, ancora rossa in volto, si stava guardando i piedi.
«Marinette è tutto ok?» chiese, facendole alzare lo sguardo su di lui e notando che il suo viso era di nuovo radioso.
«Tutto ok.» rispose sorridendogli.
«Che cosa è successo? Io prima non...» non poté continuare la frase, perché lei si era buttata tra le sue braccia e gli aveva stampato un lungo bacio sulle labbra.
Il ragazzo all'inizio rimase stupito da quella reazione così improvvisa, ma dopo pochi secondi di smarrimento, avvolse le braccia attorno alla vita della ragazza e ricambiò voglioso quel bacio. Quando si staccarono la sua voce fu quasi un sussurro.
«Perdonami Adrien...»
«Per cosa?» chiese lui con un sorriso divertito, continuando a tenerla stretta a sé.
«Io... Io ho dubitato di te... Ho avuto paura che col ritorno di tua madre mi avresti dimenticata... Io... Mi sono comportata da stupida...»
Lui sorrise di nuovo, sempre con quell'aria divertita in viso: finalmente capiva quella freddezza nei suoi confronti. Conosceva abbastanza bene la ragazza da sapere che non gli aveva parlato tutto il giorno non perché fosse arrabbiata con lui, ma perché si vergognava della sua stessa gelosia nei confronti di sua madre.
Le baciò il naso delicatamente.
«Principessa, per quanto mia madre mi possa essere mancata in cinque anni, tu sei il mio presente...» le disse con tono dolce, facendo finalmente sorridere anche lei.
«Aaaah! Finalmente vi siete chiariti! Allora che era successo?» chiese Alya che stava scendendo gli ultimi gradini in pietra, con a fianco Nino.
«Alya, ti prego... Per una volta potresti lasciarli in pace? – la rimproverò il fidanzato trascinandola via – Ci vediamo domani bro!» concluse salutando il biondo.
«A domani Nino!» ricambiò lui voltandosi verso i due che si allontanavano, senza però staccarsi neanche un secondo da Marinette, che teneva ancora saldamente avvinghiata a lui.
Tornò sui suoi occhi color dell'oceano che lo guardavano con devozione, solo a quel punto si allontanò un po' da lei, per poi alzare il braccio e accarezzarle la guancia delicatamente.
«...e chissà, forse, spero, sarai anche il mio futuro.» a quell'affermazione vide la mora prima impallidire e poi diventare improvvisamente paonazza.
«Adrien... Ma... ma... Ora... Tu... Noi... Insomma noi...»
Lui scoppiò a ridere divertito, poi le afferrò la mano e voltò lo sguardo verso la strada.
«Forza principessa, torniamo a casa: sono sicuro che tuo padre ha fatto una delle sue fantastiche quiche, me lo sento.» disse cambiando completamente discorso e pregustando già quella buonissima torta salata di pasta brisè farcita con uova e pancetta.
La sentì sospirare alle sue spalle, mentre la trascinava dall'altra parte della strada sul marciapiede opposto, per arrivare all'ingresso della boulangerie. Arrivati davanti alle porte di vetro, però, lo bloccò con un mezzo strattone: non violento, leggero e delicato come lei. Lui si voltò per guardarla e lei si avvicinò semplicemente a lui, stampandogli un dolcissimo bacio sulla guancia.
«Grazie gattino, di tutto...» concluse con un dolce sorriso.
Lui ricambio quell'espressione, piegando l'angolo della bocca in una smorfia più maliziosa, dopodiché sfilò la mano dalla sua e con un profondo inchino, dettato dallo Chat Noir che c'era in lui, le rispose.
«Tutto per te, my lady!»

 

«Allora? Com'era questa volta?» chiese suo padre, rivolgendosi al biondo di fianco a lei, che si stava pulendo elegantemente le labbra con il tovagliolo.
«Assolutamente fenomenale Tom, quell'aggiunta di erba cipollina dà un tocco di classe.»
Vide suo padre sorridere compiaciuto, pulendosi anche lui i baffi con il tovagliolo nel tentativo di togliere le briciole che si erano impigliate in quel groviglio di peli.
«Sì, davvero buona papà, ma adesso io e Adrien dobbiamo studiare, altrimenti la Bustier ci uccide.» disse lei alzandosi e prendendolo per il polso, per poi trascinarlo su per le scale, verso camera sua.
Appena arrivati al piano superiore la ragazza chiuse la botola sospirando, mentre lui la guardava ancora stranito.
«Non abbiamo compiti di storia noi... Perché hai detto quella bugia ai tuoi?» domandò, tra il curioso e lo stupito.
«Avevo voglia di stare un po' tranquilla e da sola con...» non ebbe il tempo di finire la frase che lui le era già saltato addosso facendole lanciare un gridolino di sorpresa.
«E così la mia coccinellina ha anche un lato oscuro, eh?» disse guardandola con occhi maliziosi e posizionando la mano destra nell'incavo più basso della sua schiena.
«Non... Non intandevo... Non intendevo quallo... quello...» borbottò lei nervosamente.
«Ah davvero? Perché a me pareva che stessi per dire che volevi stare da sola con me...» la rimbeccò lui, non mollando la presa su di lei, anzi avvicinandosi ancora di più al suo viso, che stava diventando sempre più rosso.
«Io intendevo per par... parlare... Non certo per fare qu... qu... quello che hai in tosta... testa tu...»
«E dimmi dolcezza, come fai a sapere cosa ho in testa io?» la provocò ancora.
Lei non riuscì a rispondere subito, dovette fare un grosso respiro e un'enorme sforzo per riuscire a rispondergli seriamente e con almeno un tentativo di rimprovero nella voce.
«Posso vedere chiaromente... chiaramente il tuo sguardo da gatto in calore, Adrien!» concluse allontanandolo un po' e facendolo sorridere ancora più maliziosamente.
«Non capisco quale sia il problema nell'essere eccitati in presenza della propria fidanzata, soprattutto se la si vede spesso dentro una tutina attillata come quella che indossa una certa coccinellina che conosco...» rispose e Marinette fu percorsa da un brivido mentre le mani di lui percorrevano tutta la lunghezza dei suoi fianchi.
«Vuoi placare l'ormone ragazzino? Se continui così la farai svenire!» lo rimproverò una voce e poco dopo il kwami nero uscì fuori dalla borsa di scuola del ragazzo, poggiata su un lato della stanza.
«Accidenti Plagg, sei capace di rovinare i momenti migliori!» protestò Adrien arrendendosi e mollando la presa su Marinette.
«Ma quali momenti migliori... Mi è salito il vomito... Anzi... Se mai un giorno capiterà che fate le vostre cose orripilanti da esseri umani avvisatemi che vedrò di non esserci!»
A quel pensiero Marinette divenne praticamente bordeaux.
«Co... cosa... Lui... Sta... sta...»
«Ecco hai visto? Me l'hai mandata in tilt! Tranquilla Marinette, so che non è il momento, calmati.» le disse lui dolcemente accompagnandola sulla chaise-long e facendola sedere.
«Plagg sei sempre il solito idiota!» lo rimproverò la kwami rossa, uscendo anche lei dallo zainetto della sua portatrice.
«Odio le effusioni degli esseri umani e lo sai bene. Ricordi con Juliette e Arno? Stavano in continuazione in quel letto... Al pensiero ho ancora i brividi!» disse tremando con aria disgustata.
«Scusa ma voi state insieme giusto?» chiese Adrien curioso, mentre Marinette di fianco a lui ascoltava in silenzio, cercando di riprendersi dallo shock di pochi secondi prima.
«Certo Adrien... Insomma siamo nati entrambi assieme, con tutti gli altri, e ci consideriamo una famiglia, ma noi abbiamo avuto un'attrazione speciale l'uno per l'altra.» gli rispose educatamente la piccola creatura rossa.
«E a parte i baci come vi dimostrate reciproco affetto?» chiese ancora il biondo sempre più curioso.
«Scambiandoci le nostre energie. Vedi noi siamo come il Tao cinese, siamo lo Yin e lo Yang, ognuno di noi ha una forza particolare e quando dimostriamo il nostro affetto all'altro gli passiamo la nostra energia, così per quel lasso di tempo io percepisco la forza bruta della distruzione e lui il sollievo della creazione.» spiegò, sempre con quel tono pacato e tranquillo, come se stesse raccontando la cosa più semplice e scontata al mondo.
Il ragazzo rimase per qualche secondo zitto poi sorrise divertito.
«Quindi vuol dire che c'è qualche possibilità di non vedere Plagg costantemente insopportabile!»
«Ehi marmocchio! Rimangiatelo!» lo minacciò il kwami nero.
«Plagg, smettila...» disse Tikki bloccando il compagno, per poi scoppiare a ridere assieme ai due ragazzi, mentre la piccola creatura nera li scrutava con sguardo tagliente.

  
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